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I registi dementi che non voglio più vedere: Vincent Gallo, Lars von Trier, persino Spielberg, Luciano Ligabue e affini bovari
Sì, partiamo con Vincent. Attore che non mi sento di discutere.
E vi racconto questa. Poco prima dell’anteprima veneziana dello sciapito remake di Werner Herzog de Il cattivo tenente di Abel Ferrara, ordinai un toast a una baracchina di hot–dog. Al che, mentre lo stavo sgranocchiando, a un metro da me, ci credereste? Stava tutto in camuffa, con tanto di barbona e look trasandato per non farsi riconoscere, quel bell’uomo del Gallo. Proprio un Gallone a sessanta centimetri da me. Nessuno, combinato e acconciato com’era, l’aveva riconosciuto. Mentre io, ovviamente, sì. E cominciai a guardarlo di sottecchi. Come diceva Totò a Peppino, ne La banda degli onesti, guardi quello là, quel tipo, guardi ma non guardi. Insomma, guardi ma non faccia vedere che guarda.
Ma Vincent si accorse che lo stavo guardando in maniera trafelata e cominciò parimenti a fissarmi. Poi, ridacchiando sotto i baffi, mi annuì in silenzio, come per dirmi…
– Sì, sono io.
Dunque, si eclissò in sala, assieme a una bagascia di quart’ordine, forse raccattata al molo del Canal Glande, no, Grande.
Credo, se non sbaglio, che l’anno dopo avrebbe vinto la Coppa Volpi per la sua prova in Essential Killing.
E, fra l’altro, sapete che fine abbia fatto? Sono quattro cinque anni che non gira più un cazzo.
Ma sì, oramai ha dato. Vincent ora starà in qualche tugurio con qualche zoccola che gli lecca le sue palle da bowling da Buffalo ‘66. Qualche Christina Ricci che glielo arriccia e glielo rizza.
Ecco, questa sua regia è buona, molto bona.
Ma mi soffermerei piuttosto su The Brown Bunny. Film ove il nostro Gallo non ha lesinato in pornografiche vanità, facendosi succhiare tutto il caldo ciddone (leggasi uccellone) dalla Sevigny, un ottimo figone. Va dentro, no scusate, va detto.
Devo ammettere che l’uccello di Vincent è da competizione ma devo altrettanto essergli onesto. Il mio è molto più grosso (e qualcuna lo sa, può tangibilmente testimoniare e, da allora, è ricoverata in manicomio per l’irreversibile shock profilattico da crisi ninfomane molto anale, no, anafilattica) ma non mi sarei mai permesso di filmare un lungometraggio, presentato a Cannes (!), con tanto di pompino durissimo da bestione.
Non sono, come sapete, un moralista, anzi. Ma sono per la teoria di Orson Welles. Il sesso al Cinema non serve a un cazzo. Non è compito dell’arte mostrarci ogni minimo dettaglio, ingrossamento e attizzamento, indurimento, allungamento e succhiamento. Sono cazzi che non c’interessano.
Quindi, sia lui che la Sevigny andassero a fare, come dicono in Sicilia, i “suca-minchia” altrove. Questi due minchioni. Sì, anche la Sevigny lo è. Le sue gambe non si discutono ma la sua faccia sembra, alle volte, quella di un uomo.
Bannato lui e lei rimane una lecca-banane.
A proposito di altri idioti… voi dite che Lars von Trier è un genio.
Ma de che? Questo è sempre stato molto ma molto male. E, visto che sta male, ha preso a pretesto le sue psicopatologie per spacciarsi come provocatore geniale. Imbavagliatelo!
In verità vi dico che Lars provoca solo i suoi turbamenti. È un pazzo a cui non darei da girare, in Dogma, neppure il filmino della prima comunione.
Capace che poi rovini l’armonia innocente della festa con qualche sua alzata di testa.
Prendete i resti di torta che sono rimasti come avanzi e… ho detto tutto.
Spielberg se n’è uscito con la campagna anti-Netflix. Per forza, lui ha la Dreamworks e Netflix gli rompe i maroni.
Quindi, castrate anche Steven il prima possibile. Questi falsi non li vogliamo più vedere.
Su Luciano Ligabue non sarei impietoso. Dategli una piadina romagnola e ficcatelo fra i drogati della Montagnola. Famoso parco di strafatti e bolliti di Bologna.
