Per quanto tempo dovremo e anche dovremmo andare avanti con questo muro di gomma d’ipocrisie stagnanti che creano conflitti psicologici devastanti?
Per quanto tempo ancora dovremo leggere quei post figli della faciloneria a buon mercato, gli sfoghi isterici d’idiot savant e questa massa di trogloditi che si fa imbonire dalla retorica più trita e ritrita, vomita sul prossimo le solite, pedanti, pedisseque imbecillità standard, nel perseverare alienante di questa società omologante ogni coscienza vivamente pensante?
Sì, siamo stanchi di quegli slogan che oramai campeggiano su Facebook, ad esempio, del tipo… vuoi fottere il sistema? STUDIA!
Innanzitutto, già il termine fottere è orribile. Da abrogare. Quando sento dire… mi son fottuto quella lì, quella, appunto, me la voglio fottere, fottiti, qualcuno t’incula, nessuno ti caga, mi sembra di essere regredito ai tempi del film Hard To Be a God.
Sì, il Medioevo non era quello da voi favoleggiato, mistificato, idealizzato di quelle stronzate fantasy che voi bambine fra le nuvole scrivete di tanto cuore tenerissimo, creandovi appunto la fantasia principesca effimera che vi possa distrarre per un po’, giusto un battito di ciglia e il rompersi delle vostre unghiette smaltate, da un’esistenza invero degradata e tribolata, disgraziata, di patimenti e giugulari urlanti, di continue lotte genitoriali, di psicotiche lagne depressive annali e ombelicali, oltre che deprimenti, figlie del vostro ambiente tanto a parole saccente quanto invero nel reale quotidiano soltanto qualcosa di straordinario. Ma non in senso eccelso o eccezionale del termine, bensì squallidamente declassato. Da piccolo-borghesi che tanto nei loro scritti idolatrano e sognano una vita da reginette alate e invece affondano sempre più nella melma inconsolabile d’angosce miserabili. Talvolta memorabili!
Per voi non c’è speranza. Ma quale sapienza?! Io ne ho una? No, non tanto. Io son già morto da quando nacqui. Ed è stato soltanto un respirare con asma e mangiare flebilmente, sì, con tanto di flebo, agganciato al letto di un’eutanasia che, con enorme forza interiore, non voglio che Al Pacino/Kevorkian mi pratichi.
No, nonostante tutto, in questo mio Mare dentro, non m’arrendo. E questa sofferenza abissale è alla sua maniera anche qualcosa di tristemente stupendo. Oltre che un po’ stupido, ah ah. Perché, leopardianamente, il naufragar m’è dolce in questo mare ma è anche dolorosissimo sapere che quella donna da me molto ambita, con quell’abito leopardato, non sarà mai la mia pantera “lo(r)data”. E la sua cosa nera lei darà a quel trombone pieno di soldi col fisico a pera.
Parliamo di uno spasimo da romantico spasimante e anche, diciamocelo, amici, d’uno spumante del suo amante a lei (f)rizzante ma a me molto dolente.
E in questa dolenza, anzi, in tal indolenza io getto le lenze ma son io al solito ad abboccare come un pesce.
Le donne, sì, giocano con me ma alla fin fine, stringi stringi, come si suol dire, non il mio stringono, sono uomini lerci invero che le “tingono” e i loro uccelli non restringono.
Eppur, sebbene abbia scritto la saga de Il cavaliere, con tanto di Clint Eastwood in copertina in quello di Madrid, e io stesso duelli giornalmente con le mie nevrosi e le mie preoccupazioni spesso insopprimibili, so che son soltanto storie. Fini a sé stesse. Ma storie, appunto, eastwoodiane. Di uomini coraggiosi, coscienti che il mondo è ingiusto, val la pena forse combattere per i propri ideali e non abiurare nei confronti del porcile collettivo, ma altrettanto consapevoli che forse è stata soltanto una guerra contro i mulini a vento. Una splendida utopia.
Volete sapere qual è la scena cinematografica più bella dell’anno?
