C’è ‘A Livella ma anche ‘A cunzegna di Totò, alias il Principe Antonio de Curtis. C’è la luna ma anche il sole, c’è la melanconia ma anche l’euforia. Io, a volte, sono da Circo Togni ma anche da Orfei, non sono un orefice ma sono rinato. Voi, invece, avete urinato? Ah ah. Presto, il mio libro sul (mio) Rinascimento. Diciamocela, son un uomo risorgimentale, epocale, oserei dire monumentale. Molti sostengono che io possieda una bellissima voce, spesso simile a quella del cantante dei Negrita. Mah, meglio un Negroni. Ho detto negroni, miei uomini traviati che non andate con le negrone. O no? Secondo me, sì. Ah ah.
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Dopo queste quarantene ingiuste e castranti, vi voglio di nuovo in forma come Bob De Niro e splendidi, giovani e vigorosi come Diane Lane di Streets of Fire
Esiste un film che non è bello come I guerrieri della notte, I cavalieri dalle lunghe ombre e I guerrieri della palude silenziosa ma, soltanto grazie all’atmosfera favolistica che crea, in virtù di due canzoni magnifiche, riesce a diventare un capolavoro quasi superiore a Warriors?
È ovvio che c’è e il regista è sempre lo stesso, ovvero Walter Hill.
Questo Covid-19 non è roba per me. Non sarò mai un uomo inquadrato e forse come Darth Vader, asfissiato, incartapecorito, dallo sguardo lugubre, dall’indole volpesca e leggermente bugiarda alla Conte e non intendo recarmi, di prima mattina, al Quirinale. Inchinandomi dinanzi a un Presidente della Repubblica che sembra più vecchio, matusalemme e imbalsamato del Conte… sì, Dracula di Bram Stoker nella versione del primo tempo del film di Coppola. Dando prima le dimissioni in remissione dei peccati, dunque formalmente restaurando la Tavola Rotonda di chi non crede al Graal ma solo al lauto stipendio da traditori come Lancillotto.
Orsù, evviva re Artù! In tv, spopolano donne finto-giornaliste che sono più false di Ginevra.
Piaciuta la freddura? Mah, a me il freddo non fa caldo né freddo. In effetti, fa freddo ma io sento caldo. Come sosteneva Totò nell’epocale Totò, Peppino e la… malafemmina, a Milano deve essere sempre freddo, allora sarà un vento caldo.
Basta, basta davvero con queste mascherate, con queste mascherine, con questi corbacchi, con le cornacchie e coi corvi, coi gufi di notte, coi pipistrelli e con queste chiusure ibernanti la nostra umanità quasi distrutta. Ché non è solo fatta di tastiere da cybernauti. Basta coi coprifuoco immotivati.
Non siamo mica in Fracchia contro Dracula. Fuori non c’è nessun Conte pronto a succhiarci il collo. A sfinirci nella bufera, no, pazienza. Invece, sì.
E qui ci vorrebbe invece Totò, sempre lui, però di Totò Diabolicus.
Stiamo diventando pazienti impazienti. Abbiate pazienza.
Ma quale Speranza? Stiamo perdendo ogni Utopia. Anche quella di Fuga da Los Angeles. Il governo è più cinico di Jena Plissken. Altro che Snake, è una malefica, mefitica serpe infida. Ci sta spegnendo anche nell’intimo… Ah ah. Qui, dovete eleggere me in Parlamento, ovvero il vero John Belushi di Animal House.
Sì, in tutta franchezza, ci sta spappolando le pa… le, la gente non più amoreggia, l’entusiasmo per la vita che, come sapete meglio di voi, si origina da “quella”, sta andando a farsi fottere.
Di mio, son un uomo che balla malissimo come Belushi in The Blues Brothers e non arcua il bacino a mo’ di John Travolta de La febbre del sabato sera ma, grazie alle sue mosse improvvisate da incapace sulla pista da ballo, riesce a euforizzare la folla che inneggia affinché possa io sfoderare tutto il mio twist con Uma Thurman di Pulp Fiction, rimediando una figuraccia da Bradley Cooper e Jennifer Lawrence de Il lato positivo ma vincendo, al contempo, ugualmente la scommessa. E dire che pensavo di vincere Jennifer Lopez. Va be’.
Sì, un certo fascino dell’imbranato, col sex appeal animalesco di Willem Dafoe, ce l’ho. Donne, non posso garantirvi però che, oltre a questo, ci sia qualcos’altro. Comunque, se siete curiose e voleste appurare con mano, vi lascio fare. Ah ah.
Le donne mi vorrebbero figo come Michael Paré ma io desidero che esse siano soltanto come Shannon Tweed di Trappola d’acciaio e come Ashley Laurence di Triplecross.
Ashley, una delle mie fantasie proibite sin da quando la vidi in Hellraiser anche se, in Analisi di un delitto, gliela vide Cuba Gooding Jr.
Sì, Ashley è l’unica attrice, per modo di dire, che può vantare un filmaccio con Parè, molti amori “al purè”, una scena di sesso interraziale da siti VOD per adulti e la se…a, no, una storica saga con Clive Barker.
Donna afrodisiaca da Vov. Celeberrimo liquore alle uova dalla nomea “sensuale”. Sì, si dice che uno lo beva e, dopo di che, assuma una carica erotica da donna ventenne nel periodo in cui non ovula.
Ecco, Diane Lane sta ora con Josh Brolin. Mi piaceva, sì, Josh, quando recitò nei Goonies.
Adesso non mi piace più. Nemmeno la Lane mi attizza come un tempo. A dire il vero, parafrasando ancora Totò, di Diane Lane mi piace tutto tranne una cosa. Il marito, ah ah.
Quindi, appena vedo Josh Brolin, per curarmi dal fegato amaro, riguardo Elizabeth Olsen di Oldboy. Ah ah.
Sì, questo Thanos fa solo per Diane, a me suscita Thanatos e poco Eros. E, come attore, non è paragonabile a Bobby De Niro.
Il quale, dopo averci “deliziato” con Nonno, questa volta è guerra, afflitto da Senilità da Italo Svevo mescolata alla zona Alzheimer su simpatia da Geppetto, sta tornando in formissima veramente cazzuta.
