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VENEZIA 76: Joker, il Trailer mercoledì, intanto la mia video-recensione futuristica di Americani poiché sono un americano al Lido senz’alcun calo della libido


26 Aug

Prefazione: dall’età di 14 anni, vengo considerato pazzo, dall’età della mia ragione, cioè dal giorno della mia nascita, vi sto coglionando da attore “monstre

Sì, da tempo oramai immemorabile, la gente distorce tutto di me, soffre di teorema del delirio. Non riesce a spiegarsi come mai un talento come il mio, ammesso che lo abbia, certamente in mezzo alle cosce, sì, non si estrinsechi, diciamo, esplichi e svisceri più di tanto nella vita reale.

Ove oggigiorno impera la volgarità più animale.

Sì, fratelli carissimi, siamo attorniati da bestie selvagge indomabili.

Già vi parlai di Vanessa, giusto? Sì, qualche giorno fa. Trovate il suo splendido accavallamento di gambe, ah, gambe sinuose, delicatamente morbide come un unguento ripieno di disinfettante che si spalma sulle mensole della casa tutte impolverate, nel mio video trailer reaction di A Hidden Life. Un video che spinge all’erection. Ah ah.

Sì, gambe che inducono alla lustrazione da Ralph Macchio di Karate Kid, dai la cera, togli la cera, interminabilmente…

Ah ah. Sì, Macchio, smacchiando e verniciando la staccionata, dopo tanta fatica si diede ad Elisabeth Shue, grande figa tutta da imbiancare.

Ecco, ammetto che in effetti mi ammalai di manie igieniche. Ah ah.

Sì, divenni una creatura bergmaniana che respinse ogni tipo di fisicità e dunque anche ogni topa per momenti da gustare assieme di zuccherosa, schizzante felicità.

Infatti, nel 2005, un certo barbagianni di cognome Calzolari, convintissimo che io fossi matto, credendosi curatore d’ogni disagio psicologico, mi portò al cinema a vedere Crash – Contatto fisico di Paul Haggis.

Prima della visione, gli dissi:

– A te piace la scena di Crash del Cronenberg ove James Spader inchiappetta Deborah Kara Unger?

 

Notai il viso del Calzolari contorcersi in una smorfia di dubbioso raccapriccio come se, fra sé e sé, stesse pensando… ah, ma questo allora non è matto.

Comunque, non ancora persuasosi della mia sanità mentale e di conseguenza anche della mia super efficienza genitale, sicuro di essere pure un veggente cinefilo, durante la scena in cui Matt Dillon ferma Thandie Newton, mi sussurrò all’orecchio:

– Eh, ora l’arresta. Fa bene, uomo dovizioso e moralmente retto.

 

Io gli risposi:

– Siamo sicuri che sia moralmente retto o immoralmente ritto e che, invece, Matt già non faccia le prove generali per arrivare a livelli da figlio di puttana de La casa di Jack?

– Cos’è La casa di Jack, Stefano? Non conosco l’esistenza di questo film. È mai uscito?

– No, uscirà nel 2019.

– E chi sei tu? Nostradamus? Sai che ti dico? Tu non sei pazzo manco per il cazzo. Ora ti sbudello e ti squarto vivo!

 

Ho detto tutto…

Tornando a Vanessa, commentai una sua foto.

Al che, dopo 30 secondi, tutta la sua banda di amichetti, a mo’ di presa per il culo, mi scrisse(ro) all’unisono:

sei leggenda!

 

Ora, dopo 3 giorni, sono barricati tutti in casa perché si sono accorti che le loro stories di merda d’Instagram le filmo io a loro insaputa. Sempre con loro protagonisti.

Si stanno pericolosamente ammalando di disturbo paranoide. Alle merde bulle restituisco la sciolta.

Morale: se pensi di darmi lezioni di vita e di figa, l’hai preso in culo ancor prima di sfottermi.

