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Le immani differenze abissali fra i “vecchi” di The Irishman e i vecchi rimbambiti della nostra Little Italy


15 Dec

escape from alcatraz

The Irishman non è un film sulla vecchiaia, puntualizziamo doverosamente.

Esigo silenzio e forse necessito anche di rivedere Silence.

In questa società, negligente all’ascolto delle frasi pronunciate da profeti come Pasolini, in questo caravanserraglio da carnevale ove tutti si pittano il viso da falsi Joker quando in verità vi dico che sono soltanto degli esibizionisti dei loro facilmente smascherabili trucchetti da mezze calzette, io uso solo il bagnoschiuma, repello il dopobarba e adoro tagliarmi le basette con un rasoio elettrico che fa pelo contro pelo alle vostre inestinguibili doppie punte. Quanto siete puntigliosi!

Vidi maschioni col mustacchio, eh già, leccare una donna più di un gelato al pistacchio soltanto per farle gustare il proprio yogurt… nello “sticchio”. Accipicchia!

Vidi poi costoro ficcare la testa a posto, come si suol dire, mettendo su famiglia ma, nel tempo libero, all’amante infilandolo di vedo-non vedo che io, appunto, ravvisai e ben avvistai. Ben vi sta!

Poiché non mi si può imbrogliare e so che tradiste non solo vostra moglie ma metteste le corna pure alla vostra amante poiché lei ama Gianna di Rino Gaetano ma a voi piace di più la sua brutta copia, Brunori Sas, uno che vorrebbe fare il Franco Battiato ante litteram ma scrive testi più banali non solamente di un neolaureato, bensì d’un illetterato del Bangladesh.

Sì, poi la dobbiamo finire pure coi Boomdabash. Conoscevo la tribù Apache, gente oramai (e)stinta che non lavò i panni sporchi in famiglia col Dash e non sa neppure chi sia il regista di Buffalo Bill e gli indiani, fregandosene delle occidentali satire da M*A*S*H.

Scusate, pausa da John Belushi con battute sulla “peluche”:

lo sa chi fa l’indiano come si chiama/i, forse come si chiavi, non da Altman bensì da Piccolo Grande uomo di Arthur Penn, la panterona del GF2?

Si chiama Ferri Mascia, una che uno prendeva e uno lasciava ne La casa nella prateria del suo seno non da valletta bensì da Vallelata per l’uomo nudo e crudo simile a Kevin Costner di Balla coi lupi che, di Open Range, la pasturò, pastorizzando di formaggio “alla pecorina” la popolana acqua e sapone tanto burina, appunto, mungendo di burrata le sue grosse tettone ma anche cavalcando l’imbattibile ignorantona grazie al suo peloso stallone.

Andiamo avanti…

Sì, Non è un paese per vecchi… l’Italietta.

Non è infatti vero che i vecchi siano rincoglioniti. No, assolutamente, di più.

Per esempio, acclamano Cristiano Ronaldo e compagnia bella. Adorano la Serie A e ancora tifano per Buffon, ex della Seredova. Cioè, spendono l’unico giorno libero della loro settimana lavorativa, ovvero la domenica, per ammirare giovani buffoni, a parte Buffon, che pigliano a calci un pallone e che, grazie all’accalorato tifo di tutti i coglioni, fanno le vacanze in Costa Azzurra ove, peraltro, si fanno sullo yacht tante mignott’.

Complimenti. La “CGI” del processo di ringiovanimento, attuato dai vecchi, è una deaging peggiore dei libri di Marcel Proust.

Sì, il tifo calcistico è lo sport nazionale. Ovviamente. Sì, vai di nazional-popolare, uomini depressi bipolari! Forse solo fessi stupidamente ilari!

Tifoni… non solo del nostro Belpaese, bensì di quasi tutta la Coppa del Mondo di un’umanità ottusa, quindi sferica, formata da pneumatici dementi assai cafoni.

Questi qui, capisci, mia Ilaria D’Amico, no, amico mio, riempiono gli stadi e soprattutto di soldi queste troie ma disprezzano la nostra Generazione di fenomeni da Stadio.

Ferrei, mangiano il cioccolato Ferrero e duri come Ferri Mascia, eh già, ascoltano pure Tiziano Ferro.

Uno che, con canzoni oscenamente lagnose come In mezzo a questo inverno, riuscirà ancora per molte quattro stagioni, la pizza preferita dall’uomo medio-puttanone, a comprarsi tante griffate magliette di lana e cotone, pigliando tutti pel culo da furbacchione.

