Posts Tagged ‘Il commissario Lo Gatto’

Blonde? Preferisco Enrichetta Blondel


27 Sep

Perdonate la mia onestà (im)morale, appena la gente vuole imborghesirmi, cambio le regole del loro gioco come Aristotele(s). Cioè Aristotele Socrate Omero Onassis, anagraficamente Aristotle o il nero presente anche ne Il nome della rosa, alias Urs Althaus?

Ben Affleck ha compiuto 50 an(n)i.

Cmq, Elena Sofia Barucchieri, alias Elena Sofia Ricci, recitò con Andrea Roncato in Ne parliamo lunedì, mostrò il suo lato b in perizoma nel film Commedia sexy, e fu in Ex con l’eccitante, no, citata Nancy Brilli.

E non confondete Fabris con Giovanni Floris, cari Compagni di scuola. Zidane, detto ZIZOU, non come dico io, ovvero Zidou. Uh uh.242682500_10219797032819139_2364390807559847836_n

Avete comprato i pelati?

 

di Stefano Falotico

IL COMMISSARIO Falò – Sarà un libro e poi un film à la DARIO ARGENTO, da Hercule Poirot/Pierrot


23 Feb
Kenneth Branagh as Hercule Poirot in 20th Century Studios' DEATH ON THE NILE. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Kenneth Branagh as Hercule Poirot in 20th Century Studios’ DEATH ON THE NILE. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Sì, un libro che trasformerò in sceneggiatura cinematografica, a sorrata, no, basato su un character da me incarnato, ispirato a Charlot, associato spesso alla famosa maschera, non so se pirandelliana, di nome Pierrot. Una sorta di Hercule Poirot da Agatha Christie che indagherà nel torbido con savoirfaire da Elliott Gould de Il lungo addio. Un libro-film pregno di elementi sia oniriche ironici, un film à la Falotico. Con suggestioni alla Dario Argento, una pellicola casareccia e artigianale nel senso migliore del termine, simile a Blood Work del maestro Clint Eastwood. La storia di un uomo apparentemente inutile e insulso, insignificante e a prima vista debosciato-disgraziato, per nulla cieco, che vede chiarissimo in un mondo di morti di fame e anche di quella cosa che inizia con F e finisce con A. Da girare fra trattorie malfamate ricolme di gente disperata, semmai pure disoccupata e dalla magra vita angariata. Tra donne più racchie di tua madre che pensano di essere Ava Gardner e credono di essere, delirando da TSO immediato, delle inarrivabili FEMME FATALE come Rebecca Romijn, ex Stamos (a proposito, se non sta più con Stamos e neanche con un altro, di certo non sta con te, beviti un tè e, per digerire, poi un caffè, eh eh). Presto sulle maggiori catene librarie online e sui migliori schermi del Cinema mondiale. Ah ah. Un libro-film fumettistico, cupo e lugubre, mortifero e tetro eppur anche intriso di segmenti goliardici, spiritosi che varranno, come si suol dire, tutto il prezzo del biglietto. Un libro-film stracolmo di paradossali colmi e di freddure più godibili delle patate croccanti e bollenti. Esempio di un dialogo che sarà poi presente nel libro-film a venire: – Lei mi crede pazzo, nevvero? – Onestamente, sì. Non posso mentirle. Lei mi sembra pazzo, senza dubbio lo è. Non se la prenda ma non mi dà buona impressione. – No, non mi arrabbio, si figuri. Ci mancherebbe, è la storia della mia vita. Un tempo, la gente mi prendeva per pazzo, dicendomi che da mattina a sera facevo un caz… o, adesso invece pensa che io sia più pazzo di quello che si poteva supporre in quanto scrivo libri che queste persone non scriveranno mai. Come la vede? Anzi, posso darle del tu? Come la vedi? – Ripeto, cerco sempre di essere sincero e non voglio mentirle. La vedo malissimo. Anzi, scusami, ti vedo molto male, figlio mio. – Non avevo dubbi. Mi tolga una curiosità se posso chiedergliela? Lei, nella vita, che fa? – Guadagno centomila Euro al mese, postandomi seminudo su Instagram. Ottengo migliaia di visualizzazioni. – Mi pare un buon lavoro. Lei non è mica un cogli… ne qualsiasi. Lo si capisce, guardandola in faccia. Lei è di un altro livello. – Ovviamente. Io sono un grande uomo. – Sì, lei è uguale e identico a Charles Chaplin, conosciuto anche come Charlie. – Scusi, chi è?

di Stefano Falotico

 

Ode a CLINT EASTWOOD, waiting for CRY MACHO, il prossimo 31 Maggio compirà 91 anni… al mio mulo non piace la gente che ride…


20 Feb

clint eastwood

eastwood eastwood pugno di dollari debito di sangue eastwood daniels

Sono in trepidazione, sono in attesa di qualcosa di febbricitante. Non credo di avere il Covid, forse sono asintomatico. Forse, sono soltanto psicosomatico. Di certo non sono un somaro.

