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Venezia 2013, “Gravity”


28 Aug

Il Festival di Venezia inizia sotto i migliori auspici: viene rinvenuta in Sala Grande la mia “salma” che “gravita” di orecchio mozzato alla Velluto blu dipinto di Modugno, e Clooney diventa Dennis Hopper asmatico:

Apertura, sbotta il clap clap e qualcuna apre la patta!

Il film Gravity riscuote applausi a scena aperta, le fan dell’attempato Georgino s’accapigliano per estorcergli un sorrisetto da incollare a mo’ di “liquidità”. Sì, attingon dal miliardario tinto di brizzolato nell’illusione “volatile”, a mo’ di sospensione incredula-fluttuante di fighine in calor ad orbitar su sogni del volar “basse-base contatta le polle in Apollo pallose”, immaginando una vita più avvenente di “quella” poco avveniristica mansarda da mostriciattole seguite dall’assistenza sociale. Son partite in quinta da puberali, poi il seno s’afflosciò nella depressione del vuoto cosmico.
Clooney elargisce loro un “Vaffanculo cretine!” studiato di “galanteria”, dietro autografi vergati ad annoiato smoking nel parterre d’“apertore” della cerimonia. Le ragazze son lì a pender dalla penna delle sue labbra, glielo vorrebbero prendere, sospirando a George un “Fra qualche anno non sarai più bon’ piacione, ti stai rammollendo nell’ingrigito ma, al momento, apriremmo ancora le cerniere delle gonnelle per te a sdrucirti e sbavar di rossetto pindarico su arcobaleno indaco”.
Colan… gli applausi, la Bullock veste in vestaglia, lunga di cosce e di seno un po’ moscio nello svolazzar’ rossiccia. Di semi-spacco visibile solo a poltroncina.
Sì, è dimagrita causa mancanza dell’ossigeno. Non solo perse il cuor di Reynolds Ryan ma adesso è protagonista di Alfonso Cuarón Orozco. Diciamola. Il suo “cinema” è aria fritta, resta bloccato in catena di “montaggio”.
Infatti, Alfonso è anche montatore del suo naso furbo a NASA ferma in pilotar le masse che io invece subito annusai.
Meglio mia nonna e Oronzo Canà a questo messicano quaquaraqua.
Salvo solo il suo Paradiso perduto. Per due ragioni. Bob De Niro vale sempre il Cape Fear e Gwyneth Paltrow era ribaltabile di “tela”. Fa bene “lì” Ethan Hawke ad “affrescarla” con pennellate ammiranti nudità non tanto “mano morta”. Ethan toccò la Thurman Uma, poi ritornò versione attimo fuggente, quale è rimasto deficiente in viso da “nababbo” cotto al baccalà. Tornasse a far il pescator’.
Oggi, gira film futuristi, ma il vero “dark” stava in mezzo alle gambe. Altro che fanghiglie e detriti da attor “sporco”. Inutile “ricrearsi” e girarci attorno. Ethan ha la faccia pulita. In versione truce, è meglio Willis Bruce.

Gravity viene molto apprezzato, ma io sono più calorosamente metafisico di primo piano a sequenze interminabili di seghe spaziali. Si chiama galattico guardarla da un’altra prospettiva, cioè sbirciar i buchi dal catodico. Nell’emissione gastrointestinale a rampa di lancio che vorrebbe spezzarlo alla sua attrice preferita, non Sandra ma Mia Sara di Timecop. Sarà tua e tu abbaierai. Sì, Mia Sara fu “spaccata” da Van Damme.
Dopo lungo cazzeggiare, mi ritrovo perduto in Sala Grande. Fra borghesi arricchiti da “giornalisti” dell’imbalsamata stampa e pompini a vicenda nelle cortesie più ruffiane tra arruffati per fotografar George e signora nell’istante topico in cui Clooney di forbita lingua pensa alla Notte veneziana dell’incunearlo stellare alla topina Stacy, raccattata fra una zoccola e l’altra.
Mah, i canali di scolo delle calli. Stacy ha il callo, ama i cavalli come le sue gambone.
Ma, nel bel mezzo del “parapiglia”, tutti lo piglian in culo. Assistendo a una visione inaspettata. Sì, c’è uno spettatore che spacca il muro delle leccate.