Poi, abbiamo ancora quel vecchione di Luciano Ligabue con le sue passatiste, quasi sessantottine, inascoltabili canzoni da gran cazzone. Uno che prima parlò di disagio giovanile in Radiofreccia e, da ipocrita volpone, ora vuole pure fare il figone in là con l’età d’addome piatto, i capelli brizzolati da George Clooney “de no-atri” ma scrive testi geriatrici ove si strazia e la gola strangola più di Dustin Hoffman de Il maratoneta nella scena della tortura dal dentista mascalzone. Cioè Laurence Olivier, attore scespiriano che sapeva, fra un monologo e l’altro, come riprendere fiato, anziché urlare alla Eros Ramazzotti, uno che abbisognerebbe di un laringoiatra.

Evviva invece Frank Sinatra!

Molti giovani comunque, ahinoi, dissero che The Irishman è un film lento.

Per forza, hanno venticinque anni e ne dimostrano settanta. Quando arriveranno a 103, forse, capiranno che Kirk Douglas nel cervello è più fresco e lucido di loro anche nell’uccello.

L’Italia è un posto ove la mafia sembra apparentemente scomparsa. Ma, a dirla tutta, qui da noi… se uno non saluta per distrazione, i vicini di casa gli praticano la castrazione. Sì, nelle riunioni di condominio decidono, ad assoluto plebiscito, che tale traditore vada quanto prima sbattuto in cantina assieme alle peggiori zoccole del palazzo scalcagnato più di un puzzolente scantinato, cioè tutte le condomine che usano soltanto, appunto, il Condom con l’amante che ha l’attico e se ne frega dei lamenti di Al Pacino di Quel pomeriggio da cani che, poco lontano, inneggia ad Attica, richiamando tutto il vicinato. Poiché l’amante è un finto trasgressivo “liberal” che fa sesso come Robert Redford de I tre giorni del Condor. Poi, queste brave mamme prendono il Concorde e sanno ogni dettaglio concordare senza conoscere invece che, in Home Alone, v’è uno che pare un bambino come Macaulay Culkin ma non lo può fregare manco Joe Pesci. Non solo di Mamma, ho perso l’aereo o il Bufalino di The Irishman, miei bufali da faide e western metropolitani. Costui lo chiamarono tutti Stefanino poiché sono ancora dei nani e, in maniera onanistica, si fecero un viaggio sulla vita di uno che, in realtà, è matto solo quando ammira un film di Scorsese e non vede l’ora che, il prossimo anno, zio Marty giri Killers of the Flower Moon. Per quanto riguarda il resto, come Bud Spencer, Io sto con gli ippopotami, sì, sono pachidermico a mo’ di Sly di Cop Land, ma non fatemi girare le palle, sennò sarete voi a perdere il senno, il seno e anche la faccia. Lo chiamavano Bulldozer e Bomber sono due dei miei film preferiti dell’infanzia. A esservi sinceri, la mia infanzia non è ancora finita poiché Fuga da Alcatraz è un capolavoro sconfinato.

Cristo, che razza di infanzia hai avuto?

Breve.

Sì, non dovete credere che io non menta, io mento eccome. Sono infatti malato di mente. Ho anche il cervello piccolo. Al supermercato, non so mai se scegliere le caramelle dell’Alpenliebe o una mentina balsamica all’eucalipto. Sapete che vi dico? Fatevi i pompini a vicenda, io lecco un Calippo e continuo a non sentire le vostre moralistiche filippiche e a non guardare la De Filippi.

Se invece, siete tristi perché Cameron Diaz si è ritirata, posso dirvi cheforse dalla vita volete una scema con la faccia di Nonna Papera e un discreto paio di gambe da The Mask.
Ma io sono stanco delle cubane, di Kurt Cobain, della Coin e pure del cubismo, delle cubiste e di film come In Her Shoes – Se fossi lei.

Anche perché a Nadia Cassini ho sempre preferito i mocassini.

Non sarò come Rupert Pupkin/De Niro di Re per una notte.
Poiché vissi-non vissi, diciamo sopravvissi nelle mie notti lontane dai vostri squallidi, pettegoli giorni monotoni (s)fatti di ero(t)iche fisse e di pseudo-intellettuali retoriche lesse.
E sono pure stufo della ripetitiva mia vita e vostra.

Fatevi il segno della croce, buon Pater Noster e ora, a mezzanotte e dintorni, lasciatemi in pace.
Altrimenti sono cazzi vostri.