Dopo aver finito Wash Me in the River con John Malkovich, sta recitando nel nuovo film di David O. Russell, sarà in The Formula con John Boyega, in Armageddon Time di James Gray e in Grey Horse di Scorsese.
Sì, a me hanno fatto sempre ridere quelle persone che si lanciano prematuramente in giudizi lapidari.
Se fosse stato per loro, non avremmo mai visto The Irishman poiché costoro consideravano finito De Niro e, se fosse stato per loro, io non sarei, oggi come oggi, qui a scrivere e a ballare.
Starei sempre in quarantena. Sì, da molte persone fui considerato mezzo matto e pensarono che necessitassi di essere punito. Peccato, mi guardo allo specchio e sembro Jon Bernthal di The Punisher.
Sì, ce l’ho lungo… il naso, grosso quasi quanto quello di Bernthal e De Niro.
Sì, il naso di De Niro sembra quello di un elefante, una proboscide. Avete notato? È proprio da Conte, da Pinocchio, da Cyrano… De Niro però, a differenza di Conte, recita solo nei film. Ah ah.
A volte, quando faccio la doccia, non posso specchiarmi e dunque non vedo se il mio naso sia lungo o meno.
Comunque, il resto è parimenti proporzionale. Eh sì, in tale mondo di nani, ci vuole sempre chi ha i cog… ni per dirvi che lo siete.
Tornando a Michael Parè. Soprattutto negli anni ottanta, più che sembrare un attore, pareva un testimonial della pubblicità dello shampoo Neutro Roberts. Di mio, so che con Julia di Pretty Woman avrei usato l’idromassaggio. Mentre, a suo fratello Eric, ho sempre preferito Greta Scacchi di Coca Cola Kid. Se non vi piace inoltre come ballo o come io balli se amate il congiuntivo e non me, comprate il dvd di Crusing e rivedete in loop Al Pacino e James Remar al night. E ho detto tutto.
Al night, all night, tonight, tomorrow potremo di nuovo godercela oppure dobbiamo scrivere al Papa? Ah ah.
Nell’attesa che, perlomeno, l’Emilia-Romagna torni in zona gialla, stasera mi sparerò… un bel filmettino? È proibito?
Non lo so. Devo controllare se ha il bollino rosso. Ah ah.
di Stefano Falotico
Il ritorno di Gary Oldman, un mio mediometraggio su Villa Clara e Letter to You di Bruce Springsteen, sempre più misticamente simile a Bob Dylan
Ne vogliamo finalmente parlare di Gary?
Presto, lo vedremo in Mank nei panni dello sceneggiatore di Quarto potere.
Finalmente, il grande David Fincher è riuscito a realizzare il sogno che covava da tempo immemorabile.
Lavorare con Gary in un film da lui diretto. Inizialmente, al posto del primo Hannibal Lecter del grande schermo, ovvero Brian Cox di Manhunter, in Zodiac doveva esservi Oldman. Il quale però, all’ultimo momento, per ragioni ancora ignote, diciamo non del tutto appurate, all’improvviso diede sorprendentemente forfait.
Nel frattempo, negli anni intercorsi fra Mank e l’Oscar assegnato ad Oldman per L’ora più buia, Oldman recitò sfigurato in Hannibal di Ridley Scott. E Fincher accrebbe la sua fama, ottenendo inoltre un figurone con Mindhunter. Del quale diresse e dirigerà alcuni episodi…
Credo, in tutta sincerità, che Gary Oldman sia stato per molto tempo identificato erroneamente soltanto come villain con indole da Joker. Sebbene, nella trilogia nolaniana di Batman, Oldman fu un buon tenente e non quello di Harvey Keitel nel Bad Lieutenant di Abel Ferrara. Per l’appunto, appuntatevelo, appuntati, carabinieri e poliziotti della Critica superficiale. Non impuntatevi con prese di posizione limitate e fasciste. Gary è la versatilità fatta persona, incarnata, pareva morto e datato, incartapecorito e imbalsamato, invece resuscitò e ringiovanì di colpo come in Dracula di Bram Stoker.
Gary, figlio di un saldatore, giammai laureatosi e presto istradatosi da autodidatta.
Un duro, un’anima ribelle, ancora bello nonostante le sue non più freschissime primavere. Ah, incontrò da adolescente molti bulli. Lo so…
Assomiglia a qualcuno di mia conoscenza. Sì, questo qualcuno (che) io vedo allo specchio dalla mia nascita. Non credete?
Sì, come noi uomini sappiamo, non si può mentire dinanzi alla propria immagine riflessa.
Specchiandoci, infatti, cogliamo intimamente il silenzio del nostro vero, vivo, scalpitante e viscerale cuore specularmente simbiotico alla nostra coscienza più inesplorata, riaffiorata dal profondo…
Nella realtà di tutti i giorni, siamo spesso costretti, giocoforza, a indossare delle maschere. Per accontentare il gusto della medietà conformista, adattandoci alla tristizia dei compromessi più puttaneschi pur di essere stimati dal prossimo. Al fine di ostentare, esteriormente, la nostra immagine migliore possibile.
Sto parlando ovviamente di molti di voi. Di mio, non ho mai pensato che un uomo debba svendere la sua dignità per piacere agli altri pur di ottenere la patetica simpatia e un contentino come si fa coi bambini e, semmai, elemosinare piacevolezza da una donna, mostrandosi a lei con un look fintamente perfetto che trasudi impeccabilità morale, invero truccata.
Ma che film sarebbe mai questo che vi siete “sparati?”. Whore di Nicolas Roeg?
Sì, a causa del mio istrionismo personalissimo in linea con la mia autentica unicità indissolubile, i miei coetanei, durante l’adolescenza, credettero che fossi matto e mi consigliarono di vedere Mille pezzi di un delirio.
Essendo taciturno, mi dissero perfino: – Guarda pure Niente per bocca.
Al che, ne successero delle belle. Insomma, delle brutte più racchie delle ragazzine da Harry Potter, frequentate da chi mi accusò di essere agorafobico e più incosciente, poco previdente delle conseguenze come Lee Harvey Oswald di JFK.