Cap. 1: la mia condomina mi ha definito bellissimo, sì, ha quasi novant’anni, ho detto tutto…

Sì, nel pomeriggio presi l’ascensore, scesi al piano terra e stetti per aprire il portone. Nel frattempo, rincasò la condomina Bazzaco. Del terzo piano…

Le aprii il portone e lei mi stupì oltre l’immaginabile:

– Prego, signora. Si accomodi.

– Grazie.

– Arrivederci.

– Un attimo solo, Stefano. Aspetta due minuti. Ti devo dire una cosa. Hai fretta?

– Ah, mi dica pure (sì, io le do del lei, per rispetto della sua anzianità, lei mi dà del tu).

– Ecco, io non so quanto vivrò ancora. Sai, sono piuttosto vecchia, diciamo.

– Ma si figuri. La trovo in perfetta forma. Non pensi a queste cose.

– Comunque, prima di morire, volevo dirti questo. Te l’ho sempre voluto dire. Sei un ragazzo dalla bellezza mostruosa. Lo dico anche a mio figlio che, come sai, si chiama come te.

– Stefano, sì, lo conosco. Da tempo oramai abita con la sua donna. Sta bene? E sua figlia invece, cioè la sorella di Stefano?

– Ah, non sta benissimo. Anzi, le ho detto che, per riprendersi, dovrebbe stare con te.

– Capisco.

 

Cap. 2: col solo potere dell’aggettivo bellissima dato a una ragazza su Instagram, rovinai una coppia lesbo

Sì, non mi credete? Ciò avvenne nelle scorse ore. Già QUI ve ne accennai. Riascoltate l’audio.

Da qualche settimana infatti, son entrato in contatto con due ragazze.

Invero, a me ne piaceva solo una di nome Alice.

Ma, inserendole i commenti sotto le sue foto, la sua ragazza cominciò a insospettirsi. Dunque, giocoforza strinsi comunella anche con quest’ultima.

– Stefano, non mi fido della versione datami da Alice. Lei sostiene che tu e lei siete solamente amici.

Allora, se così è, come mai che quando le scrivi che è una gran figa e le porgi tutti quegli apprezzamenti abbastanza inequivocabili, lei non ti blocca?

Con gli altri si comporta così. Odia volgarità come frasi, appunto, sei una grande figa…

Appena uno le scrive questo, lei lo cancella. A te permette tutto. Quindi, che tu e Alice siate soltanto amici lo andate a raccontare a vostra sorella.

– Megan, ti giuro che fra noi non c’è nulla.

– Adesso, Alice è bisex. Prima di me aveva un ragazzo.

– Ah sì? Tu e Alice come avete fatto a conoscervi?

– Abbiamo frequentato la stessa classe alle scuole medie. Ma, all’epoca, eravamo troppo piccole per pronunciarci e vicendevolmente dichiararci. Inoltre, i nostri orientamenti sessuali non erano ancora molto formati, anzi, erano sulla rampa di lancio, sebbene già nutrissimo una reciproca simpatia. Poi, ci siamo incontrate nuovamente. Ora siamo più donne. E abbiamo trovato il coraggio di rivelarci i nostri sentimenti.

Ho letto, nel tuo profilo, che scrivi. Potrei leggere qualche tuo libro?

– Va bene. Se mi dai la tua mail, ti mando un paio di miei PDF.

 

Stamattina, parlai con Alice, rivelandole che io e Megan ci scambiammo delle confidenze.

Successe il finimondo.

– Stefano, bello mio. Volevo dirti che sei un pervertito. Perché ti piace Alice? È più piccola di te.

– Megan, Alice non è minorenne. È donna da parecchio. Sì, più giovane di me ma…

– Ma… un cazzo. Alice non è una donna, è ancora una ragazza.

– Ti dico che è una donna.

– Secondo te è una donna?

– Certo.

– Come fai a saperlo?

– Lo so.

 

Comunque, cercai di fare da paciere.

– Che cazzo state facendo? Siete una bella coppia. Non lasciatevi per colpa mia.

– Stefano, ci siamo appena lasciate, sì, a causa tua.

– Che cazzo c’entro io?

