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JOKER: hanno spostato la proiezione stampa per gli accreditati del festival di Venezia al 31 – Frankenstein contro Dracula, Fracchia contro Dracula, sono davvero una belva umana!


17 Aug

joker calendario stampa

Cazzo!

Ho pernottato in albergo sino al 31, sì, è vero, devo lasciare la camera prima delle undici del mattino.

E che me ne fotte? Sì, m’era stato comunicato, così come infatti scrissi, che Joker sarebbe stato proiettato alla stampa il giorno prima, appunto, della mondiale anteprima.

Fu una soffiata erronea.

A quanto pare invece, eh già, potremo vedere Joker in Sala Darsena alle otto e mezza del mattino?!

Dico, ma è un orario improponibile.

La sera prima non posso imbucarmi a qualche festa, leccando la passerina di qualche gattina. Non posso neppure ubriacarmi, insomma, sarà una vigilia di casta astinenza. Una bella inculatina.

Va be’, ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Avete letto?

Bene, ragazzi delle scuole, segnatevi quest’aforisma appena coniato da me stesso, il Falotico presente-assente.

Repetita juvant e abbasso la Juventus: ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Sì, ci sarebbe pure la proiezione quasi a mezzogiorno, sempre del Joker, in Sala Grande.

Eh, ma per poter accedere a questa proiezione, forse la sera prima bisogna fare il lecchino.

Ho detto tutto.

Ora, cambiamo totalmente argomento ma diamoci comunque dentro!

Ah ah. Ritengo Kenneth Branagh un genio. De Niro di più. Joaquin Phoenix, quasi.

Reputo invece tu un pagliaccio, sì, sei un invidioso come Iago. In verità ti dico che non sei dotato come un mandingo, ovvero Otello, il moro di Venezia.

E quella mora finirà a letto con Brad Pitt di Ad Astra. Secondo me, sì. Secondo te? Dai, ordina un piatto di tagliatelle, accompagnale con un buon vinello e Donatella amerà comunque sempre il mio uccello.

Sì, gigioneggio. Le sparo grossissime, sono un burlone, nel divertimento ilare volteggio e, chissà, forse Ilaria con me notteggerà per mie e sue congiunzioni carnali in gran quantità d’ormonale qualità. Ah ah. Terminata che sarà la fornicazione, dopo l’orgasmo e l’amplesso ginnastico, Ilaria riderà di gusto, poi andrà in bagno, si guarderà allo specchio e si truccherà per mostrarsi in pubico, no, in pubblico.

Sì, la gente cosiddetta normale, a cui ovviamente va messo alle donne, no, vanno annesse le donne, prima d’incontrare la realtà quotidiana che sta là fuori, cazzo, usa maschere che neanche Pirandello si sarebbe mai sognato di descrivere, scrivere, dipingere e (s)tingere.

Sì, questa donna da me a letto struccata, soprattutto toccata e assai trombata, dopo aver fatto sesso con un uomo nudo e crudo come il sottoscritto, per riassumere una parvenza da donna altolocata, chiamerà a raccolta tutto il Makeup Department del Joker, appunto!

Ah ah, sono proprio un Draculino e vi piglio tutti, in particolar modo tutte, per il culino.

Avete mai visto l’intervista che Kenneth Branagh pose a De Niro riguardo il suo, anzi loro, Frankenstein di Mary Shelley?

Prima, su YouTube era stata caricata integralmente. Adesso, ve n’è soltanto uno spezzone.

Comunque sia, amici, non fatemi la fine di Fracchia e Fantozzi.

Come dice Diego Abatantuono in Fantozzi contro tutti, appunto…

Avete incontrato, stavolta, chi vi ha dato pane per i vostri denti. Cioè pene.

Il filoncino speciale… ve lo ficco dentro il sacchetto?

Ma no, poveri rincoglioniti. Uno dei miei condomini, l’oramai anzianissimo signor Sacchetti, sta messo meglio di voi.

Forza, TONNA, cioè donna… come dice Abatantuono, vai a buttare la spazzatura.

Preparami la salsiccia!

Prendi anche questo sacchetto e ficcatelo in saccoccia.

Ehi, tu, non gufare!

 

di Stefano Falotico

Iago Branagh

Ah ah.dracula oldman coppola

In attesa del trailer di Mindhunter 2, le clip dell’opus n.9 di Tarantino e i filmati di IT 2 e di quella schifezza di TOP GUN: MAVERICK


20 Jul

Ora, com’era prevedibile, come avviene infatti puntualmente a metà luglio inoltrato, veniamo in questi giorni bombardati dai trailer e dalle clip dei film della prossima stagione, ovvero la 2019/2020.


Ecco, se Anthony Perkins fu l’interprete de Il processo kafkiano di Orson Welles, nell’immaginario collettivo è invece identificato quasi esclusivamente, eternamente come Norman Bates di Psycho.


Ho detto tutto…

Sindrome di cui soffre anche Henry Winkler, visto ancora solamente come Fonzie di Happy Days.

Eh già, certi attori e certe persone, una volta che la massa stupida gli appioppa delle patenti, non riesce più a togliersele.

Sono molto curioso, per esempio, di sapere cosa succederà alla carriera di Damon Herriman. Che interpreta, nello stesso anno, caso più unico che raro, la parte dello spietato matto par excellence Charles Manson sia in C’era una volta a… Hollywood che nella stagione 2 di Mindhunter.

Parafrasando Roberto Benigni di Johnny Stecchino, non c’assomiglia pe’ niente. Ah ah.

Torneremo su Mindhunter 2 dopo, adesso occupiamoci di un altro tipo poco raccomandabile da internare, ovvero il clown di Pennywise.

Siamo stati tutti bambini. Io, a trentanove anni, 40 fra meno di due mesi, lo sono ancora, ah ah.

Ecco, quante volte vi sarete sentiti dire dai vostri genitori, nell’età in cui appunto eravate nudi dinanzi alle possibili, adulte crudeltà, la fantomatica, oserei dire frase agghiacciante: non accettare, figliuolo mio, mai caramelline da uno sconosciuto?

Ecco, i bambini di Derry non devono, per nessuna ragione al mondo, accettare invece i palloncini.

Sì, possibile che a Derry, per fare il culo al pagliaccio solo di sé stesso, il Pennywise, un pervertito pedofilo e bullo, non abbiano mai assoldato l’ispettore Derrick?

Mah, dovevano aspettare che i bambini, traumatizzati da questo giullare pulcinella, da quest’arlecchino assai malignamente birichino, crescessero e diventassero fighe e fighi come Jessica Chastain e James McAvoy?

Una crescita assai anomala, mostruosa, inattendibile.

Ecco, infatti già questa scelta di (mis)casting la dice lunga in merito alla compiutezza veridica di tale nuova stronzatona di Andy Muschietti.

