Posts Tagged ‘Frances McDormand’

I Golden Globe, fest(iv)a(l) delle banalità assortite, ritratto dei confusi tempi moderni, forse solo uno spettacolo per facili quaderni e per premi da mal all’ernia


08 Jan

Netflix+Hosts+Golden+Globes+After+Party+Waldorf+MKE67hFzNHol

THE MAN WHO WASN'T THERE, Frances McDormand, Billy Bob Thornton, 2001, (c) USA Films

THE MAN WHO WASN’T THERE, Frances McDormand, Billy Bob Thornton, 2001, (c) USA Films

Ebbene, mancava all’appuntamento Bob De Niro, che non ha vinto, sconfitto “ai punti” del doppio Ewan McGregor. Ma, col senno di poi, De Niro ha fatto bene a disertare questa manifestazione. Perché, se il motivo da lui addotto è il fatto che è stra-impegnato con le riprese di The Irishman, la verità è che da qualche giorno i bookmakers avevano snobbato il suo nome, e quindi ha preferito defilarsi e lasciare gli onori al bell’inglesino, no, è scozzese, dato all’ultimo per favorito, e infatti come da recentissimi pronostici è stato quest’ultimo ad alzare il Globo. Sia detto, peraltro, che questa categoria crea già confusione di suo. Le possibilità che un attore di un Tv Movie, la cui presenza di minutaggio è oggettivamente ridotta, possa farcela contro chi invece è stato il protagonista di una serie televisiva, che dunque ha avuto più “tempo” per farsi apprezzare e bucare, come si suol dire, lo schermo, sono assai limitate. E infatti come volevasi dimostrare in questa categoria il premio va spesso a chi ha avuto più spazio per esporsi. Ah, l’esibizionismo e le chance nella vita. Questa vita corrosiva, abrasiva, frenetica, ove nel movimentatissimo panta rei bisogna correre per non farsi scoreggiare, no, scoraggiare.

Al che, sovente trionfano i mediocri e, infatti, a fine articolo, farò una stilettata, con tanto di colta citazione, contro tali “vincitori” invero assai discutibili. Pensate che io ho da obiettare anche sulla prova di Gary Oldman. Non l’ho ancora vista, ma mi pare notevolmente sostenuta, tenuta molto in piedi dal trucco, che come sappiamo fa scena e molto performance tipicamente da Oscar! Esigo una prestation en nature. Ah ah, lo so, sono un burlone e mi piace scherzare e travisare il francese a piacimento. Volevo dire che una prova più al naturale mi avrebbe convinto maggiormente. Anche se non voglio sindacare sull’eccellente bravura del signor Oldman. Avrei invece da ridire sulla McDormand. Donna simpaticissima (ma si sa, le donne molto racchie attraggono i nostri “favoritismi” a livello di “stima”, ah ah) ma che pare una versione incazzata della sua zitella di Fargo. Il Fargo dei Coen e non quello del McGregor, che poi sarebbe partito invero col Billy Bob Thornton, l’uomo che non c’era di Frances… ah ah!

Che casino! Sì, tutti a casina a tifare per i Golden Globe, in un anno in cui praticamente i più scontati pronostici sono stati assurdamente rispettati, ogni casa, no cosa, insomma come da programma, nello stile politicamente corretto di un’edizione dimenticabile quanto raggelante in termini d’importanza autoriale. Sì, perché le scelte dei votanti, la stampa estera, non son state del tutto esecrabili, ma hanno mancato appunto d’imprevedibilità e coraggio, premiando chi “andava” premiato e non azzardando di vere sorprese che ci avrebbero svegliato dagli sbadigli che questa trasmissione ci ha “indotto”. Invero, io non ho seguito la diretta, l’ho registrata, saltando “a piè pari” sui momenti salienti.

