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Nonno scatenato: le critiche (im)motivate che gli son state mosse mi fan capire che il mondo è arretrato, ideologicamente abulico, e ha ancora molte (r)esistenze (d)a farsi
Nonno zozzone, titolo che sarebbe risultato molto più appropriato se la Eagle Pictures, come inizialmente l’aveva “tradotto”, avrebbe osato di lurido, sacrosanto esser altrettanto irriverente, senza timori reverenziali al “san(t)o” pudore e ad altre esecrabili amenità.
Nonno scatenato, dunque, raging, è un capolavoro dell’approdo (a)sociale a cui siamo giunti dopo che tal società, ludra, semp’affamata di nuove “sorprese”, d’osé (es)agitato, esagerato, è arrivata. Così indaffarata, (s)fatta, strangolata da regole d’un manicheismo mentale e delle anime che mi fa terrore. E rabbrividisco, (im)potente, insozzato da tanti paradigmi futili, da tante inutilità illusorie, da tanti sciocchi gingilli, prese in giro, dette anche “per il cul”, da “enormi” accessori, da codesto “oro”. Ma quale “porco”, il nonno dice la verità della sua, per tanti an(n)i, ripudiata castità, delle sue patetiche, sorpassate, antiche, ottocentesche (in)fedeltà coniugali rispu(n)tate. Cornuto, si fa le seghe sui porno amatoriali, non si diventa ciechi, fidtavei, funzionano anzi meglio le cornee, il nonno vuole e (pre)tende… di essere riamato, di fottere, fottere, fottere.
Oh, amici miei, memore di tanti petomani, di troppi scoreggioni in tal mondo alla base distorto e che ha mar(cio) tortissimo, di questi “trionfalismi” da vin(cen)ti e tor(ch)i, di tanti sfottò, di pochi Totò e di molte “pig(l)iate” nel popò, rivendico come DICK la mia libertà.
Io, che non sono un professore e ho d’insegnare sol la mia umiltà umoristica, buffonesca e goliardica sin allo sfinimento, “sfinterica”, mi affilio, “cari” sifilitici, a tal “porcata”, spurgando molti rancori che mi tennero rigido e “mansuetamente” ipocrita, oggi che ho anch’io, come grandpa Bob De Niro, superato le viscontiane leziosità e i perfezionismi simmetrici di una (r)esistenza, fino ad ora, invero piatt(ol)a. E non la pianto né pianifico, oh quante belle (s)fighe…, mie (ma)dame. Olè!
Forse sarà eccessivo e “cesso”, davvero brutto se non si ama John Water(s), ma se lo/a si prende per il ver(s)o giusto, vi garantisco che fa ridere eccome.
Comunque sia, un bell’uccello, ha stile e personalità! Ah ah!
Insomma, meglio una vita da cazzone che esser dei coglioni “adatti”.
Se m’allattasse, “verrebbe” da Dio…
di Stefano Falotico
Ecco perché dovete essere come il Nonno scatenato De Niro, perché tal mondo si merita la giusta perversione
Da Facebook, data astrale odierna.
Propongo amicizia a una, che accetta.
Al che, innocentemente e gentilmente, le scrivo questo:
Ciao Debora, grazie per aver accettato la mia richiesta di amicizia. Abitiamo lontani e sarà possibile, sempre che tu lo vorrai, soltanto amicizia virtuale. Che io mi auguro avvenga, perché oltre che bellissima mi pari affascinante. Dal tuo sguardo si può capire la franchezza esuberante della tua personalità forte, come piace a me. Sono uno scrittore e mi piacerebbe, sempre se lo vorrai, farti leggere qualcosa di mio.
Al che mi blocca, scrivendomi, prima di cancellarmi: non ci provare, figlio di zoccola.
Ecco la società moderna.
Dirty Grandpa, De Niro non è rimasto neanche in mutande
Ma è giusto, in fondo(schiena), che sia così.
Lui è De Niro e siamo noi che, dinanzi anche a tale oscenità, ché poi non lo è e non lo/a dà, dobbiamo calarci le brache e baciarglielo.
Siamo (sin)ceri.
Non è un film per benpensanti né per pensionati, bensì per pen-pesanti, penando, (non) lecca.
Eversivo, tragressivo, (non) fa ridere manco per il cazzo, eppur è esil(arant)e.
Un film insomma grandiosamente cazzeggiante.
di Stefano Falotico, uomo talora vero, altre volte trombato, spesso e volentieri inculato/nte.
Nonno scatenato | In America l’hanno stroncato, potato nonostante le “patate”, io, alla Dan Mazer, non l’oltraggio di ortaggi ma lo considero un capolavoro al “sudore”
Tanto ha scandalizzato la scena in cui De Niro, dopo il funerale della povera moglie, “beatamente” brillo, tutto rizzo, si masturba nudo sul (di)van(it)o(so) su un por(n)o suo casalinguo, anzi, di “casalingua” fantozziana.
Credo che sia il raging bull che “viene” fuori anche quando l’età va su e “lui” è un po’ “giù”.
È il toro che tira, la vita che st(r)inge, il “prenderla” appunto a culo. Dopo tanta fatica, la figa, senza bisogno di Viagra ma con un De Niro “in mutande”.
Bello arzillo, vivacello di uccellin’ viaggiatore, migra in quel della Florida per espeller la fauna borghese, in mezzo a quella flora appunto floridissima, altro che sua signor(i)a, moscia e morta vivente, Dick è a caccia di una “monta”, no, di una mora, a fare il culo nero a un negro, a spogliarsi della sua “reputazione” e andar a puttane. Care “oche”, v’è anche la presa per il popò del karaoke.
Intanto, gli Stadio a Sanremo cantano dell’amore di un padre, meglio l’ardore di un Dirty Grandpa.
In questo fotogramma, da me “immortalato”, v’è tutto il significato della vita, ch’è un cazzo (f)ritto.
“Diciamocela!”.
Insomma, licealli, ché scommetto abbiate ancora caldi i be(gl)i uccelli, frenate la cultura, sapete meglio di Bob che “crescere” significa sognare un culo duro.
E farselo.
Post(eriore) capolavoro di Stefano Falotico