A mortacci Hollywood scema, scempio di tante teste, che io ammattisco come mio cugino Vincenzo
La società è sinonimo di letame. Molta gente, volente, per di più violenta, se ne stupra, in quanto nata stupida. E s’affida alla scienza ché sia esatta come l’esattore delle tasse. Di mio, posso augurare solo un pugno in faccia a tali m(ai)al (issimi-ossimoro di me contundente e non contuso) dicenti, mi malediranno ma avrò conquistato migliaia di donne, anche “spaparacchiato” senza pipette ma come una pantera di piumino docilino e anche spuma nel sobrio “snocciolarmelo” intinto e non nelle tinte unite di tal dei tali, sempre a tagliarle. Vanno cuciti di bocca e imboccheranno solo la mia strada, cioè la mia cerniera aperta di patta non piatta come i neuroni sfigati dei loro crani ascritti al sottoscritto, non Alba Parietti nonostante fu un fondoschiena di chine da elevare per decriptarla nel geroglifico-figona, esaminati con occhio clinico nel bulbo delle loro circonlocuzioni “linguistiche” da oratori delle proprie adorazioni e dei rapporti “orali”, e incanalati ove più l’inseriremo, così che non inseminaronno per altra prole di porcili.
Da anni, vengo “pedinato” da “fattorini” della vita “Quant’è bella la schiacciatina salata nella dolce Nutella”. So che il mio uccello non è docile e non si plagerà a queste creme da me evacuate di lor stessa abbuffata. Io, gaglioffo, tendo al pigro ma mangio la cioccolata, calda quando Lei, di cucchiaio, lascia che penzoli…, sporcando la tovaglia ove mi mette sotto nel sbavarla.
Conobbi una, volle violarmi nella verginità. Fu sverginata. Come ac-cadde non si sa. Non fu piccante ma un balzo “spiccato” giù dal balcone, nel suo grido “Evviva il parroco!”.
Il parroco sono io e pretendo il Don del Padrino.
Oggi credo che il mio avvocato, dopo insistenze abbastanza intollerabili che reputiamo, di comun accordo, poco accorate al me più superbo e intoccabile, abbia contattato chi di dovere per un chiarimento sulla persona che sono.
Le idee van diradate a chi persevera recidivo. Accomunandosi alle versioni filistee delle filigrane a chi (non) sei. Tu lo sai? Allora, sei un fessacchiotto. Nessuno può saperlo, al massimo può usarlo. Dei filibustieri, non mi stupirei se, domani, leggessi sul giornale che son stati “sfilettati” per aver infranto il codice dei viali della solita prostituta che deridono e dalla quale stavolta verranno… denunciati nel furono di furto non tanto furbo né tantomeno a dar di denaroni. Ella li deretenarerà senza tenerezze di sorta. Da sorcia. Insudiciando loro alle suole dei suoi tacchi, da scalzare solo se sei Joe, uno che non dorme, ma fa sì che costei pigli(erà) e, senza pigiama, pigiando lo rimpinguerà.
Furono perché penso che, al di là dei debiti insormontabili che dovran rimborsare da strozzini delle dignità altrui, avranno un’altra gatta da (non) pelare. Ah, penuria di calura sarà, e arsi s’abbrustoliranno al freddo d’una celletta con delle cenette e dei secondini a trattarli da pipini molto “primini”.
Per codeste ragioni, eludendo l’ordine “sacerdotale” di questa società annichilita allo schiavismo, intendo privilegiarmi da Principe, ordinando spaghetti giapponesi anzi alla rosticceria cinese per succhiotti alla cantonese con una a mandorla nel pollo al limone del marito da me s-fatto come i ravioli al vapore e alla piastra.
Sono il pipistrello.
Ma anche un goodfella:
sì, bando a Bruce Lee. Tanto di fisico perfetto che perì di “coitus interruptus” dell’embolo in testa per troppe riflessioni ascetiche. Già. Ove l’Uomo si “buddhizza”, ci può scappar il budino del cervello. Che, fritto, scoppiò in men che non si dirà. La leggenda va rispettata, gli addominali lo sanno. Mai bisogna esagerare ad attenuarne la “grassoncella” naturalezza della vecchiaia a venire.
