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L’ultima partita der PUPONE, che “grande bellezza”


27 May

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Ebbene, domani Domenica 28 Maggio 2017 sarà (forse) l’ultima volta che Francesco Totti indosserà la maglia della Roma. Un “uomo” che ha visto passare 3 papi, 6 sindaci e varie circonvallazioni, divenendo l’idolo pasoliniano perfino delle prostitute. Sì, le vidi piangere dinanzi alle sue prodezze come fossero state pagate da Berlusconi in un festino in Parlamento. Si svestivano e “allegramente” gioivano dirimpetto a un uomo Colosseo, no di classe colossale. Urlando “goal” a ogni “ficcata” di lor amanti “fendenti” come l’ambidestro del nostro “divo”. Totti, uno che di fregne se ne freg)i)ò parecchio/e, dalla De Grenet alla Blasi, sciorinando la sua “cul-tura” da personaggio classico romanaccio che non ha mai frequentato il Ginnasio ma soprattutto in “quelle” ha fatto molta “ginnastica”, superando Falcao a grosse falcate e non ricordandosi quando fu ucciso Falcone. Insomma, er PUPONE.

Un doveroso “omaggio” per questo suo last match di fine maggio. Un uomo di piumaggi.

di Stefano Falotico01093401

I giganti o i gitani?


03 Aug

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In questa società ossessionata dal cul(t)o dell’apparenza, è tutta una lotta fratricida per imporre la propria personalità, come se poi averla significasse essere migliori.

Io non posseggo una “forte” personalità, cambio sempre la traiettoria del mio pen(s)are tra la foll(i)a e oggi sono allegro e anche oggi meno. Sì, meno, da “picchiatore” dei miei (ri)sentimenti, angustiato da tanti ricordi spezzati, sfilacciati che diventano memoria. Non so se memorabili ma comunque appartengono alla mia “memorabilia”, a quel flusso incantato di esperienze, anzi, d’aver esperito, respirato, le mie colpe, se ne ho, espiato, perfino aver il prossimo, nelle sue mancanze e vigliaccherie, spiato. Sì, fui spione di molte vite altrui, soprattutto cinematografiche, “biografizzandomi” in Robert De Niro quando, adolescente, nutrivo il suo “nitrire” e il mio simbiotico a lui sentire. Ora che è senile, mi sento io giovan(il)e. E, come lui, deniriano.

Non ho mai amato Fellini, anche perché mai scattò con lui il feeling. Quelle sue storie provinciali didolci vite vitellonesche mai scatenano in me l’amarcord.

Passeggio come Garmbardella nella mia grande bellezza, sfiorita da tante donne che mi sfiorarono e non volli “forare”, no, far fiorire, disprezzando la loro boccaccesca voglia di mio uccello.

È al cerv(ell)o che bisogna legarsi e accopp(i)arsi, non al bastone della vecchiaia del matrimonio, sappiatelo, infedeli e coniugi cornuti.

Tutti vogliono primeggiare ed essere dei giganti. Siate invece zingareschi e gitani, e apprezzerete le torte di mele anziché le torri di male.

Così sia. Sempre mi sia lodato.

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di Stefano Falotico

La festa delle tonne, no, delle donne, tre film e una mia citazione Wild(e)


08 Mar
Pictured: Sienna Miller and Heath Ledger star in CASANOVA, directed by , Lasse Hallström. Distributed by Buena Vista International. THIS MATERIAL MAY BE LAWFULLY USED IN ALL MEDIA ONLY TO PROMOTE THE RELEASE OF THE MOTION PICTURE ENTITLED "CASANOVA " DURING THE PICTURE'S PROMOTIONAL WINDOWS. ANY OTHER USE, RE-USE, DUPLICATION OR POSTING OF THIS MATERIAL IS STRICTLY PROHIBITED WITHOUT THE EXPRESS WRITTEN CONSENT OF TOUCHSTONE PICTURES. AND COULD RESULT IN LEGAL LIABILITY. YOU WILL BE SOLELY RESPONSIBLE FOR ANY CLAIMS, DAMAGES, FEES, COSTS, AND PENALTIES ARISING OUT OF UNAUTHORIZED USE OF THIS MATERIAL BY YOU OR YOUR AGENTS.

Pictured: Sienna Miller and Heath Ledger star in CASANOVA, directed by , Lasse Hallström.
Distributed by Buena Vista International.

