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Pinocchio di Garrone è brutto. D’altronde, le favole di Collodi sono finite, la gente deve portare la macchina al collaudo


22 Dec

pinocchio disney

Ebbene sì. Roberto Benigni interpretò e diresse Pinocchio nella trasposizione peggiore di tutti i tempi anche se tenuta in auge da Enrico Ghezzi poiché, in via della sua impresentabilità assoluta, a Ghezzi parve una pellicola super-pasticciata e poco dalla Critica seria benvoluta, dunque da bastian contrario la esaltò con far fanatico. Forse falotico…

Così come il tanto bistrattato Michael Bay, spauracchio dell’intellighenzia contemporanea, Ghezzi magnificò, Definendolo un autore incontrovertibile, autore peraltro, a suo dire, di una delle massime vette della Settima Arte planetaria, ovvero Armageddon.

Invece, pare proprio che stavolta il celebrato Garrone, per fare il furbone, cioè realizzando un film dai facili incassi per grandi e piccini, adatto anche ai più tromboni, scendendo di conseguenza ai meno artistici compromessi poco nobili, abbia sfornato un film col quale, sbugiardando tutta la sua carriera, gli sia già cresciuto il naso più di Leslie Nielsen ne L’aereo più pazzo del mondo. Che marpione questo Garrone!

Da tempo immemorabile, da Walt Disney, con la sua celeberrima versione cartoonistica, sin al mai realizzato colossal che doveva essere firmato dal famigerato Francis Ford Coppola con Al Pacino e De Niro nei panni, non so se rispettivamente, del Gatto e la Volpe, la favola di Collodi sul più famoso e popolare burattino di legno di sempre fu il sogno proibito di ogni cineasta. Anche del più auto-sputtanatosi senza ritegno.

Che fine ha fatto, inoltre, l’annunciato Pinocchio di Guillermo del Toro?

Posso asserire, senz’ombra di dubbio, senza ricusare la mia innata patologia di mentitore invero più sincero di tanti fals(ar)i, che chi paragona C’era una volta a… Hollywood a Joker, affermando che il film di Tarantino sia Arte pura mentre la pellicola di Phillips solamente una furbata ipocrita, merita che la Fata Turchina, dinanzi ai suoi occhi traviati e distorti dalla poetica noiosa e goliardicamente fastidiosa di Quentin, vale a dire l’inattendibilità fattasi pop oramai balzano e scombiccherato, un uomo adesso sgarrupato e cinematograficamente, a mio avviso, rovinato dopo averci propinato questa pazzesca boiata, un uomo che non va in alcun modo assolto, tantomeno non lapidato e ingiuriato, angariato, offeso e severamente sgambettato, bensì inchiappettato e non perdonato, ecco… dicevo, chi sostiene che chi consideri Joker superiore all’ultima balla spaziale di Tarantino vada subito fermato e internato, da casa prelevato dai carabinieri e quanto prima in un centro rigidamente psichiatrico severamente e inflessibilmente deportato, credo che abbia capito poco non solo del Cinema, bensì della vita in generale. Poiché vuole arbitrariamente legiferare da caporale, attraverso la sua nazifascista eugenetica pseudo-cinefila, sulla frase più conosciuta persino di Pinocchio stesso. Ovvero:

de gustibus non disputandum est.

Dicevo anche che merita che la Fata Turchina, dirimpetto a lui, si accoppi con Mangiafuoco.

Bruciandogli, così facendo(selo), ogni purezza residua della sua sporca cosci(enz)a che a ogni uomo vero e a ogni donna sana fa ribrezzo.

Le donne sante a me comunque non piacciono. Le schifo, ah ah. Non me la raccontano giusta e io avrei da raccontarvene.

Ieri pomeriggio, su Facebook, la sparai grossa e si scatenò, in merito a tale mia bomba, una faida di livello mondiale tra appassionati, veri o sedicenti, anche fra ottantenni misti a precoci, esaltati sedicenni. Un professore cattedratico, nel suo ambiente universitario molto altolocato in cui da ogni suo studente e collega viene, non so se (im)meritatamente, stimato, non so neppure se sopravvalutato o soltanto leccato, attaccò verbalmente un comunale impiegato, colpevole a suo dire di essere un ignorante cinematografico poiché quest’ultimo, alla pari del sottoscritto, definì il film di Tarantino una presa per il culo all’intelligenza anche dei più apparentemente cretini, sprovveduti e da questa iniqua società emarginati. La gente si accapigliò, sbraitò, inusitatamente si offese e le persone, reciprocamente, s’angariarono, sparandosi insulti dei più miserevoli e disparati fra borghesi contro paninari, fighi contro sfigati, fighette con la Calzedonia contro figone della madonna ma in realtà mezze calzette.

Ma, nel frattempo, io gustai la lotta senz’esclusione di colpi fra il pubblico accalorato e scalmanato, leggendo ogni ingiuria vomitata dalle persone che, a tale riguardo, la pensarono diversamente.

Quindi, mentre loro si affannarono a voler avere ragione a tutti i costi, io risi da giullare. Mandando ogni inutile contenzioso a cagare.

Poiché io so la verità inconfutabile. Però da tutti celata, quindi non detta e, in maniera capziosa, inconfessata. Che fessi!

Chi è un occidentale e legge filosofia orientale, eh già, non è un uomo elevato, bensì un cornuto mai visto che fotte la sua anima dalle gambe corte che guarda con gli occhi di Pinocchio quelle con le cosce chilometriche, cioè le gnocche. Poiché di giorno s’asservisce, da mon(a)co, al sistema bugiardo e sconcio, davanti agli amici e alle donne si pone come uomo di risma ma, di notte, non prendendo sonno a causa del suo complesso di colpa e del suo insanabile conflitto psicologico, appunto, legge sulla tazza del cesso Mishima per credersi, in cuor suo, un ascetico della minchia.

Ne vidi tanti/e.

Donne che ogni domenica mattina vanno a messa e poi mangiano carne di maiale con solo il Venerdì Santo, bensì tutto l’anno. Facendosi amare nell’ano dai maiali, cioè quelli con più soldi e col migliore divano.

Vidi uomini dichiararsi poveri, dunque senza un soldo bucato, senza un Euro nel salvadanaio, che piansero miseria per avere un rapporto sessuale gratis con una che la dà via a dieci cent.

No, in Italia non c’è nulla.