Se ne fece un caso e voi non fate, per l’appunto, caso se mi va qui di sdrammatizzare sulla situazione assurda che involontariamente innescai, inducendo le persone ad addebitarmi la diagnosi di persona afflitta da disistima, da allucinante atimia affettivamente fredda, forse solo emozionalmente sofferente di tachicardia mancante d’empatia. Ma per cortesia!
C’è da rimanere senza parole. Ah ah. Speechless.
No, al punk di Arthur Fleck, preferisco Sid e Nancy. Mentre, a Nancy Brilli, Gilda Sbrilli. Curatrice di un’edizione dei Promessi sposi.
Ah, Orson Welles ed Hayworth Rita, la leggendaria Gilda.
Mi urlarono… sei Il mai nato. Un film pessimo. Lo andai a vedere solo perché la locandina m’attizzò.
Sì, nel poster originale viene riflessa la strega di Cappuccetto rosso sangue?
No, semplicemente una che fa sesso. Il film invece fa senso e lei non soltanto non si spoglia, bensì non sa aprirsi, a differenza di Oldman, ad una recitazione sbottonata da vetusti codici di rigidità formale assai pallosa.
Adoro Gary. Quest’uomo nevrotico, imprevedibile, che recita col cuore e non a c… o.
Quando carica da matto, no, di brutto-bellissimo da matti come per il suo epocale, gigionesco Norman Stansfield di Léon, è uno spettacolo più eccitante di Monica Bellucci dei tempi d’oro.
Lo amo quando è uguale a me in A Christmas Carol.
E quando se la ride come un pazzo ne La talpa. In cui, degl’ingordi idioti pensarono di aver compreso un mistero alla Rosebud, invece rimasero con un palmo di naso.
Cantando La Mer poiché distrutti e costernati dinanzi alla loro umana miseria oceanica.
Amo anche da morire La finestra sul cortile ma non so se The Woman in the Window sarà un bel film.
Quello che so per certo è che Amy Adams è più f… a di Grace Kelly.
No, non voglio diventare il Presidente degli Stati Uniti. E non so se sia peggio Donald Trump o se sarà ancora più scemo di lui, eh sì, Biden. Per me, quasi tutti i politici sono sporchi e meriterebbero un bidet.
Non sono comunque un anarchico terrorista come Oldman in Air Force One.
So anche che Mozart fu un genio indiscutibile mentre Oldman, in Amata immortale, sembrò una caricatura di Amadeus, sì, il presentatore televisivo. Mica quello divinizzato da Alex di Arancia meccanica. O no?
Gary sbagliò tante volte nella sua vita da fuori di testa. Perse, sì, la testa per molte donne e pensò che un genio come lui potesse accontentarsi di Uma Thurman ed Isabella Rossellini.
Sì, devo dare ragione al mio amico Ottavio. Lui crede fermamente alla dottrina gnostica. Che suddivide l’umanità in tre categorie.
1) I nani, cioè gli ilici. Il 90% delle persone. Che vivono di gelosie, invidie, corna, tradimenti e oscene competizioni superflue.
2) gli psichici. Categoria nella quale Ottavio mi annette. Cioè persone a un passo da essere elette. Spero non a capo degli States. Ah ah.
La terza categoria, comunque, il mio amico pensa che io possa raggiungere fra circa un mese.
Quando pubblicherò il mio prossimo libro.
Un libro che, alla pari di Orson Welles di Citizen Kane, ribalta la concezione di tempo e lo supera a mo’ dell’Oldman del Dracula. Abbattendo ogni barriera.
Sì, Welles è un gigante del Cinema.
Comunque, penso che questo sia un bel mediometraggio mistico-spirituale, perfino ero(t)ico, e che Bruce Springsteen, col passare degli anni, sia uno splendido fantasma ancora capace di commuovere alla maniera di Bob Dylan.
Insomma, date il Nobel anche al Boss.
Date l’Oscar ad Oldman per Mank o ad Anthony Hopkins per The Father.
A me date un bacino. Mi accontento.
Tanto, qualcos’altro, è la mia lei a darmelo(a)…
Goodnight and good luck.
Presto sarà Natale.
E vi regalerò altri sogni.
Sì, sono Clint Eastwood/Babbo Natale di Fino a prova contraria.
Se non vi sta bene, non pot(r)ete amare Gary Oldman. Dividerete le persone fra sfigati e fortunati, tra fighi e cog… ni, chiamerete l’altro orfano di madre od aborto vivente, vi odierete e non amerete, in cuor vostro, l’immagine di voi stessi che si rifletterà davanti allo specchio.
Mi spiace, non vivrete bene, non amerete non solo il Cinema.
E non sarete mai Gary Oldman, Orson Welles, Bob Dylan e Bruce Springsteen.
Per quanto mi riguardi, mi riguardo sempre per migliorare. Io sono io. Va bene così.
No, sì, no, sì, abbasso gli asini e le teste di mulo.
Letter To You, recensione del grande, nuovo album di Bruce Springsteen
Ebbene, il Boss è tornato con Letter To You. Un’ode alla più dolce, fosca, tenera e al contempo tenebrosa, malinconica sua reminiscenza monumentale di natura mondialmente musicale, un’epica e soffice raccolta delicata, già d’antologia, incastonata e sigillata eternamente nella mirabilissima sua rocciosa eternità perpetua ed eterea. Una carezza lieve donata alle nostre anime. Alle volte spaurite, melanconiche, altre volte grintosamente auto-echeggianti l’evocativa virtù dell’infinità (u)morale delle nostre stesse accorate sensazioni traballanti, in continuo mutamento e rigenerativa freschezza persino euforica dopo tante eclissi dei nostri cuori spezzati, oscuratisi nel buio e poi, di colpo, risorti magnificamente in gloria.
