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C’era una volta a Hollywood entusiasma gli statunitensi ma noi no, Tarantino deve ritirarsi a vita privata con la sua Daniella


23 May

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Sì, C’era una volta a Hollywood ha lasciato assai perplessa la nostra Critica mentre negli Stati Uniti, ma anche altrove, quasi tutti sono andati in brodo di giuggiole, lanciandosi in lodi sperticate.

Dove sta la verità e dove pende l’ago della bilancia?

Pare che un maestro dell’intellighenzia nostrana, Anton Giulio Onofri, detto appunto AGO dalle sue iniziali, nella sua recensione su Close-Up, non abbia il benché minimo dubbio che l’opus numero nove del Tarantino sia un capolavoro.

Sul serio, non si può dirvi di più. Se non un’ultima cosa, questa sì: che Once Upon A Time In Hollywood, come pochissimi altri film di ogni epoca (e i primi a venire in mente sono Brigadoon di Vincente Minnelli e La Finestra Sul Cortile di Hitchcock), ‘dice’ una delle cose più belle che siano mai state dette del cinema dal cinema. Basta. StopCut.

D’altronde Onofri crede fermamente che Tarantino non abbia mai sbagliato una sola pellicola. Anzi, lo magnifica, dicendo addirittura che tutte le sue opere sono indiscutibili capidopera di un Cinema sempre profetico e più avanti rispetto a quello di tutti gli altri.

Ci siamo attaccati leggermente su Facebook. Io gli ho detto che il Cinema di Tarantino m’interessa, ora come ora, assai pochino e lui mi ha definito gratuitamente uno scemino.

Riconfermando la dolce offesa con protervia da Gene Hackman de La giuria.

No, non me la sono presa. Ma non mi ha persuaso, no, per niente.

E poi avrò da dirvi in merito alle manipolazioni che, sin dalle mie prime fasi adolescenziali, ho subito da gente che si credeva più cresciuta di me.

Mereghetti giustamente ha scritto questo: «Ne vale la pena? Senza esitazioni rispondo “no”, con buona pace dei tarantiniani pronti ad applaudire comunque, ovunque e semprunque il loro idolo». Secondo Mereghetti, «Tarantino si è concesso il lusso (onanistico?) di rifare intere sequenze dei suoi amati film di serie B» e ha scritto che gran parte di quel che c’è nel film serve solo a costruire «l’auto-monumento di un regista convinto di potersi permettere qualsiasi cosa a cominciare da una cosa che arriva solo nell’ultima mezz’ora, e che cerca una complicità a senso unico: quella dell’adoratore muto e devoto».

La parola SEMPRUNQUE non è male. Mereghetti ha assegnato una misera stelletta e mezzo al film di Tarantino e io invece do un voto di simpatia, stavolta a Paolo. Il quale per una buona volta si è lasciato andare a un’espressione da mangia-spaghetti, non so se western. Visto che non gli piace Sergio Leone.

Pure Natalia Aspesi ha definito il film di Tarantino una boiata. Odiandolo per il suo efferato maschilismo.

Molti anni fa io invece dissi: Natalia Aspesi è donna che va ogni mattina a far la spesa. Poi tira su di pesi e pensa: quanto m’è pesata questa fatica ma i soldi ben spesi rendono la donna meno sospesa.

No, non soppesai molto la presa per il culo.

Di mio, che posso dirvi?

Tarantino si fa oramai le seghe e s’imbroda. Tanto s’è sposato con questa Daniella. Un mezzo cesso. Meglio tirarsela…

Intanto, qualcuno su YouTube cerca ancora di farmi capire come si sta al mondo, cacciandomi pistolotti moralistici degni della peggiore Inquisizione. Gli do ragione, dicendomi che incontrerò una brava ragazza con cui stare abbracciato e poi, cinque minuti dopo, mi guardo un porno.

Sì, non mi lascio più condizionare dai capoccia. E ora prendo la macchina e gigioneggio nel traffico.

Se volete fare le donnette, vi guardo così:

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Mi farete il culo ma me ne fotto.

