Ho una “grande stima” nei confronti del genere umano, infatti, kubrickiano, in me stesso misantropo nel Tropico contro il Cancro sociale e i loro “zodiachi” illusori, sono Clint Eastwood su vestito floreale da Max Cady, in una libertà russa che “farnetica” d’amori e spinge nella “consuetudine” che “rettifica” la mia “oscenità” e “lo” mette in scena, senza fronzoli né “gironzolarci” attorno, perché il mio Sesso è “sbandierato” e, vittoriosamente, “sventola” fra le sventole…, e molti pugni allo stomaco
Sì, mi guardo allo specchio, mi rado quando voglio che la lama sia vogliosa della mia pelle, e “allisci” le gote, “raggomitolando” i peli ispidi e “slanciarli” tagliandoli nella gola, ché si stavan arricciando nella mia anima chiusa a riccio, o forse grizzly da orso con “gorillona” posa da giaguaro per leopardate mutandine da strappare con leonina “addentatura” da leviatano che s’inabisserà nel mare del Piacere, leccando le onde e ammansendole con “idrofila idrofobia” di guascona rabbia imbestialita da Tarzan indomito e “muscoli” da Ercole alla Steve Reeves, Maciste che “insiste” e, dopo cinquanta ancelle, non “lo” mette in cella né al “gelo”. Ché, “baciandole”, fa rima (as)sonante, l’ucc…
Questo sono io. A sedici anni, provarono a “plac(c)armi” con reprimende piccolo borghesi, affinché m’acchetassi nella “dolce vita” da pub senza “pubico” e “ambizioni” studentesche da Dustin Hoffman di papillon annodato alla mia buffa faccina da pagliaccio.
Il Pennywise è tornato in forma, e “sfonda”, turba le coscienze sporche di queste città senza orgasmo di sé, e “spruzza” le sue ascelle d’un odore pezzato che disprezza chi non dice la verità.
Sono come Max Cady, non temo quella gente, anzi, “a fuoco lento”, me li cucino spaventandoli.
Dopo essersi macchiati d’un reato mostruoso, i loro occhi, fino ad allora annebbiatissimi, “zoomarono” nella messa a fuoco della mia ira.
E sgommarono, traslocando in un’altra “home sweet home” che, forse non sanno, meglio che non “lo” sappiano, è già stata annotata da un investigatore della omicidi che ho pagato “a peso d’oro”.
Sì, li sfiancherò.
Quella gente merita la forca.
Quella mogliettina, sempre (rap)presa dalle sue cos(c)e, che si lascia infornare, un tanto “a pillolina di zucchero”, dal marito “trombone”, un grasso “bisunto” che educò i figli al “bisogno” d’esser dei bisonti nella vita.
Da me saranno sigillati nella bara della loro “abitazione”, ché sbarrerò ogni altra loro bugia e diffamazione, ogni altra umiliazione come Cheyenne di This must be the place.
Nazistoidi fascistoni, v’è piaciuto scherzare e “ammazzare?”.
Peccato che non è “ammazzato”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)