E appare pian piano incarnandosi per gridar poi loro “Siete incancreniti!”.

George sta per accomiatarsi dalla sala, Barbera gli regge la barbetta al cravattino eppur, fatalmente, qualcosa (ac)cade di “linguorino” ambiguo.
Un orecchio, di natura preistorica, viene calpestato da George. Che urla terrorizzato un “L’orecchio del Falotico. Mi hai spiato sin qui!”.
Il paparazzo se n’accorge, coglie i begli occhi di George nell’allucinazione più lynchiana. Immortalandolo su volto da far paura ogni regista futuro…
Al che lo ricatta, con tutta la Sala Grande a chiedere maggior riscatto e altri scatti per la foto che vale la sua intera stronzata come “uomo” (re)attivo. Finalmente, George è stato scoperto con lo sguardo “brache calate e strabuzzato impressionante”. Avete notato? Sta sempre in posa, anche quando fa la parte dello stronzo.

George dice “No!” e sviene, travolto dal Falotico intanto elevatosi sul podio in tutta carne cronenberghiana.

Effetto videodrome, velluto blu dell’imprevisto. Ora mi vedi, domani scompaio, probabilmente ti ho già scopato.
E poi spazzato. Tu, Sandra, spazzerai da pazzerella a Terra.
Torna coi piedi nella monnezza.

Sì, sono Lynch David a duo geniale.
Il resto è una cagata micidial, come Gravity.

Lo ridimensionerete a breve. A mani(er)a di vostro uccello.

E ricordate: non c’è un sol cazzone che non la vede a tirarsela. Perché tu, prima o poi, uomo “serio” cadrai dalle nubi. Ma non ti sei provvisto di paracadute. Tutt’al più di un going down.

Ciao.
Anzi no, devo chiosare.
In questa vita non son mai nato eppur non m’ammaino.

Ad Armstrong preferisco l’hard dello stronger, sarà un fottuto allunaggio ma almeno le mangio di crateri. Ho un brutto carattere, eppur lo piazzo. Alzabandierina.
Tale e quale a questo “capolavoro” che apre le danze, cioè il solito festivalino, analino, di puttan(at)e.
Sì, io sono il nautico dell’esistenzialismo, ciondolo da una star all’altra nel firmamento ma non voglio nessuna famosa firma. Sono Dio sceso da lassù per ficcarti giù, quindi posso stare nello spazio. Fra una parola e l’altra… e una via crucis con un punirti di freccette e un Erode ché non rosico il Verbo. Neppure quella della bellina Bullock.
Più che un bullet, sono sballato.
Dai, Sandra, balliamo. Ti farò veder la Luna, tu sei Venere e io il “fisico”, scienziato a te (in)volante di aeroplanino che, se apri le cosciotte, planerà fortino a fornicazione. Sì, ove mi barrico sulla difensiva. Quindi attacco di action.
Meglio difendersi. La miglior figa è la fuga, la miglior fava è sfanculare. Non fa rima eppur il ritmo c’è.
Tutto dentro, spinge “ballerino”. Di “Lambada”. Sì, Sandra sei abbronzata.
Sono le tue lampade artificiali. “Pirotecniche”. Sì, guardo il tuo poster(iore) in cartolina “Polaroid” e, nella mia onanistica depressione bipolare, mi faccio… volare. Che vita “solarissima” eh? Mah, meglio Solaris.

Sono rimasto solo. Eppure, come Woody Allen, ho sempre qualche compagno che mi ama. Me stesso di autoerotismo. Più che in testa, da batoste.
Eh sì, sono tostissimo. Mi pieghi ma non mi spezzi. Si può scendere a un compromesso? Inchinati da brava bambina come a messa ti prostri. Ah, le massaie. Son tanto timorate eppure voglion (s)tirare… E te lo guardan dall’altare.
Me la dai e te lo spiego. Basta che non me lo pieghi. Ce l’ho fragile anche quando al massimo della “durezza”.
Quindi, attenta a come tocchi, altrimenti se me lo spezzi… che fa?
Non posso far nulla. C’è solo da pregar’.

