Posts Tagged ‘Frances McDormand’

Essere o non essere, quesito amletico? Meglio essere Falotico, uomo enigmatico, poliedrico, fantasmatico e di ogni verità, data per assodata, eretico. Inoltre, Mereghetti è un falso critico!


18 Jan

Hamlet Branagh

Eh già miei inetti!
In previsione della mia immediata video-recensione sul MACBETH con Denzel Washington e Frances McDormand, vi do questa mia gustosa anticipazione.
Intanto, la mia review (stroncatura impietosa, eh eh) potete leggerla qua, ah ah: https://www.mulhollandlynch.com/?p=11858

Poi, su Daruma View Cinema, pubblicata presto sarà, miei baccalà e quaquaraquà. Voi dovete acculturarvi e non citare soltanto Wikipedia in quanto, così facendo, assomigliate anche a Qui, Quo e Qua che vollero farsi una cultura molto alla buona, leggendo solamente il Manuale delle giovani marmotte. Eh sì, siete perfino dei paperini e commettete molte papere.
Per colpa di tale vostro pressappochismo, la vostra vita andrà presto a put… ne, sì, altresì dette mign… tte. Cioè le veline di Paperissima Sprint, oh oh!

Così sia scritto, così sia fatto, Lui lo ha detto, cioè Ipse Dixit. Lo disse Marco Tullio Cicerone.
Voi amate il Cinema di Marco Tullio Giordana o, sul litorale di Ostia, vicino Roma, fu assassinato Pier Paolo Pasolini a cui Giordano Bruno, no, nel fiume omonimo della Giordania, dicevo!
Scusate, in tale luogo nefasto e fatale, Pasolini fu assassinato per via di un complotto simile a quello narratoci dal grande Bardo in Amleto? Esatto.
E ho detto tutto.
Che ogni furfante sia smascherato, quando il Falò, memore dei cambi di prospettiva/e di Quarto potere, incomincia a parlare e scrivere come Mankievicz, giostrandosi con le parole da maestro impressionante e anche da Cinema espressionista, potete anche sotterrarvi seduta stante.

Ritengo che sia sempre affascinante smascherare la verità in virtù di una mente prodigiosa ove i cattivi, essendo tonti, non avendo mai letto un solo libro di William Shakespeare, parlando per frasi fatte, essendo arretrati, giammai aggiornati, improvvisamente ricevono una notizia scioccante. Cioè il fatto inequivocabile che uno così ha spiazzato tutti in maniera eclatante, struccando ogni pagliaccio da cima a fondo. Cosicché, dalla foschia nebbiosa dei miei ricordi polverosi, ora restauratisi in forma armoniosa, dapprima purtroppo ad appannaggio di gente nel cervello annebbiata, ritrovai una forza disumana. Adesso, è veramente difficile suggestionarmi, impaurirmi e disarcionarmi, usurparmi e di calunnie infangarmi. Questa è la gran sorpresa devastante che i lestofanti si sono meritati. Atroce, punitiva in modo vendicativo dei più feroci e impietosi. Forza, ora andassero a lavare i piatti tali uomini poco creativi, scarsamente deduttivi, assai poco perspicaci, in una parola handicappati totali. Il lavoro normale è per gli uomini normali, cioè giustappunto i minus habentes. Sono troppo giovane per rinunziare ai miei sogni da letterato, adattandomi a una vostra vita da minorati.

 

di Stefano Falotico

 

Alicia Christian Foster, in arte JODIE – Palma d’oro sacrosanta e incontestabile al prossimo Festival di Cannes: breve ritratto fotografico di un’attrice straordinaria


05 Jun

piccolo genio foster panic room jodie foster ombre e nebbia foster

A ragion veduta, considero, reputo e ritengo Jodie Foster la miglior attrice vivente. Lo ribadisco di verbi sinonimi. Avete, per caso, qualcosa in contrario? Ah ah.

Ora, con buona pace delle femministe, no, delle fanatiche di Meryl Streep o di Emma Thompson, Jodie è molto più brava di loro. Insomma, di queste due vecchie galline che al massimo potranno fare buon brodo. Vi accontentate dei tortellini, miei tortelloni come Balanzone? Mah.

Lo so, Meryl ed Emma sono più racchie rispetto a Jodie, dunque le donne amano maggiormente, anzi, simpatizzano per le suddette Streep e Thompson. D’altronde, è più facile per le donne frustrate identificarsi con donne che, dal punto di vista estetico, non possono invidiare. O no? Sbaglio?

Tagliando la testa al toro, sebbene Jodie non sia eterosessuale, io invece lo sono. Dunque, malgrado (perché malgrado? No, no, è un buon atteggiamento) mi piacciano fisicamente, che ne so, faccio per dire (mica tanto) Jennifer Lawrence, Jennifer Lopez, Amy Adams, Angelina Jolie, Kendra Lust, no, scusate, quest’ultima non ha un Oscar ma assomiglia a J. Lo…

Ecco, dicevo, nella mia vita ho sempre eluso questa domanda: qual è la tua attrice preferita? Cioè, la tua favourite actress?

Ora, avendo io un sex appeal da Mickey Rourke/Johnny Favorite (pre-manicomio di Angel Heart di Alan Parker, ah ah, forse post, ah ah), so benissimo che non posso accontentarmi di Olivia Colman della Favorita.

Sarebbe il colmo, no? Ultimamente, mi sto ridando al cul… turismo, dunque è lecito che pretenda donne sensualmente più stimolanti della Colman. Il mio sguardo da cinefilo Pop-Eye, infatti, da vero Braccio di Ferro, è da uomo alla Robbie Williams, sì, il cantante. Amante, fra le altre, di Nicole Kidman & Rachel Hunter.

Il compianto Robin Williams si accontentò di Shelley Duvall, per l’appunto, nel Popeye di Robert Altman. Insomma, non tutti hanno il carisma “Grease” da John Travolta con Olivia-Newton John. O no?

Ebbene, Jodie Foster mi piace molto.

Scorriamo… le sue migliori performance attraverso una bella galleria…

Anzi, le abbiamo già scorte.

Ecco, nella mia vita ne vidi molte… insomma, ne ho avute due e ora ho avvalorato il detto non c’è due senza tre.

Con buona pace di Jodie, la mia lei è più bella di lei. Jodie. E non è, a differenza di Jodie, adoratrice dell’amore saffico.

Non so perché io piaccia alla mia lei. Lei dice che assomiglio a Bob De Niro di Taxi Driver.

La mia lei non è una stronza come Cybill Shepherd. Adora tantissimo che io sia fan di Kendra Lust.

Non è ipocrita. Però forse sbaglia a considerarmi un genio.

Comunque, ho mentito. Non sulla mia lei. Sono due le mie attrici preferite. Vale a dire Jodie Foster e Frances McDormand.

Alla pari del grande Mickey Rourke di Barfly, dico ai miei haters che ho vinto io ma non voglio umiliarli. Offro anche loro da bere. Che classe.

SILENCE OF THE LAMBS, Jodie Foster, 1991

SILENCE OF THE LAMBS, Jodie Foster, 1991

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di Stefano Falotico

La questione Sean Penn: davvero un grande attore e regista, un nobiluomo o un seduttore ignobile, un incallito e irriducibile tombeur de femmes stimabile o un vivente bluff sesquipedale?


06 May

Sean Penn Leila GeorgePartiamo col dire questo, cioè molti uomini pensano di vivere sulla Luna e non si accorgono invece di essere terra terra.

Sean Penn. Parafrasando il grande Totò, questo nome non m’è nuovo. Per dirla invece alla Falotico, anzi à la Falò che fa molto Totò le Mokò, quest’uomo a volte mi pare un uovo strapazzato soltanto da delle galline spennacchiate però mica tanto. Min.. ia! Vecchie o giovani non importa, quel che importa è che fanno, anzi facciano buon brodo.

Comunque, Sean girò molti film sbagliati, insomma robaccia come la peggiore brodaglia. L’importante è far un caldo brodino quando la minestra è riscaldata, cioè preparare per cena qualcosa di sostanzioso ed egualmente sfizioso anche se le penne all’arrabbiata del pranzo sono andate a male in modo ammuffito e puzzoso. Se proprio, nel frigorifero soprattutto dei vostri fegati amari e cellofanati, non troverete niente di meglio del dado Star, beveteci sopra e un uovo al tegamino riscaldatevi. Condendo la cattiva digestione con l’Amaro… Averna, il gusto pieno della sfiga, ah ah.

Sean Penn ha fame, no, ha sempre avuto fama di essere stato amante di molte femme fatale. Dell’aver cioè brasato, no, nasato, no, basato molto del suo successo, in passato di verdura, no in passato e basta, sul suo carisma derivatogli dall’essere stato lo storico compagno di Madonna, donna all’epoca venerata e idolatrata alla pari del mistero di Fatima ancora non rivelato, giacché personalmente bruttina l’ho sempre considerata, oggettivamente è bassina, secondo me anche musicalmente assai piccolina. Quindi, mai mi capacitai di come Madonna potesse piacere a molti maschi che per lei s’accalorarono non soltanto sugli spalti degli stadi da lei riempiti, dicevo… Loro la vedevano e urlavano po… o dio!

Insomma, io presi delle antidepressive compresse mentre questi qua non abbisognavano di tirarsi su poiché a loro bastò, come calmante naturale e al contempo euforizzante, la signora Ciccone? Poveri cog… ni infami!

Sì, giammai compresi la forza seduttiva d’una donna per cui gli uomini s’accalcarono sulle tribune pienamente da loro gremite, sognando di conquistare realmente, prima o poi, il suo cuore di ex dello stadio, no, Stato, no, Sean mondiale, vivamente e non più virtualmente ghermendola e a loro volta seducendola, nella privata vita loro disastrata, in modo plateale da totali sfigati inauditi e mai visti. Da nessuno e nessuna ca… ati.

Detto ciò, acclarato qui quanto appena dettovi e riferitovi, vale a dire ancora che Madonna mai mi piacque veramente, passiamo a Sean Penn. Tanto Madonna, nonostante sia adesso abbastanza âgée, ha pur sempre potere… di pagare un dentista a peso d’oro per rifarle gli incisivi d’argento. Ma è lei che gli rifila la porcella, no, la parcella. Quindi, passano gli anni per tutti, anche per lei. Che comunque, intanto, i giovani si ripassa.

Sean Penn, a dircela tutta, non è mai stato un grande attore. Sto bestemmiando come gli uomini o pseudo tali sopra brevemente e lapidariamente descrittivi, i quali divennero blasfemi in quanto imprecarono contro la Vergine santissima?

Un latin lover, Sean, sì. Ciò è indubbio. Penso davvero che non sia un grande attore. Anzi, tutt’altro. Lo reputo pessimo. Tanti anni fa lo adorai e piacque effettivamente molto anche a me. Probabilmente però stavo in quel periodo attraversando attimi decisamente confusionari di profondo ed esistenziale malessere incommensurabile.

In Milk è straordinario, lo riconosco. Io non sono però omosessuale e devo altresì dichiarare, sempre alla maniera di Totò, che mi piace tutto di Leila George, tranne una cosa. Quale? Il marito.

