Sì, credo che l’incipit del mio Hollywood bianca sia indubbiamente un capolavoro. Comprate questo libro e abbeveratevi alla fonte della mia saggezza.
Dico, ve lo ripropongo…
Notte calda.
Salve sono Clint Steele, barista tuttofare di questo sordido locale.
Un bel postaccio, paradiso di amene speranze. Qui dentro ho visto passare gente d’ogni razza. Ometti buffi con baffo canagliesco alla Gengis Khan, gaglioffi senza un soldo che mercanteggiavano ingenua arroganza col piglio sadico dell’uomo di mondo, duri dal cuore di cristallo, nichilisti reazionari con finte lacrime d’inchiostro stampigliate sull’occhio sinistro, donne barbute incinte, ragazze senza casa in cerca di un penny, prostitute dal sorriso tumefatto e languide sgualdrine dallo sguardo di vetro.
Balordi sciancati e vecchi claudicanti senza un braccio, lupi di mare dal ringhio cannibalesco e l’aria sporca della lealtà miserabile, ex reginette di bellezza appassite nell’abulia di un’encomiabile decadenza, medici squattrinati e spacciatori con capelli da cowboy.
Gente strana sapete, squinternati bottegai dell’assurdo e semplici parolieri della loro vita.
Qui dentro, pochi pudori. Se volete, potete pure rimediarvi uno stallone purosangue che conosce bene cos’è il rodeo e una giovane bella fica da sverginare.
Questi mobilii gustateveli però nella vostra mansarda infestata dalle cimici o nella vostra monoposto scassata di terza mano, sempre che la possediate.
Quei fottuti rivenditori di decappottabili della East Coast che, grazie ai vostri soldi, ora ammirano la Statua della libertà dal loro comodo attico trasparente. E voi dove state invece? In un buco maleodorante a piangere miseria asciugandovi il sudore malato dalle sbronze. Cazzo.
Sono magro, e i miei capelli stopposi germogliano al ritmo di un brandy freddo e mescalina colorata. Che significa? Non
lo so. Me lo disse un avventore un po’ matto. Cosa volesse dire domandateglielo voi, sempre che riusciate a trovarlo in mezzo al lurido mondo di forestieri e puttane che batte là fuori, giù nelle strade.
Avete letto mobilii, sì, avrei dovuto scrivere mobili, ma viene da mobilio e ho voluto dare un tocco alla Joe Pesci. Che dice sempre fottio. Mobilii non si dice ma io l’ho pure pubblicato. Se non ti sta bene, iscriviti alla Crusca.
Potevo scrivere cappelli da cowboy e invece ho scritto capelli.
Eh sì, molta gente mi chiede… effettivamente, lei, Falotico, che lavoro fa? Diciamo che spavaldamente, con un senso molto contegnoso della mia dignità imbattibile, mi arrangio fra scritti sudati con la fronte, collaborazioni di qua e di là e qualche colpo geniale che fa sì mi barcameni.
Sì, un lavoro “vero” non ce l’ho e mai ce l’avrò. Sono un freelancer, e De Niro di Showtime mi urla… get a real job!
A proposito, ne vogliamo parlare di Freelancers? Ma che roba è?
Non molti sanno la genesi di questo film o pseudo tale. De Niro e 50 Cent dovevano girare il film New Orleans, aka MicroWave Park, di Tim Hunter ma De Niro poi diede forfait. Tim Hunter, uno che adesso ha diretto un film osceno con Nic Cage, ma che girò Fort Washington e I ragazzi del fiume.
Così De Niro, dopo aver dato buca a Cent, gli diede una particina in Sfida senza regole. Ma Cent, non soddisfatto, lo costrinse a girare Freelancers di Jessy Terrero. Jessy Terrero…
Questo è il mio lavoro…
E sono il re!
di Stefano Falotico