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La leggenda di KING KONG – Lettura integrale del cap. 13 e prefazione à la HERCULE POIROT, no, Falò!


30 Jul

Qui, onestamente e non lo dico da solo, mi pare abbastanza evidente, viaggiamo sulla nave? Ah ah, no, su Michelle, no, ad alti livelli. Son un topo, no, tipo alla Mad Dog. E ricordate: Glory al signore. Eh eh.

Che battutista! Che artista, che vista. Che acutezza, che bellezza! Potrei far anche il regista, ah ah. Ho fantasia e so coniugarla alla realtà. O accettate la verità oppure impazzite a scervellarvi, non ce la potete fare. Infatti, non (vi) arrivate, uh uh. Vi faccio una confidenza: non capite me e/o il prossimo perché adottate unicamente il vostro pensiero e non lo cambiate. Siete limitati. Al solito, avevo ragione io. Perché apro la mente a ogni prospettiva e vivo di empatie, di transfert emotivi, di sinapsi da condividere e di mille e più storie umane da am(mir)are. Voi, invece, eravate in un certo mo(n)do da adolescenti e, anche oramai senescenti, siete rimasti deficienti. Vedo infatti giovani che ragionano con schematismi tristi da vecchi, vedo vecchi più bambini, nel cervello, di quando loro furono Bambi, no, bimbi. Ed è per un gran divertimento assistere al lento ma progressivo, irreversibile e incurabile sfacelo delle piccole menti che, incapaci di viver(si) amabilmente e anche a livello corporale, godono solamente di frustrazioni tremende, gioendo nella bruttezza della joie de vivre, no, maligne, più infima e terribile. Mi (s)piace.

by Stefano Falotico, mia signoria

IL COMMISSARIO Falò – Sarà un libro e poi un film à la DARIO ARGENTO, da Hercule Poirot/Pierrot


23 Feb
Kenneth Branagh as Hercule Poirot in 20th Century Studios' DEATH ON THE NILE. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Kenneth Branagh as Hercule Poirot in 20th Century Studios’ DEATH ON THE NILE. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2022 20th Century Studios. All Rights Reserved.

Sì, un libro che trasformerò in sceneggiatura cinematografica, a sorrata, no, basato su un character da me incarnato, ispirato a Charlot, associato spesso alla famosa maschera, non so se pirandelliana, di nome Pierrot. Una sorta di Hercule Poirot da Agatha Christie che indagherà nel torbido con savoirfaire da Elliott Gould de Il lungo addio. Un libro-film pregno di elementi sia oniriche ironici, un film à la Falotico. Con suggestioni alla Dario Argento, una pellicola casareccia e artigianale nel senso migliore del termine, simile a Blood Work del maestro Clint Eastwood. La storia di un uomo apparentemente inutile e insulso, insignificante e a prima vista debosciato-disgraziato, per nulla cieco, che vede chiarissimo in un mondo di morti di fame e anche di quella cosa che inizia con F e finisce con A. Da girare fra trattorie malfamate ricolme di gente disperata, semmai pure disoccupata e dalla magra vita angariata. Tra donne più racchie di tua madre che pensano di essere Ava Gardner e credono di essere, delirando da TSO immediato, delle inarrivabili FEMME FATALE come Rebecca Romijn, ex Stamos (a proposito, se non sta più con Stamos e neanche con un altro, di certo non sta con te, beviti un tè e, per digerire, poi un caffè, eh eh). Presto sulle maggiori catene librarie online e sui migliori schermi del Cinema mondiale. Ah ah. Un libro-film fumettistico, cupo e lugubre, mortifero e tetro eppur anche intriso di segmenti goliardici, spiritosi che varranno, come si suol dire, tutto il prezzo del biglietto. Un libro-film stracolmo di paradossali colmi e di freddure più godibili delle patate croccanti e bollenti. Esempio di un dialogo che sarà poi presente nel libro-film a venire: – Lei mi crede pazzo, nevvero? – Onestamente, sì. Non posso mentirle. Lei mi sembra pazzo, senza dubbio lo è. Non se la prenda ma non mi dà buona impressione. – No, non mi arrabbio, si figuri. Ci mancherebbe, è la storia della mia vita. Un tempo, la gente mi prendeva per pazzo, dicendomi che da mattina a sera facevo un caz… o, adesso invece pensa che io sia più pazzo di quello che si poteva supporre in quanto scrivo libri che queste persone non scriveranno mai. Come la vede? Anzi, posso darle del tu? Come la vedi? – Ripeto, cerco sempre di essere sincero e non voglio mentirle. La vedo malissimo. Anzi, scusami, ti vedo molto male, figlio mio. – Non avevo dubbi. Mi tolga una curiosità se posso chiedergliela? Lei, nella vita, che fa? – Guadagno centomila Euro al mese, postandomi seminudo su Instagram. Ottengo migliaia di visualizzazioni. – Mi pare un buon lavoro. Lei non è mica un cogli… ne qualsiasi. Lo si capisce, guardandola in faccia. Lei è di un altro livello. – Ovviamente. Io sono un grande uomo. – Sì, lei è uguale e identico a Charles Chaplin, conosciuto anche come Charlie. – Scusi, chi è?

