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Pasolini era un genio ma anche un uomo troppo polemico – I quattro gran pagliacci più belli e duri della storia


15 Aug

Falotico

Pier Paolo Pasolini non si discute. Però, fra molti suoi film e libri eccezionali, fra molte sue parole straordinarie, a ben vedere e leggere, vi ravviso anche molta frustrazione.

Basterebbe questa sua storica frase a dimostrazione del mio Teorema:

Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.

(Pier Paolo Pasolini)
Ecco, a Pasolini che fregava della felicità degli altri? Talvolta, era invidioso come Michael Wincott de Il corvo? Secondo me, sì.

Detto questo, in Italia abbondano i luoghi affollati a Ferragosto? Anche. Soprattutto, abbondano i luoghi comuni…

Vi faccio un esempio. Se un uomo ha una vita non diversa, sessualmente parlando, bensì solamente diversa dalla massa, la massa gli vuole far credere di essere, in ogni senso, un diverso. Poiché imperano, ahinoi, ancora le discriminazioni omofobiche e razzistiche.

Di mio, solo perché non mi sveglio la mattina e svolgo un lavoro mediocre, ricevo offese bulliste delle più vergognose e deplorevoli.

Non sono omosessuale ma la gente ignorante si dimostra più burina del Pelosi e ti dice che devi avere più pelo sullo stomaco. Scusate, se sono abbastanza glabro, devo diventare uno scimmione?

Non capisco.

Fatto sta che ci tengo alla mia “diversità”. In un mondo cinico, sono romantico come tutti i “grandi pagliacci”. Sono “stupido” come loro, eterno adolescente come loro, sono quello che sono e vi dirò di più, spesso non prendo sonno.

Semplicemente perché soffro d’insonnia? No, perché è finito ferragosto ma non si riesce a dormire.

Dei tamarri, sotto casa mia, all’una di notte fanno casino. Ah ah.

Amo Joker, Eric Draven, Cheyenne di This Must Be the Place e Robin Williams de La leggenda del re pescatore.

 

di Stefano Falotico

La questione Ridley Scott: perché mai costui alterna capolavori a film improponibili, marchettari e odiosi come House of Gucci?


01 Aug

lady gaga house gucci

Be’, dopo averci deliziato con lo squisito trailer di The Last Duel, con tanto di Matt Damon inedito in veste di sfregiato, un Ben Affleck biondo e stronzo, un ponte levatoio degno di Camelot e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, malgrado l’uso pesante della computer graphics forse esagerata e posticcia, come volevasi dimostrare e come io già profetizzai (da fata Morgana, ah ah) in tempi non sospetti, nemmeno oscurantistici da caccia alle streghe, Ridley Scott, forse stregato dalla sua attuale compagna, ovvero Gian(n)ina Facio, donna cinematograficamente medioevalistica, cioè non molto acculturata sul vero valore della Settima Arte, lasciandosi “caldeggiare” da costei, cioè nientepopodimeno che l’ex di Fiorello, vale a dire una popolana come Katia Noventa dei tempi di Karaoke, eh sì, care oche, ecco che ci propina House of Gucci, pastrocchio mostruoso già in pole position per vincere cinquemila Razzie Awards. De Niro fu inizialmente approcciato da Scott e dalla produzione per interpretare la parte poi andata a Jeremy Irons. De Niro gentilmente declinò, girando invece la nuova, attesissima opus di David O. Russell. Bravo, Bob. Così si fa. Scelta sacrosanta. House of Gucci si palesa infatti immantinente come un film gossiparo e marchettaro dei più deprimenti. Al che, Jared Leto, testimonial anche di Armani, si presenta con un look da mio zio Rocco, similmente paragonabile al compianto John Cazale, ex grande amico di Al(fredo) Pacino. Povero, Al, perché accettasti di girare questo film stracolmo di color corrections inguardabili? Il cinematographer è Dariusz Wolski?! Dico, scherziamo? Sei un grande direttore della fotografia ma ti assicuro, Wolski, che il grigio-perla virato al blu plumbeo sarebbe venuto meglio con Sony Vegas Pro del 2013. Cioè il programma che utilizzo io. Adam Driver continua a non convincermi. Assomiglia a un mio ex amico delle scuole medie, G. Tedeschi. Se non mi è più amico, ci sarà un motivo, no? Sì, Adam, classico stangone magrolino con faccia da volpino e dai modi da perfettino. A cui offriresti subito un buon cioccolatino e del buon vino. Poi nient’altro. Ma che ci sta a di’ con Lady Gaga, la matrona di origini italiane il cui reale cognome è Germanotta? Lady, Adam è un gagà, tu sei una poker face. Non ti vedo proprio nei panni di una che mangia panzerotti e si fa il segno della croce come una mia zia di Ferrandina, paesino dell’entroterra lucano ripieno di gente che non ha i soldi per andare sulle Dolomiti. Infatti, molta gente, dopo aver trascorso tutta la giovinezza a sognare di essere come i divi di Hollywood, intanto sfogliando, al bar Triunfo, Il Corriere dello Sport e sputtanando ogni economico rimasuglio alla SNAI, dopo le vasche in via del Corso a guardare le cosce delle donne sposate, finisce suicidata oppure cassaintegrata. Fra una crisi psicotica e l’altra, fra una scena di gelosia da sceneggiata napoletana, no, tipicamente della Lucania, detta altresì Basilicata, fra un tuffo estivo dal pedalò a Metaponto e una canzone maledetta di Jim Morrison, dopo tante nottate in bianco in tetre e anguste abitazioni rustiche, ecco che vede comparire lo spettro di Giovanni Verga, della Cavalleria Rusticana e di compare Turiddu! Uomini meridionali, non siate veristi, siate realisti. Dopo i trentacinque anni, non vi sono rimaste molte opzioni per sopravvivere in questo mondo pieno di falsità, corruzione, avarizia, anche liquirizia e avidità, lussuria, lotte fratricide e intestine, spappolati intestini, detti anche fegati amari, impudicizia e sporcizia. Opzione 1) Fatevi passare per invalidi psichici e, con meno di 300 Euro al mese, più qualche extra dei vostri parenti non abbienti, però generosi, non tanto comunque danarosi, invero spilorci e porci, riuscirete a navigare non in Costa Azzurra ma almeno in Internet? Forse sì. Bene, vi piace Lady Gaga ma non gliela vedrete mai? Non disperate. In American Horror Story, Lady si mostra nuda. È andata così, non vi ammazzate, suvvia.

Opzione 2) Emigrate al Nord come mio padre che si è fatto il culo affinché potessi io permettermi di non prostituirmi al sistema, a differenza di Ridley Scott, il quale continua a svendersi ignobilmente.

Opzione 3) Passerete tutta la vita a cantare Vasco Rossi. Contenti voi…

Ridley Scott, capisco, vieni dalla pubblicità e, infatti, persino in Blade Runner ficcasti la Coca-Cola… Fatto sta che qualche buon film l’hai fatto, il resto sono porcate come aver castrato Kevin Spacey.

Lady Gaga, in House of Gucci, è (ac)conciata come una donna di nome Carmela che andava sempre a tagliarsi i capelli da mia nonna, ex parrucchiera oramai purtroppo defunta. La Vedova NeraMah, a me pare una comare di Matera. E ho detto tutto. Patrizia Reggiani fu davvero la mandante dell’assassinio del marito? E chi fu invece il mandante dell’omicidio della Black Dahlia? Chi fu l’assassino di Assassinio sull’Orient Express? Tutti. Certo, avete mai letto il libro di Agatha Christie? Voi non leggete mai niente di buono. Al massimo, sfogliate Ciak. Mia nonna paterna invece è ancora viva. Ha, in cucina, a tutt’oggi una piastrella con la scritta: la vipera che morsicò mia suocera morì avvelenata.

