Posts Tagged ‘Denzel Washington’

IL GLADIATORE II è un bel film? Analisi falotica


18 Nov

gladiatore 2 posterUn Falò imperiale, osé, no, os(iam)o dire, di pluralis maiestatis, magistrale, principesco e/o re(g)ale. Ragazzi, lasciate al Falò, no, al Fato e alla vostra forza combattiva la suprema libertà sacrosanta della vostra vita, forse in passato angariata e violata, e risorgerete in tal dura battaglia che è la vita nostra. Siate amletici, ovverosia dubbiosi, etici, moralmente giusti e risplenderete nello stellato firmanento da star(s) di Hollywood? No, semplicemente da stelle (ri)lucenti delle vostre anime sanamente rabbiose, guerrigliere e potenti. Un Falò magnifico, siamo e siate sinceri, dite il VER(b)O, non siate menzogneri ma ero(t)i(ci). Stoici e storici. Siate voi stessi, remoti da tutte le più stolte vanaglorie futili e brillerete di nuovo, rivivendo ex novo in forma smagliante e portentosa. Così sia scritto, così sia fatto. Abbandonate, talvolta, la falsa grandeur del Cinema mainstream e ad alto budget più presuntuoso e troppo retorico, datevi alla grandezza e amate questo film di Ridley Scott, grandissimo! Ah, Falò possiede e sa sfoderare, quando vuole, una notevole ars amandi e una superba ars oratoria! Comunque, ripeto, siamo vicini al capolavoro! Eh già, a dispetto delle mie peggiori aspettative, davvero poco rosee, questo è un sandalone, sì, ma anche un filmone! Avercene, miei porci, no, proci, no, prodi. Non siate più proni, non cedete ai ricatti dei padroni, non prostratevi dinanzi alle ingiustizie degli oppressori e degli haters, alias odiatori e/o detrattori che dir si voglia, la vostra mission di rinascita non è impossib(i)le, sarà forse inizialmente giudicata improbabile ma, dopo tanta fatica apparentemente improba, vincerete e otterrete la Glory!

Firmato il vostro principe di Danimarca o di Rom(a)e? No, Stefano Falotico. Redentore? No, scrittore, recensore, forse il vostro salvatore.

Essere o non essere, quesito amletico? Meglio essere Falotico, uomo enigmatico, poliedrico, fantasmatico e di ogni verità, data per assodata, eretico. Inoltre, Mereghetti è un falso critico!


18 Jan

Hamlet Branagh

Eh già miei inetti!
In previsione della mia immediata video-recensione sul MACBETH con Denzel Washington e Frances McDormand, vi do questa mia gustosa anticipazione.
Intanto, la mia review (stroncatura impietosa, eh eh) potete leggerla qua, ah ah: https://www.mulhollandlynch.com/?p=11858

Poi, su Daruma View Cinema, pubblicata presto sarà, miei baccalà e quaquaraquà. Voi dovete acculturarvi e non citare soltanto Wikipedia in quanto, così facendo, assomigliate anche a Qui, Quo e Qua che vollero farsi una cultura molto alla buona, leggendo solamente il Manuale delle giovani marmotte. Eh sì, siete perfino dei paperini e commettete molte papere.
Per colpa di tale vostro pressappochismo, la vostra vita andrà presto a put… ne, sì, altresì dette mign… tte. Cioè le veline di Paperissima Sprint, oh oh!

Così sia scritto, così sia fatto, Lui lo ha detto, cioè Ipse Dixit. Lo disse Marco Tullio Cicerone.
Voi amate il Cinema di Marco Tullio Giordana o, sul litorale di Ostia, vicino Roma, fu assassinato Pier Paolo Pasolini a cui Giordano Bruno, no, nel fiume omonimo della Giordania, dicevo!
Scusate, in tale luogo nefasto e fatale, Pasolini fu assassinato per via di un complotto simile a quello narratoci dal grande Bardo in Amleto? Esatto.
E ho detto tutto.
Che ogni furfante sia smascherato, quando il Falò, memore dei cambi di prospettiva/e di Quarto potere, incomincia a parlare e scrivere come Mankievicz, giostrandosi con le parole da maestro impressionante e anche da Cinema espressionista, potete anche sotterrarvi seduta stante.

Ritengo che sia sempre affascinante smascherare la verità in virtù di una mente prodigiosa ove i cattivi, essendo tonti, non avendo mai letto un solo libro di William Shakespeare, parlando per frasi fatte, essendo arretrati, giammai aggiornati, improvvisamente ricevono una notizia scioccante. Cioè il fatto inequivocabile che uno così ha spiazzato tutti in maniera eclatante, struccando ogni pagliaccio da cima a fondo. Cosicché, dalla foschia nebbiosa dei miei ricordi polverosi, ora restauratisi in forma armoniosa, dapprima purtroppo ad appannaggio di gente nel cervello annebbiata, ritrovai una forza disumana. Adesso, è veramente difficile suggestionarmi, impaurirmi e disarcionarmi, usurparmi e di calunnie infangarmi. Questa è la gran sorpresa devastante che i lestofanti si sono meritati. Atroce, punitiva in modo vendicativo dei più feroci e impietosi. Forza, ora andassero a lavare i piatti tali uomini poco creativi, scarsamente deduttivi, assai poco perspicaci, in una parola handicappati totali. Il lavoro normale è per gli uomini normali, cioè giustappunto i minus habentes. Sono troppo giovane per rinunziare ai miei sogni da letterato, adattandomi a una vostra vita da minorati.

 

di Stefano Falotico

 

THE FAN – IL MITO: chiedete al JOKER chi sia/è ROBERT DE NIRO e diventerà Gil Renard, ah ah


24 Sep

sleepers de niro the fan de niro

Sì, io gelosamente ancora conservo l’edizione in VHS della Cecchi Gori di tale semi-capolavoro di Tony Scott.

Sì, lo è. Chiariamoci, bambagioni e coglioni vari. The Fan è il miglior film di Tony Scott, lo dissi recentemente anche in un mio video su YouTube, assieme a L’ultimo boy scout e a Miriam si sveglia a mezzanotte.

Anche se potremmo discutere per ore riguardo la valenza, oserei dire la cinematografica validità della tarantinata Una vita al massimo, soffermandoci soprattutto su Patricia Arquette e sul valore, diciamo, erogeno delle sue superbe natiche da Allarme rosso, ah ah, insomma da Man on Fire, uh uh, e infoiarci in una virile Top Gun sperticata.

Avete letto che rima baciata? Ah ah. E so io ove Patricia andrebbe onestamente leccata. Come no?

Ci furono ani, no, anni…, mio amico-(a)nemico, fratelli e sorelle, nei quali fui vilmente accusato di essere un Nemico pubblico. No, non John Dillinger/Johnny Depp dell’omonimo film di Michael Mann, in originale intitolato Public Enemies, cioè nemici pubblici, bensì Will Smith. Sì, pensarono che me la spassassi da principe di Bel Air. Al che mi spiarono, additandomi poi come mezzo matto complottista. A proposito di Gene Hackman e de La conversazione, vero?

Furono Giorni di tuono nei quali, anziché pensare a come scopare meglio la mia Nicole Kidman, fui indagato e malvisto come John Travolta di Pelham 1 2 3 – Ostaggi in metropolitana.

Sì, fui scambiato per un uomo socialmente pericoloso, quasi un terrorista soltanto perché m’incazzai, rasato e con la faccia da duro, similmente al personaggio interpretato dal Travolta. Sì, dalle peggiori infamie fui (s)travolto e, per scagionarmi da tali vigliacche calunnie, dovetti intraprendere un Déjà vu – Corsa contro il tempo, assumendo le sembianze di Marcel Proust e cercando di rincorrere il mio passato devastato, spingendo sull’acceleratore come l’ex pilota della Formula Uno, Prost. Intanto, De Niro s’ammalò di Cancro alla prostata. Si curò e si salvò mentre io fui, dagli psichiatri, frainteso e, più che curato, inculato. Ah ah. Mi sedarono perché persi la bussola, insomma divenni Unstoppable – Fuori controllo. Mi chiesero, in continuazione, se m’immedesimassi in Anthony Quinn di Revenge col Costner e quell’altra super patonza di Madeleine Stowe.

Sia chiaro, non ebbi né giammai avrò voglie vendicative. Quindi, tranquilli. Accetto, a malincuore, ogni sfiga e il fatto che, per colpa delle mie alzate di testa, tutti si fissarono sul sottoscritto come in uno Spy Game raccapricciante, agghiacciante, mostruoso e terrificante. Non sono bello come Brad Pitt, lo so, ne sono consapevole. Mentre Brad Pitt, basti vederlo in C’era una volta a… Hollywood, la dovrebbe smettere di voler somigliare a Robert Redford.

