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JOKER: hanno spostato la proiezione stampa per gli accreditati del festival di Venezia al 31 – Frankenstein contro Dracula, Fracchia contro Dracula, sono davvero una belva umana!


17 Aug

joker calendario stampa

Cazzo!

Ho pernottato in albergo sino al 31, sì, è vero, devo lasciare la camera prima delle undici del mattino.

E che me ne fotte? Sì, m’era stato comunicato, così come infatti scrissi, che Joker sarebbe stato proiettato alla stampa il giorno prima, appunto, della mondiale anteprima.

Fu una soffiata erronea.

A quanto pare invece, eh già, potremo vedere Joker in Sala Darsena alle otto e mezza del mattino?!

Dico, ma è un orario improponibile.

La sera prima non posso imbucarmi a qualche festa, leccando la passerina di qualche gattina. Non posso neppure ubriacarmi, insomma, sarà una vigilia di casta astinenza. Una bella inculatina.

Va be’, ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Avete letto?

Bene, ragazzi delle scuole, segnatevi quest’aforisma appena coniato da me stesso, il Falotico presente-assente.

Repetita juvant e abbasso la Juventus: ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.

Sì, ci sarebbe pure la proiezione quasi a mezzogiorno, sempre del Joker, in Sala Grande.

Eh, ma per poter accedere a questa proiezione, forse la sera prima bisogna fare il lecchino.

Ho detto tutto.

Ora, cambiamo totalmente argomento ma diamoci comunque dentro!

Ah ah. Ritengo Kenneth Branagh un genio. De Niro di più. Joaquin Phoenix, quasi.

Reputo invece tu un pagliaccio, sì, sei un invidioso come Iago. In verità ti dico che non sei dotato come un mandingo, ovvero Otello, il moro di Venezia.

E quella mora finirà a letto con Brad Pitt di Ad Astra. Secondo me, sì. Secondo te? Dai, ordina un piatto di tagliatelle, accompagnale con un buon vinello e Donatella amerà comunque sempre il mio uccello.

Sì, gigioneggio. Le sparo grossissime, sono un burlone, nel divertimento ilare volteggio e, chissà, forse Ilaria con me notteggerà per mie e sue congiunzioni carnali in gran quantità d’ormonale qualità. Ah ah. Terminata che sarà la fornicazione, dopo l’orgasmo e l’amplesso ginnastico, Ilaria riderà di gusto, poi andrà in bagno, si guarderà allo specchio e si truccherà per mostrarsi in pubico, no, in pubblico.

Sì, la gente cosiddetta normale, a cui ovviamente va messo alle donne, no, vanno annesse le donne, prima d’incontrare la realtà quotidiana che sta là fuori, cazzo, usa maschere che neanche Pirandello si sarebbe mai sognato di descrivere, scrivere, dipingere e (s)tingere.

Sì, questa donna da me a letto struccata, soprattutto toccata e assai trombata, dopo aver fatto sesso con un uomo nudo e crudo come il sottoscritto, per riassumere una parvenza da donna altolocata, chiamerà a raccolta tutto il Makeup Department del Joker, appunto!

Ah ah, sono proprio un Draculino e vi piglio tutti, in particolar modo tutte, per il culino.

Avete mai visto l’intervista che Kenneth Branagh pose a De Niro riguardo il suo, anzi loro, Frankenstein di Mary Shelley?

Prima, su YouTube era stata caricata integralmente. Adesso, ve n’è soltanto uno spezzone.

Comunque sia, amici, non fatemi la fine di Fracchia e Fantozzi.

Come dice Diego Abatantuono in Fantozzi contro tutti, appunto…

Avete incontrato, stavolta, chi vi ha dato pane per i vostri denti. Cioè pene.

Il filoncino speciale… ve lo ficco dentro il sacchetto?

Ma no, poveri rincoglioniti. Uno dei miei condomini, l’oramai anzianissimo signor Sacchetti, sta messo meglio di voi.

Forza, TONNA, cioè donna… come dice Abatantuono, vai a buttare la spazzatura.

Preparami la salsiccia!

Prendi anche questo sacchetto e ficcatelo in saccoccia.

Ehi, tu, non gufare!

 

di Stefano Falotico

Iago Branagh

Ah ah.dracula oldman coppola

RoboCop: la situazione raccapricciante del Cinema e della società odierna


11 Jun

lambrenedetto

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Premetto questo: non voglio sembrare disfattista e misantropo, oppure misogino.

Io credo eccome nell’amore e nei rapporti umani.

Sono molto romantico. Non mi credete? Sì, ero innamoratissimo della mia lei. Così come Silvio Pellico, con Le mie prigioni, scrisse col sangue sulla carta igienica, io scrissi la mia lettera amorosa sulla carta degli affettati da banco.

In quelle righe, vergate mentre mangiai in contemporanea una salsiccia, tra la forchetta e una fine stilografica, v’era contenuta tutta la mia mascolinità sanguigna. Tutta rosolata, fra l’altro. Da spedire a lei e offrirgliela in un elegante piatto d’argento.

Ah ah.

