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Diavolo in corpo: per lo svecchiamento dell’Italia e dell’umanità limitrofa, propugno un insabbiamento dell’intellighenzia nostrana con tanto di Partigiano reggiano


12 Jan

hammamet amelio

HAMMAMET docet: i criminali come Bettino Craxi riescono a elaborare il lutto o dobbiamo anche compatirli?

Ah, un bel pagliaccio, Bettino.

Un crimine aberrante di natura politica lui commise. Ma si dimise?

Ma ci sono anche i crimini di natura sessuale e/o finto pedagogica e moralistica.
Potrei raccontarvene tante in merito. Genitori della cosiddetta borghesia bene capaci di ricattare i figli per via del loro carattere schivo e/o ribelle poiché li vollero medici, avvocati e giornalisti.
E repressero ogni loro sano capriccio pur di conformarli a un pensiero biecamente castrante le loro indoli vivamente di vita zampillanti. Anzi, vollero proprio che i loro pargoli volassero alti, così tanto alti da tarpare il volo libero dei loro usignoli brillanti, avidamente desiderosi di squittire godenti la giovanissima smania di sentirsi adolescenti furenti e fiorenti.

Sì, li avviarono a studi classici per pavoneggiarsi con gli amici dello stesso ambientino già putrefatto. Dei maiali da fiorentine.

A tutti gli altri diedero la patente di matti, violentandoli nell’animo e fortemente emarginandoli.

E, se si fossero per l’appunto ribellati ai loro codici severi e follemente intransigenti, avrebbero chiamato un centro di salute mentale per sedarli, a vita deridendoli e stigmatizzandoli.

Persone che s’accorsero dell’errore, anzi dell’orrore, della mostruosità da loro partorita solamente a danno già fatto. Capaci persino di chiedere scusa, giustificandosi pateticamente nel definire il loro imperdonabile affronto come innocuo sarcasmo.

Persone, in poche parole, criminali.

Quelle che, con la panza più piena di Bettino, ripetono, ricattarono i ventenni pur di piegarli alla loro visione bolsa, vecchia e già marcia dell’esistenza. Bloccandone addirittura la resistenza. Che gente lercia.

Che gente di merda.

Gridando loro solamente… crescete, idioti!.

Di questa gente non sappiamo più che farcene, dobbiamo sbarazzarcene, denunciarla alla prossima mossa falsa con ferrea spietatezza, non dobbiamo, per nessuna ragione, impietosirci ed essere tostissimi, duri, agguerriti.

Una generazione di gente che forse il suo immane dolore, la sua inguaribile, atroce sconsolatezza se la cercò.

Ed è la lezione di vita più cattiva che potessero ricevere dal dio della loro stessa oscena, terrificante (in)giustizia scabrosa.

Ma veramente in Italia ancora continuiamo a girare film come Hammamet e su Craxi? Meglio farlo nel taxi

Fu Don Tonino, cioè Andrea Roncato, no, Antonio Di Pietro a inchiappettare Bettino. Ora, non so se Tonino, durante i tempi universitari, quando studiò giurisprudenza, fece anche all’amore con una amante d’un Divo come il gobbo Andreotti, ma Paolo Sorrentino, no, Tonino, malgrado le sue incertezze linguistiche, il suo eloquio incerto, la sua parlantina poco sciolta e la sua oratoria non certamente da Cicerone, riuscì lo stesso a sbattere Bettino in quel posticino. Dopo che, Bettino, rubando soldoni assieme a tutti gli altri marpioni del Parlamento dei miei coglioni, dei miei stivali e di tale Italia di tromboni da stivaloni, con Spadolini fece sesso con Moana Pozzi, consegnando poi al cavaliere mascarato, ovvero il commendatore Berlusconi, lo scettro di questo Belpaese di Loro tanto lordo/i.

Bettino fu scoperto con le mani nella scrotale sacca, no, nel sacco. E se la fece nei pantaloni. Improvvisamente, fu rimpicciolito e confessò, non pentito però da picciotto d’onore ma ammanicato pure a quelli coi dollaroni, ogni maltolto e ogni mano pulita, finendo esiliato come Napoleone.

Tonino, uomo come Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo. Uomo che forse ancora, in mezzo ai saputelli giornalisti, non c’azzecca.  Ma non fu una vuota zucca e alla fine tutti i soldi tornarono alla Zecca.

Fu lui il paladino di Tangentopoli e ogni Zio Paperone di tale Italia da Paperopoli che, seviziando i paperini, cioè i comuni cittadini, intascò money per poter ricattare anche la ricotta delle veline di Paperissima.