La gente continuerà a parlare di rivoluzioni e guerre civili per tirarsela da comunisti amanti di Marx quando poi comprerà nuovamente il nuovo calendario di Max.

I cosiddetti intellettuali, quando vengono colti (ma colti di che?) in flagrante, ti schiaffano la letteraria citazione da eruditi, latinisti e letterati per tenerti buono e tranquillo, suggestionandoti col potere della finta istruzione ch’è in verità soltanto arida corruzione, volgare (pres)unzione e saccente miseria tronfia.

Meritano ogni sacrosanta punizione!

Ché si pavoneggiano del loro sterile scibile senza umanità ma si ammaliano, anzi pateticamente ammantano e nascondono dietro la maschera perbenistica e moralistica, (d)istruttiva e induttiva d’un pretestuoso stile senza pedagogico, autentico, dolce vivere semplicemente logico.

E questo è quanto.

Cosa faccio io nella vita? Fra i volponi io sgattaiolo. Qualche volta pure abbaio, altre volte abbacino.

Datemi dei bacini e buonanotte a tutti, miei porcellini.

Per una società libera e democratica, senza partito preso, propugno solo dei pugni in faccia a chi vuole spaccarti il naso. Anche delle pugnette, a mo’ di sfottò, alle mezze seghe.

 

di Stefano Falotico

 

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Sono diventato Michael J. Fox di Voglia di vincere, una tragica metamorfosi da licantropo sexy beast, da horror di Stephen King


26 Feb

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Sì, tutti i miei scongiuri in merito sono andati a farsi fottere. Con quale oculatezza e moderata scaltrezza cercai di divincolarmi per anni dalla morsa sessualmente predatrice di questa società ingorda che mi ha sempre fatto ribrezzo.

E, nella mia adolescenza cupa e solitaria, ai confini dell’immaginazione più raffinata, anche onestamente d’una sintomatica semi-demenza da annacquato, abbacchiato e allampanato, no, non mi ero giammai allupato.

Resistendo con garbo, con stile bergmaniano, alle imperterrite avance di donne e ragazze stronze e bastarde. Disincagliandomene con allure tipica da young pope/Jude Law. Uno che non saprai mai se è un figlio di puttana patentato, davvero un santo elevato, un profeta ascetico o uno che, zitto zitto, Ludivine Sagnier s’è piacevolmente, segretamente ingroppato con tanto di Cappella Sistina affrescata.

Oh, non mi fate pensare a questa finta monaca, Ludivine. Una che anni or sono, di Gocce d’acqua su pietre roventi, sì, col suo seno maestoso, roba che Eva Green è una poco dotata, col suo culo apoteotico, roba che Monica Bellucci è un’anoressica oramai andata, rese già ardente il prematuro mio “scioglimento” incazzato.

Sì, credo che partì da allora questa mia trasformazione travolgente. E da nerd, imbestialito da sfighe allucinanti, da auto-recluso esiliatosi nella fantasia immaginifica più lirica, divenni un amante animalesco delle più grandi, planetarie fighe immense.

Sì, ero uguale ad Arnie Cunningham/Keith Gordon di Christine ma, in un impercettibile battito di ciglia prodigioso, divenni il più fortunato di tutti.

Certo che Keith, in questo film, è un coglione coi fiocchi. Si fa la bella macchina e la più bella del reame ma alla fine impazzisce come un povero cristo impalato.

Keith Gordon di belle donne, comunque, se n’è sempre (in)teso. Tant’è vero che ha diretto Jennifer Connelly in Waking the Dead. Quando Jennifer era all’apice del suo seno portentoso. Un seno delicatissimo, dai capezzoli perfino ispidi e rizzi, un seno meraviglioso come Sean Connery ne Il nome della rosa.

Che classe, Sean.

Sì, da monaco/Christian Slater, dopo la prima volta mia selvaggia e al contempo imbarazzata, acquisii piena coscienza di quel tipo… di potenzialità presto assodata. E ne godetti aizzato. Lei, e già vi ho narrato di quella notte tanto lercia e fradicia quanto estatica, notò immediatamente, e soprattutto sentì, fiorire in me l’uomo deflorato che, dopo aver con forza taurina fornicato, stava sviluppandosi in maniera mostruosamente irreprimibile e appunto selvatica.

Lei era infatti gelosissima. Abitava lontano, per l’esattezza a Trieste, e mi telefonava venti volte al giorno per appurare se realmente ero impegnato coi miei studi o, in sua assenza, mi stavo “impregnando” con qualcun’altra.

Era un assillo, roba da esasperare qualsiasi ragazzo e farlo regredire all’asilo.

Comunque, non aveva torto. Lo sa e mi ha perdonato. In sua assenza, intrecciavo relazioni non solamente intellettuali con fighe madornali, oserei dire monumentali.

Consapevole di essere provvisto di qualcosa, in mezzo alle gambe, di potentemente distruttivo in senso positivo. Qualcosa di enorme e mai visto. Uno spettacolo della natura al cui confronto il signor Rocco, e voi sapete a chi allupo, no, alludo, impallidisce e non poco.

Fu un involontario traviamento. Ci sta la rima di (p)orco? No, era smerigliata purezza! Altro che imbranato! Ero perennemente imbrattato.

Al che chiesi alla mia seconda ragazza perché mi voleva sempre a casa sua durante la ser(r)a:

– Guarda. Ti sarò sincero. Non abbiamo molto in comune. Io amo Robert De Niro e tu, invece, vai matta per Riccardo Scamarcio. Siamo un po’ tanto agli antipodi. E non è che parliamo molto io e te.

Quindi, dopo tre mesi di scopate, puoi, senza peli sulla lingua, dirmi perché vai matta per me?

 

La ragione, anzi, la regione, capirete, era ed è presto spiegata. Quando lei era a novanta, dirimpetto a me tutto (e)retto, si sentiva sconfinatamente appagata. Anche se poi mi diceva che la sua vita rimaneva quella di una sfigata. Mah.

Ora, voi penserete che, oltre a prendere per il culo lei, stia pigliando per i fondelli anche voi.

Invece è tutto, ma proprio tutto, tragicamente vero. Tangibile. Abbastanza evidente con tanto di (det)ergente.

Cazzo.

Insomma, qualcosa di totalmente inaspettato, sessualmente oramai poco immacolato.

E dire che mi ero cautelato così tanto. Così come vi ho raccontato. Avevo fatto di tutto per non farmele tutte.

