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NAPOLEON by Ridley Scott with JOAQUIN PHOENIX – Trailer Reaction? Meglio il mio JOKER, real GENIUS!


10 Jul

Napoleon PhoenixPosso permettermi di essere volutamente demenziale. Osè, no, oso dire geniale. Io non sono imperatore di nulla, neppure di Capri, citandovi ivi un film con Totò ma son indiscutibilmente il Principe! Forse di Gotham City o della risata? Ah ah.

Il Falò, un GENIUS, pure Pop! – Attore, imitatore, narratore, recensore, scrittore, cari untori!


06 Apr

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I migliori film sulle pandemie (il Covid-19 è ritornato come nei nostri incubi peggiori…), ieri fu la giornata mondiale “dedicata” ai disturbi mentali e i best movie sull’argomento


11 Oct

nielsen pazzo del mondo

francesco-bottonecontagion matt damonLe notizie mondiali sono sempre più allarmanti. E il Coronavirus si sta nuovamente diffondendo a macchia d’olio, seminando morti a non finire, ahinoi.

Ma non v’è nulla, invero, di cui preoccuparsi. Gli scienziati, i virologi e i cosiddetti esperti in materia lo predissero che, con l’inoltrarsi dell’autunno, il Covid-19 si sarebbe ripresentato con una nuova ondata di contagi(ati). Un’ondata meno potente della prima, certamente. Pur sempre, però, disagiante.

In queste cruciali ore, il governo Conte si sta riunendo per attuare delle nuove normative al fine di constatare, contrastare una malata situazione, anche italiana, sempre più angosciosamente mortificante…

Ho inserito i puntini di sospensione per creare la suspense… ah ah.

Pare che, prossimamente, saranno previste multe assai salate emesse a danno di chi, in barba alle disposizioni e limitazioni della libertà personale che, senz’ombra di dubbio, saranno virate e fortemente intraprese, non indosserà la mascherina non soltanto nei locali pubblici, bensì anche all’aperto.

Peraltro, i locali non potranno rimanere aperti, dunque frequentati dalla gente, oltre le 23.

Tamponare… il contagio si sta rivelando inutile. Darci la caramellina di un’altra estate limpidamente vitale, non evitò che ogni piacere condiviso fosse “evirato”. La moderazione non servì a impedire che il virus e la sua inevitabile, nuova diffusione, ancora si spandesse, si spargesse e sotto la pelle si propagasse. Di amuchina, cospargetevi. E voi, ipocriti, alla domenica mattina, intingete la manina nella vostra acquolina in bocca benedetta.

Una castrazione psicologica a base di altissima, assai grave, emotiva sedazione, ci aspetta. Come nella seconda legge della termodinamica (entropia!), rivista in forma negativa, le profezie all’apparenza più ridicolmente millenaristiche e pessimistiche si stanno trasformando in una nucleare “fusione”, potremmo dire, di notizie confuse e patetiche che vengono trasmesse dai mass media per tranquillizzarci con fake news distorsive la verità affinché l’umanità, scioccata e impaurita, possa sentirsi come i passeggeri de L’aereo più pazzo del mondo quando venne chiesto al comandante Leslie Nielsen se il velivolo con loro a/in carico stesse precipitando. Leslie fieramente affermò che la situazione fosse assolutamente sotto controllo mentre, all’unisono, allo scandire delle sue parole capziose, il suo naso, a mo’ di Pinocchio, gli crebbe.

Suscitando ilarità generale presso gli spettatori che, dinanzi a una genialata demenziale del genere, smisero di sudare freddo, liberandosi euforicamente, attraverso una risata eccezionale veramente, de/alle frustrazioni della loro grigia vita quotidiana non propriamente eccelsa. Assai divertendosi, le persone si distrassero estemporaneamente dalle loro precipitazioni, no, preoccupazioni di pagare le bollette. Se il film con Nielsen e il grande Guttenberg di Scuola di polizia fosse uscito oggi, la gente, dirimpetto a qualcosa di più fenomenale della battuta fra Martin Sheen e suo figlio Charlie in Hot Shots 2, si sarebbe ricordata di buttare via i cellulari alla maniera di Robin Williams di Hook – Capitan Uncino. Comprendendo, in quel momento di libertà goliardica assoluta, che la vita è sacra, appesa a un filo e non vale la pena dolersi se, su Instagram, la tua fidanzata abbia messo un Mi Piace sospetto a un uomo conciatosi come Dustin Hoffman di Tootsie o come lo stesso WIlliams in Mrs. Doubtfire. Fra stories nascoste, spie russe da Guerra Fredda, Salvatore Aranzulla che insegna ai pensionati come spegnere un iPhone e una pietosa, assai penosa condizione umana completamente incapace di amare M.A.S.H. di Robert Altman o di comprendere Animal House, a un certo punto arriva uno, il sottoscritto, che fa una battuta così:

