Qui, vige la Legge inoppugnabile del più forte, di suo mantello “preistorico” nella (ri)nascita delle sue stesse, camaleontiche “morti”
Orde barbariche agli angoli di questa strada mendicano il mio talento, sputandolo in viso al fin che “lo” offra in sacrificio ai loro oboli. Ah, il lobo delle vostre orecchie sarà “morente” nella mia voce, e la udirete quando “insaponerà” le friabili vostre ossa, già martoriate nelle bestemmie “tendenziose” della trappola che “sogghigna” nelle insidie delle vostre “insigni” bugie, quando v'”imbavagliate” in cene ove l'”orgia” è assuefatta a labbra torpide di un’arida ingannevolezza “ariosa” che, invero, incenerì i vostri pusillanimi cuori cinici nelle “dolcezze” d’uno svenimento che disgusto.
Ah, che schifo. Raccolo solo la mia saliva per spargerla a virtù incensante in onore dei deboli di Spirito ché, affiliati alle gengive mie sanguinarie di morsicanti ire del mio reame mai assopito nella vostra pasciuta sazietà, innerverà di DNA principesco le cellule delle anime “impaurite”, per spronarle d’una energia guerrigliera, accerchiando quindi, accigliato, i torvi mentecatti per poi (s)fasciarli nel “soqquadro” convulso d’una “bestial” irrisione “burlesca” quanto la degenerata pazzia, così fallace, che assassinò la Luce lucidissima delle coscienze “irregolari” con la “propedeutica taumaturgia” ancor schiava e succube della vostra deviante “leggiadra”, tanto “aggraziata” quanto ingrata a chi come me, fiero delle sue (ano)malie, non fu atterrito dalle regole a cui vorreste che atterrisca. Oh, le terrorizzate, incupendone, sì, le avvenentissime libertà. E vi turba che esse or (vi) ridano in faccia, commosse e vive, magnificenza che si tocca sol annusandoci da lontano. Me e la mia “prole” di prodi (e)letti e di prodigiosi effetti, a “bruciarci” nella Notte, “foschi” per esser delicati solo all’indulgenza del nostro Piacere.
Spogliati Donna, apri le gambe, mostra alle nostre “cristologie” le stigmate per cui peccasti d’avarizia, ed elargiremo odi all’allegria fra questi “grattacieli” storti, “penzolanti” e già traviati da “intimità” mostruose ischeletrite d’armadi senza sogni e da corrotti “indaffarati” e “onesti” nel romper solo le uova nel paniere e a spezzar le teghe di “baldacchino” senza il ve(t)ro baccano della nostra forza.
Topo, ti scoverò quando te “la” fumi, “sbaciucchiante”, nel tuo “scolo”.
E scoperò il “pozzo” nero della chiave di tua moglie.
Altro che la tua cloaca. Con me sarà davvero “allocca” e tutto (in)fioccherà… è una falsa monaca e tu un prete per la nostra “Comunione”.
Ora, gemi e prega. Il silenzio è il tuo Pastore.
E ti ho salvato dall’idiozia.
Firmato il Genius
(Stefano Falotico)