Insomma, morale della favola nerissima: tutti pensarono di avere di fronte un debole e invece si trovarono dirimpetto al più forte.
Fa veramente molta, molta paura, cari miei mostri. E non vi basteranno punti di sutura.

Una paura oscura che vi siete andati a cercare finché morte tutti non ci s(e)pari a causa di questa fottuta fregatura che è stata la vita impartitavi al cul(t)o del più duro.

 

di Stefano Falotico

Etica della verità, Clint Eastwood, un principe (a)morale in un mondo sfasciato non solo dai fascisti ma (s)caduto nello sfacelo dello scatafascio


13 Feb

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Siamo stanchi dei critici cinematografici perché criticano da prevenuti, mal tenuti, spesso mantenuti e sono solo degli inguaribili passatisti senza una visione da futuro anteriore.

Orbene, figlioli. Chiariamoci molto bene. Il mondo è cambiato, cambia a vista d’occhio poiché la società è mutevole. E prende sempre strade nuove.

Io parlo così perché sono un futurista. Adoro il Cinema di Michael Mann e vorrei che il signor Michael si velocizzasse a girare il suo prossimo film. Invece che imbrodarsi, spinga mister Mann. Metta mano a una buona sceneggiatura e sfrecci col suo Cinema visionario iper-romantico fra i dedali della sua Los Angeles. Chi dice che Drive è un film enorme, lo mandiamo subito dal sindaco. Così gli firmerà un TSO e, dopo un’opportuna cura al cervello andato a puttane, rinsavirà di neuroni e comincerà a rivederci chiaro. Sì, il mondo e il Cinema, dopo passatine igienizzanti la sua testolina marcia, gli apparirà in maniera più cristallina. E credo che comincerà a vedere anche sua moglie sotto un’altra ottica. A forza di guardare film e filtrarli aprioristicamente secondo il suo già discutibilissimo pregiudizio, sua moglie finalmente soddisferà in maniera più ingranante, pompante di pistone parimenti ad Al Pacino reattivo di Heat quando insegue Neil/De Niro a tutto accelerare.

Sì, quest’uomo rimbambito da troppi dvd scaduti, deve energizzarsi cazzuto. Tosto e duro. E sua moglie, come Amy Brenneman, anche se capirà che sta con un racconta-frittole, lo amerà con passione rinvigorita, facendo sì che lui possa motorizzare il suo uccello sgommante sulle sue curve pericolose come il Valentino Rossi dei tempi d’oro.

Detto questo. No, non ho ancora visto The Mule del mio Eastwood. Perché aspetto che si calmino le acque, che le multisale si svuotino, essendo adesso tal pellicola al primo posto del box office, e che dunque gli spettatori idioti disertino film che s’illudono di capire e non possono capire. Perché ho deciso io. Ah ah.

Non credo che sarà un capolavoro. E se dite che lo è solo perché è firmato da Eastwood, andate a farvi fottere. La dovreste smettere con la politica degli autori e dei maestri che non si possono giammai criticare in quanto maestri. Uno può essere maestro e sbagliare. O perlomeno peccare. Sì, peccare è giusto. Lo sa Walt Kowalski di Gran Torino.

Egli peccò di superbia e razzismo.

Cristo Santo, ho più cose in comune con questi musi gialli che con quei depravati della mia famiglia.

Sì, ho capito che non appartengo a questo mondo d’occidentali porci. Meglio i cinesi. Fanno il loro lavoro, amano la contemplazione, non si fanno le scarpe a vicenda, adorano Bruce Lee e hanno, secondo me, anche fighe più belle. Con occhi a mandorla e culi migliori. Sì, non sono John Lennon e non fotterò mai Yoko Ono. Ma quella pornoattrice di qualche anno fa, Katsuni, posso dirvelo… mi ha fatto vedere Un mondo perfettoUnforgiven un culo capolavoro del genere. Sì, a questa qui dovevo farglielo più che a Jeff Daniels di Blood Work. Una caldissima mezzanotte nel giardino del pene, no, del bene e del male. Io non ci vedo niente di male. Se tu ci vedi qualcosa di male, pigliati Meryl Streep de I ponti di Madison County e ficcatela dove dico io.

La dovrebbe veramente smettere quel pappamolla di Salvini col suo Potere assolutoFino a prova contraria, viviamo in un Paese democratico, dunque sparo questa:

Salvini è come l’AIDS. Una volta che vi ha contagiato, avete pochi mesi di cervello vitale
e di uccello sanamente abile.

Gli extracomunitari non sono tutti terroristi come quello scimunito di Ore 15:17 – Attacco al treno.

