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Prima degli Oscar, vi sono i Golden Globe(s): le mie previsioni dei possibili candidati come BEST ACTOR


11 Oct

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La lotta sarà principalmente fra De Niro e Phoenix. Infatti, non li ho inseriti in foto, ah ah.

 

di Stefano Falotico

Il problema stronzo dell’editoria, del Cinema indipendente, anche dell’uomo autarchico e analisi sui Golden Globe


07 Jan

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Bene, partiamo molto in souplesse. Dai Golden Globe. Che non ho visto e chissà se guarderò le clip su YouTube.

Da anni, oramai, la mia vita non è più orientata all’ammirazione verso i divi del Cinema e, sinceramente, ho cose personali più serie da portare avanti. In giornata, ad esempio, dovrei finalmente ricevere l’impaginato in PDF del mio nuovo libro, a cui devo dare il visto si stampi. In Kindle ed eBook è già in vendita da circa un mese ma il cartaceo, come detto, non è ancora pronto. I file definitivi li avevo ricevuti, invero, sabato scorso ma vi è stato un errore di trascrizione nella sinossi e vanno cambiati i font del dorso che devono essere identici a quelli della cover.

Sono preciso e meticoloso al pari di Mahershala Ali in Green Book. Mahershala, uomo di alta finezza, da me ribattezzato oramai il maresciallo. Perché, al di là dell’assonanza impressionante col suo nome, maresciallo gli calza a pennello. Come un maresciallo, infatti, Ali è uomo tutto d’un pezzo, granitico, adoratore della sua elegante divisa da true detective. Uomo serissimo ma anche autoironico, un po’ alla Falotico.

Ebbene, adesso state esagerando. Dopo averlo snobbato per un tempo immemorabile, or bombardate di premi Jeff Bridges. E gli avete assegnato pure il premio alla carriera. Lo so, nonostante gli abbiate appioppato l’Oscar per Crazy Heart, voi a Hollywood volete ancora discolparvi per averlo sottovalutato sempre. Solo in tempi recenti, avete compreso che il suo “alieno” di Starman è una sua prova recitativa strepitosa e vi vergognate di non avergli dato niente, nemmeno una nomination, per il suo epocale Lebowski.

Ma adesso, Jeff Bridges, osannato in maniera paradossalmente eccessiva, si sta prendendo troppo sul serio e oramai non si sgancia più dalla sua barbetta incolta e il look trasandato da grinta…

Si è incarnato, fin alla morte, nel Drugo. Che tristezza. Sei molto più di un’icona, caro Jeff, cambia registro, non sei una figurina. E, a forza di riproporti uguale all’etichetta che ti hanno rifilato, fidati, non ci fai un gran figurone.

Come sempre, alla cerimonia dei Golden, c’erano delle ottime figone, stangone elegantissime ma mi dovete spiegare che ci trovate di così attraente in Charlize Theron.

Non è così bella come dite. Secondo me le puzzano i piedi e ostenta perennemente una faccia da frustrata.

I premi comunque son tutti sbagliati. Senz’eccezione alcuna.

Rami Malek? Bravo ragazzo, per l’amor di dio. Ma che c’entra con Freddie Mercury? Ah, capisco, non è la sua un’adesione carnale al ruolo ma una versione sui generis mimetica. Ok, bella stronzata.

Christian Bale ha vinto per Vice? Credo che non vincerà l’Oscar. Segnatevela perché, se dovessi essere smentito, me le suonerete. Sì, pretendo di esser picchiato a sangue. Impiccatemi anche!

Alfonso ha vinto per Roma? Che brutto abbaglio. Il film più sopravvalutato dell’anno e forse di tutti i tempi.

Gli unici due premi giusti sono quelli andati a Glenn Close, indiscutibilmente già vincitrice dell’Oscar, e quello, appunto, al maresciallo…

 

Rido spesso da matti quando mi sento dire che, essendo un selfpublisher, essendolo orgogliosamente dal 2014, non sarei uno scrittore a tutti gli effetti, bensì un dilettante. Ah ah. Perché il mio libro non porta il marchio pseudo-autorevole-autoriale di una casa editrice a “5 stelle?”. Che poi potrebbe essere patrocinata dall’alberghiere truffaldino Al Pacino di Ocean’s Thirteen?

Dovremmo sfatare molti beceri, vetusti e retrivi luoghi comuni sulla Letteratura, in senso generale sull’Arte tutta. Anche sul Cinema e sugli uomini. Miei caporali!

Per colpa della nostra cultura vecchia e istituzionalmente scolastica, lo so, molti di voi son erroneamente convinti che solo un attestato possa essere, con tanto di certificazione ciclostilata, francobollata e laurea annessa, un lasciapassare obbligatorio verso l’assoluta, inconfutabile bravura e grandezza. Il vero, irrefutabile, aureo riconoscimento della nostra anima vergata, sacrificata per un bene supremo, pubblicata davvero?