Mia nonna paterna non deve aver goduto molto nella sua vita. Oltre a quello di mio nonno, leccava solo il gelato crema e nocciola. Dai, basta, sono veramente un Genius. Nel mio quartiere, mi chiamano il detective. Al volo, capisco se una persona mente. Mi basta fissarla negli occhi soltanto per tre secondi. Dunque, non vi conviene mettervi contro Hercule Poirot. A dircela tutta, non sono Ercole, sono Pierrot. Ah ah. Ammetto che, a volte, gli intrighi sono torbidamente sfaccettati e gli enigmi da risolvere sono molteplici e di non facilissima decifrazione immediata. Ammetto anche di essere Kenneth Branagh di Hamlet. Avete capito la battuta? No, eh. Non avevo dubbi. È per questo che io, alla pari di Al Pacino, sono l’unico uomo dalle origini meridionali a saper recitare Shakespeare. Al Pacino è un genio. Mi ha sempre scioccato, nel Padrino, la sua trasformazione. Apparentemente, sembrava il più debole di tutti. A un certo punto però alla sua famiglia combinarono qualcosa di veramente sporco e cattivo. Lui diventò Michael Corleone. Cioè, il bacio di Giuda a suo fratello sarebbe arrivato solamente dopo. Soltanto quando sarebbe tristemente diventato un “uomo d’onore” come volle, vuole e sempre vorrà la società della minchia, che è mafiosa e puttana. Prima di allora, invece, essendo un puro, ragionò così: siamo tutti fratelli ma, se ammazzi uno dei miei fratelli, nessuno mi sarà fratello. Non posso fidarmi di nessuno. Neanche di tua sorella. Fidati, sei mio fratello. Tu, non fidarti della tua fidanzata perché non sai che lei non è fidanzata, in verità, con te, sta con me ma anche con altri tre. Ha preso dalla madre, è una zoccola, mio figlio di troia.

Il mondo è questo.  Dunque, ragazzi e ragazze, se pensate che, comportandovi bene, vivrete felici, ricchi e potenti, è meglio che vi suicidiate subito. Di mio, credo di stimare poche persone sulla faccia della Terra.

Infatti, sono tutte morte. Cioè Kurt Cobain, Mishima e Chris Walken de Il cacciatore. Anche Clint Eastwood di Million Dollar Baby e di Gran Torino. In quanto, quando il troppo è troppo, solo in quel momento ci vogliono le palle. Tornando ad Al Pacino, però quello di Scarface: tu ce l’hai, le palle?

Cercheranno di ammazzarmi ma non possono uccidermi, sono già morto. Non lo sapevate? Io esisto solo nei vostri incubi peggiori. Sì, voglio terminare con una freddura alla Eastwood.

È vero, non sto mentendo. Non avete sognato, l’altra notte, Freddy Krueger o Eric Draven de Il corvo.

Avete sognato me, miei uomini e donne. Poi sono scomparso. Lo so, ci siete rimasti male, soprattutto voi del gentil sesso. Non era un incubo. Inoltre, so che non ci vuole sinceramente molto per essere più belli di Krueger, per quanto riguarda invece Brandon Lee, la vedo più dura. Per te, forse, assomigli al Ridley Scott odierno. Sei un po’, in tutta franchezza, un pochino rincoglionito.

Comunque, se Ridley volesse regalarmi dieci Euro, mi tornerebbero utili. Domattina, devo comprare due pacchetti di sigarette. Morirò di Cancro ai polmoni, sempre meglio che morire malati nel cervello come voi. Ricordate, se non va bene il cervello, saranno cazzi e (s)fighe vostre. Al povero personaggio di Driver, andò benissimo il suo uccello con Camille Cottin. Un bel coglione, porco dio.

Vogliamo mettere la Cottin, questa francesina insipida dai piedi puzzolenti, con la Gaga?

Fanno entrambe cagare, avete ragione. Di mio, avrei scelto Mădălina Diana Ghenea.

Poi avrei appreso che sarebbe stata Sophia Loren, altra villana mai vista. A quel punto, sì, mi sarei suicidato. Ah ah! Anzi no.

Ci sono molte cose per cui valga la pena vivere.

Innanzitutto, aspettare che esca al cinema questo film, sperando che smentisca tutte le mie misere aspettative. Dunque, ammazzarlo con una critica omicida? No, micidiale.

Avete ragione. Tanto si sa già che farà schifo. Allora, potrei continuare a vivere per mangiare dei buonissimi tiramisù. E se non mi tireranno su? Se invece non tirerà più? Non importa, come sopra dettovi, mia nonna paterna campa ancora, nonostante non riesca più, avendo ora il diabete, a leccare il gelato crema e nocciola. A mia nonna piacciono le fiction. Andrà matta per House of Gucci.

Mia nonna non capisce un cazzo di Cinema.

Forse, a stento capiva quello di mio nonno.

Comunque, non lo tradì mai. Mio nonno era un contadino, ammazzava i polli.

A voi invece piacciono le galline?

Io non sono un uomo.

Sono un uovo.

 

di Stefano Falotico

I più bei film romantici di sempre: ovviamente, sono per l’appunto solo dei film, mentre il più grande “film” del mondo è il nostro amore infinito che ha distrutto tutti i pregiudizi


13 Jun

femme fatale de palma

https://drive.google.com/file/d/15h0dMfu2wJ4-RB3lKEEdbjqhFT-yv-IK/view?usp=sharing

Ora, iniziamo con la prefazione semi-goliardica su freddura da Falò d’ordinanza. Puntuale, impeccabile, diciamo (im)prevedibile, sostanzialmente “inconcepibile” e impagabile, oserei dire ineccepibile, dunque di sinonimo, diciamo pure inappuntabile.

Molta gente pensa che, dopo tanti miei durissimi travagli esistenziali, dopo essermi arenato anzitempo e dunque dai miei coetanei soventemente inchiappettato notte e dì, a ogni ora e secondo delle mie uscite da Joker nel loro mondo da nerd, io covi atroci, recondite voglie vendicative assai patetiche e capricciose.

Sì, molti cretini, i quali ragionano col culo, sono fortissimamente convinti che, dalle sedate e poi rinate profondità del mio animo in passato sprofondato, riemergano or allarmisticamente dei segnali di preoccupante desiderio di revenge.

Ma smettiamola. Non siamo in Kill Bill.

Io non sono Russell Crowe/Massimo Decimo Meridio de Il gladiatore e neppure quello che scoperchiò tutte le verità nascoste dagli ipocriti à la Russell di Insider.

La mia attuale lei è decisamente più figa di Jennifer Connelly di A Beautiful Mind.

Ah ah.

Per molto tempo, va detto, mi coglionai da solo, diventando Nicolas Cage de Il genio della truffa. Il mio “miglior” amico si rivelò uno stronzo impari e alla fine, a mo’ di Sam Rockwell di Confessioni di una mente pericolosa, assolutamente convinto che io fossi Paul Walter Hauser di Richard Jewell, prima che quest’ultimo giustamente venisse scagionato totalmente da ogni falsissima accusa scabrosa, cazzo, rimediò una figura da white trash alla Rockwell di Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Devo esservi sincero, il mio ex amico mi considerò un malato di mente. Ah, molto intelligente costui. Se davvero io fossi stato matto, perché mai lui uscì con me per tantissimi anni?

Sì, direi che la parte di Jeff Daniels di Scemo & più scemo gli calza a pennello. Anche quella di Jeff Daniels di Debito di sangue.

Ah ah. E siamo giù alla seconda freddura devastante.

Di mio, sono Jim Carrey di Bugiardo bugiardo, di Yes Man, di The Truman Show e di A Christmas Carol.

Piaciuta la terza freddura?

Ah no? Ah, ma allora insistete, cristo!

Perché mi gridate che dovrei togliermi la maschera? Ok, la tolgo subito. Leviamoci The Mask dalle palle e pure Cameron Diaz. Da anni non gira una minchia ma, secondo me, se ne gira più di quando era al top della topa.

Siamo onesti, non cazzeggiamo, alla Cameron dei bei tempi avrei certamente offerto la mia faccia da culo, no, da lupo.

Ma io sono, invero, Nic Cage di Con Air e anche di Cuore selvaggio.

