Estate e Cinema: stand by me, indietro nella memoria
Per le strade mercenarie del sesso
Che procurano fantastiche illusioni
Senti la mia pelle com’è vellutata
Ti farà cadere in tentazioni
Per regalo voglio un harmonizer
Con quel trucco che mi sdoppia la voce
Quest’estate ce ne andremo al mare per le vacanze
Un’estate al mare
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Un’estate al mare
Stile balneare
Con il salvagente per paura di affogare
Sopra i ponti delle autostrade
C’è qualcuno fermo che ci saluta
Senti questa pelle com’è profumata
Mi ricorda l’olio di Tahiti
Nelle sere quando c’era freddo
Si bruciavano le gomme di automobili
Quest’estate voglio divertirmi per le vacanze
Un’estate al mare
Voglia di remare
Fare il bagno al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Un’estate al mare
Stile balneare
Con il salvagente per paura di affogare
Quest’estate ce ne andremo al mare
Con la voglia pazza di remare
Fare un po’ di bagni al largo
Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni
Un’estate al mare
Stile balneare
Toglimi il bikini
Un pezzo storico, hit strepitoso che, assieme ad “Alghero”, segna il punto forte della calda voce della compianta Giuseppa Romeo, all’anagrafe la sirena Giuni Russo
E, sulle note reminiscenti di questi anni ’80 mitici, mi va di tuffarmi in ancor pieno inverno, e qui a Bologna nevicò due giorni fa, nelle atmosfere d’estati poderose, in cui, infantilmente già puberale, nel senso di “sguazzante” fra onde “calorifere” del mio “scooter” sgranocchiante, al granchio diciamo, i piedi delle donne come un’anguilla serpeggiante dal bacino al ventre entrante e di lingua svolazzante, oceanica dal Pacifico al Tirreno e dalle bionde scandinave alle terrone di Maratea, navigo già a sgelarlo come una medusa rampicante, succhiante e di sal(sedin)e scivolante. Essiccandomi solo sotto ombre di palme per altro sciacquarmelo di docce schiumose.
Tempi che rimpiango, essendo oggi il gentil sesso assai assuefatto a troppo dure “ghiaie” del calpestarti come una “stellina”. Di quella che metti nell’acquario vicino al pesciolino nero, respinto dai “feromoni” di anfibi muliebri ma io, cromato, di squame a branchie lontano da questi famelici eppur non danti branchi, di dente bianco lecco la “barriera corallina” d’una, alle Bahamas, piccante, versandole del bollente tè tonic, fra “pesche” sapor fragola e “vaniglia” di urlare a tutte “Il cocco mio dovete pigliare e sgusciatele… come angurie dal tramonto all’aurora, in quanto io aureo e rude nella sabbia di tutto cor’, Sole mio!”.
Sì, in passato fui Sandokan, a Mompracem bevevo cocktail freschi assieme a quell’altro puttaniere di Emilio Salgari. E, fra alghe e alcune amebe, fra pinne, pennette, fucili ed “occhiate”, sfoderavo il mio Capitano Nemo, ingroppando tutte queste balene simil Moby Dick da squalo imprendibile versione Zorro. Le loro purezze bruciavo sotto livelli impressionanti di trivellazioni come un petroliere arabo, di sesso poco avaro. Poi, tornavo in riva, dopo le selle, e scolavo caffè zuccheroso per altro poi sparare la mia carabina d’amareggiarle tutte.
L’estate è il periodo in cui puoi andare nudo e non becchi la multa.
La muta…