Quest’uomo immarcescibile, oramai appurata ed incontestabile leggenda vivente incarnata nel suo viso oggi smagrito, nella sua ectoplasmatica sagoma avvolta da una nebbiosa atmosfera nevosa, camminando nell’asperità romantica dei suoi perenni, giammai vinti, crepuscolari e al contempo infuocati dubbi esistenziali, pare che riemerga dalle soffuse penombre di sé stesso, incorporandosi nel revenant cantore delle sue incantevoli memorie magiche. Pietrificate nello splendore dell’adamantino rammemorare il suo e nostro cammino poetico, addirittura ambiguamente ermetico. Sobrio e lucente.
Bruce Springsteen, ladies and gentlemen, che nella copertina del suo nuovo, stupendo album imprescindibile non solo per i suoi irriducibili aficionado, ormeggiando in metaforico the river sulfureo della plumbea, “accordata” mareggiata emotiva della sua carriera oceanica, ci regala un’altra perla piena di canzoni dolcemente lievi evocanti forse A Christmas Carol di Charles Dickens, soavi come un’onirica, atmosfera natalizia, per l’appunto, appaiabile a Paul Auster o, forse, alla squisita amabilità commovente del derivatone, cinematograficamente, racconto vividamente sentito di Harvey Keitel in Smoke.
Letter To You profuma di concettuale spiritualità quasi gospel, sì, di mistica ed avvolgente, allo stesso tempo sanguigna vivacità toccante. Pare, a tratti, addirittura un moderno canto gregoriano.
Dopo Western Stars, elegia dedicata alle anime spare parts dell’infinita, folle e visionaria America forse perduta eppur combattivamente resiliente, a settant’uno il Boss si restaura nel ricordarsi, nel contemplare la bellezza sfuggevole e cangevole del tempo rivisto, introiettato e cantato con la forza ancora gagliarda della sua tempestosa leggendarietà inscalfibile ed immutata.
Cosicché, recuperando dal cassetto dei suoi stessi sogni giammai arenatisi ed assopitisi, alcune canzoni incomplete ed inedite degli anni settanta, alternandole a brani del tutto nuovi, levigati nelle sue vocali corde già, puntualmente, indimenticabili, c’allieta e culla con vibrante, senziente beltà marmorea.
Rilluminando sé stesso, estasiandoci nel far sì che, ancora una volta, possiamo immergerci attraverso lui in un altrove luccicante di lucida, fortemente impalpabile voglia di vivere e rivivere. Di amare e ricordare per rinascere nuovamente intrepidi ed agguerriti. Ancorandoci al passato per rielaborarlo, assieme a lui, in forma catarticamente suadente e morbida.
Con Ghosts supera sé stesso, mormorandoci la levità della fantasia immaginativa e della mnemonica frenesia del suo rispolverare il suo e nostro excursus insuperabilmente, strenuamente agganciato alla purezza dei nostri ricordi riscaturiti vulcanicamente in esplosiva potenza vitale, inarrendevole e, nonostante tutto, ancora intatta. Ripetiamo, immutabile.
Anche se a noi è piaciuta da morire soprattutto Song for Orphans.
Sì, Letter To You non tocca certamente le vette di perfezione stilistica di Nebraska, Bruce Springsteen non è più quel ragazzo strepitosamente e meravigliosamente scalmanato di Born to Run, ma è sempre lui.
In Letter to You aleggia anche la presenza, chissà, di un altro rocker immenso, Bob Dylan.
di Stefano Falotico
Poesia di un uomo che fu cupo, forse anche lupo e ora è di nuovo, magicamente, benvoluto
La futilità del tempo aromatico ancora nel mio cuore si staglia e io, riesploso nella solare vita amorosa, non più melanconico, dopo che nel buio ermetico giacqui, come Dracula di Bram Stoker soavemente rinacqui. Nella vita, vi è chi starnazza, c’è chi volgarmente strepita, chi rimane un asino e raglia e chi, come un Falò, calorosamente ancor abbaglia. Ah, quello lì abbaia, quella là latra e sta pure nella latrina.
Io fui un uomo che, nella tristizia, ululò spaurito.
Poi, ancora di vita riposseduto, in mezzo agli spari degli invidiosi e degli accidiosi, nel chiasso di cattivi uomini gelosi e non più di donne golosi, per fortuna sparuti o perfino finalmente spariti, di mio cuore ertosi in gloria marmorea, non so se in gola di voce rosea, decanta la beltà mia e forse della mia amata giammai perduta.
Presto di fortissima passione ancora baciata e incontaminata.
Come me non vi è nessuno, per fortuna o per (dis)grazia ricevuta, ridatemi il benvenuto e facciamoci assieme una bevuta.
Sono l’idolo assoluto?
Non lo so.
Quel che so è che m’addormentai, persi il senno e molti seni ma in verità vi dico che sono un dio quando voglio e soprattutto se la mia lei mi vuole.
Un Falò angelico e diabolico.
Non più la mia anima si duole, non più dorme, oh, che bell’homo…
Firmato
Stefano Falotico
JOKER: hanno spostato la proiezione stampa per gli accreditati del festival di Venezia al 31 – Frankenstein contro Dracula, Fracchia contro Dracula, sono davvero una belva umana!
Cazzo!
Ho pernottato in albergo sino al 31, sì, è vero, devo lasciare la camera prima delle undici del mattino.
E che me ne fotte? Sì, m’era stato comunicato, così come infatti scrissi, che Joker sarebbe stato proiettato alla stampa il giorno prima, appunto, della mondiale anteprima.
Fu una soffiata erronea.
A quanto pare invece, eh già, potremo vedere Joker in Sala Darsena alle otto e mezza del mattino?!
Dico, ma è un orario improponibile.
La sera prima non posso imbucarmi a qualche festa, leccando la passerina di qualche gattina. Non posso neppure ubriacarmi, insomma, sarà una vigilia di casta astinenza. Una bella inculatina.
Va be’, ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.
Avete letto?
Bene, ragazzi delle scuole, segnatevi quest’aforisma appena coniato da me stesso, il Falotico presente-assente.
Repetita juvant e abbasso la Juventus: ultimamente sono molto astemio, però di più bestemmio.
Sì, ci sarebbe pure la proiezione quasi a mezzogiorno, sempre del Joker, in Sala Grande.
Eh, ma per poter accedere a questa proiezione, forse la sera prima bisogna fare il lecchino.