02094009 02309917 festa delle donne

di Stefano Falotico, misogino, misantropo, forse t(r)op(p)o per le top(p)e.
E ricordate: se la coppia scoppia è perché ha sempre, prima, scopato.
E or, è ora che le donne a terra(gne) scop(p)ino.

Applauso, e che sia scosciata, no, scrosciante.

A Bologna vive molta gente alla buona e io li rabbonisco, strozzandoli di tortellini!


26 Sep

Maometto, di montagna ferrea e “rampicante” la sua ancestrale energia, smonterà pezzo per pezzo quel pazzo di dar la vita ad andarla in Matt(e)o

Molta gente bigotta, turlupinata dalle “gioie” effimere della bigiotteria, agghindata di retorica, con “oral” sboccar volgare non crede oramai più, se mai credette, ai profeti.
I profeti non sono dei folli, esistono e (s)compaiono tra la folla. E taglian ogni ottuso fallo…

(Parola del Signore, versetto del capitolo intitolato “Vendetta punitiva”, 13 del 79 a cura di Ezechiele il lupo…)

Non credo al buddhismo, perché preferisco cremare la mia magrezza in cremose “dolcezze” aggressive come un cucchiaino che (of)fende il budino. Ai bambini offro delle caramelle e infilo loro in bocca una sigaretta Camel, a torta “Cameo” per rinforzarli col nutrimento “ruvido” del già fortificare i loro polmoni in vista della vita “adulta”.  Le comparse non servono! Meglio subito che aspirino l’amarezza dai retrogusti aciduli, ché non smaltino le labbra nel “burro” di cacao baciante le impudicizie delle più agre ragazzine ad abboccarli. Altrimenti, giunti a trenta, il lor uccello si rimpicciolirà in un ruolo “invisibile”.

Sì, con integerrima (im)moralità, perseguo la vita (dis)innamorata a ludico sfottò rivolto contro la piccola borghesia (s)fottente, fetenti ostinati e dalla testardaggine lenta come le testuggini lumache dei loro odiosi, inutili attestati per approvarsi “superiori” di quel che m’appare sol carta igienica da parati del culo.

Non m’ammal(i)ano con le lor moine, non ammansiscono e non ammainerò la mia indole “diligente” a porger loro una “riverenza” di me rinomato, amante dell’ammattirmi soprattutto di primi matt(in)i quando il Sole levriero si leva a Oriente nel mio ilar pensiero che va fresco nella fierezza fra le giocose ebbrezze dello spensierato insultar tali olezzi.

Sì, “adulti” cafoni soffrono di meteorismo e così evacuano cazzate dallo sfintere per sfinire i “peti” disturbanti dei giovani più a(l)itanti. Ma con me non attacca la flatulenza. Son io che di finezza affino a puntin’ il mio ritorcer loro ogni (r)espi(r)ante mongolfiera della loro mentalità da mongoli. Sono la Muraglia Cinese invincibile e appuntisco i più sottili arnesi nel bucar il loro “pulito” bucato d’an(n)i miei che rubarono.

Io faccio… crollar ogni Muro di Berlino. E v’iberno miei nazisti!

“Soffian” ad aprir bocca su tutto con frasi fatte del luogo comune più “a cul” di pigliar la vita come una stronzata. Specializzati infatti, “in fallo” sempre te(r)so e “orgoglioso”, nell’issare le frivolezze boriose. Ma, dai venti boreali d’una illesa potenza aeroplanante, con “pianezza”, sorvolai fin “lassù” al buchino di tanto lor (s)fiatare.

Pavoni della Bologna “bene”, giullari da Corte Isolani, asmatici di però logorrea che m’induce alle diarree, appunto… fenomenali bugiardi da circo dell’“orrorificio” sempre solipsista agli ombelichi e dunque ai “gioielli” fra tanto cagarle dagli orifizi, regalan alle lor “donne” degli adamantini “omaggi”, cioè pietre del lor cuoricino anaffettivo sol per farle… a fette di maiali dietro il cort(e)o del “rubin(ett)o” che tutte inganna a tracannarle.
Poi, dopo averne preso il sedere e inchiappettate di “(s)caricarle” come degli scarti a “cioccolatine”, tutte prima “scioglienti” e adesso smerdate con “gentile” glassa “fondente”, questi grassoni  ne adescheranno una dal “frigorifero” per “testare” la sua glaciale frigidità a friggerla “impanata”. Quante ne scannano e “scavano”.

Sboccati eppur “laureati” con un bicchierino di vinello e birra che sgorga da ogni por(c)o.

