Sì, cogliamo questo foto di Rodrigo Prieto dal dietro le quinte di The Irishman, lui, direttore della fotografia che ha immortalato Martin mentre, avvolto dai suoi pensieri mutevolissimi, laconico si stinge nella malinconia dei suoi dubbi. Angosciato da come girerà la prossima scena o forse con la mente acquietata dopo tanta fatica a meditare quale cena gli hanno preparato per la pausa serale in cui lautamente immergersi in cibarie piccantine come le battute più caustiche di Allen, che sempre a New York allestisce la sua prossima pellicola, gironzolando placidamente nella dolce chete nevrotica dei suoi umori baldanzosi e poi di tristezza smaniosi, uomo che ottantenne è ancor fresco come una rosa mentre le foglie caduche dagli alberi di viali crepuscolari si posano leggiadre sul manto asfaltato delle sue infinite strade mentali.
Jim Carrey, nel frattempo, dichiara che è uscito dalla depressione, in tal tunnel precipitò e precipitevolissimevolmente cadde… preda di angustianti pensieri autodistruttivi, soffocato da umori castranti perfino la sua genialità comica, resasi schiava delle più astruse mortificazioni del sé. Peraltro, ultimante è stato anche indagato ma ne uscì pulito, sebbene con la testa ancor confusa. Paragona la salvezza spirituale dell’animo restaurato al Graal e gli consigliamo La leggenda del re pescatore, anche se credo l’abbia visto. In quel Gilliam, Williams si salvava grazie alla follia savissima del calice di Cristo dell’ultima cena, conciliandosi con la vita, pur rimanendo matto e immutabilmente danneggiato.
Invece, la Thurman, che a Weinstein dovrebbe far un monumento, augura ipocritamente la morte a colui che l’aiutò parecchio nella carriera e spera che il signor Weinstein venga asfissiato dalla solitudine in cui marcire nei più atroci sensi di colpa, in una brutale esternazione vendicativa ancor più “tagliente” delle lame della sposa di Kill Bill. Ho detto tutto… prima il mentore la fece… Uma, poi Uma volle veder morir lentamente il suo “creatore”. Mah, roba da rimanere piuttosto sconcertati.
E, in questo sconcerto disumano in cui i fessi vanno ai più osceni concerti, vivandando il fancazzista prendere la vita come un ritornello sciocco, ieri sera su Facebook si discusse del lavoro, in uno scambio di opinioni costruttivo eppur alla fin fine sterile.
Sì, tante belle parole ma i giovani sono divisi fra desideri volgarmente ambiziosi, voglie persino insane di libertà, adesione al dovere, inadempienza alla loro creatività.
Siamo il lavoro che facciamo, sosteneva il mago Boyle in Taxi Driver ma Travis replicava con indubbia sfacciataggine amletica, beffandosi di tale affermazione discutibile.
La questione lavorativa ha sempre ossessionato l’uomo. C’è chi, con l’avvento della robotizzazione, è convinto che l’uomo non lavorerà più e verrà sostituito dalle macchine. Sì, e chi ci darà i film splendidamente umani(stici) di Allen e Scorsese?
C’è chi ritiene il lavoro davvero qualcosa che possa nobilitare l’uomo, nell’emanciparlo dalla vuotezza di giorni monotoni e indirizzandolo alla sana disciplina del forgiarsi nell’elevazione di sé, per una civiltà basata su idee migliori, proiettate al progresso, al futuro più solidale ma forse ugualmente non solido.
E io sto solo, arrangiandomi nell’arrabattare qualcosa che mi renda degno di non venir sdegnato, ho ritegno e penso che la vita non sia solo squallido prostituirsi al primo lavoro che ti offrono. Sì, questo ritengo e ben mi mantengo, anche se spesso mi faccio mantenere. L’importante è tenere duro, alle donne non piace tenero… ah ah, mentre gli stolti si affannano a trovar ragioni di vivere, io faccio della mia apparente stolidità motivo di elastica ubiquità e mi colloco nel mondo senza uffici di collocamento. C’è chi lavora per far soldi e poter acquisire quelle “credenziali” economiche per “soddisfare” le donne. Sì, alle donne non piace ladro e neppure laido, alle donne piace semmai “lardo” con la panza piena… ah ah.
Rifletto sullo sfacelo odierno e di come molti disoccupati si buttino giù dal grattacielo. Alcuni sono barboni per scelta, altri barbuti perché non hanno i soldi per dare un “taglio” al loro essere barbosi. Tagli agli stipendi, Berlusconi si ricandida “candidamente” e, in mezzo a grillini che non sanno usare i congiuntivi, al suo “eletto” popolo di elettori si presenta smacchiato da ogni accusa, continuando a farsele in tanti letti. Se diletta voi, donne a lui asserventi e anche di troppi “assorbenti”, beate siate, belate, ma lasciatemi con la bellezza dei ca… i miei.
Stamattina al bar, mangiai una ciambella, mie belle.
E ora vi pongo una domanda, uomini? Preferite i tagli di Lucio Fontana, pittore e scultore padre dello spazialismo, o vorreste “spaziare”, anche “spazzolare”, di buchi nella scultorea Federica Fontana?
Su questo dubbio, oserei dire, esistenzialista, forse anche non moralista, vi lascio masturbar il cervello e non solo quello. Ah ah.
Insomma, amate la vostra vita e rendetela… f… ica. Ah ah.
Sì, piove, “piove” sul bagnato se siete omosessuali, e piove sulla bagnata se siete etero. L’importante è che sia… “fontana”… ah ah.
Eh sì, nessun mi batte, son un battutista ma cammino in ciabatte. Che battuta, quante battone ci stan in giro, ma me ne sbatto.
Brillante! Ah ah
di Stefano Falotico