Ma, una volta partito ed eiaculato, è stato davvero qualcosa di esagerato, di smodato, di sproporzionato. Di spericolato.

Se a questo aggiungiamo che potete darmi, oltre a quelle, qualsiasi testo, che sia di Biologia o Ingegneria, e io sono a pagina cinquanta quando voi siete ancora alla prima…, mi domando ora come ora…

Ma che cazzo campo a fare?

Sì, è una tragedia. Sapere che vai in giro e una, appena ti vede, deve chiamare lo spurgo. Perché provoca allagamenti che manco l’esondazione dell’Arno a Firenze.

Ora, se di fronte hai Jennifer Aniston, ben venga… lo straripamento.

Se dinanzi ti capita, però, Sally Hawkins, no, non avrà il mio “mostro della laguna”.

Quindi, se doveste voi vedermi andar per istrada con aria sconsolata e mesta e vi dovessi sembrare un cane bastonato, cazzo, è perché sto mentendo spudoratamente.

Se vi dicessi la verità, mi vorreste castrare immoralmente. E quindi per me non è conveniente spingermi troppo… platealmente. Infatti, il signor Guillermo del Toro mi ha appena scritturato per interpretare il suo prossimo film. Sapete qual è il suo prossimo film, vero? Eh già.

Adesso, scusate, mi devo occupare della traduzione in inglese del mio libro su Carpenter.

Per la ventura distribuzione globale. Sì, come un’ombra dello scorpione kinghiana, a mo’ di Sutter Cane, devo inseminare…

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di Stefano Falotico

I migliori film del 2018 e i peggiori secondo Francesco Alò


31 Dec

Finalmente, siamo in perfetta sintonia. Complimenti, ottime scelte.

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Pinocchio (s)mania: Guillermo del Toro, Garrone/Benigni, Falotico da Leggenda del re pescatore


26 Oct

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Un mio commento plateale, senza vergogna, su Instagram…

Ebbene, che culo superbo, ottima, continua ammiccante a provocare con far piccante, sì sì, fottitene dei moralisti, insegui questa donna tua birbante e lasciaci guardarti desideranti di esserti ardenti, bacianti, esausti nell’ammirarti, lascia che io sia ardente nel focosamente bramarti e forse eccitarmi, che gnocca, che tocco delizioso di donna sfiziosa, anche oziosa, probabilmente scaldante e mi fermo, infermissimo, perché la rima potrebbe di lingua peccar lussuriosa e di te troppo vogliosa.

Non mi ha bloccato e sinceramente non è che questa qui poi sia un granché, ma ero annoiato.

Mah, se penso alla mia infanzia, ricordo che mi piacevano i gelati, leccavo avidamente, se penso alla mia adolescenza, nel mio carnet di masturbazioni da ossesso-deficiente ci fu anche quel troione di Eva Grimaldi, una donna che pare sia stata anche con Sean Penn fra un risotto e il chirurgo plastico, se penso a come sono adesso, non è che poi, detta come va detta, sia un patito del sesso. Di mio, mi piace accavallare le gambe con la sigaretta in bocca. Non so te. A te piace accavallarti?

I problemi si accavallano e io preferisco ancor sbugiardarvi. Vi credete stabili ma io vi dico che siete solo più grassi.

Non dovete allarmarvi, lo sapeva Leslie Nielsen ne L’aereo più pazzo del mondo.

 

Eh sì, non molti lo sanno ma, nel fervore delle mie rinascenze, molti anni fa (credo fosse il 2006), cominciai a buttar giù un libro mai finito. L’occhio di Pinocchio. Ma poi, per varie vicissitudini sfiancanti, fui dal fato avverso sfinito e caddi preda di una società alla Mangiaf(u)oco che, con le sue chiacchiere, voleva far sì che mi “frivolizzassi” (bellissimo neologismo) e mi attenessi al più bieco materialismo porco. E collassai, assillato da donne voraci che attentarono alla mia verginità, Loro, discinte e aggressive, vedendo il mio bel faccino e, ben consce fra le lor ardenti cosce ch’ero ancora sessualmente immaturo, mi ballarono attorno. Al che, tirando fuori le loro ispide linguacce desiderose di ciucciarmi e baciarmelo tutto, con occhi bramosamente vogliosi ardirono a turlupinare la mia virtù, affinché dentro di loro potessi dominarle con la mia spada da Re Artù. Vibrante di un Excalibur lubrificata con del burro ad addolcire la penetrazione sguainata del mio esser in loro interamente duro eppur non più moralmente integro, dopo che codeste, inguainate di reggicalze sfilate, nel sesso più mentecatto m’inguaiarono e nella perdizione m’infilarono, ficcandoselo. Perché, una volta persa l’innocenza, e lor signoria lo sapeva, mi persi e rappresi in una landa orrenda e putrescente di nightclub fetenti. Ancor per ghermir altre donne, concupirle come un lupacchiotto ed entrar nei lor cor(pi) di passioni sfrenatamente lussuriose. No, sto mentendo, per chi mi avete (s)cambiato? Senti, scambista, piglia questo! Ah ah. Eh sì, ciò non avvenne, solo in una io venni. Ella mi svenò, mi sverginò e poi a fanculo mi mandò. Lasciandomi esausto e di lei innamorato col membro ancor penzolante e densamente ingordo di volerla nuovamente ignuda, a me congiunta e untissima.

Fra noi, teneramente e di pene duramente, durò poeticamente un an(n)o, appunto. Me ero stato oramai violato, nella sua carne violacea (im)bucato. Oh sì, le fate son fatali ma sanno essere anche delle stronze fetali.

Prima le donne ti rendon teso(ro), tu te ne arrendi, a lor dietro le tendine lo (es)tendi eccome, ma è solo forse una canzone di Elio e le storie tese…

Grazie a Geppo mio papà 

Se si china la Fata Turchina 

Sento una forza dentro che neanch’io so come 

Ed emetto una specie di fruppè

 

Elio voleva dire frappè? No, proprio fruppè.

Sì, la fava di Pinocchio per una fata potrebbe divenir qualcosa da favola…

Se poi la fata era, come nella miniserie Le avventure di Pinocchio del Comencini, la tettuta Lollobrigida, allor sì che cresci in fretta e soprattutto furia e, dalle mini-seghe, passi alle milf in un batter baleno. Sì, oramai sei fottuto come fossi stato mangiato in culo alla balena! O alla balera!