 

Cap. 3: me la spasserò per 5 giorni al Lido di Venezia ma poi sarà di nuovo uno schifo, un’alta marea

Sì, c’è una profonda differenza fra me e gli altri accreditati stampa.

Io, dopo aver visto i film, sarò cinematograficamente più ricco interiormente ma con meno soldi in tasca, dato il mio pernottamento in albergo e via dicendo, gli altri sono sistemati.

I soldi da loro spesi li recuperano in una manciata di giorni, scrivendo recensioni stupide per cui vengono pagati a peso d’oro.

Sì, la testa mi sta andando in pappa. Mi sta scoppiando. Saranno ore davvero coi “contro-cazzi”, son colto da spasmi d‘euforia mista a mia atavica melanconia, a sua volta miscelata nella cupa essenza della mia anima da viaggiatore futurista del suo cuore giammai qualunquista.

Devo limare gli ultimi dettagli. No, non debbo firmare alcun autografo. Non sono nessuno. Tu sei qualcuno? Meglio così. Te ne assumi tutte le responsabilità. Ah sì, ora sono cazzi tuoi. Vedrai a quanti dovrai leccare il culo. Tante ragazze vorranno ciucciartelo ma dubito che a te piacerà darlo a quella grassona là. Stai in campana, dunque. Anzi, in campagna. In campagna, nessuna racchia stalker può essere la Kathy Bates di Misery non deve morire.

Sto prendendo informazioni con la receptionist dell’albergo presso cui ho pernottato e ove alloggerò. Sì, intanto nel vento aleggio, un altro po’ cazzeggio e, fischiettando un motivetto musicale dall’autoradio emesso, solfeggio.

Allora, a mezzogiorno devo prendere il treno ma non sono ancora sicuro se andrò a Venezia in treno o in macchina, speditamente. Devo risparmiare ma i biglietti di Frecciarossa costano un occhio della testa. Sì, quella che non hai tu. Tu infatti, oltre a non possedere un buon cervello, non hai neppure lo sguardo cinematografico sufficiente per poter capire, di esegesi robusta ed efficace, un bel niente.

Sì, dubito che molti di voi siano intenditori di Cinema. Secondo me, detta come va detta, non v’intendete neanche di quella.

Sì, quella cosa al confine fra la cellulite, se la donna non fa palestra e un’adeguata dieta di carboidrati misurati, e la celluloide del sognarvela nelle vostre fantasie da rose purpuree del Cairo. Anzi, del cazzo.

Sì, sono Caronte, miei maniaci sessuali molto bisonti e bisunti, v’ammonisco dal perseverare in ogni vostro desiderio sconcio che, in verità vi dico, oh sì, giammai si concretizzerà.

Non isperate mai veder lo cielo’, io vengo e voi no.

Al Lido, vedrete Scarlett Johansson sfilare in passerella per il nuovo film di Noah Baumbach ma la fotograferete e basta. Immortalando l’attimo del vostro erotico capriccio lupesco come la faccia da Canis lupus Linnaeus, appunto, di Adam Driver.

Un attore che recita sempre coi capelli lunghi semplicemente per nascondere le sue orecchie a sventola da Dumbo.

Voi non mi pigliate per fesso. E non prendete neppure quella fessa. Fessa è il termine dialettale delle zone calabro-lucane per identificare, diciamo, quella parte altamente erogena, ubicata in mezzo alle gambe d’ogni donna normale, che induce l’uomo eterosessuale a ululati da Joe Dante.

Sì, poveri gremlins, non siamo più small soldiers. Basta fare i lillipuziani. Sapete che vi dico?

Una delle mie migliori masturbazioni puberali fu da me praticata su Antonella Ponziani. Ah, che culo quella donna nel film Verso sud di Pasquale Pozzessere. Un culo ciclopico, liscio e sodo che, combaciando con quello di Stefano Dionisi, in versione qui poco da Farinelli, la voce regina, ci regalò una scena assai sudatina. Eh, quando si dice infatti… cazzo, sei stato veramente bravissimo, per arrivare lì te la sei proprio sudata.