Sì, una volta una era innamorata di me:

– Stronzo di merda, secondo me tu mi hai tradito con quella lì, vero?

– No, non è vero.

– Ah, scusami. Avevo pensato male.

– Infatti, non ti ho tradito con quella. Ti ho tradito con tutte quelle dentro questo locale.

 

 

 

di Stefano Falotico

Attori bolliti: Kurt Russell


12 May

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Era ovvio che dovesse capitarmi a tiro il grande Kurt, che io qui sberlefferò con brio e sano sadismo. Ma come? Vi chiederete stupefatti voi. Proprio ora che è giunta notizia che sarà nel prossimo film di Quentin Tarantino, Once Upon a Time in Hollywood, in un parterre che comprende gli altisonanti nomi di Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie, degli immancabili Tim Roth e Michael Madsen, e del redivivo, ultra-ottuagenario Burt Reynolds? Eh sì, proprio a maggior ragione, aggiungo io, rincarando la dose.

Perché al di là di Tarantino, che lo resuscita saltuariamente, Kurt Russell è praticamente scomparso da Hollywood e da anni arranca, con volto rubicondo e pacioccone, consolandosi con l’altrettanto attempata sua compagna storica, Goldie Hawn.

Ma andiamo con calma…

È nato in Massachusetts il 17 Marzo del 1951, esattamente a Springfield, amena località da non confondere con l’immaginaria cittadina della sitcom animata più famosa d’America, I Simpson.

Fra le tantissime particine da giovinastro scapestrato, è da menzionare almeno in quel periodo la sua prova pimpante ne Il computer con le scarpe da tennis, un film che già dal titolo è tutto un programma.

Quindi, come tutti sappiamo, diventa straordinariamente l’attore feticcio di John Carpenter, la faccia rozzamente nichilista che fa proprio al caso del regista di Halloween. Come dimenticarlo d’altronde nei panni di Jena Plissken nel capolavoro 1997: Fuga da New York e nel suo sottovalutato sequelremake Fuga da Los Angeles, ne La cosa, e come Jack Burton in Grosso guaio a Chinatown, senza trascurare il suo Presley nel tv movie Elvis, il re del rock?

Un attore inclassificabile, che gira soprattutto film, come si suol dire, gagliardi, per encefalogrammi forse non del tutto piatti ma comodamente in vacanza spettacolare, come Tango & Cash con Sylvester Stallone, il tronfio e pomposo Fuoco assassino di Ron Howard, il teutonico e indigesto Stargate di Roland Emmerich, il bel Breakdown di Jonathan Mostow e l’ottimo Indagini sporche di Ron Shelton.

Nel mezzo tanta robetta, dalla stupidaggine “cultUna coppia alla deriva di Garry Marshall con la sua consorte Hawn, all’ibrido Tombstone di George Pan Cosmatos (sì, il regista di Rambo 2 – La vendetta), da Gente del Nord di Ted Kotcheff (sì, il regista invece del primo e validissimo Rambo, First Blood) ad Abuso di potere di Jonathan Kaplan, e poi altri filmetti mediocri o solo sbagliati, La rapina, Poseidon…

Molti lodano la sua prova in Miracle ma invero io vi dico che è fenomenale anche nel film per bambini Dreamer – La strada per la vittoria.

Insomma, si è capito che tutto sommato mi sta simpaticissimo?

Detto ciò, mi fa tristezza che ora che è âgée lo voglia solo Tarantino.

Con lui ha appunto lavorato in Grindhouse, nel suo episodio A prova di morte, in The Hateful Eight e, se tutto andrà secondo i piani, nell’ultimo in dirittura d’arrivo.

Non mi accontento solo di un Tarantino spregiudicato che risveglia i “morti”, pretendo da Kurt di più. Molto di più.