Siamo veramente stufi delle avventure erotiche di Mario Balotelli che ebbe un flirt pure con Barbara Ovieni, una che indubbiamente subito ti fa venire ma, appena apre bocca, non solo per leccare qualche altro “pezzo grosso”, il latte alle ginocchia fa scendere più di una rottura del menisco e dei legamenti crociati.

Evviva Riccardo Cuor di Leone e le sue Crociate!

Barbara, le sbarbine, donne da Disco e anche da ernia per uomini esplosivi come il vulcano che fu, l’Etna, che vedrei bene a Ibiza, la patria delle ragazzine italiche che, maturande delle superiori, vollero e ancora vogliono, eccome, sperimentare di essere precocemente sverginate e prosciugate nelle mutande.

Io, comunque, sono un topo, sì, uno strano tipo. Ragiono secondo i miei topos. Sono forse l’unico italiano che non ama i balli latino-americani, odia i latinismi e gli inglesismi ma riesce a essere, allo stesso tempio, no, tempo… Enrique Iglesias e Mickey Rourke di Hero.

Poi, al culmine del romanticismo più rustico da film di Sergio Leone o da C’era una volta in Messico, guarda nelle palle… degli occhi la topa Jennifer Love Hewitt. Lei s’è sciolta e io le dico, cucendomi una toppa ma non la bocca:

– Sì, ora vai a cagare la diarrea, zoccola.

 

Lei, imbestialita, non certamente fine come Paolo Stoppa, mi urla:

– Sei una merda! Ora, stop!

 

E io:

– Sì, infatti, una merda come te esce dal culo. Levati pure dal cazzo. Sennò, ti faccio la multa come Harvey Keitel de Il cattivo tenente.

 

Sì, l’Italia è un posto di mignotte. Ma non mi riferisco soltanto alle baby girl dei viali o che, su Instagram, si camuffano dietro una foto di Madonna (e ho detto tutto…), parlo soprattutto di tutti.

Per anni, non sapendo che fare il sabato sera, m’accodai a una combriccola di marmocchi, sì, dei paperini, delle giovani marmotte.

Mi trascinarono sempre all’Estragon, locale bolognese ove tutt’ora impazza, nonostante si sia rinnovato e abbia cambiato location, un gran troiaio, ah, che letamaio.

Vidi liceali senza cervello andare giù di testa per figlie di docenti universitari che vollero essere attrici piacevoli ma confusero Il piacere di Gabriele d’Annunzio per gli addominali di Lenny Kravitz. Ah ah.

Sì, mi chiamarono cocchino poiché ai loro bocchini preferii sempre non farmi imboccare dalle milf insegnanti di Lettere. Sono donne che sanno usare la Lingua… sì, bocciano quelli sboccati ma amano quelli che… si vede che sbocceranno a farlo con loro quando il marito, dopo aver perso il lavoretto, piglia, a un serale, delle orali ripetizioni un tanto all’etto o al suo inetto. Ah, uomo talmente retto da essere stato alla consorte quasi mai ritto.

Infatti, filosofeggiai, tirandomela da Bob De Niro di Cape Fear.

Guardate, una massa di ebeti da far impallidire Peter Sellers di Oltre il giardino.

Ora, sono sfioriti e mi piace inaridire ancora di più le loro rose, no, pose. Come Sellers di Hollywood Party. E ne vogliamo parlare di Bernardo Bertolucci? Un solo capolavoro all’attivo, Ultimo tango a Parigi. Poi, solo pellicole da conformista, lagne borghesi e dreamers come Eva Green. Una che, a forza di mostrare il seno a Tim Burton, lo costrinse a decapitarselo. Poiché Tim è sposato e, al massimo, gigioneggia nelle sue notti dark da Hessian Horseman/Chris Walken. Sì, ma a differenza di uomini cavallo come Manuel Ferrara, cazzo, gira film che le fanno girare come Dumbo, la storia della sua elefantiasi da uomo a cui, oltre a crescere il naso come Pinocchio, si allungarono le orecchie un po’ da ricchione. Ah, che figone tanto riccone. Sì, comunque Tim deve avere una bella oca. Eh sì, stette anche con Martian Girl, Lisa Marie, una di ottime tette, anche se rifatte, sì, una superba ochetta.

Insomma, siamo stanchi di Alex Britti, delle malinconie da Il volo, anche di Gianni Amelio, di Favino, di Sanremo e di chi, rintronato, ti dice che sei uno scemino. Tu sei arrivato? No, in questo Paese non si viene a un cazzo. C’è una moscezza che, quasi quasi, è meglio Er Monnezza.

