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Jennifer Connelly, diciamocelo, mi ha rovinato la reputazione, ha deturpato completamente la mia indole da Dalai Lama


11 Nov

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Sì, una mia amica su Facebook scrive oggi quel che segue:

Ho sognato di essere l’amante di David Bowie.

I nostri incontri clandestini avvenivano, di base, in treno. Il suo treno privato, per la precisione. Tutto alla chetichella, ovvio, giacché ero fidanzata con Franzisk…, il quale ostentava degli agghiaccianti calzoni pied de poule bianchi e neri. (Ti tradivo per quello, Franzisk, non ho dubbi!) E si viveva in un appartamento al piano terra, tipo negozio, pieno di ingranaggi arrugginiti che nessuno mai puliva.

Voi tutto bene?

 

La mia risposta è stata questa. No, per me è stata una nottata insonne, come sempre. Anziché sognare David Bowie, ho sognato che alle quattro di notte fosse aperto il Conad sotto casa mia perché ho svuotato il frigorifero e ho ingurgitato tutti i wafer scaduti.

Comunque, sì, te ne do atto. Hai avuto un culo pazzesco a fare un sogno in cui eri l’amante di Bowie. Sai, devo confidarti che, sebbene David sia morto, io più volte, ascoltando la sua voce, son stato poi costretto a fare mente locale, per accertare a me stesso la mia eterosessualità. Infatti, ho sempre pensato che China Girl l’avesse cantata per il sottoscritto.

L’altra sera, ho visto il film La giuria. Pochi mesi fa, ho definito John Cusack un attore bollito, dedicandogli anche un pezzo distruttivo. Insomma, l’ho massacrato. Povero John.

Ho visto il suddetto film con mio padre. Che, al termine della visione, mi ha guardato dritto nelle palle degli occhi e mi ha detto: – Sai Stefano che assomigli a Cusack?

Una delle offese peggiori che un figlio possa ricevere da un padre.

Sì, perché io ho sempre associato John Cusack al tipo un po’ coglioncello. Bravo ragazzo, per carità, ma sessualmente poco appetibile. Imbranato e timidissimo.

Al che, due minuti fa ho svolto delle ricerche. E ho scoperto che, invece, John Cusack è un mezzo puttanone.

È stato con alcune delle fighe più eclatanti di Hollywood e non. Volete qualche nome? Claire Forlani che, dopo averla data per finzione a Nicolas Cage in The Rock, ha mandato a fanculo Cage e assieme al suo co-protagonista di Con Air, appunto John, è andata al galoppo.

John è stato anche con Uma Thurman, con quella zoccolona di Gina Gershon, con quella bella passerottina di Minnie Driver, con la figlia gnocchetta di Clint Eastwood, Alison, per una vera, impura Mezzanotte nel giardino del bene e del male, con quell’altro pezzo di gnoccolona di Neve Campbell, con Meg Ryan, che come attrice mi fa cagare ma una bottarella gliela darei molto volentieri, con quella stangona di Jennifer Love Hewitt, con quella patonza stratosferica di Rebecca Romijn e, per finire in bellezza, come si suol dire, con quella fregna esagerata di Brooke Burns.

Insomma, di primo acchito, questo John sembra un mezzo frocio. Ma a quanto pare spinge…

Filmografia alla mano, correggetemi se sbaglio, non credo che John Cusack abbia mai recitato assieme a Jennifer Connelly. Ma, secondo me, conoscendo il marpione, John ci avrebbe provato.

Perché tu non ci avresti provato a costo di finire provatissimo?

Sì, secondo me, come già scritto e detto, Jennifer ora è troppo magra.

Ma questa è stata una Phenomena abissale. Roba che, con una così, non duri più di sette minuti. Esplodi prima. Ma sono stati Sette minuti in paradiso.

Ah, il suo seno era qualcosa di disumano. Altro che Eva Green.

Come ballonzola delicatamente poetico, oserei dire, in Tutto può accadere, com’è turgido, burroso e magnificamente latteo in Scomodi omicidi, in Waking the Dead poi è davvero da infarto.

Ma il top della sua super figa-topona immane, Jennifer l’ha esibito in The Hot Spot – Il posto caldo.

Sì, la prima volta, moltissimi anni fa, quando vidi la scena di questo film in cui esce semi-ignuda dal lago e porge quel suo culo enorme al Sole, sono diventato cocente come fossi stato trafitto dal buco dell’ozono totalmente dilaniato.

Ecco, sono un uomo che non ha nulla da nascondere. Avete presente la scena in cui Sharon Stone accavalla le gambe senza mutandine in Basic Instinct e il grassone, paonazzo in viso, suda freddo? E Michael Douglas lo guarda, sogghignando?

Ecco, è meglio vedere quella scena di The Hot Spot senza amici…

Il tuo amico, all’apparire di Jennifer dinanzi ai tuoi occhi allucinati da tanta bellezza, potrebbe darti del pervertito.

Comunque, questo non succederebbe mai. Perché il tuo amico sverrebbe ancor prima di poter osservare la tua reazione.

Sì, io me la son sempre tirata da buddista asceta.

Jennifer Connelly è colei che ha mandato completamente a puttane ogni pace dei miei sensi grazie ai suoi immensi seni incandescenti.

Vogliamo dirci la verità? Jennifer Connelly faceva veramente schifo da quanto era figa.

Se fossi stata in lei, mi sarei vergognata ad andare in giro.