C’è quello del terzo piano del mio palazzo, ad esempio, che mi saluta sempre. Sono gli altri condomini che non mi salutano. Soprattutto quelli maschi. Perché sanno che, da un momento all’altro, potrei circuire le loro signore come un cacciatore bianco, cuore nero.

Sì, ho una buona Gunny fra le cosce, questo le loro donne lo sanno. Lo sanno perché, dietro questo mio viso da cavaliere pallido, io le ho portate fra le nuvole con la mia Firefox – Volpe di fuoco.

Uno di questi tonti, l’altro giorno, ha cercato di spaventarmi:

– So che nella tua vita ne hai passate delle belle. Sei uno che ha visto l’inferno come in Fuga da Alcatraz.

– Guarda che la tua donna non m’interessa. È una figa dù caz’. E ne ripasserò di migliori. Per quanto riguarda il mio inferno, pensa al tuo forno. Ci son troppe patate in quel tuo microonde. Sono quelle che lecca e abbrustolisce tua moglie. È lesbica, frocio! Non lo sapevi? Come diceva Totò, informati.

 

Sì, Salvini è un fascista ma non facciamo di tutta un’erba un fascio. Sì, lui ce l’ha coi ragazzi che si fanno le canne. Di mio, mangio le caramelle balsamiche comprate dall’erborista e basta, ma non sono un moralista.

Sì, questi moralisti hanno rotto le palle. E quell’altro critico? Se c’è un film con un cattivo e un buono, dice che il cattivo è un fascista. Non potrebbe essere uno stronzo e basta? Io conosco un sacco di merde comuniste.

Io sono apolitico, apolide, apollineo, asessuato a giorni alterni e anche apostolo. Meglio essere un apostolo che un predicatore come Cristo. Tanto, se vuoi passare per messia, ti mettono in croce. Se invece vuoi passare, appunto, solo per apostolo, al massimo ti diranno che sei un figlio di puttana come Giuda. Ti ammazzerai per la vergogna. Tanto che cazzo campavi a fare? Per tradire ciò in cui avevi creduto e poi hai rinnegato? Falso! Coraggio, fatti ammazzare. Lanciate eccome le prime pietre.

E, se non vuole porgere l’altra guancia, ci porgesse almeno il didietro così gli moltiplichiamo il pane per ingozzarlo come un maiale ma soprattutto il nostro pesce nel suo tempio sacro!

Dio santo! Perdonami perché ho peccato.

Ho detto un’idiozia. Ma ne sento peggiori delle mie. Ho sentito dire che Donnie Brasco è un film mediocre e che la colonna sonora di Mission firmata da Morricone è retorica.

So io cos’è retorico! Hai detto una puttanata micidiale e quindi, senza se e senza ma, in maniera pletorica ma soprattutto stoica ora ti piglierai un’inchiappettata storica.

Molta gente sostiene che il Cinema di una volta era migliore di quello di oggi. Non è vero. Ieri come oggi uscivano stronzate. Ma quello che usciva ieri a loro appare più bello. Per forza, prima quello che usciva era il loro uccello dentro una giovane passerina tutta bollente, adesso invece escono solo bollette. E il loro uccello, a forza di svolgere un lavoro del cazzo senza respiro, è bollito!

Dunque, amareggiati che sono, non amano più i film d’amore e li definiscono melensi.

Sì, loro sono tanto dolci e, a forza d’inculate di una vita a novanta, cioè senza più palle, non sanno neanche gustare la crema dei pasticcini. Perché quella del pasticciere la intorta la moglie. Che è in menopausa cavalcante ma ancora cavalca di panna montata l’amante per qualche dollaro in più.

Sì, suo marito si è ammosciato e non gli servirà a nulla andare dall’andrologo. Nessuna nuova calibro 20 per lo specialista da uomo da cravatta di cuoio. Sta tirando le cuoia mentre la moglie cucina le uova anche ai camionisti.

L’altro giorno ho detto che Ligabue fa schifo. Sì, ho scritto anche questo:

Luciano Ligabue non è ancora stato assunto come mandriano delle capre? Mah. Dire che avrebbe più ammiratori pecoroni.

No, Luciano ha fatto qualcosa di buono. Qualche bella canzone l’ha realizzata, siamo seri. Sì, però io dormivo ed è stato meglio così. Se voi avete ascoltato delle sue belle canzoni, non stavate contando le vostre pecorine. E non mai è cosa buona e giusta, appunto.

Io ho perso il conto. Buonanotte.