Ho detto tutto.
Ora, cambiamo totalmente argomento ma diamoci comunque dentro!
Ah ah. Ritengo Kenneth Branagh un genio. De Niro di più. Joaquin Phoenix, quasi.
Reputo invece tu un pagliaccio, sì, sei un invidioso come Iago. In verità ti dico che non sei dotato come un mandingo, ovvero Otello, il moro di Venezia.
E quella mora finirà a letto con Brad Pitt di Ad Astra. Secondo me, sì. Secondo te? Dai, ordina un piatto di tagliatelle, accompagnale con un buon vinello e Donatella amerà comunque sempre il mio uccello.
Sì, gigioneggio. Le sparo grossissime, sono un burlone, nel divertimento ilare volteggio e, chissà, forse Ilaria con me notteggerà per mie e sue congiunzioni carnali in gran quantità d’ormonale qualità. Ah ah. Terminata che sarà la fornicazione, dopo l’orgasmo e l’amplesso ginnastico, Ilaria riderà di gusto, poi andrà in bagno, si guarderà allo specchio e si truccherà per mostrarsi in pubico, no, in pubblico.
Sì, la gente cosiddetta normale, a cui ovviamente va messo alle donne, no, vanno annesse le donne, prima d’incontrare la realtà quotidiana che sta là fuori, cazzo, usa maschere che neanche Pirandello si sarebbe mai sognato di descrivere, scrivere, dipingere e (s)tingere.
Sì, questa donna da me a letto struccata, soprattutto toccata e assai trombata, dopo aver fatto sesso con un uomo nudo e crudo come il sottoscritto, per riassumere una parvenza da donna altolocata, chiamerà a raccolta tutto il Makeup Department del Joker, appunto!
Ah ah, sono proprio un Draculino e vi piglio tutti, in particolar modo tutte, per il culino.
Avete mai visto l’intervista che Kenneth Branagh pose a De Niro riguardo il suo, anzi loro, Frankenstein di Mary Shelley?
Prima, su YouTube era stata caricata integralmente. Adesso, ve n’è soltanto uno spezzone.
Comunque sia, amici, non fatemi la fine di Fracchia e Fantozzi.
Come dice Diego Abatantuono in Fantozzi contro tutti, appunto…
Avete incontrato, stavolta, chi vi ha dato pane per i vostri denti. Cioè pene.
Il filoncino speciale… ve lo ficco dentro il sacchetto?
Ma no, poveri rincoglioniti. Uno dei miei condomini, l’oramai anzianissimo signor Sacchetti, sta messo meglio di voi.
Forza, TONNA, cioè donna… come dice Abatantuono, vai a buttare la spazzatura.
Preparami la salsiccia!
Prendi anche questo sacchetto e ficcatelo in saccoccia.
Ehi, tu, non gufare!
di Stefano Falotico
Keanu Reeves, il trailer di IT: Chapter 2, proposte lavorative allettanti, sarà un’estate Stand By Me?
Non so cosa stia succedendo e non voglio saperlo.
Sono pervaso da una forza psicofisica imprevista. Io stesso me ne stupisco.
Sono oramai uguale a Michael J. Fox di Voglia di vincere nella versione licantropo.
Dopo anni di bullismi, prese per il culo devastanti, una vita da nerd fuori tempo massimo, fioccano gli apprezzamenti, le ragazze mi cercano, smaniano per me, sono dunque costretto a bloccarne molte per evitare casini, mi state facendo impazzire.
Prima, lo ammetto, fui un pazzo sui generis che aveva la sua dignità. Sì, rannicchiato nel buio asmatico delle mie ansie, trascorsi tutta l’adolescenza afflitto da stati mentali bergmaniani, fra nevrosi di self control asciugata in disturbi ossessivo-compulsivi, notti insonni da After Hours, sogni sbriciolati come neve al sole in albe crepuscolari come il Nosferatu kinskiano di Herzog.
Fui poi accusato di deliri allucinatori di natura uditiva. Insomma, la mia fantasia visionaria fu scambiata per malattia mentale quando, invero, vagheggiavo solo una pornoattrice, e non starò a dirvi chi, praticamente tutte, ah ah, che riscaldasse il freddo della mia anima pietrificatasi nel rigor mortis della mia catatonia espressiva.
Mi diedero dello schizofrenico, del ragazzo perduto nella solitudine della fobia sociale, quindi del misantropo hater che bazzica solo i social e i centri sociali.
Ah ah.
Uno schifo, davvero.
Fui insomma scomunicato ufficialmente dal mondo come Keanu Reeves nel finale di John Wick 2.
Solo come un cane, pensai anche di comprare un cagnone. Ma non avevo i soldi per curarmi i cariati canini.
Mi diedero dunque, ingiustamente, del paranoico solo perché la scomunica, in effetti, ci fu davvero. Fui pigliato per un complottista troppo amante di Amleto.
Del principe perfino macchiavellico e attentarono alla mia purezza, inducendomi ad accoppiarmi bestialmente con la prima venuta.
Sì, nella vita incontrai vari Pennywise. Questi bulli/pedofili come Tim Curry, questi adulti con gli scheletri nell’armadio che spuntavano dai tombini delle loro esistenze tristissime poiché già infognatesi nella perdizione triviale delle loro bassezze più (s)porche.
Scappai, forse anche scopai, può essere e l’ex vicino del mio palazzo, il vecchio Ionata, non prendeva mai con me l’ascensore.
Perché mi riteneva appunto matto? No, perché reputava che fossi troppo timido e lui, nel tragitto dal piano terra al terzo, in cui abitava, aveva bisogno di qualcuno che lo ringalluzzisse. Dicendogli:
– Ah, visto che sole che c’è stamattina?
– Sì, sono vecchio ma questo caldo mi spinge a saltarle addosso.
Non vorrei scendere nei dettagli ma lasciamo perdere.
Al che oggi, dopo aver scritto più libri forse di Stephen King, li trovate tutti su IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dopo aver dedicato un intero saggio monografico al re dell’horror John Carpenter, presto anche in versione internazionale, tutti mi vogliono.
Mi bramano. Non so se mi amino o se siano solo leccate di culo.
