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Ode a CLINT EASTWOOD, waiting for CRY MACHO, il prossimo 31 Maggio compirà 91 anni… al mio mulo non piace la gente che ride…


20 Feb

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Sono in trepidazione, sono in attesa di qualcosa di febbricitante. Non credo di avere il Covid, forse sono asintomatico. Forse, sono soltanto psicosomatico. Di certo non sono un somaro.

Adoro The Mule. Non ho mai capito come si st(i)a al mondo. Neanche al monte. D’altronde, odio sia il mare che la montagna, anche i saggi che vorrebbero darti lezioni di vita. Vivono sul K2? È più alto l’Everest.

Chi stava sull’Everest? Gianni Agnelli? Oppure Anita Ekberg stava sopra di lui quando Gianni non faceva l’avvocato, neppure il direttore della Fiat? E che faceva, Gianni? La dolce vita?

Invece, Gianna di Rino Gaetano?

Siamo di nuovo in zona arancione. Mentre è morto Mauro Bellugi, famoso terzino dell’Inter dei glory days, uomo fallico, no, falloso come pochi. A Bologna sono rossoblù?

Bellugi che, negli ultimi anni, ammirò da vicino vallette scosciate e bone come Monica Bellucci nelle trasmissioni calcistiche ove codeste sgambettarono sugli sgabelli, esibendo minigonne mozzafiato da Alba Parietti dei tempi d’oro, cioè di Galagoal. Appena la vedevo, da puberale, sapevo già che lei stava ancora con Franco Oppini ma non poco velatamente amava, aspettando tutte le albe solari, il “centravanti di sfondamento” Speroni de L’allenatore nel pallone col grande Banfi Lino? No, a letto tifava calorosamente per Gianluca Vialli, “punta di diamante” non come Oscar Damiani né come Pascutti. Bomber della Sampdoria e della Nazionale italiana, anche del numero nove “mondiale”. Sì, Alba era amante d’un sampdoriano. Ora, se togliamo in quest’ultima parola, ovvero sampdoriano, le prime otto lettere, che cosa otteniamo? Bravi… Stava con Gianluca Vialli. E perché stava sullo sgabello come una dei viali?

Mah.

L’amante di Speroni, nel film succitato con Banfi, fu incarnata da Licinia Lentini. Lentini, quello del Torino? Licinia, donna molto bella, sexy quasi quanto Belli Cecilia, ex di Cassano, non lo psichiatra. Che alleviava ogni male oscuro e Saudade, cioè melanconia da Aristoteles, imboccando ogni uomo di Bari vecchia, sì, pugliese come Zagaria Pasquale, alias Lino, grazie al movimento basculante-pelvico del suo esagerato fondoschiena con tanto di bacino…

Licinia Lentini, la signora Bellugi del capolavoro di Dino Risi. Il sorpasso? No, Il commissario Lo gatto. Una gattona, miei cani che amate fare all’amore anche in posizioni (d)a gattoni. Siete proprio dei volponi. Torniamo a Mario. Chi, il bagnino? No, Mauro Bellugi. Quando l’Inter decadde, Mauro incitò la sua squadra a tirare fuori le palle.

Bellugi Mauro, difensore bravissimo, mastino insuperabile, tombeur de femmes paragonabile a Clint Eastwood. Un uomo con un naso da Bonimba, Roberto Boninsegna, il Mauro. Mentre il vostro nasino cresce. Non solo quello dinanzi a Anna Levine de Gli spietati. Soprattutto Anna dei miracoli? No, dei film, e non solo, venuti… dopo. Sperando nel frattempo che il 25 Aprile, giorno della Liberazione o compleanno di Al Pacino, saremo per l’appunto liberi da ogni dittatura sanitaria figlia del nuovo fascismo castrante, guardiamo un po’ più da vicino il signor Eastwood. Il quale, dopo una serie interminabile di fotoromanzi, dopo essersi mostrato in filetti, no, in filmetti da bel manzo, ottenne un ruolo di carne di prima scelta. No, fu scelto da Sergio Leone per… Per cosa? Per un pugno di dollari. Un attore e regista divino, mica un cane, appunto. Miei bambini.

– Prepara tre casse.

– … Forse non hai capito che non ci piace vedere bambocci in giro. Dov’è il tuo mulo? Te lo sei lasciato scappare?

– Ah sì, proprio di questo ero venuto a parlare. C’è rimasto male.

– Chi?

– Il mio mulo… se l’è presa per quei quattro colpi che gli avete sparato fra le zampe. E adesso non sente ragioni.

– Ehi, ci stai prendendo in giro?

– Uhm, no. Io ho capito subito che volevate scherzare ma lui, invece, si è offeso e ora pretende le vostre scuse.

– Ah ah ah. Ah ah ah.

– Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride. Ha subito l’impressione che si rida di lui…

Volevo dire quattro casse.

Il genio di Leone, degli sceneggiatori, la classe di Clint. Cazzo. E dire che, oggigiorno, dobbiamo sorbirci le minchiate di Christopher Nolan. Un asino, il Nolan. Ma a lavare la testa all’asino si perdono acqua e sapone. Vecchio detto meridionale delle parti dei miei genitori. Gente rustica, sapete. Gente non “educata” alla catto-borghesia filistea.