Credo all’amore? Spesso esiste, più spesso… eh, più spesso è più dura. Specie se è grosso anche quello in banca di chi mantiene allegra la relazione.

Credo all’amicizia?

– Sì, contento tu, contenti tutti ma non è contenta tua moglie, però, amico. Che possiamo fare?

– Che vuoi fare? Vuoi fartela?

– No, sei mio amico. Se la farà un altro. Fidati, è meglio. Tanto è un cesso. Devo esserti sincero. Quindi, prima la mandi a farselo dare nel culo e più te la godrai. Credimi.

 

 

di Stefano Falotico

Comprate “Il cavaliere di Alcatraz”, ve lo ordina Amleto


17 Nov

 

Primi acquisti natalizi, un consiglio perché io possa pagare meglio l’aff(l)itto e curarmi dalle f(r)itte: “Il cavaliere di Alcatraz”, ora anche disponibile sul Kindle. E sul comò, no?


 Prefazione delle “torrefazioni”

 

Son amabile come il caffè dolce, oh miei Alex da Arancia meccanica. Cucù, il clockwork fa, nel vostro culetto, un manicomio da cuculo. Sorridi a modo in tal mondaccio, sghiaccialo a limone con coraggio senz’Orange. Altrimenti, arrangiati!
Il genio vi ha fatto impazzire dopo che tentaste, miei folli, d’atrofizzare le mie idee affollanti, nessun mi prende, le donne il mio sì, oh signori!

Fratelli della congrega, lunga e impervia è stata la mia strada dopo tanto esistenziale smarrimento. Non calcolai, distratto dal cartellone pubblicitario d’una senza mutande ma di pube lampeggiante, la svolta a destra in tangenziale. Beccai un pazzesco sinistro. Mi salvai però in corner. Cornuti!
Ma nonostante già l’incidente grave occorsomi, come tutti i miti, per ascendere all’entità, divina e apollinea, sfidai Zeus l’eterno e vinsi dopo prove sfiancanti. Simile a Ercole, per dimostrare la mia Natura vicina al monte più sacro, dovetti costringermi a innumerevoli esami. E fu smile… dopo le smagliature, lo smagliante aitantissimo e azzannante con qualche rotto dente.
Dopo che me la squagliai in spirituale ritiro, mi tira a quaglia, miei somari stirati con puzza d’aglio. Il mio naso è “lungo”…
Quindi, fu il Giorno al tiramisù. Splendente a ribaldo vostro amato, ripudiato per anni, offerto in sacrificio per “(co)stiparsi” mentre la gente “allegra” si strippava dalle risate a me coprenti appunto di derisioni. Non mi stiperete! Loro però strappa(va)no! L’ignobiltà di tal razza fu da me estirpata impagabilmente con la mia classe, anche se soffrii di fegato e c(r)ol(l)ò la bile su acciacchi all’anca. Dalla biro nacque colui che molti, del porcile d’anatre allearance, vollero evirar di tutta frettolosa mira. Ma dimenticarono che io son stato concepito dalla Madonna in quel di Betlemme, coi Re Magi a regalarmi (l)oro, incenso e proprio mirra. Io, miracolante mistico di cui tanti mistificarono il senso metafisico solo perché, durante una tentennante adolescenza mai ai miranti seni sullo “stante”, non ero molto attratto dalle donnacce e neppur dalle belle fighe altrui “attizzanti”. Voi sì ch’eravate da “piedistall(on)i”. Mai ce l’avevate stanco, macellai! Io il “figliuolo”, io sempre a coprirmi con foglie di fico per romantico sognare così come il puro sfoglia i petali delle margherite e non annusa le strisce di “riga”. Rustico o arrosto? La rosticceria preferisce ilcurry, la cinesina a mandorla fa liquirizia. Oggi, superata l’età del Cristo di un an(n)o indelebile, memorabilissimamente son a voi tornato alla vita aderente. Un po’ stropicciato… annoiato per colpa delle mie palle più e più volte logorate, schiacciate e fatte… a poltiglia, incanalate in viso senza ruga dalla beltà maestosa su ridente vostro più “innocente” invidiarmi. In culo, lo prende(s)te? Roccioso, io rido gioioso, ieri giudicato noioso ché forse, patendomi dentro in malinconie insopportabili, deperii a estemporaneo “moralizzato”, nel futuro chissà ove il Fato mi condurrà. Se al quaquaraqua o a una chiatta. Meglio il Chianti. La piantiamo? Se all’indurito, a impietrirvi d’altro stupefacente, oppure nullatenente. Sì, si prospetta dura, la scala è in salita? Adottai le visioni prospettiche. A chiocciola sarebbe più co(s)mica. Sì, non amo le “torri” per raggiunger le vette gerarchiche, m’accontento del girarmeli. In tondo e attorno allo spermatico girino, qualcuno mi torchierà e io mi plasmerò sol a tornio del Minotauro. Fregandolo col filo d’Arianna alla quale, di zucchero “filato”, infilerò la cann(ell)a, alla faccia dei gelosi mostri. In gelatina e al gelo come Jack Nicholson di Shining. Ah, il mattino ha l’oro in bocca ed è un triste figuro. Così “integerrimo”, ineccepibile, non transigente e “intransitivo” d’ottusità, falso Verbo cristiano, severo e irreprensibile nel desiderio della tranquillità domestica, mi casca questo “giusto” asino “adulto”, pedagogo di tutti tranne che di sé fregato. Perché Jack scordò il sesso, mi urò di non friginare, soffocò l’Eros e si distaccò in Thanatos, intrappolandoselo nel labirinto. Vedi, Torr(anc)e? La vita non si confà delle stolte tue regole ma come stai dopo le batoste al tuo bastonarmi?. Io viaggio col triciclo, son tosto e non puoi battermi. T’adocchio e so. Dietro quei tuoi occhietti, si nasconde l’orco cattivo. Io, Pollicino e Apollo. Anche se preferisco Balboa Rocky. Come si suo dire e c.v.d. ,tre civette facevano l’amore con la figlia del dottore, il dottore s’ammalò, tutti i pesci vennero “a galla” come la palla di pelle di pollo fatta da Apelle, il figlio di puttana. Cari polli, siete rimasti al petto. M’aspettavo più “cosce” da maschioni come voi.
Invece, io incassai, non mi spellaste ma le spelo, adesso incasso in se(n)so (a)lato.
Tieni chiuso ora il beccuccio? O vuoi (s)beccarmi in tal morbida “flagranza” del tuo franare dinanzi a me l’irrefrenabile nelle sode forme fragranti? Uovo e a voi donne. Che lievito, altro che castrato. Nessun più incastrerai. Sei tu che ce l’hai non da uccello, adesso.
Ecco la tua maniaca ossessione. N’eri oss(ess)o e t’impuntasti di chiodo fisso!
Nerone! Verde di rabbia! Sei Hulk?
Guarda come “dondola”, con le gambe ad angolo ballo il twist. E si v(ol)a di qua e di là, un popò e diamoci ancor per non poco. Voltati a me, il “duro”.
Ah ah.

