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Discorsi politici che lasciano il tempo che trovano, meglio Alla ricerca del tempo perduto e anche Indiana Jones e il tempio maledetto


30 May

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Ieri pomeriggio, accadde che… lessi un post, ottimamente scritto, grammaticamente ineccepibile, retoricamente incontestabile, politicamente irreprensibile, integerrimamente superbo, contegnosamente inappuntabile che però mi fece riflettere.

A chiari lettere, questa mia amica di Facebook scrisse codeste parole per il classico, come si suol definire, discorso da applausi.

Un tempo c’erano le ideologie (Treccani: il complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale), poi, con un giochetto di prestipopulismo, venne detto che erano brutte e spregevoli, sempre e in toto. Il nuovo era essere apartitici, apolitici, aideologici, persino acritici, né di destra né di sinistra, né per Coppi né per Bartali, gelato sia alla frutta che alla crema. Rischio ridotto, dissero altri: il popolo è più erudito, sa far di conto, si informa su internet, sa subito discernere una bugia dalla verità, produrrà idee nuove, meno violente e totalitarie.

E invece il popolo era solo formalmente più scolarizzato – per obbligo oltre che per necessità – e, proprio in virtù di qualche titolo e di una presunta “democratizzazione del sapere”, concetto orrendo a dirsi e a farsi, in questi termini farlocchi, si era convinto che bastava poter accedere a una conoscenza da discount, iniettata per fleboclisi, per dirsi sapienti su ogni aspetto dello scibile umano.

Alle ideologie forti si sostituivano, non delle idee ponderate, frutto critico di elaborazioni personali, basate su dati, su fatti, su conoscenze reali, ma le ideologie deboli e moleste del sottuttismo, alimentato ovviamente a ignoranza crassa, prepotenza, analfabetismo istituzionale, e non solo, d’andata e di ritorno. E queste ultime venivano poi affiancate, quando non surclassate, dal non-pensiero del complotto permanente (delle case farmaceutiche, della troika, della chemtrails conspiracy theory ecc.). 

Un paese dove il pensiero critico è stato abolito in favore del tifo, dove esistono le zone franche dei social per vomitare la propria impunita inciviltà, dove non si ammette l’ignoranza (e magari si tenta di provvedere), ma si continuano a estrapolare passi di libri mai letti, di dichiarazioni parziali, di bufale trite per avvalorare la propria purtroppo manifesta incapacità – indotta in anni di duro lavoro, va detto – di usare dei dati veri per elaborare concetti originali, non è già più una democrazia. Non è una democrazia matura, almeno. 

Non c’entra Mattarella, non c’entra la Merkel, c’entriamo noi, la nostra becera supponenza, il nostro opportunismo, la nostra resistenza verso un processo di autocritica che ci induca almeno a leggere i libri che citiamo, a chiedere a chi ne sa di più se non li capiamo. Invece no: giù le mani dall’Italia! L’Italia agli italiani! Ma quale Italia? E quali italiani? Per cortesia…

 

Clap clap, e tutti mettono Like, lodando tale inattaccabile discorso, andando a parare su Stalin, Marx e Lenin, e invece io, da intellettuale vero, risposi con acida accidia.

Falotico: – Mi spiace contraddirvi. Non fate i moralisti, siamo tutti così e se qualcuno dice di no mente e nel quotidiano si comporta pure peggio.

Donna ferita nell’orgoglio: – Così ci sarai tu. Scusami ma vedi di parlare per te.

Falotico: – Così lo sono tutti, io non vedo gente che si schioda dal suo orticello e fa le rivoluzioni, io vedo gente profondamente annoiata che si guarda l’ombelico e al di là di filosofeggiare sul Cinema o arti in generale in maniera astratta la sua superiorità non la dimostra se non a parole, io so molto bene chi sono, e sto provando a cambiare me stesso e le cose senza retorica.

Donna intimamente colpita, stupita, allibita: – Questa è solo la tua verità, Falotico. Una verità per definizione parziale.

Falotico: – Io so che se sono scomparse le ideologie è perché molti si son sentiti traditi, è facile puntare il dito, la gente non è tutta scema o ignorante, affatto, si è sentita offesa dai valori che difendeva che gli si son ritorti contro, e allora si è data al pressappochismo e a prenderla come viene, perché non sapeva che pesci pigliare.

Siamo Che Guevara dietro le tastiere ma io non vi vedo sinceramente sporcarvi le mani tutti assieme, mi dispiace dirlo ma è così. Dove li fate i comunisti se non a recitare bei discorsi di facciata, se non a idolatrare lo star system e a fare i sapientoni, senza mai dimostrarlo sul campo?

Uomo non chiamato in causa che però si sente chiamato forse in casa, sì, gli è arrivata la notifica dei miei commenti e dunque prende su la parola: – Siamo tutti così e pertanto diamoci le pacche sulle spalle e accettiamo le nostre piccolezze, è un punto di vista molto sorrentiniano.

Falotico: – No, io provo a cambiare me stesso ma non mi elevo a giudice, il mondo non posso cambiarlo se non partendo da me stesso. E faccio autocritica prima di sparare a vanvera discorsi retorici.

Uomo lezioso che rigira le frittate: – E quello che hai scritto su cos’è se non un giudizio?

Falotico: – Sì, giudico il moralismo così come i moralisti giudicano il mondo, e mi stai dando risposte sinceramente troppo leziose per poterti prendere sul serio, ciao. Comunque a me Sorrentino piace abbastanza, a te piace il mare di Sorrento?

 

Sì, la dovremmo finire di pontificare e fare le paternali, di recitare predicozzi morali, di voler dare insegnamenti agli altri.

 

Siamo tutti complici e non mi venite a dire che Aaron Swartz non è stato tradito…

Adesso riguardiamoci il film Commando con Arnold Schwarzenegger. Vero film reazionario contro i fascisti.

Ah, Marcel Proust, fuori è bel tempo. Ma le previsioni meteorologiche han detto che in serata verrà a piovere. Maledizione!

 

 

di Stefano Falotico

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