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Francis Ford Coppola girerà finalmente Megalopolis, James Cameron è un megalomane, il significato di “cartola” e dello sfigato che non sono io…


04 Apr

true lies cameron

 

Pare che abbia letto Francis nel pensiero. Pochi giorni fa, gli ho fatto gli auguri di compleanno anticipati per i suoi ottant’anni che compirà fra poche ore, cioè fra una manciata di giorni. Accennando al suo immane progetto incompiuto, Megalopolis.

Film dal budget pazzesco del quale aveva già realizzato il casting: Paul Newman, prima che morisse, Robert De Niro, Kevin Spacey, Russell Crowe e Nicolas Cage!

Ah ah. Sì, Francis desiderava Nic, suo nipote, anche per il Dracula di Bram Stoker.

Ma Nic, dopo i tre film degli anni ottanta girati con lui, Cotton ClubRusty il selvaggio e Peggy Sue…, voleva farcela da solo. Ma questo non può fargliela manco con la spinta, diciamocela!

Ah, questa è bella. Questa è bellissima! Ah ah. Quindi, da allora in poi non partecipò a nessun film di cotanto zione.

Così nessuno poteva dirgli che era raccomandato. Infatti, gli dicono di peggio. Ah ah.

Ma ora il grande Francisco Coppolone ha detto che, se tutto andrà secondo i piani, girerà questo filmone.

E Cameron invece che sta facendo? Si butta nella sua piscina di monete d’oro come zio Paperone?

No, James uscirà con cinquemila seguiti di Avatar. Sì, James è sempre stato famoso per essere uno spendaccione.

Anch’io spendo e spando. Ma a breve sarò sotto un ponte perché, nonostante le mie fatiche da duro alla Terminator, nonostante il mio gigantismo da Titanic, non recupero mai le spese.

Sì, i soldi servono.

Di soldi abbisogniamo, fratelli belli. Senza soldi, più che Terminator, la vedo sinceramente terminata.

Allora la tua vita diventa come quella di Schwarzenegger, sì, quello però True Lies.

Scrivi cinquemila libri e la gente pensa: ah, questo è miliardario.

E devi celare invero la verità.

No, non ho niente da nascondere. Al massimo, in casa mia potrete trovare qualche film erotico con spogliarelli come quello mitico di Jamie Lee Curtis, diciamo, ma non ho scheletri nell’armadio.

Tutt’al più, volendo, ho un armadietto pieno di vestiti che non mi stanno.

Sì, sto di nuovo dimagrendo e assumendo sembianze scheletriche.

Tutti questi vestiti large, già, che indossavo quando mi ero appesantito, posso regalarli a Francisco.

Per questo mio dono, elargitogli in maniera disinteressata, Francisco potrebbe darmi una parte nel suo Megalopolis. Un ruolo che mi calzerebbe a pennello.

Sì, un uomo che vive nelle gallerie della metropolitana newyorchese, originario di Bologna e, in preda a farneticazioni illuminanti, talvolta umilianti, domanda a un americano se conosce il significato della parola idiomatica cartola.

– Do you know what means CARTOLA?

– CARTOLLAT? What?

. No, not cartoleria, no gokart. Understand? Capisc’?

– Oh, cumpa’, siamo paisà! Sto a Brooklyn, Broccolino, sono italiano verace come Toto Cutugno.

Parla come mangi gli spaghetti!

– Ah, potevi dirlo subito, cap’ de cazz’. Insomma, sai che significa cartola?

– No, sono pugliese.

– Mah, io non l’ho mai capito. La gente a Bologna vede un vecchio video con Jim Morrison e dice… però, aveva la cartola questo qui.

Cartola dunque assume il significato di persona carismatica.

Eppure, la gente va pure al bar, vede un ubriaco marcio, fradicissimo col fisico di Schwarzy ed esclama:

– Oh, sarà pure un ubriacon’ ma ha la cartola!

 

Mah.

Di mio, non sono né un megalomane né un americano a Bologna.

Abito nel capoluogo emiliano ma con la mente sto spesso a Parigi.

Sì, io ho la cartola.

Ah ah.

 

Per farla breve, amici.

Spesso voi sospettate di me e mi spiate. Sì, lo so.

Sappiate che sono io il marpione…

Sì, sono proprio un gigione che vive nell’ombra con tanto di gamba accavallata e si gode lo spettacolo…

Talvolta è piacevole, altre volte siete proprio dei bei porcellini.

Dai, su, andiamo a vedere cosa vi è dentro il salvadanaio di porcellana.

Di mio, non sono uno psichiatra da due soldi, invero da cento ville al mare, non rilascio nessuna parcella per coglionare le persone.

Do perle ai porci e non ho i soldi per dare una perla, nemmeno una collana a quella donna. Ah, quella vuole i gioielli.

Eppur si muove…true lies lee curtis

 

di Stefano Falotico

Gli 80 anni del grande Francis Ford Coppola, i quasi quarant’anni del Genius


29 Mar

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Sì, oramai ci siamo. Il prossimo 7 Aprile, Francis Ford Coppola taglierà il traguardo di ottanta primavere.

Onestamente non indossate benissimo. Visto che, dalle sue ultime foto da me rinvenute, debbo ammettere, un po’ sconcertato, che si è appesantito davvero notevolmente più di quanto, leggermente obeso, fosse già da giovane.

