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Rivedendo Edge of Darkness con Mel Gibson, mi ricordai tre nomi sottovalutatissimi, cioè Martin Campbell, Ray Winstone & Danny Huston


11 Jun

mel Gibson Edge of Darkness

danny huston Robin Hood

Ebbene, molte persone si dichiarano fan, mi auguro non alla Gil Renard, ah ah, di Bob De Niro.

Ma in verità vi dico che non lo sono. Poiché, nessuno fra questi, eccetto qualche eletto e illuminato, per meglio dire, vero aficionado del Bob mondiale, che rappresenta l’eccezione che conferma la regola, è a conoscenza che De Niro interpretò la parte di Jedburgh in Edge of Darkness con Mel Gibson per qualche giorno, prima cioè che desse forfait per ragioni abbastanza ignote e oscure, forse perché entrò in disaccordo col regista della pellicola suddetta e in questione, ovvero Martin Campbell. La parte abbandonata da Bob andò poi a Ray Winstone, splendido interprete, corpulento fisicamente e carismatico immantinente e immensamente, di Sexy Beast firmato da Jonathan Glazer, assieme a un Ben Kingsley che andò vicinissimo all’Oscar. Jonathan Glazer… il quale, prima di fare sfracelli con l’acclamatissimo Under the Skin, doveva dirigere il film Chaos, con De Niro e Benicio Del Toro, per la regia di Hideo Nakata, all’epoca un nome ricercatissimo da Hollywood dopo il suo celeberrimo The Ring pre-remake, con Naomi Watts, di Gore Verbinski. Mentre parve che Martin Campbell fosse stato designato da De Niro, prima della sua dipartita da Edge of Darkness, per dirigere 36 con George Clooney e De Niro medesimo. De Niro, attore scorsesiano per eccellenza, insomma per antonomasia. Ma in The Departed fu rimpiazzato da Jack Nicholson e non fu presente neppure in Hugo Cabret. Ray Winstone, invece, sì. Grande attore, Ray. Il Beowulf zemeckesiano. Il fiore all’occhiello della più pregiata e calibrata recitazione in sottotono, con la sordina assai rinomata e britannica, figlia della regina, no, della veterana e ben navigata scuola di recitazione di matrice affascinante e altolocata. Un omone che pesa più d’un quintale, un attore dalla caratura e recitativa statura degna della miglior Inghilterra quasi vittoriana. Patria ove, se un Winstone non ce la fa, altri ipotetici Winstone finiscono a fare gli hooligan.

Winstone, un degno sostituito del De Niro mancato. A Bologna, direbbero, che cartola… Cioè, a proposito di Winstone, in tal caso un uomo che recita senza recitare, cioè sibilando le sue battute con aplomb, per l’appunto, da vero englishman non da ora del tè, bensì da Guinness di cinque litri scolata e tracannata in qualche bettola e osteria da camionista duro e impuro, in qualche tugurio e scantinato ove si conservano i migliori vini d’annata, oppure in famosi pub di Londra anche più malfamati, pullulanti di gente scalcagnata e moralmente dannata. Ah ah!

Infatti, in The Departed, le sue migliori scene con DiCaprio avvengono in quelle paninerie e tavole calde ad alto tasso calorico e alcolico, anche pregne di uomini emotivamente sanguigni, calorosi e dal carattere fumantino e antiero(t)ico. Ove, fra tanto fumo di sigarette Chesterfield rosse, da un momento all’altro, potrebbe fare er… ne, no, irruzione l’ex stupenda pornostar Rhiannon Bray. Una delle donne per cui andai matto verso il 2006. Bellissima, tatuata, con un fondoschiena più eccitante di quello di tutte le modelle avute dal bel Leonardo… fra un ciak e l’altro.