Sì, quando Jennifer Connelly frequentava il college, tutti i suoi studenti di corso hanno fatto la fine di Russell Crowe di A Beautiful Mind.

Ho detto tutto…

Come diceva Pozzetto: eh la Madonna!

THE HOT SPOT, Jennifer Connelly, 1990, (c) Orion

THE HOT SPOT, Jennifer Connelly, 1990, (c) Orion

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di Stefano Falotico

Frances McDormand è figa (eh… ’na roba) ed evviva la mia Hollywood bianca e anche Travis Bickle!


06 Nov

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Il più grande film di tutti i tempi

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

 

Lezione di realismo: molte donne sono indubbiamente brutte come Frances McDormand ma non hanno vinto due Oscar…

Frances può permettersi di pavoneggiarsi.

Storie incredibili… una con la sclerosi multipla mi obbliga a comprare il suo storto libro “biopic”, io ci sto e le mostro i miei, lei diventa un mostro… e mi storpia

Sì, ma chi è ’sta gente?

Mi chiede l’amicizia una sedicente scrittrice. Al che, mi racconta la sua vicenda un po’ disgraziata. E io quasi mi commuovo. Dunque, m’induce in maniera subliminale a comprare il suo libro che narra del suo passato doloroso. Mi fornisce anche il numero dell’editrice per non farmi pagare le spese di spedizione. Io le rispondo… – Va bene. Adesso chiamo e ordino il tuo libro. Mi hai convinta, dev’essere una storia affascinante da leggere, molto toccante.

Le dico quindi che anch’io sono uno scrittore. Lei, stizzita, mi risponde che i miei libri del cazzo non le interessano.
Dunque, ancora persevera a pubblicizzarsi, mandandomi link di altre sue opere. E mi urla: – Devi comprarli, hai capito quanto ho sofferto in vita mia?! Comprali, sennò sei un mostro!

E io: – Ok, ci sto. Però dai un’occhiata anche ai miei.

Lei: – Sei uno psicopatico.

E mi blocca.

Ho detto tutto…

Ecco, capisco proprio tutto. Capisco che costei, quattro anni più giovane di me, sia avvilita dalla sua grave malattia fisica… che comunque ancora non è degenerata. Tant’è vero che mi ha confidato che, a parte un certo tremolio alle mani, il suo corpo è totalmente funzionale, è sessualmente molto attiva e i medici le hanno riferito che i primi, chiari sintomi della malattia cominceranno a “contagiarla” fra almeno trent’anni. Quindi, ha molto tempo ancora per “darci dentro”.

Capisco anche appieno che, caduta in depressione in seguito alla spiacevolissima diagnosi, allontanata dai suoi amici che hanno cominciato a guardarla come una lebbrosa, lasciata dal suo ex, intimorito dal futuro che l’avrebbe aspettato, adesso ha chiesto e ottenuto la pensione d’invalidità, nonostante sia ancora validissima, e campi con poco meno di trecento Euro al mese.

Fin qui ci arrivo.

E le dico anche che io sto messo peggio di lei, non ho certezze economiche ma, a Natale, anziché comprarle il libro che, al di là della storia profonda, leggendo l’estratto, mi pare scritto col culo, se posso, le manderò su PayPal 100 Euro.

Quello che non capisco è sostanzialmente questo.

Per chi mi avete preso? Per San Francesco? È una vita che do agli altri ma a me non date mai niente.

Perché costei dovrebbe essere più sfortunata di me e dunque io dovrei acquistarle il libro, appassionarmi alla sua storia e invece a lei dei miei libri (e i libri non nascono mai dall’oggi al domani, vi è del vissuto in essi, spesso dell’identica, eguale se non superiore sofferenza) non gliene frega un cazzo?

Io vi avverto. Dovete cambiare atteggiamento. La dignità non si conquista con l’elemosina e il pietismo.

Io sono uno che, a costo di finire sotto i ponti, non prostituirò mai la mia anima per dieci Euro in più.

E non sono uno che contatta pinco pallino o pinco pallo, persuadendolo ricattatoriamente a elargirgli un deca in maniera pateticamente compassionevole anche se stessi in punto di morte… be’, se mancassero quindici minuti al momento della mia morte, darei venti Euro all’infermiera per un po’ di “flebo”.

Insomma, tralasciando questa qui, di cui mi spiace della sua malattia ma non posso farci molto…

La verità è una. Se siete brutti/e, racchie, sfortunati o poveri, sarà ancora peggio fra qualche anno…

Se pensate che non sia così e il futuro vi sorriderà, continuate a sognare e forse presto vi regaleranno una bambola tra una partita a briscola e una pisciata storta. E dovrete pulire pure i cessi che siete.

Fidatevi…

 

Morale, un po’ immorale: Frances McDormand non è che sia mai stata, diciamo, come Jennifer Connelly (che poi anche la Connelly di adesso, smunta e stando assieme a quel Bettany che l’ha spompata, non è che sia proprio un fiore…) ma almeno è molto brava, ha sposato il fratello Coen del cazzo, che la ravviva con le sue genialità, e si è cuccata pure due Oscar.