Ecco, io amo, ho detto amo, quando dico amo significa che amo Sergio Leone. Un tempo, pensavo che C’era una volta in America fosse un capolavoro esagerato. Invece, me ne rincresce. Non lo è affatto. No, non perché sia misogino. Così almeno sostiene Paolo Mereghetti, a torto. Può essere accusato di misoginia un film ove i protagonisti sono dei gangster, cioè dei “maschioni” cazzuti bravi solo a usare il grilletto…? Sì, ebbe ragione Tarantino a definire grande la prova di De Niro. Capace, in un solo tintinnare il capo e aggrottare morbidamente la fronte, di esprimere velocissimamente tutte le contraddizioni di un uomo da Cantico dei Cantici che amò così tanto Deborah da violentarla… che uomo! Ah ah.

C’era una volta in America, nel primo tempo, non se po’ vedde’. Onestamente, sembra una fiction con Sabrina Ferilli.  Sì, roba del tipo… Baciamo le mani – Palermo New York 1958 di Eros Puglielli! Oppure merda per casalinghe frust(r)ate del (sotto)genere melodramma famigliare semi-napoletano incrociato al burino all’amatriciana come L’amore strappato e La donna del vento firmati dall’inseparabile coppia-premiata ditta Ricky Tognazzi e Simona Izzo. A dirla tutta, non m’è mai piaciuta la Ferilli. Le preferisco ancora un piatto di fusilli. Non ho mai amato neanche Ugo Tognazzi. Il fratello di Rocky, no, Ricky, figlio di Ugo Fantozzi, no, Tognazzi, Gianmarco… non lo prendiamo neppure in considerazione. L’unica volta che ho sopportato Gianmarco è avvenuta quando è stato intervistato da Tiziana Panella. Sì, speravo che l’intervista non finisse mai. Tiziana, durante quella puntata di Tagadà, batté di burro, no, di brutto Alba Parietti. Comunque, Clint Eastwood non sarebbe mai andato con donne così. Sì, è sempre stato un bell’uomo, il Clint. Un marcantonio, un tipo sensualmente immarcabile. Un genio, a mio avviso. Capace di passare da film come Un mondo perfetto a un film romanticissimo, nel senso più sentimentale del termine, non che gli altri suoi non lo siano, come I ponti di Madison County. Ecco, se volete sapere che cosa sia l’amore, lasciate perdere le canzoni di Emma Marrone e di Alessandra Amoroso. Secondo me, dovreste lasciare anche le vostre “morose”. Sono delle donne di bassa sega, no, lega come la Ferilli. Sì, delle urlatrici. Vi tradiranno come Deborah/Jennifer Connelly/Elizabeth McGovern.

Se volete commuovervi dinanzi al grande Cinema, fatto con semplicità, con sentimenti veri, riguardate Million Dollar Baby. Se volete sapere come si menta dinanzi alle tragedie, rivedete lo sguardo finale di Sean Penn di Mystic River. Se volete sapere che cosa significhi avere i coglioni, amate Gran Torino. Se volete sapere come si ami una donna che sta morendo, riascoltate cosa dice Clint a Dianne Wiest in The Mule. Clint è un grande, sa scherzare e sdrammatizzare, è capace di girare immani drammi e film enormemente simpatici, è stato capace di farci piangere, di averci raccontato storie bellissime, è stato capace di essere il mio regista preferito in assoluto. Ed è l’unico uomo che indossò il poncho da giovane e a circa 91 anni senza cadere nel ridicolo. Perché Clint è retorico in modo sobrio, mai disturbante, sempre calibrato da 44 Magnum dell’ispettore Callaghan. Clint non è un reazionario, è semplicemente l’unico capace, assieme a Kevin Costner e a Michael Mann, di girare western magnifici. Non spargete comunque la voce in giro. Ne andrebbe della mia reputazione da “duro”. Io sono fan di Colin Farrell e di Miami Vice.

– Che cosa, Stefano? Ti piace Colin Farrell? Sei frocio?

– A te non piace Colin Farrell? – replico io a Gong Li.

 

Su questa freddura alla Clint, vi lascio. Anzi no. Sì, ho molti nemici. Sono indubbiamente molto cattivi e forti. Vediamo un po’, però. Guido la macchina meglio di Al Pacino di Heat, adoro i Linkin Park, sono come Will Smith di Alì, sono Daniel Day-Lewis de L’ultimo dei Mohicani, sono “solo come un cane”, freddo e spietato come Neil McCauley/De Niro, sono William Petersen di Manhunter. Insomma, a ogni Indio di Per qualche dollaro in più, appaio un povero “rincoglionito” come Lee Van Cleef. È facilissimo ammazzarmi… In effetti, ho il “cervello piccolo”, dovete sapere che ho 41 anni e la gente della mia età dice che sembro un bambino di 13 anni. Per forza, a forza di vedere solo film e non capirvi un cazzo, al massimo, come dice Pino Farinotti a proposito di C’era una volta il West, sono ragionieri in vena, in cerca di poesia.  Devo dirvi la verità, sono “distrutto”. Il mio miglior amico è Jeff Daniels di Debito di sangue. Insomma, per lui prevedo molte, molte patate? Ho detto patate?  Scusate, ho sbagliato. No, non lo ammazzerò. Sapete perché? Sembra il terrorista di 15:17 – Attacco al treno. Fa pena. Certo, anche questo film, da tutti sottovalutato, è un capolavoro. Nel treno c’erano un sacco di “grandi uomini”. Solo uno ha fatto una cosa del genere. Come dice il detto, quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. The 15:17 to Paris è come The Millionaire di Danny Boyle. Il presentatore gli aveva suggerito in bagno la risposta giusta. Tutti avrebbero scelto quella risposta. Sì, non ho mai dato retta a nessuno. Ho fatto le scelte sbagliate, ovviamente, che dite? Scusate, sulla Rai stasera danno il “programma culturale” COVID-19 – come far credere al mondo una stronzata del genere.