Sì, ricordate: la vita è ora et labora. Di “mio”, prescindo da entrambe queste regole. Si definisce scissione e tu finisci scisso.
Ricevo molte tegole. Ma i tegami li lava lei.
Anche perché le urlo sempre “Levati. Le palle son mie e le gestisco ad astronauta delle natiche che so(g)no!”.

Se non hai capito l’antifona, sei sordo oltre che cieco. All’Amplifon amplificheranno la tua tromba da Eustachio.
Per forza… se non trombi hai perso colpi. E anche i fianchi. Oltre all’udito.

Beccati quest’ultrasuono. Sogni d’oro. Tu sudami dorata.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Gravity (2013)
    Meglio Battiato. Anche quella con la permanente. Almeno te lo stabilizza di (l)acca.
  2. 2001. Odissea nello spazio (1968)
    So che siamo nel 2013 solo perché hanno deciso così.
  3. Dead Man (1995)
    Meglio Blake della Bullock e dei bellocci.
    Meglio il coyote. Si chiama Willy.
  4. Free Willy. Un amico da salvare (1993)
    Il mio delfino trilla fra le donne di onde.
  5. Morte a Venezia (1971)
    Possiamo dircela? Andate gettati in mare.
  6. Otello (1965)
    Meglio un piatto di tagliatelle.
  7. Il mercante di Venezia (2004)
    Il mio Pacino è questo.

Nick Nolte è un good thief, fidatevi


15 Aug
Qualitˆ: Originale.  Titolo Del Film: Il Triplo Gioco/ The Good Thief.

Qualitˆ: Originale.
Titolo Del Film: Il Triplo Gioco/ The Good Thief.

Tre film che vedo, vidi a modo mio come vedrò sempre la vi(s)ta, più uno ficcante e non vedrai più nulla, psicopatico!

Ognuno fa dei film un’esperienza sulla base del retaggio culturale, del culo a filtrarli d’emozioni a seconda del grado fortunoso.

Ad esempio, uno guarda Taxi Driver e pensa che il Bickle sia un disadattato “idiota”.
Questo è lo “sguardo” del miope uomo “normale”.

Secondo me, è così il Bickle. Va dritto, lo prende e poi le dà. Il resto è un’esegesi da campagne elettorali allaPalantine.
Diciamocela. Se qualche pappone la combina sporca e macchia le innocenze delle minorenni, taglio il bulbo mio e pure i suoi “peli”…
Sono come Travis. Quando mi giran le pall(ottol)e, la tragedia mi rende un eroe della strada.

Non volevo diventare un eroe, mi hanno costretto.

