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Siate padroni del vostro delfino, scusate, del vostro destino, siate torvi e corvi
Ho da poco terminato il mio nuovo libro, il seguito de Il diavolo è un giocattolaio.
Del quale, al momento, non posso rivelarvi il titolo. Si tratterà, dunque, di un libro erotico, molto eroico come il precedente, innestato sulle mie modulazioni di frequenza emozionali. Altamente corrosivo, spropositatamente scabroso nel senso migliore della parola. Sì, spingete, ragazzi! Senza vergogna, senza timidezze e pudori inutili.
Un thriller torbido, un’altra storia di patti luciferini in una realtà insipida, grigia e meschina. Un altro volo d’angelo nei meandri della mia anima mai supina ma leggermente volpina. Per sorvolarla, scarnificarla, disossarla, riesumarla e far sì che, dopo tante turpi deturpazioni, in gloria risorga senza più false macchinazioni, senza più crudeltà immonde perpetrate per puro dileggio sfregiante il mio cuore pulsante.
E così nella notte sfreccio col mio volante dopo tante violazioni alla mia vita giammai però stanca. Sempre più battagliera, coraggiosa e intrepida nel navigare marino in tale umanità di bambini che si credono adulti e di adolescenti frenati e multati, mutilati e invalidati dalla severità misera di persone infime da manicomio.
Di criminali nella mia vita ne ho incontrati tanti. Ma i peggiori non sono tanto i criminali veri, quelli che, come dice la parola, commettono crimini e trasgrediscono illegalmente le regole. Mettendo a soqquadro gli ordini prestabiliti. Questi sono personaggi lombrosiani forse geneticamente predisposti al male che, per colpa di tante vicissitudini sbagliate, di cattive frequentazioni, di strani casi del destino sfortunato, son stati perfino costretti, dalle sfavorevoli circostanze, a rinnegare del tutto il bene e a oltraggiare la moralità.
Questi sono poveri disgraziati, diciamocela.
Se non mi credete, guardate l’episodio uno di Mindhunter del grande David Fincher e prendete lezioni dall’insegnante di criminologia.
I criminali veri sono coloro che, invece, commettono abusi, praticano bullismi esasperanti al prossimo dall’alto di chissà quale presunta, bisunta superiorità e ardiscono ad ardere, da nazi-fascisti incurabili, le vite degli altri.
Sì, tutto parte addirittura in tenera età, dalle più basse, triviali, malvagie competizioni scolastiche, dalle ripicche e dalle piccinerie cretine di giovani già trucidatisi nell’anima, avviati alla scontentezza che si finge felice, indirizzati, spesso da genitori stupidamente ambiziosi, verso la capricciosa, suprematista voglia smaniosa di primeggiare, di schiacciare l’altro e soffocarlo nei loro caudini ricatti cani.
Me, no, non m’hanno mai incantato. Si tracannassero loro!
Come quegli idioti, che dio li perdoni, che durante quel periodo tanto follemente adolescenziale, nel suo significato più becero e acerbo, si son presi gioco di quelli che percepivano come deboli e li sodomizzavano psicologicamente, con la prosopopea e dal podio pseudo-cattedratico di crediti formativi e fantomatici bonus culturali che, a livello formalmente istituzionale, attestavano o avrebbero attestato che loro potessero permettersi il lusso di giudicare, con insana protervia e malevola pusillanimità, i propri coetanei.
Adesso, lavoreranno per qualche testata di regime. Prendete a testate queste teste di cazzo.
Ecco allora il Kiefer Sutherland di turno, permettetemi questa metafora cinematografica, che come in Stand by Me troneggiava punk nel far il galletto, il luridissimo figlio di puttana lordo e ludro. Deridendo i nerd, i ragazzini obesi, quelli da lui visti come perdenti nati, come sfigati irrecuperabili.
Nell’esibizione virulenta e vigliaccamente macha d’ogni sua imbecille, distorta visione gretta e violentemente virile della sua nullità esistenziale.
Circola voce che chi fa così lo faccia solo per esorcizzare le sue paure. Quindi, il debole e il malato è lui.
Ne ho conosciuti tanti così. Quei bambagioni che, per via del fatto che frequentavano il Liceo Classico, scuola considerata per ariani e gente migliore, ah ah, che scemenza, trivellavano di offese e ingiuriose calunnie le ragazze tristi e malinconiche, ghignando di gusto sadico.
Che poi… anche questo vecchio, fascista retaggio secondo cui esisterebbero le scuole migliori, sarebbe da abrogare, come dice Giampiero Mughini, io lo aborro!