Lor sì che sanno vivere. Eh già “signore”. Questa è la moderna “signoria”.

Ma io, di principesca signorilità, continuo inesausto a sfiancarli.

Li tormento durante le notti loro “calde” nel raffreddar subito quei tanto a me schifosi (ro)venti an(n)ali, angustio le lor case “buie” a movimentare la Luna del mio lupo.

Così, freno i loro spiriti bollenti.

Vado da un bollito e lo marchio, impaurendo ancora la sua calma “piatta” quanto la sua “donna” vacca. Mentre la tromba, e nell’altra stanza sua figlia fa la rumba con un mezzo Rambo tamarro dei poveri, ecco che il suo cazzo “duro” ruzzola sgretolante nell’uscir esterrefatto… dalla cavità di quella di figa sfatta col “visone”, intesa non sol di faccia mostruosa ma specie… di pelliccia non depilata, e “(am)mira” il mio “spaventapassere”.

Indosso il passamontagna e lo “bendo” nell’urlargli senza freni la sua nuda (s)cena da bovaro come quello lercio nel fienile.

Sono il fantasma oscen del palcoscenico. Quando meno se l’aspettano, ecco che il lor amplesso trema di nuovo “(av)venente”.

Contattano telefonicamente un CSM per accusarmi ancora di demenza ma non c’è nessun intervento se non un “bisturi” ficcato alla loro esistenza da chirurghi plastici.

Sì, li torturerò a deformare ogni lor atroce sconcezza, ad agghiacciarli anche quando il lor cam(m)ino sarà, a cantuccio e a cuccia, segregato in cantina come morti viventi arsi.

Ah sì, miei Asinelli… ah ah!

Ciuccerò la lor idiozia da babbei, quindi babb(uin)i, nel rabbuiarli di tante bue.

Sono un bove? No, un “buono”.

E ti butto giù dalla Torre più “alta” del tuo volar “basso”.

 

 

Primo Maggio, il Principe Re sono a non omaggiar i lavorator’!


02 May

Millantano coi miliardi rubati con le porcate!

Fra l’Arte più incantata, arroventata e il “piacevole” lavorar, dunque di livori marcirsi, prediligo il “letto” pen(s)ante “lento” di altisonanti mie creazioni dal cratere “annoiato” ma non col nodo alla cravatta


Che serve solo alle ciabatte delle tacchine col tacco a “spillo”


Da anni oramai “impagabili” di risarcimento alla mia libertà vilipesa e minata, una piccola, montata borghesia stagn(ol)a mi perseguita al fine di “ammanettarmi” in costrizioni “stringate”-surgelate della loro mentalità “astringente”, “fatta” di “siringhe” dosate… in festini freddi ma “famosi” in quanto assurda ribalta ogni assunto e mia ascensione afasica e non come la loro idiozia farfallona e afosa, per “ammattire” anche il mio logorar “sciolto” nei riguardi “posati”, irriguardosi di tal guardoni, poco amorevoli ma merdosi, invero perfino (per “segno” e per “spago” di nostrani “spaghetti” alla carbonara? No, al carbone) malfamati e sempre libidinosi nell’an(nu)ale fame “cannale” dietro facciate dallo “sfacciato” abusare in “tinta” un(i)ta sul sobbalzare “dentro” finissimo ogni mio “schi(ama)zzo” dopo che vollero indurmi ad ammazzar il me stesso meno “proteso” al lor sessual’ poco meditare eppur-è nel torbido rimestar per altre “minestre” riscaldate come le “bocche bone” delle lor ancelle per tali quaglie uccellanti in tribale flagellare con coltellacci “ammanicati” appunto al manico di “scopa”.

Da sempre, sin da quando scoprii la mia coscienza oltre e non accomunabile alle comunelle di tali falsissimi da “Comunione” e appunto accoppiamenti fraudolenti di “fratricide” unioni (secondo me, ustioni, unte e “bisonti”, eh sì, i cornuti), scoperchiai i “vasetti” di Pandora, celebrando il mio Natale col Pandoro senza il loro “zuccherino” dorato, a mio avviso già un’avvisaglia dell’avvelenarti “killing me softly” tr’abbuffate “festive” nel Panettone fra le tettine di attici innevati, nevosi di nervo “arricchito” in mezzo color ebeti-abete e inalberarlo “caduco”.