Tanto, non sarà mai come l’altro Robert. De Niro, appunto. Sebbene in Sleepers, padre Robert, anzi Father Bobby, sia l’unico prete nella storia, non solo del Cinema, a commettere falsa testimonianza, giurando da mentitore geniale poiché seppe che quei due ragazzi andavano salvati. A prescindere!

Ora, in attesa del trailer integrale di The Irishman, voi sapete che Bob De Niro fu uno dei produttori di Nemico pubblico e che inizialmente doveva essere il protagonista, al posto di Denzel Washington, di Man on Fire?

No, voi non sapete proprio nu cazz’! Ah ah.

Dunque, non voglio più ricevere prescrizioni, intimidazioni, reprimende, ammende tremende, punizioni e stolti castighi, ottusi fascismi, da parte di chi poco sa della mia anima e del mio vissuto.

Anche perché ho appena ordinato la copia limited edition in Blu-ray della CG Entertainment.

Ovviamente di The Fan – Il mito.

Detto questo, scambiatevi un segno di pace e buona vita a tutti.

Sì, sono un mezzo santo, un Bob De Niro di Sleepers.

Un prete che fuma…

Oramai nessuno più nutre dubbi in merito alla mia corretta, mentale sanità.

Ma, se fossi in voi, non metterei la mano sul fuoco riguardo la mia alterità, riguardo la mia cosiddetta santità.

No, non faccio il pornoattore ma, fra il dire e il fare, c’è qualche volta di mezzo il mare.

Oceani di donne…

Chi ha orecchie per intendere, intenda.

Chi è invidiosone e forse anche un po’ ricchione, ecco, non faccia con me più lo stronzone, cercando d’incularmi a ripetizione.

Altrimenti, lo stendo e abbasso la cresta di tale gallo cedrone.

Sono un Genius-Pop, un Joker iellato o forse giocherellone, a volte un po’ cazzone, ancora spesso coglione ma il mio carisma non si discute per nessuna ragione.

Chi lo mette in discussione, merita la crocifissione e io non perdonerò il suo ladrone.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

GRACELAND: un mio cortometraggio, tanti anticipati auguri a Bob De Niro ed evviva il JOKER Jim Carrey, eh sì!


13 Aug

GRACELAND

Per molti anni fui scambiato per Sylvester Stallone di Cop Land, invece sono stallone e basta?

Di mio, sono romantico.

Be’, questo non è un cortometraggio nel senso più cinematografico del termine. E apparentemente non ha senso. Pare più che altro una mia vanitosa, esibizionistica gigionata. La solita incomprensibile faloticata.

Infatti, è nato per caso. Son stato di nuovo ad Anzola dell’Emilia.

Al che ho cominciato a filmare e a filmarmi. Quindi, cambiando stazione radio, è passata una canzone che sino a oggi m’era sconosciuta, ovvero Miracle of the Rosary.

È una canzone paradisiaca. Sì, ci sono e ci furono molte rockstar grandissime ma Elvis non si batte. Lui è il re eterno di tutti i sognatori, la purezza incarnata in una voce divina.

Ecco, puoi essere un carceriere, un carcerato reo di aver commesso dei crimini mostruosi, puoi essere un gerarca nazista pluriomicida o puoi essere invece il papa, un missionario in Africa, oppure una persona qualsiasi coi tuoi pregi e i tuoi difetti.

Nessun uomo, che sia credente o no, che sia pure il più pazzo del mondo, non può… non può assolutamente non commuoversi dinanzi a questa canzone. E inchinarsi a dio.

In questo pomeriggio, è avvenuto qualcosa simile al racconto di Natale del film Smoke.

Ho sostato e parcheggiato la mia macchina vicino alla chiesa principale di Anzola.

Al che mi s’è avvicinato un ragazzo di colore. M’ero un attimo distratto. Appunto, per estrarre la sigaretta e per accendermela.

Vedo questo ragazzone nero a trenta centimetri da me. E lo guardo, un po’ spaurito, dal finestrino.

Oh, a prima vista m’era sembrato uno di quei neri con una calibro venti, anche quaranta, per le specialiste…

Ma sì, un mandingo per film, diciamo, non da Denzel Washington. Anche se poi… Denzel è stato il protagonista di He Got Game. In questo film, suo figlio si chiama Jesus.

Questo Jesus però, a differenza del vero Gesù, il quale secondo Denzel Washington è negro, perlomeno mulatto come lui, lo dice in Malcolm X, distruggendo in un nanosecondo ogni falsa iconografia cattolica, ecco… tale Jesus comincia a corrompersi. Inizia ad avere successo come star del basket di una squadra allenata fra l’altro da John Turturro, un suo omonimo nel film Il Grande Lebowski. Sì, il celeberrimo figlio di puttana Jesus Quintana. Uno che deve conoscere bene cosa succede, diciamo, negli spogliatoi delle docce del carcere di San Quintino. Sì, i giochi poco puliti da saponette vanno forte lì. Se poi becchi uno più dotato di Denzel, cazzo…

Torniamo a suo figlio Jesus. Sì, è uno che sa infilare le palle in buca. Tant’è che un bel giorno mette piede in una stanza nella quale non sarebbe mai dovuto entrare. Diciamo che fa, come si suol dire, il passo più lungo… della gamba. E davanti a lui, semi-ignude, gli si presentano Chasey Lain e Jill Kelly.

Dunque, nel giro di un triangolo con due espertissime e navigate pornoattrici che sanno il fallo, no, fatto loro, da possibile Michael Jordan e Scottie Pippen, rischia di diventare Rob Piper e il protagonista assoluto dei film per adulti di Jules Jordan.

Vedi come può cambiare la vita in un istante? Basta una botta, una spinta. Meglio se due spinte…

Parlo per esperienza personale. Io sono ancora Roddy Piper di Essi vivono, lui però è purtroppo morto mentre io ora guardo, lucidissimo, chiaramente tutti questi stronzi destrorsi che se la spassano in maniera vivissima.

Be’, devo esservi sincero. Io sono stato iniziato al sesso, diciamo, un po’ più mature proprio da Jill Kelly.

Adoro il suo tatuaggio situato in una zona che già di suo è incisiva, adoro le sue forme che, in modo circonciso, ah ah, no, conciso si potrebbero definire estasianti.

Sì, è sempre stata comunque rifatta. Ah, per forza. Più rifatta di lei.

Non facciamo più frittate!

Comprai in dvd il suo film cul’, no, cult100% Jill.

Sì, qualche giorno fa v’ho detto che sono un ammiratore sconfinato di Shannon Tweed. Be’, adesso molto meno, Shannon ha la sua età.

Così come Jill. Ma all’epoca non ce n’era per nessuna. Tutti loro erano.

Ma non smarriamoci in cazzi miei che non v’interessano.

Torniamo ad Anzola e a questo nero. Mica un Jesus, solo un povero cristo.

Lui mi ha fatto un gesto. Non riusciva a parlare. Poi, ha avvicinato la sua sigaretta… per farmi capire che voleva che gliel’accendessi.

Gli ho dato un Euro, dopo avergli acceso la sigaretta. Lui me l’ha ridato indietro, come per dirmi… no, non voglio soldi.

Io ho insistito.

Lui è rimasto piacevolmente scioccato. Sì, dietro di me c’erano altre due macchine. Una piccola come la mia senza nessuno al sedile del guidatore. Un’altra invece molto grossa, una BMW. L’uomo dentro questa BMW aveva da poco trattato male il nero, urlandogli contro parole raccapriccianti.

Per cui, questo ragazzo nero dev’essersi sorpreso che un comunissimo sfigato come me, non certamente ricco come quello nella BMW, gli abbia voluto fortemente regalare un Euro. È stato felicissimo come se gli avessi donato una Ferrari.

Sì, a me onestamente non interessa una vita da Manuel Ferrara. Nemmeno a lui.

Si fottano questi porci.

Tutti credettero che io fossi De Niro di Lettere d’amore, invece scoprirono che ho pure i dvd degli esercizi pilates della Jane Fonda che fu

Fra qualche giorno, compirà 76 anni Robert De Niro.

Lui ha rappresentato molto nella mia vita. Adesso leggermente meno.

Ma vi garantisco che è stato così.

Voi metteste lingua alla mia esistenza. Sputandomi addosso sentenze dalla cattiveria inaudita ma me ne fotto. Sono un linguista e letterato che va avanti di resilienza e non me ne sbatte più delle vostre maldicenze.

