Pier Paolo Pasolini non si discute. Però, fra molti suoi film e libri eccezionali, fra molte sue parole straordinarie, a ben vedere e leggere, vi ravviso anche molta frustrazione.
Basterebbe questa sua storica frase a dimostrazione del mio Teorema:
Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.
(Pier Paolo Pasolini)
Ecco, a Pasolini che fregava della felicità degli altri? Talvolta, era invidioso come Michael Wincott de Il corvo? Secondo me, sì.
Detto questo, in Italia abbondano i luoghi affollati a Ferragosto? Anche. Soprattutto, abbondano i luoghi comuni…
Vi faccio un esempio. Se un uomo ha una vita non diversa, sessualmente parlando, bensì solamente diversa dalla massa, la massa gli vuole far credere di essere, in ogni senso, un diverso. Poiché imperano, ahinoi, ancora le discriminazioni omofobiche e razzistiche.
Di mio, solo perché non mi sveglio la mattina e svolgo un lavoro mediocre, ricevo offese bulliste delle più vergognose e deplorevoli.
Non sono omosessuale ma la gente ignorante si dimostra più burina del Pelosi e ti dice che devi avere più pelo sullo stomaco. Scusate, se sono abbastanza glabro, devo diventare uno scimmione?
Non capisco.
Fatto sta che ci tengo alla mia “diversità”. In un mondo cinico, sono romantico come tutti i “grandi pagliacci”. Sono “stupido” come loro, eterno adolescente come loro, sono quello che sono e vi dirò di più, spesso non prendo sonno.
Semplicemente perché soffro d’insonnia? No, perché è finito ferragosto ma non si riesce a dormire.
Dei tamarri, sotto casa mia, all’una di notte fanno casino. Ah ah.
Amo Joker, Eric Draven, Cheyenne di This Must Be the Place e Robin Williams de La leggenda del re pescatore.
di Stefano Falotico