Vi (rac)chiudo dunque in clausura, sono il Mon(a)co come Clint Eastwood


Trilogia del dollaroMadison County e non pacchiano da Square GardenUnforgiven e Walt Kowalski di Gran Torino. Perciò il capolavoro di Don Siegel. Tu invece sei un “topo” da Steven Seagal. Sei fermo alle idrauliche seghe, meglio le fughe…

Un’inversione a “u” e cambia la vocale di “i” senza i tuoi “puntini”. Sei sbiancato?
In fighe… bravooo…, parafrasando il Biondo.
Non so se Buono, di certo un “Wanted”.
Quindi, per solo 1 Euro e 99, ora non avete scuse né attenuanti che tengano.

Versate, pure le lacrime del (ri)morso. Me lo sono meritato?
Già, appena poco più d’un caffè. Dai, che vi costa?
Altrimenti, chi mi paga gli alimenti?
E dire che questo libro è universitario. Mamma, neanche tu, che insegni alle elementari vorresti dare a tuo figlio un Falotico? Non mi bastan i danari. Dannami! Dammela!
Tuo figlio deve crescere come me, allevalo subito. E levati la gonna.
Tuo marito non t’ha insegnato i fondamentali? Allora, prima di fiondarti sul “mio” fondente, effondiamoci (s)lavati e ignudi sopra il pavimento.
Il preliminare prevede il leccarmelo.
Ricordate, miei sporchi: per “venir” a Dio di tal sal(ir)e, bisogna innanzitutto, tutto tutto, (a)scenderlo nel fondale. Solo così si può (s)fondare!
Sì, il caffè costa meno del cappuccino, aumentato a 1 30, non vale il mio libro.
Assolutamente!

Stasera, mi reco al solito bar. Luogo poc’affollato, come piace a me.
Il barista è sempre stato gentile. Al che, ordino il cappuccino serale, ben scremato, ben “liscio”, ben con “spicchi” di cioccolatini, e spillo uno e venti.
Lui, all’improvviso, s’incazza e salta su senza ragione apparente: “Cazzo, mancano 10 centesimi! Dammeli o ti ammazzo!”.