nel mondo, almeno nei paesi sviluppati, ogni famiglia possiede due utilitarie e quattro Android. Rutger Hauer di Blade Runner, invece, fu un androide, non possedette nessun accessorio della Samsung e non ebbe neppure la patente B. Anche perché gli fu tolta dalla motorizzazione di Ritorno al futuro 2 e de Il quinto elemento. Ma fu un genio lo stesso.

Al contempo, una volta la gente moriva solitamente attorno ai sessant’anni per cause naturali dovute alla vecchiaia.

Oggi, a circa 80 anni, Harrison Ford interpreterà Indiana Jones 5 ma, anche se “usassimo” lo Stargate di Roland Emmerich, non riusciremmo ugualmente a ringiovanire James Spader e a renderlo meno ingessato, nella sua recitazione legnosa, dal sembrare un faraone egizio che reciti peggio di Tom Cruise ne La mummia.

La mia amica Vera Q. scrittrice satirica d’inappuntabile stile pungente, su Facebook scrisse ciò, ieri sera:

Oggi è la giornata mondiale dei disturbi mentali.

E ho letto parecchi post in proposito. Profondi, e scanzonati. Ed ho apprezzato le battute, del resto la vita stessa è un disturbo mentale, non ha alcun senso se non il banale rotolare nella fossa, unica cura, e dunque, ben venga scherzarci su.

E però mi piacerebbe per una volta essere seria sull’argomento, siccome, per troppi motivi, conosco il tema.

E non è per nulla affascinante. Perché il disturbo mentale comprende anche la gamma del ritardo e del disturbo neurodegenerativo, che no, non conquistano quanto le psicosi da Criminal Minds.

E diciamolo: Hannibal Lecter ci ha ammaliati tutti. E pensare che può bastare un’aggressione qualsiasi dell’encefalo, come accade in alcune malattie infettive gravi con febbre alta, per giocarsi la famigerata normalità, termine che piace assai. Ai cosiddetti normali.

Io ho conosciuto persone con disturbi regalati da malattie di infanzia, da ghiandole dai nomi assurdi, da abuso di sostanze tossiche e soprattutto da farmaci comuni, e poi dalla sfiga.

E già, la cara vecchia sfiga.

E infatti la psichiatria e la neurologia si sono salutate andando ognuna per la propria strada: mente e cervello non sono la stessa cosa.

Insomma, si sa poco quando si inneggia alla sfiga.

Ma la scienza concorda sul fatto che, per pronunciare la diagnosi di disturbo mentale, ci siano in gioco più fattori di origine biologica, psicologica e sociale.

E quindi, il suddetto squilibrio finisce nel calderone dei grandi boh.

Ed io, alla faccia dei professoroni, nel mio piccolo ho risolto: tolgo il disturbo sintonizzando il decoder.

 

Di mio, tolsi Sky perché costava e costa ancora troppo. Va costato, nei costati, no, constatato. Ma ho i bluray di Taxi Driver, di Joker e di tutti i film di Woody Allen ancora nel cellofan sigillati.

Non li apro perché potrei rovinarli. Nella mia casa, ci sono tremila libri. Non li rileggerò. Anche perché, così come sostiene il mitico Max Cady/Bobby De Niro di Cape Fear, li ho già letti.