Quarta freddura. Quinta? Non lo so.

Nic Cage è da sempre fissato con Elvis Presley. Sposò pure sua figlia, Lisa Marie. Mentre Tim Burton scopò sempre Lisa Marie.

Allora, non facciamo del casino! Di quale cazzo di Marie stiamo parlando? Di quella di Mars Attacks!?

Oppure della semi-diseredata figlia, per l’appunto, del re del rock?

Allora, per evitare confusione, scegliamo Sarah Jessica Parker di Mi gioco la moglie… a Las Vegas?

Demi Moore di Proposta indecente o Elisabeth Shue di Via da Las Vegas?

Guardate, a scanso di equivoci, optiamo per Laura Dern. Quale? Quella di Wild at Heart?

No, quella di Twin Peaks: Il ritorno.

Invece, al Kyle MacLachlan/agente Cooper, scegliamo Matthew McConaughey di Killer Joe o d’Interstellar?

Ah, certo è che gli sceneggiatori di Hollywood hanno proprio poca fantasia. Sempre con questo cazzo di cognome Cooper.

Di mio, preferisco il protagonista di Mezzogiorno di fuoco.

Comunque, con Elizabeth Berkley di Showgirls io passerei ancora delle mezzanotti di acqua… e basta.

Ma quale Cooper e uomo cupo! Io, al massimo, sono Cary Grant di Un amore splendido ma non sono affatto un puttaniere come l’interprete principale di Love Affair.

Non sono neanche Eric Draven/Brandon Lee de Il corvo.

Non sono mica morto, eh? Anzi, il mio uccello va alla grandissima. Un “volatile” che volteggia nella notte da vero pipistrello come in un piano sequenza spettacolare di Alex Proyas. Sì, quello di Dark City. Ah ah.

Pare che Jennifer Connelly abbia scopato pure Rufus Sewell. L’unico che non ha scopato è Robert De Niro. Grazie al cazzo. Avrebbero denunciato Bob per aver violentato la minorenne Deborah di C’era una volta in America. Elizabeth McGovern, dopo lo stupro da Bob/Noodles orribilmente perpetratole e praticatole in macchina, avrebbe potuto sbatterlo in carcere come in Cape Fear. Ma s’innamorò, si fa per dire, di uno più corrotto di Nick Nolte…

James Woods! Quello che ci dava e ci dà di Cocaina…

Ora, lasciate stare i drogati. Non volete mica finire come James Woods di Casinò? Lasciate pure perdere Sharon Stone di Basic Instinct. Lasciate soprattutto perdere… Joe Pesci, anche di The Irishman. Lasciate forse pure perdere Carey Mulligan di Drive. Potreste innamorarvene alla follia, poi tornerà suo marito e voi diventerete il suo miglior amico. Ammazzeranno il vostro miglior amico e potreste vendicarvi come ne Il mucchio selvaggio. Dai, suvvia. Queste cose accadono solamente nei film. Nella vita reale, se ti vendichi in maniera violenta, ti sbattono in galera? No, in manicomio giudiziario. Ah, roba da matti! Amate invece una storia d’amore abissale. Che è già stata minuziosamente, straordinariamente narrata in un libro coming soon.

Vi piace la copertina? E invece la locandiera? No, volevo dire la locandina. È bellissima, è magnifica. Anche io lo sono. Se siete arrabbiati e volete fottermi, su Iris stasera ridanno il film Femme Fatale di De Palma. Ma per chi mi avevate preso? Per Black Dahlia? Basta con le puttanate. Sono molto più bello di Josh Hartnett. Anche assai meno ricco, però.

Sono però più giovane di Antonio Banderas.

Io e la mia lei, oltre che fantastici, siamo entrambi poco autoerotici ma molto autoironici.

Sappiamo prenderci per il culo sino allo sfinimento.

La adoro! La venero! La sbatto anche in cover. E lei mi sbatte tutto in faccia. Sì, questo è amarsi. Trovarsi, ingelosirsi, arrabbiarsi, vivere con intensità ogni emozione.

Se non vi piace, se non ce la fate, passerete tutta la vita a farvi i film. Solo quelli.

E sapete perché? Non valete un cazzo.
di Stefano Falotico

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TIMECOP: la dovremmo smettere con Marcel Proust e io non avrei mai immaginato che sarei ritornato in forma come Jean-Claude Van Damme


27 Apr

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Sì, da ragazzino fui un fan sfegatato di Jean-Claude. Non mi persi neppure un film con lui protagonista. Da puberale e semi-adolescente, fui talmente innamorato di una mia compagna di classe tutta bionda come la magnifica Leah Ayres di Senza esclusione di colpi, da credere che sarei diventato il nuovo Bruce Lee.

Quando si è innamorati, si perde di vista la realtà. Si mugola e si fanno i gridolini alla Bruce.

Sì, Bruce fu sposato a una biondina mentre all’epoca, sognando la mia biondona tutta ignuda, avrei spaccato, al solo toccarmelo, un mattone in un colpo solo. Infatti, da allora divenni mattone io stesso, ovvero accrescitivo della parola matto.

In Dragon, Jason Scott Lee sposa Linda, ovvero Lauren Holly. Io mi tramutai nell’ex compagno vero di Lauren, ovvero Jim Carrey. Sì, di The Truman Show. Che viene preso per il culo pure da sua moglie irreale… Laura Linney.

Oddio, non si capisce nulla. Donne quasi omonime, omoni senza ormoni, donne senza un uomo. Basta!

Mentre, ne Il corvo, Brandon Lee stette per sposare la sua bella ma fu ucciso alla vigilia delle nozze. E che cazzo! Oppure, non ricordo, furono già in luna di miele? Mah, fuoco e fiamme…

Sì, Brandon, sul set di questo film, oh sì, morì. E ancora da lassù gli bruc’…

Ecco, a differenza di quello che si possa credere, Jason Scott Lee non fu e dunque non è il fratello di Brandon e nemmeno fu, è e sarà mai il figlio di Bruce.

Non so se sia un figlio di puttana ma girò il seguito di Timecop.

Di mio, mi girarono molto le palle quando vidi Mia Sara fare all’amore con Van Damme, no, mi saltarono per colpa di quella bionda che mi rifilò una delusione più atroce di un calcio ai testicoli, semmai proprio mentre stetti per farle la spaccata…

Insomma, mi partirono i cosiddetti “gemelli”. In Double Impact, Van Damme interpretò due fratelli al prezzo di uno. Uno dei due si ubriacò di brutto quando l’altro, identico a lui, se la spassò con Alonna Shaw.

In verità, fu tutto un suo trip da paranoico. Il personaggio di Alonna non scopò affatto l’altro fratellino mentre all’eventuale cornuto omozigote s’arrossarono solo le gotine poiché un’altra birra scolò e soltanto s’incazzò. Cosicché, tutto paonazzo in volto, più arrabbiato di Frank William Dux di Bloodsport, di brutto ogni cosa spaccò.

Sì, credo che presi una botta in testa a quei tempi. Forse solo alle tempie. Non so se sia stata colpa di Chong Li ma certamente divenni la versione maschile di Gong Li. Sì, quella di Lanterne rosse. Che non si sa che minchia stesse aspettando…, forse Colin Farrell di Miami Vice?

Insomma, divenni abbastanza picchiatello come Ray Jackson/Donald Gibb.

Con puri occhi da folle oppure semplicemente un po’ innatamente incurabili da strabismo di Venere.

Sì, ne soffro. Per questo, ora mi mancano due gradi a un occhio. Poiché, essendo il corrispettivo, oserei dire antitetico ma identico, sì, gemellare occhio leggermente, asimmetricamente allineato rispetto a quello di Christopher Lambert, crescendo, una pupilla si sforzò troppo.

Lambert, invece, dopo essere stato Greystoke- La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie, s’imbestialì più di King Kong con Alba Parietti.