Ecco, due anni fa guadagnavo 3 e 10 l’ora per un lavoro pseudo tale.
Che cazzo vuole questo tal dei tali? I dieci dei risparmi? No, me la taglia di accetta solo perché non accettò lo scontr(r)o.
Al che, controllo le tasche, il portafogli e non c’è traccia di “mancia”. Neanche un soldo “bucato” sbuca dalle maniche con le toppe. Una topa mi prende in giro e il suo gringo se la beve come una Peroni. Scopano ringhianti. E il colorante?

Questa è la vita. Erano meglio le lire. Infatti, su Amazon.us, viene pure a meno. E il mio libro non è in rumeno. Scrivo arabo, prometto che non sono albanese. Anche se le complanari letterarie di Antonio mi piacciono. Meglio delle piadine emiliane.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Fuga da Alcatraz (1979)
  2. Hamlet (1996)
  3. Babbo Bastardo (2003)

 

“Istruzione” correzionale delle azioni centrifughe


16 Nov

Ogni peccato(re) si smacchierà nello smacco

Qui, ad Alcatraz, vegetano tutti unti in un torpore ferino, abbindolati da un Sistema ipocrita che schiaccia di poltiglie e pontifica dietro i biechi abiti verecondi delle “parsimonie” da reverendi. Predicatori proprio, “appropriati” della spicciola oratoria, del loro grasso che cola “smanioso” e smagliato a smaltare le coscienze, per rabbrividirle nel gelo stantio delle statiche “imbalsamazioni”.
Ostaggi ammanettati a sventrare l’anima dei neuronali “sbagli”, ah, sbadigliano e poi “badano al sodo”, irrigidendoti in tenute ad attenuar le “grinze” dei tuoi occhi che, da grintosi, furon graffiati in queste carceri ammorbate solo alla “morbidezza” del “vellutar” il suono melodico contro il nostro (s)pifferar, “silenziato” e attanagliato nel caudino, ricattatorio “attenercene”, catene “terrene”, disumane, ove sprofonderemo negli abiti abissali di precipizi “oziosi” solo del perverso inumidirci per sfuggire, ancora recidivi e tenacissimi, dal loro “vivente” inamidarsi di cauto “abitare” nel cammino già chino, di quando quell’infanzia vostra, mostruosa e già gretta, si grattò le palle e si sgretolò su carnali ambizioni a palpar per de-perire chi non sparerà con le loro armi. Coi loro “amori”, con quel sudore venereo, “veniale” che dovremmo perdonare altrimenti, di “demenza”, ci rabboniranno con dei “dolcetti” spremuti dentro le loro “confetture”, barattolini di plastica stagna, a piluccare la superficie “asciutta” e “gustosa” dell’arido esservi invero ruvidi.
Mon ce n’asserviremo. Avidi del nostro sangue, vibreremo per vivere come il grande Profeta, Ave all’immane, immuni alla vostra morte. Alle vostre mummie.

Noi non c’arrendiamo, combattiamo sotterranemente, sì di grandi menti, di “grandine” biblica, questa faccia rovesciata della medaglia ai valori, con furia d’ossa disotterrate, rinati nell’amianto, da vostri piantini dei vostri “padri”, non patiamo più, ribellandoci noi ci scheggiamo per incarnarci nelle schegge del livido arrembante, divelliamo la pelle più obbrobriosa di quest’orrore spacciato per pacati calmanti inquietanti.

E perfezioniamo l’omicidio perpetrato d’altrettanta sottigliezza a segnar eternamente le nostre stuprate tenerezze.
Ora, sull’attenti, il Cavaliere soverchierà il “comandante”, e dominerà dall’alto, tranciando di stesso Taglione, ucciderà senza neppure toccarvi con un guanto, d’acuto, impetuoso, roboante stratagemma, ché anneriste le gemme di chi perlacei e speranzosi fummo, le affumicaste a salvaguardare il vostro fumo spar(pagli)ato nell’antro bestiale del vostro abominevole sguardo.

Ora, i sorvegliati speciali han ribaltato l’assurdità di regole vetuste che c’offuscarono d’angusti bui, qui nelle gattabuie.

