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Gli 89 anni del più grande regista vivente (speriamo…) del mondo, Clint Eastwood, mentre io non ho più l’età per fare il vecchio
Sì, credo che Clint mi assomigli parecchio. Un bel mule come il sottoscritto. Uno che imbocca sempre strade non propriamente rettissime eppur cammina a schiena dritta, distillando battute da rincoglionito oppure da uno che ce l’ha sempre ritto. Su questo dubbio amletico, voi vi scervellate e io me ne fotto.
Sì, oggi, luridi figli di puttana, parafrasando il suo celeberrimo William Munny de Gli spietati, compie gli anni il più grande. Bando alle ciance. Non amo le sottigliezze. Così è almeno sino a quando non uscirà The Irishman… Eh eh.
Ottantanove primavere di barba e capelli sempre rasatissimi, miei uomini e donne gasatissime.
Sì, voi a venticinque anni siete già marci e pensionabili, schifosamente edonisti. Rifatevi il look dal barbiere. Chiedetegli di tagliarvi il bulbo del poco cervello rimasto. Almeno non farete altri danni a voler recidere gente dal pelo rosso come il sottoscritto. E non mi taglierete più qualcos’altro.
No, non sono misantropo come Walt Kowalski di Gran Torino. Non odio gli uomini, tantomeno le donne.
È il gentil sesso che odia me perché, dopo essermi scopato quelle che son venute con me, mi trombo altre donne.
E do botte pure ai loro mariti effeminati.
Sostanzialmente, nessuno mi s’incula.
No, non sono alienato dalla realtà. Né mi sono ammattito.
So che mi considerate pazzo. Dipende dai punti di vista. Secondo gli psichiatri, un tempo pazzo lo fui davvero, adesso sono impazziti quelli che mi hanno avuto in cura.
I miei amici, insospettiti da questo mio atteggiamento strafottente e inaspettato, mi dicono che mi son montato il cervello. Le donne dei miei amici sanno benissimo cos’ho montato, invero. Ma non si sparga la voce in giro.
Non vorrei che poi troppe donne mi facessero venire… un infarto come in Debito di sangue.
Sì, sono molto invidiato, miei falsi amici alla Jeff Daniels del film appena suddetto.
So che molti di voi vorrebbero farmi il culo. Sì, molti uomini si fingono amici con me per arrivare a fottermi.
Sono degli stronzi? No, solamente omosessuali.
Anche le donne mature mi vogliono:
– Complimenti, signora. Lei si porta benissimo la sua età.
– Ah, grazie mille. Quanti anni mi dava?
– Sinceramente, pensavo fosse già morta.
Ora, a questo punto della mia vita, il mio miglior amico mi domanda cosa io combini tutto il giorno:
– Che fai, Stefano, durante la giornata?
– Non te lo dico.
– Hai qualcosa da nascondermi?
– Vuoi la verità?
– Sì, certo.
– Non so nemmeno io cosa faccio. O faccia se ti piace il congiuntivo. Tu lo sai?
– Certo che lo so. Io so chi sono. Sono un uomo felicissimo.
– Su questo avrei dei dubbi.
– Cioè? Vorresti dirmi che tu sapresti meglio di me chi sono?
– Certamente.
– E come fai a saperlo?
– Me l’ha confidato la tua amante.
– La mia amante? Ma che dici? Io sono felicemente sposato.
– Non credo.
– Come fai a dire questo?
– Ho scopato la tua amante e mi ha detto tutto di te.
– Ti sei scopato la mia amante?
– Sì, tua moglie.
Sì, babbei, la dovreste finire di essere retorici a trent’anni e nostalgici a quaranta.
La vita vera non è un film per chi si racconta balle e favolette.
Per questo ci sono le canzoni di Francesca Michielin.
Nel nostro futuro c’è The Ballad of Richard Jewell.
Cioè la storia della mia vita.
La storia di uno che rivelò che dei pazzi bastardi lo bombardarono di offese e induzioni al suicidio per rovinargli la festa.