La dovreste finire di definirvi uomini carnali oppure, peggio, leopardiani. Al massimo, se proprio vi andrà grassa, potrete essere venduti assieme a quell’altro coniglio del vostro amico che continua a magnare lo speck, fumandosi il crack, facendo la bella figa che non ha mai guadagnato una coppa.

Più che Silvio Pellico, nonostante vi siate imprigionati da soli per colpa delle vostre inibizioni, vi occorre il pronto soccorso. Be’, non esageriamo, basterà un po’ di penicillina e allieveremo ogni pene d’amore.

Ah, scusate, ho scritto pene, non va bene. Volevo scrivere… pena. Quella che fa l’umanità. Quella lì invece se li fa tutti e non si accontenta mica soltanto dei comuni terroni, no, terreni e terragni. Ah, vuole l’intero universo.

In tutta franchezza, la spedirei nello spazio.

Sì, non sono un moralista ma un uomo (im)morale. Ostilmente incaponito a inseguire i miei sogni. No, non sono insaponato nelle vostre lobotomie da pulizia mentale. Anzi, polizia.

I miei sogni non verranno più macerati, macellati e infranti, infangati da criminosi fascisti e fangosi (s)mascherati dietro la perbenistica parvenza della rispettabilità sociale di una fasulla, innocua acquiescenza.

Questa è la gente peggiore. Gente che si nasconde nel folclore. A cui io do il mio cloro e il fosforo poiché queste persone, sì, costoro paiono fosforescenti ma sono, in verità, solamente impostori e dementi. Io sono una voce fuori dal coro e dai tonici corpi. Miei daltonici.

Io sono un uomo distonico, il quanto falotico e distinto. Non mi abbasso ai vostri beceri istinti e non coloro i capelli con le vostre un(i)te tinte.

Credo davvero che abbiamo toccato il punto più basso e disumano della nostra civiltà.

Una spropositata vetrina animalesca di esibizionismi edonistici, di persone egoistiche che incorniciano i loro successi solipsistici in selfie magnificanti la loro apparenza di plastica più sconsolante.

È una società di svastiche. Anche di mucche. Vacca troia.

Sono un adoratore della bellezza femminile e m’entusiasmano queste gambe lunghe, iper-chilometriche che, inguainate in collant attizzanti, sguinzagliate in abiti succinti, volteggiano ribalde nel pullulante fiorire di donne fisicamente perfette che espongono, senza vergogna, le loro vergogne e, disinibite, le loro grazie armoniose in pose statuarie e arrapanti. Ove glutei sodi e marmorei si accordano leggiadramente a seni esorbitanti, strizzati in body sudati onestamente eccitanti che svettano nel perlaceo splendore di palestre toste e sfiancanti. Per amori ficcanti!

Queste donne so’ proprio tante…

Caviglie lisciamente sottili a prolungamento… di piedini smaltati con dolcezza e la levità venosa di cosce depilate con rasoi avvolgentemente elettrici si stagliano nel panorama glabro d’un mondo vano e avaro.

Evviva Vitali Alvaro!

Qui sembro il mitico Giuseppe Simone…

Uomini impettiti, effeminati in vanità offerte al ludibrio carnale di occhi ingordi delle sconce carnalità invereconde, parimenti a queste donne apparentemente impeccabili, inappuntabilmente c’elargiscono sorrisi di finta felicità. Ove la serenità smodata, vivandata, sputtanata pare il motto pronunciato dalla mono-espressività robotica dei loro (al)lineamenti affilati. Ché vorrebbero essere raffinati e invece pacchianamente sono soltanto leziosi e affettati. Come prosciutto servito in macelleria dal garzone da cui loro si riforniscono, mangiando a sbafo sulla sua dignità poiché gli urlano che non deve farsi il fegato amaro se è sfilacciato e sfigato mentre loro divorano costolette di maiale e mortadelle magrissime come i loro addominali piattissimi. Ma soprattutto come i loro cervelli prosciugati da deficientissimi.

Essi vivono… si fotografano bellamente e imbellettati assieme a compagnie che sembra che si divertano un casino, gironzandolo in spiagge caraibiche e città straniere ove le guglie gotiche stonano dinanzi a tanto barocchismo volgare da cubiste intonate alle discoteche dell’allegria mortifera.

Ecco, tutto questo prologo, quest’arrabbiato, screanzato, urlato preambolo incazzato da uomo di/a voi scazzato, m’è servito a introduzione di un discorso esegetico-cinematografico ancora più infoiato e sbandierato. Sì, quest’enorme, destrorso, distorsivo paese dei balocchi nasconde invero, ha ragione Vittorino Andreoli, insanabili disagi psicologi al cui confronto il morbo virale-antivitale, da evitare ed evirare, de L’ombra dello scorpione è solo una macchia d’olio sulla gamma delle vostre foll(i)e camuffate da ilarità spedita a tutta velocità, come un buco nella gomma pneumatica di una station wagon nel deserto dei vostri buonismi da film per famiglie di risma.