– Stefano, non scherzare. Il Covid esiste.

– Certo, non per me.

– E chi sei, tu? Tu sei immune dal Covid?

– Fino a prova contraria io non ce l’ho.

– Non fare lo scemo.

– Te l’ho detto, non è colpa mia se gli altri sono geneticamente inferiori.

 

Be’, Clint è anche cinico. In Unforgiven, Gene Hackman gli disse che fu un vigliacco a sparare a un uomo disarmato.

– Avrebbe dovuto armarsi.

 

BRAVO

di Stefano Falotico

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

UNFORGIVEN, Clint Eastwood, 1992, ©Warner Bros. Pictures

allenatore nel pallone lentini

il commissario lo gatto lino banfi licinia lentini

penn mystic riverattacco al treno eastwood

In tempi di COVID-19 angosciante, vogliamo vedere CRY MACHO di Clint Eastwood e ascoltare, su Audible, BOLOGNA INSANGUINATA, poliziesco e thriller di grande suspense


15 Feb

eastwood million dollar babySì, ho una venerazione particolare per Clint Eastwood. Tant’è che, alle volte, dinanzi alla sua forza non solo cinematografica, temo di essere gay e di essermi compenetrato nella sua Settima Arte in modo così amoroso da venir… ammalato di malattia venerea.

C’è un film che, a prescindere dal disagio devastante indotto dalla situazione pandemica attuale, alquanto angosciante, aspetto con trepidazione immane, sì, con incommensurabile ansia. Ovvero Cry Macho, firmato da colui che, per antonomasia, incarna la mia moral guidance, ribadisco, par excellence. Vale a dire ovviamente l’immenso Eastwood, Clint Eastwood. Per dirla à la Michael J. Fox del terzo capitolo della saga, se preferite chiamarlo/a franchise, di Ritorno al futuro.

Be’, Back to the Future di Bobby Zemeckis è uno dei film della mia vita. No, non posseggo la macchina del tempo e, al massimo, al posto della DeLorean super-accessoriata con tanto di flusso canalizzatore inventato da Doc Christopher Lloyd, debbo ammettere che in passato assomigliai al Lloyd di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Sì, non fui funestato dal Covid, detto altresì Coronavirus, bensì dal d.o.c. di purissima origine controllata e certificata. Sì, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, essendo stato considerato anaffettivo, affettato e artefatto, no, affetto da un innocuo disturbo ossessivo-compulsivo di matrice ritualistica e relative manie igieniche da mentale igiene… assolutamente inutile da vostro asilo nido.

Ecco, oggi ne sono ammalati tutti. Se entri in un bar, per esempio, e prima di bere un caffè non ti pulisci le mani col gel igienizzante, è capace che il gestore del locale chiami la polizia. Dunque, vieni preso per il culo e poi per il collo, quindi picchiato e imbracato con la camicia di forza, spedito a un TSO atto a sedare, con misure restrittive di quarantene a mo’ di governo Conte e Draghi, ogni tuo ministro Speranza. No, scusate, volevo dire, atto a inibire ogni tua “aggressività” figlia dell’essere stato estenuato, castigato, murato vivo dai vari lockdown veramente ammorbanti e castranti. Tristissimi e deprimenti. Basta con le reprimende. Sì, sono tremendo.

Stiamo perdendo le speranze, ci stanno chiudendo forse metaforicamente all’Ottonello di Bologna, celeberrimo nosocomio ove chi, esasperato da una vita stressante e strozzante ogni impulso per l’appunto istintivamente, sanamente vitalistico dei più umanamente inneggianti alla libertà non coartata né maltrattata in modo arbitrariamente coatto, accusa scompensi psicologici acuti dei più gravi e allarmanti. E, in quanto urlante come i coatti alla fontana di Trevi della capitale italiana, viene multato in modo salato. Anzi, mi correggo. Viene reso muto solo perché rivendicò che, senza un sostegno non farmacologico, bensì prettamente economico, detto anche indennizzo, non soltanto non potrà pagarsi il mutuo ma sarà pure presto sepolto vivo e suicidato.

Sì, davvero. Non se ne può più. Ci mancava Walter Ricciardi. Non bastarono le Brigate Rosse a fare del terrorismo? Adesso, questo medico dei muti che stiamo diventando noi, no, della mutua, propone violentemente e propugna brutalmente gli arresti domiciliari a briglia sciolta, sì, le catene, cioè la totale quarantena.

La gente, distrutta e sempre più disoccupata, nelle zone erogene spappolata, angariata e martoriata, dopo aver passato le pseudo-vacanze natalizie in cui festeggiò, per modo di dire, la nascita del Cristo, colui che passò un osceno martirio, a rivedere I ponti di Madison County e Gli spietati su Netflix Italia, nell’utopia che il romanticismo di Eastwood alleviasse ogni ferita non solo del cuore, si sente ora irrimediabilmente sfregiata, più che altro fregata e fottuta come Anna Levine Thomson dello stesso Unforgiven.