Andai da uno psichiatra a rivelargli l’orrendo misfatto e lui accusò me di pazzia, la polizia m’indagò perché pensò che fossi stato io, fuori di testa e incosciente, appunto, ad aver danneggiato costoro semplicemente perché ebbi le palle di fare il Kowalski di turno. Ne avevo le palle piene di questi malati di mente fissati con le porcate e le battute di dubbio gusto a sfondo sessuale. Questa è la verità. Il resto sono film di merda che vi fate.
di Stefano Falotico
13 Settembre, domani, buon compleanno a un uomo unico, magico: parafrasando Mario Brega, prima ce sto io, poi ce sta De Niro, spending my time da Angel Heart
Eh sì, domani sarà il compleanno del sottoscritto, indubbiamente una delle più grandi teste di cazzo che l’umanità abbia mai avuto.
Ma fortunatamente anche uno che delle regole piccolo-borghesi se n’è altamente fottuto, vivendo a modo suo. Ché gli obblighi, le prescrizioni, i falsi precetti moralistici, le reprimende, il pensar comune, le ideologie fasciste non mi sono mai piaciute, e sempre le disdegnerò, boicotterò, le fuorvierò, incanalandomi nei meandri sognanti delle mie magiche, sublime perdizioni. Perderò tutto ma ne sarà valsa la pena…
Ripescando dalle memoria lo stupendo Angel Heart di Alan Parker. Che poesia in questo film. L’incontro, al crepuscolo, fra Mickey Rourke/Johnny Favorite e De Niro/Louis Cyphre profuma di nostalgica immensità. Ambientato in un palazzo semi-diroccato, fatiscente, ove la notte si tinge di satanica bellezza, come uno dei migliori, perlacei libri dell’orrore. E un signore vestito di nero, ghignante, sardonico, con la faccia di un Bob d’antologia, sussurra a Mickey che ha un conto in sospeso con Johnny.
Cinema di un’altra epoca, della mia generazioni, non le cagate platinate e furbette di oggi.
Johnny, Johnny il bello, come me.
A cui la malignità e l’ipocrisia ha voluto combinare tanti scherzetti e farmi credere, con ipnosi subliminali, che dovevo dimenticare la mia anima, ripudiarla, azzerare tutto e iniziare tutto, riprendendo studi scolastici da quattro soldi.
Non siamo mica in Siberia, come affermava lungimirante il mio alter ego di Carmelo Bene. Sfacciato, impudico, irriverente, cattivo, strafottente, come solo i geni possono essere e permetterselo.
Io non ho bisogno di lauree, di titoletti formali, la mia anima è la poesia fattasi carne metafisica. E viaggerò eternamente sulle onde emozionali dei miei battiti cardiaci.
Prendetela voi la donna politically correct, laureatasi in Scienze della Formazioni e altre stronzate caramellose, buone alle smancerie falsissime di una vita impostata, noiosa, che devi avere paura anche di prenderla da dietro come Michael Douglas di Basic Instinct con Jeanne Tripplehorn (che fondoschiena nudamente maestoso, forse controfigura di una patonza ancora più gnocca di Jeanne) ché poi potrebbe denunciarti e farti il lavaggio del cervello, anche dell’uccello soprattutto, educandoti a leggere un libro Harmony e ballando con lei, al plenilunio, su una canzone dei Thegiornalisti. Appunto, andasse a dar via il culo, ché di banalotte così non sa che cazzo farmene.
Non sono misogino ma una donna deve profumare di donna perfino troia e ardertelo, attizzartelo, non deve piluccare una penna stilografica… e non sgridarti se sbagli un congiuntivo. Che palle!
Ci sono quelli che si laureano in Medicina. Sì, quando mi dovrò curare da un’eventuale appendicite, andrò a farmi operare. Ma conoscere l’anatomia del corpo umano non m’interessa tanto, mi attrae molto di più la dinamica esistenzialista dei cori, non la vivisezione dei corpi.