Ecco, signor Muschietti, mi dia retta, si faccia crescere il mustacchio e vada a preparare il presepio con tanto di muschio, lasci stare Stephen King.

Sinceramente, nella vita reale, non s’è mai vista una ragazza bullizzata in maniera così tremenda che, fattasi donna, e che donna, alla faccia del cazzo, è riuscita a superare lo shock perpetratole dal Pennywise, un saltimbanco d’avanspettacolo, un sacco di merda, un fantoccio che denigra tutte le persone deboli come Fantozzi, diventando appunto una figona mai vista come Jessica.

Ne ho viste tante… comunque.

Sì, mi ricordo che, durante la mia adolescenza, le ragazze più belle venivano prese di mira dai bulli, dai più stronzi. Invidiosi perché loro non gliela davano, dandola invece a quelli più boni come McAvoy.

Al che, questi frust(r)ati s’accanivano contro di esse, tormentandole. Al fine di rovinare i loro lindi amori in quanto tali spregevoli gelosoni-rosiconi erano onestamente più ridicoli e imbarazzanti di Bill Istvan Günther Skarsgård.

Uno che, conciato così, fa paura soltanto a una condomina del mio palazzo, la figlia della signora Bortolotti.

Sì, la figlia della Bortolotti ha avuto un unico, vero pretendente amoroso nella sua vita.

Costui, tale disgraziato, era di lei così puramente innamorato che, un bel giorno, affisse un manifesto da stadio sulla parete del centro commerciale che affaccia dirimpetto al nostro palazzo, dichiarandole, firmandosi in calce, il suo sconfinato amore.

… TI AMO!

Lei lo denunciò per stalking.

Mah, ripeto, è stato l’unico, eventuale scopatore suo.

Né prima di lui né dopo di lui ha avuto né ha, neppure avrà altri uomini che volessero, vogliano e vorranno amarla.

Secondo voi questa qui è da ricovero?

Un po’ sì.

Comunque, no, non è una monaca di clausura, è solo ricca sfondata. Economicamente, in altri sensi non gliela sfonda nessuno.

Ho detto tutto…

Passiamo ora a Top Gun: Maverick, la storia di un uomo che non avrà mai bisogno di corteggiare la figlia della Bortolotti perché è Tom Cruise e dunque può avere tutte le Kelly McGillis che gli paiono e piacciono.

In questa boiata edonistica, seguito di uno dei film più brutti del mondo, un manifesto reaganiano del culto machista-maschilista più militaresco per cui forse il movimento MeToo ha, in tale caso, diritto di esistere e spaccare in due tale troiaio cazzone, hanno ficcato… pure Ed Harris.

Uno dei più grandi attori del mondo. Anche il più imprevedibile. Capace di passare da The Rock a Cronenberg, da Il mistero delle pagine perdute – National Treasure a Snowpiercer, avvalendosi soltanto delle sue rughe più profonde della tristezza della figlia della Bortolotti.

Che uomo!

Ora, la domanda sorge spontanea: ma Falotico è un uomo o è un Joker?

La risposta precisa, chirurgicamente, empiricamente veritiera sta nel titolo che vi metto qui sotto:

ROSEBUD, la mia vita è un enigma pure per le donne a cui regalai una ruota delle meraviglie

 

Un disastro. Questa mia esistenza è stata spesso una stronzata, diciamocelo.

Da tempo immemorabile, nessuno crede a quel che dico e non si spiega molte cos(c)e da me avute.

I conti non tornano, a volte invece sì.

Paio infatti il Conte Dracula di Bram Stoker, rinato dunque come Gary Oldman di Francis Ford Coppola.

Perii in una sorta di demenza quasi senile e, nel mentre della mia adolescenza da spacc(i)ato demente senescente, gente che si credette onnisciente, eh già, m’affibbiò etichette peggiori del trucco impiantato e impiastricciato sulla faccia di culo dello stesso Oldman.

Di mio, ho sempre vissuto uno Stato di grazia mentale assai strabiliante. La mia mente, eh sì, già molto tempo addietro, superò ogni barriera del tempo, sprofondando in zone oscure ove la tetraggine del mio animo scorato fu lastricata da un’inondazione melanconica più cupa d’un pieno plenilunio che si staglia, altissimo nel cielo plumbeo, sulla sempiterna, notturna Transilvania.

Fui enormemente frainteso e sono oggi JFK – Un caso ancora aperto.

Sì, me la stavo godendo come John Fitzgerald Kennedy, festeggiando solare con la mia bella, più bella di Jacqueline. Di cui ancora vi parlerò nelle righe seguenti, enucleandovi inoltre tutti i miei amori da Kevin Costner selvaggio come in Balla coi lupi. No, solo accennandovene.

Un losco cecchino, da non confondere col cognome del mio vicino di casa, il Cecchini, assiepato dietro un ignobile profilo falso, nascostosi nel buio d’una pessima identità fittizia, attentò alla mia ritrovata, restaurata e ripristinata felicità ma fui accusato io di essere Lee Harvey Oswald.

Peraltro, Oswald fu solo il capro espiatorio d’una cospirazione di più largo raggiro e raggio. Fu sfortunatamente designato lui come unico colpevole dell’omicidio Kennedy quando, invero, il complotto vi fu davvero.

Da allora, comunque, psichiatri di scarsissimo acume, per risolvere sbrigativamente la pratica, addussero troppo celermente che necessitassi di pesanti cure farmacologiche.

Poiché, dopo un brevissimo, approssimativo, scandaloso colloquio nel quale affermai tostamente, così come asserisco testé senza ricusare una sola parola di quel che, in tutta onestà, già dissi all’epoca a mia giusta discolpa, addivennero ingiustissimamente alla conclusione che soffrissi di disturbo delirante.

Un idiota addirittura, sbagliando dalla A alla Z la diagnosi, sì, un errore, anzi un orrore diagnostico terrificante di proporzioni macroscopiche, vergò nero su bianco che, appunto, deliravo/i e non era perciò affatto vero che venissi perseguitato da un fake che mi tormentava su YouTube e altrove, giorno e notte.

Spedendomi missive di rara brutalità verbale, insultandomi inusitatamente dietro l’ombra malvagia del suo fantasma da stra-pazzo.

Cioè, ancora una volta, a causa della superficialità sconvolgente di un capoccione molto trombone, fui scambiato per Gary Oldman. Sì, però quello di Mille pezzi di un delirio.

Purtroppo, gli spiacevolissimi eventi, il bombardamento intimidatorio che subii anonimamente in quel periodo corrispose e dunque coincide perfettamente, senza una sola sbavatura, alla più nuda, oramai inequivocabile, atroce verità scabrosa.

Sì, s’è trattato di un crimine ribaltato.