Dovreste smetterla. Conosco un sacco di gente veramente talentuosa che si auto-pubblica e promuove da sé. Forse più onesta, forse solamente più narcisista, forse semplicemente non vuole più farsi ingannare da false promesse giammai mantenute, da glorie effimere, da pezzi di carta spesso menzogneri.

Oh, quanta gente pubblica per Mondadori ma siete ben coscienti, spero, che tanti di questi libri son soltanto ricettari di personaggi televisivi, di Parodi e parodie, senza un briciolo di sale in zucca. Di politicanti da strapazzo, di ochette che ci raccontano delle loro erotiche avventure private per alzare le vendite del lettore incuriosito, del bieco gossiparo di massa per far lievitare anche qualcos’altro a quello voyeuristico che adora spiare la denudazione, sovente insincera e romanzata, della ricca malfamata così tanto puttanesca e di amori materialistici affamata.

Non mi sono mai piaciute le biografie, neppure quelle di Marlon Brando e De Niro. Sono libri destinati ai fan libidinosi, libri che enfatizzano accadimenti piuttosto banali di lor vite private morbose che poco m’interessano. A me non può fregar di meno se Brando aveva una tresca bisessuale o se De Niro, davvero, quella notte maledetta era assieme a John Belushi quando quest’ultimo morì di overdose. Io li ammiro per le loro interpretazioni. Così come ammirai molto Kevin Spacey e, sinceramente, se sia stato o meno con dei minorenni son affari sporchi che non mi competono. Non sono il moralista giudice dei suoi cazzi.

Mezzanotte nel giardino del bene e del male dovrebbe esservi di lezione. Ché non avete imparato, guardoni! Dove sta la verità? La verità non esiste. Siamo tutti colpevoli, in fondo. Ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio.

Le biografie sono caricate, false, agiografiche e perfino calligrafiche di commerciale calligrafia.

Non mi piace che svendiate un talento invendibile. Ché, pur di vendere, raccontate fandonie sul suo conto, anche su quello in banca.

Non son del vostro branco, io seguo la via autarchica, in quanto padrone delle mie emozioni non sputtanate per due soldi in più. Annegherò nelle mie branchie ma non soffocherò nella vostra Branca… Menta. Evviva la mia fresca mente. Via da me, uomini dal cattivo alito, non possedete il mio epico afflato.

Detto ciò, io pubblico non solo da solo. Innanzitutto, mi avvalgo di un personale correttore di bozze eccelso e bravissimo, pressoché infallibile. Ci tuffiamo, io e lui, in analisi profondissime del testo e, se vi vorrete gentilmente recare su Amazon, dei miei libri potrete leggere gli impeccabili estratti.

Il refuso è bestia nera ma io son bestione che lo smacchia e mi detergo nella pulizia formale anche riccamente contenutistica. No, non mi contengo, vulcanico creo dalla creta della mia anima e, subacqueo nel liquido mio cuore magmatico, plasmo opere di sapida eru(di)zione!

Col tempo, allenandomi con la voce, son divenuto maestro delle poliglotte dizioni più sopraffine, oggi sono in una grotta e domani la fronte aggrotto, oh mia donna, per render rosee le tue gote e dar fiato a ogni tuo libero rutto, dopo che dei nostri amori eruttammo con le pelli rotte. E potrei scrivere io stesso un dizionario della Lingua italiana da me risciacquata al bacio mio e tuo in Arno ma anche a Salerno, nel marmo del mio cervello mobile e nell’inferno del mio esser a volte incerto, forse infermo o soltanto nel mio duro inverno.

Ah ah.

La Newton Compton non accetta manoscritti di sconosciuti anche se lo sconosciuto potrebbe essere il nuovo Shakespeare. Perché al giorno d’oggi Shakespeare la gente sa chi è stato ma non ha mai letto un suo libro, citandolo di frasi imparate a memoria. Essere o non essere? La gente preferisce non leggere e vivere leggera. Capirai… La gente non è, io sono oggi e domani ho solo sonno. Ma son sommo e dimmi, qual è, somaro, la summa dei miei libri? Sintetizzali. Non t’importa? A te frega solo della scosciata Monica Somma. Insomma, non hai tutti i torti. Quella è semi-analfabeta, legge il gobbo ma, secondo me, ha delle ottime cosce per farsela al galoppo.

Sì, quella ispira… tira ma non so se sa stirare. In fondo, è sol una donnetta che non sa neanche preparare le uova strapazzate ma tutti vogliono strapazzarla, usando però il preservativo perché altrimenti potrebbero fertilizzarla negli ovuli. Che uomini!

Eppure, ho recentissimamente pubblicato un mio racconto per Historica Edizioni e presto proporrò un altro mio esistenziale resoconto a una casa editrice prestigiosa.

Perché sono come Tarantino, oggi va bene l’indie, Weinstein, per colpa dei falli del suo fallo, fallisce e allora mi do alla major. A costo di esser fallace.