Cioè, son passato dalle malinconie alla Luigi Tenco al fanatismo idolatrico della gente che m’ha preso per Elvis Presley. Ah ah.
Non scherzo.
I ragazzi m’inviano i loro manoscritti per ricevere consigli, dopo una vita da coniglio, son corteggiato dalle conigliette, il fan club italiano di Keanu Reeves ritwitta un mio articolo e la sua admin mi dice che mi farà conoscere dal vivo, appunto, Keanu. Ma devo andarci piano.
Mentre una signora molto altolocata mi ha fatto la proposta di lavorare per una cineteca molto importante.
Oddio, chiamate l’ambulanza.
Ah ah.
Oppure L’avvocato del diavolo.
Sì, ho molto del Reeves.
Avete visto come recita Keanu? Sembra Marlon Brando a volte.
Non dice una parola, come me, ma ha carisma a pelle.
Diciamocela. Keanu Reeves è un genius.
di Stefano Falotico
Alla gente da Zampaglione, preferisco Keanu Reeves, bello e dannato, proprio un gran guaglione
Sì, in John Wick 2 c’è Claudia Gerini.
Claudia tradì Federico Zampaglione con un vero Tiromancino sotto banco. Lo famo strano…
Sì, questa non la sapete. Non c’è neanche negli extra del Blu-ray delle deleted scenes e dei contenuti speciali.
Ecco, la storia è questa. Claudia arrivò sul set, vide Keanu e comprese che il profumo del mosto selvatico di suo marito non poteva competere con questo marcantonio bisex che fu protagonista de I ragazzi del fiume.
Sì, suo marito combatte questo sistema deprimente con le sue canzoni che istigano al suicidio.
Canzoni da pompe funebri. Sì, ah, mettono un’allegria che neanche le musiche delle bande di paese che accompagnano il morto durante i funerali.
Sì, basta, davvero. Sono delle lagne mortali. Adatte a gente che si piange, appunto, sempre addosso.
Melodrammatica, pietistica. Gente che cerca sempre compassione e legge Niccolò Ammaniti.
Invece io, parimenti a De Niro e col mio Neo in stile Keanu Reeves, con tanto di faccia cadaverica da Dracula di Bram Stoker, sono ben consapevole che il mondo sia un enorme Matrix ma non si lotta, nascondendosi nei piagnistei.
Bisogna sfoderare la grinta da puro Johhny Utah.
Per essere persone libere nell’anima non bisogna mai credere alle tristezze dello Zampaglione.
Liberi? Una moscezza tremenda. Diciamocelo, una monnezza.
Be’, che vi devo dire, amici?
Ho un cervello pazzesco, roba che Johnny Mnemonic si caga nelle mutande.
Molte cose non sono andate bene nella mia vita. Mi arrabbiai e fu tutta una Reazione a catena.
Spesso ho pensato di farla finita ma, a proposito di libertà, a questo punto sempre meglio la ruspante Liberi Liberi di Vasco Rossi.
Eh già, sono ancora qua!
Devo forse ringraziare L’avvocato del diavolo.
Dio mi ha regalato un Gift. Sì, un dono enorme. Il genio. So che siete invidiosi…
Ah, Parenti, amici e tanti guai.
No, a differenza di John Wick, non sono il babau. Ma quale Boogeyman.
E ho smesso di abbaiare.
Adesso, voglio solo abbacinare. Se uccidete il mio “cane”, so’ cazzi vostri, però, eh. Perché come Keanu sono un solitario lupo. Molto cupo. Ah, che attrice, Ida Lupino. Miei volpini.
Ah ah.
Comunque, cari friends, buona vita a tutti. Sono più basso di Reeves ma il carisma dell’uomo cazzuto c’è tutto. C’è anche il cazzone… però…
di Stefano Falotico
Attori rinati: Gary Oldman, il fascino senza tempo di un inglese di razza
Mi pare ovvio che andassi a parare su di lui, freschissimo di statuetta dell’Oscar per la sua superba interpretazione di Winston Churchill ne L’ora più buia di Joe Wright.
Be’, ça va sans dire, è palese che Gary Oldman sia un attore rinato, anzi, adesso di nuovo molto rinomato.
Gary Leonard Oldman è nato a New Cross, Londra, il 21 Marzo del 1958.
Figlio di un saldatore e marinaio, col bruttissimo vizio dell’alcol, Oldman, per via dei gravi problemi di alcolismo del padre, che soventemente lo malmenava, andò a vivere con la madre e le due sorelle maggiori alla sola età di sette anni. Un orfano di padre, come si suol dire.
Inizialmente, è appassionato di musica e studia pianoforte ma poi conosce lo sceneggiatore Roger Williams e comincia a darsi alla recitazione.
Dopo aver frequentato le scuole di Teatro più prestigiose d’Inghilterra, e dopo aver recitato sul palcoscenico in una miriade di allestimenti e pièce, Oldman esordisce col botto al Cinema, incarnando con estremo vigore e vivacità, adesione viscerale e spasmodica al ruolo, Sid Viciuos, celeberrimo ex bassista dei Six Pistols, nel film di Alex Cox intitolato Sid e Nancy.
Seguono quindi altri due registi importanti, Stephen Frears per Prick Up – L’importanza di essere Joe e il “folle” Nicola Roeg di Mille pezzi per un delirio.
Ma è il 1990 l’anno che lo impone definitivamente. Oldman non è più soltanto un giovane attore britannico talentuoso e di belle speranze, è oramai una certezza.
Perché è protagonista, assieme a Tim Roth, del film sorprendentemente vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia, ovvero Rosencrantz e Guildenstern sono morti, riuscitissima trasposizione cinematografica dell’omonima commedia teatrale, per l’occasione diretta da Tom Stoppard.
E il nostro Gary Oldman diventa uno degli attori più richiesti a Hollywood degli anni novanta, interpretando di tutto e di più. Da Stato di grazia di Phil Joanou con Sean Penn a Henry & June di Philip Kaufman, sino alla parte infame del “disgraziato” Lee Harvey Oswald nel JFK di Oliver Stone. Ma è con lo sfolgorante, iper-romantico, barocco e visionario Dracula di Bram Stoker per la regia del grande Francis Ford Coppola, che Oldman trova uno dei suoi primi ruoli che valgono già tutta una carriera.