Avevamo anche i teenagers che si eccitavano con quel frocio di Eddie Vedder e avevano l’orgasmo quando, su MTV, guardavano il video di Jeremy. Giocando al game Diablo. Meglio Pelù con El Diablo! E sognavano di farsi fare un pompino da una tonta il sabato sera quando, finalmente, i loro genitori cattolicamente repressivi li lasciavano puttaneggiare, dopo aver svolto il loro “bravo” dovere da studentelli imbecilli e schiappe.
Ma che è Footloose? Quel reverendo Shaw Moore/John Lithgow dovrebbe farsi una trombata con la moglie, fidatevi. Ché l’unico Lithgow che adoro è quello un po’ stronzo e pazzo di Doppia personalità.
Puro genio il De Palma che, come mio padre, è nato l’11 Settembre. Ora, chiariamoci. Quasi tutto De Palma è magnifico, quasi tutti i suoi film sono capolavori. Ma, se vogliamo stilare classifiche, i suoi veri capolavori sono Carrie, Vestito per uccidere, Scarface, Omicidio a luci rosse, The Untouchables, Carlito’s Way.
Al che l’idiota di turno:
– Sei capolavori sono pochi per poterlo definire un genio.
– Ah sì? E quanti ne doveva girare? Cinquemila? Vedi tu, piuttosto, di non girarti i pollici, coglioncello.
Oggi, nella maggior parte d’Italia, sono iniziate le scuole. Mamma mia, poveretti questi ragazzi. Saranno rincoglioniti nei loro anni migliori con pappardelle, latino e greco (non siamo più nella Roma imperiale e ad Atene, e comunque meglio Spartacus di Sparta), storie di guerre dei cent’anni e partigiane resistenze.
Non lamentatevi poi se un uomo, a trent’anni, conosce il giorno esatto in cui è morto Napoleone ma non sa che la sua ragazza si scopa uno più basso del Bonaparte. Un uomo formalmente impeccabile ma carnalmente andato a puttane…
Un mio amico ha letto il mio penultimo libro, Dopo la morte e, col cuore, quello che molti di voi hanno oramai perduto irrecuperabilmente, vi ha scritto una recensione estremamente calzante, l’unica possibile:
Dopo la morte, la vita.
Una vita sempre condita dal tipico delirio falotichese, quello che ti inebria di ricamate ridondanze (da lui stesso annuite) e si autobiografa con tutto l’ardore che può tracimare dal suo voluttuoso amarsi, fisico e cerebrale.
Il suo perenne bilico, tra il soccombere e l’esaltarsi, veleggia spedito per tutto il libro, accompagna e sostiene una vita controcorrente, in sgarbo alle convenzioni, alle ipocrisie, alle rabbie convulse, alle impotenze di fronte ad un mondo malmostoso, nano e misero.
Una “recalcitrante riluttanza” lo mette contro il mondo intero, anche se poi saranno due categorie che personalmente aborro (e che non sarò io a rivelarvi), ad emanciparlo contro le brutture, a vaccinarlo verso le mostruosità.
Quasi quarant’anni di apnea mentale: un concentrato di esplosioni represse, di eruttazioni sofistiche, che dall’alto dei miei quasi sessanta (di armi ormai deposte), comprendo proprio in virtù della rivoluzione che mi attese, frenetica e scomposta, al varco, superata quella fatidica soglia.
Falotico la sta per varcare ma – paradossalmente – rinasce ora a vita vergine, un “dopo la morte” che già lo (ri)anima e lo rende ribelle per antonomasia come in un’improvvisa (e falsa) bonaccia metereo(il)logica.
Il mio confrontarmi con lui è puerile, perché io vagai nel buio fino a quei quaranta, mentre egli imbracciava mille lance contro i molteplici mulini dello scempio umano.
Ferito dal cinismo, magicamente intriso di libri e cinema, era già un “rumble fish” ferito e ruspante, rispetto al mio vagare in acque protettivamente ovattate.
