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Il Falò, un GENIUS, pure Pop! – Attore, imitatore, narratore, recensore, scrittore, cari untori!
Non è che ieri notte siete stati in casa, semmai soli soletti e in sala? Io ero a Monaco di Baviera, evviva RYAN GOSLING di DRIVE
Mentre gli uomini mediocri patiscono una vita tribolata, il Joker Marino, sconfiggendo tutte le regole, sovvertendo i principi imposti dalla borghesia, ieri notte fu a Marientplantz
Un casino mai visto, migliaia di persone sveglie sino a tarda notte. Serbi, croati, russi, svedesi, italiani a bizzeffe, un melting pot impressionante. Gente che sbraitò, semi-accoppiamenti in piazza, baci a raffica, amplessi quasi in diretta, fuochi pirotecnici, uomini seri e malinconici misti a cazzoni devastanti. Donne super racchie e fighe ultrasoniche giunte da Marte.
insomma un Falò.
Mentre voi scommetto che, dopo il consueto cenone con amici antipatici e con donnette da quattro soldi, avete messo su un film più moscio delle vostre teste fritte dalla nascita. Siete solo una brodaglia.
Oh, mi spiace, se non ci arrivate, come si suol dire, sarete scarrafoni belli a mamma vostra.
Ora, vi saluto, guaglioni e cocchini, ciccini e nani.
E ricordate: i pagliacci conoscono il significato della parola vita e anima, di cuore ed emozioni:
Mentre tanti di voi si accapigliano in lotte fratricide inutili da invidiosi. Perché siete morti dentro.
Vi avevo avvertito. Non fatemi incazzare sennò non capirete un cazzo.
Oh, offro io, tonti. Anche le torte! E abbasso i torti!
Poi, vi metto tutti in riga, in fila e, al mio via, ci state? Una bella orgia.
Resiste chi ne prende di più, in ogni senso.
Ovviamente, credo che non sarà nessuno di voi.
Sono un gigione, un versatile essere mutevole, un giocherellone.
Volete farmi la guerra per una cosa così?
Dai, dai.
Andate a strapazzare le uova.
di Stefano Falotico
Coltivo l’orto, cari orchi
Ciao, sono sportivo, bello indubbiamente, atletico quando m’alleno e non allento. Sexy, simpatico, cazzaro se “vien” la convenienza dell’eveniente per “svenarlo”.
Scrittore però anche poeta e romanziere, fra le stoviglie della mia mente a far lotta di detersivi e malessere, ipocondria e anaconda sensualmente, di sesso ne vado valoroso nonostante l’orgoglio possa marcir in quest’Italia di marci(a).
Ho marcione… in più, ingrano la quinta e voglio una con la sesta. Eppure, amo la Settima Arte.
Il mio nome è Falotico, lo Stefano che non t’aspetteresti, che di McDonald’s è Duffy Duck di bacon sganasciato ma inaffidabile nonostante indaffarato “innaffi”. All’occorrenza, bibita gassata nel frizzantino a letto, ove riverisco anche la “serva” che non n’è mai, del mio, scevra. Io brandisco lo “scettro” e son spettrale anche quando “lo” vedi.
Ingarbuglio la tua testa e “là”, al buio, s’abbaglia.
Abbaiamo vicino all’abbaino. Non pensiamo alle abbazie, ché la zia prega Padre Pio ma anche lei fu pulcina di gatta che covò.
Nessun mi scoverà, e scoperò.
Insomma, ci stai? Non pretendo molto. Solo qualcosa… in più.
La febbre non passa nonostante le passere.
Ora, contatto il medico, è una donna. E tocca nelle zone ammal(i)ate.
Poi urla “Che schifo!”, perché l’altro paziente è lì che non ha totoianamente pazienza ma è trasfuso nel sangue di Andrea, fumettista defunto bolognese, di fungo atomico per “scoppiarla” anche lui.
Gli sollecita la sala d’attesa, dandogli una mano per il “teso”.
E intanto “sale”.
Poi, mi presenta la “porcella”. Salatissima.
Meglio l’insalata.