Pezzo obiettivo come la fotografia di Michael Ballhaus di Goodfellas e di Robert Richardson di Casinò su andatura verace da rapper alla Joe Pesci
Sì, su Netflix hanno ficcato di nuovo uno dei film più brutti e sconsideratamente retorici di Gus Van Sant. Un cineasta a cui dovrebbero elevare un monumento in Piazza San Marco a Venezia per Elephant ma che, con l’insopportabile Scoprendo Forrester, invero un remake sui generis di Scent of a Woman che cita Salinger e inserisce pure Salieri/F. Murray Abraham per un confronto semi-teologico-ideologico sul growing up e sulla scolastica istruzione con tanto di Guglielmo da Baskerville/Sean Connery mezzo rincoglionito, roba melensa, aria fritta buona solo per i biechi ministri della cultura dei nostri stivali, e con questo film ampolloso, falsissimo a iosa, nell’anno di Titanic, creò l’anti-DiCaprio, ovvero Matt Damon.
Una pellicola iper-sopravvalutata che vinse la statuetta imbalsamata per la migliore sceneggiatura originale, scritta proprio da Damon assieme al Batman peggiore della storia, ovvero Ben Affleck, consentendo al povero Robin Williams di agguantare l’Oscar come migliore attore non protagonista dopo che lo prese in culo varie volte.
Sì, per far sì che Robin, in seguito alle forti delusioni precedenti, non impazzisse come ne La leggenda del re pescatore e non si suicidasse, tanto si ammazzò lo stesso, scipparono il tanto agognato Oscar ad Anthony Hopkins di Amistad, a Greg Kinnear di Qualcosa è cambiato, a Burt Reynolds di Boogie Nights e a Robert Forster di Jackie Brown. I quali, senz’ombra di dubbio, sebbene anch’essi non avessero fornito interpretazioni eccelse e al top, avrebbero comunque meritato di vincere, dunque impugnare cadauno, dico ciascuno, la bella statuina.
Donata, stra-regalata appunto a Williams nella sua prova più mosciamente, appunto, retorica. Roba che ne L’Attimo fuggente sembra invece il compianto Marco Pannella di Radio Radicale.
Sì, vogliono chiudere l’emittente radiofonica più sincera della nostra povera Italia. Rabbonita dai discorsi populistici di Di Maio. Un’Italietta di balletti e canti stolti che si consola dalla totale disfatta e dall’irreparabile frittata socio-economica con le pezze al culo degl’infimi, controproducenti redditi di cittadinanza. Parafrasando in maniera falotica Ethan Hawke e Williams di Dead Poets Society…, sì, tiri il lenzuolo da una parte e si scoprono le gambe, lo tiri ma invece lei non svela le gambe e preferisce coprirsi le vergogne con la sottana.
Ah, non va bene. Stavi già pregustando di soddisfarla, immaginando rovente una notte di sesso bollente come il più infoiato Antonio Banderas di Mai con uno sconosciuto e invece ecco che lei, ancor prima dei preliminari, ti castra peggio di un farmaco neurolettico pesantissimo.
Neppure godi di coitus interruptus, praticamente devi fare come Robert De Niro di Toro scatenato con Cathy Moriarty. Cioè gelarti le palle per frenare la voglia irrefrenabile di montarla invece da lei freddissimamente smontata.
Sì, Will Hunting – Genio ribelle è un film fake. Un film ove lo psicologo-psichiatra della mutua Robin Williams prima dice a Will/Damon che suo padre era muratore e poi è come se gli dicesse che è meglio un film di Michael Bay al Cinema di Ken Loach.
Cioè lo incita a cambiare la sua indole rabbiosa da ragazzo pasoliniano per prostituirla a mo’ di coriaceo, indistruttibile Transformer uomo molto The Rock. Ah, adesso capisco perché andate tutti in palestra. Siete tutti uguali e fatti con lo stampino.
Quindi, ecco che il Williams vuole rendere Matt Damon, uno che appena vede Minnie Driver non ha sinceramente pensieri da libri di Moccia, bensì vorrebbe solo scoparla e spremerla come il Vileda, sì, il mocio che usa da servo delle pulizie, un uomo rispettabile come Nicolas Cage nel rifacimento osceno di Brett Ratner de La vita è meravigliosa. Ma come?
Qui, lì nel capolavoro di Frank Capra, James Stewart aveva avuto una sfiga pazzesca. In The Family Man, Nic Cage si scopava solo delle fighe pazzesche, delle vallette. Sì, Amber Valletta.
Onestamente, siamo uomini di mondo. Vecchi lupi, suvvia. Avete mai visto un Silvio Berlusconi che si sarebbe sposato con Téa Leoni quando invece poteva fare il premier con tanto di villone coi suoi troioni?