Molte donne, esteticamente non avvenentissime, insomma, abbastanza vomitevoli da far ribrezzo anche al contadino più zotico di Andria, se la tirano perfino senza avere nessuna qualità. Gli unici “valori” che hanno sono di essere onestamente molto racchie, ai limiti della scimmia del Bengala, tristissime, tanto incurabilmente depresse che nemmeno i più luminari psichiatri laureatisi a Oxford potrebbero salvarle, lagnose, insopportabili, stupide, esaltate, culturalmente inesistenti.

Alcune di queste si salvano, sì, sono ereditarie di vari castelli della Loira, altre passeranno tutta la vita fra agonie e tormenti, inveendo sui maschi, a loro dire colpevoli di essere stronzi, e passando la giornata a scopare… il pavimento come Topolino di Fantasia.

È la verità? Purtroppo sì.

Mi aspetta un’altra giornata tosta. Quindi, vedete di non scassare la minchia.

Se non volete andare a cagare subito, ho ancora una confezione di Pursennid.

Ecco, questa ve la posso regalare.

Vi posso regalare anche i miei libri ma, se pretendete che io cambi, che mi accoppi con donne sceme per essere un normale uomo carnascialesco, avete sbagliato tutto.

Io sono Travis. Che questo vi piaccia o meno.

Un uomo dei sogni, della notte, della poesia, delle metafisica.

 

– Ho letto di lei sui giornali. Come sta, adesso?

– Ah, non era niente. Sono già guarito. I giornali le gonfiano sempre le cose. Mi fa male quando mi giro. Ma poi passa.

 

 

di Stefano Falotico

Cari grillini, la dovete finire di lamentarvi, basta con la Bertè e con le chiacchiere da Belté. Tiè!


04 Nov

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Un tempo anch’io ero una testa di cazzo.

Arrivato a una certa età, mi son guardato allo specchio e soprattutto dentro. Ed è una cosa che dovreste fare anche voi, cari grillini. Che vuole questo Grillo parlante?

Costa molto dolore, sacrificio e rabbia. E so che voi non volete soffrire.

Invece dovreste. Solo attraverso la sofferenza, vi sarà rinascita e cambiamento. Quello che gridate come dei dannati nelle parate popolari e che invece non avete attuato, innanzitutto, in voi stessi.

Vi attaccate alle scemenze. Allora, siete disoccupati e, anziché rimboccarvi le maniche, sperate che domani avvenga una guerra civile che ripristini i torti ché così avrete anche voi la vostra dolce fetta di torta.

Non ci sarà nessuna guerra civile, non siamo in un film di Joe Dante. E, se non vi date una mossa, credo che soccomberete soltanto di più in una patetica, disarmante disperazione sterile e controproducente.

Sì, ve ne do atto. Nella vostra vita, ve ne son successe di tutti i colori. Avete sofferto come delle bestie e subiste probabilmente delle ingiustizie. Ma ora siete in salute, siete belli come il Sole e anche quella cosina lì in mezzo alle gambe, mi pare, almeno a giudicare dall’ingrossamento nel cavallo dei pantaloni, che si muova scattante e rigida appena i vostri occhietti malandrini intravedono un bel paio di cosce turgide.

Sì, siete vigorosi, prestanti, cazzuti, insomma. Basta col fare i cazzoni! Allora cos’è quest’eterno sbadiglio? Questa processione melanconica di auto-inganni, flagellazioni al vostro uccello e martoriamento di ogni vostro represso, castigato, timorato, possibile godimento?

Sì, ecco la nuova stronzata del giorno. Ci sarà un’ecatombe atomica, Trump ha detto segretamente a quello della CIA, e voi siete entrati in possesso di queste preziose informazioni perché siete come Tom Noonan di Heat, che il governo sud coreano sta complottando di scie chimiche e probabilmente già da questa notte, se vi affaccerete alla finestra, vedrete missili galattici roboanti a illuminare paurosamente il cielo del vostro firmamento scolorito da un grande rincoglionimento nerissimo.

È così?

La dovrebbe finire anche Bob De Niro a sostenere che uno dei suoi figli soffre di autismo per colpa del vaccino del cazzo. Diciamo che volle sperimentare l’inseminazione in vitro e, forse, quando si masturbò, eiaculò uno sperma rancido, partorito con tutta probabilità da una cattiva cena con Joe Pesci. A base di troppe cozze, compresa sua moglie Grace Hightower con cui non avvenne una sana peperonata affumicata come la sua pelle rosolata!

Forse la verità è questa?

Ecco, avevo un amico che faceva così.

L’ho sottoposto al test Falotico, è un questionario di certezza scientifica da me brevettato in maniera provetta, inconfutabile.

– Bene, hai mangiato? Vuoi un po’ d’acqua?

– No, grazie. Semmai una sigaretta.

– Vuoi anche il caffè?

– Ma sì. Preparalo, dai, mettilo su.

 

Bevuto che lo ebbe… bevuto che lo ebbe è magnifico…

– Ora sei pronto al Falotico test?

– Sì. Proponimi questa minchiata.

– Non è una minchiata. È un test che ho sperimentato sulla mia pelle. È infallibile, inequivocabile, non si scappa…

– Ok, vai.

– Bene. Ora, facciamo promemoria. I tuoi genitori hanno divorziato quando avevi vent’anni, sei caduto in una profonda depressione, alle superiori i tuoi compagni ti angariavano e ti han praticato pesante bullismo. Fin qui, ci siamo? Confermi gli avvenimenti, diciamo, non propriamente esaltanti?

– Sì, è tutto acclarato nella mia mente. Anche nel mio culo.