 

di Stefano Falotico

Il Cinema negli occhi di uno scrutatore sofisticato, Amazing from YouTube


08 Apr

Tarantino è Dio solo per noi (e)letti, il resto è una porcata


07 Oct

Odio il “tarantinismo” appaiato a gente da McDonald’s e fighette da Grindhouse, a prova di morte son a tal letame i catrami più letali

Abbindolati come una famiglia di matti, che costrinsi a traslocare dal lor loculo di nani, trascinandoli in tribunale, ove un epilettico guaì castigato delle sue “mortali” immoralità calunnianti, “gioiscon” sempre prodighi di buonismo, affil(i)ati alla retorica del nostro “bel” paesello ove si volteggia ilareggianti a costume frivolo del sempre più da (s)chiappe sode frivolezze. S’abbarbicano alle Barbie, poi portan a spasso il barboncino e deridono i “barboni” come me, menefreghista tremendo, scalpitante “piede di porco” in tutti incasellarli nello “stradario” su tanto divaricar le lor da polletti cosciotte. Sudatevela!

La dovete smettere d’inneggiare a Tarantino in maniera superficiale e da figate. Io lo salverei solo perché mette di buon umore col culo da sfondare di Bridget Fonda e per un Kurt Russell misogino a iosa. Uno che fissa, (am)mira le gattine dalle unghiette smaltate, dunque capricciose per la salsa di “patatine”, quindi ammicca e le “ammacca”. Morirà ammazzato per troppo schianto di una scalciante puttanella “surfista”. Ma il gioco valeva il candelotto dell’acceleratore, di queste riprese “artigianali” in cui Stuntman se la ride da matti, le corrode, è un corrotto che spacca il culo a tali ragazzine poco acqua e sapone ma da “carburare” formato mitomane virile su ciuffo alla Elvis Presley mattissimo. Egli sgattaiola, le mata, troneggia meglio dei tronisti omosessuali, è un “idraulico” del “pistolone”, schiaccia di gas e mangia ogni merdosa schifezza in modo flatulente, borbottando di bocca lurida da “puro” lercio su misura in giubbotto d’antan. Afferra la cretina per la cornuta ch’è, “tradisce” il “gentil” sesso ed è sgarbato nello sgambetto. Inchiodandola di frontale su spiaccicarle il rossetto più sanguigno. S-fotte, incula di “tamponate”, sguscia nel traffico, si ferma a un motel e se “lo” tira di “bruto”, terrorizzandole tambureggiante, ballando a bestia in sano ficcarsele anche sol d’occhiolino lesto più d’una sveltina. “Troieggia”, è un puttanone mai visto, solletica i piedini, annusa poi il suo ditino, se l’infila a striscia di coca e va poi a bersi una Fanta, scommettendo sulle natiche destre di un’altra per un sedile “posteriore” d’annata.
Stunt è un maiale, su questo non ci piove, ed è (s)corretto sia così. Secco, “suicida” con tendenze omicide, (auto)distruttive dentro abitacolo d’un abitar a culo.

E ricordate: chi non rispetta Stunt, sarà una mignotta da ospedale di Planet Terror. Mi par inutile quella protesi, mia Rose, son io che ti mitraglio. Adesso, raglia e bevilo a collo.

Sì, Stunt è cattivissimo e guai a scherzare con la mic(c)cia accesa. Non gettate benzina sul suo farle arrosto, vi cagherete addosso ingrati e, nella graticola, “arrossirete” di paura.
Tremate, non potete frenarlo. Cascherete come le pere cotte delle vostre fidanzatine ammoscianti, e succhierete il suo alluce a mo’ di orsacchiotte pelose. Il suo succhiotto lascia il segno, vampirizza di carisma alla Kurt.
Alla cazz’ in cul’. Si reca a un Burger e sgonfia un bullo di vero bacon nel “cioccolato caldo” a suo bue. Bagnando la sua testa per un “biscottino” servito a tavola “fredda”.

Quindi, s’eclissa nella Notte, ma prima “schizza” sulla barista. Lasciandola a bocca aperta.