Sì, ho assistito a persone “living” l’evento, fanzinari della peggior specie, che devono aver equivocato il Cinema, scambiandolo col glamour e confondendo l’Arte con gli striscioni da Stadio. Ma stendiamo su certa gente un velo (im)pietoso.

Direi di concludere con la schietta, chirurgica disamina di Onofri Anton Giulio, come sempre sprezzantemente cinico ma obiettivissimo:

ai Golden Globes è andata in scena stanotte la tragica farsa di un’America ormai votata all’autodistruzione. La macabra messa in scena del nero sul tappeto rosso la dice lunga sul come le ladies vorranno d’ora in poi impostare le loro relazioni con maschi ridotti ad automi scarichi e difettosi, oggetto di ironie tristissime perfino del comico presentatore di turno. Ma più grave è il cinema che ne è uscito vittorioso, finto, artefatto, inerte, e di bassa statura intellettuale, macchinetta per scuotere un pubblico rincoglionito dalle serie tv e ormai del tutto incapace di riconoscere il passo che, per fortuna, proprio in USA qualcuno continua ad avere, guarda caso rimasto senza premi, se non assente dalla competizione. Trump o non Trump, un’America in picchiata libera, che potrebbe trascinare tutto e tutti in un fondo di placentale, addormentata melassa in cui nemmeno ci accorgeremo di essere, come Occidentali, non solo già morti, ma addirittura in avanzato stato di decomposizione. Pronti per essere inghiottiti, e poi gestiti, da civiltà più solide, se non altro per essere rimaste fedeli agli antichi principi di una follia umana fondata sull’ignoranza e sulla paura, che offrivano a chi fosse riuscito ad affrancarsene con lo studio e con l’intelligenza, la possibilità di una libera, autentica, spontanea e incondizionata libertà creatrice.

 

di Stefano Falotico

Venezia 74. Tre manifesti a Ebbing, Missouri e la mia “bruttezza” alla McDormand


06 Sep

Frances+McDormand+Three+Billboards+Outside+KfJf3oU6i0_l

Io non vivo in Missouri ma, dubbioso sulla sua esistenza “tangibile”, sfuggendomi di mano, me “lo” misuro. È lungo in modo proporzionale alla mia volpe. Sì, rossa, esemplare di raro gusto estetico che “sguazza” nell’emisfero boreale del circolo polare artico. Anche se alle volte assomiglio a un fagiano, animale che potrete incontrare nelle superstrade di provincia, a tagliarvi la strada e, nell’incidente a lui mortale, a venir schiacciato su vostre gomme pneumatiche non frenanti la “cacc(i)a” che rappresentate.

Invero, ieri sera, quando il Sole di questo Settembre focoso eppur fosco sdilinquì nel vivo tramonto dei miei sogni di gloria, mangiai una pizza capricciosa, fregandomene delle prime piogge tardo-estive e dunque della variabilità meteo delle quattro stagioni. Poi, bevvi un Gingerino, pensando a Fred Astaire.

Questa McDormand del film di McDonagh è bravissima e merita la nomination all’Oscar e anche un buono-pasto da Mc Donald’s. Il film non l’ho visto ma mi fido dell’unanimità di Critica e pubblico che l’ha osannato. Frances, dunque, ritorna in zona Fargo, anche se non avrei sottovalutato il suo ritratto di donna stanca e anche franca in quel film con De Niro e James Franco, City by the Sea…

A proposito di De Niro, non sono come il suo Alfredo Berlinghieri ma, amareggiato come ad Asbury Park, guardo la vita dalla ringhiera, ringhiando.

Ieri, l’italia di Ventura ha giocato malissimo con Israele, per colpa soprattutto della verruca di Verratti.

In passerella a Venezia ha sfilato quella passerona della Lawrence, che ha presentato uno dei film più brutti della storia del Cinema.

A proposito di bruttezze, la McDormand indubbiamente può concorrere al premio di miglior racchia della Settima Arte, eppur s’incazza e giustamente non incassa.

 

di Stefano Falotico

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