di Stefano Falotico

 

Assassinio sul Nilo: cominciate le riprese, sì, sono un Hercule Poirot anche Pierrot, l’Agatha Christie che amò Helena Christensen, Chris Isaak, insomma, Cristo, che la forza sia con voi


05 Dec

death on the nile

Sì, Hayden Christensen/Anakin Skywalker merita il mio Darth Vader. Prendetelo e ficcatelo nel water.

Sì, io adoro Kenneth Branagh.

Lo persi per un po’ quando un mio sedicente amico volle persuadermi che Enrico V fosse un brutto film.

Non dovevo dare retta a quel sedicenne lì…

Mi accusò di essere Johnny Depp/Edward Ratchett di Assassinio sull’Orient Express.

Edward, detto Cassetti, ovvero un lercio farabutto dall’anima sporchissima.

Fui io stesso, dopo indagini e pochi atti probatori a mio favore, a smascherare il vile impostore che indusse, grazie alla sua malvagia manipolazione, tutti i passeggeri della carrozza estemporanea di quella mia adolescenza in viaggio di tal (r)esistenza da carrozzone da zoccolone, eh già, a darmi addosso.

E non fu una singolare tenzone, mica pugnette, solo pugni e calcioni.

No, non soffrii di nessuna teoria del complotto amletica. Purtroppo, tutti quanti presero un abbaglio.

Sì, mi ricordo che, a quei tempi, trascorsi le notti ad ammirare le forme di Shannon Tweed, regina dei softcore e ancora attuale moglie di Gene Simmons dei Kiss.

Quando, al tambureggiare dei miei capricci sessuali e dei miei turbamenti risorti in gloria dopo tante notti in cui ottenebrai i miei ormoni, immalinconendomi disperato, divellendo il mio candore, nel cantare a squarciagola Perdere l’amore, fui anche scambiato per Massimo Ranieri de La patata bollente. Detto il Gandi. Senza h.

Poiché apparve assai strano che, giunto che fui oltre la maggiore età, nel mio lungo peregrinare lungo le strade mal asfaltate della mia città soventemente piena di scostumati, uno come me potesse smarrirsi in qualche bar malfamato, sprecando le sue giornate ad ammirare la venustà altrui da tempo immemorabile oramai esaltate, sputtanandomi ad acclamare gli idoli hollywoodiani, dimenticando invece d’impugnare la mia bella statuina dorata.

Sì, fui costretto a smerigliarla e a non tirarmela più… da anarchico zen. Fui obbligato, giocoforza, a sverginarmi con la prima biondina di Donnie Brasco che mi fosse capitata, per l’appunto, a tiro. Per dimostrare che fossi un uomo e non un cazzone qualsiasi. Ah ah.

Ancora rammemoro quella notte nella quale la mia lei, con ardire della sua f… a ardente, attentò poco delicatamente alla verginità mia e, deflorando il frutto mio prelibato e da lei succhiato, da lei stessa presto sconsacrato, apparendole meritevole di forte svezzamento, in quanto sorprendentemente le fui provetto con far insospettabilmente caliente, urlò piacevolmente e volle di nuovo gustarlo svenevolmente, scopandomi ancora e ancora poderosamente, in ogni senso posteriormente.

Avvenne, eh già, l’indurimento e vi entrai dentro profondamente, oserei dire brillantemente. Sì, all’interno di questa vita carnascialesca che scordai, solamente allo squittire post-puberale della mia superata infanzia oramai andata a puttane, sentii vibrare nel mio animo un irresistibile desiderio di fottermi da solo, platealmente fottendomene, ché non puoi mai dire mai fine alla (s)figa e arriveranno, state tranquilli, altre botte pazzesche, fondendovi e confondendo l’uomo eretto in voi ché credeste d’averla fottuta rittamente, scoprendo invece non lei, bensì denudando la verità inequivocabile d’esser stati inculati bellamente.