Alle origini di Tarantino


16 Jan

Saggio monografico su uno che non è diplomato in “Grafica pubblicitaria”, sebbene par che sia stato a letto con molte “figate”


Breve prefazione a carisma delle mie scelte inconfutabili di vita: mi giunge voce, come da predizione, mia e della famiglia, che ho ricevuto una certa segnalazione

Vengo chiamato per risponderne e platealmente riferisco senza battere ciglio, essendo combattivo, e cioè che, se nero su bianco, non verrà concessa piena libertà a una persona di poter vivere secondo ciò che sempre ha desiderato, godere di sé e non del piacere mercificando il mio Cuore, per nascita principesca e superiorità genetica, accostabile alla mia impareggiabile anima, saremo costretti a citare per danni la famigliola, responsabile di calunnie e di tutto quel che ne conseguì.
E riaprire tutto il caso chiedendo (e in tale atto giudiziario sono perfino appoggiato da chi ha toccato con mano le mie ragioni) a quel nucleo di nazifascisti un risarcimento che neppure tutta la generazione di Berlusconi potrebbe sostenere, causa immediata arresto per mancati pagamenti.

Come potete constatare sono qui, tranquillo, anzi, nei prossimi giorni, la persona da me, telefonicamente, interpellata, nel caso dovesse servire da testimone, sarà a sua volta contattato dalle istituzioni per un cosiddetto chiarimento secondo il quale Falotico persegue nella sua linea e, dopo averne appurato il genio che non si sottoporrà a nessuna regoluccia piccolo borghese, prediligendo la sua diligenza negletta alla prostituzione di massa, opterà per altre ingiunzioni penali.

Passiamo al Cinema.

Quentin. Sì, certo. Lo conosco. Anni fa, durante le presidenziali di Barack Obama, si trovava nel Maine con Stephen King, ove stavan “cespugliando” di picnic, meditando sulle “votazioni”. Più che politiche, non di clausura ma di “crocerossine” per la crocetta nella “casella”. Stephen, maritato di nuziale, elargì orrorifici lamenti ispirati dal bosco lì adiacente, alla “diaccio”, brividissimo, Quentin, fra una tartina e un tartaruga, ballò la tarantella con delle pischelle. A cui offrì pasta e fagioli, su pet(t)o anomalo, disturbante la quiete notturna, condito con dei “piselli”.

Spuntai dall’imboscata, offrendo ai due astanti un fiorellino lilla sapor “Adesso, in tre, ci succhiam le vaniglie. Si diedero ai monologhi della vagina, con Quentin capobanda di mafiette con delle smorfioncine. Dai Stephen, spingi di splatter, Quentin spiaccicale, io intanto mi berrò il tè del fai da te fra quest’arrosti di maialini”.

M’ingozzai, mentre le loro donne “strabuzzavano” e, fra un singhiozzo, i gozzi e tutti i “rospi sputati”, alla fine ci sdraiammo a contemplare la foresta.

Io, Uomo d’acqua dolce, e gli altri due da “duri” rudi.
Amarono con violenza, possedendo ogni lunatica tra una macedonia di fragoline e varie “montatine” di panna “deliziosa”. Ma poi, rilassati, “ammosciati” finalmente, dissertammo sul Cinema del nostro Tarantino:

Quentin: – Voglio delle recensioni coi controcazzi. Coglioni, merda, forza! Sparatele!
Stephen: – Durante le pause, invero pochine, fra un mio tomo letterario e l’altro, ogni sera scelgo un tuo film, a ripetizione, a raffica. Mi fornisce l’umore cazzeggiante per poi scrivere delirando.
Stefano: – Innanzitutto, signor Quentin mi stringa la mano. Sa, questa mano più volte s’è masturbata su Bridget Fonda di Jackie Brown. Grazie mille.
Quentin: – Non c’è di che. E l’altra invece, che fine ha fatto?
Stephen: – Gliel’ho amputata io. Sono un feticista come i miei mostri cannibali. Abusava dei piedi di Uma Thurman.
Quentin: – Stefano, non l’hai denunciato per questo Scevola?
Stefano: – No, io e Stephen abbiam pattuito quest’accordo. Lui mi concesse la sua “mansarda”, ove posso scrivere ispirato, a condizione che lui guardasse un film di Michael Mann.
Quentin: – Perché non ne ha mai visto uno?
Stefano: – Questo è nulla. Da molto Tempo, non vede neanche quella della moglie.
Pare che siano in causa nonostante la stessa “casina degli orrori”. Vengon poco, ma alle mani sì.
Quentin: – Ottimo “spuntino” per una sceneggiatura “dialogica” di liti coniugali per “fumettizzare” la crisi matrimoniale con un nuovo capolavoro intitolato Metti il dito nel Kill, ove lei mette su qualche chilo e lui è sanguigno di carne con chili nel mattatoio.