Il matto non ero io e, se reagii, stalkerizzando taluni, fu perché a quei tempi lo stalking fu esercitato ai danni del sottoscritto da un figlio di puttana da sbattere ove sapete…

C’è infatti, prove alla mano, un pazzo, un maniaco psicopatico che ancora va a dire in giro, diffamandomi scriteriatamente, purtroppo impunitamente, che io sia affetto da insanabile schizofrenia.

Una calunnia gravissima partorita dalla mente malata di uno che vedrei bene dietro le sbarre come i folli alla Charles Manson di Mindhunter. Del quale, fra l’altro, presto vedremo l’attesissima seconda stagione.

Io, purtroppo, così come allora brancolai nel lupo, no, nel buio, sparando a zero forse su persone incolpevoli che non c’entravano nulla con questo stalker invisibile, beccandomi, ahimè, un trattamento psichiatrico assolutamente disutile e sicuramente deleterio per la mia autostima, morirò senza avere la certezza matematica di chi si celasse e ancora, probabilmente, s’offusca nella penombra, agendo occultamente per provocarmi ripetutamente, giocando appositamente su mie passate fragilità psicologiche da lui reputate latenti. Perennemente incombenti.

È un criminale. Uno che ha fatto passare me, come detto, per mentecatto. Quando, in verità, è sempre stato ed è lui quello da mettere dentro.

Anzi, da incarcerare, buttando via il lucchetto, in una prigione di massima sicurezza. Un individuo socialmente pericoloso che abbisogna, quanto prima, di robuste sedazioni, di rehab e soprattutto d’infrangibili, durissime, inscalfibili manette.

Un ragazzo, forse adesso un uomo, incurabilmente afflitto da disturbo di personalità.

Assomiglia tantissimo, anzi, è praticamente spiccicato a quel ragazzo che, nella prima stagione di Mindhunter, violenta e sevizia la ragazza pompon.

Semplicemente perché fu di lei geloso, violentissimamente attratto dalla sua giovinezza, dalla sua bellezza, dalla sua spensieratezza e dalla sua libertà così stupenda nella sua ilarità di soave dolcezza.

Con personaggi così, bisogna adottare la stessa tecnica da Actor’s Studio praticata da William Petersen di Manhunter.

Farli crollare similmente all’omicida de Il gatto nero di Edgar Allan Poe.

Parimenti a Jonathan Groff/Holden Ford e Holt McCallany/Bill Tench, mostrare cioè loro qualcosa che non si sarebbero mai aspettati.

La clip da me mostratavi giorni fa, intitolata Il JOKER ha mai avuto una ragazza?

Purtroppo, ne aveva avuta un’altra prima di lei…

Non è colpa mia se madre natura mi ha regalato una faccia da Justin Timberlake.

Ho scritto che, al festival di Venezia, mi presenterò con la giacca di Ryan Gosling di Drive.

Ah ah! Pensate, come vostro solito, che vi stia raccontando balle?

Perché mai?

Ne ho effettuato l’ordinazione poche ore fa.

 

 

di Stefano FaloticoAnna Torv

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giacca ryan gosling drive

Attori rinati: Gary Oldman, il fascino senza tempo di un inglese di razza


03 Aug

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Mi pare ovvio che andassi a parare su di lui, freschissimo di statuetta dell’Oscar per la sua superba interpretazione di Winston Churchill ne L’ora più buia di Joe Wright.

Be’, ça va sans dire, è palese che Gary Oldman sia un attore rinato, anzi, adesso di nuovo molto rinomato.

Gary Leonard Oldman è nato a New Cross, Londra, il 21 Marzo del 1958.

Figlio di un saldatore e marinaio, col bruttissimo vizio dell’alcol, Oldman, per via dei gravi problemi di alcolismo del padre, che soventemente lo malmenava, andò a vivere con la madre e le due sorelle maggiori alla sola età di sette anni. Un orfano di padre, come si suol dire.

Inizialmente, è appassionato di musica e studia pianoforte ma poi conosce lo sceneggiatore Roger Williams e comincia a darsi alla recitazione.

Dopo aver frequentato le scuole di Teatro più prestigiose d’Inghilterra, e dopo aver recitato sul palcoscenico in una miriade di allestimenti e pièce, Oldman esordisce col botto al Cinema, incarnando con estremo vigore e vivacità, adesione viscerale e spasmodica al ruolo, Sid Viciuos, celeberrimo ex bassista dei Six Pistols, nel film di Alex Cox intitolato Sid e Nancy.

Seguono quindi altri due registi importanti, Stephen Frears per Prick Up – L’importanza di essere Joe e il “folle” Nicola Roeg di Mille pezzi per un delirio.

Ma è il 1990 l’anno che lo impone definitivamente. Oldman non è più soltanto un giovane attore britannico talentuoso e di belle speranze, è oramai una certezza.

Perché è protagonista, assieme a Tim Roth, del film sorprendentemente vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia, ovvero Rosencrantz e Guildenstern sono morti, riuscitissima trasposizione cinematografica dell’omonima commedia teatrale, per l’occasione diretta da Tom Stoppard.

E il nostro Gary Oldman diventa uno degli attori più richiesti a Hollywood degli anni novanta, interpretando di tutto e di più. Da Stato di grazia di Phil Joanou con Sean Penn a Henry & June di Philip Kaufman, sino alla parte infame del “disgraziato” Lee Harvey Oswald nel JFK di Oliver Stone. Ma è con lo sfolgorante, iper-romantico, barocco e visionario Dracula di Bram Stoker per la regia del grande Francis Ford Coppola, che Oldman trova uno dei suoi primi ruoli che valgono già tutta una carriera.

Ed è tutto un succedersi di film più o meno belli, a seconda dei gusti, in cui puntualmente però Oldman dimostra sempre più la sua polivalenza attoriale, la sua poliedricità espressiva, spaziando da Triplo gioco di Peter Medak al Ludwin van Beethoven del pasticciaccio Amata immortale, con la sua ex compagna Isabella Rossellini, dall’Isola dell’ingiustizia – Alcatraz con Kevin Bacon al film più brutto di Roland Joffé, La lettera scarlatta, annacquata versione per il grande schermo del famosissimo libro di Nathaniel Hawthorne.

C’è anche Una vita al massimo di Tony Scott, con un cast da brividi, ma soprattutto il suo psicopatico assassino, Norman Stansfield, del cult Léon di Luc Besson, con uno strepitoso Jean Reno e una Natalie Portman bambina. Besson, col quale Oldman tornerà a lavorare nel costosissimo ma forse pacchiano Il quinto elemento con Bruce Willis e Milla Jovovich.

Insomma, in quegli anni gira come un ossesso un sacco di film, e starli ad elencare tutti… non ci basterebbe una monografia intera.