Ah ah. Sì, di nome faccio come Dionisi, essendo io uomo dionisiaco e dunque uomo che sa quel che fa anche quando pensi che io sotto me la faccia, invece lei sta sopra, cavalcandomi con susseguente montaggio migliore di quello di Thelma Schoonmaker. Sì, nell’amplesso non sono veloce come l’ex campione Michael Schumacher ma so quando spingere sull’acceleratore su ogni Gong Li come Colin Farrell di Miami Vice.

Ci vediamo a Venezia. Buon Joker a tutti, pagliacci!

In questo mondo stupidamente felice, vorrei portare un po’ di consolatrice tristezza.

joker phoenix

 

di Stefano Falotico

A volte ritornano: sono Undi di Stranger Things mischiata allo sceriffo Jim Hopper di fenomeno paranormale da mogwai


09 Jul

strangerfalotico

mogwai

Ecco, state guardando la terza stagione di Stranger Things?

Avete notato la didascalia che compare e poi subito scompare, in alto a sinistra dei vostri schermi, all’inizio di ogni episodio? Cioè quella che fa riferimento ad alcune scene fortemente intermittenti che potrebbero turbare la vostra sensibilità?

Ecco, io nella mia vita turbai un cretino, essendo un uomo fotogenico, di altissima percettività e sensorio talento inaudito, diciamo un enfant prodige da Millie Bobby Brown, preso da tale ignorante per uno schizofrenico congenito, probabilmente pure per un demogorgone ebefrenico.

Ah, questo qui mi fa davvero ridere.

Adesso, eh già, ho un nuovo stalker indefesso, invero fessissimo, che su YouTube urla ai quattro venti che sono matto e solo come un cane.

Vari miei amici sono intervenuti in mio soccorso, innanzitutto per smentirlo e restituirgli pan per focaccia ma quest’individuo, uomo che agisce nell’ombra per farmi infuriare, provocarmi e distruggere la mia reputazione, così come ha sempre fatto da malfattore mai visto, infatti è un criminale invisibile, provocandomi subdolamente per indurmi a reazioni scomposte e scriteriate tali che, agendo io così, in maniera cioè ingenuamente istintiva, scompensato psicologicamente, lui possa asserire per l’ennesima volta, denunce alla mano, che io sia in effetti, indifendibilmente, un soggetto instabile e pericoloso, ovvero un maniaco delirante paranoico e che, senza alcuna ragione, lo attacchi villanamente e attenti alla sua incolumità integerrima, ecco… questo vile, malvagio personaggio, forse peggiore dei russi gerarchi fascistoidi, appunto, di Stranger Things 3, si diverte col sottoscritto a sperimentare i miei livelli di criticità mentale, insistendo come un animale affinché io crolli e lui possa divertirsi come un matto alle mie (s)palle.

Oramai, questi suoi giochetti infantili da malvivente ridicolo, sono stati scoperti da un pezzo. Qui c’è un solo pazzo. Cioè costui. Il quale, dall’alto della sua prosopopeica codardia, continua a gettare fango sulla mia persona al fine che, come sopra dettovi, io esploda, perda la pazienza e mi metta nei guai.

Sì, per incastrare questi Jeff Daniels di Debito di sangue, questi Dente di fata, altresì denominato/i epiteticamente ma poco epicamente Fatina dei denti, vale a dire Tom Noonan/Francis Dolarhyde di Manhunter, bisogna adottare la strategia da Actor’s Studio di William Petersen dell’appena menzionatovi capolavoro di Michael Mann.

Oppure, semplicemente, senza spappolarsi il fegato e spremersi le meningi, immedesimarsi sempre in Tom Noonan di un altro capolavoro di Mann, Heat.

Acchiappare le notizie dell’etere e consegnarle ad Al Pacino/Vincent Hanna.

Cioè a psichiatri legali che ora gli daranno davvero l’inaspettato, freddissimo ben servito.