Molti uomini invece retti, che non pensano solo al femminile retto, nonostante si sposino e sian fedeli, perdon lo stesso la retta via e impazziscono. Prendete ad esempio Robin Williams de La leggenda del re pescatore. Un maniaco ammazza sua moglie e il professore finisce barbone. Jeff Bridges si sente responsabile della tragedia perché involontariamente aveva spinto il suo radioascoltatore a “spararla grossa”.

Deluso dalla fidanzata e semi-disoccupato, Jeff/Jack Lucas vaga abbattuto e delirante per le strade del suo fango, e prega la statuina di Pinocchio, sperando che almeno questo burattino di legno possa comprendere il suo dolore di vivere. Ma anche Robin la tiene in mano.

E, tornando a Re Artù, arriverà il miracolo. Perché il Sacro Graal, amici carissimi, altro non è che la speranza di noi tutti ritrovata.

La nostra vita adulta rasserenata.

Ed è per questo che del Toro e Matteo Garrone sono affascinati dal mito sempiterno di Pinocchio.

Geppetto, per Garrone, doveva essere Toni Servillo, adesso sarà Benigni. Che girò la sua versione benign(esc)a con Kim Rossi Stuart as Lucignolo.

Dico a voi, amici che spesso mi coglionate, siete proprio il Gatto e la Volpe.

La mia vita non è una cuccagna e non and(r)ò mai con le cagne.

Può darsi che il Falotico, il sottoscritto, sia un cesso d’uomo o un grandissimo.

Sicuramente, non date retta a Paolo Crepet (non è ancor crepat’!), il quale sostiene che i cosiddetti adulti siano ancora dei bambini malcresciuti e che non sappiano educare i figli, invero più grandi di loro.

Ecco, dopo tutto ciò, Collodi era un favolista come moi. Mai si laureò con lode e spesso la sua testa doveva superare innumerevoli volte il collaudo.

Di mio, vorrei guidare un’Audi ma non posso.

Punto e basta.

Sì, io guido la Punto. Lei guida la Mercedes? Beato lei. Si scopa anche un’Alfa Giulietta? Ah no, è vero, sua moglie si chiama Flavia Lancia. Lancia Flavia, sì, scusi. Mah, una lontana mia parente si chiama invece Silvia Nissan.

Già, tornando al mio libro incompiuto L’occhio di Pinocchio, Luciano Ligabue, in Eri bellissima, così cantava…

Eri davanti a me, davanti agli occhi del bambino 

E gli occhi del bambino quelli 

Non li danno proprio indietro ma

Facevi gola e soggezione!

 

Ho ancora un occhio da Pinocchio. Mentre tu, lercio farabutto, non porgermi l’occhio da finocchio per incularmi. Stringimi la mano, il mio uccello lo st(r)ingo da me.

Evviva! Si brinda, si brilla e, dai su, andiamo a ubriacarci. Saremo brilli ma dalla società fascista non verremo mai resi dei rigidi birilli.

Dai, grullo, porgimi un’altra grappa e dammi un’altra guappa! In quest’osteria io me l’ingroppo e con lei vado al galoppo. Cameriera, un’altra scaloppina! Ehi, bambina, non fare la zoccolina. Dai, Simona, si limona! O(r)mone, non fare il culatone. Servitemi i culatelli!

Un due tre, stavolta l’hai preso in quel posto te. E ora vai a farti il bidet!

Alé! Miserere, misero me!

di Stefano Falotico

A Venezia ha vinto Alfonso Cuarón Orozco con Roma, film migliore di quello del Fellini, e io vincerò con Bologna, storia “messicana” del quartiere Navile


09 Sep

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Sì, mi svegliai in tal domenica 9 Settembre. Fra pochi giorni sarà il mio compleanno. Due giorni dopo l’11, data fatidica e tristemente celebre ché, come sapete, crollarono le Torri Gemelle.

Sì, mio padre è nato due giorni prima di me, l’undici. Mio padre è sempre stato un uomo tendente alla tragedia. Quando caddero le Twin Towers, disse:

– Sì, ora tutti si ricorderanno il mio compleanno.

 

Tornando alla 75.ima mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, innanzitutto in laguna ci son state molte mostre. Non come Brooke Shields di The Blue Lagoon. Grande fisico quella Brooke di tal film “amniotico”. Per erezioni quando sentite un caldo ribollio nei vostri ormoni e volete bagnarla più delle sue immersioni marine.

Ha vinto Alfonso.

Avevo un amico, quando giocavo a Calcio nel Lame Ancora, di nome Alfonso. Aveva la panza, ma giocava centravanti. Io dribblavo tutti, poi gli appoggiavo le palle…, lui segnava a porta vuota e si prendeva tutti i meriti.

Non l’ho più visto, Alfonso. Già all’epoca era un mezzo debosciato. Uno di questi giorni andrò alla Certosa, sì, tanto mancano meno di due mesi al giorno dei morti. Penso davvero che, se scruterò bene fra quelle lapidi, lo troverò in qualche bara.

Eh già. Ma io sono ancora qua. Come cantava Vasco Rossi. Uno comunque a cui do ancora un paio d’anni per fare il gallo, poi lo vedo all’ospizio. Se non schiatta prima a letto, morto d’infarto, con una sua ragazzina facile a coprirgli il cadavere con un velo pietoso. La storia della sua carriera musicale.

Se questo è il più grande cantante italiano, Michele Riondino è più bravo di Volonté. Sì, un vero “padrino”, altro che Al Pacino. Coi capelli ricci su gel da Uomini e donne.

Fra i membri della Giuria di quest’edizione, fra un Christoph Waltz che ha fatto la bella statuina e una Naomi Watts che, dopo aver scopato con Dougie Jones in Twin Peaks, è rimbecillita del tutto, ha fatto la sua porca… fig(ur)a tale Malgorzata Szumowska.

Accavallando di ottime cosce per il cameraman che inquadrava sempre il suo movimento di gambe tanto per eccitare un po’ il pubblico addormentato. Sì, una platea di mummie.

Buona, molto buona questa Malgorzata Szumowska. Polacca.