Per questo nutro fascino e rispetto verso le vite sfilacciate e dissolute, ed il loro aggrapparsi feroce, il “deflorarsi” quasi inconscio, quel rodersi di rabbia implosa, l’ambire ad una “sopravvenuta leggiadria armonica” in realtà sempre e solo sfiorata ed a margine di un costante “putiferio emotivo” che sconquassa sogno e desiderio.
La vita, dopo la morte di un‘esistenza che si agghinda e spaccia spesso a “turbinosa e dissennata”, ma ancor più volentieri – nelle corde sensibili di Stefano – non può far a meno di apparire lirica, come “foglia screpolata nel vento”.
Ma lo attendo ora (io lo so), ad una guerra ancor più folle, se possibile.
I Roxette hanno fatto tante canzoncine buone solo per bimbette col “bagno facile” fra le mutande, ma questa è bellissima:
di Stefano Falotico
Auguri a Leonardo DiCaprio, mentre io, Da Vinci di oggi, non vinco da “leone”
Eh sì. Quanti fessi ci stanno al mondo. Invece che festeggiare la propria vita, pensano ai compleanni delle star, in vite che sono una brodaglia di patimenti, lamenti, in una parola vite da escrementi. Sì, il bel Leo, dopo tanta gavetta e molte fighette, compie gli anni. Inutile ricordarlo nelle sue migliori interpretazioni. Hollywood e noi lo conosciamo a menadito, e paiono lontani i tempi in cui veniva rimproverato dal suo genitore in blue jeans, o veniva redarguito da De Niro che lo provocava a base di penose smorfie, affinché crescesse e maturasse. Oggi è maturo eccome, un Ercolino, e si attornia di donnine che lo rendono un pimpante porcellino. Egli infatti non è sposato, non ha figli, e da due anni e mezzo non ha più lavorato in alcun film, conservandosi ottimamente mantenuto per riunirsi con Scorsese, e forse ancora De Niro, in Killers of the Flower Moon. Mentre la nostra Italia decaduta vien abbattuta anche dalla Svezia, in un’avventura azzurra in cui tal Ventura è stato la più nostra grossa sventura, mentre Bettarini si rimette con Simona, roba da farci rimettere, cari peccatori che rimettiamo i nostri peccati, mentre i giovani illusi vanno al cinema sognando vite che mai avranno e poi rincasano ascoltando J-Ax, mentre i cassaintegrati fanno fatica a integrarsi e disintegrano le loro mosce panze mangiando pane integrale e consolano la moglie afflitta da pene, mentre tutto scoppia, mentre un’altra giornalista “seria” in tv scoscia e molto di noia scoccia, mentre una vecchia si fa il lifting con lo scotch mentre il marito arricchito, che vota Destra neonazista, picchia un barbone, scolandosi un bourbon, c’è gente che non ha meglio da fare se non “rimembrare” la carriera di DiCaprio. Che sarà forse Da Vinci e comunque sempre vince. Veni, vidi, vici, come disse Gaio Giulio Cesare, uno che molto “venne”, (s)battendo tutti, essendo vivacissimo sessualmente, promiscuo-bisex e amante di Marlon Brando di suo “marcantonio”. Eh sì, pare che Brando fosse un ingordo del sesso e abbia avuto relazioni con James Dean e Montgomery Clift, mentre i maligni sostengono che DiCaprio si affianchi a giunoniche signorine per mascherare la sua omosessualità latente. Qui il dubbio latita e in Italia siam pieni di latitanti, anche di latinisti. Sappiatelo, voi che, ingenui, ragionate da lattanti.
Comunque sia, questa vita è stata un Titanic per molti. Ai più cattivi fanno l’antitetanica, ai più buoni danno un buono per la Coop, ai cani danno le bastonate, alle cagne danno “calore”, e in questo freddo polare-artico non si salvano neanche gli aviatori…
Che dire di me? Sono uno che conosce la Mona Lisa, cari mona(ci).