No, non siate maligni, mie malelingue. Non sono invidioso di Sean Penn. Perché dovrei esserlo? Nell’anno in cui Sean vinse l’Oscar per Milk, infatti tifai per Mickey Rourke di The Wrestler.

Dunque, non mi pare che sia geloso del successo, non solo di questo, degli uomini. Posso garantirvi che, dati alla mano dal sito whodatedwho.com, le ex di Mickey Rourke erano molto più belle di quelle di Sean. Pensate, a me non sono mai piaciute neppure Charlize Theron e Scarlett Johansson. La prima la ritengo una stangona magrolina, la seconda una chiatta, secondo me, perfino rifatta come Carré Otis.

L’attuale moglie di Penn è molto bella, sì, Leila George. È abbastanza evidente che lo sia. Ha trentun anni meno di lui, indossa scarpe col tacco 40 cm ma non penso che Leila abbia sposato Sean per soldi. Sono entrambi ricchi sfondati. Però può darsi che, nel caso Sean dovesse schiattare a breve, colpito semmai da un infarto micidiale durante un suo segretissimo tour de force musicale con Leila, sapete benissimo di cosa, a Leila non dispiacerà affatto incassare la sua eredità assai danarosa. Nel frattempo, aspettando febbrilmente che ciò accada quanto prima, Leila non può comunque dire di passarsela male.

Sean ha ancora una forte presenza scenica, una possanza fisica invidiabile per uno della sua età ed è, non scordiamolo mai, un due volte premio Oscar amato da tutto il jet set hollywoodiano.

Fu amico intimo di Charles Bukowski, è ancora amicone di Robert De Niro e Jack Nicholson, ha esordito con un capolavoro registico, ovvero Lupo solitario, a soli trent’anni.

È pappa e ciccia con Bruce Springsteen, ha recitato da dio assieme ad Al Pacino in Carlito’s Way a soli 33 primavere. Mica insomma un povero cristo. Ora, a parte gli scherzi, le commedie giovanili e adolescenziali interpretate da Sean, a eccezione di Bad Boys, non sono onestamente un granché. Sono spassose, ilari, divertenti. Questo sì, ovviamente. Le sue prove in Mystic River di Clint Eastwood, in Accordi e disaccordi di Woody Allen, in This Must Be the Place del nostro Paolo Sorrentino, sono egregie e da distinto signore della recitazione. Per il resto, tralasciando gli stupendi 3 giorni per la veritàLa promessa e Into the Wild, ammetto vergognosamente di non aver mai visto interamente la pellicola Il tuo ultimo sguardo. Al primo sguardo mi parve infatti una porcata. Poi, lessi le critiche bassissime che essa ricevette e mi convinsi di spingere sul tasto forward del lettore dvd soltanto per tastare, no, constatare se una delle tante ex di Sean, la già eccitante, no, succitata Theron, si fosse mostrata come dio natura la concepì e creò. Per la Madonna, è veramente più bella di Brigitte Nielsen dei tempi dorati in cui Brigitte tradì Sylvester Stallone con Sean Penn. Dio bono!

Ecco, se fossi stato però in Sean Penn, mi sarei sentito umiliato ad aver sposato Robin Wright Penn. Teniamolo infatti sempre a mente. Fu la donna ambita, per tutta una vita, da Forrest Gump.

Che significa? Era solo una battona, no, una battuta. Dai, suvvia. Comunque, nel film Disastro a Hollywood, l’ex signora Penn chiese il divorzio a De Niro. Nella vita reale, lo chiese a Sean. Che cosa gli chiese? Be’, ripeto, il divorzio. Ah, ma allora siete maliziosi. Siete dei poveri mascalzoni. Non sapete neanche preparare il mascarpone. E ho detto tutto. Vi vedo molto in zona Sean Penn da U-Turn e Mi chiamo Sam. Nel film di Oliver Stone, Penn andò a letto, anzi fra i cespugli con Jennifer Lopez. Nel secondo, Michelle Pfeiffer combatté assieme a lui affinché la legge gli riconoscesse giustamente il diritto di paternità. Sì, Michelle Pfeiffer pare essere stata l’unica attrice di Hollywood a non essere stata con Sean.

Forse vide Sean in The Game. Sean Penn è il fratello che avrei sempre voluto avere. Sono figlio unico e credo fermamente che rimarrò tale, avendo entrambi i miei genitori superato i settanta…

In The Game, Sean Penn è povero in canna ma trovò i soldi per regalare un gioco da favola allo stronzo fratello più ricco di Rockefeller. Pagandogli pure Deborah Kara Unger! Fra questo Sean e Jim Carrey di Dark Crimes, non saprei scegliere quale sia lo Scemo & più scemo.

Sì, avete mai visto Dark Crimes? È la storia di uno che pensa di aver fottuto tutti, compresa Charlotte Gainsbourg.

In effetti, in questa pellicola (solo in questa?), la Gainsbourg interpreta la Madonna di turno. Nella vita vera, attualmente il suo ruolo è stato ricoperto da Leila George.

Povero Sean. E dire che, per girare The Gunman, passò tre mesi in palestra, tirando su pesi per otto ore al giorno. Ma gli scelsero come compagna Jasmine Trinca. Forse la donna più antipatica e racchia del Cinema mondiale. No, Leila George non fa per Sean. Donna troppo glamour. Io vedrei benissimo Sean Penn con Frances McDormand di This Must Be the Place.

Sì, donna più ironica alla Joel Coen, donna da Robert Smith dei Cure, donna adatta a un pagliaccio glam.

Donna con le palle, perfettamente appaiabile a un tipo Joker.

Poco ma sicuro.

Dunque, donne modelle che aspirate a diventare attrici da tre premi Oscar, smettetela subito di farvi i selfie. Il Cinema non è soltanto una questione di Playboy…

Per essere dei grandi attori e dei grandi registi come Sean Penn, non basta essere, femminilmente parlando, le Leila George di turno.

A me poi fanno ridere quelli che non sono cresciuti mai. Vanno da un amico e, credendo di fargli un complimento, gli dicono: – Sai, assomigli a Sean Penn.

La risposta dell’amico interpellato, dunque, è questa:

– Sì, è vero. Tu invece assomigli a Keanu Reeves.

– Mi prendi per il culo?

– No, sei atletico e slanciato, grintoso e figo come John Wick.

– Sì, ma non ho i soldi di Keanu Reeves.

– E che ti frega? Pensa alla salute.

– Sto bene in salute ma nella mia vita sognavo di arrivare su Marte.

– Guarda, lascia perdere. Nella serie televisiva The First, la prima missione spaziale andò a farsi fottere. La seconda stagione, invece, fu sospesa. Dunque, rimani coi piedi per terra.

Su questa freddura vi lascio.

Uomini e donne terragni che vi credete di un altro pianeta, la verità è che tutti voi desideraste, fin dalla nascita, essere dei marziani.

Fidatevi, gli uomini e le donne della Terra sono meglio, appunto. Anche perché, onestamente, su Marte non esiste nessun figo della Madonna.

Se non mi credete, vi lascio Jasmine Trinca.Leila+George+Audi+Celebrates+71st+Emmys+s6wR3BYYm4Fx

 

di Stefano Falotico

OSCAR 2021 – Le mie previsioni definitive & un cortometraggio, forse medio forse grande in senso (a)lato, mistico e metafisico


24 Apr

Ebbene, domani notte si terranno consuetamente (per modo di dire, essendo stati posticipati a fine Aprile) gli Oscar.
Manifestazione bistrattata dai soliti snob, e oltremodo, di contraltare osannata e venerata esageratamente da chi la sopravvaluta.
Trattasi di un un gioco come la vita. Non è vero che sia politicizzata, segue spesso le annate, le tendenze e le mode, questo sì.
A volte vi prende, a volte no. Insomma, si vince o si perde, dipende dalla fortuna, chiamatelo/a colpo di culo, dalla bravura e da tutta una serie di fattori, appunto, fortunosi o fortuiti.
Ecco, io credo che Nomadland vincerà quasi tutto. Perlomeno, centrando e agguantando appieno almeno 4 statuette su 6 nomination.
Ovvero Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio e migliore sceneggiatura originale. Quattro Oscar dunque a Chloé Zhao (eh sì, controllate).
E la McDormand? Secondo me ce la farà.
Invece, riuscirà Anthony Hopkins a battere il favoritissimo, postumo e dato per certo assoluto, Chadwick Boseman?
Non meritano in verità entrambi. Hopkins, infatti, diede sfoggio di prove migliori e meno artefatte. Boseman è davvero bravo o sarà premiato solo perché è morto? Ecco, il premio se lo godranno i suoi parenti. Essendo io ateo e cinico, penso che Boseman, al massimo, potrà avere una tomba migliore grazie ai soldi dei parenti che, diventando ancora più ricchi dopo la cospicua eredità incasssata, ricostruiranno la sua cripta in maniera dorata. Sono un grande romantico. Penso infatti che i morti meritino soltanto una decorosa sepoltura. Oramai la loro vita è finita, il resto è solamente retorica e parole, appunto, di circostanza.
Mank vincerà un solo Oscar per la scenografia. E chi trionferà nella fotografia?
A me piace molto questo qua ma perderà. Cioè Gary Oldman.

nomadland mank

Di mio, adoro anche Orson Welles. Venero i piani sequenza, i megalomani malinconici, i personaggi che non temono di sfidare il sistema come il leggendario Orson.

Da lunedì, torneremo in zona gialla. Stasera già assistetti a ragazzetti in cerca di ragazzine, a branchi di dementi illusi che il godimento sia un pochino di carne fresca. Invecchieranno, diverranno tristi, diventeranno dei lavoratori onesti, si fa per dire.
Brutti, grassi, traditori degli amici e delle mogli. Sporchi affaristi corrotti, idioti senza capo né coda, speranzosi nelle loro effimere, orribili ambizioni inappagate e ben diverse  (cioè identiche, ah ah, uomini e donne, ah, stessa razza di furboni, ecco la vera par condicio) da quelle delle loro donne che li lasceranno poiché troveranno chi meglio le (ap)pagherà.
E ho detto tutto.
A volte scherzo su Stanley Kubrick, definendolo goliardicamente un imbecille. Di mio, passeggio con aria disinvolta, spesso disagiata, ah ah. Amoreggio con la mia donna. Lei mi ama per quello che sono e non vuole che cambi. Adora il mio essere il feto galleggiante di 2001: Odissea nello spazio, cioè il superuomo di cui parlò Nietzsche.
So che reputerete il seguente cortometraggio forse mediometraggio, eh già, una triste litania senza senso. Mediocrissimo e insensato?
Perché la vita avrebbe senso? Tutti cercano rispetto, tutti si fanno in quattro per farsene cinque.
Tutti pensano di sapere il fatto loro ma in verità vi dico che non conoscono il Falò mio. Per forza, io sono il Falotico.
Gli altri sono dei poveri umani.
Mi spiace per loro. La mia nascita su questo pianeta deve avere turbato molte persone, soprattutto me stesso. Ah ah. E, su questa freddura, vi lascio.
Anzi no, devo realizzare altre cazzate come quella mostratavi sotto. Mah, voi pensate che sia in fondo una cazzata?
A me pare un bel testo letterario, a me pare una bella testa. A me paiono delle buone riprese.
La vostra ripresa, invece, non avverrà mai. Eh sì, vi vedo sul moscio. Mi raccomando, riprendetevi, sì, su Instagram.
Mi riprenderete per il culo?

di Stefano Falotico

 

Nonostante abbia adorato MANK e IL PROCESSO AI CHICAGO 7, agli Oscar io tiferò per NOMADLAND, io sono il ghost di Bob De Niro di ELLIS!