È ad esempio il terrorista fuori di testa di Air Force One con Harrison Ford nei panni del Presidente degli Stati Uniti, per la regia teutonica di Wolfgang Petersen, e Mason Verger nell’inutile e fastidiosamente roboante Hannibal, seguito deludente de Il silenzio degli innocenti, di Ridley Scott.

E sono anni in cui Oldman vaga di qua e di là senza molta identità, partecipando a boiate immense ma poi trovando, grazie a Christopher Nolan, il bellissimo ruolo del sergente James Gordon nella sua trilogia di Batman con Christian Bale. E indovina magicamente anche un altro ruolo iconico, quello di Sirius Black in molte pellicole di una saga altrettanto clamorosamente di successo straordinario, quella di Harry Potter.

Ma, a mio avviso, il suo ruolo più bello, intenso e umano, dopo tante parti da villain impietoso e bastardo, è quello commovente e “triplo” di Bob Cratchit, Marley, Tiny Tim nel meraviglioso A Christmas Carol di Robert Zemeckis con un Jim Carrey mai visto.

Ma, pensate, è soltanto nel 2011 che Gary Oldman ottiene la sua primissima nomination all’Oscar per il magnifico La talpa di Tomas Alfredson!

Incredibile, davvero. Prima di allora, l’Academy Award l’aveva sempre scandalosamente ignorato.

E tutto ciò, a maggior ragione col senno di poi, ha dell’inquietante. Mi sembra, come detto e scritto, che di grandi film e interpretazioni magistrali, Oldman ne avesse già sfoderate a bizzeffe. A iosa!

E finalmente, dopo una lunghissima, estenuante attesa, quest’anno Gary Oldman ha potuto, distruggendo ogni possibile e agguerrita concorrenza, alzare l’Oscar, entrando di diritto e dalla porta principale, nella Storia del Cinema. A prescindere o meno, infatti, che la sua adesione, talmente impeccabile da esser perfino quasi caricaturale, di Winston Churchill vi sia piaciuta o meno, è gigantescamente incontestabile che non si poteva non premiarlo col massimo riconoscimento assoluto.

Adesso, Oldman è di nuovo uno degli attori più richiesti al mondo.

E assai presto lo vedremo nel nuovo lavoro di Steven Soderbergh e ancora diretto da Joe Wright per The Woman in the Window con Amy Adams e Julianne Moore.

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di Stefano Falotico

 

Guardiamoci negli occhi, il 4 Marzo perché dovete votare la lista Falotico, lo sostiene Costa e indosso la Lacoste


20 Feb

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Questo è un pezzo di Francesco Costa. Se non vi piace, saltate direttamente al pazzo Falotico, no, al pezzo mio, al pezzo tuo che puzza e le puzzole anche loro han bisogno di pezze. A proposito, che fine ha fatto Andrea Pezzi? Stava con la Pandolfi, ma è rimasto un Ovosodo.

La scelta in vista delle elezioni politiche del 4 marzo è purtroppo tanto semplice quanto deprimente. Qualunque analisi delle opzioni a disposizione, infatti, non può prescindere da un triste dato di fatto che non mi sembra evidenziato a sufficienza da opinionisti, esperti e addetti ai lavori, che invece nella grandissima parte dei casi stanno facendo finta di raccontare un’elezione normale, una corsa dei cavalli come tutte le altre. Cosa che non è.

Guardiamoci negli occhi. Che siate di destra o di sinistra, che vi piaccia o non vi piaccia il governo Gentiloni, se siete un minimo seri e informati, e avete un po’ di onestà intellettuale, sapete che oggi in Italia c’è purtroppo un solo grande partito in grado di farsi carico dell’immane responsabilità di governare la settima economia del mondo ed è il Partito Democratico. Lo dico senza nessun orgoglio e anzi con grande amarezza e preoccupazione. Vorrei che non fosse così, sarebbe meglio per tutti, PD compreso, ma è così. Il re è nudo. Se avete anche solo un briciolo di percezione di cosa voglia dire governare un paese – prima ancora di capire se governarlo bene o male: governarlo – e farne gli interessi e rappresentarlo nel mondo, se conoscete anche solo un po’ cosa deve e non deve fare un governo, cosa può e cosa non può fare, cosa devono essere in grado di fare le persone che ne fanno parte, lo sapete anche voi: e non è una cosa bella.

Potete detestare Matteo Renzi, potete pensare che l’attuale classe dirigente del Partito Democratico sia troppo centrista oppure schiava dei soliti sindacati (sono diffusissime entrambe queste critiche), che sia troppo dura o troppo morbida con i migranti (sono diffusissime entrambe queste critiche), che gli 80 euro siano stati un modo balordo di spendere i soldi, che la Buona scuola sia un fallimento, eccetera. Non sto dicendo che non abbiate ragione, magari avete ragione, non è questo il punto: non voglio contestare queste idee. Il punto è che meritereste di trovare sulla scheda elettorale delle plausibili opzioni alternative al Partito Democratico: meritereste di avere la possibilità di scegliere un’altra strada, non fosse altro che per il sano principio dell’alternanza, senza per questo temere tragedie. Eppure – guardiamoci negli occhi – sapete anche voi che oggi l’unico governo da paese normale che queste elezioni possano esprimere, l’unica classe dirigente da paese normale che questo paese possieda, sia in questo momento quella del Partito Democratico e dei suoi alleati. Gentiloni, Padoan, Bonino, Calenda, Bellanova, Della Vedova, Boschi, Scalfarotto, Minniti, Delrio, Franceschini, eccetera. Non è la classe dirigente migliore possibile. Orrore, sto allora forse dicendo che è la meno peggio? No, magari. Sto dicendo che è l’unica.

La coalizione di centrodestra non è una coalizione, non ha un leader e non ha progetti comuni a parte qualche vuoto slogan. È enormemente più pericolosa e farsesca di quella che tra il 2008 e il 2013 ha letteralmente trascinato il paese a un passo dalla bancarotta e dal completo commissariamento in stile Grecia, cioè a un passo dal momento in cui forse i soldi che avete in banca non valgono più niente, per capirci. Il tutto mentre il suo capo, che incidentalmente era anche capo del governo dell’Italia, veniva processato per frode fiscale e prostituzione minorile e il Parlamento votava fingendo di credere che una sua giovane amica, diciamo così, fosse la nipote di Hosni Mubarak. È successa veramente quella cosa lì, sapete? Ci si mette un attimo a tornarci. Ci si mette un attimo. E lo ripeto: questa coalizione di centrodestra è enormemente più pericolosa di quella che ha già distrutto il paese una volta. Oggi non ha più quel leader, che è suonato dagli anni e ineleggibile, e non ne ha nessun altro; ed è composta per metà da due partiti di estrema destra la cui linea politica è un miscuglio di razzismo, populismo da bar e teorie del complotto.