Anche le mie palle si sforzarono troppo a furia di adulti che, reputandosi cresciuti, non capirono quanto fossero ciechi a non rendersi conto che non furono nient’affatto dei giganti come Abdel Qissi/Attila di Lionheart.

Ah, la gente confonde Michel Qissi di Lionheart, il quale interpretò Moustafa, col suddetto attore di Lionheart dal cognome uguale spiccicato, come si suol dire, che per l’appunto fu Attila.

MaronnaViuulenza… Ci vorrebbe Attila, flagello di Dio, voleranno fulmine e saette, tuoni su voce da Abatantuono!

Invero, Michel Qissi fu Tong Po in Kickboxer. Mentre io scrissi pure il libro Kickboxing La maschera di Edgar Allan Poe. Sì, fui trattato da miserabile come Jean Valjean ma, adesso, donne più sexy delle maggiori pornostar mondiali pensano che io sia più muscoloso… di Jean Val Jean. Vagin’!

Insomma, la mia vita fu una tragedia. Va detto, senza se e senza ma. Fui scambiato per Fantozzi quando invece, a quarant’anni, sono più agile di Uma Thurman di Kill Bill.

E ho detto tutto…

Anzi no.

Morale della fav(ol)a: gli uomini e le donne, crescendo, si corrompono e, se sei troppo puro, ti dicono di non rompere.

Anzi, ti urlano che te la racconti. Te la suoni e te la canti.

Per quanto mi concerne, per quanto sia fantasioso e bravo a inventarmi storie, posso giurarvi che è tutto vero…

Nella vita, non esiste che resista chi è/sia più colto, più bello e più in gamba. Resiste chi ha i soldi. Poi, può essere pure un demente, non importa.

Ha il potere per fare quello che vuole. Non ci sono altre verità. Il resto è una grande balla retorica.

E tutto ciò è più agghiacciante del Covid-19. Lo so, è abbastanza inquietante. Ma, se vogliamo essere sinceri, senza nascondermi e celarvi nelle menzogne, non sono proprio il tipo da poesiole tenerine. Le mie poesie sono bellissime in quanto sono durissimo. Ciò può inquietarvi e starvi sul cazzo. Non sono cazzi che vi riguardano.

Eh sì, credo che la versione reale della vera storia di Frank Dux, no, della mia, sia esattamente questa.

Altro che follia e stronzate varie. Le persone sono più cattive di Chong Li. Sono pochissimi, nella vita, i veri amici che non ti tradiscono mai. Per esempio, Bolo Yeung e Van Damme furono e sono da sempre grandi amici, sebbene Bolo, in Senza esclusione di colpi, abbia voluto appannare la vista a Jean-Claude in quanto, leggermente invidioso, seppe sin dapprincipio che Jean-Claude/Dux fu ed è molto più forte di lui.

Allora, dovette usare uno stratagemma scorretto per abbatterlo. Per batterlo. Ma perse lo stesso.

Anzi, perse, perdendo pure la faccia.

Comunque sia, finita questa quarantena pallosa, andremo tutti assieme a mangiare una focaccia.

Questa vita è stata una faticaccia.

.

 

di Stefano Falotico

 

JOKER di TODD PHILLIPS con JOAQUIN PHOENIX – Dal 6 Febbraio di nuovo al cinema e in Blu-ray & Dvd, mamma mia che rinascenza questo Falò!


06 Feb

joker happy face

Sì, sono indubbiamente un personaggio rinascimentale. Se abitassi nella Firenze degli artisti cullati dal mecenate Lorenzo de’ Medici, detto il Magnifico, sarei già celebrato come Leonardo Da Vinci.

Sì, più che altro come Paolo Bonacelli di Non ci resta che piangere. Ah ah.

Sì, come Massimo Troisi e Roberto Benigni del succitato film, credetti che avrei avuto una vita modesta, cioè bella che già fritta, invece finii a Frittole nel quasi 1500 del mio essermi rinnovato e, di colpo, ringiovanito come se avessi attraversato uno Stargate quadridimensionale.

Sì, la mia mente da James Spader, più che altro da ex Spider di Cronenberg, uh uh, mi permette questo ed altro. Di essere, cioè, l’incarnazione del Tempo ritrovato di Proust e di guidare una macchina su giubbotto di Drive alla Ryan Gosling futurista più di Miami Vice.

Sì, patii calvari interminabili, mi stressai talmente tanto da diventare perfino quasi calvo.

Ma non ne feci una tragicommedia come La cantatrice calva di Eugène Ionesco. Poiché, essendo per natura autoironico, essere falotico, quindi stravagante e burlesco, trasformai il mio Aspettando Godot, più che altro finalmente di godermela, ah, questa vita puttana che tutti noi fotte e che, lungo il cammino, presentò, presenta e ancora presenterà molte dure fregature, in una filosofia esistenziale mai come oggi così sicura.

Sì, da circa un anno a questa parte, dopo essermi inabissato nelle notti più melanconiche, diciamocela, tragicomiche e quasi da manicomio, mi ributtai nella mischia. Io sono un fan pure dell’ex pornostar Brooks Mischa.

Sì, il mio fu un culo pazzesco migliore di quello di Mischa. Più che altro di (s)figa mai vista. Ah ah.

Sin dalla prima adolescenza, professandomi io un uomo amante di Taxi Driver, estraniandomi dal troiaio generale dei miei coetanei straniti, drogati, frivoli e certamente dementi, fui scambiato per un disadattato alla Travis Bickle e per un mammone col complesso di Edipo come Rupert Pupkin di Re per una notte.

Ma rinacqui come O’ Sole mio. Ah ah.

Sì, dopo tanto tempo da God’s lonely man, cioè da uomo solo e poco solare, più che altro da metafisico come Solaris, anziché arrendermi e cantare a vita Uomini soli dei Pooh, decisi di diventare un dio delle città e dell’immensità. Ah ah.

Portando la mente a un livello superiore della realtà. Ih ih.

Sì, da Principe della notte della mia Gotham City del cazzo, dopo aver scarrozzato tanti pagliacci per anni in lungo e in largo per Bologna ed essere stato preso per un mezzo handicappato, disgraziato, super sfigato tutto scassato e pure rompi-cazzo, durante un viaggio a Roma, avvenuto nei primi mesi del 2003, compresi dall’alto dei cieli di essere un illuminato.

Rivissi, ritornando a Roma, in pochissimi istanti quei gaudi amorosi della mia giovinezza smarritasi nella tetraggine più tenebrosa.

Improvvisamente, come Bradley Cooper di Limitless, riacquisii la vista e anche, di conseguenza, la vita.

Chi mi frequentò, non credendo al mio mutamento tanto repentino quanto incredibile, quando io provai a spiegare quello che successe e cosa provai, mi diede ancora di più del cretino e del provato. Ah ah.

Ancora qualcuno mi tormenta e, come un gufo, intimamente gode col suo pipistrello, sperando che io mi lamenti in mezzo a tante altre tormente, no, a miei atavici tormenti.

Ah, questo è solo un teppistello, un coglioncello a cui avrei da raccontarne davanti a un bicchiere di vino per confrontarmi con lui in merito ai nostri stupidi, reciproci duelli.

Gli narrerei di come mi sverginai ma lui, ottuso, ancora una volta non mi crederebbe e, se gli dicessi di chi mi oggi mi corteggia, di maggiore gelosia nel suo animo invidioso a morte, eh sì, creperebbe.

Oppure, piacevolmente sconvolto, assieme a me riderebbe a crepapelle.

Poiché That’s Life e la vita, fratelli della congrega, è ancora purtroppo lunga.

Lo prenderemo in quel posto numerosissime altre volte, avverranno altre svolte e c’illumineremo di nuovo come una lampadina di Alessandro Volta. Lo daremo a chi ce la dà ma l’importante è che come dice James Woods (o fu De Niro?) in C’era una volta in Americanoi siamo come il destino, chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!

Sì, non so quante volte morii in vita mia. Quando pensai che fosse finita, cazzo, almeno mi sarei messo l’anima in pace, dio mi bussò a tarda notte e mi ricordò di essere lui.

