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Le migliori serie televisive e il mio video cult da fantasma di Bob


17 Nov

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Stranger Things

Stranger Things

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Ebbene, devo ammetterlo, sebbene qualche insegnante di semantica-semiotica cinematografica del DAMS o scuole affini mi rimprovererà tosto. Le serie televisive mal le digerisco.

Perlopiù la maggioranza di esse.

Sono profondamente convinto che, nonostante molte di queste, invero assai poche, possano essere ottimamente costruite, con sceneggiature perfino ingegnosamente architettate, e farcite di personaggi carismatici, affascinanti o solamente interessanti che, senz’ombra di dubbio, attraggono la nostra curiosità, siano allestite inconfutabilmente al fine di un solo, primario scopo. Quello d’intrattenere. E basta.

Non vi è Arte.

Basti vedere il nuovo format adottato ad esempio da Netflix. Ieri sera, ho visto con molto piacere, divertendomi da matti, il primo episodio de Il metodo Kominsky. Una serie che, se manterrà il ritmo dolceamaro dei suoi primi trenta minuti, scanzonato, nostalgico, leggerissimo, potrebbe ascendere presto tra le mie preferite. Ma questo lo saprò soltanto a visione completata delle sue dieci “puntate”.

Ecco, ogni episodio de Il metodo Komisnky dura appena, appunto, mezz’ora. Alcuni, dando io un’occhiata veloce ai minutaggi dei singoli “spezzoni”, non vanno addirittura oltre i venti minuti. Roba che non fai in tempo a guardare i titoli di testa che già sei arrivato a quelli di coda con un brevissimo intermezzo di qualche sketch fra Michael Douglas e Alan Arkin.

Gli episodi invece di Maniac durano singolarmente non più di quaranta minuti.

Ciò per dire che il livello di attenzione dello spettatore medio, quello a cui punta Netflix, si è notevolmente abbassato.

Un tempo, come da me già detto, la gente si piazzava sul divano e, su RAI 3, ai primi di Gennaio, quando spesso lo programmano, si guardava per intero C’era una volta in America, col solo spazio pubblicitario fra il primo e il secondo tempo in cui andava a dissetarsi e si fumava una sigaretta, oppure recandosi in bagno a fare un po’ di “acqua”.

La gente era abituata alla contemplazione, alla splendida “lentezza”.

Oggigiorno invece i ritmi troppo frenetici giocoforza impostici dalla società non ci permettono di soffermarci troppo sulle cose. Ché poi bisogna guidare la macchina nel caos cittadino.

Dunque, si è adottato questo formato, appunto, velocissimo, d’immediato consumo. Tanto per farci passare un po’ il tempo libero.

Le serie televisive, in generale, fanno esattamente questo. Sono storie che, a mio avviso, potevano essere sintetizzate, senz’assurde digressioni superflue e onestamente noiose, senza siparietti poco funzionali alla vicenda narrata, al fulcro sostanziale della trama, in due ore e mezza, al massimo.

Questa regola vale per ogni serie televisiva. Anche per quelle migliori.

Ecco, non essendo un patito di serie tv, appunto, non ne guardo molte. Ma le scelgo oculatamente in base ai miei gusti. Vado d’istinto. Decido di sorbirmi tutti gli episodi di una serie, semmai uno o due a sera, dopo aver vagliato scrupolosamente.

Posso dunque dire che il mio sguardo è “limitato” e forse avete ragione voi a sostenere che le serie televisive siano oramai il futuro non solo della televisione ma del Cinema.

Detto ciò, sono soltanto cinque le serie televisive degli ultimi anni che mi hanno quasi del tutto appagato e reso fiero di averle viste. Quelle per cui ritengo di non aver buttato del tempo prezioso nel visionarle.

Partiamo dal quinto posto per arrivare al primo.

5) Stranger Things. Sì, tutto vero. Non inventa niente, ricicla il sincretismo culturale anni ottanta, soprattutto, e ripesca da Spielberg, Joe Dante, perfino da Wes Craven, e chi più ne ha più ne metta.

Ma la miscela è ottima, commovente, è una serie che davvero ti riporta indietro nel tempo. Come Ritorno al futuro di Zemeckis.

Promossa appieno.

4) Marvel’s The Punisher. Oh, finalmente Frank Castle, dopo tante trasposizioni orrende, e mi riferisco a quelle con Dolph Lundgren (!) e Thomas Jane, trova nel volto roccioso di Joe Bernthal la sua mimesi perfetta.

La serie è violentissima con tanto di scena in cui The Punisher sfonda gli occhi del suo eterno torturatore e finale in cui macella il cranio dell’amico traditore figlio di puttana.