Non amo le maggiorate e guardo quelle molto più che maggiorenni. Codeste mi scambiano per un minorato eppur vi dico che sono un genius prelibato molto dotato. Da leccare e gustare di armoniche p(r)ose. Son l’uomo fattosi poesia e così sia.

Quando uno o una crede di aver capito qualcosa di me, io lo fuorvio e inculo, anche me stesso, fra un cazzeggio e bermi una birra a Reggio. Scoreggio anche se mi va e benedico l’ignoranza e le vostre panze che non reggo.

Leggo, rileggo, mi critico e faccio della cinematografica Critica. Son oggi bellissimo e domani un cesso.

Ma giammai cago stronzate. Anche quando ho la diarrea, la mia merda è profumata.

Forse.

Leggetemi meglio. Capirete molto di me. E, quando capirete qualcosa, io sarò immortale eppur già morto. Ma saremo morti tutti e i libri non esisteranno più. Il mondo sarà defunto.

Così è, così sia fatto, così sia scritto.

Adesso, devo andare a cagare. Come chiunque eppur non sono uno qualunque. Dunque… Non voglio venir insignito di niente, non voglio però essere insignificante ma i miei libri hanno svariati significa(n)ti. Ecco, questo è il nostro ipocrita globo. E dell’oro non so che farmene.

Finisco con questa: mia cugina mi ha chiesto cosa deve fare per pubblicare un libro. Le ho detto di lasciar stare. Lei mi ha risposto: – Guarda che non sono più la scema di venti anni fa.

Io: – Infatti, sei più scema di prima e più vecchia.

Ah ah.

TRUE GRIT

 

di Stefano Falotico

I Golden Globe, fest(iv)a(l) delle banalità assortite, ritratto dei confusi tempi moderni, forse solo uno spettacolo per facili quaderni e per premi da mal all’ernia


08 Jan

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THE MAN WHO WASN'T THERE, Frances McDormand, Billy Bob Thornton, 2001, (c) USA Films

THE MAN WHO WASN’T THERE, Frances McDormand, Billy Bob Thornton, 2001, (c) USA Films

Ebbene, mancava all’appuntamento Bob De Niro, che non ha vinto, sconfitto “ai punti” del doppio Ewan McGregor. Ma, col senno di poi, De Niro ha fatto bene a disertare questa manifestazione. Perché, se il motivo da lui addotto è il fatto che è stra-impegnato con le riprese di The Irishman, la verità è che da qualche giorno i bookmakers avevano snobbato il suo nome, e quindi ha preferito defilarsi e lasciare gli onori al bell’inglesino, no, è scozzese, dato all’ultimo per favorito, e infatti come da recentissimi pronostici è stato quest’ultimo ad alzare il Globo. Sia detto, peraltro, che questa categoria crea già confusione di suo. Le possibilità che un attore di un Tv Movie, la cui presenza di minutaggio è oggettivamente ridotta, possa farcela contro chi invece è stato il protagonista di una serie televisiva, che dunque ha avuto più “tempo” per farsi apprezzare e bucare, come si suol dire, lo schermo, sono assai limitate. E infatti come volevasi dimostrare in questa categoria il premio va spesso a chi ha avuto più spazio per esporsi. Ah, l’esibizionismo e le chance nella vita. Questa vita corrosiva, abrasiva, frenetica, ove nel movimentatissimo panta rei bisogna correre per non farsi scoreggiare, no, scoraggiare.

Al che, sovente trionfano i mediocri e, infatti, a fine articolo, farò una stilettata, con tanto di colta citazione, contro tali “vincitori” invero assai discutibili. Pensate che io ho da obiettare anche sulla prova di Gary Oldman. Non l’ho ancora vista, ma mi pare notevolmente sostenuta, tenuta molto in piedi dal trucco, che come sappiamo fa scena e molto performance tipicamente da Oscar! Esigo una prestation en nature. Ah ah, lo so, sono un burlone e mi piace scherzare e travisare il francese a piacimento. Volevo dire che una prova più al naturale mi avrebbe convinto maggiormente. Anche se non voglio sindacare sull’eccellente bravura del signor Oldman. Avrei invece da ridire sulla McDormand. Donna simpaticissima (ma si sa, le donne molto racchie attraggono i nostri “favoritismi” a livello di “stima”, ah ah) ma che pare una versione incazzata della sua zitella di Fargo. Il Fargo dei Coen e non quello del McGregor, che poi sarebbe partito invero col Billy Bob Thornton, l’uomo che non c’era di Frances… ah ah!

Che casino! Sì, tutti a casina a tifare per i Golden Globe, in un anno in cui praticamente i più scontati pronostici sono stati assurdamente rispettati, ogni casa, no cosa, insomma come da programma, nello stile politicamente corretto di un’edizione dimenticabile quanto raggelante in termini d’importanza autoriale. Sì, perché le scelte dei votanti, la stampa estera, non son state del tutto esecrabili, ma hanno mancato appunto d’imprevedibilità e coraggio, premiando chi “andava” premiato e non azzardando di vere sorprese che ci avrebbero svegliato dagli sbadigli che questa trasmissione ci ha “indotto”. Invero, io non ho seguito la diretta, l’ho registrata, saltando “a piè pari” sui momenti salienti.