Obeso significa semplicemente sovrappeso, non è un ‘offesa, è una constatazione oggettiva del suo aspetto fisico.

Qui in Italia si fa molta confusione con le parole. Se dici a qualcuno obeso, il “malcapitato” a cui hai rivolto quest’epiteto, ti si scaglia contro, ti s’avventa, oserei dire, con avventatezza. Coprendoti a sua volta degli appellativi peggiori e più infamanti.

Non c’è niente di male, dunque, a definire obeso il signor Francis Ford.

Il suo aspetto esteriore, diciamo, non è mai stato propriamente quello di un modello di Dolce & Gabbana.

E quindi?

Io nutro invece stima immane per quest’uomo dall’eleganza inaudita, un regista sempre finissimo anche quando s’è cimentato con film violentissimi come il suo epocale Il padrino.

Film che, in men che non si dica, oltre a fregiarlo di Oscar a iosa, con tanto di seguito egualmente oscarizzato, l’ha elevato di colpo fra i maestri quando, prima di allora, veniva solamente considerato un buon regista e uno sceneggiatore dal discreto intuito.

Il padrino fu un colpo colossale, un colossal enorme che avrebbe generato, in maniera seminale e sesquipedale, tutta una serie di film “mafiosi” e gangsteristici emulatori del suo stile. Più o meno riusciti, variazioni sul tema dimenticabili o geniali rielaborazioni scorsesiane come Quei bravi ragazzi.

E chiariamoci una volta per tutte. C’è una profonda differenza tra Goodfellas e The Godfather.

Quest’ultimo è incentrato sulla genesi della famiglia mafiosa più potente del mondo, i Corleone. Dunque, per quanto esecrabile e orrenda, la “famigghia” (come diceva Marlon Brando) che stava al vertice piramidale della scala gerarchica di Cosa Nostra.

Quei bravi ragazzi invece è un amarissimo divertissement, guascone, irriverente, molto divertente, geniale e forse persino uno studio antropologico della mentalità e degli ambienti criminosi.

Ma parliamo della piccola manovalanza del crimine per antonomasia. Di teppistelli da quattro soldi asserviti a poteri molto più forti.

Parliamo di “buffoni” come il Tommy di Joe Pesci e del “playboy” dei poveri Ray Liotta. E di un De Niro/Jimmy lontano anni luce dal suo spettrale Don Vito.

Fra l’altro, Joe Pesci in questo film di cognome fa DeVito. Ah ah. Sì, come il tutt’ora in vita ex cantante dei Four Seasons e il bassotto Danny DeVito de L’uomo della pioggia.

Per caso, quando avete visto il trailer di Jersey Boys di Clint Eastwood, vi è venuto alla mente Goodfellas?

Ecco, ora sapete perché.

Detto ciò, eh eh, Il padrino e Quei bravi ragazzi sono due film completamente diversi l’uno dall’altro.

Lasciando stare invece DeVito, in C’era una volta in America di Sergio Leone, be’, sappiamo tutti che il protagonista è stato De Niro.

Anche nel caso dell’opera magna di Leone, il paragone col Padrino però non c’azzecca per nulla, tanto per dirla all’Antonio/Tonino Di Pietro.

Eppure, a ben vedere, tutto il Cinema del mitico Coppola… sì, del Coppola, non della coppola, famoso berretto da mafiosetti ben diverso dalle pellicole minimalistiche di Sofia, uh uh, dicevo… tutto il Cinema di Coppola è una Once Upon a Time in America. Una continua, eccezionale, infinita rielaborazione proustiana sul tempo perduto.

Cos’è Apocalypse Now infatti? Col pretesto del film bellico, di guerra, Coppola aveva elaborato un incubo a occhi aperti sui sogni smarriti di una generazione di americani distrutti dal Vietnam.

E non sto scherzando quando qui ora affermo che Kurtz altri non è altri che Cobain Kurt se l’ex leader dei Nirvana non si fosse suicidato.

Questa sarebbe stata la sua fine. Nella giungla delle sue ossessioni, della sua totale perdizione, ai piedi d’un fiume biblico e profetico, messianica incarnazione-mystic river della sua impossibile salvazione irraggiungibile.

Un asceta maledetto, un buddista nichilista, un uomo oramai totalmente congiunto al(la) this is the end del suo fratello “gemello” Jim Morrison in un continuum spazio-tempo rigeneratosi non solo in maniera rock. Un grunge man che, se fosse sopravvissuto, oggigiorno… nell’era edonistica d’Instagram, avrebbe preferito fare l’eremita nella sua isola selvaggia da Dr. Moreau.

Puro pasto nudo d’un musicista annichilito dai tempi bui di questa modernità che ha cancellato ogni poesia jazz, ogni Cotton Club.

Un ex Rusty il selvaggio, un ragazzo della 56ª strada a cui dedicherebbero retrospettive televisive introdotte dalla super malinconica colonna sonora di Carmine Coppola.

Sì, la sua storica ex Courtney Love chi è, ora come ora, se non Kathleen Turner di Peggy Sue si è sposata?

Una pazzerella che disdegnava tutti i ragazzi seri, i secchioni, i timidoni e ha avuto una cotta bestiale per lo “scemo del villaggio”.