Ma, a parte qualche eccesso, funziona a meraviglia.

3) Mindhunter. Gli episodi di Fincher sono stupendi. Zodiac incontra Il silenzio degli innocenti.

Qualche luogo comune di troppo sui serial killer rovina l’amalgama ma la serie spinge, eccome.

2) True Detective, prima stagione. Non è assolutamente perfetta. Anzi, più la riguardo e più i monologhi di Rust, che tanto mi avevano impressionato la prima volta che li vidi, mi paiono costruiti, artefatti, e Pizzolatto mi sembra un tizio furbissimo, bravo ad accattivarsi, con pessimistico maledettismo, le simpatie dello spettatore hater del mondo.

Come per tutte le serie televisive, ribadisco, la storia poteva durare molto meno e se ne poteva fare un film. Semmai di tre ore. Molti risvolti e molte parentesi sono esagerate, la serie è dispersiva e alla fine ciò che resta è appunto la forza interpretativa di un McConaughey nel suo ruolo della vita e gli ultimi venti minuti.

Con la discesa nel covo di Carcosa, la resurrezione cristologica di Rust e i due amici di tutta un’esistenza che meditano su questa brutta faccenda. Da lacrimoni.

1) The Night Of. La perla per eccellenza. La prima puntata è qualcosa di magnifico. Abbiamo Fuori orario di Scorsese che incontra la penna di Richard Price. Sin alla lenta, mostruosa esplosione di un equivoco giudiziario spaventoso.

Ma anche in questo caso, come The Guardian disse bene, sebbene The Night Of rimanga a mio parere un capolavoro, la serie si perde un po’ per strada con una storia processuale abbastanza convenzionale da Perry Mason e John Grisham e smarrisce molta della carica della prima puntata.

Il finale però è da brividi e salva i pur minimi difetti enunciativi.

 

Ecco, personalmente, per quanto riguarda Gomorra, Narcos, Westworld in particolar modo, come dice il vecchio Jack Burton… basta, adesso.

Mi hanno scassato u’ caz’.

Ovviamente, ho trascutato apposta Twin Peaks Il ritorno. Che non è una serie televisiva… è la storia della mia vita. Soprattutto quando Laura Palmer torna a casa…

E urla di paura perché questa sua vita è stata tutta un immane incubo terrificante.

Sì, come la mia vita. Ve ne avevo già parlato di questo?

Sì, a un certo punto, similmente a The Night Of, chi mi stava attorno mi ha fissato negli occhi.

E, allucinato da quel che vide, urlò fra il meravigliato, lo sbigottito, l’incredibile materializzatosi ancora.

Sì, qualcosa di tragicamente lynchiano.

 

 

di Stefano Falotico

Al Pacino sarà il coach Joe Paterno nel film HBO di Barry Levinson


06 Jun

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La notizia è di quelle straordinariamente importanti. Al Pacino, stando a numerose testate giornalistiche aggiornate su Hollywood e i suoi progetti, presto inizierà le riprese di un tv movie per la HBO firmato da Barry Levinson, premio Oscar come miglior regia per Rain Man e autore di pellicole incisive come Sleepers e Sesso e potere.

Pacino rivestirà i panni dell’ex allenatore storico di Football Joe Paterno, che fu coinvolto in uno scandalo sessuale. O meglio, ne fu indagato e condannato al carcere per “omissione di prove”. Il diretto interessato fu invero il suo collega Jerry Sandusky, che a quanto pare intratteneva relazioni “proibite” con ragazzi minorenni.

Al Pacino è legato al progetto sin dal 2012, quando questo film per la televisione doveva intitolarsi Happy Valley (al momento, non viene specificato se manterrà ancora il titolo originario, sebbene Production Weekly riporti invece che il titolo, appunto, non verrà mutato) e alla regia doveva esserci il suo “fido” Brian De Palma, che come molti cinefili sanno ha lavorato con lui nei cult Scarface Carlito’s Way. Ma l’HBO all’epoca, alla vigilia dell’inizio delle riprese, bloccò quasi inspiegabilmente la produzione, adducendo come motivo i “problemi di budget”.

Adesso invece pare tutto pronto per i primi ciak che scatteranno a Luglio.

Poi, Pacino sarà subito pronto per The Irishman di Martin Scorsese con De Niro e Joe Pesci.

Non è la prima volta che Pacino, tornando al film su Joe Paterno, lavora con Levinson. I due infatti avevano già con successo, avvalorato da numerosi Emmy e Golden Globe, collaborato per altri due tv movie della HBO, You Don’t Know Kack, in cui Levinson era regista, e Phil Spector di David Mamet, in cui Levinson era “solo” produttore esecutivo.