L’attuale Lega è vista con preoccupazione e fastidio persino da gente come Roberto Maroni e Luca Zaia, che hanno almeno un’idea di cosa voglia dire la responsabilità di governare qualcosa; quando invece basta ascoltare Matteo Salvini parlare di dazi per rendersi conto che proprio non sa quello che dice. Fratelli d’Italia è una ridicola e inquietante parodia del Movimento Sociale Italiano, perché dopo Fiuggi persino dentro Alleanza Nazionale avrebbero giudicato come uno sciroccato – come minimo – chi avesse aderito a una teoria del complotto sui ricchi banchieri ebrei che vogliono distruggere l’Europa contaminandone la razza o fosse andato a fare sceneggiate da Bagaglino davanti al Museo Egizio di Torino.

Forza Italia non esiste. È un involucro con un leader che non è riconosciuto come tale da nessuno – nemmeno dal gruppetto di fedelissimi che gli fanno da badanti per affetto, per antica stima o per opportunismo – che unisce pezzetti di una logora classe dirigente guidata solo da interessi individuali, pronta a sparpagliarsi il giorno dopo il voto in nome della propria personale sopravvivenza, come già accaduto dopo le elezioni politiche del 2013. Gli unici che dentro Forza Italia hanno un’ambizione politica vera – e in quanto tale rispettabile – sono quelli che vogliono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, che saranno quindi i maggiori agenti di caos dal 5 marzo in poi. Ma attenzione, breaking news: non si possono fare le scarpe a Silvio Berlusconi, perché Forza Italia è di sua proprietà. Non è un partito vero. Dopo il voto si atomizzerà.

Poi c’è il Movimento 5 Stelle. Di nuovo, guardiamoci negli occhi. Trattare il Movimento 5 Stelle come un’opzione politica normale e non come una grave e pericolosa minaccia per la collettività è davvero colpevole: ed è tanto più colpevole quanto è alto e illustre ogni singolo pulpito che in questi anni ha contribuito a lisciargli il pelo e giocare col baratro per guadagnare pubblico o togliersi qualche personale sassolino contro Renzi, col risultato di sdoganare una classe dirigente della quale la cosa migliore che si possa dire – la cosa migliore – è che sia tragicamente impreparata, a cominciare dal suo leader che vorrebbe governare l’Italia avendo nel curriculum l’esperienza di webmaster e steward allo stadio. La cosa peggiore: un gruppetto di buoni a nulla – pochi in buona fede, altri in malafede – che mente in continuazione, che usa la completa incompetenza come bandiera, che ottiene consensi soffiando sui nostri peggiori istinti, che sta facendo disastri ovunque governi, che non è riuscito nemmeno a fare delle liste elettorali e un programma senza commettere errori da dilettanti, che non saprebbe amministrare un condominio ed è direttamente comandato da una società di consulenza. Dai, di cosa stiamo parlando.

Non mi dilungo su Liberi e Uguali solo perché, al contrario del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, non ha nessuna speranza di arrivare al governo, per quanto possa comunque fare danni. Dentro e fuori Liberi e Uguali anche i pochi benintenzionati sanno che fine farà questo cartello elettorale dal 5 marzo: la fine che ha fatto L’Altra Europa con Tsipras allo scorso giro, e Rivoluzione Civile a quello prima, e la Sinistra Arcobaleno a quello prima ancora. Smetterà di esistere, si sbriciolerà nelle mille sigle che l’hanno costruito allo scopo di farsi riportare in Parlamento. L’avranno sfangata, ora ognuno per sé e dio per tutti, benintenzionati e non: tra cinque anni ne riparliamo. Basterà trovare un altro nome, un altro logo e un altro estemporaneo leader da usare per tre mesi, vedremo quale innocuo ex magistrato ci sarà sulla piazza.

Ora, credetemi. Scrivo tutto questo senza un minimo di soddisfazione. Nessuna. Vorrei che ci fosse in Italia un normale partito di sinistra, come Syriza o come la Linke, e invece ci ritroviamo con questo sgorbietto utile a far fare un ultimo giro di giostra a una classe dirigente arrivata al capolinea più o meno nel 2011. Vorrei che ci fosse in Italia un vero partito conservatore, come la CDU o come il Partido Popular, e invece ci ritroviamo con una cosa a metà tra Moira Orfei e Alba Dorata. Tutti i paesi europei fanno i conti con movimenti estremisti, populisti, anti-immigrati, eccetera, ma noi siamo gli unici in cui questi movimenti contano tutti insieme – M5S più Lega più FdI – quasi il 50 per cento dei voti, secondo i sondaggi. Quasi il 50 per cento. Per cui senza dubbio questa è l’offerta politica che ci meritiamo e che avrà la meglio il 4 marzo: e d’altra parte non vedo a sinistra e a destra del PD tutto questo struggersi davanti alla scheda elettorale. Mi sembrano tutti piuttosto entusiasti di votare le opzioni di cui sopra. Gli unici che andranno a votare col mal di pancia sono quelli che andranno a votare l’unico partito normale di questo paese, che peraltro lo ha reso incontestabilmente migliore di come fosse cinque anni fa nonostante quel risultato elettorale balordo e nonostante Matteo Renzi dal 4 dicembre 2016 a oggi abbia sbagliato tutto quello che poteva sbagliare.

Questo non è un post che invita a votare Partito Democratico. Questo è un post che prende atto con enorme preoccupazione del fatto che oggi in Italia la democrazia sia mutilata non dai presunti “poteri forti” – semmai dalla loro pavida abdicazione – bensì dall’impossibilità di esercitare una vera scelta tra opzioni politiche anche molto diverse ma che non facciano temere tragedie. Perché di questo si parla, e se non ne avete la percezione forse pensate che un governo Salvini o uno Salvini-Meloni-Di Maio non possano davvero accadere (in questo caso chiedete agli americani) oppure siete come me, privilegiati quanto basta da sapere che ve la caverete in ogni caso.

Io vivo in una delle città più prospere e meglio amministrate d’Italia, sono un uomo, ho la cittadinanza italiana, sono relativamente giovane, sono normodotato, sono autosufficiente, sono eterosessuale, sono bianco, non ho figli, ho un lavoro stabile e che mi piace e uno stipendio che mi permette di vivere serenamente. Sono letteralmente il ritratto del privilegio, in un posto come l’Italia del 2018. Non sono al riparo da tutto – uso le strade e gli ospedali che usiamo tutti, pago le tasse, mi affido alle forze dell’ordine per la mia sicurezza, eccetera – ma comunque vada me la caverò. Posso permettermi di votare per “dare un segnale” o perché Renzi mi sta sul cazzo, posso votare per contestare una sola questione – che sia il caso Regeni o la gestione dei flussi migratori – infischiandomene del fatto che il ministro degli Interni Matteo Salvini e quello degli Esteri Carlo Sibilia proprio su quelle questioni avrebbero fatto e faranno molto peggio. Io lo posso fare, starò bene comunque, anzi, magari mi tolgo pure una soddisfazione. Se però siete donne, studenti, stranieri, genitori, malati, disoccupati, precari, disabili, omosessuali, non bianchi, se non potete vaccinarvi, o se avete a cuore la serenità di almeno una di queste categorie di persone, io ve lo dico, guardiamoci negli occhi: forse non ve lo potete permettere, di giocare col fuoco.