Che leone! E gli servivano pure il caldo tè.
Io la verità la so, figlioli e cocchi di mamma. Basta, avete finito di rompere i coglioni…
E se uno preferisce Shakespeare e il pensiero kantiano a una fidanzata da Diabolik, cioè Eva Kant, ladri e doppiogiochisti quale siete, me, oh no, non m’incantate.
Rimarrò solo come un cane?
Perché non mi trovo una bella ragazza?
Ah, a tutti rispondo come Joe Pesci di Quei bravi ragazzi a sua madre, in verità la madre di Scorsese:
– Ma tu perché non ti trovi una brava ragazza?
– Io ne trovo di bravissime tutte le sere, mamma.
– Io dicevo una ragazza che ti ci puoi sistemare.
– Io mi sistemo benissimo tutte le notti e la mattina dopo sono libero. Ti voglio bene, mamma.
Sì, solo quando il sottoscritto è sé stesso è forse un genio, un poeta, un artista, probabilmente anche un futuro, enorme regista. Quando si piega alle pressioni dell’omologazione di massa, diventa un povero ritardato come voi. E questo è tutto.
Sì, per tanti anni, a causa dei buonismi consolatori di gente chiesastica invero più criminosa della mafia, venni snaturato nella mia essenza. E manco venni in quel seno, no, senso. Persi pure il senno. Sono riemerso come lava vulcanica. Perché io sono che guida meglio di Steve McQueen, che ama il tramonto della sera e soprattutto adora cavalcarla di sella nel rosso di sera bel tempo con me non si spera.
Tanto poi la lascio. Ah ah. Sono un grande compagno. Se andate dal mio amico Asso/De Niro e gli dite oscenità, attenti, divento come Nicky Santoro. E vi dico: la senti la femminuccia del cazzo? Che fine ha fatto il maschione del cazzo che ha detto al mio amico di ficcarsi la penna su per il culo?
Il mio amico è uno scrittore. E quella è la sua vita!
Ecco, quello che molti non capiscono di me è quanto segue: be’, ora hai realizzato il tuo sogno Dicono tutti i critici e i lettori più fini che tu sia un grande scrittore. Allora perché ora non esci, ti ubriachi e scopi come una scimmia?
Perché poi farei la fine di Elvis Presley. E vi garantisco che non è bello crepare strafatti. Meglio una strada da 8 Mile rispetto alla vi(t)a delle puttane, fidatevi.
Ogni tipo di pseudo-terapia della minchia con me non funziona. No, manco per il cazzo, poveri cazzoni.
Ricordatevi: a Las Vegas lo prendono quasi tutti in quel posto.
La vita reale, se non avete botte di culo e se non avete casini, è uno spaventoso deserto. Ci sono un fottio di buche.
Che vanno riempite.
Pezzo realistico, anzi da cinéma vérité della vostra situazione sbandata da sbadati e spostati che si credono Brad Pitt
Guardate, non voglio più darvi retta. Avete stufato. Soltanto perché oramai reputate Tarantino un maestro, a causa del vostro timore reverenziale verso questo conclamato baggiano spara-puttanate, scrivete che C’era una volta a Hollywood è un capolavoro.
Non vedo niente di tutto questo così come molti di voi, pensandosi dotti, maggiormente istruiti di me e sapientoni, hanno sempre presunto di vedere nella mia cosiddetta invisibilità un’immaturità erettiva da uomo che non camminava a testa alta, ah, ma si capisce, siete gente esperta e navigata in questa vita che voi chiamate viaggio, richiamandovi alle peggiori canzoni di Nick Cave, come se voi, personcine a modo, foste nati in una highway sterminata del Texas e invece siete stati partoriti in un polveroso ospedale con le pareti ammuffite di qualche scalcagnato quartiere popolare con vostro padre che, appunto alla vostra nascita, urlò di gioia, mentre Marco Tardelli in contemporanea ficcò il suo fendente contro la Germania nella finale di Coppa del Mondo di Calcio dell’82.
Ma voi vi siete meritati Sandro Pertini e Mattarella, uno che è imbalsamato più di Tutankhamon.
Sì, l’Italia è veramente un Paese che, come disse Pasolini, non cambierà mai per colpa delle sue cicliche, ripetitive, oramai anacronistiche abitudini.
Un Paese lentissimo. Con le sue inflessioni dialettali, le strascicate in romanesco stretto, il pigliarla come viene ed evviva du’ spaghi. Che vuoi di più dalla vita? Oh, abbiamo ancora Ferilli Sabrina. Che desideri? Un piatto di fusilli?
Per anni fui tormentato da piccolo borghesi fissati con John Lennon e la loro smodata retorica da Imagine.