Al che le persone, arrugginite come William Munny, si persero nella nebbia dei loro fantasmi. Ma vogliono ugualmente combattere ostinatamente, saviamente più che altro, ogni malasanità e falso diritto poco egualitario. E, anziché fare irruzione nel saloon ove spadroneggia e detta legge il vile e laido, corrotto sceriffo impunito e poco pulito, Gene Hackman, ubicato nella spettrale Big Whiskey, in tale era del Proibizionismo emesso da privilegiati pavidi, a mo’ di Kevin Costner del western metropolitano Gli intoccabili, anela solamente a poter bere del sano whisky in un normale pub.  Che sarà mai un bicchierino? Basta con Lucia Azzolina. A cui canterei una bella canzoncina: rose, no, zone rosse per te, ho comprato stasera e il tuo cuore lo sa.

Ah ah.

Eppure i locali chiudono alle 18 e, solo per due ore, fanno da asporto. Asportando ogni chimera anche di chi non è un alcolista cronico o anonimo, bensì una semplice vecchietta non cocainomane ma umilmente amante solamente, più che altro solissima, del caffè da brava signora della notte… come Frances Fisher.

Ebbene, in un mondo e in un Belpaese ove la demenza impazza a Montecitorio, stanno esagerando, no, esigiamo tutti assieme appassionatamente, a suffragio universale imprescindibile e insindacabile, una ribellione popolare? No, vogliamo almeno andare, semmai anche in modo ameno altrimenti tutti vi meno, dal tabaccaio anche alle 23 se siamo sprovvisti d’un pacchetto di sigarette Chesterfield. Le sigarette del cowboy dei poveri, abitante anche nella Pianura Padana. Grande fruitore, peraltro, di piadine romagnole e dotato all’occorrenza non della 44 Magnum da Callaghan fra le gambe, bensì della celebre, sebbene non finissima, espressione sorbole!

Così anche i laureati alla Sorbona, pure le laureate più bone invero raccomandatissime dal professore universitario corruttore e “promoter” delle bonazzone di “bocca buona”, eh già, sono sul piede di guerra e decretano l’insurrezione. In questo mondo crocifisso, vi sarà una catartica resurrezione?

Ebbene, dopo questa mia lunga e “penosa” digressione, arriviamo al punto dell’ascensione. No, della questione. Sì, voglio l’eccitazione. Avverto, in giro, troppa preoccupazione.

In Parlamento si dibatte, in queste ore, in merito ai nuovi e orribili provvedimenti da perpetrare a danno dell’incolpevole e impotente popolazione ridotta a essere dissidente, no, vulnerabile e resiliente.

Mentre un uomo, un revenant, un tale Falotico che “non vale niente”, ecco che diventa John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male, trasformandosi nel mitico Sam Rockwell di Richard Jewell.

Egli è Steve, Steve Everett di Fino a prova contraria. Vuole vedervi sempre chiaro. Poiché, a mo’ di monco di Per qualche dollaro in più, non gli torna(va)no i conti…

Sì, finita l’era Conte, Il Falò deve far di conto. Spera anche che, con la sua lei, la quale abita in un’altra regione, possa presto consumare nuovamente vari coiti. Vediamo… uhm, tale Ricciardi deve essere molto ricco per fare lo stronzo e il figlio di put… none. Draghi è proprio un drago, come no, nell’aver rivoluzionato così tanto il governo da aver conservato non l’ordine sociale, bensì aver espresso la sua fiducia ai soliti noti di queste retrive, indelebili, cattive e impresentabili tradizioni.

Ci fu un uomo, un uomo smarritosi nella sua lunga notte da Mystic River, capace di recitare per 4h e 56 min. un audiolibro ove, alla pari di Eli Wallach de Il buono, il brutto, il cattivo, le spara grosse.

In tale Bologna insanguinata, tale “poveretto” accennò anche a Marco Dimitri. Capo dei Bambini di Satana, morto lo scorso e assai recente 13 Febbraio. Finalmente. Aveva rotto i cog… ni.

Poiché tale Falò adora La nona porta di Polanski.

Insomma, se credete al compianto (da chi?) Charles Manson, sareste capaci di massacri ignobili e di un esecrabile, immondo eccidio da Cielo Drive solo perché Rosemary’s Baby vi urtò non poco. Figli d’un demone Giuda!

Personalmente, adoro Walt Kowalski di Gran Torino, uno con le palle in mezzo a una società omertosa e collusa ai bullismi porci.

Ricordiamo inoltre a vossignoria vanagloriosa e lercia fino al midollo che, da qualche giorno, su Netflix essa può commuoversi, perlomeno una volta nella sua esistenza misera e sporca, dinanzi a Million Dollar Baby. Capolavoro assoluto! Non si discute. Chi lo discusse o lo discuterà, con me se la vedrà. Gli consiglio di vederlo oppure rivederlo, altrimenti sarà rivedibile.

Frankie non è mai più tornato. Non ha lasciato neanche un messaggio. Nessuno ha mai saputo che fine abbia fatto. Ho sperato che fosse venuto a cercare te. A chiederti per l’ennesima volta di perdonarlo… ma forse non c’era rimasto più niente nel suo cuore. Spero solo che abbia trovato un posto ove vivere in pace. Un posto in mezzo ai cedri e alle querce. Sperduto tra il nulla e l’addio. Ma forse è soltanto un’illusione. Ovunque si trovi adesso, ho pensato che fosse giusto farti sapere chi era veramente tuo padre.

Detto questo, spero di poter vedere Cry Macho al cinema come dio comanda e quanto prima.