Domenica notte, Joaquin Phoenix vincerà l’Oscar.

Entrerà nel mito. Come Brando Lee de Il corvo, come Marlon Brando di Fronte del porto, come Robert De Niro di Toro scatenato e forse come qualcun altro…

 

di Stefano Falotico

JOKER: THAT’S LIFE e le Luci della città si tingono mansuetamente di candidi effluvi nell’ira sopita


12 Oct

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C’est la vie e si sospira.

Rifletto, scuoiando i miei turbamenti nella discernenza d’una ritrovata immacolatezza.

Ogni rabbia oramai ho smarrito, tergendola nell’etereo struggimento della mia impalpabile vaghezza. O forse è solo smemoratezza che, riscaldata in notti di morbide nuvole e nuove fresche brezze, nell’ebrezza della mia candidezza giammai svanita, oh sì, si rispolvera come se ieri mai fu e il domani si svela semplicemente come il presente d’un torpore romantico assai fluido. Probabilmente soltanto furbo, invero, a esservi sinceramente melanconico, debbo confessarvi che giacqui nelle catacombe del mio cuore incancrenitosi eppure non del tutto inariditosi ché, fulgidamente riertosi in gloria, di vita ancora potente mi fulmina.

Se i miracoli esistono, io ne incarno la quintessenza poiché, laconico per non dire taciturno, diciamo muto, sepolto dalle mie apparentemente inguaribili tristizie, vagai con vista quasi daltonica nella beltà d’oscuri ma sognanti, splendidi deliri non so se allucinanti, sicuramente un po’ farneticai e ai miei coetanei risultai ingombrante.

Posso comprenderli. Erano anch’essi assorbiti dalle loro problematiche adolescenziali senza tante vie d’uscita. Perché mai avrebbero dovuto capirmi? Io, per caso, capii loro?

Soffrimmo tutti di mancanza d’empatia. Obbligati e obliati, castigati e complessati, compressi in corpi e anime troppo ancora tenere per potersi congiungere amicalmente unite e robustamente vere.

Ieri dunque vivacchiai, anzi, scomparii dalla vita e mi tacqui ermeticamente come un sottaceto, affogato dal veleno delle mie stesse ansie nelle quali annegai quasi come un’ameba nella melma. Annacquato e soffocato, riemersi in maniera fantasmagorica e brillante.

Malgrado, qualche volta, ancora sparisca come un fantasma per poi riapparire turgidamente gagliardo alla maniera d’un magnifico pagliaccio che, dopo tante nottate all’addiaccio, non ha per niente però intenzione di venir vinto dalla tenzone dei panzoni. Poiché costoro, già nell’anima troppo falsamente preti o periti, non sono dei buoni pastori, bensì soltanto dei cattivi impostori.

Energico come Jeff Goldblum de La mosca, mentre loro persero e ancora perdono, io perdono ogni vile affronto e rinunzio, da grande uomo, a ogni vendetta da Eric Draven.

Poiché come Charles Chaplin, chiamatelo e chiamato anche Charlie, so che il mondo è dominato da irredimibili dittatori e non possiamo, amici, sconfiggerli con la stessa presunzione.

Possiamo solo ballare e ridere felici, liberi da ogni malvagio untore. Con una piccola, lacrimevole goccia di malinconia che ci squaglia il viso nella venustà del tempo che non esiste, eppur nuovamente si patisce, quindi si gioisce.

Poiché io sono l’uomo che visse, morì, rinacque e ancora forse creperà ma, dai sepolcri del mio perpetuo sonno senza respiro, risorgo sempre come un’araba fenice.

Buona vita a tutti.

Ai miei parenti morti che sono lassù, a chi non c’è più, a chi c’è e forse non sa ancora di essere.

 

di Stefano FaloticoIMG_20191012_103338_655 IMG_20191012_101703_317

 

Di Joker al mondo ne esiste solo uno, lui è il più grande anche quando recita la parte del demente


24 May

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Eh già, hanno veramente rotto quelle persone che si credono intelligenti e si ritirano da ogni confronto, che offendono senza chiedere scusa e vogliono sempre avere ragione.

Sia sul Cinema che sulle persone, sulla vita e sull’arte.

Strucchiamoli un po’.

La Palma d’oro di Cannes quest’anno va alla superbia dell’italico uomo moderato, elitario ma radicalchic. Soprattutto nei confronti della sua immagine allo specchio

Sì, in radio impazza ancora una volta quella cornacchia di Francesco Gabbani. Uno che vorrebbe fare il Daniele Silvestri di turno. Nella sua nuova canzone, opera magna dei poveri ma soprattutto dei magnaccia, canta codesta strofa come una scrofa:

La marjuana puritana non funziona

Promette poi non fa

Io per partito preso non son più partito

Ci credi che non credo se non ficco il dito?

Indubbiamente, quest’uomo di Carrara, che ha vinto Sanremo con Occidentali’s Karma, ama le assonanze soprattutto del suo ciuffo di banana, ben allineato alle doppie punte della sua voce gracchiante e stonata.

La marjuana puritana cosa sarebbe? Quella che si fumano tipi alla Sean Penn di Carlito’s Way? Cioè personaggi loschissimi ma con una maschera impeccabile da avvocato del diavolo?

Io per partito preso non son più partito invece è un’anafora sui generis di questo degenerato, debosciato, decerebrato, dunque cerebroleso, sinonimi e variazioni sul tema esegetico di costui che potrebbe sembrare un participio passato della sua musica inclassificabile, dunque non collocabile in nessuno spazio tempo delle sue tempie, o è piuttosto è un prefissoide di un cantante che vorrebbe essere ellenico ed eclettico e invece ama essere solo ellittico?

Non vi fissate con questo Francesco. Questo qui è un esaltato, meglio Lucio Battisti…

Francesca non ha mai chiesto di più

Chi sta sbagliando son certo sei tu

Francesca non ha mai chiesto di più

Perché lei vive per me

Gabbani invece campa per gabbare gli uomini che si comprano i suoi dischi e per far sì che il suo gabbiano venga… fra le gambe ingabbiato da donne gabbianelle che se lo girano.

Come diceva Totò dinanzi a personaggi del genere… in galera ti mando.

Sì, al Gabbani preferisco i gabbiani. Al rumore del mare, un peto nell’acqua di un oceano di notte quando la gente s’addorme e il tempo delle mie memorie fa a botte con Jung e Freud. Sognando fra le stelle non una stellina di Hollywood, bensì una giornata seguente con qualche normale donnina.

Scindo io me stesso e il mio medesimo sesso alle origini della mia scimmia ridens, sapendo che la società occidentale è cosmogonica, innanzitutto tragicomica come la pellicola Tree of Life o come Hidden Life di destino filmografico d’un Terrence illuminato, soltanto forse bucolico o involontariamente ridicolo?

Ah, capisco, eremitico. Probabilmente anche rincoglionito.

I critici cosiddetti moderni fanno bene o male a stroncare il metafisico Malick e invece ad apprezzare le super fighe dei film con De Sica? Una questione anale, no, annale su cui pendo dalle vostre labbra. Ditemi voi. Imboccatemi.

C’era una volta a Hollywood è il nono film di Tarantino. Per alcuni è bruttissimo, per altri è un capolavoro.

Molta gente in Italia vuole sempre avere ragione, spacciandosi per intellettuale. Invero, questa si chiama superbia e arroganza. E, più che pensatori liberi, mi sembrano spocchiosi come Vittorio Sgarbi.

Uno che ebbe il culo di avere il culo di diventare famoso come il paroliere Gabbani oppure semplicemente quello di Casalegno Elenoire?

Sì, me lo vedo Sgarbi che ora, rimpiangendo quella Venere di Botticelli, dopo tanti suoi video da bottana sul suo canale YouTube, medita psicologicamente come il corvo gabbiano, no, Gabbani, oppure come quello di Edgar Allan Poe? Sì, adesso Sgarbi è come De Niro di Nonno scatenato che, per corteggiare le donne giovani come Aubrey Plaza, cita Lenore nei suoi discorsi in piazza e si trucca il viso alla Brandon Lee di The Crow o alla Mickey Rourke dei salotti televisivi per far colpo su una starlette come Angie Everhart di Another 9 ½ Weeks.