Insomma, caproni, qui non si salvano neanche capre e cavoli, guarda te se devo pensare a DiCaprio.
di Stefano Falotico
De Niro compie 74 anni e ben li festeggia
Ho scritto un saggio su De Niro, che potete trovare in vendita sulle librerie online, che è stato molto gradito da chi l’ha letto, e mai mi stupirò del suo camaleontismo “fervido” di varietà. Un attore che sarei pleonastico a ribadire grande, e che nonostante scelte sbagliate merita la mia assoluta stima e quella gratitudine che sconfina nell’adorazione. Qui in Italia si sono dimenticati, colpevolissimamente, di distribuire Hands of Stone e The Comedian, mentre a Ottobre uscirà Nonno, questa volta è guerra, la risposta “infantile” e dolce al suo porcellino di Nonno scatenato. Fonti mie vicinissime mi assicurano che oramai le riprese dell’epocale The Irishman sono immediate, tutto pronto per il capolavoro gigantesco. Poi una serie televisiva con David O. Russell e probabilmente un altro movie con Scorsese.
Mi fermerei qua. E il biopic su Ferrari, si sa più qualcosa?
Schwarzy compie settant’anni
Mentre notizie tragiche ci hanno annunciato la morte del piccolo Charlie (Dio l’abbia in gloria), il nostro Schwarzenegger festeggia i primi settant’anni. Primavere portate a suon di muscoli e testosterone su capacità recitative pari allo zero di un encefalogramma piatto. Ma Schwarzy è come Garibaldi, eroe di due mondi? No, della globalizzazione di massa, d’altronde fu Mister Universo. Egli, accanitamente, attraverso ruoli alla Conan, s’impose al Cameron, sterminando i rivali e rivaleggiando solo con Stallone, nel Planet Hollywood stipulato anche con l’altro “salvatore” Willis. Mentre in tv annunciano la nuova edizione del Grande Fratello VIP del cazzo, prendiamo consapevolezza, in questo mondo ove oggi si festeggia il Terminator, che implacabili siamo portati all’estinzione. La faccia da gorilla di Arnold ci ricorda le nostre true lies. Sappiatelo, donne che cornificate i mariti e poi volete che i vostri mariti fossero Junior.
Schwarzy sembra uno scemo, ma sa, sa tutto, fu Governatore della California.
di Stefano Falotico
Ma quale festa della liberazione, oggi è il compleanno di Pacino, e sono 77
Tondi tondi, e un fisico un po’ arrotondato eppure, anche se fu in The Humbling, ancora non affetto da demenza senile. Me lo immagino, Al, in una locanda di New York alle prime luci della sera, quando cala sulla città tramontante l’effetto serra. Ed egli “snocciola” un whisky, rammemorando nella sua evening, ai clienti, il suo ruolo di Tony Montana. Sognando di tornare a casa e di “montarsi” la compagna, waiting The Irishman.
di Stefano Falotico
Robert De Niro a 70
Ora, essendo io il portavoce ufficioso del Bob, in vesti di cerimoniere della sua biografia più vera, oso augurargli tal “anniversario” ancor prima che scocchi la Mezzanotte del 17.
Non so se sarà un Venerdì, non credo, leggendo nell’agenda. Mi risulta il giorno successivo.
Comunque sia, sarà lietezza. Noi del De Niro ammiratori estremi, strenui anche quando ultimamente ha vacillato, imbolsito s’è mercificato, di paghe alimentari ha sostenuto il Tribeca Film Festival, non badando sempre alla qualità.
Eppure, infaticabile e stacanovista inguaribile, frenetico monstre del palcoscenico cinematografico, sfodererà altre cartucce. Fors’alcun spuntate, altri grandi film in cui spiccherà come grandioso ce lo ricordavamo?
Il Tempo passa per tutti, scalfisce e rende noi fan avviliti nel triste tramontar dei miti, un po’ sgonfiati, un po’ “decrepiti” eppur forse di nuovi ardori e carisma crepitanti!
