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A proposito di The Italian Stallion, ovvero Sly: un tempo non mi risparmiavo e sognavo di essere Rocky Balboa…


27 May

saga rocky blu rayAdesso devo centellinare ogni spesa, anche quella del dentifricio della Coop, per risparmiare e potermi permettere, oserei dire, il lusso di comprarmi il Blu-ray di Rocky – La Saga Completa a prezzo scontatissimo di 13 Euro e 38, salvo… spese postali eventualmente gratis se mi abbono ad Amazon Prime.

Ho detto tutto. La mia vita è stata un franchise di sfighe a ripetizione, di spinoff e reboot ricalcati sulla solita trama con poche variazioni tematiche. Ovvero, ogni qualvolta credetti che si fosse accesa in me la spina, ogni volta che pensai d’aver imboccato la via della svolta, ecco che la gente noiosa e spenta, volendomi imboccare con le sue buoniste rose, adattandomi alla sua visione falsa, melensa e retorica, mi ha urlato che sono eternamente un brocco che nessuna ne imbrocca e imbroccherà, mi ha tolto pure le brocche d’acqua naturale, gridandomi che non sono e non sarò mai dotato di sufficienti, robuste spine dorsali (sì, non ce n’è solo una) per poter resistere in un mondo di bestie e dementi.

Sì, non ho mai preso ripetizioni da nessun insegnante. Però io posso dar lezioni a tutti.

Mi do, malgrado quest’inutile eppur lodevole virtù, solamente un altro paio di anni. Al cui scadere, no, non sarò miracolato come Re Artù, estraendo la spada nella e dalla roccia, bensì sarò in modo truculente infilzato dalla caudina forca di questa società medioevalistica e fetente. A partire dalla mezzanotte scoccata di quest’ultimatum datomi, altro che Cenerentola, avrò solo due scelte esistenziali e lavorative a cui abiurare come Andrew Garfield di Silence:

o andrò a elemosinare ai semafori oppure, essendo oramai fuori tempo massimo per insegnare, fuori dalla mia porta sgarrupata di casa, metterò su l’insegna con la scritta epocale e stoica come il celeberrimo underdog di Philadelphia interpretato da Sylvester:

stallone italiano sfiancato per colpa della crisi incombente, più che morto di figa, sta morendo di fame.

Per ovviare a un probabile suicidio immediato, diciamo coming soon, invisibile non soltanto sul grande schermo bensì pure alla tv locale, visto (da nessuno…) che se morirò non mi dedicheranno certamente un servizio tele-giornalistico ma mi daranno e regaleranno la patente di loser mai nato, sì, potrò salvarmi, reinventandomi come Rocco Siffredi delle periferie del sottobosco bolognese.

Uomo totalmente a pecora riceve gentili signori abbienti per luculliane carnalità abbondanti dalle 9 e mezza del mattino sino alle 20.00 di sera, da cui i film di Paul Schrader, American Gigolo, The Walker, eccetera, eccetera, previo almeno mezz’ora di pausa pranzo ove deve nutrirsi. Non di arrosto alla griglia bensì d’insalata rancida.

Sì, do merito a Sylvester, come ho più volte scritto, di aver tirato fuori dal cilindro questi due personaggi meravigliosi del Balboa e del Rambo.

Ma, a settantatré primavere, la dovrebbe finire di camminare sulla montée des Marches del Festival di Cannes, tirando in dentro lo stomaco certamente muscoloso e prominente, altresì grassottello, con tanto di toupet e quella finta topa di sua moglie, Jennifer Flavin.

Il machismo, caro Silvestro, è finito non all’ultimo giorno dell’anno scorso ma da quando il rambismo è passato di moda anche per Carlo Verdone di Troppo forte.

Aggiornati, suvvia.

Va sempre così per tutti. I giovani si ribellano alla generazione dei loro padri, alcuni si credono fichissimi, altri Tom Cruise di Fuori i vecchi… i figli ballano.