Spero anche che Martin Scorsese si dia una mossa a girare Killers of the Flower Moon con Leo DiCaprio e Bob De Niro.

Sennò, mi gireranno.

Ricordate: un Falò incazzato è uno spettacolo che vale il prezzo del biglietto.

Comunque, non spargete la voce. La figlia di Eastwood, Alison, è gnocca.

Devo, infine ma non sfinito, dirvi la verità.

Pensai di essere debole e indifeso come uno dei McFly.

Purtroppo, sapete da dove viene il detto: non fare l’indiano? Da Qualcuno volò sul nido del cuculo.

In periodi da manicomio, ci vuole un tizio davvero forte. Capace di sollevare un macigno.

Ogni infermiera alla Louise Fletcher comincia a piangere. Non è colpa mia se io sono io e voi no.

Parola del Signore e non delle sceme signorine, signorotti e signorone di questo stivalone di porcelloni chiacchieroni.

Vado adesso a fumare un sigarone, poi mangerò un piatto di spaghetti western alla Sergio Leone, no, un po’ di maccheroni, miei bambagioni.

Salutatemi vostra madre. Lei gestisce il bordello. Lei è la matrona.

Chi è il padrone di questo cesso?

Un Falò nella notte, un ghost che ha, come dicono a Bologna, la cartola.

 

di Stefano Falotico

 

sean penn mystic river

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

BACK TO THE FUTURE III, Michael J. Fox, 1990.

polanski rosemary babycuculo nicholson indiano

 

stefano falotico

Il mito di Robin Hood e le più belle storie d’amore del Cinema e non solo


09 Apr

robin hood crowe blanchett

 

 

– Già una volta ho detto addio a un uomo che andava in guerra e non è più tornato.

– Chiedimelo con grazia.

 

Cate Blanchett e Russell Crowe nel Robin Hood di Ridley Scott. Una delle scene più struggenti ed epiche, emozionanti di sempre che batte ogni pathos de Il gladiatore solo con la forza rocciosa della voce del doppiaggio di Luca Ward e con gli occhi languidi, innamorati di una straordinaria Cate/Lady Marion, a sua volta doppiata dalla calda, non so se solo di gola profonda, Roberta Pellini.

Ora, a molti uomini, dopo la prima volta serve la penicillina, altri non si riprendono più e spellati, facendo pena, patiranno solo pene… d’amore perduto.

Sì, una scena magnifica girata da uno Scott molto ispirato, forse in quel momento tremendamente innamorato di sua moglie. Innamorato Scott, no, cotto, insomma Scottissimo!

Sua moglie altri non è che Giannina Facio, detta anche Gianina, sì, l’ex di Fiorello.

Eh, si sa. Care oche, fiorin’ fiorello l’amore è bello soprattutto se lo fai con (il) Rosario, non quello per cui si prega la Madonna. Bensì col Rosario con la coda di cavallo ai tempi di Karaoke.

Ah, che scena. Rimembrante tempi davvero leggendari.

Commovente, peraltro, quasi quanto un uomo innamorato “a bestia”, non so se imbizzarrito come lo stallone cavalcato da Russell, forse poi reso cornuto.

E rimasto solo come un cane alla maniera dell’Harrison Ford di Blade Runner a sognare l’unicorno. Ah ah.

Ah, è bellissimo andare in pasticceria con una donna e mangiare assieme un cornetto alla crema. Quando il fornaio, a tarda notte, come in Qualcosa è cambiato con Jack Nicholson ed Helen Hunt, sforna Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda o pasticcini semplicemente stomachevoli come i film più pateticamente dolciastri e stucchevoli.

Intanto, il sindaco Merola di Bologna sostiene che molta gente, abbattuta dalla quarantena, non tornerà più alla normalità a livello psicofisico. Nel senso che, dopo tale privazione e quest’indotta, subliminale e non tanto sublime castrazione, non farà più all’amore? Vai di andropause e menopause.

Ma sì. Tanto alla tv daranno il film melodrammatico per eccellenza. Ovvero I figli… so’ pezzi ‘e core diretto da Alfonso Brescia. Uomo, non so però se regista stimabile, conosciuto anche con lo pseudonimo di Al Bradley.

Invece Dino Abbrescia di Cado dalle nubi con Checco Zalone con chi amoreggiò? Col suo compagno, ah, con tanto di burrata.

Checco osservò la scena, disgustato. Dino gli chiese:

– Com’è la pasta?

– Uhm, è cotta, è cotta.

 

Filmaccio che vale un’ottima battona, no, una splendida sbattuta, no, una meravigliosa battuta caduta “a fagiolo” nel momento topico…

Marmellata e cioccolata, ci può stare anche la frittata!

E il pesce pure fritto!

Comunque sia, voi preferite la coppia Kevin Costner e Mary Elizabeth Mastrantonio del Robin Hood – Principe dei ladri di Kevin Reynolds oppure i succitati, molto eccitati Russell Crowe e Cate Blanchett?

Quello che so io è che molti uomini, a letto, macchiano piacevolmente le donne e le donne amano più questo tipo di bianchetto rispetto a quello che serve per cancellare gli errori delle brutte copie. No, scusate, delle brutte coppie.

Cioè, per farla breve, si copia, a volte si copia male, spesso molti di voi malissimo copulano.

E poi scoppiano.

Va be’, è sporco a terra. Non basta il bianchetto, serve la scopa. Ma, soprattutto, la serva scopa?