Come possiamo osannarlo di Happy Birthday a una settimana di distanza da tal epocal data? A capotavola, soffierà sulle 70 candeline, baciando la moglie Grace Hightower per poi spartir le fette alla combriccola dei suoi, come noi, amici e sostenitori.
Già me lo vedo a Beverly Hills nel “gozzovigliare” di brindisi e panna montata assieme a Sean Penn, non solo friend ma nato anch’egli il diciassette di Agosto, “rimpatriare” con Joe Pesci nel discutere poi, sul divanetto scamosciato, del tanto sospirato e sempre rimandato The Irishman.
Capolavoro annunciato della coppia riunita con Scorsese che però lo Zio fa slittare a “priorità” di più facili commerciabilità. Pacino aspetta da una vita questo Jimmy Hoffa con Marty. Dai dai, affrettatevi. Non c’è alcun minuto da perder o smarriremo un terzetto attoriale da far impallidire ogni fuoco pirotecnico di balli e festa.
Eh sì, scorgo già il Bob dalle frasche di Mulholland Drive a tracannare le medaglie monografiche al valore di un’intera filmografia celeberrima. A bere e danzare per immortal(at)i brii.
Ma, in termini meno “spendaccioni” dei soldi nella sua villa, dei tanti appartamenti (co)sparsi per il Mondo e anche a Como, a New York e ubicarsi così stabile, intoccabile a Los Angeles, Mecca e altissima vetta di nostro adorarlo, come “costellerà” la prossima stagione alle porte?
Con una raffica di pellicole da lasciar secchi. Forse, rimarremo a bocca asciutta perché, almeno dalle previsioni, scarsa roba qualitativa inonderà le nostre sale nonostante la moltitudine di altri suoi camaleontismi in quantità esuberante! Quasi oscena!
Vedremo mai anche da noi Being Flynn? Chissà mai che qualche distributore perlomeno ce lo mostri, ah il mostro sacro qui “barbone”, in straight.
The Big Wedding è andato malissimo in America. Stroncato a iosa sì negli USA, subito gettato e liquidato come trash che neanche fa ridere.
Ma io diffido dalla “Critica” oltre oceano, già quella nostrana mi lascia (a) desiderare… eh eh. Quindi, da vedere, a prescindere!
“Sconvolge” la sua capigliatura cotonata, elettrizzata di Motel, ma mi affascinano le storie di “valigette” misteriose, incentrate sui fuori orario.
E quest’inedita, stramba accoppiata con Cusack m’interessa. Non fosse che sarà una Notte non pallosa, molte pallottole “scorrazzeranno”, e qualche ganza appiccherà il “fuoco”.
Consideriamo pure, e ci mancherebbe American Hustle, persino se comparirà solo per una manciata di minuti, in cameo prestigioso di reminiscenza e omaggio a Casinò. Vedi?
Coincidenze speculari di un David O. Russell appaiabile appunto a Scorsese.
Io scommetto però tutto su Malavita. E la mia convinzione che sarà un ottimo Luc Besson è rinvigorita dopo aver dato più di un’occhiata al trailer italiano.
Un De Niro ancor memore di goodfellas, per un faccia a faccia scarface con Michelle Pfeiffer e un tosto scontro col duro per eccellenza, Tommy Lee Jones il granitico. Si spezzerà. Stavolta ha incontrato un osso marmoreo.
Besson gira una black comedy su tant’azione, umorismo “a puntino” e sparatorie mitraglianti con bazooka ed esplosioni.
Last Vegas appare patetico ma Dan Fogelman è una corrosiva penna. Vedremo se le aspettative minime s’accresceranno di dialoghi ficcanti e “piccanti”.
E poi, last but not least, Grudge Match, di cui sbarcherà prestissimo il primo filmato della Warner.
Esiste già il “provino” in Internet, e questo De Niro appare, di primo “petto” appetitosissimo, in formissima. Da urlo e pugni tonanti.
Da non crederci.
Dunque, tutti in coro “Buon Compleanno Bob!”.
(Stefano Falotico)