 

Ecco, la versione con Paolo Rossi e il coro dell’Antoniano dello Stato Sociale di Una vita in vacanza mette indubbiamente allegria, è gioiosamente contagiosa.

Sprona all’azione, motiva i neuroni e tiene lontano dalla vita i coglioni. Vero, signora?

Ora, possiamo votare Renzi ma dobbiamo essere obiettivi. Perché non possiamo votare Grillo?

Perché gioca sulla povera gente, illudendo con populismi agghiaccianti. Come la cazzata sesquipedale secondo la quale ci si può emancipare dal lavoro perché siamo arrivati già al punto che i robot possono sostituirci.

Sì, certamente… come diceva Troisi al pazzo. E chi scriverebbe i miei libri? La fantasia non è delle macchine.

Invece il Dalai Lama, uno che può permettersi di contemplare dalla mattina alla sera, visto che ha tutto pagato…, probabilmente non saprebbe mai girare Kundun di Scorsese e nemmeno Silence.

Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto…

Sì, massime e frasi che servono ai disoccupati quando guardano un porno e si fanno anche masturbazioni mentali. Poi, lì vediamo picchiare il vicino di casa perché non gli ha passato lo “zucchero”.

Sì, ho conosciuto gente che ama Iron Man e poi non capisce Birdman.

Detto questo, Salvini può andare a prenderselo nel culo.

 

 

di Stefano Falotico

Sono un Gary Old-Man con la caratura carismatica di un Liam Neeson d’annata, fui dannato, non so se bello, sicuramente amo la mia sfacciataggine


03 Feb

Darkman Neeson Dracula Bellucci Leon Jean Reno

Sì, è oramai indubbio che Oldman vincerà l’Oscar. Non si può mettere in dubbio. Lui che fu Dracula e Beethoven, e per Besson fu lo scalmanato Stansfield e il folle Jean-Baptiste Emanuel Zorg, dopo una carriera da “talpa”, arriverà alla vetta e finalmente sarà consacrato. Sì, sacramentiamo questa vittoria. Bando alle ciance, sì! Eleviamolo in gloria, e non è un film di John Cassavetes!

Ma perché, mi domando io, nessuno ha mai scritto una biografia sul coriaceo Liam Neeson? Attore all’apparenza monocorde e monolitico, eppur dotato di un carisma ben conosciuto dalle cosce di Uma Thurman, che pare amò in maniera nonstop la sua virilità lupesca da uomo grey. Mai grezzo ma elegantissimo, compassato, di gran stile. Sì, quest’uomo sul treno faceva impazzire le donne, perché sembra che sia stato sempre molto “dotato”, qualcosa di bestiale nasconde fra le sue gambe e dalla voce portentosamente macha ve ne sareste dovute accorgere subito. Eppure, nonostante fu il giusto Schindler, non è mai stato visto di buon occhio dai premi, tanto che non ha mai vinto un cazzo, in maniera inversamente proporzionale alle dimensioni vincenti del suo “membro”. Le donne, come belle statuine, dinanzi al suo titanico “Rob Roy” si allettavano a giocare di sex toys. Ed erano notti da vero Darkman…

Sì, sono parecchio affine al fine Neeson, uomo di finezza incalcolabile quanto, come detto, di “lunghezza” incommensurabile. Molte donne davanti al “mio” s’intimidiscono, ma poi soavemente ne gioiscono. Ed è qualcosa di “frusciante” e “scorrevole” che non si ferma un solo istante. Da qui la natura da licantropo del mio uomo perso nei “boschi”.

Sì, sono sfacciato e dovreste esserlo anche voi. Anziché rincoglionirvi con pessimi film fumettistici, datevi a qualcosa di pop nel popò…

 

Sì, run all night, e (s)corre alla grande, di glande e glassa.

Adesso me la rido grassa. Anche se amo quelle magre.

 

Insomma, mie Jovovich, il quinto elemento è musica melodiosa per le vostre amate immortali. Vivaddio immorali.

Non siate maestri delle puttane, ma amate le mie puttanate!

Adesso, vado a cucinarmi un risottino. E ancor rido.

 

 

di Stefano Falotico

THE FIFTH ELEMENT, Gary Oldman, 1997. (c) Columbia Pictures/ .

THE FIFTH ELEMENT, Gary Oldman, 1997. (c) Columbia Pictures/ .

Amata immortale

“Robocop”, Teaser Trailer italiano HD


13 Oct

Vivo o morto, tu verrai con me!

“Robocop” reboot, il primo Trailer


06 Sep

Ecco il primo filmato ufficiale targato Columbia Pictures e Metro Goldwyn Mayer del reboot di Robocop.

Nonostante credo che la versione originale di Paul Verhoeven sia imbattibile (è uno dei miei personali capisaldi della fantascienza moderna), sono rimasto sorprendentemente stupito dalle immagini firmate Padilha.

Poi, un cast straordinario, fra cui citerei il ritrovato, grande Michael Keaton, rende la miscela molto esplosiva.

Non ci resta che attendere perché la buona prospettiva offerta, anche con inquadrature affascinanti, si riveli davvero migliori di quel che potevamo appunto preventivare in partenza.

(Stefano Falotico)

Vlad the Impaler


19 May

Mortuario enigma dei miei ludici santuari a stigmate lucide

Stefano Falotico, il poeta per eccellenza, da regista si filma nel recitare il suo splendido componimento, di prossima pubblicazione, decadente nella sopraffina ironia a lingua forbita.

Opera a opera di sue (gira)volte, coperta da un copyright oltre la SIAE.