– Perfetto. Ecco, ora dalla mia tasca uscirà quest’immagine. Eccola qua.

– Cos’è?

– Sei cieco? Questa è una delle più grandi gnocche mai viste della storia. Guarda che simmetria di forme rotonde, che allineamento paradisiaco di proporzioni. Insomma, questa è una figa da competizione. Una passerona immane! Chiaro?!

– Non la conosco. Come si chiama?

– Il suo nome non è importante. L’importante è che io abbia notato che l’uccello ti funziona.

– Che vuoi dire?

– Sono passati tre secondi da quando te l’ho mostrata e ora devo raccogliere da terra i bottoni della tua patta.

– Sì, mi pare che il mio uccello funzioni.

– Sì, mi pare di sì. Non spingiamoci oltre…

– Dunque, abbiamo appurato che il tuo uccello va bene. Non ho riscontrato difetti strutturali. Dunque, l’ipofisi è collegata ai tuoi ormoni che a loro volta comunicano funzionalmente all’apparato genitale e ai vasi dilatatori. Sessualmente, sei ottimo.

– Tu dici?

– Sì, dico.

– Non soffri di “ammosciamento”, come dice Bob De Niro in Terapia e pallottole, e di nessun calo della libido. Cioè, ciò mi sembra alquanto evidente.

– Sì, ma è qualcosa di virtuale.

– Dici? Dici che fisicamente, dal vivo, diciamo, con una donna in carne e ossa hai l’ammosciamento?

– Spesso sì.

– Perché continui a frequentare quella mignotta. Mandala a farselo dare nel culo. Quella ti cogliona e basta. Cercatene una adatta a te. E vedrai che la scopata sarà normalissima.

– Dici?

– Sì, dico. Il problema non è tuo. È di quella zoccola frustrata.

Bravissimo, passiamo alla seconda prova. Hai delle idee geniali, affatto malvagie, sai? Mettile in pratica.

– Non posso.

– Perché non puoi?

– Non ci sono le circostanze. Mi mancano i soldi.

– Capisco… mica devi comprarti una villa, mi hai detto che vuoi fare il regista. Andiamo con calma. Hai in casa una videocamera, un programma di montaggio?

– Sì.

– Inizia col girare un cortometraggio coi tuoi amici. Scrivi una bella, piccola sceneggiatura. E filmi il tutto.

– Ci vogliono i soldi.

– E che soldi ci vogliono per girare un cortometraggio con tre amici e una storia di pensatori dreamers bohémienne?

– Non si può. La mia amica è pudica, non è Eva Green del film di Bertolucci.

– Mica ti ho detto che deve mostrare il suo seno. Anche perché seni così nascono ogni morte di Papa.

– Tre amici che chiacchierano del mondo e intitoliamo il cortometraggio Cazzeggio vérité. È un buon titolo, è originale, no?

– No, preferisco fare le video-recensioni.

– Sì, perché è più comodo. Giudichi il lavoro degli altri e, al massimo, l’unica figura che puoi rimediare è di aver detto delle cazzate. Mettici la faccia, agisci anziché vivere in trincea.

– Non ce la faccio.

– Ecco, la risposta esatta è che non ce la fai. Anzi no. La risposta è che sei spaventato. Sai perché? Perché puoi avere successo ma, se ti esponi, se passi all’azione, puoi anche ricevere altre delusioni pazzesche e batoste devastanti. E sarai inondato da tanta merda che ti pioverà addosso.

Invece, per te è paradossalmente più comodo smerdare il mondo. Così, sei la povera vittima incompresa e nessuno ha capito niente. Sono gli altri insensibili, stronzi, bastardi e tu sei quello che urla che Dio è morto, che il sistema capitalistico ti distrugge, che il Cinema di Herzog e Burton è bello perché appartiene alla tua categoria “protetta” e sei un meraviglioso diverso. Fantasioso, puro, voli alto!

Ecco, ora vola questo schiaffo. Fa male?

 

Quindi ora, incapaci, sessuofobi, moralisti, complottisti, urlatori, nani, levatevi dal cazzo. E vedete di farla finita. Non si nasce Marlon Brando. Lo si diventa. E per essere Marlon dovete accettare anche l’orrore. Solo dall’orrore vi è il ritrovato splendore.

Non è così, secondo voi? C’è sempre Voglio di più della Bertè alla radio. Che poi anche Loredana la dovrebbe finire! È da una vita che si dimena e sbraita, come al mercato ortofrutticolo, che ha sofferto. Mah, a me non pare. Ha visto più cazzi di lei di Moana Pozzi.

Contenti voi, contenti tutti. Continuate a prendervi per il culo. E a credere alle idiozie. E alle sceme!

 

di Stefano Falotico

Il signore del male di Carpenter è un capolavoro assoluto e io ogni giorno voglio spararmi ma poi desisto a fini “metafisici” da salvatore della minchia, come dico io


26 May

Pleasence il Signore del male

Ora, appena la gente mi dice che non so cosa sia il dolore, immagino la scena di Cape Fear con De Niro quando in barca si fa squagliare la cera ardente, e non gli fa né caldo né freddo.