In fatto di magnifiche donne, va forte ed è sempre andato fortissimo anche Danny Huston. A proposito del sovreccitato, no, succitato Jonathan Glazer, siamo sicuri che la scena di sesso fra Danny e Nicole Kidman, in Birth, fosse simulata? Diciamo che Danny entrò… nella parte in maniera molto sentita e accalorata. Ben goduta e sensibilmente recitata. Ah, adoro quest’uomo anche se non sono omosessuale. Lo venero perché è stato l’ex compagno storico di una Venere, una delle ex donne più sexy del pianeta Terra, vale a dire Virginia Madsen. Infatti, in The Hot Spot di Dennis Hopper, perfino il signor Miami Vice, ovvero Don Johnson (altro sciupafemmine mai visto, ex di colei che sta ancora con Antonio Banderas, cioè Melanie Griffith mrs. Omicidio a luci rosse, e ho detto tutto…), ebbe forti dubbi se scegliere Jennifer Connelly o Virginia. Sì, molti uomini considerano Jennifer la donna dei sogni suprema. Ma, dinanzi alla Madsen dei tempi d’oro, un uomo, se dovesse scegliere fra quest’ultima e, per l’appunto, la Connelly… be’, diciamocela francamente, la situazione per lui si farebbe… dura, veramente dura, durissima…  Siamo sicuri che io abbia scritto bene? Ho scritto durissima con la a finale? Ah ah, l’Ah di Deborah di C’era una volta in America. Eh eh. Ebbene, Martin Campbell sta girando un nuovo film con Liam Neeson e Monica Bellucci. Quale Monica, miei finti monaci? Quella de I mitici – Colpo gobbo a Milano, chiamata Deborah con la desinenza aspirata… da Ricky Memphis e invece avuta nella vita reale da Claudio Amendola? Ah, i figli d’arte sono avvantaggiati, non raccontiamoci cazzate. Danny Huston è infatti il figlio di John Huston. Non ho mai capito perché però sia nato a Roma. Inoltre, se Orson Welles realizzò Quarto potere a soli 25 anni, Danny Huston girò il suo primo film da regista in quella zona lì. Ah, Mr. North!

Di mio, alla pari di Danny Huston, avrei voluto girare il mio primo film da giovanissimo quasi imberbe, diciamo, in barba a tutti. Vidi Ronin e m’innamorai di un’altra ex di Danny, cioè Katarina Witt, una delle più grandi pattinatrici del mondo. Infatti, la vedevo e mi serviva molto ghiaccio, ah ah. Scivolava che era una bellezza! Pare anche che Danny abbia avuto un flirt con Olga Kurylenko. Ora, la sorellastra di Danny è Anjelica Huston. Cioè una delle donne più brutte della storia. Ma donna di grande classe. Ex amante epocale di Jack Nicholson. Sì, sapete, sono l’unico uomo al mondo capace di amare De Niro, naturalmente soltanto a livello virtuale di ammirazione sconfinata, e incarnare il Jack Nicholson della situazione.

De Niro non lavorò, quindi, con Martin Campbell ma stette con Naomi Campbell. Di mio,invece  non sono De Niro ma il mio fascino “folle” da Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo mi permette di possedere una grinta da Mel Gibson al topo, no, alla topa, no, al top. Non ho i celeberrimi occhi azzurri di Mel ma ho gli occhi neri. Rarità inestimabile. Molte donne, per via dei miei occhi desueti ma magnetici, a mo’ di presa per il culo gigantesca, mi guardano e mi cantano bello, bello e impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor medio-orientale.

Sì, questo capita con le racchie come Gianna Nannini. La mia lei invece sa che, a letto, sono Mel Gibson di Arma letale.

Su questa freddura, vi lascio. Ah ah. Anzi, no. Per molti anni, essendo io un uomo libero, fui invidiato a morte e in molti cercarono di ammazzarmi, inventandosi la storia secondo cui mi inventai tutto da Falotico, no, da fantomatica “teoria del complotto”. A un certo punto, compresi ogni schifezza perpetratami a mo’ di Gibson di Fuori controllo. I nemici commettono difatti, prima o poi, sempre una mossa sbagliata. La mossa sbagliata di Danny Huston, in Fuori controllo, fu la seguente. Chiese al personaggio di Gibson, dopo avergli fatto le condoglianze, posso farle una domanda? Che cosa si prova?