Sì, ho assistito a persone “living” l’evento, fanzinari della peggior specie, che devono aver equivocato il Cinema, scambiandolo col glamour e confondendo l’Arte con gli striscioni da Stadio. Ma stendiamo su certa gente un velo (im)pietoso.

Direi di concludere con la schietta, chirurgica disamina di Onofri Anton Giulio, come sempre sprezzantemente cinico ma obiettivissimo:

ai Golden Globes è andata in scena stanotte la tragica farsa di un’America ormai votata all’autodistruzione. La macabra messa in scena del nero sul tappeto rosso la dice lunga sul come le ladies vorranno d’ora in poi impostare le loro relazioni con maschi ridotti ad automi scarichi e difettosi, oggetto di ironie tristissime perfino del comico presentatore di turno. Ma più grave è il cinema che ne è uscito vittorioso, finto, artefatto, inerte, e di bassa statura intellettuale, macchinetta per scuotere un pubblico rincoglionito dalle serie tv e ormai del tutto incapace di riconoscere il passo che, per fortuna, proprio in USA qualcuno continua ad avere, guarda caso rimasto senza premi, se non assente dalla competizione. Trump o non Trump, un’America in picchiata libera, che potrebbe trascinare tutto e tutti in un fondo di placentale, addormentata melassa in cui nemmeno ci accorgeremo di essere, come Occidentali, non solo già morti, ma addirittura in avanzato stato di decomposizione. Pronti per essere inghiottiti, e poi gestiti, da civiltà più solide, se non altro per essere rimaste fedeli agli antichi principi di una follia umana fondata sull’ignoranza e sulla paura, che offrivano a chi fosse riuscito ad affrancarsene con lo studio e con l’intelligenza, la possibilità di una libera, autentica, spontanea e incondizionata libertà creatrice.

 

di Stefano Falotico

Morì Darlanne Fluegel di C’era una volta in America e domani sera, ai Golden Globe, tifo De Niro!


06 Jan

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Eh sì, la cara Darlanne io la conosco bene. So che a molti il suo nome non dice e non disse nulla, ma io conosco il Cinema meglio delle tasche di Zio Paperone e le sue poche ma ottime interpretazioni, il suo viso sottile e nevrotico, la sua femminilità quasi “virile” son cos(c)e che mai scorderò. È morta a solo 64 anni, per l’Alzheimer, una forma precoce di Alzheimer che le diagnosticarono già negli anni novanta, quando di anni ne aveva decisamente meno, e che l’ha debilitata parecchio, tanto da far sì che se ne andasse angelicamente evanescente eppur in modo commovente. Invero, la notizia ufficiale è stata diramata solo un paio di giorni fa, ma era già deceduta lo scorso 15 Dicembre. Poi, i parenti hanno dato il triste, inevitabile annuncio. Ho letto che il suo ruolo più famoso è quello della femme fatale fidanzata del personaggio di De Niro in C’era una volta in America. Invero, questa è la versione “politicamente corretta”. Perché, se non ricordo male, e come potrei, nel film diventa la fidanzata di James Woods, e da De Niro invece viene “brutalizzata” quando lui e la sua combriccola di gangster rapinano il negozio di gioielli. Ah no, era Tuesday Weld. Scusate. Su questo film appunto memorabile, epocale, ne son state dette tante. E se Mereghetti è convinto che, nonostante tutto, non sia quel capolavoro assoluto che tutti dicono, perché a suo avviso è troppo “triviale” e, paradossalmente, non riesce a essere un’elegia romantica riuscita per la sua aridità (?) di sentimenti, per la secchezza irrisolta della psicologia dei suoi protagonisti, a tutt’oggi la definizione più pertinente è quella del compianto Morandini, perché Once Upon a Time in America è esattamente, splendidamente riassumibile nelle sue testuali parole: il presente non esiste: è una sfilata di fantasmi nello spazio incantato della memoria. Alle sconnessioni temporali corrispondono le dilatazioni dello spazio: con sapienti incastri tra esterni autentici ed esterni ricostruiti in teatro, Leone accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso l’America metropolitana (e la storia del cinema su quell’America) che è reale e favoloso, archeologico e rituale. Sono spazi dilatati e trasfigurati dalla cinepresa; spazi anche sonori e musicali, riempiti dalla musica di E. Morricone e da motivi famosi: “Amapola”, “Summertime”, “Night and Day”, “Yesterday”. È un film di morte, iniquità, violenza, piombo, sangue, paura, amicizia virile, tradimenti. E di sesso. In questa fiaba di maschi violenti le donne sono maltrattate; la pulsione sessuale è legata all’analità, alla golosità, alla morte, soprattutto alla violenza. È l’America vista come un mondo di bambini. Piccolo gangster senza gloria, Noodles diventa vero protagonista nell’epilogo quando si rifiuta di uccidere l’ex amico Max. Soltanto allora, ormai vecchio, è diventato uomo.