Ci demmo alla vendemmia, quindi al concime. Conciati per le feste di goliardiche “botte”.

Ricordate: amate Falotico, Uomo fantasia da tanga che va via.
Vi sembrerà un’idiozia, invece è un colpo di culo.
Anche di reni, infatti la Ferrarelle aiuta la mia diuresi…

Di mio, a parte tragicomiche avventure d’un “peperone” spericolato fra paperette e paperoni, posso solo regalarvi tale aneddoto, che va annotato:

di Notte, quando vengo invaso dalle paranoie altrui, ah gente dabbene sempre famelica d’aggressività “potente”, sogno, stiracchiandomi le gambe dello sgranchirle “appaiate”, un miraggio di tal “fatto”, cioè me sdraiato vicino a un albero di ulivi, con tante oche giulive che vogliono le mie “olive”, e Wilde Olivia che ambisce al mio Braccio di ferro, bicipite Popeye nello stiro con l’acciaio Inox al Minosse, il quale, nel labirinto del mio onirico labirinto, vien sempre scippato dalla sua Arianna, donna che fila come Berta di Rino Gaetano. E mi “scappa” dai pantaloni, acchiappandola d’inchiappettate. Un po’ dentro di lei, e un po’ “(ri)tirato” nel non averlo “spiccato” in costei da “sbeccare” ma che, di due di picche, chiamò il suo Bruto per picchiarmi.
Scattò la rissa, da orbi, e mi consolai spruzzando il mio “pomodoro” d’Adamo in Eva Green, verde come il frutteto dell’orto botanico e rossa dunque di “clorofilla” per la mia respirazione “bocca-bocca”, molto albicocche fra le sue trecce e il mio “biscotto” nel latte.

Sì, in campagna va la mugnaia e, mungendo, l’inguine (pre)tende il mio “salendo”.
Si chiama saliva, si chiama “salvia”, si chiama selvatico, forse anal-gesico.

Eh già, di genealogia son genitale. Fra the tree di Terrence Malick e “quello” di Alvaro Vitali, attore adorato, “in odore d’Oscar”, dal nostro Tarantino.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Le iene. Cani da rapina (1992)
    Film costruito su geniali stronzate. Come dev’essere. Madonna nella tavola “calda”, eh, più bollentona della Ciccone neppure Maria Annunziata detta “La lucana amara per la pummarola ‘en cop’ dato suo corpo”.
  2. Pulp Fiction (1994)
    Film antilineare, “goniometrista” delle analessi, del lessico. Con John Travolta pettinato come Lassie.
    Tutti “lessi”, tranne Willis.
  3. Jackie Brown (1997)
    De Niro spompato da “Che ti sei fumato se non sai fumare?”, una Pam Grier grintosa e un Michael Keaton versione Gordon del Batman di Nolan.
  4. Kill Bill. Vol. 2 (2004)
    Non c’è due senza mille morti ammazzati.
  5. Grindhouse. A prova di morte (2007)
    Lo stunt se ne incula. Ammacca, le prende, glielo spaccano ma è uno spaccone. Come me.
  6. Bastardi senza gloria (2009)
    Eli Roth dimostrò che, quando vuole, può essere stronzo.
    Waltz di più, Pitt nel però “Te lo ficco qui”.
  7. Django Unchained (2012)
    Ogni Sergio Leone ama le pennette all’arrabbiata.

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