Che significa quello che ho appena scritto? Un cazzo. Non significa nulla, è un lessicale, forse dislessico, epilettico e oserei dire ellittico divertissement, un calembour quasi identico al vostro sterile carnevale di burle e bulli, di pupe e poppe.

Siamo sprofondati nell’idiozia più profonda. Immonda!

Mi auguro di non sbagliare nel credere che il Joker con Phoenix sarà un tonitruante pugno allo stomaco scagliato veementemente contro questa società all’apparenza intonsa, invero sbagliata e stronza. Una società che è una puttanata mille volte più oscena della miglior puntata platinata di Beautiful. Un’enorme, interminabile cagata.

Altro che società progressista e liberale.

No, io non credo al consumismo ma neppure al comunismo e non sono iscritto al Partito Radicale.

È tutto uno schifo, diciamocela.

Vittorio Feltri parla da nababbo ma sembra una scimmia, una mummia, Salvini onestamente è spuntato dall’utero di Nonna Papera, Salvini è un down sovrappeso.

Sì, aveva ragione Totò. Salvini non può essere un onorevole.

È un ignorante e si deve informare riguardo al fatto che, nel suo DNA da decerebrato, vi è una terza copia del Cromosoma 21. Anche la seconda copia di Elisa Isoardi. Sì, visto che non riesce più a scoparsela, quest’uomo lardo ha chiamato Robert De Niro di Godsend. Elisa l’ha rigenerata in vitro.

O forse l’ha ricreata come Kenneth Branagh del suo Frankenstein. L’è venuta fuori un mostro come Helena Bonham Carter nel finale.

Ogni giorno, Salvini clona troiate a tutt’andare. E la gente abbocca a questo panzerotto deforme e mal sfornato. Sì, Salvini è un panzerotto. Non lo sapevate?

Se andate a Ferrandina, cittadina lucana ove i panzerotti vanno forte, sopra ogni panzerotto scaduto, i baristi, certamente meno bari di lui, ed evviva anche Lecce, mettono sopra Matteo la scritta:

svendiamo di saldino per pochi soldini un Salvini. L’involucro è delizioso ma la sua panza, soprattutto mentale, è solo formata da mozzarella filante da povero cazzone puttaneggiante.

Dopo aver deglutito Salvini, salvatevi.

Pensate alla salute, salvemiei burini.

Abbasso i tortelloni come Salvini, uomo vomitevole peggio del burro con l’ammuffita salvia.

A proposito di cibi stomachevoli e di ricette culinarie, adesso Vittorio Sgarbi, anziché recensire un’opera pittorica, gira video per il suo canale YouTube ove sta a capotavola nelle trattorie degli agriturismi, celebrando il ragù.

Viaggia per tutta Italia. Da Palermo a Siracusa, da Torino e Domodossola, lui dice che nessuno adesso potrà più dargli addosso. Poiché è in pensione e non ha da chiedere scusa alla Chiesa e a chicchessia.

Dunque, scoreggia ignominiosi escrementi ideologici, stando seduto sul cesso. Ma soprattutto continuando a stare a tutti sul cazzo.

I critici cinematografici invece non sono critici dell’unica cosa che dovrebbero (ri)guardare con oculatezza e maggiore oggettività: la loro vita.

Sono passatisti, esaltano solamente il Cinema di quarant’anni fa visto che, in effetti, Quel pomeriggio di un giorno da cani è una spanna sopra l’episodio 2 di Black Mirror 5Un mondo perfetto rimane sempre imbattibile e ogni speranza di rinascita, in questa società marcia che non perdona ed è diabolica nel perseverare dell’ancora ottusamente errare e commettere orrori devastanti, si rivela puntualmente un’infinita utopia marcescente contro cui non può niente nemmeno la più sofisticata scienza. Figurati, scema.

Sì, ve ne siete accorti? Il Cinema e le serie tv contemporanee sono quasi tutte incentrate sui problemi di anoressia, bulimia, sulle psicosi, sulle depressioni galoppanti di un mondo che, a prima vis(i)ta, pare che vada a gonfie vele e invece è scoppiato da un pezzo. Un mondo pazzo di pupazzi.

Quindi, non voglio sembrare Adriano Celentano. Ma tutta questa contentezza io non la vedo. Pregherò per te e per voi.

Si rimane circoncisi, scusate, volevo dire circoscritti nella canzonetta, nella retorica da mezze calzette, nel populismo d’accatto(ni). Oppure, di contraltare, nell’idolatria di quell’altro ritardato di Harmony Korine col suo The Beach Bum.

Ad Harmony Korine preferirò sempre l’intramontabile Trettré, trio comico che dinanzi a questo Harmony e ai romanzetti rosa, dirimpetto a tale suo film falsamente scandaloso e hipster, avrebbe(ro) detto: a me me pare ’na strunzata.

 

Sì, anni e ani di evoluzione ma è oramai Estate e siamo comunque sempre (im)mobili alle galline che sculettano in bikini a Gabicce, allo zoo scimmiesco di bombastiche cretin(at)e televisive ove le bagasce, da prendere a colpi di robusta ascia, mettono in mostra solo le bocce per una società dolciastra da miele di acacia. I ragazzi bocciati si tirano su, segandosi da soli, marinando ancora.