Cambiando i fattorini, uno di loro due è più robusto rispetto all’altro e carica meglio le valigie.  Invece, invertendo i fattori, il prodotto non cambia anche se i fattori sono uguali.

Da cui il famoso libro La fattoria degli animali. Ah ah.

Io non sono omofobo, quindi fate quel cazzo che vi pare e piace. Basta che non mi diate dell’invertito.

Sono uno spostato? Non lo so.

L’amore, in verità, è bellissimo finché dura. L’amore, indubbiamente, leggermente rincoglionisce.

Provoca stati di estasi che rimbambiscono colui che ne è affetto. Ma si vive comunque di grandi affetti.

A meno che non siate troppo affettati oppure affrettati. Nel primo caso, lei non vi sopporterà poiché voi vi dimostraste poco spontanei, nel secondo caso, non vi saranno i preliminari e, in caso di troppa fretta, neanche il resto. Arriverete subito alla frutta.

Innamoratevi, uomini, della donna giusta. Una donna non si sceglie al banco degli affettati. Non abbiate, cioè, il prosciutto davanti agli occhi. E, quando troverete la vostra metà della mela, non fate i salami e, mie teste da meloni, offrite lei la vostra banana.

Se invece v’innamorerete della cassiera ma lei amerà, al posto vostro, un uomo che mangia solo la porchetta, recatevi al banco frigo e scegliete un buon tiramisù.

Vidi uomini amanti del Bardo come Kenneth Branagh che, appena la loro Emma Thompson li tradì con uomini meno scespiriani ma più sospiranti, fecero Molto rumore per nulla.

Di mio, so che per Kate Beckinsale farei un gran casino.

Ah, è meglio farlo il più a lungo possibile. Sì, non abbiate paura di sbagliare. Piuttosto, anzi molto tosto/i, spingete a più non posso.

Sin all’osso.

Resisterete o, stancativi presto, sbadiglierete?

Dunque, prima di sba(di)gliare o prendervi in pieno, prima di fallire, corteggiate con ardire, ardendo come dei cavalieri di distinto portamento. Anche di egregio istinto. Uomini di cor(t)e, non siate taccagni in quanto a sentimenti. Siate lunghi! Le lusingherete.

Non dovete avere il braccino corto. Tanto, anche se vi mancasse o vi moncaste un braccio, lei può abbracciarvi lo stesso. Un bacio, comunque, non vale la candela.

E che ve ne farete di tanti bacini se non pot(r)ete abbacinare la vostra lei con qualcosa che una donna non ha e per cui perde spesso la testa in maniera avvinghiante?

Sì, dovete essere avvolti, lì. A meno che, là, in quella zona, qualcosa vi manchi.

Alle donne manca, sì, poiché non ce l’hanno e vogliono arrossare la loro parte lilla ma sanno compensare il vuoto, non solo emotivo, in maniera più che empatica se al loro uomo invece può anche mancare tutto ma, in fatto a quello, non commette mai un fallo. Ah ah.

Sì, non avete mai usato il cosiddetto bianchetto? Io, sinceramente, con Lorena Bianchetti avrei usato anche l’evidenziatore.

Sì, comunque molti uomini confondono il Monte Bianco, sulla cui sommità fa molto freddo, detto anche Mont Blanc, in quanto si trova in Francia, al dessert omonimo.

Di mio, parafrasando Lino Banfi di Al bar dello sport, preferisco una vita dolce da montepremi.

Nanni Moretti, in Bianca, rese celeberrimo il dolce citatovi sopra. E in questo film leccò anche una confezione gigantesca di Nutella. Solo quella…

Per leccare invece il seno di Laura Morante dovette aspettare La stanza del figlio. E ho detto tutto.

Insomma, la dovreste finire di leccarvi. Qualcuno non leccherà più e sarà un pasticcio. Anzi, un pastrocchio.

A proposito di cose dolci e piluccanti, forse solo piccanti, di baci alla francese e di donne eleganti, Juliette Binoche guarda Johnny Depp in Chocolat. Colpo di fulmine all’istante! Appena incrocia il suo sguardo, se lo vuole, infatti, cuccare seduta stante. Johnny ha delle iridi stupefacenti. Ho detto cuccare. Potevo anche usare un altro verbo quasi uguale, aggiungendo due i e non una c. La c di…?

Non pensate male. La c di Como. Poiché, sulle rive del lago di Como, questo matrimonio non s’ha da fare, sostennero i bravi, capeggiati da Don Rodrigo, ne I promessi sposi.

Ebbene, se Lucia non fosse stata liberata dall’Innominato, si sarebbe data solo al cucito e al cucinare?

E amate di più Danny Huston nei panni di Re Riccardo Cuor di Leone nel film di Scott o il cammeo di Sean Connery?

Ursula Andress di Dr. No lo sa.

Orsù, uomini che da tanto tempo non più amoreggiate, sì, non amareggiatevi.

Mare, profumo di mare…, sapore di sale. Sale tutto.

Smettetela, suvvia. Sean compare tre minuti e batte Danny col solo potere del suo coronavirus, no, della Corona, malgrado avesse, già all’epoca, molti meno capelli del Principe Carlo d’Inghilterra.

La povera Lady Diana fece bene a non volere che Carlo indossasse la Corona, bensì un bel paio di corna.

Carlo, un uomo ricco fuori ma povero dentro. Infatti, secondo me Lady Diana ebbe una fortuna sfacciata.
Meglio morire tragicamente, imboccando un orribile tunnel, baciando però colui che davvero si ama, piuttosto che farlo tutte le notti con chi si odia.