Sì, tempi bui ove caddi nella depressione più nera, denominata selva oscura da Dante Alighieri, tempi immacolatamente (im)puri ora deturpati e irrecuperabili, eppur riempiti dal gaudio della mia poesia al(a)ta.

Sì, dopo la prima volta, fu un macello. Soprattutto ai danni del sottoscritto. Soprattutto danni e basta. Colei che mi sverginò, eh sì, dopo avermelo proteso, pretese che usassi il dopobarba e vestissi elegante come un dandy. Insomma, per farla breve, volle precocemente (in)castrarmi negli ingranaggi delle sociali maschere carnevalesche a me da sempre risultate scabrose e scioccanti e, altresì, volle “adultizzarmi”. Adulterando pure l’indole mia eternamente fanciullesca da Johnny Depp di Tim Burton.

Sì, non sposatevi e non figliate, ragazzi. Le donne v’inchiappetteranno, pretendendo da voi lo snaturamento della vostra emozionalità gioiosa, giocosa e intimamente cremosa poiché, dinanzi alle amiche, vorranno vantarsi di aver scelto come compagno un Cicciobello qualsiasi.

Meglio invece ancora perdersi nella notte come Owen Wilson di Midnight in Paris e non seguire più nessuna cura da Franco Battiato.

Non fatevi inculare… dal sistema, rimanete felicemente schizofrenici come Keira Knightley di A Dangerous Method.

Vedeste cosa le combinò quello Jung? Per curarla dalla sua nevrosi, s’incarnò nella fantasia erotica di ogni teenager smorfiosa, sì, Michael Fassbender.

Le donne adorano Fassbender. Lo percepiscono come uomo forte, sicuro di sé, insomma un macho col mascellone da Ronn Moss di Beautiful eppur l’occhio da Shame. Cioè, diciamocela, un bel porcello.

Sì, le donne sono spesso ipocrite, miei fringuelli. A differenza di ciò che affermano nel quotidiano, ove fanno le san(t)e, vanno matte più di Keira… per un uomo dallo sguardo perverso. Lo reputano affascinante se lui le guarda di traverso. Che fesse…

So soltanto che Fassbender, ne L’uomo di neve, è veramente bollito e sexy quanto Val Kilmer dello stesso film. Ho detto tutto…

Di mio, che posso dirvi? Qui, le donne cercano le linguine, non solo allo scoglio, attenti allo scolo, quagliano poco ma vi vagliano e, se non spedite loro molti dispendiosi assegni, al massimo fantasticheranno di amori impossibili come in Uccelli di rovo. Ma, sostanzialmente, poco ovulano e friggono solo le strapazzate uova.

I maschi non stanno messi meglio, oggigiorno. Impazziscono, più della maionese, per la pornoattrice Brandi Love.

Poi, abbiamo pure le psicologhe. Donne che, prima di diventare tali, cioè mai, poiché crebbero solo con cazzi per la testa dopo quelli (ap)presi fisicamente nei liceo pedagogici, ora vogliono curare, cioè inculare i pazienti che guardano i film di Rainer Werner Fassbinder e di Herzog Werner.

Fottendoli a base di pasticche. Intanto, dopo aver sedato i loro pazienti, vanno a ballare col burino che le impasticca. Uomo analfabeta che però può garantire loro la bella villa, la bella vita e un po’ di divertente idiozia, si fa per dire, per far ridere le loro facce dal colore lilla.

Donne di siffatta (s)fattezza giudicano gli uomini come Pasolini non adatti a una società ove il valore maggiore è avere l’addome più piatto da esibire su Instagram.

Gli uomini vanno pure (di)dietro a queste. Poiché così è l’andazzo e allora pensano che sia meglio sbattersene… il cazzo.

Ecco, vorrei concludere con questa mia intuizione ficcata qui come viene…

Una volta, chiesi a un mio amico:

– Mi mostreresti, per piacere, sempre che per te non sia di troppo disturbo, la collezione dei tuoi libri, dei tuoi cd e dei tuoi film preferiti?

– Certo. Perché no? Ma non capisco il motivo di tale tua richiesta. Che vuoi vedere? Cosa vuoi appurare?

– Da ciò che ami, anche virtualmente, capirò com’è la tua anima.