Ed è tutto un succedersi di film più o meno belli, a seconda dei gusti, in cui puntualmente però Oldman dimostra sempre più la sua polivalenza attoriale, la sua poliedricità espressiva, spaziando da Triplo gioco di Peter Medak al Ludwin van Beethoven del pasticciaccio Amata immortale, con la sua ex compagna Isabella Rossellini, dall’Isola dell’ingiustizia – Alcatraz con Kevin Bacon al film più brutto di Roland Joffé, La lettera scarlatta, annacquata versione per il grande schermo del famosissimo libro di Nathaniel Hawthorne.
C’è anche Una vita al massimo di Tony Scott, con un cast da brividi, ma soprattutto il suo psicopatico assassino, Norman Stansfield, del cult Léon di Luc Besson, con uno strepitoso Jean Reno e una Natalie Portman bambina. Besson, col quale Oldman tornerà a lavorare nel costosissimo ma forse pacchiano Il quinto elemento con Bruce Willis e Milla Jovovich.
Insomma, in quegli anni gira come un ossesso un sacco di film, e starli ad elencare tutti… non ci basterebbe una monografia intera.
È ad esempio il terrorista fuori di testa di Air Force One con Harrison Ford nei panni del Presidente degli Stati Uniti, per la regia teutonica di Wolfgang Petersen, e Mason Verger nell’inutile e fastidiosamente roboante Hannibal, seguito deludente de Il silenzio degli innocenti, di Ridley Scott.
E sono anni in cui Oldman vaga di qua e di là senza molta identità, partecipando a boiate immense ma poi trovando, grazie a Christopher Nolan, il bellissimo ruolo del sergente James Gordon nella sua trilogia di Batman con Christian Bale. E indovina magicamente anche un altro ruolo iconico, quello di Sirius Black in molte pellicole di una saga altrettanto clamorosamente di successo straordinario, quella di Harry Potter.
Ma, a mio avviso, il suo ruolo più bello, intenso e umano, dopo tante parti da villain impietoso e bastardo, è quello commovente e “triplo” di Bob Cratchit, Marley, Tiny Tim nel meraviglioso A Christmas Carol di Robert Zemeckis con un Jim Carrey mai visto.
Ma, pensate, è soltanto nel 2011 che Gary Oldman ottiene la sua primissima nomination all’Oscar per il magnifico La talpa di Tomas Alfredson!
Incredibile, davvero. Prima di allora, l’Academy Award l’aveva sempre scandalosamente ignorato.
E tutto ciò, a maggior ragione col senno di poi, ha dell’inquietante. Mi sembra, come detto e scritto, che di grandi film e interpretazioni magistrali, Oldman ne avesse già sfoderate a bizzeffe. A iosa!
E finalmente, dopo una lunghissima, estenuante attesa, quest’anno Gary Oldman ha potuto, distruggendo ogni possibile e agguerrita concorrenza, alzare l’Oscar, entrando di diritto e dalla porta principale, nella Storia del Cinema. A prescindere o meno, infatti, che la sua adesione, talmente impeccabile da esser perfino quasi caricaturale, di Winston Churchill vi sia piaciuta o meno, è gigantescamente incontestabile che non si poteva non premiarlo col massimo riconoscimento assoluto.
Adesso, Oldman è di nuovo uno degli attori più richiesti al mondo.
E assai presto lo vedremo nel nuovo lavoro di Steven Soderbergh e ancora diretto da Joe Wright per The Woman in the Window con Amy Adams e Julianne Moore.
di Stefano Falotico
Sono draculesco e maledettamente rourkiano
Mezzanotte della “ripicca” da pacca sulle s-palle e della potentissima picconata ai piccolini: un idiota scimmiotta Batman nel suo WC Net
Ritratto al vetriolo di freaks capeggiati da un padrino che si crede Marlon Brando, da una madre analfabeta ma “laureata” in “filosofia” che si masturba sul sofà, e dei loro pargoli raccolti nel bidone della spazzatura dall’accattone degli spermatozoi del loro zoo
Si concentra poi con cura “docile” da “entomologo” della sua piattezza cerebrale che, gergalmente, “ammanetta” e ammonta-arrotondando di luoghi comuni come lo psicologo del suo neurone più storpio, su “vittime” designate.
Trattandole da megadirettore galattico della saga (non stellare) di Fantozzi. Sì, con la “clausola” che par vada appunto a zoccole nella selva delle Silvani.
Dopo aver accumulato “ricchezze & vantaggi”, a base disgustosa d’imbrogli, leccate, branchie d’asmatico epilettico e appunto branco che gli regge le animalesche pulsioni, ora crede d’aver il permesso lecito di sparare a zero su chiunque gli sta antipatico. Antico vizio di famiglia, un nugolo di mentecatti che visse in una topaia, vendendo bene la propria avariata merce. La madre, frigida e “nottambula” delle sue inappagabili depressioni tragicomiche, sfoggiava sempre un sorriso “carati” per dar del “caro” ai suoi studenti, castrandoli di voti in condotta pessimi se sol s’azzardavano a ribellarsi al suo “insegnamento” moralista che va a messa la Domenica, intinge la manina sacramentando di peccatini e poi, luridissima nel Lunedì che giammai si pentirà, pretende la pappardella per “guadagnarsi” la pagnottella. Sì, prima il pentimento, poi la “legge” fascista che i suoi studenti, tutti di “varichina”, sian obbligati, salvo bocciatura immediata, all’inchino “rispettoso” al suo “indelebile decoro patriottico” da pastasciuttara con l’ostia in bocca. Adesso, semi-pensionata-penosa dopo tanta “semiotica” dogmatica, fa anche l’attrice patetica. Ah, dopo le recite e le costrizioni per le genuflessioni studentesche-parrocchiali di manualetti, anche l’”ambizione” da Meryl Streep del Circolo “Guarda la Circe com’è maghella fra questi arzilletti, scamoscia ancor di grilletto”.