La ragazza delle pulizie del mio palazzo invece è più giovane di Malgorzata, credo sia anche jugoslava, serba, insomma… uno di questi giorni vorrei “smerigliarla”. Sì, ho le chiavi della cantina, la inviterò a bere del vinello, la ubriacherò e, zac, la premierò col mio “Leone d’oro”. Tutto dorato. Sì, questa qui è da mesi che mi eccita da morire. Non so come approcciarla. Devo inventarmi qualche strategia pulita, spugnosa, per “disinfettarla” di cotone idrofilo…

Guillermo del Toro, secondo voi, gliela fa? Grande regista, per carità, ma gli tira con tutto quel lardo? Ecco perché sublima la carenza erettile con le creature acquatiche di amori fra diversi. Ecco, peraltro, spiegato perché gira film su freak ed Helllboy.

Un regista di semi-horror che premia un film mezzo documentaristico in bianco e nero? Sì, anche lui, dinanzi alla parola istituzione si è cagato sotto e non ha avuto le palle di premiare Suspiria, film di donne streghe che lo spaventano. Appunto…

Sì, le donne più sessualmente attive sono delle fattucchiere. Vanno sempre dalla parrucchiera e pensano solo a quello, complottando fra loro per far fuori Jessica Harper o Dakota Johnson, donne troppo pure e infantili. Queste sono delle ninfomani mai viste, roba che Willem Dafoe, perfino lui che in Body of Evidence lo dava come una bestia sia a Julianne Moore che a Madonna (butta via…, anche se la Ciccone oramai ha una ciminiera al posto della vagina, altro che like a virgin), è impazzito e ha dipinto i paesaggi alla van Gogh, perché l’eccessiva esuberanza delle scuole di danza femministe, di donne anti-Weinstein, gli hanno fatto partire sia il cervello che quell’altra cosa che sta fra le gambe e finisce sempre di “rima baciata”.  Ah solo pene, solo pennello.

Sì, visto che Jennifer Kent è stata “apostrofata” con l’appellativo di puttana da un giornalista maiale, Guillermo ha deciso di premiarla, anche se il suo film è davvero una troiata.

E, tanto per far capire che non bisogna essere stronzi e razzisti, ha dato un premio anche al negrone protagonista della sua pellicola. Uno che rimanderei a mangiare banane nella giungla, assieme a King Kong. Probabilmente, se non farà strada nel Cinema, si darà al sito blacked.com. Non propriamente un sito che può farti vincere l’Academy…

Ma almeno si divertirà con biondone oramai andate… ancor prima di avere vent’anni.

Sì, ha vinto Alfonso. Uno che fu massacrato a sangue con Paradiso perduto e ora è un genio.

Per quanto riguarda il mio quartiere, mah, c’è poco da dire.

Il maggior “playboy” di questo posto è un citrullo sulla cinquantina, uno sgorbio tutto storpio. Va sempre alla merceria. Sì, cucca parecchio. Praticamente ogni giorno. Sì, le donne sciancate con le calze rotte.

Ho detto tutto… Vedete. Confondete tutto. Questo non è uno scritto volgare, è dissacrante, irriverente, molto autoironico. E qui cascate, asini.

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di Stefano Falotico

Venezia 74. I favoriti alla vittoria finale, le sviste orrende dei “giornalisti” e la mia (s)vista vispa, andando in Vespa


09 Sep

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A quella insindacabile ora sbagliarono, ma poi, ho visto, si son corretti, menomale.

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Eh sì, secondo Venezia Today, il favorito alla vittoria finale è The Shape of Water di BENICIO Del Toro. Non sapevamo che il grande attore di Traffic, Sicario e altri film importanti, avesse esordito alla regia, non lo sapeva neanche Barbera il “selezionatore”. Insomma, enormi passi in avanti per Benicio, che ha scalzato Guillermo dalla cabina di regia, addirittura posizionandosi in pole position per il Leone d’Oro. Insomma, questa mostra internazionale potrebbe essere all’insegna di Benicio, lo sapeva bene Valeria Golino ne Il colore nascosto delle cose, perché ancor oggi, con la sua “vocina” mascolina, mente al figlio di Giannini, tenendogli nascosta la relazione di anni fa con l’attore di 21 Grams.

Bando alle ciance, a quel che mi dicono, è stato un Festival sottotono e, alla fine, potrebbe spuntarla McDonagh coi suoi manifesti…

Ieri in Laguna molti giovani arrapati si son “bagnati” con Adèle Exarchopoulos, neo-mamma dalle forme voluttuose che ha mandato in “visibilio” i loro “gabbiani”. Sì, mentre la brezza dei primi di Settembre soffiava vorace sul Lido, molti pubescenti, alla vista di questa donna acerba eppur neo-mamma, hanno avuto convulsioni erogene, parimenti deliranti alle schifezze viste in Mother!

Di mio, vedo-non vedo la vita in una cecità sensoriale che mi preserva dal porcile generale, alimentando le mie rabbie come Frances McDormand in odore di Oscar. È andato male, tutto sommato, il film di Virzì, che ha davvero poche chance ma, a proposito di Academy Award, a Sutherland “in compenso” consegneranno quello alla carriera.

A Toronto invece è andato forte Stronger. Per un Gyllenhaal che spera nella statuetta facendo nel film la parte di uno ridotto come una “bella” statuina… sono cattivo? No, sono realista, e a Jake mancano le gambe per fare il grande salto. Come si suol dire, per lui, dopo l’esclusione per Animali notturni, vincere l’Oscar diverrà un passo più grande della gamba. Di mio, faccio gli sgambetti, sperando nello “sghetto” fra la sghemba Bologna vs il quadrato Napoli che mi farebbe vincere una bella cifra alla SNAI. Ho puntato 10 Euro sulla vittoria dei rossoblù.

Insomma, perdenti o vincenti nella vita che voi siate, l’importante è “vederla…” lo sa bene Sally Hawkins del film di GUILLERMO, una racchia colossale che eppur piace alla Mostra, no, al mostro della Laguna.

Con affetto “sentitissimo”, un uomo al di sopra della mer(da).

Per la cronaca… stamattina, stavo recandomi al mio “consueto” bar. Al semaforo “vidi” un nero di bell’aspetto che se ne fotteva… alla grande…

E la Vespa che c’entra? La Vespa fra le strade è vispa e, zigzagando, vince la Coppa “Volpe”, no, Volpi.

 

di Stefano Falotico00211805

Venezia 74, Downsizing, First Reformed, The Shape of Water


01 Sep

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Italietta


08 Jul

In quest’Italietta ipocrita e crassa, ex craxiana, erigo il Falotico “dirigente” su “tagliatelle” di miei neuroni “strapazzati”, vividamente offendo tra “puttanesche”. Ecco la fettuccina, che femminuccia!