Sì, credo che John Lennon sia stato un bell’uomo intellettuale sposato a una indubbiamente più racchia di Katsuni, famosa pornoattrice oramai appartenente a un mio Yesterday ove, come Noodles/Bob De Niro, sognai di farmela anche violentemente così come fece, da uomo merdoso, appunto il nostro lucky bastard Robert nel capolavoro di Sergio Leone con Deborah. Una che comunque peggiorò di brutto.
Capisco l’infatuazione di Noodles per Jennifer Connelly, cazzo, ci stava. Già da bambina, Jennifer era protesa, diciamo, a sgambettare sensuale, stimolando tutte le fantasie pre-adolescenziali da Tutto può accadere con Frank Whaley. Uno che in Pulp Fiction capì subito che fu un colpo di culo averla di cavalluccio perché battersela contro un nero come Samuel L. Jackson, un vero mandingo, no, non sarebbe andata affatto liscia.
Eh sì, torniamo dunque a Quei bravi ragazzi e al Pesci. Quando Joe entra da farabutto nella casupola di L. Jackson e gli dice che è uomo schifoso che correda la sua biblioteca piena di cimici con riviste porno e allieta le sue notti con delle baldracche.
Dunque, gli spara appunto a bruciapelo.
Tornando alla Connelly, sì, era bona una volta. Adesso è più magra di una mini-sigaretta elettronica. Insomma, anche se volesse incenerirmi, bruciandomi e aspirandomi tutto, non me la fumerei. Preferendo un caffè macchiato caldo al suo visino imbruttito in maniera peggiore di quello di Elizabeth McGovern.
Sì, Elizabeth secondo me non valeva il pene, la pena di fare quel casino della madonna. Ma sì, con questa che avresti fatto, Noodles? Sarebbe stata la tua dolce metà? Ti avrebbe pungolato come dice proprio Robin Williams? Meglio che fosse andata a pasturare con qualche capo mandria che l’avrebbe messa a pecorina.
Sì, meglio mangiarsi da soli un pecorino piuttosto che incartapecorirsi con questa donnetta. Una che ti avrebbe rotto le palle quando eri giovane poiché troppo ambiziosa. E non avrebbe mai accettato che tu avessi fatto il muratore nonostante gliela spatolassi con tanto di calcestruzzo.
No, questa avrebbe voluto mettere su mattoni alla sua carriera da signora di classe, ti avrebbe reso matto, costringendoti a portarla alle feste e a diventare governatore. E avrebbe pure voluto una villa costruita da muratori per murarsi viva ad ascoltare musica classica.
No, meglio non essere il bastone della sua vecchiaia.
Sì, a me fanno ribrezzo i giovinastri già rimbambiti a vent’anni. Dopo adolescenze castrate da genitori che li vollero indirizzare alla borghesia più avvocatesca e burocratica, adesso passano il tempo ad amare Once Upon a Time in America ancora prima di essersi innamorati per la prima volta.
Una generazione d’idioti, di esaltatati, di Giovani Marmotte che, oltre a guardare film super malinconici, oltre a celebrare Non si sevizia un paperino e quel povero cazzone appunto del Tarantino, ah ah, ancora non sanno cosa sia un’ottima passerina.
E poi fanno gli uccelli migratori dal PC, collegandosi a un sito per adulti di milf da simpatici bambinoni.
Dunque, moralisti e catto-borghesi qual sono, essendo nati nella patria delle prediche papali, pontificano sulla Settima Arte quando invece non hanno neppure trovato una prima ragazza con la seconda.
No, sinceramente non credo che camperò molto a lungo.
Sono disgustato da tutto.
Vivo ancora per guardare The Irishman.
Perché, non giriamoci attorno, io non saprò mai cosa voglio davvero nella vita.
Anche perché la vita cosiddetta reale la trovo estremamente banale, prevedibile, volgare. Piena di pettegolezzi, corna, invidie, tradimenti fratricidi, assassini e morti bianche.
Di persone che reputi amiche e invece ti baciano come Giuda. Di donne come la Vergine che poi scopri essere Maddalena.
Fa bene allora Matt Damon a fottersene dei consigli. E a continuare a fare quel cazzo che gli pare da mattina a sera.
Lasciamo ai moralizzatori, agli educatori di questo paio de’ coglioni, la loro retorica, il loro spaventarti e inibirti coi sensi di colpa.
Come quel pistolotto assurdo di Williams su sua moglie.
Ah, mi dispiace.
Preferisco leggere Shakespeare. Tanto non avrò di questi problemi. Sarà qualcun altro ad assisterla prima di morire.
Questo significa ESSERE. Il resto è solo furbo Cinema hollywoodiano, belle parole ma vita poco vera.
di Stefano Falotico