Sì, ha avuto davvero grande successo questo biopic di Dexter Fletcher al Festival di Cannes.
Dedicato a uno degli uomini che più stimo sulla faccia della terra. Questo clown stupendo di nome Elton John.
Io sono eterosessuale e lui, come voi tutti sapete, è omosex. Ma che volete che me ne freghi dei suoi gusti sessuali?
Elton è a mio avviso un genio. Uno degli artisti più poliedrici, camaleontici, divertenti e romantici della storia.
Uno che per la sua diversità, appunto, deve aver sofferto come un animale. Emarginato da tutti, preso per il culo (non in quel senso, eh eh) a morte dai suoi compagni di scuola. Ripudiato perfino dai suoi genitori. Bistrattato, etichettato, stigmatizzato, marchiato.
Ma che cuore, che forza di volontà! E lui si è magicamente ribellato!
Un uomo distrutto che poi, come un pavone, rinacque coloratamente malinconico e pindarico. Tutto il suo dolore, tutte le sue gioie represse, tutta la sua vitalità da segregato vivo, vulcanicamente esplosero e, in un battibaleno, divenne Rocket Man o Rocketman tutto attaccato come il titolo originale di questa pellicola fantasiosamente, mi dite, voi da Cannes che in anteprima l’avete vista, magnifica. Fantasmagorica.
Elton è uno dei più grandi. Da tanto tempo, sinceramente, non fa più canzoni come una volta.
Ma che uomo!
And I think it’s gonna be a long long time
Till touch down brings me round again to find
I’m not the man they think I am at home
Oh no no no I’m a rocket man
Rocket man burning out his fuse up here alone
Detto ciò, dopo questi doverosi complimenti a John, ammazza che figa questa qui che ho adocchiato ieri pomeriggio mentre viaggiavo in macchina.
Ah sì, era una giornata piovosa, uggiosa. Che ho cercato di rendere subito solare e calorosa.
Eh sì, mi son fermato e abbiamo, diciamo, confabulato.
Si parte dai convenevoli, tira forte il vento e non solo quello, lei è da svenimento, che portamento.
E, svenevolmente, sentendo la mia voce lei è impazzita. Mi ha detto che la mia voce è da manicomio, in senso positivo, è rimasta incantata.
Sapete, da cosa nasce coscia. Come dico io.
Al Pacino di Scent of a Woman, ben conscio degli errori da lui commessi in gioventù, disse a Chris O’Donnell, O’Donnell, un bel ragazzo che doveva solo divertirsi con tante belle donne, ah ah, prima di diventare non cieco come il suo colonnello, bensì come gli adulti ipocriti, più che altro miopi e col paraocchi, ecco, disse che una volta che lo studente Chris si fosse sistemato, avesse trovato un lavoro e avesse campato, tirando a campare, la sua vita non sarebbe stata affatto migliore. Forse economicamente ma avrebbe perso la sua soul, la sua anima. Disse proprio… sarà bella che finita.
Mentre Pier Paolo Pasolini, in un suo scritto memorabile, rivelò un’altra atroce verità, cioè questa:
In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali in cui, crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi.
Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi danno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose istituzioni.
Purtroppo invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.
Sì, la vita non è lavorare e fingere buonismi per farsi accettare dal mondo cosiddetto adulto. Questa non è maturità.
Io amo gli artisti, i folli, i visionari, i creativi, non gli pseudo-adulti con le loro mentalità fasciste, razziste, sessiste e soprattutto cretine.
Sì, come il leggendario Elton, io sono Rocketman.
E stavolta non verrà più nessuno a casa mia a darmi ordini.
Come dice Al Pacino, sono io che do ordini a voi.
Questa è la teoria del fancazzismo?
No, è la vita migliore.
Quella allegra, vogliosa, capricciosa, inquieta, colorata.
Come quella di Elton, un’aquila reale, un pavoncello, uno stronzetto, un’araba fenice.
Mica come voi, infelici. E merde.
di Stefano Falotico