15 Apr

bob wells nomadland

Devo paragonarti a una giornata d’estate?

Tu sei più leggiadra e mite. Impetuosi venti sferzano le soavi gemme di maggio e la durata dell’estate è fin troppo breve. Talvolta troppo ardente splende l’occhio del cielo e sovente il suo aureo sembiante è velato. E ogni bellezza col tempo perde il suo splendore, spoglia dal caso o dal corso mutevole della natura ma la tua eterna estate non potrà svanire né perdere possesso delle tue bellezze. Né… né… né la morte potrà vantarsi di averti nell’ombra sua poiché tu crescerai nel tempo e in versi eterni.

Finché uomini respireranno e occhi vedranno, vivranno questi miei versi e a te daranno vita.

(Chloé Zhao, Nomadland – poesia recitata dalla grande Frances McDormand)

Ora, scusate, vi sarà la mia introduzione al solito goliardica a salire vertiginosamente non nel cielo poiché a differenza del figlio di Bob Wells nel film della Zhao, non mi sono suicidato cinque anni fa ma voglio ancora toccare sponde felici di soavità e pace.

Osservare al crepuscolo la riproduzione esatta di un dinosauro, ascoltare il suono caldo di un pianoforte e respirare nel vento nella mia città metaforica accanto al mare della mia forza.
Ebbene, è uscito finalmente in streaming italiano il capolavoro assoluto di Chloé Zhao, ovvero l’irraggiungibile e incommensurabile Nomadland.

La dimostrazione evidente di come si possa realizzare un film straziante, commovente e magnifico di circa due ore con una trama praticamente inesistente e ridotta all’osso, come si suol dire. Senz’avvalersi d’intrecci arzigogolati e di trame contorte che di toccante non hanno un bel niente.

Be’, Nomadland rappresenta l’esatto contrario del sottoscritto, esemplifica straordinariamente l’anima filmica diametralmente opposta alla mia, totalmente. In quanto, a livello puramente letterario, sono barocco e sovraccarico la mia prosa, spero bella e poetica, di troppa ridondanza. Molti mi accusano perfino di essere tracotante. Evviva la protervia, ah ah. Al massimo, qua e là, i miei stilemi linguistici sono inappuntabilmente, puntualmente impeccabili ed eleganti. Stilisticamente sono perfetto, realmente a livello pratico sono deprimente, ah ah.

Sì, sono sempre stato una presenza ectoplasmatica, malinconica, oserei dire da nosocomio, da egregio encomio e un distinto uomo davvero d’istinto, quasi da manicomio, in mezzo a questa realtà per me perennemente perturbante, volgarmente carnale, strafottente in maniera smodata.

Una realtà ove tutti vogliono mostrarsi belli ma rimarranno invisibili e pure brutti, più che altro alla maggior parte della gente molto invisi. Ah, visi pallidi! Invidiosi!

Quando voglio e quando ho voglia di sensualità caliente, son un uomo (forse), oltre che galante, adoratore addirittura della modella paraguaiana Claudia Galanti. Ora, Galanti non mi sembra un cognome del Paraguay ma, se dovessi rintracciare il suo fidanzato su Instagram, e dirgli che a Claudia feci delle avance in privato, credo che passerei molti guai. Anche perché mentirei spudoratamente. Giammai infatti feci ciò, quindi peccherei di falsa testimonianza gravissima dinanzi alla mia Corte d’Appello.

Sì, sono il nuovo Michelangelo Buonarroti che affrescò la Cappella… Sistina? Sì, buonanotte…

Sono un uomo alla Roberto Benigni, mi piace provocare. Che cosa? Adesso pure il Leone d’oro alla carriera?

In passato, “corteggiai” la fidanzata di un attore, non so se argenteo, di nome Luca. Che mi crediate o meno, Luca mi contattò personalmente, dicendo di non provarci più con la sua lei. Dicendomi aggressivamente che lui è un attore famoso e poteva dunque farsi la sua donna formosa e farmi il culo in maniera potente… che uomo odioso! Anche permaloso!

Gli risposi che lui è un attore ridicolo se paragonato a Gary Oldman e che la sua lei non è come le ex di un gay, no, di Gary, cioè Uma Thurman e Isabella Rossellini, fra le altre…

Al che, m’apostrofò con far crescentemente veemente: – Lei non sa chi sono io!

Minacciandomi pesantemente…

Gli risposi, per l’appunto, con molta eleganza sanamente insolente: – Guardi, le ripeto. Lei non è Gary Oldman e non mi sta simpatico come Sacha Baron Cohen. Lei non ha senso come uomo e non ha nemmeno senso dell’umorismo. Mi fa senso, pensa di essere più sexy del mitico ex bomber della Virtus Basket, cioè Predrag Danilović. Per noi, virtuosi o semplicemente ex virtussini e non tifosi della Fortitudo, il leggendario Sasha.

Guardi, lasciamo perdere. Mi creda, lei non è un campione di niente, neanche di bellezza come il cantante quasi omonimo a Cohen, vale a dire Sasha dell’epocale If You Believe.

Scusi, ora la devo lasciare. Comunque, per la cronaca non sportiva, io invece sono Bruno e Borat. E la sua donna è molto bona. Diciamo che, rispetto alla moglie di Joel Coen, cioè Frances McDormand, è una spanna sopra in merito a beltà e la distacca con uno spacco, no, stacco paragonabile ai balzi impressionanti di Michael Jordan dei Chicago 7, no, dei Chicago Bulls dei tempi d’oro.

Se però vogliamo essere più obiettivi di un grandangolo della Nike, no, della Nikon, la sua lei sfigura parecchio dinanzi alla grande Frances. Diciamo che, a livello prettamente realistico e attoriale-cinematografico, è meglio che rimanga una donnetta nazional-popolare che, assieme a lei, di domenica guarderà le partite di Calcio e i film con lei come interprete.

Luca: – La smetta! Che ne sa, peraltro, lei di Calcio?

– Guardi, Luca. A Bologna, è nato Carboni Luca e dalla basilica di San Luca si può vedere lo stadio Renato Dall’Ara. Ho militato nella scuola Calcio Bologna Football Club 1909 quando fui pulcino.

Poi, quando “regredii” negli Juniores-Allievi alla polisportiva Lame Ancora, segnai un goal alla Danilovic, no, alla Renato Dall’Ara, da quest’ultimo messo a segno durante la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona di molti anni fa del Milan di Berlusconi!

Cioè questo:

Guardi, la sera prima, un ex centravanti quasi più forte di Marco Van Basten, vale a dire Hendrik Johannes Cruijff, più comunemente noto soltanto come Johan Cruyff, in conferenza stampa, sostenne che il suo Barcellona con Romario avrebbe distrutto il Milan dei miracoli e degli olandesi volanti.

Disse la stessa cosa pronunciata da Lino Banfi ne L’allenatore nel pallone. Il quale affermò che avrebbe sconfitto e stracciato Zico. Ma la sua Longobarda perse 4 o 5 (non ricordo bene, scusate) a zero con quaterna dell’uomo che pianse quando il suo Brasile fu massacrato da Paolo Rossi con una tripletta devastante.

Senta, Luca non faccia con me il crucco. Sennò, diverrò Alex Del Piero e lei piangerà come la bimbetta sugli spalti durante la semifinale dei Mondiali 2006.

Che cosa? Riaprono gli stadi e i cinema invece no? Generazione di fenomeni… cantò Gaetano Curreri.

Di mio, indosso jeans della Carrera, non voglio fare carriera e odio le corriere.

Luca, non mi provochi altrimenti potrei tornare a essere il più grande calciatore di tutti i tempi e dribblarla come Alfredo Di Stéfano.

Luca, mi tolga una curiosità. Lei preferisce Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, Marco Di Vaio, il nudo di Madeline Zima di Twin Peaks: Il ritorno, Ronaldo Luís Nazário de Lima, Pelè che è lo pseudonimo di Edson Arantes do Nascimento, Sylvester Stallone di Fuga per la vittoria o quello che, con buona pace all’anima sua di Diego Armando Maradona, è il più forte di tutti i tempi, cioè Lionel Andrés Messi?

Inoltre, prima di lasciarla, caro Luca da tre premi Oscar dei piccoli, vorrei chiederle questo: chi è il regista di Torna a casa, Lassie!?

Non lo sa, vero? Intanto, legga Hermann Hesse.

Sa, io lessi molto. Lei invece è lesso.

Sono l’incarnazione dell’Enigma di Kaspar Hauser di Werner Herzog. Film che conosco ma in verità vi dico che non ho mai visto interamente poiché basta che mi guardi allo specchio per giudicarlo e recensirlo, ah ah.

Vi fornisco un’anteprima esclusiva del mio prossimo libro. Forse sarà revisionato e corretto:

  1. Sono un nomade, un fantasma del mio tempo giammai dimenticato, oscurato e rinato

 

Navigando in tale vita tempestosa, mi fermo all’improvviso a riflettere pacatamente sull’oceanica vastità del mio immane, trascorso tempo su questa terra maledetta, ricolma di uomini e donne vanagloriosi. Mi siedo e accomodo mestamente su una panchina arrugginita d’un parco immerso nel verde d’un lussureggiante autunno ancora innevato da fiocchi nivei che lucidano di sobria bianchezza armoniosa le guglie delle chiese e delle cattedrali di tale città di fantasmi e morti viventi, di uomini e donne pestilenziali e perniciosi. In una parola, prematuramente nell’animo defunti e dunque osceni e odiosi. Li deploro con rabbia furiosa.

Innervato e appannato fui io, nella mente annebbiato, scomparso dal mondo e di neve, no, di nuovo riplasmatomi a mio insindacabile, entusiasmante e vitalissimo volere stupefacente.

In me non è avvenuto nessun cambiamento interiore. Né son stato miracolato da qualche misteriosa, oscura forza illuminante o prodigiosa.  Non ravviso niente di speciale, eclatante o clamoroso in tale mia rinascenza che ha del fenomenale a dir poco. Poiché, dopo sterminati, imperterriti e lacrimevoli strepitii del mio cuore iroso e non più vigoroso, affievolitosi in effetti nel vigliacco piagnisteo cardiaco di silenti battiti da viandante forse peccaminoso di tale nostra esistenza morbosa, ancora con energia e forza ardimentosa risento magicamente scoccare, echeggiante potentemente dal profondo mio inconscio opprimente e ai miei occhi stessi in passato apparsomi repellente, una raggiante, splendida luce dardeggiante che acceca di bagliori estasianti il mio umore, come dettovi, per tempo immemorabile poco bienaventurado, sì, non beato ma sprofondato nelle agoniche mie notti onestamente più beote,  scarsamente gloriose e di vita golose.

Avete per caso mai visto il cortometraggio di JR, intitolato Ellis ed interpretato da un lugubre ma sempre grande, laconico Bob De Niro fenomenale?