Ecco la fettuccina, che femminuccia! Ripetenti!
Paragrafo 1, da imparare a memoria su “pappardelle” di prosciutto e panna nella “boscaiola”, il mio “Credo”, di piselli, cari scoreggioni da fagioli:
credo alla credenza contro le panze d’apparenza e vettovaglie, in quanto Io vaglio e son vaglia postale nel posteriore tuo sacralmente a me discinto. D’apparecchiata tavola. Sul banco degli imputati, impuntato, li addito, condendoli al peperoncino! Punto “al dente” avvelenato!
Credo nell’estrazione “mineraria” di una caffettiera nella prima mattina “grigia”, da mescolare nei balli “lenti” sulle tazzine aizzate a suo “pipistrello” erotico e piastrelle che fan l’amore con l’imbianchino “pallido”.
Ecco, credo che i branchi vadano abbrancati, questi sono stupri partoriti, dunque d’aborrire, per colpa imperdonabile, blasfema della società di Massa(ia) Carrara. Si finge incolpevole nel levigato d’asciutto “trasparente”. Crimini vedo-non vedo da tacere nei sottaceti.
Tante coscienze uccise a “valor” patriottico che, se non trombi le mignotte da “pienotto”, sei uno sfigato inchinato al Chinò.
Coi miei pantaloni Carrera, scardino queste ce(rnit)e a mio pulpito in fiero e camaleontico, mutante “prepuzio” scarnito dai carnai. Credo nei cartoni animati e nel mio “fragile” cartone, sensibile se “toccato” da donne che “mirano” solo a farsi strappar da un “ricc(i)o” la gonna. Basta con le zie, con tal ignobile prosapia! Basta con Celentano Rosalinda, con quelle battistiane, da lavar nel Giordano di panni sporchi, che non ballano linde…
Meglio l’omonimo Bruno, centravanti laziale di “sfondamento”…, cannoniere davvero “romano” alla Pruzzo! Da non confondere, sebbene invertito di squadra “derbistica”, con appunto Giordano Bruno. Basta capovolgere il nome previo cognome per “bruciare” di “stregoneria” un Uomo libero. Un Tempo i liberi erano terzini che venivano stimati anche se avevano soltanto la Terza Media. Da cui il detto nomen omen della locuzione latina verace, mischiata al gergale, oramai globalizzato “Salutam’ a sorrata, fregna del porcile esperanto”. Espressione schietta meridionale, a miscela mondiale nella Torre di Babele, esportata anche all’estero a mo’ di Sabrina Ferilli “nazionale” della popolana “goliardia” in suo seno “scoppiante” ma non a te congiunto quale di Messina… (ri)stretto. Se ti va “stretta” la vita, Sabrina l’alla(r)ga nell’imprenditore in “lei” volpone di “uvona”. Un po’ ancora pass(er)a e quindi da verdure nei tanti passerotti “vogliosi” alla Giorgio Pasotti. Acerbi per la Milf che fa il suo “effetto rinculo”. Questa è grande “bellezza”. Ma quale Sorrent(in)o! Sopravvalutato! Servillo vale De Niro quanto tua cugina è valida con gli invalidi.
Il riso scotta, evviva Gerry, leprotto grassoccio coi suoi quiz da manuali delle marmotte…
Italietta di marmittoni, di bamboccioni e mammoni! Ecco a voi chi il culone ha sfondato!
Sono un carro armato, il “nazista” a tal “Unità” invero fascista!
Una ragazza ha bisogno d’affetto e garanzie. Le porgo una carezza, una garza, il mio cazzo arzillo e poi pugni in faccia quando, anziché darmela “seduta stante”, fa la difficile “inchiappettante”.
Impettita, esige che io la corteggi d’altrettanti diari intimi, mi costringe alle invasioni barbariche della sua sessualità “complicata”, tale e quale a Daria Bignardi!
Al che, credo nel bignè “cremoso”, dunque acrimonioso dinanzi a “costei” sbavata di “cioccolata”.  Da crisantemi. Va sepolta alacremente! Ecco le “amare” lagrime! Frequenta solo ragazzi della crème de la crème, si copre il viso di cremine e, come dico io, legge Paolo Crepet mentre di figa le mangian la “crepe”.
Deve crepare quest’Italietta di “(mas)calzoni”. Ove ancor propagano presentatori ignoranti per rivalità da “Miss Italia”. Una che deve solo praticar la “stiratura” al turco napoletano. Ecco il mascarpone! Meglio una volgare scarpetta a tali rossette scarpette! Delle o a? Ah ah!
Perché la serva serve! La “bella” gode degli sguardi “mascolini” su “maschiaccia” per stimolare il “muscolo” catodico di chi ne “loda” il décolleté, sinonimo “al bacio” della scollatura per l’uomo che vuole incollar, “erculeo”, in “lei”.
E io ti servo il mio falò per incendiarti come il “vecchione” a San Silvestro!
Sono nichilista, meglio di questi carnevaleschi stivaletti! Non sono un travestimento!
Investite sul Falotico e otterrete una vita vera!
Milly Carlucci ancor danza con gli ebetucci, Frizzi e lazzi… ammazza quanto sei “bona”.
E il maestro Mazza è morto?
E io, fascista, t’ammazzo!
Se non conoscete De Niro, non sapete “delirar”. Non ardite mai a giudicare di monografie sulla sua filmografia (sor)passata, presente (im)perfetto e back to the future irriverente. Per cortesia!
Oggi, cioè ieri nel flusso canalizzatore di “YouTube”, il nostro Federico Frusciantone “postò” il trailer d’una perla rara, che l’abitudine alacre odierna ha bruciato nel dimenticatoio.
Parlo ivi di Mad Dog and Glory, estrosa commedia dolceamara, altro che pesci innamorati alla Pieraccioni.
Qua, in questo McNaughton plumbeo, scandito nelle gambe di Uma Thurman a terza “incomoda” per amplessi hard e denti fra capezzoli vicino al comodino,  un De Niro svezzato,“allattato” da un seno maestoso, florido, giocoso nella bionda pimpante, “in carriera” ma cameriera, una che si scoperebbe l’intera camerata dei marines più frustrati, sciogliendoli nel “feticismo” tarantiniano da amante-mantide-madissima versione fighissima del Kill Bill…, qui io vi dico che fa (s)venire. Piglia il tuo “timido” toro per le corna al Bill, appunto, Murray e da mula fotte Red Bull un De Niro non tanto raging in senso suzione prima che Bob di famoso ne(r)o (s)fumasse con altre negre, come l’attuale Grace Hightower. Donna che gli praticò un pompino “in volo” quand’era hostess e, da allora, salvo dispute d’un divorzio riconciliato nel doppio letto (ri)matrimoniale, è la “concubina” di De Niro per carriera sputtanarlo.
Presenza fissa ad accompagnarlo alle prime dei “suoi” film, Grace ha tette “carismatiche” ma indubbiamente è “sformata” per troppa carne arrosto… (cfr: vedi il culo chiatto nonostante l’abito “mascherante” su cerone a sbiancarla da Samuel L. Jackson “femmina”).
Ah, Bob spompa ogni Notte, un Bob “melodico” che si strugge per il suo “latte”… inginocchiato dentro il colore “bianco” della donna di mogano su picchi “caloriferi” del termosifone “senile”.
La causa delle sue scelte poco “ritte” come attore, sì, derivano dalla maniaca sessuale ch’è Grace. Ho appurato, numero di orgasmi alla mano, constatando anche l’inseminazione artificiale del figlio lor novello prodotto in vitro, che Grace ha “rovinato” De Niro.
Ha preso le palle “al balzo”, durante quell’aeroplano “piccante”, e gliel’ha tagliate da ex “duro”. Oggi, De Niro s’è “intenerito”. Recita in Stanno tutti bene, versione Mastroianni del mai realizzato, felliniano Il viaggio di G. Mastorna. Meglio Federico che tu sia morto. Ci hai risparmiato un altro Amarcord patetico!
Un otto-volante e mezzo di tutto dentro le sue gambe, dipartita per un De Niro che non tornerà. Di troppo uccello ringalluzzito, Bob svolazza nella vaccazz’ dei suoi film non più “cazzuti”, “assorbito” da un sentimentalismo coniuge di filmografia “untissima”.
Quanti “nei” nella sua carriera recente!
Da allora, Bob è incerto. Già celebre per la sua camminata “a gambe storte”, come da locandina e corrispettiva scena “solitaria” di Taxi Driver, Bob ha dolori all’anca, troppo spinge nei fianchi dell’Hightower e anche talvolta “la” man(i)ca… lercia d’una macchiolina “scostumata” quando vien intervistato per il Tribeca, toponimo di “Becco la topa pigmentata che rassodo ma bieco le son barbabietola e trinco, meglio se sposavo Jasmine Trinca, una schizofrenica morettiana…”.
Già, Nanni ce l’ha col Bob De Niro. Non è colpa di Henry ma a proposito di come lo critica versione Harrison Ford, un film però contro ogni plagio “accusatorio”, a vendicarsi elegantemente dalle precoci diagnosi assai erronee, da far felice l’analista d’una certa famiglia… molto “mafiosa”.
Vi lascio con questa stronzata!
Se, per colpa del mal di testa, ingolli troppe aspirine, nella reazione contraria all’effervescenza tua “brillante”, scoppierai a mo’ di Sprite. Poi, non sbraitar’ se di “spray” in “lei” non sventrerai!
Ma non abbiamo ancora finito contro una famiglia di “tori scatenati”, perché saranno scotennati in tribunale, stavolta in presenza del Principe per eccellenza, nel “sacro”, inscindibile “vicolo” della loro cecità!
“Gagliardo” è il sadismo dell’animale coperto da “rigidi” attestati alla sua promiscua, muschiosa mente “baldanzosa”. Come si balocca il teppista, che smascherai in tempi non sospetti ma, tacciato di giusto marchiarlo, scappò illuso che altro “ferir” dalle feritoie “risanasse” il torto impagabile.
Potremmo chiedere un lecito, lautissimo risarcimento per le cagioni che tale “impiccatore” perpetrò con “notevole destrezza” e ribaldo scem(pi)o.
Ma, nella pazienza meticolosa, d’ingegno sopraffino, affinata mente erudita e indurita dal patimento inenarrabile che le sue violenze “letali” perpetuarono di Male in Male amplificato e di sue risate “umilianti” a schernir con più “dovizia”, la vendetta calerà nerissima, di egual metodo “leguleio” e strategici colpi inferti nella secca, crudele e pari spietatezza. Ne spezzerò e amputerò ogni altro suo scellerato, mostruoso “scherzaccio”, e sarà lui, “egregio” e “colto”, a ripararsi nella paralisi totale.
Barricato, udirà mortale paura a lievitare con “aderenza” a pelle sua sbriciolata, inghiottita dalla malizia speculare del suo gioco d’animale.
Con quale deliberato arbitrio s’eresse a giudice, “chiaroveggente” di prosopopea pomposissima, forse aborto “benigno” d’una madre avida nell’arp(i)a. “Ella” che, con “carezzevole pedagogia”, strizzò i figli nei singhiozzi del frigido monologo a una vagina frivola, logorroica, putrefatta e gelosa. E “ammantò” di buio i giovani che, a sua tristezza, non ne “combaciava” l’ilare scioltezza, il “primato” ambiguo da costei inviso degli spensierati voli fantasiosi.
Prodiga alla scolastica “cultura”, sposa di cotanto marito da “lei” dissanguato in aberrante evirarlo. Di stessa castrazione però invertì il figlio, acuminandone la carne ché si “slanciasse” ove lei non la godette.
In gola al “divertimento” di membra sconce e giullaresco tutti irridere dal “podio” dei porcili, come da nomea “nobiliare” di questa megera “altera”. “Religiosa” nel baciamano cortese, ateissima nelle spicciole piccinerie e stupide ipocrisie.
Non v’è perdono che si può accordare a ladri di tal “titanismo” osceno.
Neppure la “bontà” dei puri che, ricattati quando “deboli” apparvero, furon indotti in “criminosa” tentazione a forma santa di ribellione angelica. Ecco come vi sano!
Universale, il loro lapidario, stigmatizzante “suffragio” s’è da sé strangolato. A calvario d’un cavallo apocalittico, imbizzarrito come Cristo punito per aver donato ai maiali la sua unica grandezza!
Il Demonio è ora l’orrore della loro “innocenza”. Piangessero! Prima dell’eclissi!
Sono celebre per la mia “galanteria”: infatti, “ordino” il sex tape di Claudia Galanti e, anziché darle la mia glassa “colante”, a differenza di quel magrino che la… rimpingua dopo un bel pompin’, offro a codesta una macedonia “lesta” perché, come dico io, se nel porno casalingo si vede la foresta, devi arrestare il guardone che sei mentre mangi i “frutti di bosco” con la cerbiatta senza ceretta. Da cui la dà e da me sol che pugni avreta… che è “femminile”, come la lettera “malafemmina” di Totò