Ci sono anche dei gialletti e non mi piace Marco Giallini. Giallo di Dario Argento è un film che fa paura… da quanto è brutto ma, nonostante Dracula 3DNon ho sonno e Il cartaio, Dario Argento rimane un genio. Be’, in Italia, una persona su tre ha letto un libro di Stephen King almeno una volta in vita sua. In Italia, però, se una persona scrive un libro più bello del miglior Stephen King, non ha amici e viene considerata pazza. Poiché è “sano” cantare con Tiziano Ferro e, alla domenica, essere “fighe” come Silvia Notargiacomo che, in radio, dice… nella lasagna ci vuole la besciamella, è la morte sua!

Con sommo dispiacere, mi spiace anche tristemente ammettere che Chris Walken e Bob De Niro non sono/siano né saranno più gli stessi.
Anche loro imborghesiti e vecchietti.

Chi ha orecchie per intendere, intenda. Voi, dietro le tendine, fate quello che volete/vogliate e deridete i pagliacci da tendoni da circo. Evviva La leggenda del re pescatore!

Cosicché, nel bel mezzo del cammino della mia vita, mi trovai/o dinanzi a un buio, no, a un bivio. Dovetti, devo, dovrò compiere solo una scelta possibile. Inevitabile.

Ebbi, ho due alternative. O essere Clint Eastwood del finale di Million Dollar Baby oppure quello di Gran Torino.
Di solito, sono scherzoso.war with grandpa de niro walken walken de niro war with grandpa

sandersStavolta, no.

 

di Stefano Falotico

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Il fascino delle persone libere, la demenza (ar)ridente di John Belushi contro gli irrisori deficienti arsi in partenza e, mi dispiace per loro, nati dementi


24 Apr
NEW YORK - 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

NEW YORK – 1976: Actors Chevy Chase and John Belushi take a break in the NBC Studios in 1976 in New York. (Photo by Michael Tighe/Hulton Archive/Getty Images)

 

Ho acquisito una forza spaventosa.

Tempo fa, scrissi un libro, L’ultimo dei romantici libertini. Quando ero all’apice del mio istrionismo follemente letterario.

Io son sempre stato una persona libera. Ciò, soprattutto a Bologna, cittadina provincialissima ove se, appena compiuta la maggiore età, non vai a lavorare e possiedi invece il coraggio sfacciato di affermare, con potenza, voglio vivere così, induce ai sospetti più atroci e dunque vi si scaglieranno contro come dei vermi, delle serpi.

Non si fermeranno, vi aggrediranno e, se vi ribellerete, vi faranno passare per malati di mente.

Per questo io amo Mickey Rourke e Chris Walken. Perché sono puramente sé stessi. Come voglio io.

Così, la gente cattiva, se sei un intellettuale amante di Cinema senza un salario regolare, ti vuol far credere che sei infantile e fa di tutto per relegarti in una zona tetra. Sfregiando le tue sensibilità con veemenza clamorosa. Alludendo con far cretino alla tua sessualità, mettendo in dubbio la tua virilità, dicendoti che ascolti i Village People solo perché indossi un giubbotto nero di pelle.

Come dire… avete scambiato Woody Allen per Silvio Muccino. E non avete capito che i suoi intellettualismi, i suoi atteggiamenti schivi e riservati sono tali perché vuol star lontano da un mondo violento. Ma, se uno poi viene sfregiato violentemente, ecco che torna fuori l’indole rourkiana. Difficile sedarla.

Era finalmente ora che sfoderassi il mio fascino.

Perché, ripeto, i borghesi e gli ipocriti non mi sono mai piaciuti.

E quando sento dire che Mickey Rourke è un attore pessimo, ah ah, rido.

Certo, tu sei un cesso.

Vai pure a fare il giornalista corrotto. Che lagna quella politicante. Bellissima donna ma che barba. Meglio un po’ di barbetta incolta. Ah ah. Ma tu ti sposeresti un’altezzosa del genere che, fra uno stress e l’altro, canta i Beatles e manco conosce l’inglese perché al Ginnasio ha imparato la lingua del Paese di de Robespierre? E manco quello perché pensava ai baci alla francese da dare a quello medio-orientale? Forse siculo mezzo mafioso?

Mi tengo il mio carattere indomabile.

E, se mi va, faccio pure il John Belushi di turno.

Dalla mattina alla sera, senza pensarci due volte.