Scritto dal premio Oscar Eric Roth, è la breve ma commovente cronistoria, sostenuta dalla voce narrante cavernosa di un De Niro ectoplasmatico, d’un alive, di uno spettro senz’identità precisa e alcuna, ricomparso miracolosamente, un migrante sopravvissuto alla barbarie del tempo che scalfì e trafisse mortalmente i destini di tanti avi e innocenti giunti in America attraverso grandi navi.

De Niro, protagonista di Awakenings, che in questo short movie si risveglia dalla tetraggine lapidaria del suo passato emozionalmente cimiteriale. E cammina, con passo felpato e rattristato, struggentemente appassionante e toccante, lungo i corridoi scuri d’un casolare fatiscente e abbandonato dopo aver ormeggiato in un passato mortificante, dopo non aver amoreggiato, forse, per viltà o pavore, con la sua innata, pulita e pura sua intimità essenziale e umana più cristallina, non adulterata dalla sua originaria natura incontaminata.

De Niro che fu protagonista del meraviglioso e crepuscolare City by the Sea per la regia di Michael Caton-Jones. La storia di un coriaceo detective dal cuore d’oro, Vincent LaMarca, il cui padre assassino fu giustiziato e condannato alla sedia elettrica in carcere. Dunque, a sua volta assassinato senza pietà alcuna.

Vincent, il cui figlio, durante una nottata piovigginosa, involontariamente uccise un uomo per legittima difesa ben comprensibile.

La storia di un uomo, Vincent, costretto a confrontarsi giocoforza coi fantasmi del suo passato da lui sublimato e apparentemente rimosso. Un uomo amante della bellezza eburnea d’una donna semplice e dall’aspetto virginale e bella come la madonna, incarnata dalla strepitosa, dolcissima Frances McDormand.

Attrice protagonista del superbo e inarrivabile, malinconico Nomadland di Chloé Zhao. Capolavoro inaudito, illuminato dalla grazia d’una venustà recitativa senza pari della stessa McDormand allo zenit della sua immensa bravura encomiabile e portentosa.

La storia di una vedova donna sessantenne e inconsolabile, affranta e affaticata, che perde il suo lavoro su Amazon e decide di mettersi in viaggio, incontrando, durante il suo stralunato e allucinato, avventuroso peregrinaggio solitario, tante persone dalle vite rovinate o soltanto, paradossalmente, restaurate all’antico, primigenio lindore della loro primordiale, incorrotta limpidezza esistenziale.

Cosicché, a vivo e sentito contatto col dolore e con la sofferenza più sentita, finanche con la purezza delle scheggiate, ferite vite altrui e della sua stessa anima coartata da un incolmabile lutto coniugale non cicatrizzabile, infermabile continua a viaggiare sulla sua strada in modo instancabile, abbagliata nel suo animo da una tenerissima luce salvifica, letiziosa sebbene ancora insanabilmente, atrocemente dolorosa.

Offuscata e allo stesso tempo rischiarata dall’aver scoperto, sebbene malvolentieri, la durezza della vita più incantevole nella sua nuda stranezza ed essenza più nitida e imponderabilmente luminosa.

Lei vivrà, sino al giorno della sua morte, sorretta dalla delicatezza del suo essersi trasfusa nel concetto esemplare di assoluta, sfavillante trasparenza di donna inguaribilmente immalinconitasi a causa della tragica morte di suo marito, eppur al contempo speranzosamente combatterà volitiva, forse in silenzio, l’inarrendevole voler inseguire una flebile ma lucente fiammella chimerica o solo utopica.

Ove io vagherò, invece? Nel mio interiore infinito, infinitamente?

Tanto tempo assopitosi, amici e fratelli della notte, è riemerso nel ricordo e dai neri ricordi di me che fu obliato dal nero più insondabilmente asfittico della dimenticanza che occluse ogni metaforica mia freschezza respiratoria.

Adesso, in me, questo ritrovato tempo insperato sta risorgendo in fiera rimembranza acuta ancora squillante.

Tornerò vivamente alla ribalta?

O sono soltanto ritornato baldo e splendido come la più lieta e dolce alba?

Quindi…

Se qualcuno vorrà fare del male ai miei figli più cari, parafrasando e personalizzando Elias Koteas de La sottile linea rossa, ricordate che io vi attaccherò come John Rambo.

Mi metteranno dentro ma vi cancellerò dalla faccia della Terra.

Perché, alla pari Robert De Niro, così come fu definito detto durante uno spot di tanti anni fa passato su Radio Monte Carlo TV che gli aveva dedicato una monografia, io sono il più grande, il più grande di tutti.

Non provocatemi, sennò piangerete tanto. Interminabilmente.

Questa è la mia vita.

È un bene sacro.

Anche perché non possiamo perdere non il figlio di Bob Wells di Nomadland, bensì un genio mostruoso come Orson Welles.

Quando cambio prospettiva, per voi diventa impresa possibile tenermi fermo e battermi. Lo so, sono un megalomane. Meglio che essere un idiota come il novanta per cento delle persone.

Tornando a Bob De Niro, in Casinò il suo personaggio alla fine disse… E questo è quanto.

Provate a indurmi nuovamente al suicidio e, come disse John Goodman de Il grande Lebowski, finirete in una valle di lacrime, in una valle di lacrime, in una valle di lacrime.

Questo è il tuo compito, Larry? Questo è tuo, Larry? Questo è il tuo compito, Larry?

di Stefano Falotico

Nomination agli Oscar 2021, evviva la Musica e il vero Cinema: forse sono MANK, fui impoverito come Frances McDormand di NOMADLAND e fuori, si fa per dire, come Anthony Hopkins di THE FATHER, w ROCKY!


16 Mar

rocky 4 stallone

Ho una certa impressione che, col passare del tempo, si sta acuendo e solidificando. I perdenti che non combattono più per i loro sogni cominciano solo a essere cinici. Cioè falliti.

Il quarto capitolo della saga di Rocky è stato spesso ridicolizzato. Soprattutto quando Ivan Drago/Dolph Lundgren pronuncia, nel nostro doppiaggio finto russo, Ti spiezzo in due.

Frusciante, critico (forse) youtuber di Cinema e Musica, almeno ciò è sostenuto da lui, credo che non abbia capito una scena apparentemente esagerata e cretina come questa.

A me Stallone piace, mi spiace se Fruscio non ha lo stesso fisico.

Il mondo è pieno di hater. Io e il mio redattore di Daruma View Cinema abbiamo da poco rimosso, per esempio, un commento offensivo che è stato già segnalato alle autorità.

La gente, dietro un pc, pensa di poter attaccare chiunque. Persone poverette, mi spiace per loro che della vita non hanno capito nulla.

Perseverano in lotte e rivalità patetiche. Dimostrandosi inette quando devono lottare davvero.

Sapete, quando si è belli e io indubbiamente lo sono, sebbene non sia superbo, solamente oggettivo, quando si possiede un talento letterario notevole e una voce magnifica, ci si attira le invidie di chi non può permettersi mai di vincere.

Parlerà solo di Cinema e di Musica in trincea. Ma non combinerà nulla, non saprà neanche amare la madre, figurarsi una donna.

Sono molto triste sapendo che esistono scemi del genere.

Detto questo, ecco le mie considerazioni sugli Oscar e le mie prove atletico-vocali.

Aggiungo inoltre che vincerà Boseman ma Anthony Hopkins è un gigante.

Un gran signore, che classe.

Da brividi (la ripropongo) la sua vittoria agli Oscar.

Jodie Foster (anche lei vincitrice) ebbe un orgasmo, sebbene sia lesbica.

Per finire, se uno è più bello e bravo, vince lui. Ciò è inevitabile. Prima perderà totalmente come Rocky. Poi, come Rocky, vincerà di nuovo.hopkins the father

 

di Stefano Falotico

 

Chloé Zhao, è nata una grande regista – NOMADLAND: un film che mi ha scioccato, immensamente doloroso e al contempo soave, il grande Cinema distruggerà ogni tempesta pandemica, ogni turbinio traumatico


20 Jan
Frances McDormand in the film NOMADLAND. Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2020 20th Century Studios All Rights Reserved

Frances McDormand in the film NOMADLAND. Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2020 20th Century Studios All Rights Reserved

Prefazione acrimoniosa verso i lockdown morbosi

Ho assegnato quattro stellette su 5 a Nomadland. Ma mi sono mantenuto cauto. In attesa di dargliene sei. Ah ah.

Film magnifico, uno dei pochi, veri capolavori da me visti recentemente. Anche perché il 2020 è stato funestato da qualcosa di terribile che c’ha schienato, schiantato, lasciandoci tumefatti e disossati, spellati nell’animo e infreddoliti.

Giunse infatti dal cielo, forse dal laboratorio di qualche cinese scienziato pazzo, un virus influenzale assai sottovalutato. Dicesi, fantozzianamente, no, dicasi Covid-19.

Morbo virale che contagia anche di depressione abissale, svuotandoci dentro e imprigionandoci in quarantene uguali agli arresti domiciliari. Opprimendoci in casa ad allietare la melanconia, si fa per dire, più che altro ad allentare la noia esistenziale, imbrigliandoci nell’oramai fievole speranza che qualcosa cambi. Quando si suol dire, ah, c’auguriamo che a ciel sereno un fulmine ci miracoli e folgori… chi sbagliò a non chiudere la Lombardia e tutti i fronti. Poche frottole. A frotte siamo segregati. Sudiamo freddo di fronte rugosa, sdrammatizzando a mo’ di Non ci resta che piangere, ambientato nell’immaginaria Frittole.

Nel frattempo, rannicchiati e ibernati nelle nostre case, patendo un freddo polare da eschimesi negli iglù, altri bocconi amari mandiamo giù e la vita non va up. Però, lecchiamo un dolce tiramisù.

Molte donne, sull’orlo dell’assideramento, azionano il riscaldamento… del marito e “aspirano” calorosamente qualcosa di più duro d’un ghiacciolo fortemente “resiliente” d’un mondo intirizzito, oserei dire stizzito, insomma incazzato.

I ristoratori stanno morendo di fame poiché non hanno più i soldi per comprare il cibo da dare ai figli, non quello dai loro cuochi cucinato alla gente oramai ridotta come una pera cotta. Sì, scioperano al contrario. Cioè fanno i cremini, no, i crumiri e si ribellano non al padrone, bensì allo Stato che ha tolto il lavoro anche ai mega-direttori galattici coi super attici.

Al che, mentre io sono impossibilitato a incontrare la mia lei poiché abita fuori regione e non siamo ufficialmente conviventi, canto l’intramontabile Clandestino di Manu Chao ma ugualmente patisco dei momenti di frustrazione incredibile. E, con enorme “decoro” da John Travolta di Pulp Fiction, vado di là e… avete capito.

Anche perché la mia lei è più bella di Uma Thurman e dunque, uomini, come potete biasimarmi? Quando ho terminato di darmi da fare, leggo un fumetto nell’attesa che Bruce Willis mi ammazzi. Forse, Bruce Venture, pornoattore che non vale un cavolo…

Comunque sia, sono Die Hard. Anzi, Willis di 58 minuti per morire. Fuori si gela, c’è il Coronavirus e, qui a Bologna, sembra inoltre di stare in Fog di Carpenter. Raggomitolati nelle nostre trappole di cristallo…

Accoccolati e accovacciati nel tepore delle nostre nostalgie mai sopite.

