E non voglio sentire ragioni.
Non voglio sentire, per esempio, Federico Frusciante delirare e obiettare in merito. Innanzitutto, durante la lavorazione di questa pellicola, ne disse peste e corna, inconsapevole che non fosse un cinecomic.
Ma Fede è perdonabile per via della sua natura da livornese ruspante che, appunto, non la manda a dire.
Ma è victorlaszlo88 che a raffica sta vomitando cagate a iosa.
Victor furoreggia su suoi capelli da Angelo Branduardi. Sì, se Angelo cantò Alla fiera dell’est, Victor per du’ soldi di tremila visualizzazioni in più, cazzeggia a tutto spiano, trolleggia da saputello nerd, sostenendo che l’ultimo film di Tarantino sia un capolavoro assoluto quando invece, a confronto, Un dollaro bucato con Giuliano Gemma/Montgomery Wood e I quattro dell’apocalisse di Lucio Fulci con Fabio Testi e Tomas Milian sono talmente trash da superare di guilty pleasure quest’immonda scemenza di Quentin.
A cui consiglio, onestamente, solo un piatto di fagioli da Terence Hill de Lo chiamavano Trinità. Poiché non deve più scoreggiarci certe cagate.
Sì, fu proprio Tarantino a inserire nelle retrospettive dei western all’italiana di serie b, in Sala Perla, al Festival di Venezia di molti anni or sono, queste perle scult.
Sì, prima che morisse, vidi Giuliano Gemma dal vivo vicino all’Hotel Excelsior. Leccò un gelato. Poi, senza dare nell’occhio, lanciò il cono in mare, continuando a camminare con signorilità e portamento da Clint Eastwood dei poveri.
Sua figlia Gemma è comunque una gran figa. Le scrivo spesso su Facebook ma lei non mi fuma. Notai immediatamente il suo culo liscio, notevole, gustoso e vellutato in Scarlet Diva della sua amica Daria Argento.
Ah, bell’amica. Guardate la scena “pasoliniana” da Sodoma… nel film succitato e poi ditemi se è un modo onorevole di omaggiare un’amica…
Victorlaszlo88 sostiene inoltre che Mike Moh sia identico al vero Bruce Lee. Ma che dice? Non era uguale, anzi diversissimo, perfino suo figlio Brandon.
Rispetto a Mike Moh, è più simile a Bruce Lee il nero del semaforo di via Prati di Caprara. Il quale, se non gli dai un Euro per averti lavato i vetri, si contorce in gridolini isterici, appunto, da Bruce Lee incazzato forte.
E ti spacca il cofano col solo potere del palmo della mano.
Victor afferma altresì che Margot Robbie sia la fotocopia di Sharon Tate. Ma de che?
Margot sembra appena uscita da Baywatch.
Ah, la mia figa preferita di Baywatch fu Marliece Andrada. Sono cazzi miei.
Ma non perdiamoci in donne bombastiche. Tanto Hugh Hefner di Playboy è morto e il puttanaio aumenta lo stesso a dismisura più delle nottate nella mansion di Hefner stesso, no, non Charles Manson, di James Caan. Sì, non lo sapevate? James Caan fu un conclamato puttaniere. Fra un Padrino e Rollerball, si rilassava con le bagasce rifornitegli da Hugh. Un uomo da Funny Lady.
Sì, Joker è il film più importante del mondo. La storia di uno che potremmo ribattezzare lo sputtanatore di tutti. Un genio.
Ma finiamo(la) con Tarantino.
Mr. Marra sostiene nella sua video-recensione di C’era una volta a… Hollywood che l’arte sia l’escamotage che l’uomo ha trovato per sopperire alla noia, per rendere il mondo più colorato di quanto in realtà non sia. Il mondo non è così bello come al Cinema.
E se invece ribaltassimo tutto?
Con un atto di coraggio potentissimo?
Per millenni l’uomo ha pensato che vivere in un certo modo, cioè schiavo dell’epoca in cui visse e sublimare la tetraggine e le noie nell’arte per ovviare alla sua tristezza esistenziale, perlomeno ai suoi momenti bui, per colorare la vita sua e altrui, significasse essere un artista.
E se invece l’arte moderna e contemporanea fosse oggi come oggi compiere il passo veramente evolutivo?
Cioè rendere la vita di noi tutti un’arte stessa? E, anziché migliorarci nell’arte, dunque in tal caso nella finzione, trasformare la nostra intima verità in arte mondiale?
Questo Joker lo fa.
Dice la verità. E dice con potenza immane che così non possiamo andare avanti.
Questa società è disagiata, disastrata, piena d’ingiustizie poiché l’uomo ha voluto che fosse così, mentendo per conservarne lo stato sbagliato, colmo di disparità.
Cioè, ha desiderato che il mondo fosse brutto e lo sublimassimo, per esempio, nel Cinema, lasciando la quotidianità triste alle nostre vite stesse.
Così facendo, abbiamo solamente creato più solitudine, più virtualità fallace. Ovvero il mondo è una menzogna, un inganno in quanto noi stessi ci siamo auto-ingannati, credendo che comportandoci così il nostro personale mondo sarebbe stato accettato da noi stessi.
E, in questa planetaria balla, è presto spiegato perché la gente sia depressa.
Semplicemente perché ha sublimato soltanto nell’arte la non accettazione della sua umanità.
È dunque l’umanità che deve diventare Arte maiuscola.
Mi spiego meglio.
Ora, parliamo di Arthur Fleck. Todd Phillips e lo sceneggiatore Todd Phillips non ci spiegano di quale “malattia mentale” soffra Fleck. Un po’ la stessa cosa che fecero Martin Scorsese e Paul Schrader con Travis Bickle di Taxi Driver.
Travis è schizofrenico, è un uomo affetto da disturbo borderline, è solo depresso, arrabbiato, incompreso o crede, illusoriamente, che salvare una prostituta minorenne dai papponi sarà la catarsi redentiva del suo male di vivere?
No, Travis salva Iris ma continua a essere Travis. Non è cambiato. Mentre Fleck si ribella ai soprusi. Rimanendo Joker in quanto così è nato. L’ha solo scoperto.
Morale: chi s’illude che con l’arte cambierà il mondo, si sta fregando. M’ha sempre stupito, a tal proposito, una cosa che disse Pasolini quando gli chiesero se lui si sentisse orgoglioso di essere considerato un uomo importante. Lui rispose… no.
La vanità dura un battito di ciglia, poi si ripiomba nell’oscurità e si sublima nell’arte la consapevolezza di essere diversi da una modella che ottiene due mila mi piace sulla sua nuova foto su Instagram e n’è contenta da matti/a, tirandosela.
È un’idiota.
Poiché non ha capito che in verità all’altro non frega un cazzo di lei.
E s’è fatto solo una sega.
Come l’ultimo film di Tarantino.
In parole povere. Potrei pure adorare la sciocchezza di Tarantino ma, se Tarantino domani morisse, continuerei ad amare solo la sua opera.
La vita era la sua. Non la mia.
Credo che manco a sua moglie sbatterà un cazzo. Tanto, ne troverà un altro.
Finisco con questo.
Non vi racconto balle.
Tempo fa, due psichiatri disputarono nei miei riguardi similmente a Will Hunting:
– Hai letto che cosa ha scritto questo ragazzo? Devo subito aiutarlo e inserirlo in un ambiente giusto. Per valorizzarlo. Deve laurearsi e mettere su famiglia.
– No, stai sbagliando. Si chiama manipolazione.
di Stefano Falotico