I maniaci sessuali son sempre a caccia.

La donna, laureata al Politecnico di Milano con super specializzazione in trigonometria spaziale della sua figa galattica, ecco che dimentica ogni Enrico Fermi ed esibisce il perizoma per maschi come Christian De Sica e Vieri, detto Bobo che tutte le bomba, che non sanno chi sia Peter Weller de Il pasto nudo e, spingendo a torso nudo e pet(t)o in fuori, cantano:

sotto ’o sole la pelle brucc’

Beach on the Beach

quante signorine very nice

fanno uscire pazzi tutti i boys

Con Sabrina Salerno che è in mutande, no, immutabilmente bona.

No, non è cambiato nulla.

Bruce Springsteen rimane la migliore rockstar di tutti i tempi, Clint Eastwood il più grande e tua madre la solita esaltata che, dopo cinquemila libri filosofici, non se l’incula nessuno ma continua a spacciarsi per donna superiore che ha insegnato alle superiori e che tutti vuole trombare. Ah, per forza, visto che è più racchia della signorina Silvani, l’ha buttata sulla cultura della minchia.

Ho detto tutto.

La vita è una dura avventura. Lo sa bene il pornoattore Bruce Venture.

Marco Montemagno magna e straparla, dicendo ai disoccupati che devono quanto prima inventarsi un lavoro. Lui l’ha fatto.

Certo, non lavora e i poveretti lo riempiono di soldi, credendo ai suoi consigli per l’acquisto del suo libro.

Il panzuto youtuber lambrenedettoxvi urla allo stesso mo(n)do che il lavoro è soltanto sfruttamento. E con le migliaia di visualizzazioni, ottenute grazie ai clic dei miserabili, mette nel suo canale lo sfondo principesco dei castelli della Loira.

Mentre Beppe Grillo rimane la versione clownesca e fake di Linda Hamilton di Terminator 2- Il giorno del giudizio.

Sostiene che i robot sostituiranno gli uomini e quindi la gente non sarà più costretta, appunto, a lavorare.

Ma si fa scarrozzare con la Mercedes.

Ho detto tutto.

Io sono cambiato, voi no.

Che continuate a guardarmi così…

Alla prossima smorfia compassionevole, coglione, ti sparo nelle palle.

 

di Stefano Falotico
robocop

Quanta retorica, quanta ruffianeria, quanto buonismo programmatico, ma anche quante emozioni


08 Mar

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Filmetto ma che finale #johnnydepp #vendettadisalazar #piratideicaraibi #orlandobloom #keiraknightley

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Basta, capolavoro Frankenstein di Mary Shelley #robertdeniro #kennethbranagh #maryshelley #masterpiece #frankenstein Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

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Flight #robertzemeckis #denzelwashinton

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Basta, capolavoro #asgoodasitgets #jacknicholson #helenhunt #oscar Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

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Col passare del tempo, mi sono accorto che le affermazioni di Gianni Canova sono quasi sempre vere. Cioè che anche i capolavori assoluti presentano delle inevitabili pecche e, di contraltare, anche i film non perfetti, semmai perfino oggettivamente brutti, hanno delle scene davvero straordinarie.

Pensiamo a quel polpettone de Il gladiatore. È innegabile che al di là dell’insieme, a mio avviso, retorico oltremisura, storicamente inattendibile, il film oscarizzato di Ridley Scott possa vantare un Russell Crowe magnifico. E possa fregiarsi di scene indubbiamente potenti, mastodontiche, in un aggettivo emozionanti.

Stesso discorso dicasi per queste quattro pellicole che menzionerò qui sotto. Perdonate se, nel “riversamento” su Instagram, abbia dovuto tagliare qualcosa. Ne son stato costretto per ovvie ragioni di copyright.

Partiamo da questo… la vendetta di Salazar. Che recentemente ho pure recensito.

Si tratta di un film bambinesco e fiacco. Figlio di una saga partita benissimo e poi incespicatasi nella ripetizione più scontata e priva di mordente.

Ma che scena! Commovente, amici.

E ne vogliamo parlare del Frankenstein di Branagh? Il tanto ridicolizzato… era mio padre, per via del doppiaggio un po’ ruspante del pur grande Ferruccio Amendola, è invece stupendo.

E Bob De Niro è Bob De Niro, anche sotto tonnellate di latex.

Il dottor Frankenstein, il padre “artificiale”, un mostruoso pazzo geniale che ha messo al mondo, anzi, ha rimesso al mondo un mostro. Rifiutato, emarginato, obbligato dalla cattiveria degli uomini a vivere eternamente nella sofferenza psicologica più inaudita.

Ma era suo padre. Senza questo padre sui generis, la creatura non avrebbe avuto neanche il magico, divino privilegio di respirare il profumo del vento, di sentire l’odore fragrante della rugiada e la capacità di amare secondo la sua alterità.

Che scena!

Poi Flight di Robert Zemeckis. Un film con molti errori, tanta retorica. Eppure, signore e signori, lui è Denzel. Che attore, ragazzi.