Siamo stanchi di questa gente che parla di rinascite spirituali, di miracoli dell’animo, di animismo, siamo stufi di questi buonismi, di questi ricettari del viver bene e sani.

Meglio essere demenziali piuttosto che accettare un sistema di dementi.

Meglio essere cupi. Tristissimi. Dunque allegrissimi.

Perché noi conosciamo la vita. Gli altri, al massimo, possono conoscere le canzonette.

Sì, una società ingrata e irriverente di folli.

Ove tutti si credono grandi attori, musicisti di rilievo, geni ciclopici.

A volte nasce però uno che sa prenderla in giro alla stessa maniera.

Contro cui nessuno può fare niente. Perché è un genio davvero.

 

 

di Stefano Falotico

La gente mi chiede perché mi prenda per il culo da solo. Non è prendersi per il culo, si chiama autoironia, forse


04 Feb
Jerry Lewis 1955

Jerry Lewis
1955

Sì, sono da tempo immemorabile specializzato nelle prese per il culo poiché amo mangiare un panino al bar con del prosciutto mentre osservo il grigiore dei commendatori che, al mattino, già si avvia mortifero verso una vita di lavoro per me superfluo. Sentire lo sgranocchio dell’affettato nelle mie papille gustative mentre, con occhio denso di disillusione, ingoio un altro boccone amaro, pago il conto, esco senza dare nell’occhio e sfilo nel vento, con la brezza lieta che accarezza la mia alopecia androgenetica.

Un momento palpitante, impagabile. Da vero uomo che, al primo tintinnare del giorno, già sa che sarà un’altra giornata di merda.

Sì, rincaserò dopo aver la lauta colazione trangugiato e mediterò su voi, ragazzi bocciati oramai irrecuperabili che annaspate in un mare schizofrenico di deliri sconclusionati.

Abbiate fiducia, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, si dice. Le vostre furono nefaste, dunque vi si spalancherà il paradiso e godrete della vostra scarsa volontà in pace e santità. Ah ah.

Ieri, una ragazza mi ha chiesto se ho mai fatto l’amore al cinema.

Le ho risposto lapidariamente:

– Mah, non ho mai fatto l’amore, più che altro.

– Mi stai prendendo per il culo?

– Sì, mi pare plateale la presa per il culo.

– Tu sei pazzo.

– Solo a giorni alterni, dipende dall’interlocutore. Tu sei una che mi fa impazzire, sai? Vorresti condividere questa pazzia e sorseggiarmi sinché morte non ci separi?

– No, preferisco il vino.

– Mah, di mio la birra.

– Tu sei proprio scemo.

– Di tanto in tanto non fa male a nessuno. Vi è troppa serietà in questo mondo invero imbarbarito dall’empietà. Sii a me una donna di qualità e amerai, lo so, la mia quaglia salata di qua e di là. Zuccherala e renderemo la vita meno insipida. Lo so, di certe cose sei sapida e poco pia, ama il mio pulcino. Son canarino che fa pio pio.

 

Partì una sberla. Mi ferì sulla guancia.

E io, contento di questo vile sgarbo, dissi al medico che mi diede i punti…

– Bene, cucia male. Si deve vedere che sono un uomo che ha sofferto. Voglio che la cicatrice sia evidente.

Così la gente, vedendo il mio volto deturpato, penserà… sì, questo è un uomo sfregiato. Dunque possiamo dargli la pensione d’invalidità.

Ah ah.

Sono veramente un bel volpino. Peccato che non abbia i soldi per la pelliccia.

 

 

di Stefano Falotico

 

Sogno un remake di Suspiria con Sharon Stone nei panni di una strega educatrice cattiva e Danny Trejo nella parte del monachicchio


07 Jan

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Ve ne ho già parlato del monachicchio, vero? Idolo del folclore lucano. Infatti, mio padre è della Basilicata.

E mio nonno paterno, quando d’estate andavo da lui in vacanza e facevo il bambino cattivo, tirando i capelli a mia cugina, mi diceva che non mi avrebbe punito ma a punirmi c’avrebbe pensato il monachicchio. Un essere buono e caro ma infido al momento opportuno. Che si aggira fra i vicoli paesani di notte e, da dietro i colonnati, spunta all’improvviso e ti fa il culo.

