Antonio Cassano, “mariuolo” non solo dell’area di rigore, non si smentisce e, dopo aver dato l’addio alle scene, ci ripen(s)a e con bello stile, degno del Petrarca, dichiara lapidariamente, in perfetta “ortografia” del politicamente corretto:
la vita è fatta di scelte. Anche professionali. Si può farne una che si ritiene giusta e poi ripensarci, è successo miliardi di volte nel mondo. Se poi è Cassano, allora è matto. Nella mia vita di c… e ne ho fatte tante, ma non sono scemo. E soprattutto sono sempre stato coerente. Per il resto, sono abituato a convivere con la pressione mediatica. Sono diventato un k–way, la pioggia mi scivola via. Con l’Hellas Verona non è scattata la scintilla, l’ho capito subito… è come stare con una donna e accorgersi di non avere voglia di passarci del tempo insieme. Una questione di feeling, di aria. L’ho detto al presidente Setti, al direttore sportivo Fusco, all’allenatore Pecchia. Ho pensato fosse meglio interrompere, anziché trascinare la cosa.
Ritirarmi? Quando ho parlato col Verona non ho mai detto “mi ritiro”. Sfido chiunque a sostenere il contrario. Poi sono state scritte altre cose, ma la verità è questa. Infatti al momento della rescissione mi hanno proposto di inserire la clausola di risarcimento, nel caso trovassi un’altra squadra. E io ho accettato. La nostalgia di casa non c’entra. Di sicuro voglio continuare, ho più di qualche idea, ma non ho offerte. La cosa fondamentale è che mi diverta. Come ho sempre fatto in 18 anni di carriera. Entella? La sfida sarebbe grande, tentare il “miracolo” Serie A. Sono stato a un passo a febbraio, avevo accettato, ma la notte ho riflettuto, non me la sentivo ancora di scendere in Serie B. Sono rimasto fermo fino alla firma con l’Hellas Verona. Il rapporto umano tra me e Gozzi non è cambiato, è ottimo. Sampdoria? In questo momento della mia carriera mi sarebbe piaciuto essere allenato da Giampaolo, nel suo modo di giocare avrei reso alla grande. Chi mi vuole deve chiamare me, non ho procuratori. Data limite? Settembre, altrimenti resto a casa.
Insomma, Antonio troverà sistemazione non solo calcistica nel coacervo di pensieri contradditori che invadono la sua mente? Cassano, lo posso asserire con lucidità da “esperto”, è calciatore che merita una seconda possibilità. Le qualità tecniche non si discutono e sa farsi valere con dribbling sinuosi come un cobra solitario nei suoi giorni di fame.
Vota Antonio! Sì, La Trippa, come la sua!
di Stefano Falotico