Finirei con altri due bovari invincibili. Il primo è Russell Crowe. Che si è cimentato con la regia! Uno la cui panza aumenta a vista d’occhio, anzi, ad occhio di bue. Poiché Russell, da gladiatore della buona cucina, una vera Arena come l’omonimo pollo fritto, mangia tante uova e bistecche alla Bismarck.
E poi con Ben Affleck. Oscar regalati. Ma l’avete visto nel trailer di Triple Frontier?
E questo sarebbe un bove, no, un bono? Ma questo ha mangiato polpette a tutt’andare.
Ora, voi ci credereste che costui, nella foto immediatamente sotto, il 13 Settembre di quest’anno compirà quarant’anni?
Lo so, io sono sempre bello e giovane, voi sempre più rincoglioniti.
di Stefano Falotico
Altra provocazione: molti 20/25enni sono indubbiamente dei ritardati che guardano solo serie tv sceme
Questa è un’inconfutabile verità tremenda. E finalmente mi dà ragione anche Federico Frusciante. Su The Hateful Eight e su altre cose non siamo d’accordo. Su questo ovviamente sì.
Come si può negare questa tristissima ma oggettiva realtà?
È da anni che va avanti così. Tutto è iniziato coi nerd del cazzo. Che giocavano a sparatutto come Doom e Duke Nukem e altre sciocchezze per bimbi col ciuccio. Sognando di essere Schwarzenegger, un uomo con un quoziente intellettivo di una stampante B/N. Sì, lo accendi e poi si blocca, appena finisce l’inchiostro. Basta dargli qualche proteina, un paio di bilancieri ed ecco che continua a propinarci il suo Terminator. Ma la smettesse e andasse, piuttosto, a coccolare i nipotini, che ha cinquemila bypass coronarici e fra poco stramazzerà al suolo. E Linda Hamilton gli dirà: – Caro Schwarzy, te l’avevo detto che alla tua età era meglio se scommettevi sui cavalli. Mi dispiace, sei terminato.
Comunque è una bella lotta fra lui e Stallone. Un altro che non si vuole rassegnare al tempo che passa e va sempre dal barbiere a farsi la tintura corvina, allenandosi per Rambo 5! Ma la finisse. Che nei panni di John è sinceramente più credibile il mio vicino di casa Lucchi. Ha la panza ma è un vero duro. La figlia è stata una tossica per anni e se li girava tutti. Ma lui, il Lucchi, non l’ha mai sbattuta al SerT. Ha lasciato che la figlia diventasse completamente obesa. Tanto al Lucchi interessava solo guardare il Bologna la domenica pomeriggio. Un “grande uomo”. Sì, uno che non l’ammazza nessuno. Ah ah.
Ma torniamo alla questione iniziale, non perdiamoci in Lucchi. Sì, molti giovani si combinavano i capelli come l’ex pallavolista Andrea Lucchetta, un altro che avrei visto bene in campagna coi polli e i maialini a ballare nel calar della sera. Sì, è stato campione mondiale. Di che? Della pallavolo. Sport di bagher.
Sì, il bagher è bello se lo guardi eseguire da dietro da una donna. La donna si china, e il suo culo monumentale mostra tutto intirizzito. Prendete queste due foto della mitica super gnocca Francesca Piccinini. Ecco la vita vera! Ah ah. Se un uomo normodotato guarda questa posa e non ha un’erezione, be’, è meglio che continui a vedere Beautiful.
Questo per dire che questi giovinastri mi paiono abbastanza sul rincoglionito. Sono lentissimi, sono dei moralisti assurdi, roba che neanche la buonanima di mio nonno ch’è morto da un pezzo. Anziché amoreggiare e godersi la loro bellissima età, che fanno? Stanno in casa, con la Nutella in bocca, a vedere la trecentesima “puttanata” della serie televisiva per babbei mai visti.
Ma non roba cazzuta come The Night Of e Mindhunter, stronzate micidiali.
Del fesso sesquipedale che ama Laura la scema iper-gallina e dell’altro cornuto che invece vuole farsi Max, in un quartetto d’imbecilli che fa più paura di Jason di Venerdì 13.