E va da Dio adesso. Appunto. Come sa Paul Schrader in Martin Scorsese.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Triplo gioco. The good Thief (2002)
    Melville negli occhi “sghembi” d’un platinato Jordan. Sì, Bob è un ladro, un gambler che ha scazzato tutto.
    Compresa la fotografia troppo acquosa da finto figo delle atmosfere di Costa Azzurra. Roba da ricchi alla Paolo Villaggio. Anche dovessi ereditare una grossa cifra da un puttaniere benefattore di Parigi, preferirò donare i miei soldi da Charles Dickens, “illudendo” di grandi speranze i giovani. Fra una troia e un valore, scelgo di donarmi.
    Poi, semmai sbaglio. Regalo i miei “gioielli” a un amico di cui mi fidavo, il quale mi deruberà anche dell’anima appunto. Sghignazzando d’aver sfruttato il maestro a fini “orali” dell’incularlo sotto i baffi e di “occhiolino” nel come dirgli: “Ti ho fregato, mio Montecristo”.Mah, secondo me questo film è tale “esegesi”: Nick Nolte pianifica di svaligiare il casinò, all’ultimo momento ci ripensa. Forse per colpa di Kusturica, uno da zingarate che son diventate di maniera. Quindi, da non prendere sul serio come “confidente”. In quanto ti spelerà d’underground nel gatto nero su tuo “b(i)anco”.
    Kusturica è come Maradona, si è drogato per colpa dei troppi dribbling fenomenali. Alla lunga stancano e sniffano pure robaccia. Nick capisce che i suoi “fedeli” lo tradiranno, li abbandona allo “scippo”, allo scassinamento e si reca ai tavoli da gioco. Assieme alla biondina spronante che, sotto sotto, ci “scopò” un pompino nella dissolvenza a metà del film di “mela”, sequenza di lei vispa a intraveder’ nella “sfocatura”, vince al glande.
    Mentre gli altri ladri vengon beccati in flagranza di reato. Il ratto migliore è Nick, poiché appunto sgattaiolerà con la topina, tutto bello intappato di smoking nel felice smog di prima mattina sulle note di Leonard Cohen.
    La musica di Cohen serve a ribadire i titoli di “coda” ammiccanti: hai rivinto troppo tardi, sei un vecchione, ma almeno non ti sei bruciato come quei giovani rincoglioniti già da strapazzati. I tuoi testicoli son malinconici, eppur spingono liberi mentre loro “cantan” al fresco malconci.
  2. Ocean’s Eleven. Fate il vostro gioco (2001)
    Fa schifo tutta la serie. Poco da opinionare. Mi scoperei solo Zeta-Jones. All’epoca attizzava.
    Il resto ammoscia. Soderbergh a pecora.
  3. Solaris (2002)
    Tornando all’accoppiata con Clooney, Soderbergh si monta la testa e sfida un titano della fantascienza.
    L’esito è la sonnolenza. Più che trascendenze e ricordi orbitanti, du’ palle talvolta risvegliate da Natasha McElhone che però non mostra le mutande. Solo di striscio. Speravo si strusciassero.
    Ma è un amore “metafisico”. Già troppo una figa di “primi piani” e basta. C’era anche il rischio d’annusarla col telescopio.
  4. Non è un paese per vecchi (2007)
    Non ho mai amato questo sopravvalutato. La trama è questa: un pazzo, che non è mai andato dal barbiere, spara all’impazzata, “spettinando” l’ordine di tutte le contee. Tommy Lee Jones non l’acchiapperà perché Bardem inchiappetta tutti. E la racconta “giusta”. In un Mondo ingiusto, questo è il capolavoro che vi meritate.
    Scopre l’acqua calda ma la fa passare per sorgente viva.
    In quell’anno, era meglio premiare Il petroliere. Ho sempre preferito la nerezza del pozzo su stronzo puro al distillato d’Evian evirante e impura da punitore “biblico”.
    Ci vuole Rambo a fottere le stellette.
    La spiegazione è codesta. Confondono un genio traumatizzato per uno scemo e cominciano a torturarlo.
    Gli infliggono altre ferite nella pelle, anche dell’anima, lui si ribella spaventosamente.
    Diventa “pericoloso”.Lo sceriffo viene avvertito… eppure è “tosta” la sua testa di cazzo.
    Continua a ridacchiare, pensando che quel “fuggitivo” sia un decerebrato coglione.Sì, infatti, “in fallo”, nel finale John gli spara nei coglioni.

 

 

Brad Pitt, Clooney George e Depp Johnny sono superati


09 Jul

Donne, date al falò il suo “buco dell’ozono”, io corteggio nelle penombre invisibili di calotta termica!

Prefazione simil “svalutation” alla Celentano: le donne impazziscono per gli occhi penetranti di Depp e gli riempion le tasche anziché venir riempite da Peppino, le donne si strappano i capelli per Brad ma ogni pomeriggio sono dei “bigodini” senza il “pitoncino”, e Clooney indossa la parrucca, essendo un “figo” per le parrucchiere col caffè della Peppina! Dai, diciamocela. Torniamo all’ovile, prima d’ovulare bisogna essere oculate. Altrimenti, neanche il Principe Azzurro vorrà mantenervi frustrate, essendo un conclamato traditore come Carlo d’Inghilterra

Dio salvi la regina? Ma aveva ragione Freddie Mercury! A quella vecchia solo che un “Innuendo” in pieno volto, appunto.

La femmina classica legge “Donna Moderna” e veste alla moda, ascolta i Modà ma stia a modo e Mocio Vileda. Io non le reggo il moccolo!