Ah ah.

Ho commentato questo bellissimo video…

Dario Argento è sopravvalutato?

Io ho l’ho ascoltato solo nelle interviste. Su molte cose ha ragione, è un teorico del Cinema ma forse si pone male e risulta antipatico. Ci sono interviste, anche disponibili qui su YouTube, in cui afferma delle cose nelle quali mi trovo d’accordo. Cose che oggi dicono tutti ma che tanti anni fa in pochi dicevano. Ad esempio, che certo Cinema era già superato all’epoca. Ovvero il Cinema basato su “storie vere”. Disse che, a parte qualche eccezione, un film col titolo based on a true story è già sbagliato in partenza. Perché spesso è una storia romanzata, agiografica, falsata rispetto agli accadimenti appunto reali a meno che non la si filtri con la propria poetica. Disse anche come dice tuttora che molto Cinema è “borghese”. Ovvero fatto per piacere, ricattatorio, ipocrita e falsamente mieloso. E che invece il Cinema vero, o almeno stimolante a livello inconscio, deve essere disturbante, spiazzare e disattendere le aspettative e non accontentarle per il facile applauso, deve incutere paura e inquietare. Perché la vita di tutti i giorni è già abbastanza monotona di per sé. E il Cinema, e la penso allo stesso modo, deve generare storie al di là del mondo tangibile. Essere metafisico, trascendente, onirico. All’inizio di carriera, in gran parte è riuscito a essere fedele alla sua visione cinematografica. Poi, sì, si è preso troppo sul serio. E non si è mai aggiornato, rimanendo vecchiotto nel modo di girare, perfino scontato e pacchiano, anzi inguardabile. Il Cinema di Argento va collocato, credo, in quel periodo storico. Noi, spettatori odierni, siam cresciuti con la violenza, la suspense e l’orrore. Dunque, anche i suoi vecchi film ci appaiono sopravvalutati. Ma all’inizio degli anni settanta non erano in effetti tanti i “coraggiosi” come Argento che giravano storie di streghe, di killer e psicopatici assassini, almeno in Italia. Infatti, mio padre ancora oggi, quando vede uno per strada con una faccia da mettere i brividi, urla: – Ah, se lo vede Dario Argento, lo scrittura subito!

Ah ah. Sì, mio padre spesso di Cinema non capisce moltissimo ma se ne salta con trovate geniali. Tipo che Danny Trejo di Machete è uno scartellato. Scartellato, nel suo dialetto, significa uomo impresentabile, brutto forte, un cesso. Ma non un uomo ripugnante, anzi, amabile e perfino tenero e affabile ma buffo e ridicolo. Uno che, se non avesse i soldi, non si scoperebbe neanche una di novant’anni. Sì, secondo mio padre, Danny Trejo è uno scartellato.

Detto ciò, chi è invece il Falotico, ovvero il sottoscritto? Non lo so e non ne posso parlare con obiettività, in maniera oggettiva, diciamo, poiché il giudizio di me stesso è inficiato da come vedo io il mondo. E perciò, essendo noi tutti esseri diversi gli uni dagli altri, anche dagli Unni, non avremo della mia persona mai e poi mai una versione corretta. Perfino dei fatti. E dei miei falli.

Sì, a dodici anni avevo già visto quasi tutti i film di Scorsese. Be’, forse ne avevo quattordici. Fatto sta che la gente era impressionata dal sottoscritto. E mi dicevano tutti che ero un genio. Già molto in là. Tanto in là che infatti ora mi sembra stare nei Viaggi di Gulliver. Reputato un gigante anzitempo, sì, come Stallone di Rocky III, gigioneggiai da coglione per un tempo siderale, basandomi solo sul mio campione già acclarato che non aveva bisogno di dimostrare nulla e infatti si ammalò di adorabile misantropia e di DOC come Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato, annoiato a morte, decaduto in stati di atarassia emotiva da far impallidire gli zombi di Romero. Roba che Dostoevskij de Le notti bianche mi avrebbe portato in trionfo per come incarnavo ogni suo disagio simile a Le memorie de sottosuolo trasfuso nell’inquietudine esistenziale da Travis Bickle di Taxi Driver. E Paul Schrader conosce molto bene questo Dosto…

Sì, un enorme dormiveglia di notti fosche fu quella mia adolescenza cupa da solitario lupo, ero anche Nicolas Cage di Stress da vampiro, fidatevi. In quel periodo e patibolo, non mangiai mai uno scarafaggio vivo ma lo “scarface” ero io, e sognavo di leccarla a Jennifer Beals, distrutto da non riuscire a ballare con lei una flashdance.