A tal supermodella di popò, preferisco il Barbapapà, “congiunzione anale” di “rosa”… creato nel francesismo “coniugato” e “congiunto” che significa “zucchero filato”.
Sì, incontrai Claudia in Costa Azzurra, mentre pensava “contemplativa” ad altri “asciutti” di Miami. Eh sì, miagola Claudia e mi fa “maramao” con la manina… Ma morta(della) sarà Claudia ché il mio “flauto” se ne frega e le recita “Resta di stucco, è un barbatrucco”.
Il mio cazzo è distrutto, meglio che dar di stucco a una zoccola di tali “coccole”. A gatte così abbaio di cane. Ma quale candito!
Sì, Claudia e il suo amante fan l’amore nel sottofondo “melodico” del rock “alternativo” su “saliscendi” un po’ frenetico di tal “uccellino” birbantello… Una cosc(ia) che non ho mai capito è perché gli uomini entrano nelle gambe di pianoforte” con la “colonna sonora” che “carica”.
Sarà che lavorando tutto il giorno, si rendon tristi figuri e il mattino ha l’oro in “bocchino?”. Ah, anche per una scopata han bisogno d’esser spronati su “giradischi” a palle ammosciate in cellulite smaltita di vertebrale semi-anoressia “Vanity Fair” per farsi, tra sniffate e stantuffate.
A me queste troie han stufato.
E mi tuffo nel cesso ché mi par meglio di queste “annacquate”.
Sì, la gente “comune” ama gli “strozzapreti”, io mi ritengo Al Pacino di tutto petto e, ai bacini, offro un “urlo” shakesperiano e poco sospirato nelle smancerie.
Sono un teatrante sofisticato e quindi posso “tirarmela”.
Mammata tua abbotta come le mie “botte”. E io la boicotto. Sì, si magna i bucatini mentre Falò non s’è mai “bucato”.
Andate a farvelo dare! Danarosi, ecco il mio “daino”. Nessun danno, non condannate i dannati!
Son Uomo d’annata.
Mentre tu, suonato nell’ocarina, hai proprio una faccia da cretino, mio criceto a “creta” caratteriale di ’st’Italia che fa venir due palle.
Beccati la sciocca, da me solo che “scottature”.
E ricordate: se la madre degli imbecilli è sempre incinta, la tua da me solo che cinghiate!
Sono un cinghialone! Da cui la frase celeberrima “Tagliati le unghie e dammi il rasoio”.  Non fa rima, non fa un cazzo!
Meglio di farsela crescere, adulti bimbetti!
Ogni sera, al bar, incontro una testa calda ma c’è scritto “Paninoteca fredda”