Per il suo Elvis, per il suo Cuore selvaggio. Per il suo Charlie/Nicolas Cage col ciuffo da banana, per il suo biondino, un amante da Love Me Tender, un amico da Come As You Are.

Che film, ragazzi. Peggy Sue…

La prima volta che lo vidi, sì, sarà stato nel 2001. Alla fine del film mi commossi.

Che splendida storia. E lei si risveglia dal coma. Attorno a lei tutti i suoi parenti. Ma soprattutto il più grande Nicolas Cage degli anni ottanta.

È stato bravissimo, qui, Nic. Ha recitato come un cane da nipote raccomandatissimo, appunto, da suo zio. Ma ci ha messo l’anima.

Guarda la sua donna, è stato un miracolo, la sua donna, quella che per lui sarà sempre sino alla morte Peggy Sue, quella ragazza un po’ matta che gli ha fatto perdere la testa. Rimane immobile con le lacrime agli occhi.

Pare che le sussurri… siamo ancora tutti vivi, Peggy, più vecchi, più tristi, non siamo più quegli adolescenti cretini, quei nerd stolti. Io non sono diventato quello che volevo essere. Vendo solo lavatrici. Alcuni sono morti, quel ragazzo invece che era innamorato di te, quel genietto occhialuto, morirà e non verrà ricordato come Einstein.

È andata male a tutti noi. Ma siamo vivi.

È stato tutto un sogno. Magnifico. Un sogno lungo un giorno.

Quanto mi ha fatto piangere Peggy Sue…

Quanto ancora vorrei superare le barriere del tempo e rinascere come Dracula di Bram Stoker.

Eppure, devo essere realista. L’amore della mia vita è oggi sposata con uno stronzo.

Sono spesso solo nei mei giardini di pietra…

Sogno un’altra giovinezza e un ultimo sogno “pazzo” come Tucker.

Ma che posso fare? Ricominciare daccapo?

Ah, farei la figura di Jack.

Pensate che nella mia vita mi son/ho pure dovuto subire falsità sulla mia persona.

Io non ho mai delirato su nessuno. Ero solo molto incazzato. Non sono certamente Gene Hackman de La conversazione.

Al massimo, posso essere Edgar Allan Poe di Twixt. Anche se al Twix ho sempre preferito il Mars e a Marte un rapporto venereo.

Sì, sto coi piedi per terra, io. Sì. E se invece mi sposavo con l’amore della mia vita e lei mi trasmetteva qualche malattia venerea?

Già. È stata sempre bellissima. E già all’epoca sapevo che andava con tutti.

Che vi devo dire?

Probabilmente sono l’incarnazione della prima sceneggiatura di rilievo di Francis Ford Coppola, Il grande Gatsby.

Non giudicate la mia vita così come io non giudico la vostra:

ogni volta che ti sentirai di criticare qualcuno, ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i tuoi stessi vantaggi.

Ce la vogliamo dire?

E diciamocela!

Francis Ford Coppola è un Genius!

Già, ieri pomeriggio son stato dal cardiologo:

– Falotico, non andiamo molto bene, sa?

– Ho problemi al cuore?

– No, il cuore è a posto. Lei innanzitutto deve fumare meno sigarette, respirare di più, dare più ampio respiro alla sua vita.

Sennò, potrebbero accentuarsi i problemi. Chiusure non solo alle arterie, al sangue delle vene, bensì claustrofobie all’anima.

Lei è troppo sentimentale. E, ogni volta che riceve una delusione, si soffoca.

– Quindi il problema è solo questo?

– Sì, le ho fatto anche l’elettroencefalogramma. La testa va benissimo. Anzi, va troppo bene. Dovrebbe avere una testa più semplice. È molto cerebrale. Non stia sempre a rimuginare.

Se ne fotta.

– Ma sono un sentimentale.

– Anche questo è vero. Lei è un uomo da Megalopolis, il più grande dream mai realizzato della storia di tutti i temp(l)i.

Sa che le dico? Lei mi è molto simpatico.

– Grazie, dottore.

– Ce lo spariamo assieme, quando uscirà, il nuovo film di Sofia?

– Ci sarà ancora una volta Bill Murray.

– Eh sì.

 

Insomma, Francis Ford Coppola è un genio strabiliante.

Quando incontri uno così, tutti gli altri rimangono in mutande.

Con la sua poesia, i suoi sogni, la sua immaginazione, la sua forza distrugge in un nanosecondo tutti i nani.

Perché è un gigante!

Uno davvero emozionante!

 

di Stefano Falotico

Attori bolliti: Nicolas Cage, stacanovista, versatile, odiato e bistrattato


18 Jun

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Ebbene, come non potevo andare a parare sul bollito e soffritto per antonomasia, su Nicolas Cage, ovvero Nicolas Kim Coppola nato a Long Beach nel 1964 e nipote conclamato di Francis Ford Coppola?