Sì, dietro la tastiera di un pc, gli psicopatici vanno fortissimo, oggigiorno. Ed è difficile, una sfida senza regole, beccare questi falsissimi doppiogiochisti “amici” come Al Pacino, però di Righteous Kill.

Le sue offese sono inequivocabili. Le capirebbe anche Gaten Matarazzo…

Non v’è bisogno infatti di conoscere impensabili equazioni trigonometriche da Einstein, forse conosciute soltanto dal Dr. Clarke/Randy Havens di turno, né sussiste la necessità di rivolgersi a Christopher Lloyd di Ritorno al futuromasterpiece zemeckesiano immortale, per capire che costui si sbellica, come Biff Tannen, a blandire, offendere il mio da lui (pres)unto George McFly.

Sì, costui va ancora a dire che io soffra d’incurabili patologie psicofisiche, tipo morbo di Parkinson alla Michael J. Fox, perché non gli va giù che io sia uno scrittore appunto come George McFly, un uomo fantascientifico e iper-immaginifico, forse magnifico, mentre lui è rimasto il Kiefer Sutherland di Stand by Me e un mezzo pervertito pagliaccesco come Tim Curry/Pennywise dell’It in due puntate televisive di Tommy Lee Wallace.

Invero, assomiglia anche a Tim Curry di Legend ma non è simpatico come il Curry di Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York.

Credo che uno dei film preferiti della sua infanzia sia Piramide di paura. Sbaglio?

Dunque, io sono Sherlock Holmes?

Elementare, Watson…

Ecco, a essere proprio sinceri, costui sembra infatti fermo alle elementari.

A distanza di tempo immemorabile, continua a credere che io sia uno del “club dei perdenti”.

Non solo io, pure i miei amici. Tutti, senz’eccezione alcuna.

Lui dichiara che ha vent’anni e che io e i miei amici, da lui pubblicamente derisi e di cui, senza vergogna, fa nome e cognome, siamo dei falliti perdigiorno, degli uomini soli come se cantassimo, dalla mattina a sera, il celeberrimo ritornello dei Pooh…

dio delle città e delle immensità…

Secondo quest’esimio genio degli stivali, figlio della cultura più stolta dell’italiano stivalone, tutte le persone, eccetto lui naturalmente, sono dei poveretti. Lui li apostrofa così: vi si vuole bene, tenerezze.

Gli ho replicato con misurata delicatezza, ricordandogli che, se è vero come (non) è vero, che lui ha vent’anni, per permettersi di trattare chiunque in questo modo superbo, insultante e plebiscitario, deve essere indubbiamente figlio di Trump, dato che nella vita non dovrà mai lavorare un solo giorno e potrà dunque concedersi il lusso della sua smodata arroganza, oppure è un idiota.

Secondo voi, la seconda possibilità è più attendibile? Optiamo tutti appassionatamente per un insindacabile sì, fermo e deciso?

Chiediamo a Tonino Di Pietro.

Inappellabile!

Ora, vi racconto quanto segue, sperando di non tediarvi.

Ecco, può succedere che l’adolescenza sia un periodo difficile, anzi lo è per tutti. Basti vedere Stranger Things 3.

Allora, può anche accadere di cadere, cascare in depressione. E, se vieni preso di mira dal Billy Hargrove/Dacre Montgomery di turno, il quale a sua volta si attornia di bimbette incoscienti che si credono già arrivate, cioè Erica Sinclair/Priah Ferguson, capitalisticamente furbissime, tant’è che sembrano dei mandingo decerebrati, ah ah, non è facile uscirne…

È il bullo quello che comanda, che detta legge, che plagia i deboli suoi succubi, è lui il leader. Il manovratore di tutto il gioco. E tutti gli imbecilli come lui gli danno retta. Che catena di Sant’Antonio…

Allora, se si diventa la preda di tale bamboccio malcresciuto come Hargrove, uno che vuole fare il figone e risultare macho agli occhi tristi di donne bone e navigate come Cara Buono (donna in crisi di mezz’età che non sa manco lei cosa dalla vita voglia e brama solamente le sue cosiddette voglie), ma a conti fatti è un coglione che se le fa nelle mutande perfino col padre, è capace realmente che le persone geniali vengano scambiate per dementi e invece il demente suddetto passi per grande uomo.