La scuola è un luogo, sovente comune e anche comunale, parastatale e soprattutto paraculo, di professori altezzosi e annoiati che distillano, con tronfia arroganza, il sapere in Bignami istruttivi che son solo distruttivi. In quanto allineati a precetti vetusti.
E basta con Leopardi, col Foscolo, col Manzoni e la carne di questi manzi. E con quell’edonista del D’Annunzio. Secondo me solo un troione.
Ma sì, lui e la sua fissa per gli aeroplani, i deltaplani. Meglio gli aquiloni. Che non sono gli oggetti volanti vincolati a terra tramite un piccolo filo, bensì è il plurale di aquila maschile in forma accrescitiva.
Ah ah.
I giovani necessitano di Jack Kerouac, di Francis Scott Fitzgerald, di Francis Ford Coppola, di Bukowski, di Edgar Allan Poe, di Lovecraft e pure dei primi capolavori di Stephen King. Prima che anche lui s’appiattisse nel merchandising ripetitivo di sé stesso. Scrivendo tomi strepitosi solo per le loro copertine intriganti, coloratamente attraenti e accattivanti.
Sì, fra trenta libri pubblicati da King negli anni scorsi, se ne salvano al massimo due. Gli altri sono da comprare solamente per le cover.
Ma non state a spendere soldi. Andate su Amazon e cliccate, col tasto destro, sulle rispettive copertine dei suoi ultimi libri davvero brutti, salva immagine con nome. Potete anche stampare ogni image nel formato migliore e farvi l’ingrandimento a mo’ di poster.
La mia vita è stata un errore perfino giudiziario di proporzioni clamorose. Un body horror cronenberghiano.
Ma ogni porcata è stata ripulita dal diluvio universale, da un nubifragio illuminante. Altro che Magnolia e quell’altro pretenzioso primo della classe di Paul Thomas Anderson.
Di cui stimo e apprezzo solo onestamente Il petroliere. There Will Be Blood!
Io non sono come questo matto avaro del Daniel Plainview/Daniel Day-Lewis. Sono come Jim Carrey di A Christmas Carol. Un misantropo che fa finta di odiare l’umanità e fottersene, perciò un misantropo da strapazzo, ed è invero un amante dei bambini, delle feste, delle donne, anche del mio tacchino nel giorno del Ringraziamento.
Io dovrei, quindi, prendere tutti quegli storpi che sino a poco tempo fa telefonavano ai centri di salute mentale perché mi consideravano anormale. E volevano, pretendevano, oserei dire, che mi curassi.
Do loro un consiglio, conigli. Dovreste (ri)vedrevi allo specchio e poi telefonerò io. Non al CSM bensì al vetraio.
Perché, se continuate a vedervi belli e sani, dovete quanto prima aggiustare il riflesso. E soprattutto i vostri fessi.
Andate a farvelo dare ove dico io. Da quando in qua un Falotico deve farsi comandare a bacchetta come Pinocchio da pivelli che me li mangio con l’unghia del mignolo sinistro fratturato? Dico, mi pare che lo scherzaccio sia durato troppo.
E, se io vivo così e vi fa schifo, siete dei bugiardi. Io sono più bello e bravo di voi, so che questo vi fa andare su tutte le furie.
Ma questa è la verità.
Se non ci arrivate, domattina vado a comprarvi i liofilizzati della Plasmon.
Quindi, m’innamorerò anche di una prostituta, se mi va.
A me va sempre.
A te non va.
Per forza, hai sposato un cesso.
Ricordate: se una donna dice che Mickey Rourke di Francesco è una merda d’uomo, bene, telefonate subito al convento più vicino e chiedete di poter parlare con la rettrice. Un posto da monaca di clausura a questa suorina glielo troviamo subito. Un buon pasto caldo…
Se un uomo, invece, dice che Falotico è pazzo, è un malato di mente e gli prescriviamo immediatamente, per direttissima, un TSO.
Così, lo curiamo dalle sue invidie del cazzo.
Detto ciò, succhiatemi Il corvo.
Sì, forse farò la fine di Xander Corvus. Beato lui.
Vivo nella beatitudine, mentre voi nell’insalvabile ebetudine.
Fidatevi, dovete farci l’abitudine. Tanto siete scemi e io non posso farci niente.
di Stefano Falotico
JOHNNY HANDSOME: il fascino à la MICKEY ROURKE
Sì, so che può dispiacere molto la bellezza soprattutto se appaiata all’intelligenza. Perché provoca turbamenti ma soprattutto fa sì che si scatenino invidie animalesche.