Eh sì, Nic d’altronde non ha mai nascosto la sua immensa raccomandazione, come si suol dire, e infatti è stato co-protagonista, praticamente esordiente, di ben tre opere del Maestro e regista de Il Padrino e Apocalypse Now. Ovvero i bellissimi Rusty il selvaggio, Cotton Club e Peggy Sue si è sposata, tre meravigliose pellicole a mio avviso memorabili. E quindi è il folle interprete assieme a Holly Hunter di uno dei primissimi film dei terribili fratelli Coen, Arizona Junior. E prima dell’epocale Palma d’oro a Cannes, e il suo Sailor lynchiano di Cuore selvaggio, Cage è stato anche un “nosferatu” sui generis nel sottovalutato Stress da vampiro. E quindi è tutto un succedersi di ruoli su ruoli, fra sue performance oscene come nel tremendo softcore Zandalee, e brillanti ruoli un po’ insulsi in tutta una serie di commediole come Mi gioco la moglie a Las Vegas o Cara, insopportabile Tess. Ed è proprio con un altro film girato nella città dell’azzardo e del vizio, Via da Las Vegas, che Cage un po’ a sorpresa vince fenomenale il suo Oscar, tanto contestato e forse immeritato. Ma l’Oscar a soli trentatré anni lo consacra e gl’illumina il cammino, tanto che prima della fine degli anni novanta non sta fermo un attimo, e interpreta un po’ di tutto, incrociando autori di risma come John Woo, Brian De Palma e Martin Scorsese. Guadagna un’altra nomination con Il ladro di orchidee e va vicinissimo a un’altra candidatura col suo ruolo di gaglioffo e ladruncolo da strapazzo, maniaco-compulsivo ma di gran cuore ne Il genio della truffa di Ridley Scott. Stacanovista, versatile, odiato e bistrattato da una nutritissima schiera tantissimi detrattori, lui instancabilmente macina un ruolo dopo l’altro e non si placa un istante. Tanto da finire sulla bocca di tutti. Buona parte del pubblico lo adora, altri decisamente no, ritengono la sua recitazione iper-caricata, overacting come si dice in gergo, esagitata, quasi “cibernetica” e folcloristica. Ma questa è la sua caratteristica. Prendere o lasciare.

Al che, Nic Cage s’indebita, sperpera un patrimonio in spese folli, gli autori importanti via via si dimenticano di lui e ora gira 5 o 6 film all’anno. Ma tutta robaccia da quattro soldi. Film che a stento vengono distribuiti al cinema, girati in tempi limitatissimi, sciatti e maldestri.

Vi basterà andare su IMDb per notare che sta girando come un ossesso, ha sei pellicole pronte per quest’anno e altre già in preparazione.

Ma, ripeto, film assurdi e perlopiù impresentabili.

 

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Vlad the Impaler


19 May

Mortuario enigma dei miei ludici santuari a stigmate lucide

Stefano Falotico, il poeta per eccellenza, da regista si filma nel recitare il suo splendido componimento, di prossima pubblicazione, decadente nella sopraffina ironia a lingua forbita.

Opera a opera di sue (gira)volte, coperta da un copyright oltre la SIAE.

Volteggiai in epoche remote entro endovene traspiranti di solforiche nitidezze, ad arzigogolo anch’anestetico delle siringhe pensatrici inalate dal mio fumarvela con nostalgie meditabonde nel tenermi saldo in questo Mondo.
M’adorai e mi doro ancora, non dormo quasi mai e, sebben chiuda gli occhi, udii nel tempo già trapassato del Futuro prossimo un’avventura in prossimità del mio sbandare sollazzante in gradevole “lestofante”.
Con qual cortesia, vi rinfaccio la mia eutanasia!
Ah, cavalcai tanti fantini e li montai in sella per “assolarmi” nelle vertebre d’una Notte mai terminata, in quanto terminale del mio tremendo raggelarvi. Fratture composte a bloccarvi, miei impostori.
Lo so, nutrite esagerata sfrontatezza nei riguardi di ciò che concerne il mio sciolto cervo, fresco in serali boschi nei cui meandri m’accheto per assopirvi a satirico inculcarvi quel che (non) sono e giammai sarò, in quanto camaleonte d’aspetto leonino oggi e domani ad aspettarti come una tigre per sbranarmi indomito. Sì, me stesso, ché non si dolga ai vagiti dei vaghi vostri umori volubili ma sia volere del mio e solo Piacere p(i)uma.

Mie scimmie!
Per quanto resisterete, prima di crollare macerati di fronte alle vostre ignobili danze? Sì, danza, sempre si perpetua e ti sfianca quando credi di credere alla “creta” del tuo corpo “piacente” o forse solo un criceto. Come un topino, scappi via, car bambino coi tuoi barboncini.
Ah, ti spiai per anni, ed espierai proprio nel respirar tuo “piaciuto”.
Cornuto, il Diavolo sono Io, quando provasti a provarmi?, Ah, incornato ne sei coronarie. Le mie corone di spine sono immani corridori delle emozioni, fra ossa, sangue ed entrarti, mia Donna frantumante.

Non affrangerai l’Altezza delle grandezze addolorate! Piangendo, svelai il mio visibilio dell’invisibilissimo, prim’inviso tuo, sorriso vanesio. Ah ah!
Tu, invece, povere ceneri di chimera, sempre a riempirti la bocca della parola “amore”, alla quale riconosco solo uno “sterzarla” nello sterile fotterla d’eternissima vederla in sé nostro insinuandoci. Indemoniati noi siamo nel vostro mai sarete.
Mai salendo, ascenderete!
La Donna, per me, è un tutt’uno col “forbito” essermi liberato dalle gelosie che vi perseguitano, e n’accovaccio il seno sventolante a suggerlo in sfregi miei dilettevoli con Lei come io desidero e “osceno” voglio, voglio senz’ossequi e mendace corteggiar solo l’autentica levigatezza della sua figa assoluta e morsicante in catarsi del nostro oltre incarnato.
Le catene dei puri son veli(eri) di com’ero ieri e, anni or sono, sarò di nuovo valoroso.