Uso la strategia avviluppante da Finestra sul cortile. Fingo il paraplegico “tenero” e poi sfodero il “binocolo” allungato a puntar appuntito e “indagatorio”.

Ora, la donna va incendiata e scaldata di freddure a montare. Devi celarlo finché puoi, e poi accenderlo a più non posso. Anche perché, nel frattempo, sta scopando Johnny Depp nella sua immaginazione virtuale mentre si raffredda il minestrone.
Siete una società da imputare di tale capo d’accusa(tori-a e ahah): non sapete più guardare i film e apprezzare i meritevoli ma volete meritare la mela nello “spezzatino” che bada al sodo delle cos(c)e

Sì, modestamente posseggo un fascino indistruttibile. Tra gli afflitti e chi affitta delle palafitte nel “Biafra”, io volteggio nel pittato neo alla Bob De Niro italoamericano e più “borderline”, pompando di tutto volume i Rolling Stones, che appariran patetici solo se non potete addivenire al magnetismo “liturgico” delle scimmie senili “erotiche”. Quel Mick, a tutt’oggi, è dotato d’addominali dominanti sul palco-osceno e “serpenteggia” senza discrezione, per maledirvi nell’abluzioni scatenate del ritmo frenetico e vagamente d’ebefrenia irresistibilmente attraente.
Assieme a Richards Keith sfila la sniffata e infilza altre “eroine” galline, mentre ai concerti vien cinto da ragazzine ancor sbracciate, sgretolate per il suo sudore australopiteco in plateale sdegno delle fottute regole sociali.
Egli socializzerà sempre col Diavolo, simpatizzando di “mascotte” su linguaccia sputata in viso e vari calci roteanti di balletti deflagranti, “fallaci” e di scostumatezze savie con tanto di fallo “tremendo” scagliato in arsa libagione d’una maniacale, stupenda sessualità pronunciata, graffiata nella voce roca, poi leggera, acustica e inculante nel morbido solfeggio e poi irta da erectus ambiguo del bisex affamato, mai sazio, sempre “alzato”. Jagger (of)fende “sensibilmente” il moralismo imperante e lo scalfisce a base sacrale d’una demoniaca fiamma del Peccato più “esecrabile”.
Quindi, giustissimo, da sbandierare con pugnacissima vivacità, nello sguazzare sprigionato, urlo che irriterà il “brigantaggio” ipocrita di qualche chierichetto dell’oratorio mentre Lui è band(ito) nella sodomia eccessiva, pasoliniana, ludica, guascona, stronza come (pre)tendo sia sempre in volo! Un libertino che scopò tutte e poi le gettò nel cesso, prima le “illiquidì” e dunque le liquidò con totali incurie, (s)fregandosene della Curia. Egli è il “curato” dei culi, pavoneggia a tutt’andar “trombettante”.

Sì, mica come voi. A forza di sembrare “buoni”, vi siete addolciti peggio della Monaca di Monza. Una che non l’ha mai “raccontata” pura… e d’atti impuri io condanno arbitrariamente nel girone infernale più fedifrago, arrotolandola a “purgante” eterno…
Deve cagare la verità! La finisca di far la suorina! Per la Madonna! Monaca conosce eccome le “armoniche”. Di Beatrice non parliamone neppure. Che zoccola! Dante le dedicò la “Divina Commedia” e Lei non gliela diede “paradisiaca”. Forse, bastava solo un afrodisiaco.
Evviva Dioniso! Facciamo baccano!

Che schifo! Vergognatevene! Tutti barricati dietro le banalità d’accatto(ni), siete solo guardoni, come tutti. E voi, donne, non fate eccezione. Anzi, “datela” tutta”. Siete nate femmine e, come tali, ambite alle sante erezioni. Non ci son cazzi che tengano…
Il resto è un merdoso alibi ché, di poco albume, non “imbrunirete” nella zona “forestale”, smorta e fredda. Ma io la so… tra quella rasata vegetazione “disboscata”, c’è il (cap)riccio che lo desidera anche nel sedere. Ché vollero buscarlo e d’imbiancato “fluirne” esplosive.
Il dardo scocca, è (t)ratto, prima la penetrazione, a “posteriori” l’estrazione e l’estrema “unzione”. Torrenziale! Che schizzone!