Qui interpreta un alcolizzato marcio, un puttaniere bastardo, un incallito stronzo.

Ma se quella mattina non avesse bevuto, l’effetto del drogante effetto alcolico dei suoi “gingerini”, nella sua impavida spericolatezza assurda, non avrebbe mai sortito il salvataggio di tante preziose vite umane.

Ciò naturalmente non lo salva comunque dalle pesanti accuse giudiziarie.

Il suo avvocato e il suo amico John Goodman provano a salvarlo dinanzi alla commissione d’esame. Lui sta mentendo per pararsi il culo e poter continuare quindi nella sua carriera di pilota.

Oramai è fatta, basta che Denzel dica sì e può tornare tranquillamente al suo lavoro.

Ma, appena sente che, al posto suo, vogliono accusare una brava donna, fa sorprendentemente dietrofront.

E confessa spietatamente la verità.

Sì, ho bevuto quella mattina perché io sono un alcolizzato. Io sono colpevole!

E, davanti ai detenuti come lui, racconta la sua storia.

Sì, vero, ho/a salvato la vita di tanta gente che quella mattina, se non fosse stato per la mia azzardata manovra pazzesca, sarebbe crepata.

Ma sono, malgrado ciò, colpevole.

Quindi, finiamo con quella che a mio parere è una delle scene più belle di tutti i tempi.

Qualcosa è cambiato, immenso gioco attoriale fra Jack Nicholson ed Helen Hunt. Entrambi giustamente premiati con l’Oscar.

Che classe! Che sottile recitazione fatta di sguardi complici, schivi, ritrosi dinanzi alle loro emozioni che poi si aprono all’improvviso a un sorriso. Alla lucentezza delle loro anime nitidamente rivelatesi.

Questo è forse il più bel complimento della mia vita…

 

Insomma, come dire… James Blunt è un fighetto stronzetto. Ma questi sono due capolavori, non si discute.

 

E poi…

Ma che scena è questa? Quando due “grandi” teste come quella di Michael Ironside e quella del “malato” Stephen Lack si scontrano in un duello all’ultimo sangue.

E Stephen, spiazzando il cattivone di turno, lo distrugge.

Capolavoro!

di Stefano Falotico

 

La biblioteca dei ricordi, il mio sapor vanesio, Big Trouble nella mia Little China


15 May

Kurt Russell grosso guaio

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Ragazzi, con questo non voglio dire che sono un uomo di mondo e che la vita per me non ha più segreti. Anzi, sono convinto che il nostro pianeta ci riservi ancora molte sorprese, e che bisogna essere dei deficienti per credere che in questo universo siamo soli.

(Jack Burton, alias Kurt Russell da Grosso Guaio a Chinatown)

Ora, intendiamoci bene, figli di puttana. Nella mia vita ho udito tante di quelle stronzate da poter riempire la pattumiera di Chicago. Da cui ci cago di notte…

Nel 1994, circa, andai a vedere uno spettacolino di Corrado Guzzanti, un sinistroide che meriterebbe di essere preso a calci nel culo perché contesta una società a cui lui stesso aderisce con pose da gallo. Alla fine di questa patetica messa in scena, in cui il nostro Corrado aveva vomitato idiozie, ricevendo applausi da parte di un pubblico più idiota di lui, lo stesso che apprezzava quelle porcate oscene di Luttazzi, mi sentii dire che Guzzanti è meglio di De Niro nel Frankenstein di Mary Shelley di Branagh.

Ora, vi prendo una foto di De Niro in quel periodo, aveva una coda da cavallo che ci fa capire perché Naomi Campbell voleva il suo “mostro”… sacro.

Sul mio conto si raccontano tante leggende, alcuni sostengono che io sia come Lupin, altri dicono che sono un giovane in un corpo da vecchio oppure un vecchio in una faccia d’angelo. Altri dicono che Il ritratto di Dorian Gray mi fa un baffo. E il detto che le donne baffute son sempre piaciute è una grande stronzata. Non sono David Lo Pan, ma ogni mattina vado a comprare il pane. E do pene alle donne che mi amano.

Sì, io mi son sempre applicato da autodidatta, e son uomo di tatto, talvolta anche ratto. So come toccare nei punti giusti per stimolare reazioni piacevoli, sia nelle donne che apprezzano le mie mani morbide di dito medio gustoso e ficcante, sia negli uomini che adorano la mia voce erotica e, quando la sentono, hanno un orgasmo.

Sì, ecco alcuni libri della mia adolescenza. Comprendere e tradurre, firmato dagli altri anche da Umberto Eco, e Manuale di Scrittura, anche se dei latinismi e del vocativo, cioè il caso dell’apostrofe, del richiamo fatto in tono emotivo e con enfasi me ne son fottuto. Ho sempre vissuto nel mio present continuous, e sapete quando questa forma verbale si usa? Per esprimere un’azione in fase di svolgimento, un’azione futura programmata in precedenza, disapprovazione nei confronti di un’abitudine considerata irritante. Così recita almeno il libro The Grammar You Need, e voi abbisognate sempre di grammatica.