Volteggiai in epoche remote entro endovene traspiranti di solforiche nitidezze, ad arzigogolo anch’anestetico delle siringhe pensatrici inalate dal mio fumarvela con nostalgie meditabonde nel tenermi saldo in questo Mondo.
M’adorai e mi doro ancora, non dormo quasi mai e, sebben chiuda gli occhi, udii nel tempo già trapassato del Futuro prossimo un’avventura in prossimità del mio sbandare sollazzante in gradevole “lestofante”.
Con qual cortesia, vi rinfaccio la mia eutanasia!
Ah, cavalcai tanti fantini e li montai in sella per “assolarmi” nelle vertebre d’una Notte mai terminata, in quanto terminale del mio tremendo raggelarvi. Fratture composte a bloccarvi, miei impostori.
Lo so, nutrite esagerata sfrontatezza nei riguardi di ciò che concerne il mio sciolto cervo, fresco in serali boschi nei cui meandri m’accheto per assopirvi a satirico inculcarvi quel che (non) sono e giammai sarò, in quanto camaleonte d’aspetto leonino oggi e domani ad aspettarti come una tigre per sbranarmi indomito. Sì, me stesso, ché non si dolga ai vagiti dei vaghi vostri umori volubili ma sia volere del mio e solo Piacere p(i)uma.

Mie scimmie!
Per quanto resisterete, prima di crollare macerati di fronte alle vostre ignobili danze? Sì, danza, sempre si perpetua e ti sfianca quando credi di credere alla “creta” del tuo corpo “piacente” o forse solo un criceto. Come un topino, scappi via, car bambino coi tuoi barboncini.
Ah, ti spiai per anni, ed espierai proprio nel respirar tuo “piaciuto”.
Cornuto, il Diavolo sono Io, quando provasti a provarmi?, Ah, incornato ne sei coronarie. Le mie corone di spine sono immani corridori delle emozioni, fra ossa, sangue ed entrarti, mia Donna frantumante.

Non affrangerai l’Altezza delle grandezze addolorate! Piangendo, svelai il mio visibilio dell’invisibilissimo, prim’inviso tuo, sorriso vanesio. Ah ah!
Tu, invece, povere ceneri di chimera, sempre a riempirti la bocca della parola “amore”, alla quale riconosco solo uno “sterzarla” nello sterile fotterla d’eternissima vederla in sé nostro insinuandoci. Indemoniati noi siamo nel vostro mai sarete.
Mai salendo, ascenderete!
La Donna, per me, è un tutt’uno col “forbito” essermi liberato dalle gelosie che vi perseguitano, e n’accovaccio il seno sventolante a suggerlo in sfregi miei dilettevoli con Lei come io desidero e “osceno” voglio, voglio senz’ossequi e mendace corteggiar solo l’autentica levigatezza della sua figa assoluta e morsicante in catarsi del nostro oltre incarnato.
Le catene dei puri son veli(eri) di com’ero ieri e, anni or sono, sarò di nuovo valoroso.

Ella che asperse i colori della noia a mie baldorie, coriandoli d’orgasmi e irriderci costanti, aitante io Dracula il vampiro fra le mannaie ammainate e tu, Mina, dai denti a leccarci supini.
Suderai a mio disprezzo (ri)volto in tragico eliderli all’eclissi dell’anima mia nell’aprirci incantati di frenesia.
“Ebefrenia” in te ferina e ormoni di mio ferro fortificato negli amplessi dalla lieta litania.
Scopati in me, sì Mina, e dondola quando, legato nella camera da letto della mia dimora, morissima accenderai il bruno liquore del mio strapparti il Cuore.

L’armata è qui, e ora battaglierà a distruttiva spietatezza di fuoco.
Deponete le armi, Dracula non placaste e, vincendovi, v’è sempre più vicino.
Bacini a “vossignoria” e inchiostri neri a vostro incubo sereno.

Firmato Dracula,
il Signore del veleno

 

 

Capolavori horror di Settima Arte metacinema


10 May

L’orrore è nella società a ogni angolo che svoltate. Si leggon di storie macabre, di pestaggi e ragazze insanguinate, d’orchi famelici a predarle, d’appiedati disoccupati (e qui v’è il marcio più spaventoso…), di licenziamenti in tronco e di filmoni stroncati che, col senno di poi “postumo” inalberato, emergon con cadavere vampiristico nei fascini agli afflati del sottovalutato-sotterrato fu(nebre) sulle radici, sradicato ed evirazioni

Innovazione, aviazioni, levitaction!

Per anni, la Universal fu fucina di talenti, con esposizioni di Bela Lugosi e figlio, di Karloff Boris e Christopher Lee prima dell’avvento del colore o “Technicolor”.

Che ci fucilò.

Quindi, periodo di “magra” nei 70, quando forse solo De Palma trasse uno dei primi King di nevrosi adolescenziali esplosive in Carriesatanica.

Da Shining, incubo “velato” da intellettuale con metafore a tutt’andare di bambino-“triciclo” ma oltreTempo, ecco il Sam Raimi che rinverdisce i fasti, affastellando carrellate e piani sequenza tra foreste Necronomicon, memori sia delle haunted houses sia di Romero.

Armato di tenebra, s’ottenebrò tristemente nel blockbuster “fumettizzante” e, dalle ragnatele spiritate, a Peter Parker di Maguire “rassicurante”. Solo il Green Goblin del Dafoe salvò di grand guignol al fosco che fu.

Ma qui avete scordato altri.

Oggi, chi abbiamo? Rob Zombie, appunto? Un nome che è un programma di Moon (ah, Sheri, come me la farei quando cala… il “plenilunio” dell’ululato…)

Ne cito setteCapitali! Anzi, quattro perché Seven di David Fincher è un thriller.

Asso. Poker!

Sbanco, sbraniamo. Il tavolo verde si tinge di “rossa”.
Storie lugubri di decapitazioni, impermeabili col “cappotto”, d’accapponar la pellaccia.

Mischiate al sangue “nitrato” di cavalli nitrenti, di giugulari “incipienti”, di cavalcate arroganti, di diavoli inchiappettanti.