Per anni, ho inseguito Michelangelo Buonarroti ma sto ruotando come “La Gioconda” di Leonardo senza bone ma molto “Buonanotte”.
Sì, mi dedicai al mio Napoleone “isolato” e nell’inverno del mio scontento. Quando mi ribellai, fui accusato d’essere “scontato”. Ma scontai anche l’ammenda dei “commendatori”, i quali non mi perdonarono l’eremitaggio, poco “adatto” a tal società di allampanati paninari.
Sì, ogni sera bevo il caffè amaro, senza “canna”, e nel bar incontro sempre il fiscale “scontrino” non della cassiera “Gradisca” ma del tabaccaio dirimpettaio che “smonta” dalla “bottega”.
Egli è “uomo” di enorme… “levatura”. Per dieci ore se la suda… al fine che il suo “garzone” entri finalmente, come spera, nell’appunto corteggiata vanamente “cameriera”. Donna d’altrettanto “alto” lignaggio, non sa leggere ma sa parlare durante l’“atto” che, “in ginocchio”, ne implora “altro”.
“Vergine” che sanguina… a miracolare i provetti poveracci con tanto di carta straccia. “Igienica” come Paris Hilton, viene dai suoi amatori, polli Amadori, “appesa” al muro e tanti ne “prende” dietro il “certificato”.
Solo costui non riesce ad averla e dire che vorrebbe tanto “fuoriuscirlo” per arderlo da arido e cattivo alito! Al che, s’accanisce contro di me che sto sulle mie… “posizioni” tiepide. Scaldabagno!
Mi prende a testate, gridandomi che non ho “attestati”.
Mi blandisce con un “Ognuno vuole dalla vita quel che cerca. Trovatene una, trovatello”.
Rispondo senza battere ciglio: “Quanto le devo?”.
Lui: “Come, prego?”.
Io: “Prega prega che la figa non s’avvera, intanto spendi ma non e-spandi”.
Lui m’assal di mali parole e mi tratta da “pargolo”. Io fuggo nel parapiglia, così non pago mai il caffè perché la cassiera non vuol far i conti col “casino”.
Questo scambio di “battute” av-viene ogni sera ma il “nostro” è tanto tardo che non si ricorda mai niente, neppure il nome della cameriera.
Ed è per questo che lei non gliela dà. Lui la butta a ridere ogni qualvolta vien colto in “fallo”. Si chiama “gaffe” del maschio poco “graffiante”.
Quindi, bevo e voi ve la bevete tutta.
Morale della fav(ol)a: se non ce l’hai, ci sarà un motivo. Il motivo sta tutto qui… nel mentre che ti sta per “venire” il nome, lei sta parlando con un “dritto”. Che st(r)appa…
E su tale capolavoro, sono fra i capi. Me la rido sotto i baffi, non sono una mafietta come voi d’Italietta!
Applauso!
Ricordate: la mia Cappella… Sistina non si scappellerà mai per queste “copp(i)e”.
Potete odiarmi, anzi dovete.
Altrimenti, succede che vi brucio!
E il paragrafo due?
Che si fotta!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. All’ultimo pugno (2013)
  2. Rocky (1976)
  3. Pacific Rim (2013)

 

“Pacific Rim”, il Trailer italiano


17 Dec

 

Genius-Pop

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