Il padre, da par(arselo-“ardentissimo”) suo, da paio di palle del cavallo moscio e castrabile di quello di Siena incespicato nel fango putrido, inseminò male la sua malattia mentale, generando, con un parto aberrante (fu consigliato l’aborto ma “lui” voleva portar la sua idiozia precoce nella trasmissione “erettiva” ai figli, sangue della sua salsiccia grassa) due gemelli d’”alto” lignaggio e, dal parto mostruoso, nacquero dunque le schifezze dell’”orgoglio” di massa. Cinici, anaffettivi e strafottenti con manie d’onnipotenza che s’illudon di far a fettine quelli (i sani) che non s’adattan al loro “ingegno” purissimo, oseremmo dire, “osannandolo”, criminoso e tacciabile di denuncia per recidive insistenze.
Essi sono “ben” indirizzati in questa società, ove i valori che contan son proprio l’”armonia” della svaccata, delle “spaccate” fra le gambe femminili da torelli con lo zuccherino “trasgressivo” in bocca, e il vezzo, “stimabilissimo”, di buttarla appunto a puttane.
Tanto la gente che li leggerà forse riderà di “gusto”, affiliata alla nuova “pedagogia” in cui quel conta è “pigliarla” alla leggera e pascersi di barzellette sul “pesce” e sulla frutta delle donne da irrider con “ficcanti” freddure d’ingredienti acidi come l’insalata.
Uno dei due, il più “spiccato” e “aquila”, presto in tribunale tornerà. E, pagando profumatamente, forse piangerà amarissimamente il suo “genio” che dà del demente non solo alla sua famiglia.
Forse, in questo, l’appoggio con “sensibilità”. Grazie alle sue malefatte, son venute a galla anche le porcate nascoste di genitori e compagnia “bella”.
Sentite condoglianze.
Un Uomo a cui tal “nucleo” sborserà di risarcimento parecchi soldoni.
Perché i sordi non ascoltano, anzi vogliono accecare. Ma il piatto…
Stavolta, incontrarono uno che tappò le loro bocche.
Cucendole nella vergogna del (ri)morso e anche del portafogli.
Cari ominicchi s-mascherati, ecco il “mascara” ai vostri sporchi trucchetti.
Salutatemi la vostra “nobile” dinastia e un vostro destino che mi par già sull’orlo del collasso emotivo. Su quello economico, qualche strozzino dai “nervi saldi”, vi potrà “aiutare”.
Tornando alla vecchia matta, per tutta la sua miserrima e vilissima vita, si barcamenò da insoddisfatta, invidiando a morte chi “scopava”. Ed è stata, secondo il suo teorema, sonoramente trombata ancora.
Detta volgarmente, attenendoci alla loro merda, fottuta. Esagerando, potremmo dire e lo diciamo, sì, “inculata”.
Ah, Dio creò tal creaturella già bruttona e la macchiò integralmente.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
Gli spietati (1992)
Dracula di Bram Stoker (1992)
Rocky V (1990)
Batman alato e “armato” di “rubin” atrocità
Nell’anima della montagna, nei bagliori boreali della neve, le artiche viscere echeggiaron d’arcana, efferatissima, cruenta e “barbarica” brutalità
Nel Sol mattutino odierno, in questo diurno “taciturnissimo” che asperse le urne dei vostri cimiteri, un Uomo, di maschere meno camuffate delle vostre buffe abbuffate di menzognera, carnascialesca, agonica “virtuosità”, nelle “irrequietezze” tensive, d’eleganza ferina e implacabile, del suo Cuor scolpito nel “marmo” caparbio delle sue luciferine tenebre, zampillerà, a fior di “pelliccia”, nell’addobbar la festa d’una esangue, pittoresca “vivacità”.
Il mostro delle “vergini”, “agghindato” di lagrime soffocanti di crematorio rimorso dai mordaci tormenti, dietro la pacata dolcezza dei miei occhi neri, sondò il mio crudo, ludico fiammeggiargli nell’anima sua scorticata d’agghiacciante lama furente.
Nella sua effigie pura e invincibilissima da ordo draconis, Io, il Conte Vlad, d’eretta, vessillifera vendetta sulle note del “Danubio blu“, “impalerà” i nemici sventolandoli nelle lapidi “commemorative” prostrate, di lor stessa micidial truculenza sanguinosa alle loro assassine, villiche ignoranze, ché saccheggiaron il regno di Cristo con immonda deturpazione.
Egli, il figlio del Diavolo, Drăculea, ammantato d’alabardata, perlacea, “rosea” furia principesca, dissoterrerà l’ascia di guerra intingendola nelle putride spietatezze bestiali nel suppliziarle d’una supplica a cui, la sua ferocissima ira, non perdonerà le patetiche pietà.
Parola di Dio.
(“Vangelo secondo Satana”).
«Wiener seid froh! Oho, wie so? No so blickt nur um!
I bitt, warum? Ein Schlimmer des Lichts. Wir seh’n noch nichts,
Ei, Fasching ist da! Ah so, na ja! Drum trotzet der Zeit,
O Gott, die Zeit. Der Trübseligkeit. Ah! das wär g’scheidt!
Was nutzt das Bedauern. Das Trauern. Drum froh und lustig seid»-
«Viennese sii felice! Oho, perche? Basta guardarsi intorno!
Vi chiedo, perché? C’è un barlume di luce. Ma non vediamo ancora niente,
Ah, Carnevale è qui! Ah, bene bene, anzi! Sfidiamo questi tempi,
Cielo, questa età. Buio della depressione. Ah questa sarebbe la cosa migliore da fare!
A cosa servono i rimpianti. I lutti. Meglio essere felici e stare allegri».
«Ehrt das Faschingsrecht, Wenn auch noch so schlecht. Die Finanzen,
Laßt uns tanzen; Heut zu Tag schwitzt, Wer im Zimmer sitzt,
So wie der Tänzer-Schwall auf in Ball!».
«Onora la legge del Carnevale, sono altre le cose cattive. Le finanze,
Balliamo, in questi giorni si suda, come a stare seduti nella propria camera,
Come si fa sulla pista affollata durante un ballo!».
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)