Ella che asperse i colori della noia a mie baldorie, coriandoli d’orgasmi e irriderci costanti, aitante io Dracula il vampiro fra le mannaie ammainate e tu, Mina, dai denti a leccarci supini.
Suderai a mio disprezzo (ri)volto in tragico eliderli all’eclissi dell’anima mia nell’aprirci incantati di frenesia.
“Ebefrenia” in te ferina e ormoni di mio ferro fortificato negli amplessi dalla lieta litania.
Scopati in me, sì Mina, e dondola quando, legato nella camera da letto della mia dimora, morissima accenderai il bruno liquore del mio strapparti il Cuore.

L’armata è qui, e ora battaglierà a distruttiva spietatezza di fuoco.
Deponete le armi, Dracula non placaste e, vincendovi, v’è sempre più vicino.
Bacini a “vossignoria” e inchiostri neri a vostro incubo sereno.

Firmato Dracula,
il Signore del veleno

 

 

Mezzanotte brillantina


04 Dec

Sì, “soffro” d’una doppia personalità. Da Jekyll e Hide? No, sono solo un Dracula spiritosello stasera e, di recensione, molto seria da Dottore

Fratelli della congrega, ove c’è una grotta, ci son io che “aggrotto” e gratto “quelle” rubate dagli attici dei commendatori, io le “imbretello” e ci do “sbracato”, mentre mi sbranano come Gary Oldman più coppoliano e “scappellato”. Sì, in quel capolavoro, Egli veste “a tiro” nella Londra puritana e borghese, ma ha un occhio già infilato, bestialmente, per una Winona da inguainare ancora nel suo “altare”. Non è un puttaniere, ma uno che, dopo anni d’autoesilio, soprattutto al suo bel usignoletto, vorrebbe solo un po’ “rastrellarla” di “pipistrello”.

Ah, Dracula è Uomo vero, ritornò per inquadrare di Cinematografo, mettendo a soqquadro le perizie di coloro che, già, periti, non furon pii col suo pisellino.
Segregandolo nell’urna. Sì, Dracula, come la reliquia di San Gennaro, dissanguò tali delinquenti e tirò fuori le unghie, leccando di lingua i suoi artigli. Basta con le tenaglie, è ora d’attanagliarle tutte. Seppellendoli di bugie. Il licantropo è per le donne “tropicale” di “Calippo”.
Ecco che allora, dal nero insondabile e cimiteriale, Dracula risorse e ringiovanì nello stupore generale.
I medici “legali” provarono a dargli la caccia, ma li prese a calci, fucilandoli di Sguardo “semifreddo-transiberiano-transilvanico” che non s’arrese a chi volle castigarlo nella bara, o peggio al bar assieme alle “mosche”. Sì, Egli nella sua dimora usò lo spray contro tali insetti, e si gustò ancora il seno esasperante, brillante e “lillissimo” della Ryder, succhiando tutti i Johnny Depp dolcetti che se “la” tatuarono senza ritegno.

Dialogo sessuale fra Winona e Gary:

– Mordimi il collo, poi te lo acchiappo di capitomboli e capriole. Useremo anche l’olio. Voglio che tu sia il mio capriolo. Che pelliccia, accaldami.
– Con calma, cara. Fui ibernato, va disgelato senza leccar troppo. Eppure le tue pesche odoran di fragola per colpi “fragranti”. Son ancora un po’ “merlo” ed ermellino. Ma birichino…
– Sei un po’ una frana. Ma non frenarti. Spingendo di rosso rabbia, noto che la Notte potrebbe inondarci. Ma ti sto aiutando, alitandoti. Va coccolato per il ripieno cremoso di cioccolata. Va “cucchiaiato” per la Nutella della zuccherosa nudità. Saprò aspettare l’attimo giusto, tu procedi intanto con deliziosi bacetti lì, non fermarti. Un non so che di tuo Tarzan mi rende la tua scimmietta. Altro che età dell’innocenza, basta, Scorsese guida solo una macchinina Innocenti. Dai, “scemotto”, dammi il salsicciotto. “Eleviamoci”.
– Sono uno dell’Ottocento, fammi progredire senza troppi trambusti e scoppi al motore. Ti prometto che ti scoperò come Vin Diesel. Devo delicatamentecarburare il “muscolo”. Con estrema manina da “meccanico” che sa ove toccar per riappiccar il fuoco dell’accensione e delle “ascensioni”.
– Mettimi in moto, sì. anche a modo tuo. Come ti pare e piace. Mi piaci. Godo di questi preliminari sporchi d’”officina”. Ah, che noia il mio ufficio da ragioniera. Oh oh, come sta crescendo. Ora sì che si (s)ragiona.
– Ecco, ecco, si sta “spiaccicando”. Sono eccitato, potrei venire troppo presto perché surriscaldato. Funzionano i termosifoni in questa stanzetta? Chi gestisce il riscaldamento “autonomo?”. Che razza d’amministratore irresponsabile! La gente, sotto la Luna, dopo duri lavori sporchi desidera solo che s’”indurisca” porcello nella prelibatezza delle tenerezze “poorcellana”. Porco D… ! Bestemmio, e mi rendo Satana. Affamami. Sono la tua fiamma del Peccato. Sono russo. Sarai la mia montagna russa? Sopra e sotto, arzigogolati nel vortice delle passioni. Ah, come “vola” e poi scivola vertiginosamente nelle palle fuori dalle orbite. Ah, che splash!