Ovviamente, avevate dei dubbi, conoscendomi… quella in cui il grande Clint, il più grande, vede dal suo pick–up gli elicotteri sorvolargli la testa di cazzo, capisce che il suo viaggio è terminato e non gli resta altro che farsi arrestare.
E allora si volta verso noi spettatori, quasi in stile Larry David del Basta che funzioni alleniano, col volto tumefatto e sporco di sangue.
E ammicca come a dirci… stavolta son fottuto davvero. Appunto.
Colpo di genio assoluto!
Sì, non è vero che per fottere il sistema bisogna studiare bene e meglio degli altri. È una grande balla. Puoi avere tre lauree, una in Lettere, una in Scienze delle comunicazioni e una al DAMS ma non ti prendono neppure alla rivista di “cinema” della parrocchia San Martino vicino casa mia.
Se, diciamo, non conosci le persone giuste e non hai la cosiddetta spinta. E soprattutto se non lecchi e corrompi.
Quindi, finiamola con le puttanate.
Questa è la realtà. Non un luogo comune. La realtà è un luogo ipocrita ove i furbi si prostituiscono imborghesiti alla viscidità di questo sistema di falsità e poi ricattano quelli da lor considerati deboli (fragilità…) col “dono” della presunta superiorità.
Sapete, se finisci nella merda, che vi diranno?
Certo, lo sapete meglio di me. Perché noi di merda ne abbiamo vista e ingoiata. Bocconi amarissimi.
Sì, ti diranno che non sei uno della Bocconi ma solo un bel bocconcino per una misera scopata e via. E poi, dopo l’uccello da loro spolpato, torneranno dal marito sistemato.
E vi grideranno… che vuoi? Cos’è questo tuo lamento? Ti ho goduto, lo sai, ho emesso anche dei sonori lamenti. Ci hanno sentito pure i vicini sordi di novant’anni.
Ora, levati però dai coglioni, rimboccati le maniche ché io le coperte, nonostante tu m’abbia scoperto, in ogni sen(s)o lato, B e non, non te le rimbocco.
Cosa vuoi essere imboccato, brocco? Se ancora mi disturberai, chiedendomi la mano, sì, ti scaglierò in testa una brocca.
Datti una mossa. E fottitene.
– Mike, nell’ultimo incontro, credo d’aver spinto un po’ troppo. Quel tipo che dovrei affrontare adesso, Bull Harley, non perde da cinque anni. È un campione vero.
E io non lo so se… è forte, Mike, è molto forte.
Mi posso confidare con voi?
Non sono un fanatico del sesso. Prima ho scritto che… ma così ridete, non c’è niente da ridere, purtroppo.
E, in questo tipo di società, credo che mi spezzeranno il braccio. Anche se l’hanno già fatto.
E questo è quanto. Il resto è una grande balla.
Sì, lo è.
Se siete giù e vi diranno di curarvi, di rivolgervi a qualche specialista dell’anima, non date loro retta.
Vi distruggeranno. Vi bombarderanno di farmaci, vi sederanno, vi spaccheranno le gambe. Vi amputeranno nel morale. E crollerete.
E poi vi diranno che la vita è bella e non è successo niente.
– Sì, in fondo non è stata una tragedia. Si va avanti.
Infatti, è stato peggio.
– Be’, Stefano. Cos’è quest’uscita? Sei ancora giovane.
– No, non più.
Sono duro?
Durissimo, intransigente, rigido, fascista.
Come lo siete stati voi.
Scena capolavoro di The Mule. Che coraggio poi in tribunale.
La sua avvocatessa vuole commutargli la pena per una sorta d’infermità mentale perché Earl avrebbe agito così in quanto “malato” e vecchio. Demente…
E Clint: – No, sono colpevole.
E se ha agito così è perché non aveva alternative.
Quindi, non voglio più sentire idiozie.
Colpevole lui.
Colpevoli tutti.
Fine.
La seduta è tolta.
Andate a farvi fottere.
di Stefano Falotico