Secondo me, Sgarbi vuole mettere il becco su tutti ma non ne imbrocca più una. Sono imbeccate barocche che al massimo andranno bene a qualche brocca. Sì, di vino…

Sì, Sgarbi è un uomo sgarbato soprattutto verso sé stesso. Perché si reputa il migliore critico d’Arte della storia, invero non sa neanche farsi l’autoritratto. Sì, in Italia sono tutti critici dopo che hanno visto tre film. Anche dopo che ne hanno visti tre milioni ma non ne hanno capito uno perché, avendo miliardi, sono a Cannes e, fra parties e puttan(at)e varie, danno da ubriachi i voti da 1 a 10, dimenticando che la vita non è un Decalogo di Krzysztof Kieślowski, ma scordando soprattutto le valigie di cocaina nella stanza d’albergo ove l’acclamato Pierfrancesco Favino sta scopando le loro donne da vero Traditore.

Io vi avevo avvertito.

Amo l’ipocondria, dormirmela.

Ma se fate gli stronzi, divento il miglior Joker di tutti i tempi.

Sì, ho rivisto Will Hunting.

Ve l’ho raccontata questa?

Io assomiglio molto a questo Matt Damon, demone indubbiamente un po’ matto.

Lei stava con me perché era affascinata dalla mia mente:

– Sai, mi attiri perché vorrei scoprire come funziona la tua mente.

– Tu invece, donna, mi tiri perché vorrei sapere come ti funziona qualcos’altro.

 

Sì, gli opposti si attraggono.

Per questa mia misantropia, misoginia conclamata, sono un caprone, farò la fine di Al Capone o di Truman Capote? E mi cappotterò? Non lo so.

E ricordate: la vita è come il film di The Doubt. Quando pensi che sia stato il prete a farla sporca, forse è stata semplicemente la finta suora…

Quando pensi di avere incontrato un coglione, cioè il sottoscritto, hai appena invece incontrato chi ti fa ora davvero paura. Voi continuate a impalmarvi. A imbalsamarvi. Sì, giudicate con troppa severità i film e le persone e avete perduto il dono burlesco dell’autoironia. Datevi al burlesque.

Il mondo, vedete, si divide in due categorie. Chi a forza di abbozzare va giù e chi, a forza di provocare, trova un pagliaccio migliore di lui.

– Bravo, mi stupisci sempre, complimenti. Sei imprevedibile.

– No, non sono imprevedibile. Io ho sempre ragione. È diverso.

– Sì, infatti. Più che chiamarsi mentalità elastica, si chiama superbia.

– Ma che cazzo dici, povero idiota? La superbia è credere di avere ragione. Avere ragione significa essere superiore a tutti.

– Hai ragione. Sono stato impreciso. Non soffri di superbia, bensì di delirio d’onnipotenza. Oh, non prendertela, si scherza, eh.

– Io no.

– Allora confermo la prima. Sei superbo.

– Ora ti distruggo! Ti spedisco in manicomio!

– Siamo sicuri? Anche su questo avrai ragione?

Guarda, abbozziamola qui. Non voglio farti male. Poi, sai, se per crisi psicotiche finisci sedato come un cavallo e a Ottobre non potrai vedere con occhi lucidi il Joker, sarà perché avrai perso lucidità.

Andiamo avanti?phoenix joker

di Stefano Falotico

Siate padroni del vostro delfino, scusate, del vostro destino, siate torvi e corvi


12 May

ritorno al futuro crispin glover

 

Ho da poco terminato il mio nuovo libro, il seguito de Il diavolo è un giocattolaio.

Del quale, al momento, non posso rivelarvi il titolo. Si tratterà, dunque, di un libro erotico, molto eroico come il precedente, innestato sulle mie modulazioni di frequenza emozionali. Altamente corrosivo, spropositatamente scabroso nel senso migliore della parola. Sì, spingete, ragazzi! Senza vergogna, senza timidezze e pudori inutili.

Un thriller torbido, un’altra storia di patti luciferini in una realtà insipida, grigia e meschina. Un altro volo d’angelo nei meandri della mia anima mai supina ma leggermente volpina. Per sorvolarla, scarnificarla, disossarla, riesumarla e far sì che, dopo tante turpi deturpazioni, in gloria risorga senza più false macchinazioni, senza più crudeltà immonde perpetrate per puro dileggio sfregiante il mio cuore pulsante.

E così nella notte sfreccio col mio volante dopo tante violazioni alla mia vita giammai però stanca. Sempre più battagliera, coraggiosa e intrepida nel navigare marino in tale umanità di bambini che si credono adulti e di adolescenti frenati e multati, mutilati e invalidati dalla severità misera di persone infime da manicomio.

Di criminali nella mia vita ne ho incontrati tanti. Ma i peggiori non sono tanto i criminali veri, quelli che, come dice la parola, commettono crimini e trasgrediscono illegalmente le regole. Mettendo a soqquadro gli ordini prestabiliti. Questi sono personaggi lombrosiani forse geneticamente predisposti al male che, per colpa di tante vicissitudini sbagliate, di cattive frequentazioni, di strani casi del destino sfortunato, son stati perfino costretti, dalle sfavorevoli circostanze, a rinnegare del tutto il bene e a oltraggiare la moralità.

Questi sono poveri disgraziati, diciamocela.

Se non mi credete, guardate l’episodio uno di Mindhunter del grande David Fincher e prendete lezioni dall’insegnante di criminologia.

I criminali veri sono coloro che, invece, commettono abusi, praticano bullismi esasperanti al prossimo dall’alto di chissà quale presunta, bisunta superiorità e ardiscono ad ardere, da nazi-fascisti incurabili, le vite degli altri.

Sì, tutto parte addirittura in tenera età, dalle più basse, triviali, malvagie competizioni scolastiche, dalle ripicche e dalle piccinerie cretine di giovani già trucidatisi nell’anima, avviati alla scontentezza che si finge felice, indirizzati, spesso da genitori stupidamente ambiziosi, verso la capricciosa, suprematista voglia smaniosa di primeggiare, di schiacciare l’altro e soffocarlo nei loro caudini ricatti cani.

Me, no, non m’hanno mai incantato. Si tracannassero loro!

Come quegli idioti, che dio li perdoni, che durante quel periodo tanto follemente adolescenziale, nel suo significato più becero e acerbo, si son presi gioco di quelli che percepivano come deboli e li sodomizzavano psicologicamente, con la prosopopea e dal podio pseudo-cattedratico di crediti formativi e fantomatici bonus culturali che, a livello formalmente istituzionale, attestavano o avrebbero attestato che loro potessero permettersi il lusso di giudicare, con insana protervia e malevola pusillanimità, i propri coetanei.

Adesso, lavoreranno per qualche testata di regime. Prendete a testate queste teste di cazzo.

Ecco allora il Kiefer Sutherland di turno, permettetemi questa metafora cinematografica, che come in Stand by Me troneggiava punk nel far il galletto, il luridissimo figlio di puttana lordo e ludro. Deridendo i nerd, i ragazzini obesi, quelli da lui visti come perdenti nati, come sfigati irrecuperabili.

Nell’esibizione virulenta e vigliaccamente macha d’ogni sua imbecille, distorta visione gretta e violentemente virile della sua nullità esistenziale.

Circola voce che chi fa così lo faccia solo per esorcizzare le sue paure. Quindi, il debole e il malato è lui.

Ne ho conosciuti tanti così. Quei bambagioni che, per via del fatto che frequentavano il Liceo Classico, scuola considerata per ariani e gente migliore, ah ah, che scemenza, trivellavano di offese e ingiuriose calunnie le ragazze tristi e malinconiche, ghignando di gusto sadico.