Sì, è un film “sporco”, volgare, proustiano, misogino, irruento, immenso, e poco c’importa se De Niro/Noodles sia un uomo rozzo, pieno di contraddizioni, violento, carnale e poi eccezionalmente metafisico e, nel finale, purissimo e ambiguo. Proprio in quest’ambiguità consiste il fascino senza tempo di un masterpiece inscalfibile e titanico.

Ma, tornando alla Fluegel, io la ricorderò certamente anche per un altro capolavoro, il feroce Vivere e morire a Los Angeles di Friedkin, anche in quel caso nei panni di una bella pupa contesa dai due protagonisti.

Ed è stata anche la donna di Stallone in Sorvegliato speciale. La donna innamorata che rischia di essere violentata (un’altra volta!?) dalle guardie carcerarie aguzzine e che sosterrà da lontano, moralmente, quel Sylvester ingiustissimamente vessato e angariato dal tremendo, sadico Sutherland. Non un grande film, a dir il vero, ma Darlanne, sebbene compaia poco, è una presenza forte e di valore.

Ora, invece andiamo a parare nuovamente su De Niro. Domani è il favorito ai Golden Globe per la sua interpretazione di Bernie Madoff in Wizard of Lies. Una prova egregia, quieta, compassata ma al contempo carismatica e potente. Anche se, a ben vedere, chi meriterebbe davvero è il magnifico Kyle MacLachlan di Twin Peaks. Fra i due litiganti i “terzi” potrebbero fregarli, cioè Jude Law di The Young Pope ed Ewan McGregor di Fargo.

Di mio, sono un joker spesso malinconico, un’incarnazione del male, no, Mare dentro… e sono il globo d’oro delle mie emozioni dorate. Insomma, a-doratemi.

Non mi mostro molto in giro ma dovrebbero farmi santo, perché sono il più sano. Anche se spesso mento di lungo naso ma dico la verità incontrovertibile, e sono dunque sia mentitore che dei mie fan amabile mentore, ho una gran mente.

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di Stefano Falotico

Golden Globe, quali saranno gli attori e i film nominati?


10 Dec

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Tempo di nominations e Lunedì nel primissimo pomeriggio saranno annunciate le candidature dei Golden Globe, i premi che la stampa estera riserva a quelli che ha considerato i migliori film dell’anno e i suoi prodigiosi interpreti. Molte, come sempre, potrebbero rivelarsi le sorprese per quello che viene reputato da molti un “antipasto” della Notte degli Oscar. Ricordiamo infatti che i Golden Globe, dopo appunto gli Academy Award, che premiano il Cinema nella sua totalità e gli Emmy Award che premiano i prodotti televisivi, sono il maggior riconoscimento per entrambe le categorie a livello mondiale. Molti siti specializzati nelle cosiddette “predictions” si stanno scatenando a prevedere quali possano essere i film e gli attori nominati, e fra tutte queste riviste online senza dubbio è spiccato il parere di Variety, che stila la sua classifica. Vi rimandiamo al link della sua pagina ufficiale perché possiate vederne la lista completa, ci limitiamo a dire che, per la categoria Miglior Film drammatico, Variety “snobba” Silence di Scorsese, che a quanto pare a molta parte della Critica nei primi screenings non è piaciuto come ci si aspettava, e inserisce fra i possibili candidati, come interpreti maschili, Viggo Mortensen di Captain Fantastic e Michael Keaton di The Founder outsider nella categoria appunto “Drama”. Ma, aggiungiamo noi, potrebbero benissimo gareggiare nella categoria “Commedia”. Un distinguo che la Foreign Press Associaton esegue secondo suoi metodi personalissimi, tant’è vero che l’anno scorso Matt Damon di The Martian fu premiato come Miglior Attore Comedy/Musical (!)! Sempre per quanto concerne la categoria Best Actor di Commedia o Musical, in pole position all’ultima ora paiono entrati i nomi di De Niro per The Comedian, di George Clooney per Ave, Cesare dei Coen e addirittura di Jonah Hill per War Dogs. Staremo a vedere chi fra questi tanti la spunterà.com04

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di Stefano Falotico

 

For your consideration – Creed


22 Dec

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Nominations for the 72nd Annual Golden Globe Awards


11 Dec

BEST MOTION PICTURE – DRAMA

Boyhood (IFC Films)
Foxcatcher (Sony Pictures Classics)
The Imitation Game (The Weinstein Company)
Selma (Paramount Pictures)
The Theory of Everything (Focus Features)

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A MOTION PICTURE – DRAMA

Jennifer Aniston – Cake
Felicity Jones – The Theory of Everything
Julianne Moore – Still Alice
Rosamund Pike – Gone Girl
Reese Witherspoon – Wild