Adoro The Mule. Non ho mai capito come si st(i)a al mondo. Neanche al monte. D’altronde, odio sia il mare che la montagna, anche i saggi che vorrebbero darti lezioni di vita. Vivono sul K2? È più alto l’Everest.

Chi stava sull’Everest? Gianni Agnelli? Oppure Anita Ekberg stava sopra di lui quando Gianni non faceva l’avvocato, neppure il direttore della Fiat? E che faceva, Gianni? La dolce vita?

Invece, Gianna di Rino Gaetano?

Siamo di nuovo in zona arancione. Mentre è morto Mauro Bellugi, famoso terzino dell’Inter dei glory days, uomo fallico, no, falloso come pochi. A Bologna sono rossoblù?

Bellugi che, negli ultimi anni, ammirò da vicino vallette scosciate e bone come Monica Bellucci nelle trasmissioni calcistiche ove codeste sgambettarono sugli sgabelli, esibendo minigonne mozzafiato da Alba Parietti dei tempi d’oro, cioè di Galagoal. Appena la vedevo, da puberale, sapevo già che lei stava ancora con Franco Oppini ma non poco velatamente amava, aspettando tutte le albe solari, il “centravanti di sfondamento” Speroni de L’allenatore nel pallone col grande Banfi Lino? No, a letto tifava calorosamente per Gianluca Vialli, “punta di diamante” non come Oscar Damiani né come Pascutti. Bomber della Sampdoria e della Nazionale italiana, anche del numero nove “mondiale”. Sì, Alba era amante d’un sampdoriano. Ora, se togliamo in quest’ultima parola, ovvero sampdoriano, le prime otto lettere, che cosa otteniamo? Bravi… Stava con Gianluca Vialli. E perché stava sullo sgabello come una dei viali?

Mah.

L’amante di Speroni, nel film succitato con Banfi, fu incarnata da Licinia Lentini. Lentini, quello del Torino? Licinia, donna molto bella, sexy quasi quanto Belli Cecilia, ex di Cassano, non lo psichiatra. Che alleviava ogni male oscuro e Saudade, cioè melanconia da Aristoteles, imboccando ogni uomo di Bari vecchia, sì, pugliese come Zagaria Pasquale, alias Lino, grazie al movimento basculante-pelvico del suo esagerato fondoschiena con tanto di bacino…

Licinia Lentini, la signora Bellugi del capolavoro di Dino Risi. Il sorpasso? No, Il commissario Lo gatto. Una gattona, miei cani che amate fare all’amore anche in posizioni (d)a gattoni. Siete proprio dei volponi. Torniamo a Mario. Chi, il bagnino? No, Mauro Bellugi. Quando l’Inter decadde, Mauro incitò la sua squadra a tirare fuori le palle.

Bellugi Mauro, difensore bravissimo, mastino insuperabile, tombeur de femmes paragonabile a Clint Eastwood. Un uomo con un naso da Bonimba, Roberto Boninsegna, il Mauro. Mentre il vostro nasino cresce. Non solo quello dinanzi a Anna Levine de Gli spietati. Soprattutto Anna dei miracoli? No, dei film, e non solo, venuti… dopo. Sperando nel frattempo che il 25 Aprile, giorno della Liberazione o compleanno di Al Pacino, saremo per l’appunto liberi da ogni dittatura sanitaria figlia del nuovo fascismo castrante, guardiamo un po’ più da vicino il signor Eastwood. Il quale, dopo una serie interminabile di fotoromanzi, dopo essersi mostrato in filetti, no, in filmetti da bel manzo, ottenne un ruolo di carne di prima scelta. No, fu scelto da Sergio Leone per… Per cosa? Per un pugno di dollari. Un attore e regista divino, mica un cane, appunto. Miei bambini.

– Prepara tre casse.

– … Forse non hai capito che non ci piace vedere bambocci in giro. Dov’è il tuo mulo? Te lo sei lasciato scappare?

– Ah sì, proprio di questo ero venuto a parlare. C’è rimasto male.