JOKER poteva essere interpretato da Jim Carrey? La filosofia di JIM

Ecco, secondo me sì.

In verità, Jim è stato già protagonista di un personaggio assai simile al Joker. Ovvero Edward Nigma / Enigmista in Batman Forever.

Ma se il grande Joaquin Phoenix avesse rifiutato il suddetto ruolo assegnatogli nella pellicola di Todd Phillips, avrei visto molto bene Jim Carrey al posto suo.

Jim è stato, adesso molto meno, il re della demenzialità. Ereditando la tradizione insegnatagli e da lui presa a modello dagli indimenticabili maestri di questo tipo di comicità, ovvero Jerry Lewis, Mel Brooks e John Belushi, che invero è una vera e propria filosofia di vita, sì, la demenzialità non è propriamente demenza.

Anzi, è il contrario. Essersi straordinariamente elevati per sopperire a quella ch’è la vita col suo inevitabile carico di delusioni e amarezze. La vita col suo carico di spine.

Be’, tutti noi sognammo a tredici anni che avremmo avuto un futuro roseo, splendente, pieno di gratificazioni e perenni godimenti floridi. Poi, arrivarono i libretti di giustificazione, eh eh, le scuse delle indisposizioni.

In verità vi dico che io sognai di deflorare la mia compagna di banco, bellissima, ma lei era ancora ferma ad ascoltare Fiorello al Karaoke. Così, dissi addio per molto tempo alla mia oca.

Ho detto tutto. Ah, con quella lì, avrei buttato ogni Rosario dell’infantile catechismo e l’avrei messa a Katia Noventa.

Di mio, posso dirvi comunque che già sognai, invece, di alienarmi. Ah ah. Sì, m’iscrissi al Liceo Scientifico perché il mio sogno era quello di fare l’astronauta. Che mi crediate o no.

La mia casa infatti è colma di libri d’astrofisica, di opuscoli, manuali e tomi da Star Trek. E sono stato sempre ossessionato dal significato della parola vita.

Una volta, su un numero di Focus, da me conservato gelosamente ma, nel marasma di tutti questi miei libri accatastati, ficcato chissà dove, forse in mezzo all’entropia di quella ch’è tutt’ora la mia vita molto caotica, lessi le varie definizioni che la scienza oggettivistica dà, per meglio dire dava, appunto, alla parola vita.

Sì, uso l’imperfetto perché adesso la vita, mia ma anche quella degli altri miei coetanei, non è più tanto perfetta. Ce n’è sempre una. Giorno dopo giorno, è una gara dura.

È davvero un rebus. Mio padre era abbonato a La settimana enigmistica ma, sinceramente, non è mai riuscito a risolvere il cruciverba delle sue esistenziali scelte confusionarie. Riesce a riempire a tutt’oggi, malgrado la cavalcante demenza senile, molte caselle, sì, ma odia Giucas Casella.

Infatti, secondo lui i maghi sono dei ciarlatani. Mio padre è un uomo da romanzi di Charles Dickens. E ha sempre pensato che il mago David Copperfield fosse solo uno che riusciva a fare il prestigiatore con Claudia Schiffer.

Sì, Claudia credette che David fosse Edward Norton di The Illusionist ma invero fu solo una donna molto illusa.

A David interessò soltanto di far sparire l’arnese dei suo “magheggi” nella sua figa delle meraviglie che, detta come va detta, senza trucchi e senz’inganni, era magicamente fantasmagorica. Ah, una fata Turchina che lo rendeva, più che turchese, assai cremoso e cremisi per amplessi anche a garrese.

Ma ritorniamo alla vita vera, non perdiamoci in (s)fighe mai viste. Ah ah.

Secondo Focus, la vita è tutto ciò che nasce, aumenta in complessità, decade e muore.

Vale a dire il membro di David Copperfield quando Claudia davanti a lui si spogliava. Una volta terminato l’orgasmo, David infatti si sentiva morto. Ah ah.

Vita è ogni sistema capace di riprodursi, moltiplicarsi e tramandare i propri codici genetici alle generazioni a venire. Ah, per forza, che vuoi che venga se non è venuto?

Ah ah.

Secondo la teoria di Charles Darwin, il figlio partorito da una notte d’amore fra David e Claudia sarebbe un uomo superiore. È anche un supereroe? Mah, chissà.

Sì, David mica era brutto. Claudia, che ve lo dico a fare?

È per questa ragione che sono misantropo. Quasi sempre, infatti, la madre è brutta, il padre non degno di chiamarsi tale. Non è che questo mondo abbia un gran futuro, diciamocela. No, manco per il cazzo, ah ah.

Vita è anche un fenomeno basato sulla combinazione d’acidi nucleici, soprattutto il DNA, il desossiribonucleico, altre molecole e l’uccello, no, la cellulite, no, le cellule.

Sì, ma questa legge biochimica è applicabile alle forme di vita del nostro ecosistema. Già, altrove come già dissi…

Ecco, nel mondo ci sono moltissimi organismi pluricellulari. Adesso, peraltro, una persona è dotata di più di un Android cadauno, sì, tutti hanno almeno un cellulare.

Ce l’aveva pure il nero di Anzola di cui v’ho sopra parlato.

Che ne sai? In un altro posto, la gente ne potrebbe avere solo una a testa. Sì, quindi gli alieni sono tutti monocellulari.

Questo nostro mondo fa schifo. C’è una disparità fra chi ha tutto e chi non ha proprio un cazzo. Sì, ci sono anche gli eunuchi, no?

Roberto Benigni, davanti a Raffaella Carrà, una volta disse che gli uomini primitivi avevano tre uccelli da cui il famoso detto… che cazzo vuoi?

Meglio fare l’astronauta e involarsi alla volta d’un pianeta ove non ci sia una sola Claudia Schiffer. Sì, Claudia ora è invecchiata, forse in uno sperduto pianeta della galassia lontana, però vi saranno molte Claudie super fighe e giovanissime con cinque buchi neri. Che ne puoi sapere?

Ci sei stato? Macché. Tu al massimo stai ficcato in quel buco-tugurio a bucarti. Fidati.

Vita, nell’accezione del termine più teologico, è amare dio e basta.

Ah, bell’inculata. Scusi, dio, io volevo amare solamente Claudia. Per la madonna!

Questa è demenzialità da Balle spaziali!

Cioè averla buttata in vacca, prendendola terribilmente, impietosamente a ridere, altrimenti sarebbe un continuo, ineludibile piagnisteo. Probabilmente veritiero e, appunto, assai sincero, nient’affatto menzognero.

D’altronde, la frase di lancio di Joker con Phoenix sintetizza perfettamente e in brevissima, inquietante, lapidaria schiettezza il concetto da me appena espresso:

Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia.

Ecco, molta gente mi dice che io mi auto-inganni. Ah, ma sono proprio dei bambini. Devo tirare… a campare.

Se fossi Yes Man, sì, sarei una persona estremamente trasparente. Mi denuderei. Ma, se dicessi sempre quello che penso, ma soprattutto peno, sarei sul lastrico.

Per esempio, a volte la figlia di quello che abita al settimo piano, adesso sposata e con dei figli, torna a trovare suo padre. Il quale abita nel mio palazzo.

Spesso prendiamo l’ascensore assieme. Ora, malgrado la maternità, questa qui è più bona di vent’anni fa.

Secondo voi, potrei dirle quello che penso e non auto-ingannarmi? Sì, davanti a questa Krista Allen, dovrei spingere il pulsante ALT? Quello rosso?

Potrebbe pure starci… sì, poi però dovrei vedermela col marito. Krista stette (eh che tette) con George Clooney, uno a cui i soldi uscivano già dalle orecchie e ora escono pure dal culo. Il marito di questa qui non è ricco come George però, diciamo, che è molto potente. Potrebbe incularmi di brutto.

Sì, volete che mi licenzino e castrino? Semmai, tutte le volte che prendo l’ascensore con questa, sale, no salgo al quarto. Sì, scendo prima di lei. Lei va al settimo cielo, no, piano.

Dunque, quei venti/trenta secondi sono per me insostenibili. E mi debbo castrare.

È la classica situazione in cui non sai che cazzo dire e fare. Figurarsi se provi ad allentare l’Alta tensione, tergiversando sul tempo che fa fuori e lei ti risponde così.

– Ah, piove oggi. Che tempaccio!

– Sì, hai ragione, Stefano. Sono tutta bagnata.

 

Ah ah.

Sì, più volte nella vita, davanti a me s’è presentata una come Cameron Diaz di The Mask.

Situazione davvero imbarazzante.

Sapete che vi dico?