– Suvvia. Che stupidaggine. Sarebbe come dire che, se mi piace Bob Marley, sono uno che sogna pace e libertà utopistica.

– Già, è così. Che poi tu ti trova nelle condizioni, anche economiche, per cui sei diventato cinico e realistico, è un altro discorso. Ma, in cuor tuo, batte la selvaticheria dell’uomo puramente ruspante e speranzoso che il domani sia egualitario e per tutti allegro e migliore. Insomma, scintillante!

– Dunque, seconda questa tua teoria, io sarei come Ryan Gosling di Drive solo perché ne ho il Blu-ray?

– No, in realtà non lo sei. Ma, istintivamente, a livello inconscio, ti sei riconosciuto nelle atmosfere e nella poetica di questo film.

Non sei uno stunt e non sei violento. Ma in te, nel tuo arcano spirito profondo e ancestrale, non v’è un uomo, qual sei, spaurito e forse dimentico della tua grinta oggi sparita.

Quando cala la notte e sarai solo, amico, guardati allo specchio e non mentirti.

Non sei Gosling di Drive, altrimenti ti arresterebbero. Ma in verità lo sei, eccome. Mio scioccone. E non fare lo scroccone.

Lo so. Siamo tutti dei coglioni, non fare neanche il marpione. Io sarò pure un volpone ma tu certamente sei proprio un bambagione.

Ecco, l’artista, bravo o scarso che sia, magnifico o impresentabile, aspirante tale o fallito tal dei tali, è colui che è riuscito, perlomeno ha provato, a scorporare l’interiorità della sua anima e del suo misterioso sentire per ricrearla di flusso estetico-emozionale, forse anche etico, educativo o non, propedeutico o meno, persino nichilistico o apparentemente osceno, a un’altra anima a cui offrire, si spera empaticamente, il suo esser(le) dentro.

– Ah, capisco. Per questo non ha funzionato fra te e quella che t’ha sverginato? Le sei entrato dentro ma, a lungo andare, non hai sentito un cazzo perché tu ami il Cinema di Clint Eastwood mentre lei vuole solo ragazzi con la 44 Magnum.

– La 44 potrebbe esservi stata, anzi, vi stette anche fra le tette, onestamente, ma non sono un tipo da grilletto facile… e mezze calzette.

 

Dopo questa freddura, accendo il termosifone.

Insomma, accendo il mio Falò. Fu solo Molto rumore per nulla.

Nel bel mezzo di un gelido inverno, incontrai Emma Thompson ma lei mi mandò a fanculo.

Al che divenni Charles Bronson e le suonai l’Harmonica da stronzo, giustiziandola nella notte Fonda come Henry, senza però pioggia di sangue, trattandola da Claudia Cardinale de I soliti ignoti.

Poiché in fondo in fondo, sì, posso garantirvi ch’è una mignotta e le preferisco un Gianduiotto.

 

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: John Malkovich


31 Dec

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Eh sì, ritorna questa rubrica da voi molto apprezzata, dedicata a quegli attori che, per varie traversie, per momenti sfavorevoli della loro altalenante carriera, per fuorvianti circostanze, per erronee scelte lavorative, hanno vissuto dei periodi di forte appannamento professionale ma, all’improvviso, con una manciata di prove fenomenali, sono tornati inaspettatamente, prepotentemente alla ribalta, sovvertendo i negativi pronostici che li davano oramai per finiti e spacciati.

Dunque, è con grande piacere che oggi vi parliamo di un attore rinato in maniera portentosa, ovvero John Malkovich, il cui nome completo all’anagrafe è John Gavin Malkovich, nato a Christopher, una città dell’Illinois, il 9 Dicembre del 1953.

Il protagonista di The ABC Murders, nei panni di Hercule Poirot, del quale vi mostriamo il trailer.

Una sorta di meticcio, Malkovich, figlio infatti di un editore statunitense dalle origini croate e di una madre giornalista di ascendenza europea.

Malkovich si appassiona subito alla recitazione, sebbene in tenerissima età fosse deriso perché in grave sovrappeso.

Dopo vari studi come ambientalista, capisce definitivamente che è proprio la sua passione dell’infanzia quella che deve perseguire nella vita. Cioè recitare. E da allora non si è più lasciato dissuadere a mollare il suo sogno.

Dopo la sua osannata parte a Teatro in Morte di un commesso viaggiatore con Dustin Hoffman, una microscopica parte in Un matrimonio di Robert Altman, non accreditato, Malkovich esordisce a tutti gli affetti al Cinema con uno splendido ruolo nell’acclamato Le stagioni del cuore di Robert Benton.