– Chi?

– Il mio mulo… se l’è presa per quei quattro colpi che gli avete sparato fra le zampe. E adesso non sente ragioni.

– Ehi, ci stai prendendo in giro?

– Uhm, no. Io ho capito subito che volevate scherzare ma lui, invece, si è offeso e ora pretende le vostre scuse.

– Ah ah ah. Ah ah ah.

– Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride. Ha subito l’impressione che si rida di lui…

Volevo dire quattro casse.

Il genio di Leone, degli sceneggiatori, la classe di Clint. Cazzo. E dire che, oggigiorno, dobbiamo sorbirci le minchiate di Christopher Nolan. Un asino, il Nolan. Ma a lavare la testa all’asino si perdono acqua e sapone. Vecchio detto meridionale delle parti dei miei genitori. Gente rustica, sapete. Gente non “educata” alla catto-borghesia filistea.

Ecco, io amo, ho detto amo, quando dico amo significa che amo Sergio Leone. Un tempo, pensavo che C’era una volta in America fosse un capolavoro esagerato. Invece, me ne rincresce. Non lo è affatto. No, non perché sia misogino. Così almeno sostiene Paolo Mereghetti, a torto. Può essere accusato di misoginia un film ove i protagonisti sono dei gangster, cioè dei “maschioni” cazzuti bravi solo a usare il grilletto…? Sì, ebbe ragione Tarantino a definire grande la prova di De Niro. Capace, in un solo tintinnare il capo e aggrottare morbidamente la fronte, di esprimere velocissimamente tutte le contraddizioni di un uomo da Cantico dei Cantici che amò così tanto Deborah da violentarla… che uomo! Ah ah.

C’era una volta in America, nel primo tempo, non se po’ vedde’. Onestamente, sembra una fiction con Sabrina Ferilli.  Sì, roba del tipo… Baciamo le mani – Palermo New York 1958 di Eros Puglielli! Oppure merda per casalinghe frust(r)ate del (sotto)genere melodramma famigliare semi-napoletano incrociato al burino all’amatriciana come L’amore strappato e La donna del vento firmati dall’inseparabile coppia-premiata ditta Ricky Tognazzi e Simona Izzo. A dirla tutta, non m’è mai piaciuta la Ferilli. Le preferisco ancora un piatto di fusilli. Non ho mai amato neanche Ugo Tognazzi. Il fratello di Rocky, no, Ricky, figlio di Ugo Fantozzi, no, Tognazzi, Gianmarco… non lo prendiamo neppure in considerazione. L’unica volta che ho sopportato Gianmarco è avvenuta quando è stato intervistato da Tiziana Panella. Sì, speravo che l’intervista non finisse mai. Tiziana, durante quella puntata di Tagadà, batté di burro, no, di brutto Alba Parietti. Comunque, Clint Eastwood non sarebbe mai andato con donne così. Sì, è sempre stato un bell’uomo, il Clint. Un marcantonio, un tipo sensualmente immarcabile. Un genio, a mio avviso. Capace di passare da film come Un mondo perfetto a un film romanticissimo, nel senso più sentimentale del termine, non che gli altri suoi non lo siano, come I ponti di Madison County. Ecco, se volete sapere che cosa sia l’amore, lasciate perdere le canzoni di Emma Marrone e di Alessandra Amoroso. Secondo me, dovreste lasciare anche le vostre “morose”. Sono delle donne di bassa sega, no, lega come la Ferilli. Sì, delle urlatrici. Vi tradiranno come Deborah/Jennifer Connelly/Elizabeth McGovern.

Se volete commuovervi dinanzi al grande Cinema, fatto con semplicità, con sentimenti veri, riguardate Million Dollar Baby. Se volete sapere come si menta dinanzi alle tragedie, rivedete lo sguardo finale di Sean Penn di Mystic River. Se volete sapere che cosa significhi avere i coglioni, amate Gran Torino. Se volete sapere come si ami una donna che sta morendo, riascoltate cosa dice Clint a Dianne Wiest in The Mule. Clint è un grande, sa scherzare e sdrammatizzare, è capace di girare immani drammi e film enormemente simpatici, è stato capace di farci piangere, di averci raccontato storie bellissime, è stato capace di essere il mio regista preferito in assoluto. Ed è l’unico uomo che indossò il poncho da giovane e a circa 91 anni senza cadere nel ridicolo. Perché Clint è retorico in modo sobrio, mai disturbante, sempre calibrato da 44 Magnum dell’ispettore Callaghan. Clint non è un reazionario, è semplicemente l’unico capace, assieme a Kevin Costner e a Michael Mann, di girare western magnifici. Non spargete comunque la voce in giro. Ne andrebbe della mia reputazione da “duro”. Io sono fan di Colin Farrell e di Miami Vice.