È meglio rimanere un Man on the Moon, anche un mammon’. Sì, erano meglio i tempi in cui spopolavano i proboscidati, cioè i mammut. Adesso la gente è troppo viziata. Vuole pure la pizza alla farina Kamut.

Sì, poi sono tutti egoisti. Appena qualcuno ottiene più successo dell’altro, sospettano che non sia merito di quella del suo sacco.

In realtà, un po’ di verità c’è.

Per esempio, conosco uno che è diventato premio Nobel della Letteratura. E dire che aveva solo un’infarinatura. Sì, però scopò la selezionatrice del Nobel. E dunque, se è arrivato lì, cazzo, è stato in virtù della sua scrotale sacca.

Prendete Re Artù. Lo reputavano tutti un demente e nessuno gli dava un soldo. Le ragazze, peraltro, non gliela davano mai neppure se avesse comprato l’armatura di Batman per fare il pipistrello figo.

Al che, miracolosamente estrasse la spada Excalibur dalla roccia. Guarda un po’, Ginevra, a quel punto, si trombò. La donna più bella del reame. Anche se quella Ginevra lì, diciamocelo, era solamente una zoccolin’.

Lancillotto lo sa. Sì, puoi essere anche uno degli uomini più sexy del pianeta così come lo fu Sean Connery de Il primo cavaliere. Sono cazzi amari però se Lancillotto ha la faccia di Richard Gere.

Sì, se ci provassi con quella, vi dirò, potrebbe andare pure bene. E vivrei Una settimana da dio.

Sì, io m’innamoro perdutamente, sempre. Lei però mi lascerebbe presto perché non ho i soldi a sufficienza per poterle garantire un futuro soddisfacente…

Distrutto dalla gelosia nel saperla assieme a uno stronzo, diventerei Scemo & più scemo.

Oppure, dopo troppe delusioni, odierei del tutto l’umanità e farei, come fanno purtroppo molti di voi, l’animalista alla Ace Ventura.

Sì, veramente. Non vi si sopporta più. Solamente perché quella non ve l’ha data, vi comprate gli animali domestici e fate i vegetariani sotto ogni punto di vista.

Siete diventati talmente cinici, dunque animaleschi nel vostro odio sociale, che io se fossi al vostro posto avrei già chiamato il WWF.

Di mio, che cazzo posso dirvi?

Sono Jim Carrey di The Majestic e anche di A Christmas Carol.

È un film magnifico… The Majestic.

La storia di un uomo che subisce una disgrazia e perde la memoria.

Dunque, una volta rinsavito, pensa a godersela…

Sì, ma neppure tanto.

Il suo sogno più sentito è il Cinema.

Sì, nella mia vita, sino a questo momento… ho avuto due ragazze vere, forse tre e mezzo, chissà, molte trasognate ma mai veramente toccate, altre molto idealizzate che si son rivelate delle puttane.

– Stefano, come mai è finita con le tue ex? Hanno, alla lunga, scoperto che sei pazzo?

– No, non credo. È finita poiché non esistevano le condizioni affinché durasse…

– Ah, solo per questo motivo? Che stupide. Ora, c’è il Viagra.

 

Al solito, il mio amico non ha capito una minchia.

Lui lo chiama mio AUTO-INGANNO.

Sì, di sua sorella.

krista allen liar liar


di Stefano Falotico

Adoro le storie da Dallas Buyers Club: Siniša Mihajlović docet, amo anche le stranger things miracolistiche e quant’è bella Maya Hawke


13 Jul

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ritorno al futuro dallas buyers club mcconaughey

Sì, abbiamo tutti noi, felsinei con gli striscioni sventolanti del Bologna Football Club, ovvero la squadra di serie A del capoluogo emiliano-romagnolo, appreso della spiacevolissima notizia comunicataci in maniera vivissima e umanissima da Sinisa. Scritto così senza accenti serbi e strani, eh eh.

Ero in macchina, al che accesi la radio e nel dì appena sorto dell’alba estiva di Bulåggna, sì, la mia città di nascita, nel dialetto locale così chiamata, appresi una notizia già di per sé poco promettente e assai poco entusiastica.

Quando si dice che il mattino ha l’oro in bocca, eh già, non sempre è vero.

Infatti, ascolto il comunicato radiofonico che, dopo le notizie meteorologiche dell’alluvionata Pescara e dintorni, all’improvviso mi spiazza e lascia interdetto.

Ovvero la news per la quale nel pomeriggio del giorno odierno, l’allenatore del blasonato Bologna, squadra quest’anno salvatasi dalla retrocessione con ammirevole, combattivo e grintoso onore, comunicherà in conferenza stampa ufficiale lo stato della sua malattia in fase avanzata.

Malattia?

Dunque, attendo la diretta della conferenza e poi me la rivedo su YouTube sul canale del Bologna.

Walter Sabatini presenta Sinisa…

Chi è Sabatini? Il padre con una b in più nel cognome di quella figa immensa che fu Gabriella Sabbatini?

Ah, Gabriella Sabbatini. In questo sabato forse sabbatico, rimembrai i tempi miei puberali nei quali patii godibilmente tutto il mio gomito da tennista. Quando, spaparanzato sul divano, ammiravo tutto il Grande Slam dei miei giochi balistici nell’adorare le fenomenali gambe di Gabriella. Gambe da competizione mondiale. Gambe belle quasi quanto quelle che furono della sua omonima, Gabriella, sì, ma Golia.

Io, dinanzi a loro ero Davide, un nano onanistico che giocava di rovescio e soprattutto di (d)ritto dinanzi a queste gigantesche femmine per cui avrei partecipato, sudando sette camicie, al Roland Garros per direttissima. Sì, avrei preso tutte e due le Gabrielle tanto belle e, sulla terra rossa del mio desiderio caldissimo come il sole a mezzogiorno nel deserto più cremisi, me le sarei sinceramente sbattute con tanto di racchetta d’alluminio. Quanta crema avrei spalmato su queste due donne verso le quali ero attratto di focosa biochimica calorosa come il fan più sfegatato e infoiato.

Di mio, diciamocela, ero iper-arrapato. Che la Sabbatini vincesse, sinceramente, me ne sbattevo il cazzo. Ah ah.

Ah, ero un ragazzo già emotivamente abbattuto che alleviava le continue partite perse con le ragazze mie coetanee, da me trasognate, spesso poco lambite eppur ambitissime, soprattutto fantasticate senz’abiti, in imperterriti breakpoint dalla vita quotidiana a cui offrivo scarsi punti vincenti e ficcanti.

Oggi, mi sono trasformato in una specie d’incrocio fra Keanu Reeves e Patrick Swayze di Point Break.

Eh, anche Patrick morì di Cancro.

Io spesso mi denudo scimmiesco come Anthony Kiedis dei Red Hot Chili Peppers. Sì, vi ricordate il suo cammeo in questo succitato storico capolavoro di Kathryn Bigelow?

Un’altra donna con gambe, all’epoca, davvero RED HOT. Che potevano battersela con le cosce di Jamie Lee Curtis di True Lies.

Jamie Lee Curtis, la protagonista di un altro ottimo film di Kathryn, ovvero Blue Steel – Bersaglio mortale.

E, come poc’anzi detto, splendida interprete assieme ad Arnold Terminator Schwarzenegger di uno degli spogliarelli più eccitanti e al contempo ridicoli della storia.

Uno spogliarello apoteotico capace di far affondare a mo’ del Titanic qualsiasi uomo anche megalomane come James Cameron.

Sì, vedi una donna così che arcua il bacino, che sinuosa e serpentesca sculetta velata soltanto da un piccolissimo reggiseno che sta su a stento, coperta minimamente soltanto da dei mini-slip nerissimi e piccanti, e non puoi, se sei eterosessuale, far altro che colare a picco…

L’unica donna bollente che riesce a freddarti come un enorme iceberg.

Ah ah

Cameron, bel coglione, altroché. Io, cazzo, la Bigelow me la sarei tenuta strettissima.

Uomini, ci giochiamo le palle che ho ragione io?

Invece James, a quanto pare, ama di più girare i sequel apocrifi di Pocahontas, cioè Avatar e i suoi seguiti bambineschi.

Suvvia, uomini, non fate i perbenisti, i puritani, i moralisti e, in particolar specie, ah ah, gli indiani.

Dinanzi alle due Gabrielle, a Jamie Lee e dirimpetto a Kathryn, va su eccome, a prua e a poppa, ogni albero di mezzana. Non fatemi la parte dei depressi in fase down perché non vi crede nessuno. Tantomeno la vostra pellerossa, peraltro brutta in modo disumano.