Sì, potreste diventare, in seguito a frequentazioni sbagliate, degli eterni Will Byers.

Quella che si chiama, appunto, in termini diagnostici una condizione d’impasse esistenziale, forse esistenzialista, una condizione (dis)umana di enorme passività, di mutismo apatico, addirittura di disagio ai limiti dello psicotico più apparentemente falotico…

Allora, potreste chiudervi, essere devastati nell’autostima e ammalarvi veramente.

Vi sarete fatti ingabbiare ma soprattutto gabbare la vita da uno che vale quanto un barattolo di senape…

Tale stalker, ad esempio, scrive nelle sue missive che, nonostante le sue violenze psicologiche da irredento impunito, sarà lui a denunciare di essere stato offeso, allarmando gli organi di competenza giudiziaria al fine benefico, oh oh, che i difensori della loro ligia umanità, cioè noi, siano penalizzati perfino con robuste sedazioni farmacologiche allo scopo pre-cautelativo, da Minority Report, di curarli dalla loro giustezza.

Insomma, un uomo che conosce benissimo, non c’è che dire, la parola giustizia.

Bisognerebbe però che, appunto, sanasse innanzitutto la sua ignoranza e la sua panza, nostro tenerone.

Gli organi giuridici, alla sua prossima mossa falsa, gli diranno che nessuno è in cura ai centri di salute mentale, che nero su bianco è stato attestato che ci son stati parecchi errori. E che il maniaco è appunto lui. Non viceversa.

E, se insisterà, psichiatri e polizia prenderanno il suo bel Gremlin e gli faranno un bel festone.

Eh sì, dinanzi ai testardi, forse ai tardi, una svegliata e una ripassatina è necessaria.

Ma leggiamo, con attenzione, cos’ha scritto.

Ha scritto, testuali sue parole, matto e solo. Non si può velare la cosa…

Ora, se uno definisce pubblicamente matto chicchessia, è passibile di denuncia gravissima.

Per due principali motivi che insegnano al primo anno di giurisprudenza.

Se la persona che ha ricevuto tale scellerata offesa è matta davvero, in virtù proprio del suo stato di psicologica vulnerabilità, non si può offenderla in alcun modo. Tantomeno a livello pubblico.

Se invece non è matta, trattasi semplicemente di enorme calunnia. Ancora peggio.

La pena per questo tipo di offese è devastante.

Soprattutto se ogni cosa è oramai stata svelata…

Vi ho già svelato, peraltro, in un precedente post, chi sia tale fantasmino tanto “carino”… che fa tanto lo stronzone.

Ripeto, gli andrebbe evidenziato, con tanto di sottolineatura in rosso, che nella vita si cresce così come i ragazzi di Stranger Things 3, mentre lui è rimasto un Cicciobello.

 

manhunter william petersen it stand by me sutherland piramide di paura holmes

Stranger Things SEASON Season 3 PHOTO CREDIT Netflix PICTURED Millie Bobby Brown

Stranger Things
SEASON
Season 3
PHOTO CREDIT
Netflix
PICTURED
Millie Bobby Brown

hopper harbour

Il discorso del re: la coerenza e la forza di alcuni grandi registi e pensatori come Dante Alighieri, Pasolini ed Eastwood m’impressiona, io onestamente sono privo della loro allegorica moral guidance


25 May

discorsore firth

Sì, questa mia considerazione parte da un piccolo scambio di battute stimolanti avute su YouTube, nello spazio commenti, fra me e un altro utente di questa piattaforma famosissima, oramai imprescindibile, facente parte del cronenberghiano, oserei dire, codice genetico delle nostre eXistenZ scisse fra la vita normale di tutti i giorni (che poi normale non lo è mai e forse non vorremmo neanche che lo fosse) e la vita virtuale da noi tutti spesso più amata, anelata, bramata rispetto alla vita quotidiana stessa. Orripilante nella sua facciata sfacciata, nella sua impertinente volgarità smodata e allineata solamente alle stupide mode più orride e ripugnanti.