– Che cosa, Stefano? Ti piace Colin Farrell? Sei frocio?

– A te non piace Colin Farrell? – replico io a Gong Li.

 

Su questa freddura alla Clint, vi lascio. Anzi no. Sì, ho molti nemici. Sono indubbiamente molto cattivi e forti. Vediamo un po’, però. Guido la macchina meglio di Al Pacino di Heat, adoro i Linkin Park, sono come Will Smith di Alì, sono Daniel Day-Lewis de L’ultimo dei Mohicani, sono “solo come un cane”, freddo e spietato come Neil McCauley/De Niro, sono William Petersen di Manhunter. Insomma, a ogni Indio di Per qualche dollaro in più, appaio un povero “rincoglionito” come Lee Van Cleef. È facilissimo ammazzarmi… In effetti, ho il “cervello piccolo”, dovete sapere che ho 41 anni e la gente della mia età dice che sembro un bambino di 13 anni. Per forza, a forza di vedere solo film e non capirvi un cazzo, al massimo, come dice Pino Farinotti a proposito di C’era una volta il West, sono ragionieri in vena, in cerca di poesia.  Devo dirvi la verità, sono “distrutto”. Il mio miglior amico è Jeff Daniels di Debito di sangue. Insomma, per lui prevedo molte, molte patate? Ho detto patate?  Scusate, ho sbagliato. No, non lo ammazzerò. Sapete perché? Sembra il terrorista di 15:17 – Attacco al treno. Fa pena. Certo, anche questo film, da tutti sottovalutato, è un capolavoro. Nel treno c’erano un sacco di “grandi uomini”. Solo uno ha fatto una cosa del genere. Come dice il detto, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. The 15:17 to Paris è come The Millionaire di Danny Boyle. Il presentatore gli aveva suggerito in bagno la risposta giusta. Tutti avrebbero scelto quella risposta. Sì, non ho mai dato retta a nessuno. Ho fatto le scelte sbagliate, ovviamente, che dite? Scusate, sulla Rai stasera danno il “programma culturale” COVID-19 – come far credere al mondo una stronzata del genere.

– Stefano, non scherzare. Il Covid esiste.

– Certo, non per me.

– E chi sei, tu? Tu sei immune dal Covid?

– Fino a prova contraria io non ce l’ho.

– Non fare lo scemo.

– Te l’ho detto, non è colpa mia se gli altri sono geneticamente inferiori.

 

Be’, Clint è anche cinico. In Unforgiven, Gene Hackman gli disse che fu un vigliacco a sparare a un uomo disarmato.

– Avrebbe dovuto armarsi.

 

BRAVO

di Stefano Falotico

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

allenatore nel pallone lentini

il commissario lo gatto lino banfi licinia lentini

penn mystic riverattacco al treno eastwood

Spin doctor, psichiatra forense, critico cinematografico, scrittore estremamente valente, poeta aulico di natura stupefacente, il commissario Falò indaga sulla gente che non vale niente


23 Mar

primal fear

Sì, in tale periodo di quarantena, il condomino del settimo piano del mio palazzo, il signor Caggese, riguarda tutte le repliche registrate de Il commissario Montalbano.

Sua moglie fu la mia insegnante di matematica alle scuole medie. Ha un nome desueto, molto particolare. Che mi crediate o no, si chiama Delfina.

Mentre, uno dei miei guilty pleasure preferiti di sempre rimane Il commissario Lo Gatto col grande Lino Banfi.

Pura storia di detection nostrana con la bellissima Isabella Russinova, una sorta di Black Dahlia della riviera, no, dell’isola di Favignana. Ove tale donna misteriosa scomparve ma alla fine riapparve. Anche riapparse!

Lino prese così due piccioni con una fava e Isabella fu salva. Anche se, svestita così, fece venire caldo come se fossimo stati in una sauna. Anche in una savana, miei uomini da zoo.

Un Lino al massimo storico in una parte spassosa, nel suo stile, eppur anche drammatica. Diretto dal compianto Dino Risi.

Semi-capolavoro della commedia all’italiana mista al mystery thriller fatto in casa con Maurizio Ferrini nel ruolo dell’agente Gino Gridelli e uno strepitoso, sciancato, zoppo Maurizio Nicheli as l’inviato giornalista Vito Ragusa.