Io sono la quintessenza del dolore fattosi carne martoriata, afflizione perpetua, cartina tornasole epidermica di ogni fottuto deragliamento mentale sano e vivaddio puro. Ricordo quando, nello strazio dei miei tormenti mistici, a sedici anni stetti tutta la notte sveglio col rosario in mano e, se non recitavo bene l’Ave Maria, se m’ingarbugliavo con le parole, iniziavo daccapo, in una fatica di Sisifo interminabile che in quella notte mi rese simile a Giovanna d’Arco. Sì, anni fa un mio amico mi disse… credi di essere Lèon di Luc Besson ma invece dovresti darti al Cinema di Bresson. Ah, Le Diable probablement…

Infatti, a tutt’oggi mio padre mi chiama affettuosamente il diavolicchio, uomo semi-angelico con sguardo diabolico ma sostanzialmente, stringi stringi, un mezzo cazzone.

Non so se avete letto il mio post con la foto di Orson Welles de Il terzo uomo. Un must. Spesso però, anche questo va ammesso, dico delle stronzate assurde, per figure di merda peggiori di Gianni Canova, esteta della Settima Arte sopraffino, che si fa le foto con Susanna Messaggio (guardatele su Instagram), quella delle televendite di Mediaset sempre con la parlata alla Berlusconi, dopo che con tutta probabilità Silvio le “vendette” una vasca-idromassaggio e villa con piscina su “spruzzate idriche” ipertermali.

Ipertermale: in idrologia medica, detto dell’acqua termale che sgorga a temperatura superiore ai 40 °C.

Sì, Silvio si scaldava con Susanna su materassi Eminflex, ribollendo… più Silvio spingeva e più sapeva, Susanna, che la sua carriera in tv sarebbe salita.

Detto questo, non son letti su cui dormirei con una coscienza pulita. Ma comunque con Susanna non dormirei affatto. Ah ah. Sì, l’ho trovata sempre arrapante, nonostante il suo accento da bauscia. Pare anche che abbia due lauree, una in pedagogia, e con lei fingerei di regredire alla pubertà per farmi educare di “bontà”. Ah ah.

Sì, son stato sempre gerontofilo. A tredici anni guardavo quelle di trenta, a trenta quelle di quaranta, adesso guardo sia quelle di venti che quelle di cinquanta. Perché no? Non si può? Invece sì. Mica guardo quelle di quindici, non le ho mai cagate.

La donna matura mi ha sempre eccitato in maniera duratura… quelle sode consistenze formose e giunoniche, quelle curve poderosamente robuste che sanno accogliere ogni tua fragilità tosta e allisciante, tutta entrante, possibilmente il più tardi possibile schizzante…

Sì, bando alle ciance. Mica volete diventare degli uomini nella pace dei sensi che costruiscono orologi a cucù? L’uomo, così come la donna, non deve mai rinunciare ai suoi impulsi primordiali e deve saper abbinare alla faccia di cazzo qualcosa di veramente “speciale”. Sì, sono l’unico uomo dal sex appeal mostruoso che può apprezzare immensamente Il signore del male.

Il signor Paolo Mereghetti è un po’ lento. Prima, pur lodandolo, gli aveva appioppato tre stellette, ora è passato a quattro. C’è arrivato finalmente! E lo considera una delle massime opere di Carpenter, così come infatti è. Ecco, ragazzini che guardate horrorini da quattro soldi, so che a voi apparirà mortalmente noioso e dal titolo vi aspettavate truculenze e facce maciullate. Non è questo il film. Un film metafisico eccezionale. Se esiste l’anti-materia perché non può esistere il Diavolo? E dunque anche Dio? E se fossero in verità due facce della stessa medaglia? Riflettete, fratelli, quando la donna che pensavate di amare vorrà vedere una fiction con Vanessa Incontrada, e voi l’accontenterete, guardandola assieme, solo perché quella sera non ve la vuole dare e vi consolerete con le tette di Vanessa. Per puro piacere non materico.

di Stefano Falotico

Il giardino dell’illuminato


30 Aug

01717702Lunga la mia vi(s)ta da peccatore, poiché io peccai e anche fui “sbeccato” come tutti, oggi, acceso da vitalità insospettabili, dopo aver dedicato di delicatezza delle ore mattutine alla scrittura dei miei libri, che vi ricordo di acquistare poiché salvifici e orientati verso il verismo della realtà, mai artefatti né sbrodolanti ruffianeria, puri e “putridi”, rimestai nella mia cas(s)a dei pensieri, trovando alle incognite della mia (r)esistenza un valore (in)certo. Così qui vi vergo, ah la verga, quel che pen(s)ai e quel che nel momento stesso in cui vi do le mie parole penso. Pene… lungo… la strada del peccare spesso mi (sov)viene… vengono venial di vene… e viene quest’idea venale. Il mio stato mentale, a differenza dei comuni mor(t)ali, peggiorò quando il mio organo genitale in figa si sverginò. Molti an(n)i fa, eppur rammemoro quell’attimo indelebile e (s)porco nel quale la mia “quaglia” funambolica, pimpante e così “galla” per la mia “gaia” s’inoltrò nel bosco fiorito, da me in modo sublime leccato, timidamente “annacquato”, furentemente arroventato dall’impeto di quegl’istanti caldi e b(r)uc(i)anti in cui in cul il mio “cu(cu)lo”, che “crebbe” ed ebbi in dote di gioia e “levigatezza”, fu forato e d’istinto non forbito lì nel “lilla” infilato. Incantato, incatenato. Messo alle (s)t(r)ette. Ella si moveva con altrettanta animalesca furia, mi teneva in grembo mentre esagitato spingevo all’impazzata, cavalcando… sogni di gloria e futuri spruzzi d’incontinenza. Sì, me la feci nelle mutande, ma ne venne la mia pazzia. Da allora in poi, io, erede di Poe, divenni davvero poeta, sublimando appunto il sesso nell’ira “funesta” dei miei giorni malinconici. Come per le mantidi religiose, il sesso per me combaciò con la perdita dell’innocenza e, anziché allev(i)armi per fruirne ancora, coincise, di mia circoncisione, con la chiara e tonda (s)chiappa dell’uomo che, da quel momento demente, non deve chiedere mai. Non mi sbarbai più dopo la Barbie e inseguii la selvaticheria sorvolante del mio essere al(a)to, da quell’amplesso “imbucato” così (in)castrato nel cor(po) di un innamoramento non fi(si)co ma metafisica-mente lindo come un uccello liscio che, da gabbiano, si fece gabbare il vol(t)o d’angelo.