A proposito, Jason fa davvero paura? Ma de che!
di Stefano Falotico
Discorsi ovvi ed elementari, perfino patetici che però, in quest’assurda confusione di massa, vanno ribaditi e custoditi preziosamente nella memoria in caso di personali derive da uomini di DAMS
Sì, lo so, sono un uomo insopportabile. Talvolta vengo assalito anche dal feroce dubbio di non essere umano e di essere invece Jeff Bridges di Starman. A me sono imputabili notevole colpe, soprattutto di essere talmente coerente da rasentare l’idiozia più brada, di aver avuto un percorso esistenziale talmente strampalato e fuori dagli schemi da essere diventato paradossalmente lo schematismo fatto persona.
Sì, molta gente ragiona per frasi fatte e luoghi comuni, e parla di massa quando si sente incompresa, blandita, umiliata od offesa. Dovremmo sfatare anche questa cattiva, erronea concezione di massa. La massa siamo noi, è il prodotto delle individualità che fanno una società e decretano spesso il pensiero comune. Pensiero comune che, a mio avviso, è assai pericoloso perché annulla le soggettività e l’eterogeneo splendore delle diversità di ciascuno di noi.
Mi trovavo a dibattere sulla dicotomia fra vita agiata uguale piattezza e vita di stenti uguale vita illuminata.
Invero, questa semplicistica ripartizione fra bianco e nero, come sapete, non si addice a me, adoratore delle sfumature, ma son stato accusato di aver fatto questa netta, lapidaria distinzione da una donna che ha mal sopportato la mia da lei presunta radicalità.
Volevo solo dire che chi vive nel lusso sfrenato è più facile che si disinteressi del sociale e impari ad avere dimestichezza soltanto coi suoi piaceri personali. Ed è dunque lapalissiano che questa tipologia di persone diventi spesso insensibile, cinica, snob o altezzosamente giudichi con troppa fretta il prossimo. Senza preoccuparsi di volervi entrare in contatto perché, a priori, ha già sentenziato che la realtà di quella persona è una realtà che, non solo non capisce, ma lo stizzisce, infastidisce, persino innervosisce e se potesse, addirittura con la forza, vorrebbe zittirla.
D’altro canto solo le persone che hanno vissuto esperienze forti di un certo tipo, si son trovate “pericolanti” in stati psico-emotivi-economici-sociali assai bizzarri e particolari, e possono parlare con cognizione di causa di ciò che hanno sulla propria pelle esperito con dolore e dunque son arrivate anche a sublimare le sofferenze attraverso l’illuminazione. Che poi io conosco solo l’illuminazione dell’ENEL.
Credo che al di là di questa luce non ve ne siano altre. Quindi, la smettesse quell’altro imbecille del Dalai Lama a parlare da illuminato. Illuminato di che? A mangiare il riso e a far finta che non darebbe, se potesse, una botta a quel popò di culo di Jennifer Lopez?
Più chiaro di così? Parlo forse arabo? Ora, voglio dire che tutti i geni hanno vissuto delle sfortune o hanno avuto vite difficili? Se non difficili certamente peculiari o, perlomeno, il loro cervello e la loro anima hanno filtrato ogni esperienza attraverso un’ottica percettiva profonda, persone animate sempre e comunque dal desiderio e dalla curiosità di volerci vedere chiaro, di addentrarsi nei meandri delle proprie oscurità.
Orson Welles aveva tutto, tranne il “difetto” di essere grasso. Ma forse, a ogni risveglio, non era felice né appagato, e allora creava come meccanismo di difesa al suo malessere.
Ma che ne sapete voi che vivete agiati se non avete neanche assaggiato la stranezza della vostra stessa agiatezza? E vi annoiate manco foste la regina d’Inghilterra!
Che voglio dire? Non lo so. Adesso, barista, versami da bere. E che sia qualcosa di unico. Altrimenti non ti pago.
Ci sarebbe molto da ridire anche di questi pseudo-“esteti-cultori” di Cinema venuti fuori da quell’altro obbrobrio che è il DAMS, quest’acronimo-paccottiglia di discipline “artistiche”. Che già disciplinare l’Arte credo sia atrocemente osceno.
Li vedi che, arrivano a 19 anni, al primo anno e l’unico film che sino ad allora hanno visto è stato Il gladiatore e altri finti capolavori di sorta, allora s’incantano come bambinelli dinanzi a Stanley Kubrick, perché fino a quel momento hanno frequentato il Classico, ove hanno imparato solo a considerarsi “superiori” sulla base del precetto assurdo, classista e fascista secondo il quale il Classico è la scuola superiore più formativa a livello umanistico, quando invero passavano i sabato sera in qualche pub a gozzovigliare e poi andando nelle multisale a sciropparsi un film strafigo con la figotta Cameron Diaz, e al primo fotogramma un po’ fuori dalla “norma” ecco che or gridano al miracolo.