Sì, Condividete e vogliatene tutti, questo è il mio Dracula offerto in sacrificio per Mina.
Che vogliosa. Che vogliettine “matte”.

Nell’orifizio a chi mi s’augurò il mio Male, il dolore al culo sono io.

A parte gli scherzi, “beccatevela”, questa spinge di brutto.
Sì, la bella e il “bestione”, inteso come grande amatore alla King Kong.

Serietà dopo la “cazzatona”, soprattutto per Lei:

http://www.mulhollandlynch.com/?p=119

Il sito delle meraviglie d’un Genius sanguinante.
Esangue, debbo “averla”.

Firmato, appunto, il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Dracula di Bram Stoker (1992)
  2. Di nuovo in gioco (2012)
  3. Terra di confine – Open Range (2003)    Alla Casa Bianca, c’è un Bob che ama la nera col suo neo

Il “Pinocchio” di Tim Burton


17 Nov

Fra i miei innumerevoli scritti ancora editi, che presto saran editati, ce n’è uno “inerente” sulla favolona di Collodi, filtrata dai miei occhi. Ora, mio finocchio, io ho il “bernoccolo”, lei è solo un becchino

Mi dissipai, il mio naso s’allungò ma il mio uccello no, perché ebbe le 

  • Il cattivo tenente (1992)
  • Il sentiero del pino solitario (1936)
  • Bentornato Pinocchio (2007)
  • “Apocalypse Now” – Recensione


    25 Oct

    Apocalypse Now

    Agli albori “boreali” delle isole perdute

     

    Epoca avveniristica, di stramberie folli, ove un “manipolo” di uomini, non assoldati al Sistema, si riuniva e imbastiva “schegge” violente all’anima, nel “nubifragio” irto e inerpicatissimo di lor “meteora” rifrangente delle rabbie, nel grido arso di pelle loro “squamata”, squali verecondi nella pulsione avanguardistica di chi non combatteva in trincea. Semmai sdraiato a letto, già “sradicato” dentro, un Coppola di titanica ambizione, che scoccò famelico in piedi, azzannando il pacato crepuscolo d’anni 70 addolorati dagli sfregi “irrimarginabili” della guerra in Vietnam.

    Un anno dopo Il cacciatore, un Cimino universale che, greve e cinereissimo, incendiante e “ossidrico” d’ossidati cuori bruciati, “sdilinquì” laconico nella magniloquenza emozionale d’un capolavoro innervato e spezzato nelle già fragili ossa di romantici sognatori uomini estirpati proprio dall’insanabile stirpe delle belligeranze “ludiche” di un’America scellerata che diede fuoco alla vena lucente delle loro temerarie, limpide e immacolate coscienze. Purezza estinta nella brace dei carnefici a spegnerli e dissanguarli, spellarli e indelebilmente graffiarli nell’amore (in)tagliato del macello armato a cuori per sempre infranti.

    La versione della “sporcizia”, secondo un maestoso Coppola, a dilaniar se stesso e noi negli incubi allucinanti, avvinghianti dell’anfratto mostruoso, “a occhi aperti”, a sventrar il ventre della Notte, spruzzandola d’una orrida avventura lisergica e insuperbita nella “benzina” drogata, visceralmente agghiacciante, da brividi a pelle, Francis-“Storaro-saturo” immerso nei neri splendori d’una giungla “incontaminata”, a passo “tenero” e tenebroso fra le min(ier)e del lungimirante, allarmante Conrad grandioso d’esoterico ammonirci, con “irriguardosa” profezia, dalle imminenti, millenaristiche rivelazioni. Dell’animal “uomo” raschiato nei suoi floridi teschi alle incandescenze, ladro del tesoro alla Bellezza e alla primordiale, innocente Natura, incenerita di polvere da sparo, dalle esplosioni irredente e radenti dei pagani sacrifizi carnali, immolato all’inarrestabilità spaventosa della folle onnipotenza. Aberrazione da vasi di Pandora “sparpagliati” di detonazione da Pianeta delle scimmie.
    Sulla “riva” dell’orrore già end della distruzione “atomica”.

    Sì, proprio il nichilismo disilluso del Mito, dell’immane Jim Morrison a “inaugurare” il massacro.

    Un piano sequenza lento come lo scalpitio del terrore che c’infiammerà chirurgico, virale nei bagliori di scure nostre iridi fulminate e turbate a librar fetali e letali, micidiali e assassine sul lavico, battesimale “ralenti” dinamitardo del viaggio.
    Quindi, le pale afose d’un ventilatore “abbrustolito” nella panoramica ossessiva, ritmicamente distrutt(iv)a d’un Martin Sheen ubriaco, attorcigliato di “liane” veggenti, spasmo ferale dei veleni. Iniettato dalle tenaglie. “Unghie” a roderlo, a spolparlo.
    Una semplice “mission”, rintracciare un disertore eremita. Che vive forse ai confini dell’immaginazione.
    Un metafisico abisso “interminabile” nelle “virilità” già morse, già morte. Fantasmi e apparizioni cristologiche, il dado tratto della Bestia.