I miei non son discorsi di prammatica ma le parole giuste di un uomo pragmatico e anche paradigmatico. Sì, ecco la mia massima apodittica del giorno: Fuga da Los Angeles è un film post-apocalittico e ho sempre preferito una buona caramella all’eucalipto ad Apocalypto, sì, il film di Gibson.

Fino all’età di diciotto anni giocavo a Calcio ed ero un fenomeno. Ecco una delle coppe che vinsi. Voi, donne grasse, già all’epoca, mie palindrome, mangiavate la coppa… sì, quella parte delle vostre maialine. E voi uomini vi masturbavate sul culo di Alba Parietti ne Il macellaio. Sì, donnacce, poi andavate nei bagni, anche al mare coi bagnini, della scuola a ciucciare i salsicciotti dei bulletti. Una vita lardosa, laida e schifosa.

Quelli della mia età andavano con qualche bagascia per sentirsi fighi. Ho detto tutto.

E soprattutto non voglio più sentire puttanate sulla mia persona.

Verranno fuori dalla bocca di uno che ama prendere per il culo ma è stato lasciato dalla sua tipa perché non sapeva neanche mangiare lo yogurt.

 

 

 

di Stefano Falotico
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Capolavori horror di Settima Arte metacinema


10 May

L’orrore è nella società a ogni angolo che svoltate. Si leggon di storie macabre, di pestaggi e ragazze insanguinate, d’orchi famelici a predarle, d’appiedati disoccupati (e qui v’è il marcio più spaventoso…), di licenziamenti in tronco e di filmoni stroncati che, col senno di poi “postumo” inalberato, emergon con cadavere vampiristico nei fascini agli afflati del sottovalutato-sotterrato fu(nebre) sulle radici, sradicato ed evirazioni

Innovazione, aviazioni, levitaction!

Per anni, la Universal fu fucina di talenti, con esposizioni di Bela Lugosi e figlio, di Karloff Boris e Christopher Lee prima dell’avvento del colore o “Technicolor”.

Che ci fucilò.

Quindi, periodo di “magra” nei 70, quando forse solo De Palma trasse uno dei primi King di nevrosi adolescenziali esplosive in Carriesatanica.

Da Shining, incubo “velato” da intellettuale con metafore a tutt’andare di bambino-“triciclo” ma oltreTempo, ecco il Sam Raimi che rinverdisce i fasti, affastellando carrellate e piani sequenza tra foreste Necronomicon, memori sia delle haunted houses sia di Romero.

Armato di tenebra, s’ottenebrò tristemente nel blockbuster “fumettizzante” e, dalle ragnatele spiritate, a Peter Parker di Maguire “rassicurante”. Solo il Green Goblin del Dafoe salvò di grand guignol al fosco che fu.

Ma qui avete scordato altri.

Oggi, chi abbiamo? Rob Zombie, appunto? Un nome che è un programma di Moon (ah, Sheri, come me la farei quando cala… il “plenilunio” dell’ululato…)

Ne cito setteCapitali! Anzi, quattro perché Seven di David Fincher è un thriller.

Asso. Poker!

Sbanco, sbraniamo. Il tavolo verde si tinge di “rossa”.
Storie lugubri di decapitazioni, impermeabili col “cappotto”, d’accapponar la pellaccia.

Mischiate al sangue “nitrato” di cavalli nitrenti, di giugulari “incipienti”, di cavalcate arroganti, di diavoli inchiappettanti.

Da paura, rabbrividite? No, meritano l’applauso.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Dracula di Bram Stoker (1992)
    Coppola recupera il Mito del Nosferatu, incarnandolo nel volto d’un Old… man. Ringiovanendo tutto!Lo svecchia a bobina che rammemora il Cinematografo innamorato di Mina.Apparizioni, sparizioni, eclissi, una Ryder Winona d’affissione. Mi “crocifiggerei” per il seno debordante della sua fanciullezza a me di “castello” distante, di mostruosi pipistrelli. Perché, ove c’è il lago della Transilvania, l’Uomo della Notte si tuffa nel Giordano della sua “redenzione”, urlando a suo seno il Dio “maledetto” che la benedica.
  2. Frankenstein di Mary Shelley (1994)
    De Niro monstre, soprattutto perché è strepitoso anche se (s)coperto dal trucco (in)visibile. Tragico Branagh d’uno Shakespeare Zoetrope, memore del Bram Stoker di Francis.Altro che Era mio padre di Sam Mendes!Chi vuol intendere, intenda. In medias res, m’imbattei nella selva oscura del “ricrear(mi)”.Nel bel mezzo delle cose, avreste da offrirmi una bona Bonham Carter di affinità elettive di “cosce?”.Tim Burton sa quanto può essere freak Helena…
  3. La casa dei 1000 corpi (2003)
    Capostipite della stronzata altissima e purulenta di polente al sugo, dunque masterpiece scatologico d’escrementizia antropofagia eleva a beltà. Bestie, a bestia!Picture show, donne dipinte, bisce metallare, cazzi sparati, vaffanculo gratuiti, una figa della Madonna.Manca solo Tim Curry è quest’oggetto misterioso sarebbe stato perfetto It.
  4. Eccezzziunale… veramente (1982)
    Rimane un po’ così terrone, ma ce lo mangiamo tutto.Torrone del tor nel torreggiar!Donna, dammi la mela, partì l’Inferno in Terra dalla tua Eva non mielosa con Adamo, a cui il demiurgo tagliò il pomo e anche spruzzarti di “potato”.Donna, vai a sbucciar le “patate”, vogliamo abbellirti dalla scorie e piangerai di cicoria.Questo è (Abatan)tuono che spacca tutto. Orripilante “cotonato” di carisma ove neanche Al Pacino di Dick Tracy.Puro pus undeground, altro che Moretti!Qui si sfiorano vette incontaminate di totale schifezza.