Questa mia riflessione nasce dopo aver visto La casa di Jack (e forse lo rivedrò in Blu-ray per rivedere la mia recensione probabilmente più tagliente delle lame e delle cesoie usate dal macellaio Matt Dillon nel “recensire”, soprattutto censurare, gli altri esseri umani) e dopo aver ascoltato, fra il timido, l’imbarazzato, l’incuriosito e il coraggioso, Federico Frusciante porgere al grande Joe Dante la domanda secondo cui il suo cognome Dante, appunto, essendo uguale al nome di colui che è considerato il padre della Lingua italiana, ovvero l’Alighieri della Divina Commedia, potrebbe forse, inconsciamente, aver ispirato la poetica stessa dell’autore dei Gremlins.

Ecco, io mi son sempre chiesto come sia possibile creare un indiscutibile, universale, morale, immortale capolavoro come la… Commedia se si possiede una vita cosiddetta normale.

Sarebbe impensabile, credo per chiunque, oggigiorno scrivere qualcosa del genere nella società attuale che viviamo giornalmente.

Dante era ricchissimo sebbene, come giustamente osserva Wikipedia, la famiglia degli Alighieri (che prese tale nominativo dalla famiglia della moglie di Cacciaguida) passò da uno status nobiliare meritocratico a uno borghese agiato, ma meno prestigioso sul piano sociale.

Detto ciò, Alighieri comunque aveva soldi che gli uscivano, come si suol dire, perfino dalle orecchie e dalle narici del suo lungo, oblungo naso adunco del suo celebre “avatar” da profilo Facebook.

Sì, non viveva certamente le condizioni socio-economiche degli eroi sottoproletari di Ken Loach, era forse apolitico, girava per l’Italia malgrado stazionasse perlopiù a Firenze, dunque non era apolide e nemmeno poliglotta. Non avrebbe mai potuto essere un uomo storto e pericolante come la Torre di Pisa ma soprattutto come la Garisenda di Bologna ove è affissa, come saprete, incorniciata una sua poesia dai felsinei adorata.

Reinventò dal volgo la nostra Lingua ma non conosceva una sola parola d’inglese.

Roba che oggi finisci all’Inferno, soprattutto internato, anche se non sai accendere un PC.

L’Alighieri non doveva pagare le bollette perché era cotto di Beatrice. Anche se lei non gliela vada, la sua vita andava grassa comunque. E dunque non poteva finire fritto e bollito, poteva permettersi il lusso di crearsi il Paradiso a immagine e somiglianza della sua vita da nababbo al settimo cielo.

No, non voglio ardire a dire che non pagasse la tasse, ci mancherebbe. Ma secondo me non lesse mai una sola parola dei libri di Torquato Tasso. Su questo posso metterci la mano sul fuoco. Finirò arso per questa mia blasfemia?

No, perché è verissima. Tasso nacque molto tempo dopo. Al massimo, l’Alighieri da lassù, assieme a qualche dio della nostra tivù da spot Lavazza, non dovendo farsi il culo per pulire né la tazza del cesso né la tazzina di caffè, sì, può aver avuto e ha tuttora il tempo di farsi una cultura…

Insomma, che cosa ha reso paradisiaci Pier Paolo Pasolini e Clint Eastwood? Al di là delle loro conclamate, evidenziate ed evidenziabili contraddizioni, a differenza dell’uomo medio che tanto favella e assai poco combina, sono riusciti ad adattare la loro dura visione del mondo, del Cinema e della vita ai loro principi (mettete l’accento ove volete) di realtà.