    Marlon Brando giganteggia lassù,  non dominabile, oltre il surf, oltre il fiume…
    La divina “resurrezione” delle voragini.

    (Stefano Falotico)

     

     

     

    “The Good Shepherd” – Recensione


    15 Oct

    Un plumbeo capodopera “inarcato” nelle “formazioni” della formalità rattrappita alle forme scultoree delle rapite giovinezze

    Mastodontici echi “acquosi” di malinconia troppo savia per non destare l’indagine, “sciolta” in 25 anni di Storia americana, dalla seconda guerra mondiale all’“esodo” fallimentare dell’anticastrismo, “castratissimo”, della Baia dei porci.
    Narrato come un racconto di formazione di tragedia dell’anima in agguato, “salingeriano” nell’analessi che, “dislessica”, frastaglierà nei “lineari” doppiopetti della CIA, strumento di controllo del Mondo e delle menti non solo “assoldate”.
    Intelligence” offuscata nei riti “carbonari”, società segreta “medioevale”, tenebrosa di Skull and Bones, e tanti scheletri “aleggeranno” nel viaggio “dorato”, d’orgia di tradimenti, complotti, registrazioni, intercettazioni, corna, carni e cadaveri scoperti “disossati” o da “affogare”, metafisiche lealtà tradite, stoico eroe dell’impossibile quietezza del vivere quando “non vivi”, dunque vedi di più.
    “Sepolto” nello spettro d’un Matt Damon laconico, “freddissimo”, impassibile e “inespressivo”, lacerato da dubbi, da “inetta” attitudine all’“adattamento” della selezione “naturale” dei “forti” a protezione della Nazione, delle bandiere, ombra e martirio, “mattino” d’albe “marine”, ardore suo placato da una compostezza d’incognite ad “aggrovigliare” il sorriso, a “sbiancarlo” troppo di “macchia” come tutti i “servi” prodigati alla prostituzione d’ideali troppo teorici, segnati dalla “levigatezza” ingannevole, “finti” di gioco (ir)reale e crudelmente (auto)indagatorio a raggi x per non osservare il lento esacerbarsi, inasprirsi o imbalsamarsi… proprio di sé (com)punti… ni sulle i…

    Produce la Zoetrope di Coppola, non è un caso.
    Dirige De Niro ereditando Frankenheimer e le sue spie. Non è una coincidenza, uno scambio di favori “postumo”.

    C’è la Jolie in “tenuta” triste, ed è una scelta che gela.

    Eric Roth ribalta Forrest Gump in una sceneggiatura che, qui, non è ammansita nel buonismo conciliante.
    Gli scemi pagano, i “grandi” ancora di più perché sanno troppe “cose”…

    Richardson “scheggia” fotografica, “impermeabilizzata” in un’altra tragedia (non) annunciata, vibrante, “impiccata” nello strazio d’un Damon dal vagito d’“inchiostri neri” del Cuore, anche nella sua felicità “toccata in volo”.

    (Stefano Falotico)

    Tre libri che dovreste leggere prima della profezia di Maya Hills


    29 Jul

     

    Sì, quella civiltà fu “apocalyptica“, quasi quanto un Coppola leggendario, che impiegò degli anni per smaltire l’insormontabile fatica d’un capolavoro assoluto, ma “lavoraccio” durato interminabili mesi e un culo pazzesco di “riprese”, anche in senso lato.
    Fidatevi, meglio la “caramellina” balsamica di “Lei”, piuttosto che l’eucalipto(lo).

    Poiché, “salin” salendo, Lei va sempre più piluccando “captandolo” al Capitano…
    La “famosa” capitaneria di “porco”

     

    Nella mia libreria, scorro libri che l’umano medio, con alluce “di traverso”, non leggerà mai.
    Da qui, la mia acuita genialità che spazia da un film dei Marx, dal Mars “scioglievolissimo” per amplessi al Twix, da un Wahlberg Mark a un “marcamento a zona”, senza “marchette”, a una Donna di nome “Marcantonia“, “composto” alla Marlon Brando di Marcella + Antonio, uomo “tutto d’un pezzo”:
    Sì, “pezzato”.

     

    La mia professione è di attraversare frontiere. Quelle strisce di terra di nessuno fra due posti di controllo sembrano sempre zone piene di promesse: la possibilità di nuove vite, nuovi profumi, nuovi affetti. Ma al tempo stesso scatenano in me un disagio che non riesco a reprimere. Mentre i doganieri rovistano fra le mie valigie, sento che tentato di aprire la mia mente, alla ricerca di un contrabbando di sogni e di memorie proibite. Però c’è anche uno strano piacere nell’essere messo a nudo, e questo è ciò che può aver fatto di me un turista di professione. Mi guadagno da vivere scrivendo dei miei viaggi, ma mi rendo conto che questo è poco più di un travestimento. In realtà i miei bagagli non sono quasi mai chiusi a chiave, come se non vedessero l’ora di essere aperti.