    Dunque, d’annoverare, senza niente invidiare, agli altri tre sopra.

    Vogliamo mettere un Vanzina formato Diego contro Le streghe di Salem(me)?

     

Mezzanotte brillantina


04 Dec

Sì, “soffro” d’una doppia personalità. Da Jekyll e Hide? No, sono solo un Dracula spiritosello stasera e, di recensione, molto seria da Dottore

Fratelli della congrega, ove c’è una grotta, ci son io che “aggrotto” e gratto “quelle” rubate dagli attici dei commendatori, io le “imbretello” e ci do “sbracato”, mentre mi sbranano come Gary Oldman più coppoliano e “scappellato”. Sì, in quel capolavoro, Egli veste “a tiro” nella Londra puritana e borghese, ma ha un occhio già infilato, bestialmente, per una Winona da inguainare ancora nel suo “altare”. Non è un puttaniere, ma uno che, dopo anni d’autoesilio, soprattutto al suo bel usignoletto, vorrebbe solo un po’ “rastrellarla” di “pipistrello”.

Ah, Dracula è Uomo vero, ritornò per inquadrare di Cinematografo, mettendo a soqquadro le perizie di coloro che, già, periti, non furon pii col suo pisellino.
Segregandolo nell’urna. Sì, Dracula, come la reliquia di San Gennaro, dissanguò tali delinquenti e tirò fuori le unghie, leccando di lingua i suoi artigli. Basta con le tenaglie, è ora d’attanagliarle tutte. Seppellendoli di bugie. Il licantropo è per le donne “tropicale” di “Calippo”.
Ecco che allora, dal nero insondabile e cimiteriale, Dracula risorse e ringiovanì nello stupore generale.
I medici “legali” provarono a dargli la caccia, ma li prese a calci, fucilandoli di Sguardo “semifreddo-transiberiano-transilvanico” che non s’arrese a chi volle castigarlo nella bara, o peggio al bar assieme alle “mosche”. Sì, Egli nella sua dimora usò lo spray contro tali insetti, e si gustò ancora il seno esasperante, brillante e “lillissimo” della Ryder, succhiando tutti i Johnny Depp dolcetti che se “la” tatuarono senza ritegno.

Dialogo sessuale fra Winona e Gary:

– Mordimi il collo, poi te lo acchiappo di capitomboli e capriole. Useremo anche l’olio. Voglio che tu sia il mio capriolo. Che pelliccia, accaldami.
– Con calma, cara. Fui ibernato, va disgelato senza leccar troppo. Eppure le tue pesche odoran di fragola per colpi “fragranti”. Son ancora un po’ “merlo” ed ermellino. Ma birichino…
– Sei un po’ una frana. Ma non frenarti. Spingendo di rosso rabbia, noto che la Notte potrebbe inondarci. Ma ti sto aiutando, alitandoti. Va coccolato per il ripieno cremoso di cioccolata. Va “cucchiaiato” per la Nutella della zuccherosa nudità. Saprò aspettare l’attimo giusto, tu procedi intanto con deliziosi bacetti lì, non fermarti. Un non so che di tuo Tarzan mi rende la tua scimmietta. Altro che età dell’innocenza, basta, Scorsese guida solo una macchinina Innocenti. Dai, “scemotto”, dammi il salsicciotto. “Eleviamoci”.
– Sono uno dell’Ottocento, fammi progredire senza troppi trambusti e scoppi al motore. Ti prometto che ti scoperò come Vin Diesel. Devo delicatamentecarburare il “muscolo”. Con estrema manina da “meccanico” che sa ove toccar per riappiccar il fuoco dell’accensione e delle “ascensioni”.
– Mettimi in moto, sì. anche a modo tuo. Come ti pare e piace. Mi piaci. Godo di questi preliminari sporchi d’”officina”. Ah, che noia il mio ufficio da ragioniera. Oh oh, come sta crescendo. Ora sì che si (s)ragiona.
– Ecco, ecco, si sta “spiaccicando”. Sono eccitato, potrei venire troppo presto perché surriscaldato. Funzionano i termosifoni in questa stanzetta? Chi gestisce il riscaldamento “autonomo?”. Che razza d’amministratore irresponsabile! La gente, sotto la Luna, dopo duri lavori sporchi desidera solo che s’”indurisca” porcello nella prelibatezza delle tenerezze “poorcellana”. Porco D… ! Bestemmio, e mi rendo Satana. Affamami. Sono la tua fiamma del Peccato. Sono russo. Sarai la mia montagna russa? Sopra e sotto, arzigogolati nel vortice delle passioni. Ah, come “vola” e poi scivola vertiginosamente nelle palle fuori dalle orbite. Ah, che splash!