Tutti, dico a voi tutti. Siete rimbambiti per spacciarvi da “bravi”. Ma state sbavando! Non è Male “slabbrare” e far… sì che la saliva inumidisca nell’essiccar “grumosa” e pregna(nte).

Non castigate l’esibirlo se d’inibizioni vorreste darmi lezioni su come si sta “dentro”. Siete “integrati” ma ravvedo pochi davvero “esternati”. Semmai “emergete” ma non è immerso nel mar acquoso dei goduti “detergenti”.
Tersi eppur sempre frustrati in tensione. Avete pure le fruste. Che sadomasochismo! Datevi alle onde, siate ridondanti. E dando va sviluppandosi! Abbasso le scialuppe! Evviva i lupi delle “fave”. La rondine fa la ronda. Tu non far la cresta! Spennacchiata! Non ti pago la cena e non mi slaccio…
La cerniera? No, la criniera mia che alle chimere non credi. Fatti inculare da un eschimese! E guardala dall’oblò.

Esponete in bella (s)vista e poi la ritirate, donne. Riempite e inzozzate i diari di Facebook delle vostre na(u)tiche e avventurelle, con tanto di primo piano allusivo per allupare, appunto. Ma, quando un ragazzo “tira” fuori la “lupa(ra)”, non gradite la pecorina, nascondendovi nel gregge delle pie “smarrite”. Che cos’è questo pulcino del tuo omino? Meglio Padre Pio ché, se s’incazza, le stigmate tue rompe! Egli pontificò meglio del ponte ai tuoi denti rotti!

Dico a te, che ti professi cinefilo e amante di Hitchcock e non ammetterai mai che vuoi solo “metterlo” in seno alla Hendricks. Christina, povero Cristo! Al massimo, puoi scrivere la sceneggiatura di questo “capodopera”: Dalla Sicilia con furore negli agrumi della “gramigna” emiliana, previo emigrato per la cotoletta milanese.

Trama “intricata”, capitalistica e “analistica”: un mafioso vuol rifarsi… una vita e sogna gambe come colonne greche, di marmo alla sua ex “durezza”, ma non trova pane per i suoi denti, solo “pene” tra le omertose palermitane mai in pace. Poca ricotta ma tanti ricatti.. Quelle fottono anche Vito Corleone che le (s)cuoce, anche le suocere…, ma le trovi sempre a messa di mano “morte” nell’acqua “benedetta”. Al che, il nostro ricorda i suoi “cavalli” troiani e di-viene spartano nel promiscuo accoppiarsi con una nordica. Finirà con l’imbarbarirsi anche dalle origini “nobili” del suo cuore roman(t)ico e colonizzerà tutte le Escort di Cologno Monzese. Finendo ad Arcore con Manuela Arcuri. Abbiate Emilio Fede!

Offrendo a costui un “Baciammo”, d’inchino al nuovo (im)prenditore che Emilio leccherà.

Da me lo piglia.

 

 

Le Idi di Marzo… “gondola(ro)no”


27 Oct

 

Ah, recensire è un modo per recensirsi, e qual miglior occasione se non il Festival di Venezia?

Partiremo dal primo Giorno e, di cronologia, ordineremo quest’altra mia evasione che fu tante visioni.

 

 