Film pieno di scene d’antologia fra bagnini burini più sexy di quelli di Baywatch, forse dell’altra sponda…, ragazzine minorenne un po’ troppo birichine e monelle, cameriere di nome Addolorata che portano a letto la cena con tanto di colazione dopo una zuccherata eiac… ne, la signora Bellugi/Licinia Lentini nei panni dell’annoiata tennista in vacanza. Licinia, specializzata nel gioco delle palle così come lo fu col centravanti di sfondamento Speroni in un altro (s)cult con Banfi, ovvero L’allenatore nel pallone.

Speroni fu interpretato da uno col mio stesso nome, cioè Davanzati Stefano. Forse un uomo procuratore non so di cosa come il mitico Andrea Roncato/Bergonzoni.

Roncato, nato a Bologna come il suo concittadino omonimo, Alessandro Bergonzoni. Interprete, Andrea, di Margheritoni nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Sempre con la bella Isabella.

Della serie tv L’ispettore Coliandro e anche del film Ho ammazzato Berlusconi. Io, invece, potrei essere Il signor diavolo? Sì, quando la gente (s)parla a sproposito e il pettegolezzo è lo sport preferito delle persone senza talento, scende in campo un campione. Il quale ancora si piglia spesso ammonizioni ma mai più espulsioni. Per invidia, gli danno del coglione e del bambagione, in verità vi dico che è solo un bravo guaglione.

Recensisce film con sobrietà e raffinato gusto delicato, indossando un caldo maglione ben accollato, a volte gli viene ancora il magone ma certamente ha due bei “marroni”. Pensaste che fosse fregato e un disgraziato e invece non è per nulla inchiappettato. Egli svela tutte Le verità nascoste grazie al suo carisma da Harrison Ford. È un po’ selvaggio quando eccede e non accetta di essere ipocritamente addomesticato ma rimane un colto Indiana Jones ancora imbattuto. Archeologo del suo passato oscuro, riemerse come Atlantide poiché è nomen omen, Joker Marino. Egli disserta sui film con classe innata, sa sdoppiarsi come Ed Norton, è carismatico e pieno di charme come Richard Gere, è più bestiale di Andy Garcia di The Unsaid.

No, di quello di The Untouchables.

 

Finale col botto! Senza bottane ma da American Gigolo, ah ah

Sì, per molto tempo, pensai di essere mezzo matto come Norton di Schegge di paura.

Vissi inquietudini degne di Taxi Driver. Insomma, da Paul Schrader.

Col tempo, capii di non essere né Bob De Niro né Michael Keaton di Birdman.

Sì, sono Norton dell’appena citatovi film con Keaton.

Tranquillamente, sto a fumare su una terrazza e vengo provocato da un’Emma Stone di turno.

A Emma, preferisco la Sharon Stone dei tempi d’oro.

Comunque, se continua a provocare, ci può stare lo stesso.

Vi lascio ora con un cult e con la battuta geniale di Viola Davis: è così bello, fa pensieri sconci…

Di mio, possiamo dire che, essendo ancora più battutista, se lei dice… non bisogna proprio lasciarselo scappare, io direi che non bisogna lasciarselo scopare.

Altrimenti, Birdman non torna più. Eh sì, sta con un’altra e quella se lo piglia in quel posto.

Al che, un mio amico risponde:

– Ma non scherzare. Non ci posso credere.

– Per forza, mi desti del pazzo ma non sono né matto né frocio. Però mi sa che l’hai preso in culo.

Che fai? Chiami Frances McDormand di Schegge di paura?

Bene, tanto per colpa di suo marito, il fratello Coen… se prima Frances fu brutta, a forza di stare con un intellettuale che ascolta solo Bob Dylan, avrà pure vinto due Oscar ma che cazzo se ne fa?

Ah ah.

Al che interviene un cinefilo tutto d’un pezzo:

– Ma come ti permetti? La McDormand è una grande attrice.

– Per forza, non poteva fare altro. Con quella faccia…

 

Ah ah.

Super fine! In ogni senso.

– Ma non ti vergogni? Ce l’hai un po’ di dignità?! – urla una frigida.

 

Continua…

– Dove hai messo le palle? Fammele vedere!

 

Ho detto tutto… io smaschero tutti.

di Stefano Falotico

Insomma, come lo mettiamo? No, la mettiamo…? Ah ah.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)