La nebbia agli irti colli (bolognesi da Cesare Cremonini?) piovigginando sale…

Ah, vita mia salita, ancora salata. Addolcita, rabbonita, riassestata dopo tanti tormenti e spiacevoli, burrascose tormente. Dopo mille afflizioni, è ora giunta per me la definitiva resurrezione, la beltà dell’infinita, immacolata illuminazione.

Cosicché, fra un’amarezza zuccherata con della Nutella in mancanza del cioccolato della mia bella, fra un gelato all’amarena e un’emotiva, glaciale marea, mangio pure un cornetto, sperando che lei, lontana, non mi renda cornuto. Spingo quindi di streaming e mi pappo Nomadland.

Mica un polpettone. Comunque, i polpettoni di mia madre, fidatevi, sono più buoni de Il paziente inglese.

Kristin Scott Thomas di questo film perse contro Frances McDormand di Fargo.

E fu premiata da Nicolas Cage di Arizona Junior. Grande Frances! Da non confondere con Coppola Francis… Ford, zio di Nicholas Kim Coppola…nomadland poster

NOMADLAND, a proposito di Quarto potere e Mank, è questo il film che vincerà tutti gli Oscar possibili e immaginabili!

Questo film mi ha distrutto, sì, Nomadland.

Da tempo, forse dai tempi di Cuore selvaggio, no, di Una storia vera di David Lynch, non piangevo alla fine d’un film.

Durante la giornata, invece, piango sempre come Bob Wells di tale capolavoro inaudito di Chloé Zhao.

Sì, il mio dolore è immane. Sognai di essere Nicolas Cage ma, mi spiace per lui, la mia bella è più bella della sua ex Patricia Arquette. Eh eh.

Sì, possiedo una fortissima ironia cinica da fratelli Coen. Uno dei due sta con Frances. L’altro con chi sta? Con nessuna? Però scrive e dirige i film col fratello. Che gli vuole bene.

Sì, Ethan Coen è come il fratello di Christopher Nolan. Uno incassa, cioè quest’ultimo, l’altro si fa il culo ma non si fa nemmeno la McDormand.

Ora, Frances è bruttina. Anche se, ai tempi di Fargo, l’avrei riscaldata dalla sua neve. Ammantandola di delicate carezze, amandola anche in modo turbinoso e nevoso, no, nervoso, focoso. Donna deliziosa, donna che sa rendere un uomo qualcosa di emozionante come Nomadland, film davvero eccezionale. Poche palle… di Natale.

Film intimista, film neo-realista, pubblicato dalla Rizzoli, no, con una locandina da Adelphi e musica di Ludovico Einaudi. Un film meraviglioso.

Che ve lo dico a fare?

Date questo terzo Oscar alla McDormand.

Anche se Vanessa Kirby di Pieces of a Woman non scherza.

Sì, la Kirby è mille volte più bona di Frances. Ma Frances è l’attrice par excellence.

Donna che lavorò con Bob De Niro in City by the Sea, film nel quale interpretò l’amante di Robert. Il quale stava per perdere suo figlio.

In Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Frances perde chi? L’avete visto? Me, invece, mi vedeste. Ove di vista mi perdeste?

In Nomadland, è vedova.

Perde anche il lavoro di Amazon ma è grintosa e volitiva come un’amazzone.

Recita una poesia da pelle d’oca a un ragazzo rimasto solo e ascolta, commossa, il racconto di Bob Wells.

Ma che bello. Bob Wells qui interpreta un “guru” che non avendo potuto salvare suo figlio dal suicidio, cerca di resistere, aiutando gli altri. Riunendoli attorno a sé con dei camper frastagliati in mezzo alla nudità di deserti punteggiati da roveti e da selvatiche piante simili ad erbe delle Pampas.

Le riprese non sono da peggior Terrence Malick di To the Wonder, cioè da National Geographic, il film non incede in inquadrature fighe e paesaggistiche su leccata, ruffiana musica cool e finto-grezza dei Pearl Jam come nell’estetizzante Into the Wild, qui viaggiamo veramente su altri livelli molto fini, poco grunge, imbattibili.

Alcuni reputarono Kurt Cobain un genio. Moderiamoci subito. Mozart non lo vide neppure. Per forza, morì prima. Ah ah.

Metafisica celestiale, lacrimosa immensità allo stato “brado” più alto.

Mi sono commosso. Capolavoro!

Signore e signori, dopo Jane Campion, abbiamo trovato finalmente un’altra grande regista donna, cioè Chloé Zhao.

Roba da annientare Shinya Tsukamoto, uomo sopravvalutato, e Banana Yoshimoto, scrittrice stupenda, con atmosfere che non vedono neanche cagate come Tetsuo, c… zi affini e Amrita.

Ah ah.

Ma quale Parasite, parassiti. Film furbissimo più di una volpe imprendibile. Cioè il sottoscritto, ah ah.

Diciamocela, Frances McDormand è la più grande attrice vivente. Mi fanno ridere quelli che osannano Margot Robbie. Quelli che ancora ci tediano con Meryl Streep. Quelli che strepitano per Kate Winslet. Anche se, a proposito della Campion, Holy Smoke docet…

Tornando a Chloé Zhao. Ha soltanto 38 anni. Amatela, custoditela, appoggiatela. Siamo dinanzi forse a tutto ciò che Kurosawa immaginò di essere ma non possedette mai il cuore di questa donna straordinaria. Smettiamola anche con Yasujirō Ozu.

Ma quale Ozu. Ma quale Zizou, cioè Zidane. Ehi, Zhao, mica Zorro.

McDormand di Nomadland, da non confondere con Promised Land. Se non vi piace, amate vostra moglie. È brutta e non è due volte premio Oscar. Quasi tre… quasi record. Credo inoltre che Einaudi sia più bravo al piano di David Strathairn in questo film straordinario.

E che scena è quella in cui Fern va a trovare il personaggio interpretato da Strathairn perché ne è segretamente innamorata? Mamma mia, che classe, che pudore, che candore!

Scende le scale e, di nascosto, lo osserva suonare. Ma non riesce a dimenticare suo marito e, malgrado fuori si geli, nonostante abbia bisogno di essere abbracciata e avvolta dal calore di un uomo, lascia stare…

Poi, prima della fine, piange ancora con estremo decoro e pudicizia. Ma s’incammina nel vuoto così come il grande Bob De Niro del cortometraggio Ellis. Sparendo nel suo furgone.

Mentre lentamente, cullati da Einaudi, piangiamo anche noi spettatori. Nomadland, un film gigantesco.

Ripeto, il racconto di Bob Wells è da pelle d’oca. Sa che suo figlio non tornerà più ma sa anche che, un giorno, lo incontrerà per strada.

Perché la vita è un sogno, un incubo, una tragedia, è piacere e sofferenza. Dai, stavolta vinciamo anche noi, italiani. Perché la colonna sonora di Ludovico Einaudi, ribadisco, è immensa!

E Nomadland è uno dei più grandi film della storia del Cinema! Date il terzo Oscar a FRANCES! Grande attrice, grande donna. Come la Zhao!

di Stefano Falotico

 

 

Spin doctor, psichiatra forense, critico cinematografico, scrittore estremamente valente, poeta aulico di natura stupefacente, il commissario Falò indaga sulla gente che non vale niente


23 Mar

primal fear

Sì, in tale periodo di quarantena, il condomino del settimo piano del mio palazzo, il signor Caggese, riguarda tutte le repliche registrate de Il commissario Montalbano.

Sua moglie fu la mia insegnante di matematica alle scuole medie. Ha un nome desueto, molto particolare. Che mi crediate o no, si chiama Delfina.

Mentre, uno dei miei guilty pleasure preferiti di sempre rimane Il commissario Lo Gatto col grande Lino Banfi.

Pura storia di detection nostrana con la bellissima Isabella Russinova, una sorta di Black Dahlia della riviera, no, dell’isola di Favignana. Ove tale donna misteriosa scomparve ma alla fine riapparve. Anche riapparse!

Lino prese così due piccioni con una fava e Isabella fu salva. Anche se, svestita così, fece venire caldo come se fossimo stati in una sauna. Anche in una savana, miei uomini da zoo.

Un Lino al massimo storico in una parte spassosa, nel suo stile, eppur anche drammatica. Diretto dal compianto Dino Risi.

Semi-capolavoro della commedia all’italiana mista al mystery thriller fatto in casa con Maurizio Ferrini nel ruolo dell’agente Gino Gridelli e uno strepitoso, sciancato, zoppo Maurizio Nicheli as l’inviato giornalista Vito Ragusa.

Film pieno di scene d’antologia fra bagnini burini più sexy di quelli di Baywatch, forse dell’altra sponda…, ragazzine minorenne un po’ troppo birichine e monelle, cameriere di nome Addolorata che portano a letto la cena con tanto di colazione dopo una zuccherata eiac… ne, la signora Bellugi/Licinia Lentini nei panni dell’annoiata tennista in vacanza. Licinia, specializzata nel gioco delle palle così come lo fu col centravanti di sfondamento Speroni in un altro (s)cult con Banfi, ovvero L’allenatore nel pallone.

Speroni fu interpretato da uno col mio stesso nome, cioè Davanzati Stefano. Forse un uomo procuratore non so di cosa come il mitico Andrea Roncato/Bergonzoni.

Roncato, nato a Bologna come il suo concittadino omonimo, Alessandro Bergonzoni. Interprete, Andrea, di Margheritoni nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Sempre con la bella Isabella.

Della serie tv L’ispettore Coliandro e anche del film Ho ammazzato Berlusconi. Io, invece, potrei essere Il signor diavolo? Sì, quando la gente (s)parla a sproposito e il pettegolezzo è lo sport preferito delle persone senza talento, scende in campo un campione. Il quale ancora si piglia spesso ammonizioni ma mai più espulsioni. Per invidia, gli danno del coglione e del bambagione, in verità vi dico che è solo un bravo guaglione.

Recensisce film con sobrietà e raffinato gusto delicato, indossando un caldo maglione ben accollato, a volte gli viene ancora il magone ma certamente ha due bei “marroni”. Pensaste che fosse fregato e un disgraziato e invece non è per nulla inchiappettato. Egli svela tutte Le verità nascoste grazie al suo carisma da Harrison Ford. È un po’ selvaggio quando eccede e non accetta di essere ipocritamente addomesticato ma rimane un colto Indiana Jones ancora imbattuto. Archeologo del suo passato oscuro, riemerse come Atlantide poiché è nomen omen, Joker Marino. Egli disserta sui film con classe innata, sa sdoppiarsi come Ed Norton, è carismatico e pieno di charme come Richard Gere, è più bestiale di Andy Garcia di The Unsaid.

No, di quello di The Untouchables.

 

Finale col botto! Senza bottane ma da American Gigolo, ah ah

Sì, per molto tempo, pensai di essere mezzo matto come Norton di Schegge di paura.

Vissi inquietudini degne di Taxi Driver. Insomma, da Paul Schrader.

Col tempo, capii di non essere né Bob De Niro né Michael Keaton di Birdman.