Sì, abbiamo perso James in The Abyss dei suoi mille, cervellotici Aliens… da multiforme esaltato.

Ma sì, visto che è estate, andate a pescarlo dalla sua villa con piscina, portatelo al largo e affogatelo.

Come uomo e come regista fa oramai acqua da tutte le parti. Sì. E ricordategli che il suo primo lungometraggio, Piraña paura, è quasi più brutto di Sharknado.

Qui c’è solo uno squalo, miei squallidi. E non è quello di Spielberg, bensì il sottoscritto, uomo che sovente se la squaglia sebbene qualche volta a talune lo scoli.

Sì, da quando lasciai la scuola in adolescenziale età, la gente pensò che soffrissi di qualche male impietoso e incurabile.

Da allora, quanti Strange Days che passai. Ma è tutto passato.

Invero, non è che vivessi molto di giorno, le mie erano notti assai poco dell’altro sesso ingorde in quanto essere metafisico come Franco Battiato, celebre autore dell’intramontabile Strani Giorni, appunto.

Adesso, a parte gli scherzi…

Sinisa mi ha commosso. Ho pure lasciato un commento molto sentito sotto al video della sua conferenza.

Queste le mie testuali parole:

l’audio è molto basso, però. Bisogna alzare il volume delle casse per riuscire a sentire bene. Forza Sinisa, non mollare. La leucemia, purtroppo, è una malattia molto grave. Quindi, bisogna essere ottimistici, sì, ma anche realisti. Varie persone di mia conoscenza non sono riuscite a sconfiggerla. Ma tu sei più forte, Sinisa. Ce la farai. E hai avuto, come sempre, un enorme coraggio a rivelare la tua malattia. Mi stupisce anche la tua calma con la quale, col tuo impeccabile stile, hai confessato senza paura la verità. Sei un grande, vincerai!

Io non sono disfattista né pessimista. Come sopra scritto, sono un realista. Ci sono vari stadi, non mi riferisco a quelli comunali come il Renato Dall’Ara, della leucemia. E può essere di diverso tipo.

Se è vero che la leucemia di Sinisa è in fase acuta e aggressiva, sarò tristemente sincero. La vedo molto dura.

È una delle peggiori malattie tumorali. Il suo clinico decorso è raramente reversibile e battibile nonostante tutte le terapie d’urto possibili.

Ovviamente, non equivocatemi, tifo per Sinisa.

Ma, ripeto, è una malattia che colpisce le cellule del sangue e si sviluppa in modo osseo.

Scusate se mi permetto questo gioco di parole. Non vorrei essere frainteso, come sempre. È insomma uno zoccolo tostissimo.

Ma Sinisa ce la farà.

Come ce la fece il grande Matthew McConaughey di Dallas Buyers Club contro l’AIDS.

Walter Sabatini è un DS, ho visto molti ragazzi ancora in forze (forza, su) crollare di fronte alle mille difficoltà economiche, cosicché si sono affidati all’AdS, ovvero all’amministratore di sostegno.

Ho visto anche tanti idioti insostenibili che non conoscono nemmeno l’ABC e vogliono dare lezioni di vita a me perché mi reputano un pirla e un idiota.

Ora, io non ho niente da nascondere. Al massimo, posso celare tre barrette di cioccolato nel frigorifero perché, se dovesse venire domani a pranzo mio cugino, so che se le papperebbe a sbafo.

Come molti di voi sapranno, a me fu fatta una diagnosi psichiatrica totalmente erronea.

Un errore diagnostico, un orrore di proporzioni cosmiche. Prendiamola a ridere, sono un tragicomico.

E questo scritto è malinconico e contemporaneamente sdrammatizzante alla miglior Woody Allen.

Per dimostrare che avevo ragione io, dovetti lottare molto di più di Matthew McConaughey.

Secondo voi, ecco, il punto è questo: avevo ragione io?

Certo.

Avevate dei dubbi?

Io sono uno, poveri stronzi, che ammirai Traning Day al Festival di Venezia quando voi ancora ciucciavate il seno di vostra madre. E vi garantisco che non era fantastico come quello di Uma Thurman.

Training Day uscì nel 2001 e in quel periodo Uma, vistosamente sovrappeso in passerella, sebbene sempre super passera, era incinta di Ethan Hawke.

Ma stavano aspettando Maya? Non so, anzi, no.

Maya Hawke è nata l’8 Luglio del 1998.

Comunque, Ethan e Uma stavano aspettando solo di finire di firmare gli autografi per rompersi i coglioni a vedere in Sala Grande un film del quale, essendo Ethan il co-protagonista, certamente avevano già visto le integrali anteprime mandate loro da Antoine Fuqua e dalla Warner Bros.

Maya Hawke!

È adesso una delle protagoniste di Stranger Things 3. La scena, nell’episodio 7, di lei e Steve nel bagno della multisala, ove stanno proiettando Ritorno al futuro, è veramente iper-romantica.

Lui è bello, lei di più.

Mi ha commosso. Così come m’ha commosso Sinisa.

Quindi, ora vi levate tutti da… ecco, ci siamo capiti.

Perché non sapete nulla della mia vita. E non vi permetterò mai più di fare i porcellini.

Comunque, con Maya un po’ maialino lo sarei.

Da cui il detto: Maya dire mai.

Ora, vado a mangiare del mais.

Detto ciò, finisco con questa. Maya ha 21 anni, compiuti pochissimi giorni fa.

Di mio, conosco molte ragazze perfino più belle di lei ma che nella vita non avranno mai la possibilità di recitare in una serie televisiva di successo.

Forse perché sono meno talentuose o forse perché non sono raccomandate?

La seconda che hai detto.

Ora, queste ventenni, che un tempo furono fighissime, dopo mille delusioni, hanno quarant’anni e hanno trovato come lavoro soltanto quello delle gelataie.

Dunque, quello che voglio dire è questo, amici. Se non mi siete amici, fa lo stesso. Il mondo è popolato da miliardi di persone.

Ecco, se uno viene emarginato per pregiudizi e stigmatizzazioni stupide da dei falsi amici, altri amici può farsene lo stesso.

Però deve affrettarsi perché, può anche aver sofferto del DOC, il disturbo ossessivo-compulsivo, ma è geniale ancora come Christopher Lloyd di Ritorno al futuro.

Chi ha visto Stranger Things 3 capirà tutte queste mie citazioni.

So che credete che vi racconti balle.

E vi chiedete: ma come hai fatto?

Io sono io. Però, non sono David Carradine di Kill Bill, vero? Anzi, assomigliai molto a Uma quando volli vendicarmi di tante porcate perpetratemi.

Ad esempio, ho incontrato un vero amico. Si chiama Massimiliano Sperduti. Lui mi considera un genio e ha voluto appurare, in attesa del nostro meeting a Firenze del 31 Luglio, se sono/sia capace di recitare un testo come dio comanda.

Ha caricato il video in cui recito un suo erotico racconto sovrannaturale sul suo canale YouTube. Metto qui quello da me caricato, non in elenco, nel mio.

Secondo voi, può andare bene? Ci siamo?

Perdonate solo per qualche rumore di fondo. Ma ci sta.

 

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di Stefano Falotico

Dovete miracolarvi prima che sia troppo tardi e ritornare in sella


29 Jun

ricochet washington ricochet 2

Sì, l’Italia è un Paese che secondo me andrebbe restaurato dapprincipio, dalle fondamenta, come si suol dire.

Eh sì, se mancano i fondamentali, vi rispediamo alle scuole elementari.

Anzi, come diceva il mio professore di Tecnica, forse di Disegno, andate presi e spediti al negozio di alimentari.

Cosicché i vostri pezzi di carne, dopo che vi macellaste e maceraste da soli, prostituendovi già nella prima adolescenza al porcile di massa, saranno (non) vivamente esposti assieme alle piastrelle insanguinate dei vostri sporchi tor(t)i insanguinati che, per un’escrementizia vita intera, hanno copulato con mucche e donne dunque svaccate.

Ah, dovreste soltanto mungere il latte coi vostri denti cariati, miei asini. Lasciate stare pure ogni mula oramai andata.

Io nella vita commisi errori più sesquipedali di Al Pacino di Ogni maledetta domenica e di Clint Eastwood, appunto, di The Mule.

Ma sono cosciente di averlo preso in culo molte volte senza far casini della madonna.

Be’, a dire il vero, volli fare il vendicatore alla Eastwood di Gran Torino ma, dopo la cagnara, guido spensieratamente ora la macchina come un bel cinesino.