Qualcuno dice loro che …E giustizia per tutti di Jewison è una grande pellicola. E loro credono a quest’idiozia, perché il loro maestro, uno più indottrinato di scemenze di loro che insegna in quella cattedra perché ha leccato il culo a qualche pezzo grosso dell’ateneo, ha detto proprio loro che è recitazione da Actor’s Studio ed è una cronaca quasi documentaristica del sistema penale americano. Bastasse questo per fare un grande film. Tutto è retorico, tronfio, prevedibile, un campionario di casi umani e legali da manualetto di Giurisprudenza dei nani, con una sceneggiatura didascalica e perfino Al Pacino è teatrale, e sappiamo benissimo noi che teatrale, quando si parla di Cinema, ha spesso una connotazione negativa, perché appartiene a quel tipo di recitazione declamatoria, caricata, innaturale e impostata.
Ma loro si laureano e ci tengono a dire a tutti che sanno cos’è un controcampo e poi scattano una foto da mettere su Instagram con gli effetti “ottici” delle orecchie delle gattine… possono pure farlo per “simpatia”, peccato che poi una scena in controcampo non sanno come si giri. E gira che ti rigira son solo dei paraculi.
Secondo voi quest’umanità di dementi può essere presa seriamente? Bambagia, pappardelle imparate a memoria, un selfie in compagnia della Nutella, una leccatina alla propria scemotta, un panino al Burger King, e vai…
Oggi sono tutti geni, non capiscono non solo gli altri ma nemmeno sé stessi, ma lanciano giudizi su tutto, dissacrano su questo e quello e poi si scandalizzano se uno dice loro che sono dei troioni.
Questo sono. Troioni di ovvietà scolastiche, di sciocchezze, di ampollose prese di posizione su ogni argomento quando non comprendono nemmeno la differenza fra Sergio Leone e Tarantino.
Parlano di equità sociali ma poi s’incazzano come belve feroci se uno se fa loro degli apprezzamenti ironici. E soprattutto, nonostante abbiano frequentato il DAMS, in cuor loro davvero credono che 2001 sia un film palloso. In fin dei conti, quella zoccola su Instagram ti manda nello spazio. Suvvia, no? Che c’è di male? Io l’ammetto che è una zoccola che tira, loro no perché le danno della zoccola che però glielo fa tirare più che a me.
Perché vogliono essere stimati per persone di cultura quando la cultura non sanno nemmeno cosa sia, gridano che Woody Allen è un genio per sentito dire e guai ad affermare il contrario altrimenti verrebbero derise ed esclusi dalle intellighenzie di questo par de palle, vogliono i soldi, vogliono questo e quello e vogliono arrivare, godersela, e poi pontificare come i rimbambiti di ottant’anni.
Una volta mi ricordo che parlai a uno…
– Sai, mi sa che andrò a vedere questo film di un certo Tarkovskij.
E lui rise di grana grossa, dicendomi:
– Ah ah ah. Ti rendi conto? Hai detto un CERTO Tarkovskij. Ah ah. Secondo te Tarkovskij è un CERTO? Ah ah ah.
– Che cazzo ridi, tonto babbeo di merda? Ora voglio chiederti per curiosità tu che cazzo di film hai visto di Tarkovskij?
– Non mi ricordo.
Ecco, non mi ricordo o non so. Questa fu la sua eterna, immutabile, fottuta risposta dinanzi alla sua arroganza. Parlava e si atteggiava da trombone ma era lui che non sapeva chi fosse Tarkovskij. Ma da qualche parte aveva letto che è un gigante. Ecco, da qualche parte, ma non ha mai appurato, non ha mai approfondito, non ha mai io credo neanche saputo guardare le stelle. Ma ride, giudica, giudica, giudica tranne sé stesso.
Sì, un CERTO. Perché ancora non lo conoscevo e quindi era un CERTO come poteva essere un qualunque passante della strada che solo se avevo voglia di conoscere potevo entrarvi in empatia.
Non fa una grinza.
di Stefano Falotico