Insomma, abbiamo problemi più seri che pensare alle favole, alle fave, alle elegie al contrario, alla magnificazione della tristezza. Siamo già a pecora così. Dobbiamo sorbirci pure i film su Craxi che, di questi tempi, possono interessare solamente a chi ancora crede nella Politica, povere polis, poveri polli.

Credo di non aver molta vita davanti a me. Dunque, per quanto mi resterà da vivere, voglio fottermene senz’alcuna regola, senza più reprimende, senza più prescrizioni, dettami, dogmi, indottrinamenti e minchiate varie. Tanto, voi falliste.

Meglio il Falotico, miei uomini fallici! Fallitissimi. Boriosi chiacchieroni e minchioni.

I miei libri sono un pugno devastante scagliato agli imbecilli che vollero che andassi a pulire i cessi… che sono loro. Nessun perdono per idioti di questo genere.

Tutti di nuovo in tribunale! Ah ah.

Vai di arringa. Poi, dopo aver sbattuto gli impostori dietro le sbarre, andremo in pasticceria a gustare le meringhe per la nostra crema contro questi qua, da cremare.

Ci urleranno che dobbiamo crepare ma offriremo loro un altro cornetto, alzando loro il dito medio, gustandoci pure tutta la marmellata…

Se vorranno internarci, chiamate uno psichiatra, cioè io.

 

di Stefano Falotico

Pierfrancesco Favino è oggi il più grande attore italiano vivente? Forse sì, ma anche un altro non sta andando malino, miei malandrini maialini


28 May

favino traditore

Favino è the best italian actor alive?

Favino fa il vino?

Attualmente sì, anche perché Giancarlo Giannini è oramai vecchiotto, Toni Servillo inflazionato, Favino invece ha dalla sua il fascino maturo dell’uomo ancora piuttosto giovanino. E, con questi due ruoli di Buscetta e di Craxi Bettino, non sta facendo solo Favino, sta già facendo faville. Immagino che i prossimi anni saranno per lui ancora più dorati e verrà sommerso di proposte lavorative esagerate. Se lo sta meritando. E intascando il bottino. Un attore che, sin dai suoi esordi, non è mai stato una bottana né sopra le righe, sobrio, misurato, simpatico perfino. Prima del botto, è comparso in cinquemila film pure americani, accettando particine incolori come in Angeli e demoni di Ron Howard.

E, sempre in sordina, ha aspettato il momento giusto. Con molta discrezione e gentile savoirfaire. Sì, Favino mi piace molto sia come attore che come persona.

Come uomo, piacerà a sua moglie o a quella con cui sta. Non sono cazzi che mi riguardano.

Forse è un po’ prematuro elevarlo troppo in gloria ma, a confronto del piattume imbarazzante di molti attorucoli e soubrette deficienti, Favino tutta la vita.

Eh sì, mio padre mi racconta sempre del nonnismo e dei bullismi che subiva a scuola dal suo insegnante di Tecnica.

Costui, uomo certamente maleducato e assai scorretto, mio padre mi dice ancora spesso che a scuola lo maltrattava psicologicamente. Questo è un anacoluto, periodo molto complesso.

Non “bullizzate”, altrimenti ai ragazzi vengono i complessi.

Ogni volta che faceva l’appello e ogni volta che doveva pronunciare il suo cognome, ovviamente come il mio, essendo io suo figlio naturale e non diseredato, anziché pronunciare Falotico, ecco, per far ridere le classe e sminuirlo, lo apostrofava con un Falotino.

Eh già, oggi interroghiamo Falotino. E vai giù di risate dei suoi compagni di scuola, non meno bulli e irriverenti di questo screanzato villano professore di che? Sicuramente però ingenui e incolpevoli, data la loro comprensibile immaturità. E degli pseudo adulti che hanno acclamato il film Immaturi ne vogliamo parlare?

Professore di Tecnica? Avrebbe dovuto innanzitutto e principalmente badare al tonto monolitico del suo voler inquadrare la meglio gioventù coi suoi epiteti abbruttenti e irriverenti. Superficiali e derisori.

Sì, simpatiche sciocchezzuole, burlesche, cattedratiche autorevolezze che poi comunque si superano nella vita. Ma non con quella baggianata denominata Esame di Maturità, appunto, o con l’attestato di sana e robusta costituzione che ti rilasciano prima e pure dopo la naja.

Io invece ho fatto l’obiettore di coscienza ben cosciente di farlo, miei idioti incapaci d’intendere e volere La sottile linea rossa.

Dai su, se davvero credete a queste favole istituzionali false, non crescerete mai.