Inoltre, a loro si deve The Humbling, presentato al Festival di Venezia di qualche anno fa, e purtroppo mal distribuito in Italia.

di Stefano Falotico

 

The Wizard of Lies reviews


19 May

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(S)The-Fan, il mito? Il matto? Il mitico? No, il peto, riflessioni su Westworld, serie per fessi


12 Oct

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Credo che uno dei momenti migliori della giornata sia quando, dopo un buon caffè, “lievitato” fresco, aromatizzato al tuo stomaco in ebollizione, tiri fuori dal “pacco” le palle, no, una sigaretta d’arrotolarsi “torbida” fra le tue labbra al sapor di culo, liscio come una donna che ama gli apprezzamenti su Facebook. Sì, quindi una sigaretta stronza, di quelle che chiedono anche l’odore del dopobarba mischiato al tuo naso all’olfatto acre come una distesa sconfinata di cosce di bagasce. Attimo puro di “sobrio” piacere, maculato in te stravaccato sul (di)vano che ti “accomodi” a guardare una partita di calcio, sguinzagliando il tuo saperci fare col tabacco. Attimo “lindo” di vera “sciolta”, ove i pensieri fluiscono all’unisono del tuo sentirsi sganciato dal mondo. Pensi su come gente penosa e cafona s’accapigli per andar al cinema il sabato sera, riempiendo le casse delle multisala e della loro zombesca “allegria”. Mortifera gente che sbraita, si “spettegolezza” perfino davanti al grande schermo e s’immedesima nelle troie, no, nelle storie. Immaginandosi cowboy di vecchi saloon ove “porchettare” con un drink “slavato” come un treno di Westworld. Avete visto questa serie? La prima puntata non era una puttanata, la seconda si avvicina molto alla stronzata con tanto di scena “lercia” del turista che fa gita sessuale con quattro mignottazze. Molto HBO, molto Games of Thrones, molto cagata di fotografia davvero “Nolan”, davvero da “futurista” dell’immaginazione. Da esteta mentecatto, più che altro. Sarà che a me la società è sempre parsa robotizzata e dunque queste macchine “umanizzate” non mi stupiscono più di tanto. Eppur Ed Harris cerca il labirinto per trovare la soluzione al suo cervello bacato. Nel frattempo buca gli altri androidi, mentre la regia si sofferma su sangue zampillante “a palate”, e “pialla” le immagini con resa tecnica “rasoiante” nell’idiozia di massa che si “eccita” per tali mitragliate. Ah, hai visto che luci nella scena in cui la Wood vede gli indiani? Che movimenti di macchina, che taglio alle inquadrature, quasi malickiane, quasi “orizzontali” nel sol tramontante nella verticale della cinepresa pel culo.

Di mio, credo che De Niro di The Fan avesse capito tutto.

 

di Stefano Faloticow11the-fan

The Night Of, i suoi titoli di testa


27 Aug

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La Critica si sta esaltando per questa nuova, strepitosa serie della HBO, ma il suo fascino gli deriva soprattutto dalle atmosfere di rara cupezza e dai titoli di testa (cercateli) a mio avviso superiori, per sofisticatezza e liquida luminescenza, a quelli di True Detective.

Taylor Sheridan, nuovo talento delle sceneggiature, altro che Pizzolatto


16 Aug

Ebbene, probabilmente la terza stagione di True Detective, come “paventato” da qualcuno, non si farà. La HBO, infatti, ha annunciato un altro progetto avente come protagonista Robert Downey Jr., che sarà incentrato sulle moderne avventure d’un nuovo, “redivivo” Perry Mason. E lo sceneggiatore assoldato per questa serie televisiva sarà proprio Pizzolatto. Appare dunque improbabile che Nic si possa occupare d’una terza stagione dei suoi investigatori. La seconda stagione, va ammesso con dispiacere, nonostante la confezione lussuosa, il cast prestigioso e le valorose interpretazioni di Farrell & company, al contrario di quanto ostinati fan irriducibili dicano… è stata, sì, deludente. Non brutta come si dice in giro, ma nemmeno memorabile. Non diamo a Pizzolatto quel che stavolta non s’è guadagnato.

Ma mandiamo proprio, a dirla tutta, al diavolo Pizzolatto, decisamente, a mio avviso, sopravvalutato. In fondo, anche la prima stagione, ripensandoci, si “evidenziò” per la tetra ambientazione ed ebbe successo per il nichilismo pessimismo che la pervadeva. Ma erano tanti i difetti che, a ben vedere e rifletterci obiettivamente, la macchia(ro)no di parecchie imperfezioni imperdonabili.