Fate sempre gli sceriffi con le stelle di latta e anche con le libellule, da voi raccattate sui viali, monopolizzando ogni piacere vitale a vostro godimento dettato dalla legge fascista dei vostri tiramenti di culo a strisce.

Elvis Presley, assieme al Boss, è il più grande. Elvis non è morto, è immortale.

E la dovreste finire di emularlo, miei mitomani uomini calabro-lucani, acconciandovi come lui ma soprattutto come Carlo Verdone di Gallo cedrone.

Sì, di generazione in (de)generazione si ripete puntualmente la stessa troia, no, storia. Gli adulti cafoni che si credono cresciuti e a posto, ah ah, arbitrariamente legiferano indiscriminatamente sulle coscienze giovanili. Scrutando furtivamente pure le cosce… delle minorenni.

Additando i più ribelli, dunque secondo me i più spiritualmente belli, forse anche fisicamente. Poiché, invidiosi a morte, appunto, delle gioventù vigorose, straordinariamente ormonali, con tutta la cattiveria e il marciume che hanno in corpo, cazzo, ambiscono a castrarli per poi ridere alle loro (s)palle come porci.

Sembrano John Lithgow di Footloose. Oppure Nick Nolte di Cape Fear.

Oppure sempre Lithgow. Sia di Doppia personalità che di Verdetto finale con Denzel Washington.

Nel film di De Palma, Lithgow apparentemente è un bravo signore rispettabile. Invero è un guardone repellente. L’unica cosa che però non osserva attentamente è la sua immagine allo specchio.

Fa lo psicologo-psichiatra che non analizza la sua deformazione professionale, nemmeno rispetta l’ontologia dei retro-pensieri della sua testa di minchia.

È talmente nevrotico che ammorba la moglie Jenny, specializzata in oncologia.

Una che cura ogni uomo dal cancro, dai tumori e dal melanoma ma non è riuscita a capire la melanconia di suo marito maniaco. Incurabile ma comunque alla fin fine inculabile.

E dire che si chiama Lolita Davidovich, avrebbe quindi dovuto capire subito che suo marito era ed è amante dell’omonimo libro di Nabokov e delle varie trasposizioni cinematografiche con in cima alla lista quella celeberrima di Stanley Kubrick.

A mio avviso, anche Kubrick comunque soffriva di gravi turbe psichiche assai voyeuristiche. Prendiamo per esempio Eyes Wide Shut. Inquadra il culo di Nicole Kidman neanche se fosse stato Tinto Brass de L’uomo che guarda.

Quindi, signor Kubrick, mi spiace che sia morto ma io l’avrei visto bene a brindare al bar dell’Overlook Hotel con quegli altri due lupi solitari niente male.

Ah ah.

Di mio, molta gente mi ama, alcuni non mi cagano, come tutti gli esseri umani piscio. Ma mai fuori dal vaso e non la faccio sporca.

In tanti, a proposito ancora di Lithgow, cercarono di farmi passare per delirante paranoico. Eh sì, come Washington del film succitato.

Basta, adesso.

Quando uno è più bello, cazzo, è più bello. Forse sì, forse no. Ci starà o mi manderà a fanculo? Domanda esistenzialista, probabilmente fancazzista. Eh sì. Fottetevi.

Denzel Washington è davvero un genio.

Già nel 1991, sebbene involontariamente, poiché drogato e narcotizzato da quel motherfucker di Lithgow, anticipò il sito blacked.com, scopandosi una milf bionda simile a Brandi Love.

Una donna il cui nome e cognome la dice e dà tutta: Linda Dona.

Avete capito? Non è tanto, invero, linda ma la dona… se poi le fai un dono.

A volte io sono un horseman molto spiritoso, oltre che indemoniato, perciò spiritato.

Vi ricordate le battute di Totò in… Lascia o raddoppia?

Mike Bongiorno gli pone questa domanda:

– Mi sa dire come si chiama questo cavallo?

. Donato.

– Bravissimo. La risposta è esatta, congratulazioni. Come ha fatto?

– Eh, semplicissimo. Non vede? Ha la bocca chiusa.

– E con questo?

– Come si dice… a cavallo donato non si guarda in bocca.

 

Insomma, ragazzi. Non siate Ricochet e rincoglioniti. Siate pure leggermente incoscienti. Ma soprattutto siate fra le cosce.

 

 

di Stefano Falotico

La bellezza può essere un body horror croneberghiano di un uomo, così com’è successo al grande Mickey Rourke, un man on fire, totalmente bruciato


11 Apr

rourke

Sì, tre anni fa iniziai un libro su Mickey Rourke.

In stile Chuck Palahniuk. Poi lo interruppi perché, dopo essermi soffermato sulle sue migliori interpretazioni, non sapevo più che scrivere. Poiché Rourke, devastato da chirurgie plastiche, da donnette slave che gli son gravitate attorno, di ucraine e polacche, ha perso completamente il cervello e anche…

Ecco, io sono un fan mai visto di Mickey Rourke.

Mickey Rourke è un uomo cronenberghiano, un body horror vivente, un camaleonte della sua ex bellezza incommensurabile travolto da questo mondo odiosamente incentrato sul sesso.

A cui lui, abdicandone ingenuamente, offrendo il suo visino angelicamente diabolico, Angel Heart docet, Francesco della Cavani pure, si è donato in totale, magnanima offerta della sua potenza sensuale a pelle, diciamo.

Nel 2005, circa, un mio amico di Este, dopo avermi conosciuto, mi disse che assomigliavo sia appunto sia a Mickey Rourke che a Sam Rockwell.

E io:

– Io? Mickey Rourke? Cos’avrei di Mickey? Di mio, sono piuttosto sfigato.

– Questo è quello che credi tu. Perché vivi da semi-eremita, sei un mezzo monaco di clausura. Mi spiace confutare la percezione che hai di te stesso. Tu non appari affatto così. Ti sarò sincero. Fai veramente schifo. Sì, metti soggezione, è difficile fissarti per più di cinque secondi di fila. Hai pure gli occhi neri come Matt Dillon. Ma tu di questo non ne sei cosciente? Sei come cieco… non ti accorgi degli sguardi di quel tipo… vero?

Per questo, sei anche come Sam Rockwell. O meglio come alcuni suoi personaggi stralunati ed eccentrici.

– Ah sì? Quindi, ah ah, mi hai dato del pazzoide belloccio.

– Abbastanza, sì. Totalmente inconsapevole di sé stesso. Per questo gli altri di te che non capiscono niente. E neppure tu.

 

Sì, il povero Mickey è stato distrutto, divorato vivo dalla sua grandezza magnetica.

Mickey, figli cari, è un grandissimo attore. Pensate che bestemmi? Non credo proprio.

In Rusty il selvaggio, L’anno del dragone, Angel Heart appunto, anche Homeboy è impressionante la naturalezza carismatica con cui ha girato le scene. Puro istinto da Actor’s Studio a cazzo suo. Un genio.

Soltanto in pochi secondi di Rusty il selvaggio, nella scena in cui lui e Matt Dillon passeggiano, conversando fra loro, per le strade festose, illuminate dalle fluorescenze delle insegne e degli addobbi, oserei dire briosi e accesamente luccicanti come i loro rispettivi sex appeal malinconicamente gioiosi, il signor Mickey Rourke ha “steccato”, ha avuto un piccolo, impercettibile attimo di esitazione spaventosa.

Ma, essendo un piano sequenza molto lungo, Francis Ford Coppola ha lasciato correre. Pensando, fra sé e sé: Mickey, no! Va be’, non possiamo rifarla.

Sì, avete notato? Mickey non sa che fare con le braccia, poi le riporta attorno al petto, come uno ieratico saggio semi-ascetico e un po’ scemo, forse soltanto come un Marlon Brando ancor più bello.

Sì, io ho sempre schivato il sesso. Sempre, puntualmente.

Se fosse stato per me, sarei stato l’uomo con più ragazze della storia.

E dire che ero stato molto attento a non cascarci. Mi ero cautelato, mi ero volontariamente ammalato di metafisica e trascendenza per non frizionarmi negli erotismi, soprattutto di massa, di questa società laida e carnale.

Ma, ahimè, fu tutta colpa dell’ignoranza.

La gente non poteva più accettare un ragazzo di sana e robusta costituzione, vaccinato eppur scalognato che non voleva giocare di limonate e scaloppine.

E m’invogliò oscenamente a quello che avrete inteso.

Da allora, è stato veramente un incubo.

Telefonate in piena notte da parte di donne di ogni età, pedinamenti sotto casa da Glenn Close di Attrazione fatale, foto proibite inviatemi privatamente, denudazioni meschine e sfrontate, impavide e letali, una sciroccata che mi circuì e tentò d’adescarmi. Perché, se avessi accettato di andare a letto con lei, mi avrebbe raccomandato alla casa editrice Guanda.