Sì, sono Norton dell’appena citatovi film con Keaton.

Tranquillamente, sto a fumare su una terrazza e vengo provocato da un’Emma Stone di turno.

A Emma, preferisco la Sharon Stone dei tempi d’oro.

Comunque, se continua a provocare, ci può stare lo stesso.

Vi lascio ora con un cult e con la battuta geniale di Viola Davis: è così bello, fa pensieri sconci…

Di mio, possiamo dire che, essendo ancora più battutista, se lei dice… non bisogna proprio lasciarselo scappare, io direi che non bisogna lasciarselo scopare.

Altrimenti, Birdman non torna più. Eh sì, sta con un’altra e quella se lo piglia in quel posto.

Al che, un mio amico risponde:

– Ma non scherzare. Non ci posso credere.

– Per forza, mi desti del pazzo ma non sono né matto né frocio. Però mi sa che l’hai preso in culo.

Che fai? Chiami Frances McDormand di Schegge di paura?

Bene, tanto per colpa di suo marito, il fratello Coen… se prima Frances fu brutta, a forza di stare con un intellettuale che ascolta solo Bob Dylan, avrà pure vinto due Oscar ma che cazzo se ne fa?

Ah ah.

Al che interviene un cinefilo tutto d’un pezzo:

– Ma come ti permetti? La McDormand è una grande attrice.

– Per forza, non poteva fare altro. Con quella faccia…

 

Ah ah.

Super fine! In ogni senso.

– Ma non ti vergogni? Ce l’hai un po’ di dignità?! – urla una frigida.

 

Continua…

– Dove hai messo le palle? Fammele vedere!

 

Ho detto tutto… io smaschero tutti.

di Stefano Falotico

Insomma, come lo mettiamo? No, la mettiamo…? Ah ah.

Ammisi falsamente che mi sarei suicidato dopo aver visto THE IRISHMAN: qui devo ammettere il ver(b)o, lo farò dopo KILLERS OF THE FLOWER MOON, mi spiace avervi deluso


13 Nov

scorsese

Sì, ne ero sicurissimo. Forse non lo sapete, forse sì, chissà. Visionai The Irishman alla Festa del Cinema di Roma.

Mi promisi, il mattino stesso in Sala Petrassi, aspettando nauseato in mezzo agli altri accreditati stampa tutti sovreccitati, a differenza di me, impassibile e con la testa da un’altra parte, che tornato in albergo, finita dunque la proiezione di The Irishman, mi sarei gettato giù dalla finestra.

Questo non avvenne poiché, nel momento stesso in cui stetti per lanciarmi giù a volo d’angelo, desistetti? No, squillò il mio cellulare e mi arrivò una notifica di WhatsApp.

Un mio amico mi mandò un vocale:

– Hai letto le critiche negative che sta ricevendo, qui in Italia, The Irishman? A quanto pare, a differenza della Critica statunitense, assolutamente unanime nel definirlo un capolavoro indiscutibile, qua da noi abbiamo già parecchi insoddisfatti.

Non possiamo permettere che questa gente continui a vivere, non credi?

– No, infatti, assolutamente.

– Ti sento affaticato, Stefano. Hai il fiatone. Che stavi combinando? Ah ah, lo so. In camera, da te, c’è una bella donzella tutta ignuda e calda a letto. Non volevo disturbarti. Continua pure…

– No, in verità qui non c’è un cazzo di nessuno. Ci sono io e, se tu non m’avessi chiamato, in questa stanza fra poco non ci sarebbe stato nemmeno il sottoscritto.

– Ah, capisco. Fra poco uscirai dalla camera per andare a vedere un altro film?

– Invero, mi stavo suicidando.

– Ah sì? Quindi ti ho salvato la vita.

– Sì, sei il mio Robert De Niro.

 

Sapete, no, che Martin Scorsese, dopo il rapporto fallimentare con Liza Minnelli, dopo aver girato New York, New York, pensò seriamente di suicidarsi e fu proprio Bob De Niro a salvarlo, praticamente costringendolo a girare Toro scatenato?

Sì, ignoranti, documentatevi.

Scorsese era distrutto psicologicamente ma, grazie a Bob De Niro e a una scopata, forse più di una, con Isabella Rossellini, quest’ultima infatti presente alla cerimonia degli Oscar in cui Bob vinse l’Oscar, si salvò per il rotto della cuffia.

Da allora, non ebbe più pensieri suicidari o suicidi che dir si voglia. Io invece non ho più tanta voglia…

Ora, nelle prossime righe, vi racconterò mille cose che non sapete di me e invece io voglio dirvi. Tanto, come sempre, non mi crederete poiché v’appariranno soltanto il frutto delle fantasie di un malato di mente che inventa balle per attirare l’attenzione.

Vorrei sinceramente che fosse così, invece è esattamente il contrario. Infatti, quanto prossimamente vi narrerò, eh già, corrisponde purtroppo alla più tragica realtà surreale.

Ecco, mi ricordo che il mio primo appuntamento al buio con una ragazza non fu al buio. Era infatti pomeriggio.

A differenza di Griffin Dunne di Fuori orario, non mi dimostrai affatto impacciato e timido con la mia Rosanna Arquette dei poveri.

Sì, che io mi ricordi, lei assomigliava realmente molto a Rosanna. Cioè, a tutt’oggi, sebbene mi sia sverginato con lei, non sono ancora convinto se fosse bella o brutta. Un po’ come Rosanna all’epoca.

Adesso, Rosanna è indubbiamente una racchia. Forse anche questa con cui mi sverginai lo è ma non la vedo più, in ogni senso.

Lei invece, vedendomi così coinvolto, disinvolto, constatando-tastando con mano la mia sicumera, sì, proprio con mano leggera, facendo up and down per tirarmelo sempre più su in modo pesante, allo stesso modo di Griffin Dunne, però, cadde in paranoia.

Sì, non fui io a venire… divorato dalle paranoie, bensì lei.

Poiché ripeto, in quel momento, credette che io le avessi mentito in chat, ove le dissi che ero sessualmente imbranato.

Sì, fu lei a sentirsi in imbarazzo. Lo sentì subito rizzo e ciò la stupefò un bel po’, cazzo.

Detto questo, passiamo alla seconda che incontrai.

Al primo appuntamento, io e lei passeggiamo per circa un’ora. Poi entrammo in macchina.

Solo perché non trovavo più il cellulare. Le chiesi di aiutarmi a cercarlo.

Lei pensò che stessi scherzando ma io la freddai con un:

– Eccolo, ho trovato il cellulare del cazzo. Stava qui, sul sedile posteriore. Adesso che l’ho trovato, direi che posso rincasare.

Sì, ora devo andare. Stasera, vorrei rivedere L’ultima tentazione di Cristo. Ci sentiamo domani, va bene?

– Mi stai prendendo per il culo?

– Un po’ sì.

 

Al che, cominciò a offendermi di brutto come Lorraine Bracco con Ray Liotta in Quei bravi ragazzi.

– Sai che ti dico, stronzo di merda? Sei solo un ghiacciolo!

– Il ghiacciolo si lecca – le risposi con estremo aplomb, quindi aggiunsi: – A duecento metri da qui, c’è una gelateria. Compra una vaschetta di jogurt all’amarena. Succhiatela tutta e, mi raccomando, di’ al gelataio di ficcarti dentro anche la banana.

 

Lei, innervosita oltremisura, minacciò di chiamare l’ambulanza per ricoverarmi alla prima clinica psichiatrica. Dunque, io le risposi sempre con calma olimpica:

– Sì, va bene, ci sto. Se però dall’ambulanza scende Nicolas Cage di Al di là della vita, non so se dovrò accompagnare lui al pronto soccorso. A quanto pare, Nic non gliela può fare, no, non ce la fa da solo. E tu non sei stimolante come Patricia Arquette, sai?

– Sei solo una merda! – urlò lei, inferocita.

 

Comunque, volle rivedermi. Sì, diciamo che, non considerandomi tanto normale, volle appurare se fossi rivedibile.

Ah ah.

Il nostro secondo incontro durò comunque pochissimo.

Lei mi aspettò davanti a un negozio di biancheria intima.

Al che, io fermai dinanzi a lei la macchina, inserii le cosiddette doppie luci, sostai brevissimamente in doppia corsia, scesi in tutta fretta e le dissi:

– Sono venuto… solo per consegnarti il cellulare. La scorsa volta, lo dimenticasti nella mia macchina.

Ora però, prima di lasciarti, toglimi una curiosità. Sai, ho sbirciato nella tua rubrica. Leggendo anche vari tuoi sms mandati a un certo Ernesto.

Da quel che sembra, questo Ernesto ti scopa da dio. Lo riempi sempre di complimenti, ringraziandolo per le impagabili soddisfazioni che ti dà. Mi congratulo con te.

Adesso, scusami, devo proprio scappare. Tu, con Ernesto, torna a scopare.

– Io ti denuncio, figlio di puttana! Dove cazzo è finita la privacy? Porco!

 

Come si suol dire, non c’è due senza tre. Lei volle nuovamente incontrarmi e finalmente scopammo.

Sì, mi ospitò a casa sua e mi offrì un succo di frutta.

– Ti piace?

– No, è acido come te.

– Fuori dalla mia casa, villano!

– Va bene, lasciami però almeno finire di succhiare dalla cannuccia! Sto finendo, dammi soltanto un momento. Hai notato che, quando uno sta per finire di succhiare, avviene il risucchio? Tu sei esperta di cannucce, nevvero?

– Psicopatico, come ti permetti?

 

Scesi frettolosamente le scale di corsa. Al che lei m’inseguì:

– Dove cazzo pensi di andare? Devi pagarmi il succo di frutta.

– Va bene. Tu rientra nel tuo appartamento, non diamo spettacolo. Ti raggiungo subito. Dammi solamente un minuto. Devo riallacciarmi le scarpe.

 

La raggiunsi dopo un minuto e lei s’era nel frattempo completamente denudata come Margot Robbie al primo incontro con Leo DiCaprio di The Wolf of Wall Street.

Al che, tutta accalorata, disse, parafrasando Joe Pesci di Quei bravi ragazzi:

– E ora che mi dici, signor bulletto? Qualche cosa me la devi dire.

– Te la dico.

– Sentiamo.

– Fancul’ a mamm’t.

 

Sì, le dissi proprio così.

Fra me e lei, fra alti e bassi, durò parecchio. Lei non mi amò mai davvero, nemmeno io.

Stemmo assieme soltanto perché, a detta di lei, duravo molto.

Ma non servì a un cazzo per tirarmi su.

La strategia promozionale di Scorsese & Netflix s’è rivelata vincente, quella di Fedez, cantante degli ominidi, altrettanto, poiché l’italiano medio è un mafioso demente, evviva i cinecomic!

Sì, quando Alberto Barbera annunciò, a fine luglio scorso, il programma della sua kermesse, ovvero della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, tutti noi cinefili rimanemmo basiti nello scorrerlo e non vedere in cartellone, come si suol dire, The Irishman di Martin Scorsese.

Eclatante, clamoroso al Cibali, come si diceva una volta.

Il film più atteso dell’anno, forse degli ultimi vent’anni, non partecipò al Festival di Venezia. Assurdo, no?