Io purtroppo sono un uomo medio. No, forse mediocre no. Medio certamente, ancora, sì. Poiché in un mondo iper-stimolante, sovreccitato come quello di oggi, bombardati come siamo da richieste lavorative sempre più schiavistiche, da stress quotidiani mai visti, da oneri e impellenze burocratiche inderogabili ché, se non le rispetti, finisci multato o peggio incarcerato, sapete com’è…

Non credo sia facile isolarsi nella propria casetta e passare le giornate a scrivere e redigere capolavori letterari da mattina a sera. Io questo lo faccio, invero. Ma io sono pazzo. Ed è tutto un altro discorso… Comunque, è tutto opinabile. Che tu sia sano lo dicono solo i tuoi leccaculo. A mio avviso, tu non sei né pazzo né sano, neppure santo, nemmeno psicopatico o puttaniere. Non sei e basta. Ah ah.

Sì, voi non siete folli. Siete distratti dalla folla, dal dubbio oserei dire amletico riguardo il possibile, nuovo allenatore della Juventus oppure del Milan, miei poveri diavoli non solo rossoneri. Una modella di Instagram vi caga mentre stavate cagando ed ecco che, oltre a cagare, ve la tirate sopra il water.

No, non sono ipocrita. Io sono pieno di difetti. No, avere un rapporto sessuale con una donna, e non parlo di semplici prostitute, è piuttosto facile a meno che non si soffra di gravi problemi ormonali o psicofisici. Starci assieme però per me diventa impossibile. Le donne mi nevrotizzano, mi angosciano. Sì, le vedo e sono un fuoco. Ma poi loro mi spengono appena non mi fumano. Le donne, in parole povere, terra terra, m’inceneriscono. A prescindere da queste inculate da parte di donne che non m’inculano, anche perché altrimenti sarebbero degli uomini omosessuali attivi, io vi brucio tutti in partenza. Non è difficilissimo. La vostra vita, fidatevi, non è mai partita. È dalla nascita partita, abbiate fede calcistica, dunque, e continuate a guardare le partite…

Le donne sognano sin dalla più tenera età un principe azzurro. Vogliono accanto a sé l’uomo perfetto e immacolato. Ah, questo femminismo è da addebitare all’Immacolata, ve lo dico io. E provano sempre a cambiarlo. Si chiama idealizzazione. Proiezione falsa… Come dice il mitico Sly in Rocky II a Talia Shire: io non ti ho mai chiesto di smettere di essere una donna. Per favore, te lo chiedo per favore, non mi chiedere di smettere di essere un uomo.

Dunque, a voi tutti, uomini e donne, domando realmente e regalmente di non chiedermi mai più di cambiare. Ho già patito pene dell’inferno al fine di omologarmi e diventare “normale”. Per ascendere ed essere accolto nelle comuni grazie… Qualcosa salì e si elevò ma son di nuovo a pecora. Sono nel bene e nel male un diverso. Lo sono sempre stato. E non ho più bisogno di consiglieri fraudolenti.

 

In fede,

il re.

Un uomo che, in quanto re, forse anche di tante colpe confesso reo o solo fesso e talvolta babbeo, conosce assai bene la vita re(g)ale. Dunque può fottersene, rimanendo favolistico, sognatore realistico e incallito. Voi invece sempre fantasticate su di me e soprattutto sulle vostre idealizzate Beatrici. Fidatevi, sono delle stronze beote. Beati voi… a credere che siano grandi donne, miei grandi uomini del cazzo…

Morale della fav(ol)a: voi fate di tutto per farvele, io faccio di tutto per apparire diverso e in verità non lo sono?

Purtroppo, o per fortuna, lo sono.

Siete voi che non siete. Siete solo non esseri che vorrebbero essere. E volete anche questo, quello, quella ma siete persone che fra di loro non si vogliono bene davvero.

Dunque non siete persone.

Anche oggi (re)spiro.

 

di Stefano Falotico

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 - Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

Portrait of Dante Alighieri (Florence, 1265 – Ravenna, 1321), Italian poet. Painting by the Italian school, 16th century. [Innsbruck, Schloss Ambras (Castle), Kunsthistorisches Museum Habsburger Portratgalerie (Portrait Gallery)] [11245882]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

matt dillon casa di jack

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

INNERSPACE, director Joe Dante, 1987, (c) Warner Bros. /

 

 

 

Genius-Pop

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