Prendiamo Stallone Sylvester. Ai tempi di Rambo, il suo corpo, liscio come la noce di cocco, attraeva il gentil sesso, affascinato/a da questo marchingegno muscoloso d’espressività monolitica a render stolti gli altri. E se ne affamarono come ludre, come ossesse, appunto. Fin all’osso.
Ma, col passare degli anni, Sly mise su il gozzone, poiché di troppe tope s’ingozzò non rattoppando i suoi limiti mentali. A nulla varranno i suoi allenamenti, i lineamenti ormai non son più “bilanciere” delle sane proporzioni tra “figo” e “figa”.
Gli ormoni non fan… più rima con omone.
Quindi, dopo “oculate” scelte, opziono Joe Pesci a modello “virile”.
Egli sghignazzava nei film con aria melodrammatica, sviolinando le “coccoline” nel suo “gondoliere” di pompini, come in Casinò, in cui rovinò (sul) l’amichetto (Ilaria D’Amico è da fottere con amaca nel dondolo) per troppi scandali dello “spararlo” grosso, probabilmente rimpicciolito dalla “giusta” pancetta dell’età avanzatella.
Insultò Sam, lo coprì di offese “plurilaureate” alla scuola di Broccolino e, fra l’altro, s’accaldò con Ginger, la Stone Sharon che “innaffiò” da sudato lercione, nel divano spellante dell’animal mafiosuccio di bacioni col parrucchino.
Joe è l’Uomo, fidatevi, a cui s’arriva quando capisci che le donne scriveranno sempre lettere d’amore ma sono interessate solo a “metterlo” a letto.
Amano i “bambini”. E, fra un asilo nido e un uncinetto, ci stan le pedagogie del gigolò.
Come Pesci, io navigo nell’Oceano di questo Mondo infame e mi “gangsterizzo” a iosa, riempiendo d’insulti chi non mi merita, sputandogli in faccia con “sangue freddo” da nato nella camicia “lucertola”.
Così, m’avvento, eh gli avventi, avverto e spacco le vertebre con avveniristiche profezie a dilapidare il Tempo ché genitori “ambiziosi” d’un paio di palle stan “massaggiando” i figli alla “puledra” idiozia del corteo funebre di massa. Già distorcendoli a misura di adulti in miniatura, per cui la mia pen(n)a è infinita.
Sciocchi e vanesi io v’inveisco e, se mi andrà…, vi piscio. Non forzate i vostri pargoli a non dimenare i loro usignoli, ficcandoli in licei classici per una “cultura migliore” che li rinforzi. Giungeranno all’età della ragione “brutti” che pienotti, dopo i brufoli di versioni di latino e greco, e magneran come Alessandro Magno, suggendo il seno di qualche “conclamata” lodata in “Infermiera per l’infermo con le mani calligrafiche della litografia a memoria del savio sperma suo spumante oggi brindisino nel colorito pallido di alcolismo anonimo ed esangue nel salmo senza salamino”.
E voi, sindacalisti, sono il vostro Giorno del Giudizio. Tanto v’incravattate quanti “lacci” accollerò ai vostri colli, strozzandoli con i “baffi” di Costanzo Maurizio che scoscerà di doppio mento nelle vostre menti ove perdeste anche il demente simpatico ch’eravate, prima di “scervellarvi” per sbudellarvi d’invidie, pettegolezzi e velli d’oro alla “platinata” vostra abbronzatura sapor “putrido stintissimo da tonti che io torturo”.
Sono Joe, Joe Pesci, e mangio gli squaletti nel mare del manovale manesco a chi non rispetta il mio petto impuntato e compunto di shampoo secco, come le lavature nelle lavatrici alle vostre false educande. Sì, le metto a 90… gradi(sco) e poi le stendo ad “asciugarle”, dopo il “voltaggio” umidissimo del ribaltarle Notte e dì nei capovolgimenti di fronte, ove una Lei mi domina e poi la domo prono nei troni dei tuoni che squarcian il suo “sereno” e nel seder entrando di soppiatto dopo i piatti già detersi nelle mie stoviglie “insalivate” prima che il mio sem-pr-e serpentino salì e sale soprattutto quando il Sole cala sul mio “colarle”. Sono il collante togliendo i collants…
Basta coi collari, io cane, inculo!
E, nella Tomei, emetto da giudice nel suo sorriso da castoro che, eppur, me lo cattura. A gattoni, di minigonna nera, sbianca godendo della mia faccia da avvocato col cazzo verace!
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)