Un Mondo laido di mercenari, evviva il mio “lucernario” da Lucifero”. Dio renda grazie… alla Luce, Dio abbia in gloria l’onore dei miei odori, mai però mercific(c)ati, a cerniere di…
“Cola la cera della candela!”
La nostra è una società di falsi Pater Noster, di minestroni, megere e analfabetismi che, frivoli, la prendon alla “legger”, di putride sconcezze senza leggi e di acconciature che chiudon la mente e apron la “cena”
Fratelli della congrega, esemplifico ciò che non “figo” reputate “odioso”. In quanto analizzo e mai anal son vizioso! Quindi, preso a testate, anche dai giornalisti privi di testicoli, ripudiato e sputato! Ma chi siete voi per giudicarmi? Sono io che vi macchio!
Di croci tramutate presto in “letizie” per poi altre finta impudicizia ove simulate afflizione per castigar, ipocriti, il vigliacco vostro dentro più bestiale. Che camuffa antri orgiastici e si pavoneggia da “santo” a gastrite con tanto di radiografie e cancrene di “lastra”.
Invero, meticolosamente moralisti, “inquisite” per poi smentirvi nella coscienza. Arrabattandovi in vite arrangiate ove tira… il vento dell’opportunistico carnaio che mutate in metafisiche quando invece vorreste spacciarvi per savi, nel batter la fiacca di facciate “sane”. Sì, per voi la sanità è la bifronte disonestà morale. Tacete i peccati e denudate soltanto l’ambizione sfrenata di mostrarvi “giusti” e “corretti”. Siete mostruosi. Falsità! Evviva sua Maestà! Io!
Amputando invece i valorosi, gli “eretti” e la retta via che proprio io non smarrii neppur nelle “selve”. “(O)scura” tu in quanto oscurantista bugiardo, io schiarisco i dubbi di questa collettiva dissipazione nel dar voce all’umile eppur punitrice “benedizione”. Maledirmi, e di maldicenze, inveir contro di me, non sortirà il sortilegio dell’estrarmi, come desiderate maligni, il sorriso. Incancellabile è schietto e, di franchezza, freme e non lo frenerete.
Rivoltando le verità a uso e “costume” dell’abusarne di “potere” odierno. So che tu sei impotente, eppur t’agghindi nel “lucente” gaudio. Qui, dinanzi a te, l’Uomo che nessun dolore scalfirà. Roccia anche vanitosa e di Luce ariosa.
Ave ai miei felici alveari. Miele son ape e sgranocchio le donne di dolcezza che snocciola poetiche notti calde in sapor mescolante di corpi esasperanti. Al limite del più vertiginoso (s)venir nostro come sempre sverginarci a rinnovati palpiti. Ella che, mordace, inguaina il pen vorace, lo annette al nettare che le “dissanguo” mentre, avvinghiante, succhia fin ai nostri unti “ori” colanti. Barcollante, appena disgiunto, poi “crolla” esangue il mio “bisonte”, stanco di tanto spronarlo, spremuta è in Lei imbevuto. Ubriachezza! Ella s’abbevera alla mia fonte dilettevole, lecca il frutto “proibito” e lo incastra fra voi castrati e colmi di pudore nel tagliarvi sesso aberrante, lordo e senz’affetto da inetti all’origine adamantina dei cuori puri. Noi siamo gli “agnelli”. Eppur abbiamo il bianco uccello! Di-vino! Fra vigne e vive vulve! Evviva!
Ella vien con me che, encomiabile, la domo, la inondo e di lode ancor alluderà per ululanti amplessi sinché Luna giammai albeggi. Aurora o aureola!? Aureo argenta, di lamenti, per cento e una Notte discinte a mio firmamento lucidato!. Sottil, “ingarbugliato”, rosso nel nitrito e nitrato nell’adirarlo vorticoso e rosse ad arrossir. “Appanno” l’Uomo in diluirlo mansueto, di libidini a caramelloso budino, cari bovini. Ah, svaccate ma Lei non vi dona la “spaccata”, ché sa quanto non l’amate eppur volgari la bramaste.