Festival da sempre considerato leggermente minore rispetto a quello di Cannes ma che, ultimamente, si rivelò d’estrema importanza imprescindibile per la corsa agli Oscar.

Poiché molti dei film, dei registi e degli attori premiati a Venezia furono poi quelli che la fecero da leone agli Oscar. Anche se La forma dell’acqua vinse, per l’appunto, il Leone d’oro, eh eh, mentre il parimenti oscarizzato Birdman assolutamente no.

Scorsese optò per il più intimo New York Film Festival.

Scelta quanto mai oculata, sacrosanta.

Poiché sarebbe stato, come già dissi, assai pericoloso presentare The Irishman a Venezia. Dinanzi a critici agguerriti e infoiati, pronti a scannarlo se ne fossero rimasti, di solito loro snobismo d’accatto e “accatta visualizzazioni stampa”, parzialmente delusi.

Sì, meglio dunque il più piccolo New York Film Festival. Ove Scorsese poté presentare il suo film in maniera più delicata e riservata. Consegnandone la visione a selezionati addetti e cosiddetti operatori del sistema.

Le critiche, come sappiamo, furono entusiastiche. Da qui sorse a tamburo battente il crescente, inarrestabile passa parola.

Al che, The Irishman fu presentato, con altrettanto successo e critico clamore, a Londra e poi a Roma.

Ottenendo ancora una volta consensi a iosa.

Invece, qualora fosse stato relativamente stroncato a Venezia, ciò ne avrebbe pregiudicato la corsa agli Oscar e il suo estremo, ragguardevole, anzi incommensurabile valore sarebbe stato inficiato da qualche presuntuosa, oserei dire pregiudizievole, critica prematura.

Per esempio, oramai a Clint Eastwood frega poco degli Oscar.

Lo dimostra il fatto che, da anni, fa uscire i suoi film a metà dicembre quando oramai i giochi sono pressoché fatti.

Sì, la stampa americana può visionare le sue pellicole prima che escano ufficialmente in sala, quindi, stando a questo discorso, non mi stupirei più di tanto se il suo Richard Jewell venisse nominato in varie categorie, perfino importanti, fra circa un mese ai Golden Globe. Sebbene, come detto, uscirà soltanto dopo le nomination dei Golden, ovvero il 13 Dicembre.

Ma sono rarissimi i casi in cui una pellicola uscita nelle sale a dicembre abbia poi fatto incetta di candidature agli Oscar. Perlomeno, se prima non fu presentata a qualche festival di rilievo.

Come da me poc’anzi spiegato.

In poche parole, Richard Jewell potrà anche essere il film più bello dell’anno, perché no, ma credo che oramai l’Academy abbia già compiuto la sua scelta.

Il film che vincerà l’Oscar, per l’appunto, come Best Motion Picture of the Year, sarà The Irishman.

Stavolta, Netflix ci prese alla stragrandissima.

Agì infatti con lieve, dolce mestizia e sobria furbizia, con indicibile, inarrivabile scaltrezza e ammirabile pudicizia.

Realizzando una campagna promozionale basata sulla leggendarietà del capolavoro annunciato, a piccole dosi, paradossalmente, annunciandolo.

Dispensando, nel corso degli ultimi mesi, solo tre ufficiali filmati.

Creando attorno alla pellicola la giusta dose di mistero e suspense.

Netflix Italia, per esempio, su YouTube non ha ancora diramato il trailer di The Irishman doppiato in italiano. Solo gli abbonati possono vederlo, ascoltando in esclusiva Leo Gullotta che dà la voce a Joe Pesci.

Ora, spostiamoci invece in tutt’altro ambito e parliamo non di Scorsese, bensì di un altro uomo, purtroppo, considerato assai più meritevole di Martin da molti italiani, vale a dire il “fenomeno” Fedez.

Ecco, se io mi presentassi a un produttore discografico con un testo del genere, probabilmente lui chiamerebbe immediatamente la neuro:

mi aspetto che ti piaccia stare

sotto le coperte e non sopra le copertine

l’amore a prima Visa…

un golpe al cuore…

se ti guardo a luci spente, sei un tramonto abusivo…

Ma direi che l’apice, oserei dire l’inarrivabile zenit di tale “genio” dei debosciati, sia questa rima baciata per tutte le ragazzine più cretine:

prima eri un problema di cuore, ora sei il cuore del problema

Sì, Fedez lo vedrei bene ospite di Gigi Marzullo. Ah ah.

Sì, per comporre questi versi lirici, più che altro da due lire, un ritardato medio impiegherebbe due minuti, Fedez invece ne impiega dieci. Ah ah.

Peccato che lui sia più ricco di un astrofisico nucleare che conosce ogni equazione della teoria della relatività e l’Italia ascolti, con la testa fra le nuvole, queste cagate atomiche che io brucerei alla velocità della luce.

Sì, è per questo che abbiamo oggigiorno critici di Cinema che sostengono che The Irishman sia meno bello di Quei bravi ragazzi. Se Scorsese avesse realizzato Quei bravi ragazzi 2, avrebbero detto che The Irishman sarebbe stato uguale a Casinò. Ah ah.

Come dire che il sottoscritto, se ieri fu depresso a morte e oggi stia provando, provatissimo, di darsi uno slancio vitale fighissimo o solo più sfigato, le malelingue affermeranno, anzi con irremovibile fermezza affermano, che lo fa per rispondere a chi l’offese nel vano, deleterio e controproducente tentativo misero di dimostrare fermamente qualcosa. Ma rimane di mente un infermo. Ah ah.

Quindi risulta penoso e patetico.

Se invece avessi smesso di scrivere libri e recensire film, mi avrebbero detto ugualmente che sono penoso poiché mi sarei arreso.

Mettetevi d’accordo perché non ho intenzione di essere recensito da gente che prima offende Fedez perché è povera e il giorno dopo, invece, se vince il SuperEnalotto, frega a Fedez pure Chiara Ferragni, regalandole una migliore Ferrari.

Sono sinceramente stanco di tutta questa gente ipocrita assai italiana.

Di domenica, questa gente va a messa e il lunedì dopo combina le stesse porcate di prima. Tanto la settimana finirà, arriverà di nuovo domenica e basterà una confessione per poter ritornare a vivere alla stessa maniera.

D’altronde, Francia o Spagna, basta che se magna!

Il mio consiglio per i giovani è questo, un consiglio non propriamente ottimista, a dire il vero.

Un consiglio non da coniglio, bensì da uomo saggio come Rust Cohle di True Detective.

Cioè questo: non sposatevi e non mettete al mondo dei figli.

Altrimenti, possono nascervi mostri come Glenn Fleshler/Errol Childress se vostra madre è pazza.

Tanto, anche se vostra madre non è pazza davvero ma vive da pazza poiché chi la mise incinta, ovvero Thomas Wayne, la trattò come Fillipo Timi di Vincere nei confronti di Giovanna Mezzogiorno, vostro figlio troverà un altro Glenn Fleshler che lo caricherà di rabbia, distruggendogli pure la purezza.

Come no?

Ora vi spiego.

Le mie freddure lasciano stecchiti tutti, soprattutto il sottoscritto, ovvero un personaggio da fumetti molto fumantino

Allora, adesso vanno di moda i cinecomic.

Martin Scorsese e Francis Ford Coppola li definirono spregevoli.

Non so se abbiano ragione o no. Da quello che mi risulta, comunque, Rupert Pupkin di Re per una notte è Kick-Ass mentre Dracula di Bram Stoker è Ant-Man.

Come no? Oldman, in questo film, è come Gulliver. Prima è un titano. Poi, in seguito alla morte tragica della moglie, si segregò nel castello e invecchiò di brutto. Dunque, la sua virilità, nonostante si attorniò di tre streghe-damigelle meretrici, fra cui Monica Bellucci, ne risentì potentemente.

Diciamo che si nanizzò. Quindi, riprese possesso della sua armatura da Batman di Christopher Nolan e volò nuovamente come un pipistrello, facendo il culo, come si suol dire, ai moscerini.

Sì, il nerd è un uomo che, dopo aver sublimato le delusioni affettive, credette di essere sublime poiché realisticamente, logisticamente e dunque obiettivamente non gliela può fare con Catwoman.

Al che, come meccanismo di difesa psicologico, anziché diventare verde di rabbia come Hulk, in virtù dei soldi del ricco possidente del padre che lo mantiene, se la tira da Iron Man.

Cioè, detta come va detta, il nerd vive nel seminterrato, nella prigione bunker col culo parato delle sue immaginifiche stronzate, vagheggiando suoi sogni di gloria spesso fantasticati ma raramente concretizzatisi. È invero Birdman.

Sì, dovrebbe in verità spararsi in testa.

Se non dovesse miracolosamente morire, lo acclameranno in piazza come Joker.

Per quanto mi concerne, io fui un uomo già a quattordici anni.

Mi ricordo infatti che non rimasi insensibile, a livello ormonale, dinanzi a Pamela Anderson di Baywatch.

Poi però scoprii che lei se la faceva con il bagnino ignorantissimo de Il commissario Lo Gatto.

Ci rimasi come una merda. Da allora, distrutto, cantai La Mer, recitando, a ogni mattutino canto del gallo, tutte le sillogi poetiche di Giacomo Leopardi.

Ho detto tutto.

Riguardo la recensione di The Irishman, sentii e lessi molti critici affermare che Scorsese ricicla sempre tematiche, da lui stesso generate e sviluppate, oramai già viste, trite e ritrite, ovvero inflazionate e abusate.

Uno disse pure che Scorsese non è capace di rinnovarsi e che è relativista. Cioè, gira soltanto film su preti, su strambi deliri religiosi o sui gangster mafiosi.

Il prossimo film di Scorsese sarà Killers of the Flower Moon.

Un film sui nativi indiani americani divenuti ricchi grazie al petrolio.

Questi critici, invece, pensano di divenire ricchi, facendo lo scalpo a Scorsese?

Di mio, sono Fu Manchu. Cioè, praticamente David Lo Pan di Grosso guaio a Chinatown.

Ma, alle tribù degli Apache, dei Mohicani e dei Comanche, continuo a preferire l’ex pornoattrice Cheyenne.

Sono uguale a Sean Penn di This Must Be the Place ma nemmeno una racchia come Frances McDormand me la dà.

Per fortuna, aggiungo io, quella donna è matta.

È capace di rendere un uomo, macho come Liam Neeson, uguale a Darkman.

Ah ah.

Sì, Frances è un’intellettuale che rompe le palle a dismisura.

È per questo che suo marito, Joel Coen, è un genio.

Non scopa mai Frances. Non sapendo dunque che cazzo fare da mattina a sera, assieme a suo fratello Ethan, passa il tempo a inventare storie pazzesche. Passano notti in bianco nel mettere nero su bianco le loro sfighe disumane. Da cui Il grande Lebowski e A Seriuos Man.

Mentre nell’altra stanza, Frances, sdraiata a letto, si tocca d’autoerotismo feroce, impazzendo ad ascoltare Bob Dylan, uno dei suoi cantanti preferiti, che accarezza il plettro, riproponendo la sua storica Knockin’ on Heavens’ Door.

Sapete che al posto di Frances Conroy, in Joker, doveva esserci la McDormand?