In quell’attimo, Craven/Gibson comprese che Danny fu uno dei principali responsabili della morte della figlia. Al che, lo inseguì per tutta la città di Boston a velocità pazzesca, entrò nella macchina ove vi era il mostro, cioè questo stronzone immane, gli puntò alle tempie e alla gola la pistola e gli domandò in maniera bestiale e micidiale: e ora che cosa si prova?

Ecco, amici, nella vita s’incontra sempre qualche strega che pensa di fotterti e rubarti la bellezza e la purezza.

Mai mettersi, però, contro uno da Interceptor. È un genio vero, lo è sempre stato, e ha fatto molto, molto male. Il male giusto! CHE COSA SI PROVA?

Una delle scene più belle del Cinema di Martin Campbell è presente in Fuga da Absolom. Sapete meglio di me qual è. Sono come Ray. Dirimpetto a un uomo grande e grosso che vuole intimidirmi, sono Ice Man.  Vi è un solo modo per fottermi. Se, davanti a me, mi trovassi Rhiannon Bray, non Ray(!), e Katarina Witt ignude come delle amazzoni selvagge, non avrei molte speranze di sopravvivere. Eh sì, figlioli, la situazione si farebbe dura, davvero dura. Ho scritto dura o volevo dire che me la vedrei, come si suol dire, assai nera? Almeno, Don Johnson ebbe la possibilità di scegliere fra una bionda e una mora. Comunque, come dice il detto, non vi è due senza tre. Perciò, con calma olimpica da Ray, no, non Liotta, Ray Winstone, voglio rivelarvi la verità e scoprire tutti gli altarini. Molti anni fa ebbi una relazione con una donna più bella di Angelina Jolie. Dunque, Rhiannon e Katarina, dopo avermi avuto, sarebbero gelose di tutte le altre donne del villaggio. Perché mai? Ah, ma allora non mi seguite. Secondo voi perché Anjelica Huston era sempre arrabbiata con Jack? E ho detto tutto. Insomma, per farla breve, Mel Gibson ha un casino di figli. Per forza! Ha gli stessi occhi di Danny Huston ma, onestamente, rispetto a Danny, ha molti più muscoli. Soprattutto uno. Da cui, per dirla alla Lino Banfi, state attenti a Mel, è incazzeeeto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

angelina jolie beowulf

beowulffuga da absolom locandina

Tutto l’encomiabile egoismo di Robert De Niro, attore mirabile che, malato di egotismo, è tale e quale al Falotico


23 Feb

Robert+De+Niro+92nd+Annual+Academy+Awards+7PvctyHr3rNl

Vi consiglio il mio libro su Bob De Niro, intitolato Robert De Niro, l’intoccabile. Lo trovate in Amazon-Kindle e in cartaceo sulle maggiori catene librarie online. Ricevette critiche assai lusinghiere anche se andrebbe ora aggiornato.

Solo pochi eletti possono amare davvero De Niro ed essere perfino meglio di lui

De Niro fu ospite, qualche settimana fa, anzi, mesi oramai addietro, del/al programma di Stephen Colbert. Ad Aprile dello scorso anno?

Alla domanda del conduttore rivolta a Bob in merito al miglior attore col quale Bob ha/avesse mai lavorato, Bob rispose me stesso.

Con ironica sfacciataggine ed ego incommensurabili assai lodevoli, si autoincensò, pur ammettendo onestamente la verità, indiscutibilmente. Inoppugnabile. Almeno opinabile da Al Pacino o Jack Nicholson, forse persino da Dustin Hoffman.

Il miglior attore del mondo, età permettendo e troppe scelte professionali sbagliate nelle ultime due decadi, è infatti lui stesso, Bob. Compresi gli altri tre appena menzionativi. Appartenenti alla rivoluzionaria, epocale New Hollywood.

Personaggio schivo, un tempo gelosissimo della sua privacy.