Insistono nella caccia alla mia Strega le tali befane, megere che vissero una giovinezza molto “istruita” in quanto sopra… ttutto lì “indirizzate” dall’istruttoria, rizzo “aizzarle” nel fascismo. Maliziose, eh sì, sparsero zizzania queste zie retrogusto acida “bontà”, con l’intento “tangibile” di “spronarmi” al loro “peperoncino”. Affumicarono anche i mariti con la pancetta. Dei bracconieri a metter il becco-bacon.

Stuzzicarono di azzannare con “buffetti” dolci alla mia guancia (e)salata nel mio “porgere” a codeste un mai desto “Buongiorno”. E il mio recalcitrare fu scalciato in modi funesti, con tanto di fucina e ammonizioni dell’offesa “immunitaria” (il distint-iv-o…) dell’urlo “sapor” munizioni a murarmi vivo bruciato: “O ti svegli, o ti sparo nelle palle con mitragliatrici, fucili e la polizia del costume di noi gonnelle dal costume facile!”.

Ottennero vari “rinculi” e un “grilletto” non tanto erotico, bensì “a(r)mato”, “toccato” e là “ubicato” nel loro “sfanculare” in tenuta di me “ubriaco” che non abboccai a loro cure “psichiatriche” da malate di mente col “bocchino” fra le “labbra”. Sì, puttane che van a culo!

Al che, disgustate dal ri(n)tocco inaspettato e dal mio non arreso render “Grazie”, gratuitamente inveirono mentre il loro “uomo”, celebre trombone del “clarinetto”, (r)intonò nel “venire” d’un rim-bang-bombo(lone) da rimbambito a (d)an(n)o del mio saltellante daino e a questi non dar proprio un “cazzo” di “soddisfazione”.

In quanto Do(n).
Il rimmel!

Il mio suonarle fra le righe di rima!

Sì, sono Bambi(no), famoso cervo che ti mette in guardia dall’ucciderlo se corre nella foresta di voi deerhunter.

Sempre “tirati”.

Potreste pentirvi del vostro “Un colpo solo!”, perché la “botta” si ritorcerà di trauma boom… erang.

Voglio errare, non tollero i tuoi orrori! Borghesuccio della malora!

No, non rientro nei ranghi e neppure nelle racchie. Amo i rami e diramo le crudeltà nel cuocermi un uovo al “tegamino” dello strapazzarvi nell’imboscata da voi stessa “tesa” solo a trappola della “gatta” che giocò col topo e finì ancor più zoccola.

Sono uno stronzo da “zoo”. Ove si trovan specie rare e non zotiche per i “rapaci”.

Privilegio l’Arte di Cuore “tout court” molto lungo a ficcartelo nel culetto di mio longilineo Ercolino nell’inguine su “slinguaccia”, e ti cago in testa col(la) dilatatore “vasetto” molto erigente a voi “esigenti” ma secondo me non tanto esistenti, poiché morti dentro da un pezzo. State a pezzi!

Ti metto a posto!

Mi chiami pazzo?

Sì, la bettola aspetta un cameriere che servirà il panino al prosciutto per la mille(foglie) “infornata” impiegata spesso “chinata” di patata arrosto “sformata”.

Parentesi “tonda”: colpa della ciambella col “buco”.

Sì, sei un garzone, meglio un geniale cazzone del siciliano cannolo con la “lupa(ra”) servile solo per “scivolare” in suina appioppata e pallottole rivoltella-frittatina dello “sbavarvi”.

Rossetti? No, coltivo le violette. E la mia “gramigna” è allergica alle graminacee e a ogni mi(na)ccia!.

Girasole! Tu invece “banderuola” sola nella saletta.

Meglio il lupus in fabula piuttosto che le cagnoline “al toast” e di mielose favolette al babà “tostato” e tastato di crostata piePuah!

Bye!

Ba(u)bau!

Schiava, adesso “regalami” il collarino! E a cuccia starai come me, “femminuccia” di coccio “duro”.

Eccoti il “burro” di “cassata”.

Ecco la tua cacca di “cacao!”. Sì, vai a cagar’! Vacca!

Tu, stronzo, provochi solo la diarrea!


Ci ripenso e di vergare son “pesante” punisher in tal “marzapane” di buonismi e cornetti della “brioche” vegetale!

Col Tempo, ho visto molte menti della mia generazione divenir dementissime nell’adattare il loro corpo ad anima corrotta, prostituiti alla viltà davvero più vigliacca, all’insanabile e (il)lecito voler violentarsi a “metro” del giudizio imperante della massa dei “vincenti” adorandoli.