Sì, è ovvio. Fu solo un matrimonio di convenienza.

Carlo fu da camomille, no, da Camilla.

Ora, a dire il vero, Russell Crowe nei panni di Robin Hood appare un po’ troppo panzone e, se non fosse stato per il suo carisma più contagioso del COVID-19, sarebbe risultato solo demenziale e un uomo in calzamaglia come Cary Elwes del Robin Hood di Mel Brooks.

Infatti, inizialmente, prima che alla regia subentrasse Scott, Crowe avrebbe dovuto interpretare lo sceriffo di Nottingham. Anche se così fosse avvenuto, avrebbe comunque sfigurato dinanzi alla cattiveria del magro Alan Rickman.

D’altra parte, il vero Robin Hood rimane e rimarrà Errol Flynn.

Certamente non Luc Merenda di SuperfantozziColui che ruba ai ricchi per dare ai poveri…

Sì, non lo sapevate? Alla fine di Trappola di cristallo, quando Bruce Willis fa il culo a Rickman, Rickman pronuncia:

– Com’è umano lei…

 

Che c’entra? C’entra eccome.

Sì, Patrick Bergin, in Robin Hood – La leggenda, chiese a Uma Thurman:

– Amore, siamo qui a letto e abbiamo fottuto, inculato lo sceriffo. Ora, possiamo godercela. Insomma, io me la godrò e tu te la/o godrai. Ma sono un attore molto dotato, infatti sono così versatile che potrei incarnare perfino una maschile pornostar.

Ecco, Uma, secondo te c’entrerà?

– Robin, si dice… c’entrerà, entrerà o centrerà? Ragguagliami. Non lo so, sono un’ignorante popolana da centrini. Ma domani, che è domenica, mi porterai al Centro di Imola a vedere il castello medioevale? Informami, intanto adesso infornami.

– Sì, va bene. Hai ragione, pensiamo al ponte levatoio.

 

Ecco, questa è una battuta, come si suol dire, del cazzo.

Comunque, i migliori film d’amore sono I ponti di Madison County e Un amore splendido con Cary Grant e Deborah Kerr.

Quindi, non fatemi più vedere puttanate come Dirty Dancing o Pretty Woman.

Altrimenti, con voce da Luca Ward, doppiatore di Samuel L. Jackson in Pulp Fiction, se mi farete davvero arrabbiare, farete la figura delle sceme come Amanda Plummer e dei cretini come Tim Roth nel suddetto film.

Innamorati cronici senza una lira.

Meglio così. Le persone ricche si tradiscono. Invece Tom Waits e Lily Tomlin di America oggi lo sanno…

Le coppie con troppi soldi, eh sì, hanno parecchi interessi ed è tutto un giro di prostituzione.

Fidatevi.

Come storia d’amore leggendaria, non è male neanche Rocky.

Rocky non è un film sul pugilato.

È, per l’esattezza, un film che prende la boxe come metafora della vita, è la storia di un uomoè la storia di un uomo, è la storia di un uomo…

Scusate, qui mi sono perso un’altra volta come Sam Elliott de Il grande Lebowski.

Amico, versami da bere un whisky.

A me quella non interessa. Quella, non solo si beve i film più brutti, bensì anche qualcos’altro dei meno romantici.

Comunque, tornando a Luca Ward.

La sua voce, a dircela tutta, non è un granché.

Può piacere solo a Giada Desideri.

E ho detto tutto.

A parte gli scherzi e i gusti, il Robin Hood di Ridley Scott è appena sufficiente.

Dura due ore e mezza ed emoziona solo nella scena del bacio speranzoso fra Russell e Cate.

Stessa cosa dicasi per Interstellar di Nolan.

Emoziona solamente quando la figlia incontra il padre. Sì, più giovane di lei. Inoltre io ebbi sempre questo dubbio.
Non è che la figlia di Matthew McConaughey desiderasse un rapporto incestuoso? Oh, con un padre bello come Matthew, non si sa mai.

No, che cazzata. Da grande sarebbe diventata Jessica Chastain. Avrebbe potuto permettersi più di un McConaughey. Ah ah.

Se proprio vogliamo essere onesti e non invidiosi, la mia voce è più bella di quella di Luca Ward.

Non ho gli occhi blu di McConaughey, però. Infatti, le Jessica Chastain di Bologna mi mandano a fare in culo. Sì, è bellissimo essere mandati a fanculo. Soprattutto se il loro fondoschiena è più bello di quello di Jessica Rabbit.

Ah ah.

Sono più bravo a scrivere di Quentin Tarantino e forse sono più autoironico di Mel Brooks.

Insomma, chi sono?

Forza, la verità la sanno tutti. Tranne io.

Tornando a Pulp Fiction e a Bruce Willis.

Dovevo incassare i soldi e perdere. Ora mi vogliono tutti morto. Cazzi loro.

Come dice il mio hater preferito, sono l’idolo delle folle.

Sono Joker e Robin Hood. E non ho niente di cui vergognarmi.

Ah ah ah ah ah ah ah ah ah.

Ho molte frecce ancora al mio arco.

Sì, e che me ne faccio? Viviamo nel 2020. Le frecce, oggigiorno, servono solo per segnalare alle autovetture che stai svoltando.

Dove? Io non vedo nessuna svolta. Ah ah.

Molta gente, invece, crede ancora a Cupido.