Da me ebbe solo una portiera della macchina sbattuta in faccia.

Sì, nonostante tutto questo casino, di mio sto con la gamba accavallata sul divano e mi sparo un altro filmino.

Questo potrà farvi incazzare, ma io sono un diverso. Lo sono sempre stato.

E quello che voi avete fatto è stata una vergogna da poveretti maniaci.

Da dementi.

Come il mentecatto bavoso che, dietro il ridicolo nick di Brando, anni fa mi scrisse:

sei un coglione con una madre grassa e brutta e un padre idiota. E non sai che, mentre ti prendo il culo, sono con una bella guagliona a spassarmela. Fottiti!

 

Invero, scrisse ben di peggio.

Questa è stata comunque la frase di un ritardato che se l’andata a cercare.

E quello che gli è successo gli è stato solo giusto.

Un criminale ignobile, un mostro a cui ha buttato malissimo.

Perché a volte si può credere che dall’altra parte ci sia Tim Robbins di Mystic River e invece hai a che fare con uno dei più grandi amici di Rourke, Sean Penn.

Uno che si sdraia su una panca degli addominali alle 6 di mattina e, dopo cinque milioni di flessioni, si alza da essa a mezzogiorno.

E ti distrugge, piece by piece come Denzel Washington di Man on Fire.

 

di Stefano Falotico

A volte, anzi spesso, penso di essere Robert De Niro e Spike Lee, un mio video che vi lascerà esterrefatti


26 Mar

denirofalotico

dav

Ora sento parecchie castronerie.

Ad esempio, sento dire che Adam Driver e Timothée Chalamet sono gli eredi di Robert De Niro e Al Pacino.

Sì, Driver e Chalamet sono molto giovani e indubbiamente molto bravi.

Poi, il signor Driver sta azzeccando un film dopo l’altro. Un’incetta di grandi pellicole.

Ieri sera, ad esempio, essendomelo perso al cinema, ho visto finalmente BlacKkKlansman.

Non so se sia un capolavoro ma Spike Lee, dopo qualche anno di appannamento, ha veramente indovinato comunque un filmone.

Cattivo, che ha il coraggio della verità. E aggira tutte le trappole delle retorica per inscenare un film che, sotto l’apparenza di un thriller molto divertente e scanzonato, diventa una chiarissima denuncia e una potentissima requisitoria, senza mezzi termini, contro il razzismo e ogni forma di linciaggio psicologico.

Driver è stato ottimo. Tant’è vero che si è cuccato la nomination all’Oscar.

A proposito, il signor Lee deve odiare molto Donald Trump che sta a Washington, alla Casa “Bianca”.

Però, dopo essersi affiliato per anni con Denzel Washington, ah, adesso ha beccato John David Washington. Va be’… ah ah. In effetti è il figlio.

Oh, il razzismo è brutto, orribile.

E questo film di Lee è anche contro il nazismo, soprattutto ideologico. Infatti, Driver interpreta la parte di un ebreo.

Davvero complimenti Mr. Lee. Se non ci fosse lei con la sua sana cattiveria giusta sempre sbattuta in faccia al falso puritanesimo e perbenismo bigotto, statunitense e non, il Cinema e non soltanto la Settima Arte sarebbe stato schiacciati dalla melensa scemenza di massa che oggi tanto impera.

Sì, è uno spettacolo sconsolante. Ti rechi ad esempio su Instagram e noti un fiorire d’idiozie da lasciare allibito anche un bambino di otto anni.

Una falsità talmente sfacciata e ipocrita da indurti al suicidio perché ti accorgi che viviamo in un’era di buonismi assurdi. E non abbiamo molti strumenti per contrastare tutto ciò se non opponendocene da intellettuali, da pensatori.

Ove modelle discinte si mostrano in tutto il loro indubbio splendore fisico, oh certo, non metto in dubbio che siano bellissime ma poi, nelle didascalie citano Shakespeare quando non hanno neanche mai letto in vita loro un fotoromanzo o, ancora peggio, su una loro foto inequivocabilmente provocante, mettono come sottofondo musicale una canzone della Disney.

Veramente, roba da rabbrividire.

Spike Lee non ha mai avuto paura di denunciare cinematograficamente questo sistema osceno di finte apparenze, di bugie, di edonismo e cervelli vuoti. Ove vince quello che più “forte”, l’ariano appunto, e tutti gli altri sono relegati all’emarginazione, allo schiavismo psicologico, all’apartheid, alle razziali scremature per colpa di mentalità ottuse, testardissime. Che combinano danni a tutt’andare.

Stamattina, in radio, ho ascoltato una battuta che mi ha fatto morire…

Salvini pesava 90 kg e ora ha perso dieci chili. Sì, e noi abbiamo perso dieci anni di vita…

Sì, Salvini ha fatto il lavaggio del cervello a molta gente. E stiamo tornando indietro al fascismo.

Ve l’ho già detto. Nel mio palazzo abitano vari neri. Tutti simpaticissimi. Sono fra i pochi che mi salutano sempre.

Gli altri, per via del mio stile di vita molto particolare e non allineato ai loro canoni borghesi, sì, mi salutano. Ma mi guardano anche male.

Insomma, che ce ne facciamo di questa gente bianca tanto agiata, piena di soldi e “acculturata” se poi non sa rapportarsi educatamente col prossimo o, peggio, è educata soltanto dietro finte gentilezze che invero, sotto la parvenza di sorrisini ipocriti e compassionevoli, blandiscono puntualmente, crudelmente la tua dignità con ammiccamenti e allusioni di pessimo gusto?

Figlie della loro educazione, appunto, fascistoide?

Ecco, invece tornando ad Adam Driver, sì, è bravo. Ma non avrà mai il carisma dell’interprete di Taxi Driver.

Inizialmente, Martin Scorsese doveva dirigere Clockers con Robert De Niro protagonista. Alla fine, optò per Casinò. Ma di Clockers rimase produttore. E, fra l’altro, lo sceneggiatore di Clockers è stato il grande Richard Price.

Sceneggiatore di alcuni film stupendi di Scorsese. E de Lo sbirro, il boss e la bionda.

Film che ha fatto incontrare Robert De Niro e la giovanissima Uma Thurman. Voi sapete almeno che De Niro è stato con la Thurman? Ah, questo lo sapete.

Una sua delle pochissime donne bianche. Ora, Bob e Uma sono rimasti soltanto molto amici. E li vedremo in War with Grandpa. Dovevamo vederli anche nella serie televisiva di David O. Russell, bloccata per il fallimento di Harvey Weinstein.

Avreste inoltre mai pensato che un uomo come De Niro, un BIANCO di origini irlandesi e italiane, ai tempi di Cape Fear potesse amare Naomi Campbell? Be’, a essere sinceri, una nera non tanto “normale”. Eh eh.

Sì, Bob ha sempre amato più le nere. Dicendo in merito a questa sua scelta sessuale: perché le nere sono più vere.

Quindi, d’ora in poi non voglio più ascoltare discorsi ipocriti contro i “diversi” da parte dei Nick Nolte di turno dell’appena succitato film col Bob. Sì, Bob in questo film non è esente da colpe, anzi, ma anche Nick, nonostante la Bibbia sul comodino, è un bel porcellino… Dunque, amici, se subite una palese ingiustizia immonda, partorita dall’invidia e dalla cattiva coscienza della gente, recitate la battuta di Max Cady a ogni ora dei vostri giorni…

Leggo meglio di voi. Imparo meglio di voi. Ragiono meglio di voi. E filosofeggio pure meglio di voi! E durerò più di voi! Ti credi che un po’ di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro? Dovrai fare uno sforzo molto più serio, avvocato, per dimostrare che vali più di me!