Non si è mai visto nessun ragazzo che a 18/19 anni abbia veramente raggiunto la cosiddetta maggiore età e la saggezza, non solo scolasticamente, della fine delle medie superiori, soprattutto esistenziali. Ché, ancor prima semmai di affrontare la vita vera, cazzo, nessuno, nemmeno il più geniale, forte e tosto può ritenersi un uomo imbattibile.

Pensate appunto a questo succitato, decerebrato insegnante. Forse, avrà avuto all’epoca circa quarant’anni suonati ma si divertiva, come un matto a briglia sciolta, a redarguire e a punire l’illibatezza pindarica dei giovani a lui antipatici.

Roba che lo sceriffo Brian Dennehy di Rambo forse gli faceva un baffo.

Un uomo certamente perpendicolare a una mentalità fascista da stronzo brigatista, d’adulto mafioso con molta probabilità annoiato di tutto, arrogante e cafone, cioè in parole povere soltanto un emerito, poco meritevole e onorevole trombone.

Anzi, ora che meglio ricordo/i, no, mio padre non mi ha detto che tale beota fosse insegnante di Tecnica. Perdonatemi. A dire il vero, per essere più esatti, lo era di Statistica.

Uno che, forse, non avendo avuto le capacità per diventare uno statista come Craxi Bettino, si scompisciava nel fare il bastardino con ragazzi ancora pudicamente un po’ bambini, ancora né carne né pesce, dei romantici, sognatori stagisti.

Che lui trattava a pesci in faccia da carnale, laido volpone pasciuto assai stupido e viscido. Senza dubbio, uno che pensava di essere un superbo maestrino, anzi maestrone del minestrone, e considerava quelli più anagraficamente piccoli di lui dei minchioni molto coglioni. Sì, a tutti rompeva le palle, senz’eccezione alcuna. Anche sui maggiori, seri secchioni voleva esercitare la professione di critico esegetico ed esigente delle loro vite invece appena maturande e innocenti da lui reputate ignorantone e poco seducenti. Forse, ironizzava anche sulle belle adolescenti in minigonna, adocchiando maliziosamente, senza dare nell’occhio né nel Bellocchio, le da lui intraviste, eccitanti mutande da lurido porcone che, elargendo a codeste degli ottimi voti, sperava quasi da pedofilo strafottente e, poco pedagogicamente da zietto furbetto, diciamocelo, d’inchiappettaree bellamente.

Cioè, praticamente Silvio Berlusconi con la Minetti.

Insomma, un gran figlio di puttana.

Ah, dire a un Falotico che è invece un Falotino, azz, è in verità roba da ridere rispetto alle prese per il culo molto più subdolamente mostruose che un Falotico medio, sin dagli albori del suo genealogico albero dinastico, è destinato a ricevere in continuazione.

Ci sono però a volte delle incredibili eccezioni. Delle inaspettate promozioni.

Sì, la mia famiglia è formata da bravissime persone, ci mancherebbe, serie, talvolta campagnole e un po’ cattivelle soprattutto con sé stesse, ma nessuno della mia famiglia fa l’attore da cannensi festoni.

O da Arcore coi festini.

Io faccio pure lo scrittore. Non guadagno niente ma fa nulla… E mangio le tagliatelle e i rigatoni della Barilla. Sì, credo che nella vita puoi mettere in riga solo la pastasciutta.

E dire che, per il pregiudizio e la superficialità appunto un po’ troppo frettolosa di molta gente, venni considerato per molto tempo Jasmine Trinca del film già “corsivizzato”, sopra, di Marco Tullio Giordana.

Ah, ci voleva un bagno nel Giordano della mia anima da me stesso psicanalizzata e rinata per riuscire a ripulirmi da tutte queste persone prevenute e mai venute, secondo me, né con una di nome Giordana né con quella gran figa di Giovanna. Che io modestamente…

Morale: questo Falotico onestamente, no, non scherziamo, ha ancora molte pagnotte da mangiare, mica mignotte, prima di poter competere con Favino ma, di certo, non è un cretinetti, neppure uno scemino.

Invece, al maiale che, sul mio canale YouTube, anonimamente da vigliaccone, continua a scrivermi porcate bestiali per farmi incazzare e farmi passare per schizofrenico delirante, non consiglio il film Hammamet bensì gli rispondo, sputo adesso e addosso, di enorme “finezza” e sottovoce, un sano vaffanculo a mammata.

Provaci ancora, campione. Non è che invece sei andato a puttane e down tu?

Insomma, all’urlatore alle corde che pensava di aver vinto troppo presto l’incontro, gli sussurro dolcemente… baby, non ci provare mai più.

 

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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