Che poi… anche questo vecchio, fascista retaggio secondo cui esisterebbero le scuole migliori, sarebbe da abrogare, come dice Giampiero Mughini, io lo aborro!

La scuola è un luogo, sovente comune e anche comunale, parastatale e soprattutto paraculo, di professori altezzosi e annoiati che distillano, con tronfia arroganza, il sapere in Bignami istruttivi che son solo distruttivi. In quanto allineati a precetti vetusti.

E basta con Leopardi, col Foscolo, col Manzoni e la carne di questi manzi. E con quell’edonista del D’Annunzio. Secondo me solo un troione.

Ma sì, lui e la sua fissa per gli aeroplani, i deltaplani. Meglio gli aquiloni. Che non sono gli oggetti volanti vincolati a terra tramite un piccolo filo, bensì è il plurale di aquila maschile in forma accrescitiva.

Ah ah.

I giovani necessitano di Jack Kerouac, di Francis Scott Fitzgerald, di Francis Ford Coppola, di Bukowski, di Edgar Allan Poe, di Lovecraft e pure dei primi capolavori di Stephen King. Prima che anche lui s’appiattisse nel merchandising ripetitivo di sé stesso. Scrivendo tomi strepitosi solo per le loro copertine intriganti, coloratamente attraenti e accattivanti.

Sì, fra trenta libri pubblicati da King negli anni scorsi, se ne salvano al massimo due. Gli altri sono da comprare solamente per le cover.

Ma non state a spendere soldi. Andate su Amazon e cliccate, col tasto destro, sulle rispettive copertine dei suoi ultimi libri davvero brutti, salva immagine con nome. Potete anche stampare ogni image nel formato migliore e farvi l’ingrandimento a mo’ di poster.

La mia vita è stata un errore perfino giudiziario di proporzioni clamorose. Un body horror cronenberghiano.

Ma ogni porcata è stata ripulita dal diluvio universale, da un nubifragio illuminante. Altro che Magnolia e quell’altro pretenzioso primo della classe di Paul Thomas Anderson.

Di cui stimo e apprezzo solo onestamente Il petroliereThere Will Be Blood!

Io non sono come questo matto avaro del Daniel Plainview/Daniel Day-Lewis. Sono come Jim Carrey di A Christmas Carol. Un misantropo che fa finta di odiare l’umanità e fottersene, perciò un misantropo da strapazzo, ed è invero un amante dei bambini, delle feste, delle donne, anche del mio tacchino nel giorno del Ringraziamento.

Io dovrei, quindi, prendere tutti quegli storpi che sino a poco tempo fa telefonavano ai centri di salute mentale perché mi consideravano anormale. E volevano, pretendevano, oserei dire, che mi curassi.

Do loro un consiglio, conigli. Dovreste (ri)vedrevi allo specchio e poi telefonerò io. Non al CSM bensì al vetraio.

Perché, se continuate a vedervi belli e sani, dovete quanto prima aggiustare il riflesso. E soprattutto i vostri fessi.

Andate a farvelo dare ove dico io. Da quando in qua un Falotico deve farsi comandare a bacchetta come Pinocchio da pivelli che me li mangio con l’unghia del mignolo sinistro fratturato? Dico, mi pare che lo scherzaccio sia durato troppo.

E, se io vivo così e vi fa schifo, siete dei bugiardi. Io sono più bello e bravo di voi, so che questo vi fa andare su tutte le furie.

Ma questa è la verità.

Se non ci arrivate, domattina vado a comprarvi i liofilizzati della Plasmon.

Quindi, m’innamorerò anche di una prostituta, se mi va.

A me va sempre.

A te non va.

Per forza, hai sposato un cesso.

Ricordate: se una donna dice che Mickey Rourke di Francesco è una merda d’uomo, bene, telefonate subito al convento più vicino e chiedete di poter parlare con la rettrice. Un posto da monaca di clausura a questa suorina glielo troviamo subito. Un buon pasto caldo…

Se un uomo, invece, dice che Falotico è pazzo, è un malato di mente e gli prescriviamo immediatamente, per direttissima, un TSO.

Così, lo curiamo dalle sue invidie del cazzo.

Detto ciò, succhiatemi Il corvo.

Sì, forse farò la fine di Xander Corvus. Beato lui.

Vivo nella beatitudine, mentre voi nell’insalvabile ebetudine.

Fidatevi, dovete farci l’abitudine. Tanto siete scemi e io non posso farci niente.

di Stefano Falotico

 

thecrow lee

 

E se James Dean non fosse morto?


14 Mar
James Dean on the set of "Rebel Without a Cause" 1955 © 1978 Sid Avery

James Dean on the set of “Rebel Without a Cause”
1955
© 1978 Sid Avery

 

Mi son sempre fatto domande di questo tipo. Se James Dean, anziché schiantarsi col suo bolide, trafitto da una morte pressoché istantanea, fosse sopravvissuto? Se fosse semmai entrato in coma e, illeso, si fosse svegliato di colpo? Dapprima traumatizzato ma sostanzialmente intatto? E, dopo un’opportuna, duratura cura riabilitativa, avesse ripristinato le sue normali funzioni vitali?

Sgambettando in altri film? L’avremmo visto, che ne so, in un giallo di Hitchcock nella parte, che ne so, di un amante di fuoco.

E, stagionato, invecchiato, un po’ stempiato e brizzolato, nel Cinema della New Hollywood degli anni settanta. Nella parte, magari, di Marlowe in un hardboiled raffinato diretto da un maestro dei thriller torbidi ed esistenzialisti.

Poi, davvero, sarebbe morto. A settantacinque anni, solo, abbandonato in una villa isolata a Mulholland Drive.

Forse, avrebbe sbagliato tanti film e interpretazioni, si sarebbe notevolmente appesantito e sarebbe diventato più grasso e obeso di Marlon Brando. Passando gli ultimi giorni della sua vita servito e riverito da una badante, accarezzando il suo gatto preferito e ammirando il tramonto prima della sera da una finestra sul cortile…

E Brandon Lee, invece? Se non fosse schiattato per colpa di quel colpo di pallottola maledetto sul set de Il corvo?

Il prossimo 31 Marzo avrebbe compiuto la bellezza di 54 anni.

Probabilmente, dopo il successo del cult movie di Alex Proyas, anche lui si sarebbe fatto incantare dai soldi facili e avrebbe girato schifezze. Figlie dei rocamboleschi, spesso stupidi e superficiali anni novanta.

Forse, al posto di Nicolas Cage, in Con Air, avremmo avuto lui. Che poi, a dircela tutta, manco è brutto questo filmetto di Simon West. Un action adrenalinico rozzo e stronzo. Tipico, appunto, dei nineties.

Con un cast da paura.

Chissà. Avrebbe recitato nella parte del fratello di Johnny Depp in una pellicola di Tim Burton. Sì, una certa somiglianza fra i due c’era. E, a meno che il signor Brandon, parimenti appunto a Brando, non fosse ingrassato a dismisura, oggi sarebbe la fotocopia di Depp e viceversa.

E gli agenti di casting avrebbero avuto solo l’’imbarazzo della scelta. Chi scegliamo? Ah, ma sono identici. Be’ prendi Brandon. Johnny ha già firmato per un altro film e dunque è occupato.

Parlando invece d’icone e miti musicali. Ecco, se Jim Morrison non fosse crepato di overdose? Alcuni dicono soltanto per colpa di un attacco di cuore. Altri hanno formulato altre strambe, non del tutto attendibili ipotesi.

Sì, Jim Morrison, se non avesse più cantato, non avrebbe avuto molte scelte.

La prima, quella più conveniente quanto lasciva, sarebbe stata quella di godersi a vita, appunto, i soldi delle vendite, facendo bagordi da mattina a sera a Parigi, ove si era trasferito. Per una vita maudit bohémien a Montmartre. Semmai comprando i dischi, tanto per simpatia, dei Queen.

E oggi, ancora vivo, un po’ rincoglionito avrebbe applaudito l’Oscar a Rami Malek per Bohemian Rhapsody. E, appollaiato sul divano, col panzone, avrebbe urlato… vai, sei forte, ragazzo!