Insomma, per farla breve. Ho scritto un libro su Robert De Niro che potete trovare sulle maggiori catene librarie online.  Sì, molta gente gelosa della mia vita da uomo libero, di sana pianta, ha voluto farmi passare per una persona sofferente di disturbo delirante. Al massimo, posso soffrire di DISTURBO DENIRANTE. Se invece, qualche idiota è afflitto da disturbi di testa e d’intelligenza, si andasse a curare. E subito! Non si trovano, oggigiorno, molti uomini camaleontici come De Niro e con una voce più bella di Amendola. O no?SpikeLeeGuest

 

di Stefano Falotico

Quanta retorica, quanta ruffianeria, quanto buonismo programmatico, ma anche quante emozioni


08 Mar

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Filmetto ma che finale #johnnydepp #vendettadisalazar #piratideicaraibi #orlandobloom #keiraknightley

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Basta, capolavoro Frankenstein di Mary Shelley #robertdeniro #kennethbranagh #maryshelley #masterpiece #frankenstein Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

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Flight #robertzemeckis #denzelwashinton

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Basta, capolavoro #asgoodasitgets #jacknicholson #helenhunt #oscar Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

MV5BNWMxZTgzMWEtMTU0Zi00NDc5LWFkZjctMzUxNDIyNzZiMmNjXkEyXkFqcGdeQXVyMTQxNzMzNDI@._V1_

Col passare del tempo, mi sono accorto che le affermazioni di Gianni Canova sono quasi sempre vere. Cioè che anche i capolavori assoluti presentano delle inevitabili pecche e, di contraltare, anche i film non perfetti, semmai perfino oggettivamente brutti, hanno delle scene davvero straordinarie.

Pensiamo a quel polpettone de Il gladiatore. È innegabile che al di là dell’insieme, a mio avviso, retorico oltremisura, storicamente inattendibile, il film oscarizzato di Ridley Scott possa vantare un Russell Crowe magnifico. E possa fregiarsi di scene indubbiamente potenti, mastodontiche, in un aggettivo emozionanti.

Stesso discorso dicasi per queste quattro pellicole che menzionerò qui sotto. Perdonate se, nel “riversamento” su Instagram, abbia dovuto tagliare qualcosa. Ne son stato costretto per ovvie ragioni di copyright.

Partiamo da questo… la vendetta di Salazar. Che recentemente ho pure recensito.

Si tratta di un film bambinesco e fiacco. Figlio di una saga partita benissimo e poi incespicatasi nella ripetizione più scontata e priva di mordente.

Ma che scena! Commovente, amici.

E ne vogliamo parlare del Frankenstein di Branagh? Il tanto ridicolizzato… era mio padre, per via del doppiaggio un po’ ruspante del pur grande Ferruccio Amendola, è invece stupendo.

E Bob De Niro è Bob De Niro, anche sotto tonnellate di latex.

Il dottor Frankenstein, il padre “artificiale”, un mostruoso pazzo geniale che ha messo al mondo, anzi, ha rimesso al mondo un mostro. Rifiutato, emarginato, obbligato dalla cattiveria degli uomini a vivere eternamente nella sofferenza psicologica più inaudita.

Ma era suo padre. Senza questo padre sui generis, la creatura non avrebbe avuto neanche il magico, divino privilegio di respirare il profumo del vento, di sentire l’odore fragrante della rugiada e la capacità di amare secondo la sua alterità.

Che scena!

Poi Flight di Robert Zemeckis. Un film con molti errori, tanta retorica. Eppure, signore e signori, lui è Denzel. Che attore, ragazzi.

Qui interpreta un alcolizzato marcio, un puttaniere bastardo, un incallito stronzo.

Ma se quella mattina non avesse bevuto, l’effetto del drogante effetto alcolico dei suoi “gingerini”, nella sua impavida spericolatezza assurda, non avrebbe mai sortito il salvataggio di tante preziose vite umane.

Ciò naturalmente non lo salva comunque dalle pesanti accuse giudiziarie.

Il suo avvocato e il suo amico John Goodman provano a salvarlo dinanzi alla commissione d’esame. Lui sta mentendo per pararsi il culo e poter continuare quindi nella sua carriera di pilota.

Oramai è fatta, basta che Denzel dica sì e può tornare tranquillamente al suo lavoro.

Ma, appena sente che, al posto suo, vogliono accusare una brava donna, fa sorprendentemente dietrofront.

E confessa spietatamente la verità.

Sì, ho bevuto quella mattina perché io sono un alcolizzato. Io sono colpevole!

E, davanti ai detenuti come lui, racconta la sua storia.

Sì, vero, ho/a salvato la vita di tanta gente che quella mattina, se non fosse stato per la mia azzardata manovra pazzesca, sarebbe crepata.

Ma sono, malgrado ciò, colpevole.

Quindi, finiamo con quella che a mio parere è una delle scene più belle di tutti i tempi.

Qualcosa è cambiato, immenso gioco attoriale fra Jack Nicholson ed Helen Hunt. Entrambi giustamente premiati con l’Oscar.

Che classe! Che sottile recitazione fatta di sguardi complici, schivi, ritrosi dinanzi alle loro emozioni che poi si aprono all’improvviso a un sorriso. Alla lucentezza delle loro anime nitidamente rivelatesi.

Questo è forse il più bel complimento della mia vita…

 

Insomma, come dire… James Blunt è un fighetto stronzetto. Ma questi sono due capolavori, non si discute.

 

E poi…

Ma che scena è questa? Quando due “grandi” teste come quella di Michael Ironside e quella del “malato” Stephen Lack si scontrano in un duello all’ultimo sangue.

E Stephen, spiazzando il cattivone di turno, lo distrugge.

Capolavoro!

di Stefano Falotico

 

Sarà un altro Natale di merda, per fortuna ci sono gli SAG Awards, ma radiate questi giornalai e Thegiornalisti, Steve è proprio un pezzo grosso…


12 Dec

 

Eastwood True Crime47688482_10212652078919757_5859672140185337856_n

Sì, son state annunciate le nomination ai premi cinematografici più importanti, subito dopo l’Oscar.

Di solito, l’attore che vince lo Screen Actor, quasi sempre vince anche l’Oscar

Dal 2005 va così. L’unica eccezione è stata Denzel Washington di Barriere. Vinse lo Screen Actor ma fu inculato da Casey Affleck di Manchester by the Sea.

Detto ciò, sono perennemente nauseato. L’altro giorno, l’ho sparata grossa. Leggete quanto segue e capirete che sono un uomo vero, anche quando sgarbato.

Ecco, trascurando questi falsi giornalisti, ora siamo ammorbati pure da Tommaso Paradiso.

Con la sua stupida canzone d’amore. E una ruffiana alla radio, ove la trasmettono, la quale sostiene che tale bischerata smuova delle corde.

A me rompe solo i coglioni. Non ne avevamo abbastanza della sciocchezza precedente ove il Paradiso vomitava di o chiusa, tipo barese, il must per ritardati: come la tua gonna, come la tua gomma?

Ma quale New York! Paradiso e il Cremonini con la nuova stella di Broadway, secondo me, andrebbero ficcati da Satana con tanto di Liza Minnelli che canta assieme a Bob De Niro di sassofono nello spronare la trombata!

Al solito, anche agli SAG hanno escluso Clint Eastwood per The Mule.

Mezz’ora fa, comunque, sono stato come di consueto al bar dei cinesi. Appena ho aperto la porta, un uomo distrutto dal lavoro quotidiano, mi ha guardato male perché io, con aria principesca, ho adocchiato la sua signora e la sua signora si è bagnata, rovesciandogli addosso il tè caldo.

Sì, ho lanciato uno sguardo ammiccante alla signora provocante di gambe slanciate, l’uomo geloso, sapendo che la sua donna si eccitò dinanzi al mio impudico averle tirato… un’occhiata ficcante, tutto stizzito s’incazzò.

Ma io ho continuato a bere il mio caffè, dopo aver mescolato lo zucchero col mio dolce occhiolino malandrino su argentato cucchiaino. E schiuma succosa ancor bollente della sua liquefatta v… na focosa.

Lo so, fratelli, siete angariati da una vita sfortunata e invece a me è concesso il dono dell’onnipotenza.

Adesso, vado a cucinare le bistecche. Perché io amo le fiorentine, giammai le cretine e mi stuzzico i denti coi grissini torinesi. Son un uomo alla cotoletta milanese con tanto di torta caprese, e spruzzo la maionese su patate condite salate e col dito scaldate.

Io sono il pepe, tu invece ti chiami Beppe e ora vai a preparare il presepe.

Comunque, la situazione giornalistica attuale io ho ottimamente inquadrato. Ora, se permettete, devo squadrare quel bel culo lì, per poter studiare da vicino, in maniera tangibile, come ottenere una posizione migliore… per elevarlo di grado. E tutto piacevolmente digrada…

Fino a prova contraria, oggi pigli un’inculata e domani ancor te ne fotti con tanto di ballata e soprattutto belata.

Un giorno sarò pelato, oggi sono soltanto denudato.

Ebbene, dopo questa mia altra sincera presa per il deretano alle ipocrisie di massa, vi auguro Buon Natale e in particolar modo spero nella vostra felicità da uomini castratisi per il volere di una racchia incredibile. Contenti voi, contente le palle dell’albero con la vostra “stellina”.

Luccicanti!

 

 

di Stefano Falotico

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