Una passerella che sfoggia il suo look borghese con adamantine “luccicherie”, fra “Vedo e ho visto tutto, anche se fingiamo d’intravederla”, divette nudiste a nuotarsi in un red carpet, magia dei loro soldi, e un Clooney che si piace, fotografato quanto lo smoking pulsante nella sua rasatura “sobria” da cerimoniere mondano, capitano del vascello veneziano a cui porge, quasi sempre gli omaggi, quest’anno in pieno charmeur d’apertura, con la folla urlante a delirarsi per un suo bacio che li coccolerà anche da lontani anfratti del vento, per una firma storica da incorniciare nella loro vita da bancarelle dei feticci, da mostrar agli amici come simbolo della vanità di George che si trasfuse, per un attimo da ricordare, nei loro occhi, in deliri baloccanti ad ammirarlo.
Marisa Tomei, inguainata, mentre, laggiù, un gondoliere è inguaiato con un ricco cliente che non gli ha dato la mancia. Non sappiamo se la “coniglietta” Marisa, d’addobbo quasi floreale, la diede a George, ma lo sguardo ammiccante fra i due potrebbe alimentar non pochi sospetti. Di quando George, optando per Lei per il ruolo della giornalista, spalancò così l’apripista di qualche Notte “canterina” della vellutata, cangevole Marisa, americana garbata, specie di gambe, italiana nella posa furbetta di chi è arrivata a mieter consensi oltreoceano con la sua birbanteria di chi “sa farci”.
E il cast, “pompato” per l’occasione, di panzuti Hoffman e Giamatti, a gareggiar nella sfida del fegato che, però, sa recitar benissimo.

Inizia così la sessantottesima Mostra. Soliti valzerini e rituali d’affamati mai domi, talvolta fasciati, quasi mai dalle vite sfasciate, anzi, ben sfacciate anche se potrebbe essere solo una facciata di “cortesia?”. Un sorriso che ghigna dietro rughe tirate per un’occasione da lifting “su di giri”.

Applausi a tuonarsi, in Sala Grande, restituita agli antichi fasti, anticamente rinnovata, e all’adiacente, anzi, un poco distante PalaBiennale, tendone da circo montato per il mese settembrino della giostra festivaliera.
Leggo di critiche che (molto) l’amarono, questo Le Idi di Marzo, di giuggiole belle più imbellettate di George e di critici da “Corriere della Sera” dall’”inappuntabile” penna stilografica che osannano, in un “Da non perdere”, un film tutt’al più da dibattiti politici e, appunto, da facili battimani.
Cesaroniane “congiure”, bugie confidate in pub sfocati nella penombra di giochi d’adulti, fra coloro che usano altro “pube”, fra corteggiamenti-occhiolino e la solita birretta, un po’ proletaria, tra amici che se ne fregano, “capoccioni” se ne fregiano, ma soprattutto si fregheranno .
Allestito con professionalità, col Clooney che “piacioneggia” in un ruolo cucito su misura e da come gli altri l’han sempre misurato, un Gosling-Pinocchio che n’è la sua simbiosi “pulita” (la locandina già svela l’”illustrazione” del film), due bellissime attrici, e due “bruttarelli” dalla parlantina veloce e schietta.
Il film scorre fra guizzi prevedibili e una certa prevedibile monotonia, quindi potrebbe sorprendere qualcuno, ché ci piazza una morale che sarebbe “colpo basso”, il “trillar” d’un bambino all’uscita, e il mare che gorgheggerà assorbendo anche le “rasoiate” del Clooney, Uomo amabile quanto il tramonto d’un Lido che, con la Mostra, si “nidifica”.
Ah, non stiamo qui a dar voti o stellette a questa par(l)ata di star, né vorrei concedere troppa grazia a un film ossessivamente verboso, che aggiunge al Cinema le acciughe alla romana, e che mi sento, George mi perdonerà, di snobbare, preferendo l’aroma della Tomei in ruvide pellicole in cui scoscia di più, danza negli ormoni, e di “clooneyate” non ammorba la sua Bellezza.
Lei è fiorita, e vorrei fiorisse in me, anche se taluni scommettono che, presto o nel “non si sa mai”, sfiorirò.

Le Idi di Marzo… meglio un libro di Storia. Almeno c’era più realtà “fantasiosa”. Questa è una ricetta rispettabile quanto George, indifferente quanto me dopo che “origliai” il mio caffè di prima mattina, o prima d’una sigaretta del mio “labirinto”. Non molti lo sanno ma Cindy Crawford tradiva Richard Gere con me. Ho sempre avuto più fascino, e queste son corna che non si dimenticano, quasi quanto i cornetti all’Excelsior. Le nostre “cornee” lo sanno…

 

(Stefano Falotico)

 

 

 

 

 

 

 

Firmato il Genius

 

 

 

Genius-Pop

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