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A MOTION PICTURE – DRAMA

Steve Carell – Foxcatcher
Benedict Cumberbatch – The Imitation Game 
Jake Gyllenhaal – Nightcrawler 
David Oyelowo – Selma 
Eddie Redmayne – The Theory of Everything 

BEST MOTION PICTURE – COMEDY OR MUSICAL

Birdman (Fox Searchlight)
The Grand Budapest Hotel
 
(Fox Searchlight)
Into the Woods (Walt Disney Pictures)
Pride (CBS Films)
St. Vincent (The Weinstein Company)

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A MOTION PICTURE – COMEDY OR MUSICAL

Amy Adams – Big Eyes
Emily Blunt –  Into the Woods
Helen Mirren – The Hundred-Foot Journey
Julianna Moore – Maps to the Stars
Qhvenzhane Wallis – Annie

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A MOTION PICTURE – COMEDY OR MUSICAL

Ralph Fiennes – The Grand Budapest Hotel 
Michael Keaton – Birdman
Bill Murray – St. Vincent
Joaquin Phoenix – Inherent Vice
Christoph Waltz – Big Eyes

BEST ANIMATED FEATURE FILM

Big Hero Six
 
(Walt Disney Pictures)
The Book of Life (20th Century Fox)
The Boxtrolls (Focus Features)
How to Train a Dragon 2 (DreamWorks Animation)
The LEGO Movie (Warner Bros. Pictures)

BEST FOREIGN LANGUAGE FILM

Force Majeure  – Sweden (Magnolia Pictures)
Gett: The Trial of Vivianne – Israel (Music Box Films)
Ida  – Poland (Music Box Films)
Leviathan – Russia (Sony Pictures Classics)
Tangerines Mandariinid – Estonia

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE IN A MOTION PICTURE

Patricia Arquette – Boyhood
Jessica Chastain – A Most Violent Year
Keira Knightley – The Imitation Game
Emma Stone – Birdman
Meryl Streep – Into the Woods

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A SUPPORTING ROLE IN A MOTION PICTURE

Robert Duvall – The Judge
Ethan Hawke – Boyhood
Edward Norton – Birdman
Mark Ruffalo – Foxcatcher
J.K. Simmons – Whiplash 

BEST DIRECTOR – MOTION PICTURE

Wes Anderson – The Grand Budapest Hotel
Ava Duvernay – Selma
David Fincher – Gone Girl
Alejandro Gonzalez Inarritu – Birdman 
Richard Linklater – Boyhood

BEST SCREENPLAY –MOTION PICTURE

Wes Anderson – The Grand Budapest Hotel
Gillian Flynn – Gone Girl
Alejandro Inarritu, Nicolas Gabon, Armando Bo, Alexander Dinelaris – Birdman 
Richard Linklater – Boyhood
Graham Moore – The Imitation Game

BEST ORIGINAL SCORE – MOTION PICTURE

Alexander Desplat – The Imitation Game
Johann Johannsoon – The Theory of Everything
Trent Reznor, Atticus Ross – Gone Girl
Antonio Sanchez – Birdman
Hans Zimmer – Interstellar

BEST ORIGINAL SONG – MOTION PICTURE

“Big Eyes” – Big Eyes
Music and Lyrics by Lana Del Rey
“Glory” – Selma
Music and Lyrics by John Legends, Common
“Mercy Is” – Noah
Music and Lyrics by Patti Smith, Lenny Kaye
“Opportunity – Annie
Music and Lyrics by Greg Kurstin, Sia Furler, Will Gluck
“Yellow Flicker Beat” – The Hunger Games: Mockingjay – Part 1
Music and Lyrics by Lorde

BEST TELEVISION SERIES – DRAMA

“The Affair” (Showtime)
“Downton Abbey” (PBS)
“Game of Thrones” (HBO)
“The Good Wife” (CBS)
“House of Cards” (Netflix)

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A TELEVISION SERIES – DRAMA

Claire Danes – “Homeland”
Viola Davis – “How to Get Away with Murder”
Juliana Margulies – “The Good Wife”
Ruth Wilson – “The Affair”
Robin Wright – “House of Cards”

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A TELEVISION SERIES – DRAMA

Clive Owen – “The Knick”
Liev Schreiber – “Ray Donovan”
Kevin Spacey – “House of Cards”
James Spader – “The Blacklist”
Dominic West – “The Affair”

BEST TELEVISION SERIES – COMEDY OR MUSICAL

“Girls” (HBO)
“Jane the Virgin” (The CW)
“Orange is the New Black” (Netflix)
“Silicon Valley” (HBO)
“Transparent” (Amazon)

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A TELEVISION SERIES – COMEDY OR MUSICAL

Lena Dunham – “Girls”
Edie Falco – “Nurse Jackie”
Julia Louis-Dreyfus – “Veep”
Gina Rodriguez – “Jane the Virgin”
Taylor Schilling – “Orange is the New Black”

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A TELEVISION SERIES – COMEDY OR MUSICAL