Da paura, rabbrividite? No, meritano l’applauso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Dracula di Bram Stoker (1992)
    Coppola recupera il Mito del Nosferatu, incarnandolo nel volto d’un Old… man. Ringiovanendo tutto!Lo svecchia a bobina che rammemora il Cinematografo innamorato di Mina.Apparizioni, sparizioni, eclissi, una Ryder Winona d’affissione. Mi “crocifiggerei” per il seno debordante della sua fanciullezza a me di “castello” distante, di mostruosi pipistrelli. Perché, ove c’è il lago della Transilvania, l’Uomo della Notte si tuffa nel Giordano della sua “redenzione”, urlando a suo seno il Dio “maledetto” che la benedica.
  2. Frankenstein di Mary Shelley (1994)
    De Niro monstre, soprattutto perché è strepitoso anche se (s)coperto dal trucco (in)visibile. Tragico Branagh d’uno Shakespeare Zoetrope, memore del Bram Stoker di Francis.Altro che Era mio padre di Sam Mendes!Chi vuol intendere, intenda. In medias res, m’imbattei nella selva oscura del “ricrear(mi)”.Nel bel mezzo delle cose, avreste da offrirmi una bona Bonham Carter di affinità elettive di “cosce?”.Tim Burton sa quanto può essere freak Helena…
  3. La casa dei 1000 corpi (2003)
    Capostipite della stronzata altissima e purulenta di polente al sugo, dunque masterpiece scatologico d’escrementizia antropofagia eleva a beltà. Bestie, a bestia!Picture show, donne dipinte, bisce metallare, cazzi sparati, vaffanculo gratuiti, una figa della Madonna.Manca solo Tim Curry è quest’oggetto misterioso sarebbe stato perfetto It.
  4. Eccezzziunale… veramente (1982)
    Rimane un po’ così terrone, ma ce lo mangiamo tutto.Torrone del tor nel torreggiar!Donna, dammi la mela, partì l’Inferno in Terra dalla tua Eva non mielosa con Adamo, a cui il demiurgo tagliò il pomo e anche spruzzarti di “potato”.Donna, vai a sbucciar le “patate”, vogliamo abbellirti dalla scorie e piangerai di cicoria.Questo è (Abatan)tuono che spacca tutto. Orripilante “cotonato” di carisma ove neanche Al Pacino di Dick Tracy.Puro pus undeground, altro che Moretti!Qui si sfiorano vette incontaminate di totale schifezza.

    Dunque, d’annoverare, senza niente invidiare, agli altri tre sopra.

    Vogliamo mettere un Vanzina formato Diego contro Le streghe di Salem(me)?

     

Mezzanotte brillantina


04 Dec

Sì, “soffro” d’una doppia personalità. Da Jekyll e Hide? No, sono solo un Dracula spiritosello stasera e, di recensione, molto seria da Dottore

Fratelli della congrega, ove c’è una grotta, ci son io che “aggrotto” e gratto “quelle” rubate dagli attici dei commendatori, io le “imbretello” e ci do “sbracato”, mentre mi sbranano come Gary Oldman più coppoliano e “scappellato”. Sì, in quel capolavoro, Egli veste “a tiro” nella Londra puritana e borghese, ma ha un occhio già infilato, bestialmente, per una Winona da inguainare ancora nel suo “altare”. Non è un puttaniere, ma uno che, dopo anni d’autoesilio, soprattutto al suo bel usignoletto, vorrebbe solo un po’ “rastrellarla” di “pipistrello”.

Ah, Dracula è Uomo vero, ritornò per inquadrare di Cinematografo, mettendo a soqquadro le perizie di coloro che, già, periti, non furon pii col suo pisellino.
Segregandolo nell’urna. Sì, Dracula, come la reliquia di San Gennaro, dissanguò tali delinquenti e tirò fuori le unghie, leccando di lingua i suoi artigli. Basta con le tenaglie, è ora d’attanagliarle tutte. Seppellendoli di bugie. Il licantropo è per le donne “tropicale” di “Calippo”.
Ecco che allora, dal nero insondabile e cimiteriale, Dracula risorse e ringiovanì nello stupore generale.
I medici “legali” provarono a dargli la caccia, ma li prese a calci, fucilandoli di Sguardo “semifreddo-transiberiano-transilvanico” che non s’arrese a chi volle castigarlo nella bara, o peggio al bar assieme alle “mosche”. Sì, Egli nella sua dimora usò lo spray contro tali insetti, e si gustò ancora il seno esasperante, brillante e “lillissimo” della Ryder, succhiando tutti i Johnny Depp dolcetti che se “la” tatuarono senza ritegno.

Dialogo sessuale fra Winona e Gary:

– Mordimi il collo, poi te lo acchiappo di capitomboli e capriole. Useremo anche l’olio. Voglio che tu sia il mio capriolo. Che pelliccia, accaldami.
– Con calma, cara. Fui ibernato, va disgelato senza leccar troppo. Eppure le tue pesche odoran di fragola per colpi “fragranti”. Son ancora un po’ “merlo” ed ermellino. Ma birichino…
– Sei un po’ una frana. Ma non frenarti. Spingendo di rosso rabbia, noto che la Notte potrebbe inondarci. Ma ti sto aiutando, alitandoti. Va coccolato per il ripieno cremoso di cioccolata. Va “cucchiaiato” per la Nutella della zuccherosa nudità. Saprò aspettare l’attimo giusto, tu procedi intanto con deliziosi bacetti lì, non fermarti. Un non so che di tuo Tarzan mi rende la tua scimmietta. Altro che età dell’innocenza, basta, Scorsese guida solo una macchinina Innocenti. Dai, “scemotto”, dammi il salsicciotto. “Eleviamoci”.
– Sono uno dell’Ottocento, fammi progredire senza troppi trambusti e scoppi al motore. Ti prometto che ti scoperò come Vin Diesel. Devo delicatamentecarburare il “muscolo”. Con estrema manina da “meccanico” che sa ove toccar per riappiccar il fuoco dell’accensione e delle “ascensioni”.
– Mettimi in moto, sì. anche a modo tuo. Come ti pare e piace. Mi piaci. Godo di questi preliminari sporchi d’”officina”. Ah, che noia il mio ufficio da ragioniera. Oh oh, come sta crescendo. Ora sì che si (s)ragiona.
– Ecco, ecco, si sta “spiaccicando”. Sono eccitato, potrei venire troppo presto perché surriscaldato. Funzionano i termosifoni in questa stanzetta? Chi gestisce il riscaldamento “autonomo?”. Che razza d’amministratore irresponsabile! La gente, sotto la Luna, dopo duri lavori sporchi desidera solo che s’”indurisca” porcello nella prelibatezza delle tenerezze “poorcellana”. Porco D… ! Bestemmio, e mi rendo Satana. Affamami. Sono la tua fiamma del Peccato. Sono russo. Sarai la mia montagna russa? Sopra e sotto, arzigogolati nel vortice delle passioni. Ah, come “vola” e poi scivola vertiginosamente nelle palle fuori dalle orbite. Ah, che splash!

Sì, Condividete e vogliatene tutti, questo è il mio Dracula offerto in sacrificio per Mina.
Che vogliosa. Che vogliettine “matte”.

Nell’orifizio a chi mi s’augurò il mio Male, il dolore al culo sono io.

A parte gli scherzi, “beccatevela”, questa spinge di brutto.
Sì, la bella e il “bestione”, inteso come grande amatore alla King Kong.

Serietà dopo la “cazzatona”, soprattutto per Lei:

http://www.mulhollandlynch.com/?p=119

Il sito delle meraviglie d’un Genius sanguinante.
Esangue, debbo “averla”.

Firmato, appunto, il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Dracula di Bram Stoker (1992)
  2. Di nuovo in gioco (2012)
  3. Terra di confine – Open Range (2003)    Alla Casa Bianca, c’è un Bob che ama la nera col suo neo

Genius-Pop

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