Vi brucerete se sol di Sesso lercio non arderà la fiamma eterna della Passione, come querce secolari radicate a cosce sue che squadrate ma poco atterrate. Scolorirete e nessuna ve lo s-colerà. Eppur d’onanismo vi “colorate” nelle fav(olett)a d’ovatta e fazzoletti, neanche un letto ma, “lieto lieto”, il “flauto” canta da solo nel grigio arcobaleno addolorato, stinto, afflosciato, di cazzo masturbato. Non attecchisce il vostro coltivar futile e, al primo “colpo di fulmine”, abbattuti tutti venite colti da un coitus interruptus proprio quando stava per “tuonare”. Che lutto! Che (a)dorabile!
E non tornerà… fidati. Non “torreggerà” e, a breve, non lo sorreggerai…, mio “pappagallo”.
Ripeti a memoria le pappardelle apprese ma da me sol lo prendi e finirai pappone delle paperine a mangiar la pappina, fra un altro mio dartelo nel popò e il tuo “Papa” a pregar per sperar che “ascenda”. Nessuna pappa il tuo.
Ah, sta sol che scendendo… e il tramonto s’annuncia Notte fonda in nessuna in cui “affondarlo”. Dammi rettamente la schiena e t’entrerà rettilissimo nel retto. “Udirai” un dolor provenir dal ventre, diciam pure che ti sventro.
E ne svesto una per poi “ricoprirla” al massimo dei carati e della cascata fluente di “gioielli” miei a erezion della top(ic)a eiaculazion’. Si chiama adrenalina con in bocca l’acquolina. Tu datti a Jolie Angelina e ad applaudire al tuo Brad Pitt virtuale ma molto di “toccasana” rituali. Che applauso, che st(r)appo al suo brindisi. Mi scocci, non la scosci, e da me uno “scrosciante” d(or)arti.
Rammemorate miei fratelli della congrega. Innamoratevi e siate come me, Al Pacino de L’avvocato del diavolo.
Sono nato figlio di puttana, meglio dei poveri cristi. La loro madre non ha goduto. Porca M… donna!
Lubrificano anche i sogni più ottusi con fantasie a base di oro e di dollari finché ogni essere umano diviene un aspirante imperatore, il suo proprio Dio! E a questo punto dove si va?! E mentre noi ci arrabattiamo da un affareall’altro, chi è che tiene d’occhio il pianeta? L’aria si inquina, l’acqua imputridisce, perfino il miele delle api ha il gusto metallico della radioattività e tutto si deteriora sempre più in fretta. Non c’è modo di riflettere né di prepararsi. Si comprano futuri si vendono futuri dove non c’è nessun futuro. Siamo su un treno impazzito figliolo!
Per quanto mi concerne, mi congedo con questo patto demoniaco: “Meglio la mia patta dei patti chiari e l’amicizia di un amico che l’allungherà nel tradimento da Giuda”.
I miei rapporti “sessuali”
“Ciao cara, vorrei leccarti il collo, anche quella vicina al culo, posizionata opposta, circumnavigarla e di solletico nell’inguine esserti lingua a svilupparlo”.
Lei mi dà subito il numero di telefono, io non le do proprio nulla. Le fornisco solo la bolletta del telefono.
Mi aveva contattato per far due “chiacchiere eccitanti”.
Eh sì, la bolletta sale, il bollore non tanto se “lievita” la cornetta. Intesa non nel senso del marito, di parole cornificato, ma del conto di ENEL.
Sì, sono come la “Luce”. Interrompo e lascio al “buio” tutte. All’improvviso. Effetto blackout. Poco gatta nera, molto cazzi amari. Il “mio” si elettrifica, la figa va su tutte le furie. Insomma, tutto si scalda, e finisce con “Buonanotte”.
Lei: – Cazzo, perché fai così? Non si fa. Mi hai illuso! Sei una merda!
Io: – Così è, così la vedo io. Non vedrai quel che volevi vedere. Ciao. Rimani con gli occhiali, servono in caso di perdita di “gradi”.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)
- Qualcosa è cambiato (1997)
Nulla, solo più seghe, non solo mentali e romanzi mielosi. - Elysium (2013)
Mi son tagliato i capelli a 3mm come Matt Damon.
Sembro più inespressivo di Damon. Sono stato bravissimo. - Red 2 (2013)
Al posto di Morgan Freeman, Anthony Hopkins.
Non vale un cazzo nero.