Altre donne “vennero” e con tutte fu la stessa troia, scusate, la stessa storia.

Ora che, con sguardo da “vecchio”, penso alla mia giovinezza boccaccesca, mi ricordo che ancora son giovane e ho ancora, ahimè, ah ah come g(r)o(n)do, molti an(n)i ancora da passare prima del definitivo c(r)ol(l)are.

Questa è illuminazione. Uomini, date a Cesara quel che “ara”, e di “oro” sappiate “elevarlo” in modo spirituale, più che altro da mar di stomaco.

Alle volte vomito per me stes(s)o, ma è una digestione che sa il “fallo” suo.

Donne, peccate… con me e non con un alt(r)o.

Io l’Altissimo, io di alito…

 

E, come Jesus, ficco sempre le palle in buca.

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di Stefano Falotico

Nonno scatenato | In America l’hanno stroncato, potato nonostante le “patate”, io, alla Dan Mazer, non l’oltraggio di ortaggi ma lo considero un capolavoro al “sudore”


10 Feb

De Niro Dick

Tanto ha scandalizzato la scena in cui De Niro, dopo il funerale della povera moglie, “beatamente” brillo, tutto rizzo, si masturba nudo sul (di)van(it)o(so) su un por(n)o suo casalinguo, anzi, di “casalingua” fantozziana.

Credo che sia il raging bull che “viene” fuori anche quando l’età va su e “lui” è un po’ “giù”.

È il toro che tira, la vita che st(r)inge, il “prenderla” appunto a culo. Dopo tanta fatica, la figa, senza bisogno di Viagra ma con un De Niro “in mutande”.

Bello arzillo, vivacello di uccellin’ viaggiatore, migra in quel della Florida per espeller la fauna borghese, in mezzo a quella flora appunto floridissima, altro che sua signor(i)a, moscia e morta vivente, Dick è a caccia di una “monta”, no, di una mora, a fare il culo nero a un negro, a spogliarsi della sua “reputazione” e andar a puttane. Care “oche”, v’è anche la presa per il popò del karaoke.

Intanto, gli Stadio a Sanremo cantano dell’amore di un padre, meglio l’ardore di un Dirty Grandpa.

In questo fotogramma, da me “immortalato”, v’è tutto il significato della vita, ch’è un cazzo (f)ritto.

“Diciamocela!”.

Insomma, licealli, ché scommetto abbiate ancora caldi i be(gl)i uccelli, frenate la cultura, sapete meglio di Bob che “crescere” significa sognare un culo duro.

E farselo.

Toro scatenato

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Post(eriore) capolavoro di Stefano Falotico

Dirty Grandpa, exclusive Poster(iore) from MTV


07 Jan

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Post(er) delirante, anzi denirante.

Eppur il Bob di questa “forza”, che sostiene il peso della bellezza efebica del “frocio” Zac Efron, destinato a Baywatch, mi attizza, mi “virilizza”, non m’imbarazza, a differenza dei benpensanti, perché lo dichiaro e non lo nego, sono un bukowskiano PEN pen(s)ante, soffro per donne che, come Aubrey Plaza, si dinoccolino di “spogliatoi” casarecci in memoria delle “commediaccione” di omaccioni con la Fenech che fu, magra e androgina eppur “calorifera”, spingente.

Che male c’è in questa locand(in)a? Afflosciatevi voi, andate al cinema ad osannare Ryan Gosling, quest’ibrido che non si sa se è un fur(b)etto o uno stronzino? Io preferirò mille volte il Bob anche “annacquato”, alcolizzato, di risse e risate da bar(o), da barbone che si taglia il pelo ma non il vizi(ett)o, che fa il verso a Il laureato, di petto irsuto, robusto, appena un po’ appesantito dalle “tempie” che passano e se ne fottono dei film “impegnati”. Questo De Niro di “fighette” s’impregna, “lo” impenna, è ficcante di battone, no, di battute, scaraventa al vento i luoghi comuni e anche i galatei, eppur è galante, ci sa far(sel)e, e io me lo sparerò come della vodka calda, vellutata e liscia, come le cosce di una scemotta a cui dar il pisellin’ tutto “irruente”, irriverente, fetente di “cazzino”, no, di cazzone, no, di (s)porco calzino, questo Bob lo voglio, è mio, Zac lo sa e si apre la lampo in un batter d’occhi aperti.

Sveglia, “fringuello”, è tempo di scopare.

Se in Blade Runner era tempo di morire, qui è tempo di (t)rombare.