Oppure Jim, insoddisfatto da un’esistenza ricca ma pigra, troppo piena di agi, si sarebbe dato al volontariato.

Andando nelle stanze dei nosocomi dei malati terminali, alleviando le loro sofferenza con la sua musicoterapia miracolosa.

– Ehi Jim. Sto morendo. Mi ricanti qui, senza che nessuno ci veda, Light My Fire?

– Va bene. Certamente. Aspe’. Dammi un attimo soltanto. Voglio controllare e appurare che non ci siano infermieri nel corridoio. Semmai, poi qualcuno di loro entra di soppiatto e rovina tutta la magia.

Oh, ecco. No, non c’è nessuno.

– Jim, me la canteresti anche ballando da Re Lucertola? Dai, fammi tutte le mosse. Ah ah.

– Ok. Sì, certo.

– Idolo!

 

E poi il malato sarebbe morto dolcemente cullato, nei suoi ultimi, fatali sospiri, con l’onda melodiosa di un sogno d’amore irraggiungibile e stupendo.

Quindi, detto ciò, io mi chiedo. E se il sottoscritto, invece, quando vari malesseri irrefrenabili mi colsero e davanti a me si aprì nuovamente la vita in tutta la sua bella ma anche crudele, ingorda magnificenza, in quegli attimi così scriteriati e folli, si fosse scelleratamente suicidato? Buttandosi dal quarto piano del mio palazzo? Cazzo, no, e se invece che morire… fossi finito offeso? Sulla sedia a rotelle? Pure peggio.

No, nessuno mi avrebbe fermato… E sarei ora altrove.

Invece, sono solo un intellettuale un po’ scassato, a volte insopportabile, lagnoso e al contempo burlone, anche troppo. Un antipatico giocherellone, insomma, che pedantemente, ripetitivamente vorrebbe far capire a ognuno di noi che fra 5 secondi potremmo tutti morire.

E perciò non val la pena farsi la guerra a vicenda. E dovremmo, dovreste una volta per tutte lasciar da parte le invidie, i giochetti, gli scherzetti cretini.

Basta un attimo e si scatena una tragedia.

Basta un attimo ed è la solita cantilena.

Basta un attimo e tanto niente cambia.

Come diceva Gesù Cristo, chi ha orecchie per intendere, intenda.

Chi ha orecchie e non vuol sentir ragioni, continuasse a ragionare da ottuso.

Ma poi, un giorno, se dovesse sentire e vedere con chiarezza la vita, non dica che è solo invecchiato e, come tutti i vecchi, è stanco di stare a sentire cazzate. E sciocchezze! Lui le chiamerebbe così. Scemenze! Bambinate!

Tanto era stanco pure a vent’anni. Lui faceva le cazzate, gli altri abboccavano e ora lui rinnega tutto, fingendo che lui sapeva come vivere e ha vissuto sempre da uomo retto e saggio. No, era solamente un ignorantone sputa-sentenze. Un grande stronzo. E, una volta vecchio, è diventato uno stronzo patentato, sì, con tanto di contributi pensionistici… Borioso adesso che ha 70 anni, idiota quando ne aveva cinquanta di meno.

Oh, io dispenso perle ai porci, stronzetti.

E, se davvero pensate che scrivere e guardare film sia qualcosa per falliti e senza palle, ritorniamo al discorso di prima.

Non vi possono essere in questo mondo altre vie e altre vite. A meno che non siate così meschini e stupidi da credere che la vita sia avere un lavoro da quattro soldi, aspettare il sabato sera e continuare a vomitare, giorno e notte, i vostri patetici lamenti retorici e, questi sì, vigliacchi e ipocriti.

Parola di un uomo che non ha niente da chiedere al mondo. Se non un altro bel film.

 

di Stefano Falotico

Credo, in fin dei conti, di essere davvero il peggior attore della storia, tranne quando recito davvero


25 Nov

Johnny+Depp+Fantastic+Beasts+Crimes+Grindelwald+rWmH2TtY5pJl

Sì, nella vita di tutti i giorni, sono l’attore peggiore che si sia mai visto nella storia.

A volte, anzi spesso, le circostanze esistenziali ci obbligano a recitare una parte. A fingere spudoratamente. Perché, se dicessimo la verità, chi ci vuole bene entrerebbe in apprensione e io non voglio allarmare nessuno. Dunque, mento e mento ancora mentre la mia mente sta vivendo, può essere, degli stati di demenza o soltanto, probabilmente, di profonda acquiescenza. E il mio sguardo si perde nel vuoto più abissale e insondabile anche se davanti a me compare una figa colossale.

Sì, in certi momenti, voglio starmene per i cazzi miei. E oscuro dalla mia vista perfino le cose e le cosce piacevoli. Sterilizzando le mie iridi a espressione acquosa di un apparente io deficiente e armonioso. Invero, nelle intimità inaudite della mia anima sgualcita, ribollono pensieri cupissimi. Quasi suicidari. Pensieri di uno che pare abbia avuto una vita secolare e invece è ancora uno scolaro.

Sì, io ho molto d’apprendere. Non si finisce mai d’imparare anche quando credi di aver capito tutto e non sai prepararti neanche un panino. Ah sì, miei panini, farcitevi da soli, non ho tempo da sprecare nell’affettare il prosciutto, oggi voglio essere affettato e non posso perder attimi preziosi ché desidero affrettarmi per mangiar una buona patatina. Succosa, con tanto di salsa, ah, senti come si sgranocchia questa gnocca fra i miei denti e, sulla sua lingua abbrustolente, ausculta nel cuor succhiato le profumate sue papille gustative, poi si posa con letizia tutta la sporcizia… sì, un rimestamento schifosissimo di salivazioni puzzolentissime, nonostante il dentifricio, questa sua bocca carnosa quasi quasi mi rende un vegetariano e non voglio più mescere la purezza del mio alito nella gola del suo fetido smalto.

Che cazzo significa? Significa.

A parte la tal parentesi agra, agreste, silvestre e di orgasmi poco celesti, sì, sono un attore pessimo.

Un libro aperto. Posso simulare uno sguardo da monaco tibetano ma si vede lontano un miglio che la mia anima è funestata da preoccupazioni trivellanti ogni mia budella spappolata.

Oppure, rido fintamente euforico quando invero, amici, mi sento talmente triste che potrebbero usarmi a Viareggio come carro allegorico, sì, una maschera carnascialesca da uomo la cui parola preferita è malinconia. Con tanto di occhio pittato e la gocciolina nera simil Il corvo.

Un uomo zombi imbattibile, una sfinge lacrimosa eppur ingenuamente cremosa. Le donne mi guardano, s’inteneriscono e, mosse a compassione, desiderano che sia loro passionale, ché mi strugga nelle lor roventi coscione dopo tanta smodata, dolorosa alienazione e, nelle lor gambe ruggenti, mi devasti per orgasmi distruttivi e vulcanici in unte e congiuntesi esistenze prosciugate da sfinimenti resilienti a ogni dapprima piacere rinnegato, esistenze amareggiate che, in un frangente di cazzuta solidità, si compenetrino d’infiammata vacuità empatica, ma io mi sciolgo solo nel leccare un altro ghiacciolo. Quando delicatamente suggo ogni colorante di tanto gelo refrigerato e poi nella mia pancia riscaldato.

Sì, molte donne mi cercano, tumefatte dal mio viso angelicamente diabolico ma me ne sbatto Le riempio di complimenti per dar loro cinque minuti d’illusoria, masturbatoria felicità, eppur sostanzialmente me ne fotto.

E, sopra il ramo di un albero, con la gamba accavallata, suono la chitarra mentre un uccello, lindo e puro, sorvola le mie ansie e mi caga in testa.

Sì, anche in questo caso faccio buon viso a cattiva sorte.

Dicono che le cagate portino fortuna e, se mi avete letto fin qui, questa è una cagata che spacca il culo.

Fidatevi.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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