    Questa è “musica” per le mie orecchie “visivo-emozionali”, un ballo per rinfrescar i neuroni, insomma un Ballard d’annata, meglio dell'”ottima” d’un Ridley Scott poco fantascientifico ma di Cotillard già da “sbaciucchiar” tutta.
    Sì, nella “botte piccola” c’è il vino di “botta!”. Pienissima!
    Marion eccita i “maroni”.

    Ecco cosa succede quando un Uomo, “pulcino” come me, scavalcò la linea d’ombra.
    Che Lei ti chiarì il dubbio fra le mutande.

    Sì, la mia casa è una biblioteca babilonese, trovate romanzi “inaspettati”, e il mio cervello, sconvolto da quest’ipertrofia, si sta “surriscaldando” in mezzo a “signore” che amano la mia “raffinatezza”.

    Firmato il Genius
    (Stefano Falotico)

    1. Apocalypse Now (1979)
      C’è anche un’altra versione con Tim Roth e John Malkovich.
      Il problema è che il film non sarebbe poi neanche male ma, in confronto a cotanto ben di Dio, ci pare uno spazz(ol)ino.
    2. Un’ottima annata (2006)
      Eh ci credo, quando un Russell incontra una “rossa” così, la faccia d’angioletto diventa “dannatissima”.
    3. Strange Days (1995)
      Dite a Battiato che, paragonato a me, la sua musica è da “educatore”.
    4. Apocalypto (2006)
      Quando Mel Gibson comprese di essere un alcolista, tornò indietro nel Tempo delle “scimmie”.
      Distopico.
    5. L’attimo fuggente (1989)
      Sì, ma ci vuole anche l’istante “ficcante”.

    Batman alato e “armato” di “rubin” atrocità


    22 Jul

     

    Nell’anima della montagna, nei bagliori boreali della neve, le artiche viscere echeggiaron d’arcana, efferatissima, cruenta e “barbarica” brutalità

    Nel Sol mattutino odierno, in questo diurno “taciturnissimo” che asperse le urne dei vostri cimiteri, un Uomo, di maschere meno camuffate delle vostre buffe abbuffate di menzognera, carnascialesca, agonica “virtuosità”, nelle “irrequietezze” tensive, d’eleganza ferina e implacabile, del suo Cuor scolpito nel “marmo” caparbio delle sue luciferine tenebre, zampillerà, a fior di “pelliccia”, nell’addobbar la festa d’una esangue, pittoresca “vivacità”.

    Il mostro delle “vergini”, “agghindato” di lagrime soffocanti di crematorio rimorso dai mordaci tormenti, dietro la pacata dolcezza dei miei occhi neri, sondò il mio crudo, ludico fiammeggiargli nell’anima sua scorticata d’agghiacciante lama furente.

    Nella sua effigie pura e invincibilissima da ordo draconis, Io, il Conte Vlad, d’eretta, vessillifera vendetta sulle note del “Danubio blu“, “impalerà” i nemici sventolandoli nelle lapidi “commemorative” prostrate, di lor stessa micidial truculenza sanguinosa alle loro assassine, villiche ignoranze, ché saccheggiaron il regno di Cristo con immonda deturpazione.
    Egli, il figlio del Diavolo, Drăculea, ammantato d’alabardata, perlacea, “rosea” furia principesca, dissoterrerà l’ascia di guerra intingendola nelle putride spietatezze bestiali nel suppliziarle d’una supplica a cui, la sua ferocissima ira, non perdonerà le patetiche pietà.

    Parola di Dio.
    (“Vangelo secondo Satana”).

    «Wiener seid froh! Oho, wie so? No so blickt nur um!
    I bitt, warum? Ein Schlimmer des Lichts. Wir seh’n noch nichts,
    Ei, Fasching ist da! Ah so, na ja! Drum trotzet der Zeit,
    O Gott, die Zeit. Der Trübseligkeit. Ah! das wär g’scheidt!
    Was nutzt das Bedauern. Das Trauern. Drum froh und lustig seid»-
    «Viennese sii felice! Oho, perche? Basta guardarsi intorno!
    Vi chiedo, perché? C’è un barlume di luce. Ma non vediamo ancora niente,
    Ah, Carnevale è qui! Ah, bene bene, anzi! Sfidiamo questi tempi,
    Cielo, questa età. Buio della depressione. Ah questa sarebbe la cosa migliore da fare!
    A cosa servono i rimpianti. I lutti. Meglio essere felici e stare allegri».

    «Ehrt das Faschingsrecht, Wenn auch noch so schlecht. Die Finanzen,
    Laßt uns tanzen; Heut zu Tag schwitzt, Wer im Zimmer sitzt,
    So wie der Tänzer-Schwall auf in Ball!».
    «Onora la legge del Carnevale, sono altre le cose cattive. Le finanze,
    Balliamo, in questi giorni si suda, come a stare seduti nella propria camera,
    Come si fa sulla pista affollata durante un ballo!».

    Firmato il Genius
    (Stefano Falotico)

    1.  Rambo (1982)
    2.  Dracula di Bram Stoker (1992)
    3.  Rosemary’s Baby (1968)
    4. Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno (2012)

    Genius-Pop

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