Ruolo per il quale, a soli trentun anni, ottiene la prima delle sue due nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista. E comincia prodigiosamente la sua ascesa.

Hollywood rimane impressionata dalla sua fine bravura, dalle sue movenze ambigue e soprattutto dal suo volto magnetico.

Un volto, come detto da molti, da malato di mente, da persona disturbata, il volto enigmatico e indecifrabile, inquietante di uno appena uscito dal manicomio o dal carcere di San Quintino.

E, infatti, diverrà famoso, in particolar modo, per aver dato vita a molti personaggi fuori di testa, folli, maniaci, pervertiti e luciferini.

Un volto allucinato capace però di trasmettere una miriade di emozioni disparate. Espressivo al massimo, dallo sguardo arcigno, duro, minaccioso, in una parola carismatico. Imprevedibilmente mutevole, dalle mille, sottilissime sfumature.

E, in virtù di ciò, della sua ipnotica espressività naturalissima, Malkovich interpreterà di tutto e di più. Partecipando da protagonista e non a film molto importanti come Urla del silenzio di Roland Joffé, L’impero del sole di Steven Spielberg, Le relazioni pericolose di Stephen Frears, uno dei suoi ruoli peraltro più celebrati e ricordati, Il tè nel deserto del nostro compianto Bernardo Bertolucci, Ombre e nebbia di Woody Allen, Nel centro del mirino di Wolfgang Petersen assieme al suo amico Clint Eastwood, Cuore di Tenebra di Nicolas Roeg… e ci fermiamo qua perché saremmo pleonastici a enumerarvi e citarvi per filo e per segno tutte le sue eccellenti performance in film altrettanto straordinari. E non pecchiamo di superficialità se non ci soffermiamo su Al di là delle nuvole o Ritratto di signora perché, come detto, sapete benissimo chi sono i grandi registi di queste due opere e sarebbe perciò oltremodo fastidioso puntualizzarli.

Diciamo soltanto che, a fine anni novanta, imbecca altri tre personaggi magnifici. Quello appunto del pazzo ergastolano Cyrus Grissom in Con Air di Simon West con Nicolas Cage e compagnia bella, lo strepitoso e indimenticabile Teddy KGB di Rounders con Matt Damon e Edward Norton, e naturalmente proprio sé stesso in Essere John Malkovich di Spike Jonze.

Sì, John Malkovich, pur non essendo mai stato un divo da copertina, è oramai una leggenda vivente, a suo modo, tanto che Jonze gli dedica un film a sua immagine, somiglianza e addirittura cervello. Un colpo di genio.

Vi parliamo di John Malkovich perché, al di là di qualche vetta filmografica dei suoi ultimi vent’anni da attore, l’avevamo sinceramente un po’ perso di vista. Certo, film ne ha girati sempre a getto continuo ma forse quasi nessuno all’altezza di quelli precedenti.

A eccezion fatta del suo stupendo ruolo in Changeling di Eastwood con Angelina Jolie, però del 2008, quindi oramai di dieci anni fa.

Ma il prossimo anno, il nostro caro John farà sfracelli. Statene pur certi. Innanzitutto, lo vedremo protagonista assoluto nell’attesissimo The New Pope di Paolo Sorrentino e in due pellicole interessantissime, almeno sulla carta, una con Zac Efron, Extremely Wicked, Shockingly Evil and Vile, la “vera storia” di Ted Bundy, ed El Tonto.

Quindi, Velvet Buzzsaw di Dan Gilroy con Jake Gyllenhaal, ed Eve con Jessica Chastain e Colin Farrell.

Può bastare? Ci pare proprio di sì, eh.attori-rinati-john-malkovich-04

Mandatory Credit: Photo by Rii Schroer/REX/Shutterstock (6222465a) John Malkovich John Malkovich photo shoot, London, UK - 28 Jul 2016 Award-winning actor and director John Malkovich makes his London theatre directing debut in this English speaking premiere of Zach Helm's play Good Canary in September

Mandatory Credit: Photo by Rii Schroer/REX/Shutterstock (6222465a)
John Malkovich
John Malkovich photo shoot, London, UK – 28 Jul 2016
Award-winning actor and director John Malkovich makes his London theatre directing debut in this English speaking premiere of Zach Helm’s play Good Canary in September

 

 

di Stefano Falotico

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