Louis C.K. – “Louie”
Don Cheadle – “House of Lies”
Ricky Gervais – “Derek”
William H. Macy – “Shameless”
Jeffrey Tambor – “Transparent”

BEST MINI-SERIES OR MOTION PICTURE MADE FOR TELEVISION

“Fargo” (FX)
“The Missing” (Starz)
“The Normal Heart” (HBO)
“Olive Kitteridge” (HBO)
“True Detective” (HBO)

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A MINI-SERIES OR MOTION PICTURE MADE FOR TELEVISION

Maggie Gyllenhaal – “The Honorable Woman”
Jessica Lange – “American Horror Story: Freak Show”
Frances McDormand – “Olive Kitteridge”
Frances O’Connor – “The Missing”
Allison Tolman – “Fargo”

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A MINI-SERIES OR MOTION PICTURE MADE FOR TELEVISION

Martin Freeman – “Fargo”
Woody Harrelson – “True Detective”
Matthew McConaughey – “True Detective”
Mark Ruffalo – “The Normal Heart”
Billy Bob Thornton – “Fargo”

BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A SUPPORTING ROLE IN A SERIES, MINI-SERIES OR MOTION PICTURE MADE FOR TELEVISION

Uzo Adoba – “Orange is the New Black”
Kathy Bates – “American Horror Story: Freak Show”
Joanne Froggat – “Downton Abbey”
Allison Janney – “Mom”
Michelle Monaghan – “True Detective”

BEST PERFORMANCE BY AN ACTOR IN A SUPPORTING ROLE IN A SERIES, MINI-SERIES OR MOTION PICTURE MADE FOR TELEVISION

Matt Bomer – “The Normal Heart”
Alan Cumming – “The Good Wife”
Colin Hanks – “Fargo”
Bill Murray – “Olive Kitteridge”
Jon Voight – “Ray Donovan”

DiCaprio Golden Globe for Wolf


13 Jan

Ai Golden, vince Leo DiCaprio, quarantenne pasciuto e io scrivo porchet di grande bellezza, perché sono Wolf

Le migliori aspettative, cioè gli antipasti della mia (s)figa: l’appuntamento al buio si presupponeva sotto buoni auspici, “tutto” per il verso… giusto, finché mi presentai travestito da Tim Curry

Sì, sono un fenomeno dell’inchiappettata a me stes(s)o. Specializzato, con laurea honoris… ca(u)sa d’onanista, in ador(n)azione di “mio”, unico e sol(itari)o.
A parte gli scherzi e, come dico io, gli schizzi…, qualche volta “la” imbrocco. Cioè riesco a “imbrogliarla”, anche se spesso è solo b(r)ava alla bocca. E il bavaglio fa brodo, sì, cena “saporita” d’insipido annacquato. Da gustare con cremoso “affogarlo” nella cioccolata “calda”.
Sì, un cappuccino scremato della cappella “allettata” di latte parzialmente scremato e non dai denti canini in capezzoli allattanti. Anche se le vacche soddisferebbero questa pastorizia così (s)munta in viso “bianco”. Dalle vacche si può mungere finché non sono consumate nei letti di lana, da cui la transumanza dei camosci in pelle di lino.
Prosciugato… cadaverico e in prossimità della Croce Rossa, per l’infermiera capricciosa che ciuccerà la tua “mozzarella” con spurgante pannolino dell’infornarlo a mo’ di pizza-portafogli. Ingurgitando il “pomodoro” d’Adamo di te che, esanime, dai nella mai esausta donnaccia sempre in cerca di darla, anche in un’ambulanza, pel… pisello “novello” nell’“inscatolarlo” a fagiolo… famosa cenetta rustica di come lo mastica, sgusciandolo e, incuneandola, in culo scoreggerai per quel sifilitico diaframma. Scoregge Borlotti! Un borbottio di ceci e il tuo ciancicare di ridotto… come uno straccio. Petomane per (re)azione alla trombata passiva di uva passera. La frutta del tuo appassito dolce…
Un “tiramisù” di calor(i)e, assieme scoppiettanti come tal indigestione di diabetica scopata. Eh già, ti misurò… il sangue, la pressione salì e anche qualcos’altro… saltò. Il tuo profilattico. Ed è per questo che le infermiere, prima di estrarti il PH, ti rendono “negativo”. Da cui poi la radiografia per quattro mesi di (giro)vita. Eh sì. In quei quattro mesi, essendo realisticamente inculato, che altro puoi fare se non inculare quel che puoi?
Pene sempre in questa vita di pane e veleno.
Comunque, la trattai per mesi con le pinze, con le rose di corteggiamento dotto e sofisticato per sognarla di tatto, “al borotalco”.
Lei mi raccontò che segretamente la mie (e)pistole… la eccitavano, pur rimanendo in a(m)bito virtuale.
Così, rispolverai la “fondina” per un nuovo incontro di testa a “tette”. Scusate, di testicoli a tailleur. A “Taglione”. Attento, coglione sinistro, potrebbe recidere entrambi.
Per tagliar appunto “quella” al “toro”, mi vestii come Tim Curry di Legend. Uno che inculò l’unicorno per fottere Tom Cruise.
Ma Mia Sara non fu (o)carina.
E sarà quel che mi “toccherà”.
Ho le corna, meglio delle false cornucopie.
E dunque cornuti… a voi i cornetti. Ripieni di crema pasticciera. Sì, strofinando vien densa…
Fidatevi, è meglio la mensa.