Sì, Condividete e vogliatene tutti, questo è il mio Dracula offerto in sacrificio per Mina.
Che vogliosa. Che vogliettine “matte”.

Nell’orifizio a chi mi s’augurò il mio Male, il dolore al culo sono io.

A parte gli scherzi, “beccatevela”, questa spinge di brutto.
Sì, la bella e il “bestione”, inteso come grande amatore alla King Kong.

Serietà dopo la “cazzatona”, soprattutto per Lei:

http://www.mulhollandlynch.com/?p=119

Il sito delle meraviglie d’un Genius sanguinante.
Esangue, debbo “averla”.

Firmato, appunto, il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Dracula di Bram Stoker (1992)
  2. Di nuovo in gioco (2012)
  3. Terra di confine – Open Range (2003)    Alla Casa Bianca, c’è un Bob che ama la nera col suo neo

Siamo tutti “mostri” di noi stessi, per gli altri o nell’altro(ve)


20 Oct

 

E non c’è mai il due senza il tre, dunque il terzo.
Sì, un bel terzetto di libri, ah, il bibliotecario della Rizzoli ce l’ha ben ritto quando “spazzola” i “capelli” alle mie copertine, le spolvera anche quando fuori piove e lui indossa lo spolverino.

Sì, l’anno scorso mi cimentai con una (re)visione del “Frankenstein” di Mary Shelley, questo Prometeo moderno molto “meteorologico”.

È vero, Prometeo “plasmò” l’Uomo, ma la Shelley lo “degenerò” in una creazione-creatura tutta sua, personalissima.
Come il mio libro, ispirato più al film omonimo di Kenneth Branagh che alle fantasie adolescenziali della poco “educanda” Mary.

Che ricordo ho di quel film, “denirizzato” nel suo miglior 1994?
Ah, mi sfuggì al cinema, lo “rinvenni” comperandolo in VHS, e me lo trangugiai di buona lena in una timida mattinella uggiosa.
M’appassionò fin da subito, questo Bardo muscoloso che vien sventrato dalla morte “ingiusta” della madre, che studia indefesso “kilometri” di Cultura, tanto da esserne divorato, rubarsi la vita e decidere d’offrire un’opportunità in più, sacrilego, a un “eroe” da Lui designato, anzi disegnato. Un Bob De Niro ancora nel suo neo più nero e “pungente”, fisicamente possente anche sotto “fiumi” di latex.
Spaventevole “mostro” buono che la violenza degli omini, o “ominidi”, renderanno cattivo.

La sua ribellione, com’anche Morando Morandini ben ci “rammenta”, è la reazione di chi si sente respinto, la rabbia furiosa d’una “diversità” che non c’è, la paura oltre i suoi stessi confini che si tramuta in delirio.

 

Se Mary Shelley fu coraggiosa a inventarlo, perché Stefano Falotico doveva temere e spaurirsi, appunto, di reinventarlo?
Con uno Sguardo-occhiolino al Cinema, e qualche (auto)citazione.

 

Il mio Frankenstein…

 

Buttarsi nella lettura di questo romanzo è concedersi un tuffo negli angoli bui dell’animo umano attraverso lo spirito, immutato, di due “mostri” letterari. Un Frankenstein e un Dracula attuali, odierni, come non si sono mai letti. Certo, si corre il rischio di essere riduttivi definendo quest’opera una semplice rivisitazione del romanzo di Mary Shelley: il Frankenstein di Stefano Falotico va ben oltre, ricrea il mito donandogli anima nuova e sentimenti moderni. Giocando con le parole, sfruttando in pieno le potenzialità di un linguaggio ricco di sfaccettature, giostrando le lettere, smuovendo significati, l’autore crea di nuovo il personaggio e la sua storia. Il risultato è un romanzo che ha il ritmo musicale della poesia e una poesia che acquista lo spessore del romanzo; la stessa suggestione accompagna anche il breve racconto che precede Frankenstein, un Dracula che si fa leggere con gli occhi di oggi. Eppure il fascino e lo spessore dei due “eroi” rimane estremamente fedele all’originale. Uno stile innovativo per due miti letterari, un mix che lascia aperte mille porte all’interpretazione, affidando al lettore un ruolo di assoluto protagonismo.

 

Quanto “orrore” filtrato, e non, c’è in quest’opera maestosa, sì, m’insuperbisco perché “mi vale”.
Persino un Dracula furbetto & birichino.
Memore, forse, d’un altro maestro delle mie letture “infantili” o forse già nell’altro(ve) ancestrale.
Decisi anche di filmar “neri” estratti…

 

 

(Stefano Falotico)

Genius-Pop

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