Io terrei invece d’occhio il giovane Taylor Sheridan, già autore del brillante Sicario e del suo prossimo “seguito” Soldado, che sarà diretto dal nostro Sollima Stefano. Sheridan che sta mietendo consensi, in questi giorni, per Hell or High Water. Una scrittura secca, abrasiva, “corrotta”, sporca e onestamente più sincera di tante “filosofeggiate” alla Pizzolatto, alla lunga sterili e, diciamolo, nauseanti.

Ma sulla scrittura io son maestro e posso vantarmi dei miei libri, unici e di rara efficacia.

Sono un Sutter Cane. E me ne vanto.

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di Stefano Falotico

Barry Levinson inizia a girare The Wizard of Lies, come sua ammissione con Bill Murray e Bruce Springsteen


31 Aug

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Diana B. Henriques non comunica la data delle riprese di The Wizard of Lies


30 Aug

Production Weekly afferma che il film della HBO con De Niro e Michelle Pfeiffer, diretto da Barry Levinson e tratto dal suo omonimo libro, inizierà il filming domani.
Ma Diana sta cauta, sul chi va là e non si sbilancia, asserendo che non è sicura, per tenerci sulle spine.

Lei SA.

 

Diana B Henriques

The Young Pope di Sorrentino: svelato il cast completo e io, invece, non venni, diventai Pap(p)a(molle) e mona(co)


05 Aug

 

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Sorrentino: «I segni evidenti dell’esistenza di Dio. I segni evidenti dell’assenza di Dio. Come si cerca la fede e come si perde la fede. La grandezza della santità, così grande da ritenerla insopportabile. Quando si combattono le tentazioni e quando non si può fare altro che cedervi. Il duello interiore tra le alte responsabilità del capo della Chiesa Cattolica e le miserie del semplice uomo che il destino (o lo Spirito Santo) ha voluto come Pontefice. Infine, come si gestisce e si manipola quotidianamente il potere in uno Stato che ha come dogma e come imperativo morale la rinuncia al potere e l’amore disinteressato verso il prossimo. Di tutto questo parla The Young Pope».

 

Il CAST:

Jude Law è Pio XIII – Lenny Belardo

Silvio Orlando è il Cardinal Voiello

Diane Keaton è una SUORA!

Ludivine Sagnier, Madonna santissima che bontà, è Esther, moglie dello svizzero guardiano

Cécile de France è Sofia! Ah, è div(in)a.

 

Come ne Il nome della rosa, compresi il sacrificio dopo una delusione di mora, di amor perpetuamente (in)cast(rat)o.

E, predicando in piazza ai fedeli pazzi, senza cazzo, (non) impazzii.

Dalla lettera di San Falotico alla (mal)san(t)a:

 

Lauretta, non voglio disturbarti, turbarmi e intubarmi oltremodo, ma mi hai bloccato inspiegabilmente su Twitter, quando si stava dialogando amichevolmente di Calcio. Scalciamo le ipocrisie. Cristo! Repir(iam)o.

Ora, devo scoprire le carte, dopo aver visto una tua foto, in cui radiante sprizzavi gioia ormonale da tutti i por(t)i, incantandomi dinanzi al tuo viso estatico, mi son soavemente innamorato di te. Sappilo, è misteriosamente strano tutto ciò ma io credo nei colpi di fulmine e non voglio che la verità si adombri in una meschina falsità da giocoliere delle parole per conquistarti e volerti, sì, debbo averti, avere avere avere e di te non sarò av(ar)o. Maria, Ave, Pater Noster! Anche se, non conoscendomi, avanzerai pregiudizi disarmanti, disamorati, altresì offensivi nei miei riguardi. Guardami! Intingi la manina.
Sono un poeta che ha da offrirti, sbaciucchiandoti di sfoglia(re), sfogato e sfigato, le sue opere amorevoli, le sue scritture poetiche, vergate nel sangue delle astratte visioni talora cerebrali del mio cuor potente e le emozioni cavalcando di furia inesausta an(s)imate.
Ti (br)amo, concedimi un sorriso e ti sarò felice.
Non darmi uno schiaffo, dama, (d)am(m)i.


Ora, st(r)ingetevi un segno di PECE.

 

di Stefano Falotico, in odore di san(t)ità!

 

 

From a tweet: De Niro confirms HBO project, The Wizard of Lies, on Bernie Madoff


12 Jun

Stay tuned!

CHQpiKzVEAA7XvDFascinating discussion last night @ Raos w Robert DeNiro on playing Bernie Madoff in an upcoming @HBO movie

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)