Alcuni, dinanzi a questo titolo zozzone piangono.

E allora lasciamoli fessi, io invece voglio la “fessa”, con tanti cazzi nel cervello e neanche “una” appunta nell’uccello.
Datemi del pazzo e io vi darò un azzo, no, un ass(o), no, mazzo di ros(s)e, di bott(an)e in faccia da culo.

Luca Carboni, anche dopo le befane di carbone, passato il 6 Gennaio, canta che Bologna è una regola.

Sì? Allora, pigliasse le sue tegole, no, regole, e me lo leccasse.

unnamed  di Stefano Falotico

 

Tanti auguri, “angurie” e angherie per questo 2016 di JOY e revenant, redivivi (non) siate feci, (dis)fate, no, scusate fel(i)ci, tu te “la” facesti… sotto?


31 Dec

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Se il Presidente della Repubblica, (s)fondata sul “lavoro” che non c’è, stasera farà il discorso di fine anno, io faccio quello di eterno “ano”, perché voglio perennemente sfanculare le (s)fighe “(av)venute”, “date”, odorate, andate, e quelle che “verranno”, adesso bambine ma, crescendo, impareranno a prenderlo nel culo, sognando una miracle pop. Scopa! A terra(gna)!

Credo che questa “sauna” di attesa, di te(r)si per i festeggiamenti di mezzanotte, ecco, sian cos(c)e che avremmo già dobuto s(u)perare, adesso molte città hanno proibito perfino i botti ma non impediranno a chi vorrà sfogarsi e “sfigarsi” di andar nella notte che “vien” a bottane. Spar(atev)i, il terrorismo, le capitali bloccate in misure di sicurezza da una razz(i)a che potrebbe essere omicida. I neonati neanche nascono, madre e figlio/a muoion prima di partorire, i medici della mutua ammutoliscon tal “aborto naturale” adducendo come ca(u)sa al marito, rimasto solo e vedovo, che s’è trattato di una complicanza rarissima, che avviene ogni calendario di Stonehenge quando i celti pregan il Sole lunatico delle lupe nere, ma la gente, dopo i babb(e)i Natale con le zampogne, si darà allo zampone, per cotechini a “man basse” di lenti(cchie), un valzer di balli, brutti, belli e trenini, di troioni, tortellini e di “brindisoni” anche a Brindisi, Bar(i) con la B di “bontà” al brindiamo e c’auguriamo che l’an(n)o prossimo sarà più brillante. La sfortuna da an(n)i, “in fallo”, infatti, ci perseguita. C’incula(no). Chi non sta alle regole del fascismo “progressista” della Destra, che si fa la Sinistra, vien colpito “gobbo” da tiri mancini, lo stendono con pillole sedative, insederanti per “tranquillizzarlo” e, dopo averlo rincoglionito e (in)castrato, farlo… illuder che starà “bene”. Pene e pane, basta aver un (mari)tozzo e una “tetta” sotto il tetto per star calmi, no, caldi, come le brioche appena sfornate e cremose che, dopo esser state magnate da chi (non) ha fame, saran (mal) digerite da fornicazioni ben inauguranti di mutandine rosse “st(r)appate”. Evviva allor la Russia, ove Putin legalizza le puttane! E, nei suo comizi, tutti e tutte sputtana.

Ma sarà an(n)o anche di Cinema, di Joy, ché non fu fortunatissimo a livello critico in quanto i recensori statunitensi si son divisi fra ammiratori e stroncatori, privilegiando invece la violenza di The Hateful Eight, ove ci si spar(l)a addosso fra razzismi, pistole(ttate), un Kurt Russell barbuto e un Tim Roth di tè “imbevuto”. E il solito negro, in grassetto nero, appunto, Samuel L. Jackson.

Eppur DiCaprio vincerà forse l’Oscar per The Revenant, la storia pallosa di uno abbandonato come una comare secca al freddo e al gelo e un orso (non) polare, che vendicarsi del tor(t)o Hardy Tom vuole per ricucire le “torte” che non trova nella foresta. Dategli una Polo, si sta assiderando!

E che la forza sia con voi! Coglioni, ancora con le Star Wars a far bilioni al botteghino.

Meglio la mia “bottega”, di spada laser, vi garantisco, che se ne fotte di “struscio”. A(s)ma il prossimo tuo come Darth Vader.

Buon anno a te, fratello di sangue, a te, madre in calore, a me con le mie freddure.

 

star-wars-the-force-awakens-john-boyega Un negro!

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Per festeggiare, qualche mortaretto e un Negrone/i.

Firmato Quentin Tarantino, no, Clint, il profeta.

 

di Stefano Falotico

In verità, vi dico, che Anne Hathaway non mi fa tenerezza ma durezza, ah ah


24 Sep

THE INTERN

Sana cattiveria, finiamola coi buonismi, esigiamo un uomo che non guarda in faccia nessuno, scal(ci)ando.