Attenti gatti, siamo dei lupi.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Fuga da Alcatraz (1979)
  2. Sorvegliato speciale (1989)
  3. Le ali della libertà (1994)

Cicatrici “Alcatraz-iane” vs gli “ariani”


25 Sep

 

In una tempesta di miei sapori attenuati dal Tempo, dunque “stremati” o forse rinforzati nel presente, vergo impressioni “sovraimpresse” al quel che (non) fu, poté ma s’orientò a Oriente, appunto, ma non mi amputarono e son sommo poeta

Diary di ieri che mi sembra domani o forse imperscrutabile (ri)nascita

Sorvegliati speciali per destini “invertiti” nelle convergenze troppo spaziali e (a)variate, o da “aviatore“, per esser compres(s)e da chi s’imbocca e deglutisce l’assuefazione a bugiarde regole che li ammanettano a “castelli” di vetro, solidi come il rimmel d’occhi sempre assonnati e annoiati. Mai “ritmati”, sempre asmatica, mortifera “allegria” di tanto “vivere”.

No, non cambio. Semmai ingrano una marcia che sterza come il braccio “inaffondabile” di Lincoln Hawk, “camionista” della sua storia e del suo percorso “tortuoso” proprio fra i canyon di dolenze che, anziché indebolirlo, lo rinsanguano di rivincite a st(r)appar l’applauso quando tutto sembrava dissipato o “seminato” di “malsano”.

Sì, forse anch’io come Sylvester Stallone, alla sua età mi “civetterò” vanitosamente di morbido “mascara”, per coprir le rughe o “brezzolar” il grigiore, soprattutto dei tanti patimenti, di altre ferite “sbrananti” e mai “sbrinate”, ibernato e “p(l)acato” (anche le placche ai denti da “cariatide”, mamma mia, anche il dentrificio è una cataratta, che schifo questo catarro) in un rigido ma etereo Inverno solitario da “buffone” che copre le deturpazioni inflitte (Dio nostro Signore di Cristo, che f-r-itta-ta, ragazzi), “(s)fregiandosi”, senza freni né inibizioni, Egli stesso, esibizionista che ti guarda e ti sputa in faccia, “accigliato” ed “esaltato” appunto di “nasetto” che si screma in occhi da UFO in quest’umanità d “gufi”, d’invidie “a crepapelle”, a schivarti, “selciarti”, demoralizzarti, avvilirti e “avvitarti” nei “bulloni” delle loro gomme “pneumatiche”.

Non ho mai sopportato gli stronzi. Mi bastano 3, dico tre secondi netti per squadrarne uno e accerchiarlo d’occhio che non lo “accechi” pugnalandolo di risatina fac(c)et(t)a.
Sono io che lo “asfalto” e, prima che possa proferire le sue “predizioni” sinistre sulle mie (s)fortune, lo “falcio” con occhio appunto da Falco.

Mi chiamo Falotico, no? Questo, vi ric(hi)ama qualcosa?

Estranei che, di punto in bianco, ecco, le sparano grosse su chi sei, su chi eri, su ciò che non sarai.
E adorerebbero che morissi di “fame” con labbra essicate come un Eastwood “Buono“.
Ridendosela per poi asse(s)tarti il colpo di “Grazie di tutte le belle cos(ci)e. Buon lutto, addio”.

Ma non calcolarono le carovane e il carillon.
Sì, mio “caro”, ci rivedremo “testa a testa” più le croci del “cimitero” in un triello beffardo.
No, perché ammazzarti? Mi stai simpatico. D’altronde, ne abbiam (s)passate assieme. Tu prendevi per il culo me, e io “altrettanto”. Un giochino da “ma(s)chi“, tu ammicchi tutt’ora da “dottore” e di dose rincari, già, e io non “acclaro” proprio una “beneamata” tua provocazione, “sgattaiolandoti” addosso di riscatto che non t’aspettavi.
Pigliati questa pastglia, pensa a me…

Cosa ne sai tu dei “vecchi” a cui tolgono i sogni?
Dei giganti e delle mie stronzate?

Al che, Eli Wallach mi domanda se c’è stata una tresca fra me e la “locandiera”, tutta calda, tutta “insaponata”.
E Io: – Sì, mi ha versato da bere? Eli: – Che vuoi dire?
– Che al solito, razza di scemo, non hai capito un cazzo.
– Ehi, lurido cane. Lo sai di chi sei figlio tu?
– Di tua madre…
– Ora, stai esagerando. Come ti permetti?
– Scusa, siamo fratelli o no?

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Over the Top (1987)
  2. Il miglio verde (1999)
  3. Fuga da Alcatraz (1979)
  4. Il buono, il brutto e il cattivo (1967



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