Sì, soltanto sotto San Valentino. Per tutti gli altri giorni, sfogliano solamente il giornale e non le margherite.

Per finire, tralasciando gli scherzacci e le cos(c)e goliardiche, il bacio fra Russell e Cate è una delle scene più ficcanti di sempre.

Scena masterpiece.

 

di Stefano Falotico

 

Lezioni di maschilismo purissimo


04 Jun
THE BRIDGES OF MADISON COUNTY, Clint Eastwood, 1995

THE BRIDGES OF MADISON COUNTY, Clint Eastwood, 1995

Mi vado sempre a infoiare e infognare, inficiare per colpa delle donne, dovrei non desiderare d’infornarle ma, da intellettuale, inforcare un paio di occhiali nuovi dell’anima.

Sì, che io sia intellettuale è fuor di dubbio. Pensate che sono un maniaco dei refusi. I refusi mi rendon poco fusto ma fuso. Da molte parti, anche sui miei siti, ho scritto inficia su…; (sì, qui il punto e virgola ci sta) il verbo inficiare, cazzo, significa invalidare, quindi ci vuole sempre il complemento oggetto dopo, a meno che il soggetto non sia inficiato dalla fica. Ecco, la fica è un bel problema. Così, dopo aver cercato la parola inficia sui miei siti, in maniera certosina, trovandola con Crtl + F, ho corretto tutte le frasi in cui avevo usato questo verbo in maniera erronea, anche sulla recensione mia recentissima di Essi vivono. La mia reputazione di letterato avrebbe potuto inficiarne. Il refuso è la bestia nera di ogni scrittore, ecco che per il classico lapsus o per digitazione veloce scrivi male, e neanche alla milionesima rilettura te ne accorgi. Son distrazioni che ti fan penare. Come le donne. Le donne sono delle bestie per noi uomini precisi e sin troppo apprensivi.

Le donne hanno bisogno di uno zotico che le faccia sempre ridere, che rida egli stesso sguaiatamente dinanzi alle battute più triviali e sconce, che sappia scoparle senza aver il benché minimo pudore, che puzzi di olio e canfora, e che però abbia un conto in banca con tantissimi zero.

Purtroppo, sì, posso poetizzarle come faceva Leopardi, idealizzarle e angelicarle, porgere loro tutta la più ruffiana carineria, ma bisogna essere sinceri. Il maschilismo non è sorto dall’oggi al domani, se gli uomini si comportano, alle volte, in maniera brusca con le donne è perché, bando alle ciance e a quelle che ciancicano, bando alle “romanacce” e alle “toscanazze”, alle bolognesi e alle milanesi, alle torinesi e alle siciliane, molte donne sono troie da pissing. Ti ciucciano… l’anima sin a prosciugartela, ti sbudellano, ti vogliono come dicono loro, poi un bel giorno non ti cagano più, cambiano idea, ti lasciano come uno stoccafisso, e pure col portafogli svuotato. Alcune sono bellissime, ma la bellezza non paga, non mi plagia, non mi piega nonostante quelle attizzanti, rizzanti permanenti brillanti e quelle messe in pieghe altezzosamente arroganti, ah, che messaline, messe a novanta o “messo” in piedi, sorreggendole con tutta la tua virilità erectus.

Un mio amico sostiene che le donne sono (ci può stare anche siano) una contraddizione vivente. Sono asessuate ma, avendo un buco in più, amano di tanto in tanto essere riempite, soprattutto di ville con piscina, per “bagnarsi” come oche…, per via del “fallo”, fatto che sono sempre depresse e hanno bisogno di uno che lo tiri su, no, le tiri su, sono sessuofobe quando disprezzano un uomo e, appena costui le corteggia, dicono che loro pensano prima di tutto al cervello, dandogli del maniaco sessuale perché semmai è un ascetico, romantico fotografo dei migratori uccelli, sono gerontofile perché si mettono pure con uno di novant’anni se può far fare (far fare non è male, si addice a queste s-fatte) loro dei film da milioni di dollari.

Le sconosciute non amano le porcate che dici loro al primo incontro, ma ne fanno ogni giorno, s’incazzano quando dovrebbero invero vergognarsi di come si lascian sfruttare senza, lì, dire una parola. Non amano gli uomini diretti, adorano i panegirici da rottura di coglioni per arrivare comunque al punto G. Rose e cene, cene e rose, macchinoni e allora forse te la danno.

Al che, comunque sconsolato, chiedo a un mio amico se può intercedere per poter riparlare a una che m’ha “castrato” su Facebook. Il mio amico è più maschilista di me.

– Allora, Marco, fammi questo piacere, per piacere, ne va del mio piacere, per cortesia. Vai da questa, io non posso, mi ha bloccato, mi ha devastato, e scrivile che sono dispiaciuto per averle detto che molte donne pensano solo ai soldi.

 

– Stefano, è una prostituta.

– No, ma che dici? Dice che fa l’attrice.

– Appunto. Tutte le attrici sono delle prostitute mascherate da artiste.

– Dici?

– Sì, fidati.

 

Questo forse non è maschilismo, non è misoginia, è realismo. Ma quale sessismo! Che vi piaccia o meno.

Nella vita regale, no, reale, i poeti la vedono poco…

È così, ho deciso io.

Insomma, Meryl Streep è una grandissima attrice ma non è una prostituta. Ma, a essere obiettivi, è abbastanza racchia e vecchiotta.

Quindi, il mio teorema è inconfutabile.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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