Finiamola con questo mondo di baci, cagnoline e bacetti da micine. Io sono tremendo, il terremoto, la persona non adatta a questo mondo piatto, assuefatto alle false armoni(ch)e, ai discorsi retorici, alla melensaggine alla quale son riluttante, vomitante, nel cinismo mi bardo, lord e al contempo balordo, non frequento il branco, voi, vittime, abbrancherò, nuoto sott’acqua di branchie sottili e le prede afferro… per il collo, in aria scaraventandole. Le ficco in culo! Non sopporto queste donnette che mescolano il caffè per minuti agonizzanti del mio pazientare prima d’affondar il cucchiaino nell’ingollarmele senza zuccherare di mio “cappuccino” scremante un sano orgasmo “macchiato”. Non sopporto questi doppiopetto azzimati, sbarbati, accompagnati dalle Barbie segretarie “tuttofare” nel “caramellarseli” con la “ventiquattrore” del loro stropicciante rimmel “lì” asciugante le frustrazioni lacrimose. Basta con le mimose, con le spose, col tranquillo riposo e con la gente (s)posata, basta, smettetela di propugnare questo sentimento fatuo che chiamate amore. Nessuno mi vuole, io, eremitico, non voglio loro, sogno un castello con molti lupi e ponti “levatevi” dal mio st(agn)o. Di mio, non cerco nessuno, scateno le risse, piglio a schiaffi un rincoglionito per “raddrizzarglielo”, di “picconate” son piccante, in pigiama me “lo” trastullo e non pig(l)io un cazzo. Ma così va, meglio del vostro, mostri!

Vado da Anne Hathaway e le faccio capire che non è carina come vorrebbe apparire. Si spogliasse! Lei sa che, come tutte le donne, ambisce a una sola cos(tol)a, a quello fottuto in mezzo alle sue magre cosce.
Volevi la bicicletta, attrice? Allora, pedala.

di Stefano Falotico

Lo stagista inaspettato, il mio stronzo che spu(n)ta quando proprio sei ancora alla fase stage


19 Sep

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De Niro, all’inizio del trailer di The Intern, celebra il pensionamento, definendolo un periodo d’enorme, abissale creatività che, eppure, va riempito, nonostante tutti i palliativi possibili, come imparare il Mandarino, con qualcosa che dia spinta all’azione, insomma… datevi una mossa, rimbambiti.

Stamattina, ero in macchina con mio padre, un uomo che ha sempre amato Totò, un “napoletano” Principe che sapeva che al mondo non ci sono solo fessi ma ce ne sono comunque tanti, non lasciatevi fregare! Ecco, guidando sulla superstrada, siam passati davanti a un cerbiatto col cranio spappolato, che “fu” travolto da un’automobile imbizzarrita. A Straight Story docet. Tenetelo ben a memoria, anche accelerando di vita frenetica a mille all’or(gi)a quando, travolti dai debiti, mediterete sulla ex pericolosità delle vostre donne con le curve “tortuose”, donne che v’han fatto “penare”, oberandovi di richieste solo per una “sgommata” (t)rombante di figa “clacsonante” orgasmi un tanto al diesel, affliggendovi con un lavoro, Dio che schifo, che la potesse “soddisfare” di “pompetta”. Mica pompini, ché sono meglio!

Ragazzi, fatevi seghe mentali e non, meglio delle pippe, delle pupe, della popò e della pummarola in compagn(i)a.

Sulle pippe torneremo presto. Son Pippo! Voi gufate ma io non cambio dal Goofy.

Io non ho mai capito la gente (s)pos(s)ata. Queste coppie che prima paion felici e scopan a tutte le ore, appena lei “se la” lib(e)ra, con lui che “spinge” tutto “indaffarato” a non metterla incinta, usando l’“airbag”del profilattico “pneumatico”, spompato e poi di nuovo gonfio come l’omino Michelin. Scopano e poi scoppiano, con lei che finisce alcolizzata cronica e lui depresso marcio. Prima la “bolla” e poi è bollito, la gente pettegola affibbia loro la “patente” di (s)caduti in basso. Un “amore” piano-forte con andamento lento-allegro-tristissimo-fine della storia, della troia e dello “spararsi” il “viaggio”.

Ora, la questione (de)pressione. Quando sei a terra con le gomme, quando la vita t’ha “sgominato”, vai da una psichiatra. Lei ti “accuserà” di schizofrenia tosta, subissandoti di neurolettici per moderare e stabilizzare gli umori d’una caduta libera irreversibile, per frenarti un po’ dal tuo esserti creduto uno schianto ed esser c(r)ol(l)ato invece, a picc(hiat)o, come olio di aia che botta(na).

Lei ti rincoglionirà con delle sedute strizzacervelli per “bloccare” il tuo uccello, ha un bel sedere, ma i farmaci a stento non ti fan usare lo sfintere. Ti farà pelo contro pelo, ti darà la pillola e tu, di strafottenza, te la fotterai di pelli freudiane con tanto di ano su Jung del gnam gnam.

Sì, una frust(r)ata, ridottasi a far la dott(oress)a perché nessuno se la caga. Ha la puzza sotto il naso, guadagna ottantamila Euro all’anno ma sta sempre assieme ai matti, compreso il suo fidanzato, uno laureatosi con una corrotta esaminatrice di cento e una notte, che “lorda”. Insomma, un porcello che sta con una di lunga parcella, due che san usar la “lingua” per fotter… la gente, con la panza piena ma lei con la patata anoressica-bulimica e lui con l’enciclopedia Treccani per “acculturarsi” ancor di più con sovrastrutture nozionistiche vecchie come il suo (ba)cucco.

Fidatevi, l’unica ragione per cui vivere è Bob freakin’ De Niro.

Il resto è la solita puttana(ta).

Comunque sia, Anne Hathaway ha delle belle gambe.

 

di Stefano Falotico

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