Uno dei pochissimi attori che, al Festival di Venezia, durante la presentazione di Shark Tale non si fermò a firmare gli autografi. Disdegnando, con arroganza indicibile, la gente (da lui probabilmente reputata ignobile plebaglia) assiepata dietro le transenne per poter ammirar dal vivo, per l’appunto, il più grande attore vivente.

Daniel Day-Lewis non è il più grande ed è inutile che sghignazzi dall’alto dei suoi tuttora imbattuti tre Oscar all’attivo come Best Actor.

De Niro, quest’anno, non fu candidato per The Irishman ma ugualmente si presentò, in prima linea anche se non in prima fila, alla cerimonia degli Academy Awards. In quanto nominato come produttore.

De Niro si recò alla manifestazione degli Oscar solamente quando vinse la statuetta per Toro scatenato.

Tutte le altre volte, invece, disertò sorprendentemente.

Anche nell’anno in cui vinse come miglior attore non protagonista per Il padrino – Parte II.

Poiché convinto che non avrebbe vinto.

Soltanto qualche anno fa, sì, l’eccezione che conferma la sua regola, presenziò alla suddetta kermesse.

Sicurissimo, infatti, che avrebbe trionfato per Il lato positivo. Perse, sconfitto invece in extremis da Christoph Waltz di Django Unchained. Quest’ultimo, infatti, dato come sfavorito sino alla vigilia. De Niro emise un indistinto lamento silenziosissimo, porgendoci una sottile, sardonica smorfia di disappunto, dissimulando l’amarezza dietro il suo proverbiale ed emblematico stile falsamente strafottente. Applaudendo Waltz con delicato aplomb che non dà e diede nell’occhio.

De Niro doveva girare Honeymoon with Harry per la regia, all’epoca, del compianto Jonathan Demme.

Ma non fu soddisfatto delle revisioni apportate alla sceneggiatura originale di Paul Haggis. Pretendendo che la sua parte fosse scritta meglio e più finemente.

Litigò con Mike Nichols, sul set dell’irrealizzato Bogart Slept Here, non chiedendo scusa alla produzione e al regista stesso. Anzi, pagando la clausola rescissoria del contratto a cui non mantenne fede, fregandosene adorabilmente delle conseguenze che tale trasgressiva scelta avrebbe potuto avere nefastamente sulla sua carriera già comunque assai promettente.

Abbandonò Mel Gibson e Martin Campbell, fottendosene di Edge of Darkness. Più avanti, in questo pezzo, ve ne parlerò di maggiori dettagli. Puro De Niro Fuori controllo a sbattersene dei precedenti, sottoscritti presi accordi irrinunciabili a meno che, se foste attori normali e non leggende, non si voglia passare per persone denunciabili.

Poiché Bob si può permettere di sfanculare a destra e a manca. Ridendosela sotto i baffi e allisciandosi la barba da Jacknife.

Il suo carisma e la sua rispettabilità non ne risentirono né ne risentono o risentiranno affatto. Anzi, cresce ancora di più maggiormente il suo mito perennemente intatto da interprete monstre inaudito.

Da nessuno Bob viene scalfito, è come un impermeabile che, in virtù del suo innato carisma e della sua forza ipnotica, permea il Cinema di un non so che di magico e magnifico.

Insomma, è come il Falotico.

Indubbiamente, il più grande uomo della storia. Magari… Anche perché, va detto, nessuno fu, è e mai sarà uguale a me poiché io so essere perfino più bravo di De Niro, non solo a imitarlo.

Voi, al massimo, potete scimmiottarmi e invidiarmi, calunniarmi o tentare pateticamente di boicottarmi.

Vi guardo in faccia e vi porgo una smorfia deniriana come per dirvi e retoricamente chiedervi: You Talkin’ to Me?

Sono Ernest Hemingway/Corey Stoll di Midnight in Paris. O fu F. Scott Fitzgerald/Tom Hiddleston?

