From Sentieri Selvaggi
Il documentario ripercorre la vita e la carriera di uno dei pittori figurativi più eclettici del secondo dopoguerra attraverso diari privati, interviste a familiari ed esperti d’arte, immagini di repertorio e soprattutto il ricordo di un figlio che rimpiange di non aver mai dato il giusto peso all’opera del padre e di non essergli stato accanto durante la malattia.
Robert De Niro ha presentato, in anteprima al MAXXI di Roma, il documentario Remembering the Artist Robert De Niro, Sr., dedicato alla memoria di suo padre, pittore figurativo dalle grandi ambizioni ossessionato da un successo mai raggiunto e da un’omosessualità vissuta nel silenzio e nella disperazione.
Dalla formazione nella scuola estiva di Hans Hoffmann, dove conosce Virginia Admiral, sua futura moglie e madre di Robert, all’esposizione alla galleria di Peggy Guggenheim insieme a Jackson Pollock, Mark Rothko e Robert Motherwell, fino al soggiorno a Parigi negli anni ’60, che gli permette di maturare uno stile sempre più personale e distante dai movimenti artistici del periodo come la pop art e il minimalismo, il film ripercorre la vita e la carriera di De Niro attraverso diari privati, interviste a familiari ed esperti d’arte, immagini di repertorio, e soprattutto il ricordo di un figlio che rimpiange di non aver mai dato il giusto peso all’opera del padre e di non essergli stato accanto durante la malattia: “All’inizio il progetto non mirava a una diffusione al grande pubblico, poi è diventato qualcosa di più ampio”, hanno dichiarato i registi Perri Peltz e Geeta Gandbhir. “Abbiamo cercato di raccontare la storia di un padre e al tempo stesso di uno degli artisti più eclettici del secondo dopoguerra”. Il documentario, proiettato al Sundance Film Festival, andrà in onda su Sky Arte HD domenica 28 dicembre.
Perché ha scelto di realizzare questo film?
Per portare avanti l’eredità di mio padre e perché l’ho sentito come qualcosa che gli dovevo. Ho mantenuto il suo studio per far vedere ai miei figli e ai miei nipoti cosa il loro nonno, e bisnonno, è stato in grado di fare.
Perché suo padre non è riuscito a ottenere un vasto consenso?
Penso che sia stata una combinazione di tanti elementi, come il fattore temporale e la presenza di altri movimenti artistici. Questo indica che si può essere bravi anche se non si arriva a un ampio successo. Mio padre ha ottenuto fama con i suoi pari e con il pubblico, ma non quello che meritava davvero.
Come ha vissuto la scoperta dell’omosessualità di suo padre?
Non ne sapevo nulla da piccolo, l’ho scoperto da adulto. Mio padre non me ne aveva mai parlato, era un uomo di un’altra generazione.
Com’è venuto in possesso dei diari di suo padre?
Dopo la dipartita di mio padre, sono andato nel suo studio insieme ai miei collaboratori che hanno archiviato il materiale presente. Io non ho letto tutti i suoi diari. I produttori del film mi hanno chiesto se ero disposto a leggere alcuni brani che avevano selezionato. Leggerò i diari quando arriverà il momento giusto, probabilmente lo faranno prima i miei figli.
Qual è stato il rapporto di suo padre nei confronti del suo mestiere di attore?
Mio padre non faceva molti commenti a riguardo e raramente ne parlavamo. Ogni tanto diceva qualcosa, ma non a me. Lo stesso facevo io nei confronti della sua arte. Amo la sua pittura, posseggo solo dipinti di mio padre che espongo a casa mia, nei miei ristoranti e hotel.
Ha pensato di dirigere questo documentario?
In realtà no. Se l’avessi fatto sarebbe stato molto diverso. Comunque ho dato il mio contributo alla realizzazione.
L’esperienza artistica di suo padre l’ha condizionata nella sua carriera?
Penso che crescere in una famiglia di artisti abbia influito un minimo nel mio percorso. Chi entra in questo mondo, di solito, lo fa per sfuggire a una vita soffocante, a una famiglia classica o comunque per esprimere sé stessi. Nel mio caso sono stati i miei genitori, che si sono trasferiti a New York per esprimere loro stessi. Sono un loro prodotto. Quando ho detto loro che volevo fare l’attore non mi hanno scoraggiato. E credo che la cosa più importante sia fare ciò che si ama.
Si è mai sentito in colpa per aver avuto più successo di suo padre e per non essergli stato accanto durante la malattia?
Non ho sensi di colpa. Ero consapevole di questo fatto. Lui era molto orgoglioso di me, anche se tra di noi c’erano sentimenti misti. Da parte mia posso dire di essere stato molto fortunato ad aver avuto successo. Per quanto riguarda la malattia, quando siamo andati dal medico non è stato molto delicato nel descriverci le conseguenze. Mio padre era terrorizzato all’idea di doverla affrontare. Io l’ho spinto a farlo, forse non abbastanza. Col senno di poi l’avrei dovuto forzare ad andare agli appuntamenti, accompagnandolo io stesso invece di chiamarlo al telefono. Magari sarebbe ancora qui con noi.
C’è un quadro di suo padre a cui è affezionato?
Ci sono quadri che adoro, ma non riesco a sceglierne uno.
Se le chiedessero di interpretare suo padre in un film, accetterebbe?
Mi hanno chiesto se volessi scrivere un’opera teatrale sulla vita di mio padre, ma per ora ho detto no.
Nel rapporto con i suoi figli sente di somigliare a suo padre?
Ci sono similitudini ma sono troppo personali per parlarne. Sicuramente mio padre era molto affettuoso e io lo sono nei confronti dei miei figli.
Nei suoi film ha interpretato spesso il ruolo del padre, anche in modo iconico. Ci ha mai messo qualcosa di suo padre?
Come attore c’è sempre qualcosa di tuo, lo fanno quasi tutti gli attori, personalizzano il ruolo, attingono dalla propria esperienza di vita per renderlo specifico.