Come lo metti, lo metti, in tal vita lì lo prendi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Legend (1985)
  2. The Rocky Horror Picture Show (1975)
  3. Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York (1992)
  4. The Wolf of Wall Street (2013)

Considerazioni sulle nomination dei Golden Globe


14 Dec

Come ben ravvisato nel suo consueto appuntamento alla corsa verso gli Oscar da parte di un nostro validissimo utente, BobtheHeat, ieri son state annunciate le candidature per i prossimi Golden Globe, uno dei premi più ambiti che non manca mai di stupire con impreviste sorprese.

A partire d’alcune plateali esclusioni che stan già molto facendo discutere.

Appare davvero strano che nella lista non compaia proprio De Niro de L’orlo argenteo delle nuvole, vista la risonanza che sta ottenendo la sua performance e dato che, proprio il Giorno prima, è invece entrato nella cinquina degli Screen Actor Guild Awards. Una statuetta, a mio avviso, più indicativa dei possibili papabili per l’Academy Winner finale. Infatti, quasi sempre i Golden tradiscono poi le nomination, appunto, per l’Oscar. Sono un contentino per candidati e anche per i premiati poi lasciati da parte a favore d’altri che entreranno nel rush finale.

 

Dov’è finita Keira Knightley di Anna Karenina?

E Javier Bardem di Skyfall? Fra i non protagonisti, compaiono sia DiCaprio che Waltz di Django… Ma dubito fortemente che entrambi saranno poi nominati all’Oscar. Già, è molto raro che, per la stessa categoria, l’Academy contempli due attori per lo stesso film. Qualche volta è successo, la classica eccezione che conferma la regola, ma è un caso. Credo invece che s’opterà per il più “simpatico”, e la scelta potrebbe ricadere sul nostro Leo.

Se volete rileggere la storia “completa”, cliccate qui.

Su, non ci pensate. Chi è BobtheHeat? Un fanatico di De Niro, come me. Ah ah.

(Stefano Falotico)

De Niro nel (suo) Bob, o nel mio “Bobby!”


21 Oct

 

Ma chi è Robert De Niro, questa passione che mi coagulò a Lui anche quando, in cadute libere, s'”inneva” col bob lungo montagne sgretolate della roccia che fu?

Nasce il 17 Agosto del 1943 a New York, e dopo un Passato misterioso da dropout, si “fraternizzò” con Scorsese, per un'”amor” davvero ben infuocato & infatuato.

 

 

 

Sì, in effetti, gli somiglio alquanto, proprio perché nel suo “biopic” mi tuffai nell'”altroquando”, forse un po’ annacquando, le mie iridi, infatti, tradiscono l'”immersione” nel De Niro, un po’ annaspando, ma molto espandomi… in Lui, o nel B(l)ob.

Mi piace, oggi, ritrarlo in perfetta forma, così come c’apparve rinomato, in tutti i suoi fasti, agli scorsi Golden Globe, ai quali ricevette il Cecil B. De Mille Award alla Carriera.

 

 

 

Mi capita, di nuovo fra le mani, un librettino-opuscolo che lo “biografava” parecchio, “La vera storia di Robert De Niro”, a cura di Elfreda Powell, per la traduzione di Vanni De Simone, Gremese Editore.

Non ho alcuna voglia di scannerizzarne la copertina, ma di “cannarvi”, quasi “cannelonizzarvi” con alcuni estratti di questo curioso Cuore. Lo seguiremo, più avanti, quando sarà “pertinente” l’occasione.
Intanto, “assaporiamolo” un po’.

Bob si presenta in una foto melanconica innamorata, sbarbato di fresco con capello corto.

“Insondabile, profondo, con emozioni violente che si agitano sotto la superficie”. Così Meryl Streep descrive lo sguardo di Robert De Niro, enigmatico e pensieroso.

I personaggi del Bob? …Sono i rifiuti umani che brulicano per le strade dalle luci sfarzose, dal mondo della boxe, in quello della malavita, nelle case da gioco;

Dov’è il vero Robert De Niro? Da cosa sta fuggendo?.

Sui futuri progetti, così come sulla sua vita privata, l’attore resta sempre assolutamente muto.

 

Ma noi, qui, ne daremo già una sbirciatina, basta che non ci rivoga un'”occhiataccia”.

 

 

E, per un’another bullshit night in suck city, sarà Jonathan, poeta-“barbone” in Being Flynn.

 

 

 

Firmato il Genius

Genius-Pop

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