Colui, comunque, che afferma/ò di essere il più grande scrittore del mondo, cioè me stesso. Sì, parimenti ad Ernest, in mio stile alla Woody Allen, non leggo i libri dei grandi scrittori poiché sono invidioso. Anzi, li leggo eccome ma li stronco senza pietà perché sono stupendi. Eppure, anche se molti di questi scrittori furono indubbiamente più bravi di me, sono morti e posso quindi sputtanarli a sangue e a morte.

Ah ah. Insomma, De Niro disse il vero assoluto. Anzi, come si suol dire… ridendo e scherzando enunciò la palese verità visibile. Per quanto mi riguarda, una donna molto bella viene corteggiata da me in modo sfrontato. Io arrivo subito al sodo, senza girarvi attorno. Senza inutili panegirici e rose rosse, cioè senza leccate di culo. Cioè, le dico immantinente che vorrei lecc… la ardentemente.

Al che lei, falsamente scandalizzata e stizzita:

– Ehi, porco! Sei impazzito? Chi credi di essere per porti così? L’uomo più bello del mondo?

 

Io, con nonchalance da Buddy Love de Le folli notti del dottor Jerryll, mi aggiusto il ciuffo delicatamente, ammiccandole dolcemente. Dunque sussurrandole tanto svergognatamente quanto furbescamente:

– Perché, bellissima donna, vorrebbe forse obiettare in merito al fatto che non sia oggettivamente l’uomo più bello del mondo? Se vuole farlo, si accomodi pure. Poi però, giunta a novant’anni, in punto di morte, non abbia rimpianti. Allora, che faccio? La lascio qui sola soletta a guardare alla tv l’ultima puntata di Uomini e donne? Sì, faccio così. Ora, tolgo il disturbo. Vado a fare un giro. Tornerò da lei per il digestivo.

 

Sì, sono diventato pure identico a De Niro di New York, New York. Volete trombarmi col sassofono o picchiarmi con dei sassi? Fate voi.

Avrei visto benissimo invece Bob nella parte andata a Ray Winstone che, come sopra detto, rimpiazzò De Niro a riprese in corso del film Fuori controllo

Jedburgh, questo è il nome del personaggio. Un uomo mellifluo e sulfureo che, in piena notte, davanti proprio a un falò (ah ah), rivelò a Craven/Gibson la verità atroce sulla morte di sua figlia.

Gibson infatti, convintosi oramai che si fosse trattato di una tragedia casuale, dimenticò ingenuamente la cosiddetta “causale”.

Sì, fu Jack Huston, nel ruolo del gran bastardo Jack Bennett, a ordire quello che fu, senza se e senza, uno stupido complotto invero letale. Che maiale…

Winstone illuminò Gibson durante una fredda serata invernale.

Di mio, posso dire, come già in passato senza colpa alcuna ammisi e così come con enorme schiettezza per l’appunto incolpevole dichiarai innocentemente, che al sopraggiungere della mia prima, davvero perturbante adolescenza a nascere, mentre i miei coetanei, già corrotti e imputriditi nell’animo, trascorsero le loro giornate in modo porcellesco e viscido, accontentando apparentemente i genitori, fingendo di studiare diligentemente per farli felici e contenti, in realtà fumando solamente da mattina a sera delle gran canne, ecco, di mio tutto cannai.

Preferii nobilmente estraniarmi da quasi tutti gli adolescenti infami e di quella cosa… assai luridamente affamati.

Al che, la mia notevolissima trascendenza esistenziale fu erroneamente, anzi, orridamente equivocata e scambiata per fobia sociale. Addirittura fui tacciato, alla pari di De Niro in Taxi Driver, di essere quasi un ragazzo pericoloso in quanto troppo nudo e crudo al naturale senza bisogno di maschere pirandelliane.

Debbo ammettere anche, indubbiamente, che la mia mirabile altezza quasi nobiliare fu presa per superbia insopportabile. E di conseguenza, non leccando io il culo a nessuno, cioè non accattivandomi le simpatie della frivola socialità più carnascialesca e onestamente bestiale, molti haters mi (mal)trattarono, ripudiandomi, disprezzandomi ma soprattutto disegnandomi a loro immagine e somiglianza. Dunque, assai male, essendo loro per l’appunto avvezzi già alle viziosità più capricciose e belluine, più (da) fighette e da mezze calzette che se la tirarono da presto arrivati… a enormi vertici mondiali.