Però Todd Phillips, dopo aver provinato la McDormand, scelse la prima Frances.

Poiché la Conroy è parimenti brutta ma ispira tenerezza. La McDormand, invece, è brutta e basta.

Quindi, non poteva essere credibile nei panni dell’ex donna di Thomas Wayne.

Sì, Thomas fu un frustrato prima d’arricchirsi.

Passò il tempo a cercare donne con cui condividere il suo disagio psicologico su qualche sito d’incontri per cuori solitari.

Non incontrò nessuna disposta a uscire con lui. Solamente la Conroy.

Perciò, Thomas pensò:

– Be’, basta metterle una maschera a mo’ di cuscino in faccia, di corpo non è poi tanto male, le posso rifilare tranquillamente una sonora fregatura, cioè una (mal)sana inculata.

 

Peccato che il profilattico di Thomas si spaccò nel momento meno opportuno e la Conroy partorì il futuro Joker.

Thomas quindi sposò una donna altolocata e assieme misero al mondo il futuro Batman.

Pover’uomo. Divenne come Donald Trump ma non gliene andò bene una.

Da una ebbe infatti un figlio pazzo, dall’altra uno con la doppia personalità.

Deve ringraziare, dall’alto dei cieli o laggiù all’inferno, che qualche teppista l’abbia ucciso nel vicolo cieco…

Se così non fosse stato, adesso Thomas avrebbe dilapidato mezzo patrimonio a pagare gli psichiatri dei figli ché, non essendo costoro capaci d’intendere e volere, avrebbero chiesto al padre di essere mantenuti.

Lui, essendo un pezzo grosso, si sarebbe vergognato di affidarli all’assistenza sociale e dunque si sobbarcò ogni spesa dei suoi scugnizzi.

Infatti, in nessun fumetto, risulta che Batman possieda un lavoro.

Thomas, prima di morire, redasse infatti un testamento ove scrisse testualmente:

– Mio figlio Arthur è irrecuperabile. Se gli donassi la mia vita a Malibu, la distruggerebbe.

Dunque, mettetelo in manicomio. Ma cambiategli il cognome.

Mio figlio Bruce, invece, è altrettanto malato ma, a differenza di Arthur, è più figlio di puttana. Sì, soffre di disturbo borderline ed è un incallito puttaniere irredimibile. Però, in compenso, riesce emozionalmente a gestirsi.

Al massimo, dite al maggiordomo Alfred che, se Bruce avrà dei momenti difficili, di nascosto dovrà infilargli degli psicofarmaci nel tè.

Sì, in Joker, la psicologa di Arthur gli disse questo:

– Arhur, il sindaco, malgrado le battaglie del nostro sindacato, ha tagliato i fondi. Ci hanno castrato. Non posso più curarti. Siamo entrambi inchiappettati.

Comunque, se cercherai su Google, in qualche forum di disadattati, potresti incontrare Iris di Taxi Driver.

Sai, sebbene sia stata salvata dalla prostituzione minorile grazie a Travis Bickle, uno più fuori di testa di te, non si riprese mai davvero dall’essere stata abusata dal suo pappone.

Sposatela e abbiate dei figli.

Tanto, il mondo è già pieno di pazzi. Qualche pazzo in più non sarà un grosso problema.

Ora, Arthur, devo salutarti. Ho perso il lavoro ma sono una donna. Quindi, mi basterà, per tirare a campare, mi basterà dare via il culo sui viali. Addio.

Anzi, ragazzo, prima di congedarmi, ti dirò però questo. Passai tutta la mia adolescenza da sfigata a studiare psicologia per provare a dare una speranza ai giovani provati che, come te, non accettano questa società e ne soffrono terribilmente.

Mi tolsi tutti i piaceri giovanili per riuscire nella mia mission.

Adesso, sono disoccupata.

Morale, figlio mio:

chi lo prende nel culo è destinato a riprenderlo in culo inevitabilmente. Come dice Rust Cohle, ancora e ancora e ancora.

Con l’unica differenza che, d’ora in avanti, quando lo piglierò nel didietro, almeno mi pagheranno.

 

Ah ah. Di mio, posso invece dirvi questo:

se credete che, in questo mondo, possiate essere voi stessi, sì, potete esserlo. Però già sepolti e cremati al cimitero. Il resto è una grande stronzata. L’umanità, dopo millenni di pseudo-evoluzione fasulla, alle soglie del 2020 finalmente comprese che l’uomo è in realtà una scimmia imborghesita. Quindi, l’unica differenza esistente fra lui e la scimmia non è, come si crede, l’intelligenza, bensì il portafogli. Se pensate che non sia così, non siete evoluti. Forse, è per questo che soffrite come animali. Sì, la sofferenza è figlia non della malattia mentale, bensì dell’incapacità di accettare un mondo che non riuscì a cambiare manco Cristo. Figurarsi se, come Gesù, siete per l’appunto dei poveri cristi.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Chi non vuole ascoltare ragioni, continuasse a sbattersene.

Tanto, se ne sbatté pure prima. Altamente fottendosene.

Ah ah.75316033_10214948951940147_3046521943453859840_n

di Stefano Falotico

Frances McDormand è figa (eh… ’na roba) ed evviva la mia Hollywood bianca e anche Travis Bickle!


06 Nov

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Il più grande film di tutti i tempi

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Lezione di realismo: molte donne sono indubbiamente brutte come Frances McDormand ma non hanno vinto due Oscar…

Frances può permettersi di pavoneggiarsi.

Storie incredibili… una con la sclerosi multipla mi obbliga a comprare il suo storto libro “biopic”, io ci sto e le mostro i miei, lei diventa un mostro… e mi storpia

Sì, ma chi è ’sta gente?

Mi chiede l’amicizia una sedicente scrittrice. Al che, mi racconta la sua vicenda un po’ disgraziata. E io quasi mi commuovo. Dunque, m’induce in maniera subliminale a comprare il suo libro che narra del suo passato doloroso. Mi fornisce anche il numero dell’editrice per non farmi pagare le spese di spedizione. Io le rispondo… – Va bene. Adesso chiamo e ordino il tuo libro. Mi hai convinta, dev’essere una storia affascinante da leggere, molto toccante.

Le dico quindi che anch’io sono uno scrittore. Lei, stizzita, mi risponde che i miei libri del cazzo non le interessano.
Dunque, ancora persevera a pubblicizzarsi, mandandomi link di altre sue opere. E mi urla: – Devi comprarli, hai capito quanto ho sofferto in vita mia?! Comprali, sennò sei un mostro!

E io: – Ok, ci sto. Però dai un’occhiata anche ai miei.

Lei: – Sei uno psicopatico.

E mi blocca.

Ho detto tutto…

Ecco, capisco proprio tutto. Capisco che costei, quattro anni più giovane di me, sia avvilita dalla sua grave malattia fisica… che comunque ancora non è degenerata. Tant’è vero che mi ha confidato che, a parte un certo tremolio alle mani, il suo corpo è totalmente funzionale, è sessualmente molto attiva e i medici le hanno riferito che i primi, chiari sintomi della malattia cominceranno a “contagiarla” fra almeno trent’anni. Quindi, ha molto tempo ancora per “darci dentro”.

Capisco anche appieno che, caduta in depressione in seguito alla spiacevolissima diagnosi, allontanata dai suoi amici che hanno cominciato a guardarla come una lebbrosa, lasciata dal suo ex, intimorito dal futuro che l’avrebbe aspettato, adesso ha chiesto e ottenuto la pensione d’invalidità, nonostante sia ancora validissima, e campi con poco meno di trecento Euro al mese.

Fin qui ci arrivo.

E le dico anche che io sto messo peggio di lei, non ho certezze economiche ma, a Natale, anziché comprarle il libro che, al di là della storia profonda, leggendo l’estratto, mi pare scritto col culo, se posso, le manderò su PayPal 100 Euro.

Quello che non capisco è sostanzialmente questo.

Per chi mi avete preso? Per San Francesco? È una vita che do agli altri ma a me non date mai niente.

Perché costei dovrebbe essere più sfortunata di me e dunque io dovrei acquistarle il libro, appassionarmi alla sua storia e invece a lei dei miei libri (e i libri non nascono mai dall’oggi al domani, vi è del vissuto in essi, spesso dell’identica, eguale se non superiore sofferenza) non gliene frega un cazzo?

Io vi avverto. Dovete cambiare atteggiamento. La dignità non si conquista con l’elemosina e il pietismo.

Io sono uno che, a costo di finire sotto i ponti, non prostituirò mai la mia anima per dieci Euro in più.

E non sono uno che contatta pinco pallino o pinco pallo, persuadendolo ricattatoriamente a elargirgli un deca in maniera pateticamente compassionevole anche se stessi in punto di morte… be’, se mancassero quindici minuti al momento della mia morte, darei venti Euro all’infermiera per un po’ di “flebo”.

Insomma, tralasciando questa qui, di cui mi spiace della sua malattia ma non posso farci molto…

La verità è una. Se siete brutti/e, racchie, sfortunati o poveri, sarà ancora peggio fra qualche anno…

Se pensate che non sia così e il futuro vi sorriderà, continuate a sognare e forse presto vi regaleranno una bambola tra una partita a briscola e una pisciata storta. E dovrete pulire pure i cessi che siete.

Fidatevi…

 

Morale, un po’ immorale: Frances McDormand non è che sia mai stata, diciamo, come Jennifer Connelly (che poi anche la Connelly di adesso, smunta e stando assieme a quel Bettany che l’ha spompata, non è che sia proprio un fiore…) ma almeno è molto brava, ha sposato il fratello Coen del cazzo, che la ravviva con le sue genialità, e si è cuccata pure due Oscar.

Molte donne, esteticamente non avvenentissime, insomma, abbastanza vomitevoli da far ribrezzo anche al contadino più zotico di Andria, se la tirano perfino senza avere nessuna qualità. Gli unici “valori” che hanno sono di essere onestamente molto racchie, ai limiti della scimmia del Bengala, tristissime, tanto incurabilmente depresse che nemmeno i più luminari psichiatri laureatisi a Oxford potrebbero salvarle, lagnose, insopportabili, stupide, esaltate, culturalmente inesistenti.

Alcune di queste si salvano, sì, sono ereditarie di vari castelli della Loira, altre passeranno tutta la vita fra agonie e tormenti, inveendo sui maschi, a loro dire colpevoli di essere stronzi, e passando la giornata a scopare… il pavimento come Topolino di Fantasia.

È la verità? Purtroppo sì.

Mi aspetta un’altra giornata tosta. Quindi, vedete di non scassare la minchia.

Se non volete andare a cagare subito, ho ancora una confezione di Pursennid.

Ecco, questa ve la posso regalare.

Vi posso regalare anche i miei libri ma, se pretendete che io cambi, che mi accoppi con donne sceme per essere un normale uomo carnascialesco, avete sbagliato tutto.

Io sono Travis. Che questo vi piaccia o meno.

Un uomo dei sogni, della notte, della poesia, delle metafisica.

 

– Ho letto di lei sui giornali. Come sta, adesso?

– Ah, non era niente. Sono già guarito. I giornali le gonfiano sempre le cose. Mi fa male quando mi giro. Ma poi passa.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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