E tutto ciò mi schifa.

Posso, in tono anche alter(at)o, elevarmi a Giudice del più enorme suffragio universale a questo lor naufragio poco speranzoso per le generazioni future. Orfane perfino del loro Passato innocente oggi barattato per venderlo a mezze calzette che ne stan già dirigendo la morte “incipiente”.

Vidi “colleghi” d’infanzia che patirono la sacrosanta loro età già martoriata da padri orchi e picchiatori, nel “diritto” supponente di “eriger” che, a tal redarguirli, s’attenessero al bieco porcile adesso ancor più di moda in abititrans(itori) delle tra(ie)ttorie su contaminazione più contagiosa d’emulazioni al prossimo per un ventur poco a mio (ar)dire “avveniristico” né tantomeno avvenente. Orrendo!

Ragazze adolescenti complessate ora a giudicar superate le “paure” che io dico sono l’angoscia reattiva per lo slancio vitale. Retrivo! Vade retro! Se spegni il tormentato tuo Cuore e uccidi le fragilità savie, cosa ti resterà da vivere?

Un’immonda nevralgia camuffata da “benessere” e “normale” uguaglianza per non sentir(si) diversi.

Il diverso è nostro idolo, a emblema contro ogni prototipo del reputato “esemplare”.

Il “cattivo” esempio è la marcia di chi non depone le armi alla scemenza del carnascialesco far e “disfar” a “piacimento”.

Noi siam i combattenti, noi alti issiamo i colori, il menzognero e non chiaro dunque clero sputtaniamo, non lo sbiadito tricolore del moralismo stolto godiamo, oscurantista e “inquisitorio” è bigotto!

Noi siamo i ribelli eterni che sbeffeggiamo, a costo di patire e interrotti “appisolati” dai lor sonniferi “sommi”, dalle loro dottrine con storte diottrie d’una perversa “malaria” di fondo al “lebbroso” più bello sull’imbellettarvi con occhietti “barrette” sdolcinate e sbarrato “non chiuder un occhio”, la classe “professorale” figlia e tramandar retaggi fascisti “culturali” del mero annerire coi “puntini” sulle i delle pecore “bianche” tramutate da questi ignoranti sguardi in distorsioni che, a percezione interiore nostra, se ne frega altissimamente e da elevati li sfregiamo!

Siam quelli che strombazziamo a chi brinda di “trombate”, ché osservammo ritardati i quali, dopo inenarrabili e oscene “leccatine” a Destra, adesso son i “portavalori” del più basso disprezzo.

Da timidi a stupratori con licenza di uccidere, regalata loro da quel che va per la maggiore.

Son cambiati in peggio!

Noi li odiamo, li perseguitiamo, platealmente li (s)fottiamo.

Recidivi, persistono a percoterci ma son loro i cotti.

Siam coloro che ce ne sbattiamo di regole “brave” solo da bifronte lor crederci buffoni ma rimarranno dei cafoni “eleganti”. I pagliaccioni da ago nel pagliaio dei peli altrui. Pulissero i propri, prima.

Non a modo, smodati, a testa eretta e testicoli irsuti, orsù, contro ‘sti stronzoni a carne stessa loro tritata di eguale tortura, con godibile “cottura” in viso ridiamo a irridere soprattutto nell’erodere altre certezze e cazzi non affini allo stile di questa postilla:

se mi fai Male, ricordati che hai già perpetrato un omicidio alla tua anima, ché non mentirà quando da solo ti specchierai nell’acqua “benedetta”!

Sì, questo sono e voglio esserlo!

Uno che non può vergognarsi, mentre molti altri sì.

E dovrebbero suicidarsi!
Ancora non trovano il coraggio? Ah, capisco, sono dei piccioni picciotti.

Promuoveteli, dai.

Ora, ordino una “perversione” e rimango avverso a chi invece convertirò

Che mi creda o meno, il cappio al suo collo è questione di attimi e neanche se n’accorgerà.

Non perdono le bestie, quando specialmente se la (s)tirano da glabri a me sempre obbrobriosi.

Magia!

Nel fondoschiena, improvviso, una dinamite entrò tua ex amica.

Si chiama ricompensa!

La prossima volta, pensaci!

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

P.S.: non nel sociale lavoretto ma genio superbamente liberale.

  1. Ronin (1998)
  2. King of New York (1989)
  3. La zona morta (1983)
  4. I vitelloni (1953)

Genius-Pop

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