L’invidia è una brutta bestia. Specie se associata alla cattiveria e all’ignoranza partorita da gente pettegola e malevola. Capace di nefandezze e colpi bassi imbecilli.
Pensate alla povera Monica Bellucci di Malèna. Che attirò tutti gli sguardi allupati dei maschi arrapati, tirandosi addosso le invidie di ogni comare e delle racchie gelose del paese come nella canzone Bocca di Rosa di Fabrizio De André.
Pensate soprattutto a Mickey Rourke. Un dio. Un uomo dotato di una bellezza luciferina al contempo angelica. Non a caso è stato San Francesco per Liliana Cavani, il santo più ambiguo della storia.
Johnny Favorite in Angel Heart e Johnny il bello.
Essere bellissimi suscita nelle persone, indubbiamente più brutte e meno dotate, pensieri abietti.
Al che la gente, impressionata dal tuo sex appeal mostruoso, rabbrividendo arrabbiatissima, fa di tutto per renderti un mostro nel senso peggiore della parola. Ricattandoti perennemente, domandandoti se puoi permetterti di essere così figo.
Inducendo perfino a vergognarti per lo stupendo fatto innato che madre natura ti abbia regalato il dono raro della venustà assoluta e infinita.
Urlandoti in faccia che dovresti lavorare come un negro e tirartela assai meno.
E perché mai? Ci sono persone superiori. E non solo fisicamente parlando.
Poi ci sono i nani che, non essendo stati graziati dagli angeli nel giorno della loro nascita, sperano in cuor loro che tu possa venir colto da un male impietoso e che ti possano succedere colossali sfighe.
M agli angeli, già solo trasfondendo in questi neonati magnifici il regalo della bellezza divina, si presero gioco diabolicamente di tutti i piccoli diavoli.
Cornificandoli.
Di fronte a uno come Mickey, bisogna solo inchinarsi. Se tale genuflessione viene praticata dalle donne, tanto meglio.
di Stefano Falotico
Buona Pasqua: The Late Night Show with Robert De Niro and Mickey Rourke
Sì, grande interpretazione di Rourke nel film di Liliana Cavani.
Ma io e Rourke, fotogenicamente parlando, siamo tanto simili alle iconografie di San Francesco riportateci nelle tele e nei documenti storico-biblici quanto Salvini nei panni del Redentore.
Insomma, questo qui vi sembra un santo?
Mah.
Comunque, parimenti al Salvatore nostro Signore, non quello de Il nome della rosa, io sono resuscitato. Le Sacre Scritture dicono che sia salito al settimo cielo il terzo giorno.
Di mio, salgo solo al piano quarto, ove abito.
Mi pare però oramai evidente il look miracolistico da Johnny il bello.
O no?
Vi perdono da ogni vostro peccato. Lei, signora, vuole ascendere? Allora, posso spingere sul pulsante rosso?
Sì, la signora con me prende l’ascensore per il Paradiso.
Auguri, amici. Le uova e lo Zucchero salvano dall’anima in depression.
Senti che vibration…
Eh eh, sì, me la rido beffardo come il mitico Bob De Niro.
Un po’ Louis Cyphre e un po’ Johnny Favorite.
Tu, invece, invidioso Giuda, non girarmi questo:
Angel Heart – Ascensore per l’INFERMO.
Sì, mi vedi e capisci al volo che sono veramente di un altro pianeta. Occhi languidamente stellari.
E, gelosissimo, bestemmi.
Io ti assolvo da ogni imprecazione e ora vado a mangiare dolci con la crema…
Uomini, non esistono santi che tengano.
Io sono il più sano. Colui che ha più ano.
Oggi indosso il saio, non ci son più soldi nel salvadanaio.
A differenza, però, di San Francesco, non parlo con gli uccelli, bensì con le passere. Che a loro volta parlano col mio, cioè quello.
Migrando di qua e di là e poi ancor mirando. In quanto merito ogni ammirazione da parte del gentil sesso e soprattutto vado onorato per via del mio carisma oltre ogni possibile adulazione.
Io vengo adulato. Voi non venite e basta.
Stringetevi un segno di pace mentre, coi miei capelli ondulati, forse solo corti così tagliati, ancora me la squaglio. Sì, io sono colui a cui ogni donna non può rifiutare la mia quaglia.
Tu quagli? Tu, in verità, voli basso.
di Stefano Falotico