Fui infatti descritto come il mostro di Eraserhead e dissero che mio padre non seppe educarmi poiché fu ed è, peggio di me, tonto e di mente malato. Di mio so che è laureato.

Di mio so che mio padre svolse anche un lavoro assai rispettabile e non passò le giornate nel negozio Bazar Affari. A differenza di un pagliaccio miserabile che agli amici disse di essere un giornalista pubblicista quando in verità fu solo un dottor Balanzone dalla vita molto piccola e assai poco invidiabile.

Quando ebbi l’ardire di ribellarmi a questo squallido gioco perpetratomi in maniera ferina, efferata e caudina, la mia situazione addirittura io stesso peggiorai.

Poiché la villania di queste persone piccine e malvagie ebbe il coraggio di pronunciare, dalle loro bocche fetide e infide, parole ancora più mostruose e abominevoli. Mi fu detto, infatti, che mi credetti Robert De Niro quando invece mi sarei dovuto guardare allo specchio e prendere coscienza d’essere solamente un poveretto. Anzi, quasi un ignominioso e indignitoso pervertito. Furono inviate missive gravissime, sotto falsi profili, alle ragazze che all’epoca frequentai. Certa gente inventò altre calunnie persino su costoro. Dicendo che furono prostitute da me pagate affinché mi potessi filmare e fotografare con loro. Oppure che, per compassione, da tali unti e bisunti, cornuti diffamatori presunta, avessi elemosinato per autocommiserazione un po’ di momentanea passione. Insomma, fu combinato un terrificante casino da queste brave personcine così a modo, educate, gentili e carine. Sarebbe bastato ammettere, con estrema onestà, che raramente nasce uno come Bob De Niro. Un uomo capace di ascoltare sia Levante con Tikibombom che Ghali con Boogieman. Come Eric Draven/Brandon Lee de Il corvo so che non può piovere per sempre. Così come so che molti di voi, nonostante abbiate cinquant’anni suonati, non capite questo ritornello:

spegni queste nuvole ché lei si bagna più di me.

 

Ora, amici, s’è fatto tardi. Ho da scrivere altre recensioni, ho da scrivere altri libri, ho da recitare altri pazzi, no, pezzi.

Devo farmi il culo…

Ma, nel frattempo, come sfondo… no, sottofondo…

Mettiamo su Dua Lipa?

E ricordate…

Come dice il grande Max Cady:

– Te la sei goduta la colazione?

 

Al che, con molto ritardo, il mio calunniatore si ferma assieme ai suoi amici in uno spiazzo e si sente come Al Pacino di Heat. E grida:

– What are they looking?

 

 

Sì, penso che Neil McCauley/De Niro non sia più molto solo. Sebbene rimanga un lupo solitario? No, un tipo solitario.

Questo mio scritto è dedicato a tutti i ragazzi che, lungo il loro percorso, incontrarono, incontrano e incontreranno dei volponi coi cervelli piccolo che non calcolarono, essendo molto limitati, che McCauley, a costo di perdere l’amore della sua vita, non dimenticò né dimenticherà mai i William Fitchner di turno e soprattutto chi fu ed è ancora (il) Viscido.

Ma, a parte gli scherzi, no, non sono vendicativo ma ho finito di frequentare gli stupidi e di stare dietro ai loro fuorvianti condizionamenti da stolti. Sinceramente, non ho più l’età per affiancarmi a una banda di scalcagnati che, ancora fermi ai tempi del liceo, dividono le persone fra sfigati e perdenti contro vincenti, cazzuti e saccenti, forse i più deficienti. Ho il festival di Cannes che mi aspetta. Se siete degli incapaci, rivolgetevi ai migliori assistenti… Non ho più un solo minuto da perdere coi disgraziati, gli invidiosi e i dementi.

In fede,

Bob, famosissimo per essere il più grande… stronzo

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di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

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