Quelli che si sono trovati meglio nella vita son stati quegli analfabeti che sono andati a lavorare a 14 anni e ora, a 35, sono dei puttanieri incalliti che se la godono da matti. E pigliano anche Kenneth Branagh per coglione.

Come scrisse il grande Allen Ginsberg:

(EN)

«I saw the best minds of my generation destroyed by madness, starving hysterical naked, dragging themselves through the negro streets at dawn looking for an angry fix, Angel-headed hipsters burning for the ancient heavenly connection to the starry dynamo in the machinery of night […].»

 

(IT)

«Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte […].»

 

Stasera, comunque trasmetteranno ancora per l’ennesima volta Momenti di gloria.

Musiche di Vangelis.

La mia vita non varrà forse una sega, no, saga. La vostra è veramente invece una mostruosità oscena.

Sì, la vostra esistenza è un Porno proibito.61110106_10213737070203861_5222764241496309760_n

di Stefano Falotico

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Fra una sigaretta e un vagito ormonale, amo il Calcio e il Cinema, “dissuadendomi” dalla società ciarliera, inalo un po’ di me (ere)mitico


28 Aug

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Con queste epistole, “eludo” la pistola dalle mie tempie e medito sul tempo, pensando che, oggi, andrò a visitare un tempio. Forse egizio, forse non piramidale, ché detesto le scale gerarchiche e il nazismo a oltranza delle mentalità stagne. Dopo aver visto la serie di Netflix su Daredevil, mi “accecherò” d’umanità “pescata” dal mio profondo “stadio” (im)mobile, anche se domani gusterò in diretta Sky la seconda partita di Serie A fra le contendenti “rissaiole” Bologna-Sassuolo, con una birra in mano e l’altra sulle “palle”. Attento al telecomando e anche al colpo d’anca di troppo poltrir sul (di)vano. Fallo!

Ché la mia vi(t)a sia (s)finita lo sanno le donne, a cui oramai concedo solo la foto selfie del mio bello ma non dando… nessun ballo. Una rotonda sul mare e Settembre si appropinqua dopo le “calure” delle chiappe chiare e del mio nero senza gli “ombrelloni” sotto agli occhi. Eppur, che purè, mi “masturbo” di cazzate. Do a(r)ia al mio “uccello”, come un gabbiano viaggio. Alle calli del Festival di Venezia, preferirò quest’an(n)o la mia misantropia, detta anche Black Mass. Stian lontane da me le mass(ai)e, datemi un Depp Johnny e gli farò una smorfia da Sparrow. Annaspo nell’oceano della mia apatia, passando oltre i confini della mia fine e tagliando la “fune”, in un suicidio che resta metafisico, molto pen(s)ato e poco attuato, ma della mia attualità importa solo a qualche Escort che io non p(l)ag(i)o, prediligendo invece una sana spaghettata e qualche presa innocua per il culo, sperando che un “topo” incazzato non mi ammazzi perché ho dato della zoccola alla sua topa. Eppur son due tipi.

Di “mio”, toppo, essendo senza toppe, esagero troppissimo.

E, negli intoppi, resto un tappo, aumenta la distanza fra me e te, cioè sempre io sdoppiato in mille personalità del personale Giro del mondo in 80 giorni.

Datemi un “verme”, no, un Verne, e mi taglierò le vene.

Molta gente sostiene che la vita vada presa così, a cazzo(ne). Si tenessero i loro cazzi e le donne si facciano la loro.

Sono sfacciato? Sì. Meglio che essere falciati in area. Altrimenti, è rigore.

Alla morale preferisco il Mondiale.

Sostanzialmente, ciò che ho scritto è una grande stronzata, ma sono Michael Douglas di The Game e faccio quel che voglio.

Mi lasci passare, lasciamo star le passere.

Passerà.
Ora, mangio un passato di verdure. Con qualche mer(da) a rompere il mio pisello.

E qualche (s)figa(to) a massaggiarmelo.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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