Notti insonni, di dolori devastanti, di desideri inappagati, di bulimie incredibili per soddisfare la fame mai saziata del mio nevrotico essere-non essere pazzesco.

Così, un bel giorno mi risvegliai e fu un bel bordello. Sì, divenni un invasato, un posseduto, anche Glenn Close mi sembrava una figa sesquipedale. E dilapidai un patrimonio sui siti porno, diciamocelo.

Mi sverginai pure ma non servì a un cazzo. Ebbi crisi ciclopiche, persi la bussola e sbattei… una donna? Sì, un’altra, sì. Ma non godetti moltissimo, tutt’altro. Soffrii immondamente di maggiore testa di minchia.

Ora, sono tornato abbastanza in forma.

E voglio reinventare il mio Suspiria.

Sì, non so se l’avete notato. Sharon Stone, dopo essere stata fiera paladina del sex appeal più altolocato e piccante, dopo esser assurta a vetta pressoché irraggiungibile della sensualità angelica mista a uno sguardo atrocemente diabolico, con l’invecchiamento ha assunto una fisionomia da fattucchiera porca. Raggrinzita in volto, nonostante i tanti lifting, smagrita in maniera innaturale per via della menopausa galoppante che sta alterando il suo metabolismo non più voracemente potente, oggi appare fottutamente ossuta, cerea in viso, macilenta e dai tratti sempre più spigolosi. Si abbiglia da signora di classe, elargendo a tutti il suo sorriso tumefatto eppur ancora smagliante, con doppie punte d’una capigliatura intirizzita, addomesticata nell’amarezza più inaudita, foriera delle tristi rimembranze dei tanti maschili membri che aizzava con la sua figa calda di attizzante permanente inchiodare gli ormoni virili in quella strategica sua zona erogena, poco santa. Come si evince nell’epocale accavallamento platinato della sua fenomenale scosciata in Basic Instinct. Una che, come si suol dire, metaforicamente e non, ti faceva pelo contro pelo e ti bruciava vivo. Deflorando, di suoi fori essiccanti, ogni pudico resisterle con tutte le nostre forze asceticamente calme. Sì, una predatrice sessuale (ig)nobile, di alta scuola sopraffina, specializzata nella seduzione più peperina da imbattibile provocatrice a cui bastava inarcare le sopracciglia per alzare le temperature bollenti degli uomini ardenti già prostrati e inchinati dinanzi alla sua dea tanto scalpitante, succhiante e a(l)itante sospiri roventi in amplessi morbidamente pompanti.

Sì, dopo Alida Valli, Joan Bennett e Tilda Swinton, è lei che designerei per un altro remake di Suspiria, da me sceneggiato, un horror demenziale dai toni grotteschi, un incubo a luci rosse, nel senso di atmosfere torbide, eroticamente purpuree e proibite, molto cazzuto e schizzato su gore truculento e succulento.

Trama…

Siamo in una cittadina dell’Umbria, regione ove svettanti si ergono castelli medioevali e in cui la natura selvaggia è ancora incontaminata. Terra di stregoni e maghi, di zoccole e puttanieri che però credono a San Francesco d’Assisi, ove Sharon, mangiando i baci Perugina, oramai in pensione, alloggia in una ricca magione gotica alle pendici del Gran Sasso. Qui, nel Corno Grande, dopo aver reso vedove molte donne col suo enorme sesso cornificante, inducendo i loro fraudolenti mariti a tradirle, anche solo virtualmente, su onanismi alla Sliver, Sharon passa le giornate a ricordare i tempi d’oro in cui Michael Douglas la cavalcava. E, fra una nostalgia e l’altra, prepara il brodino e cucina degli ottimi pasticcini cremosi.

Nel pomeriggio, dà ripetizioni ai bambini delle elementari. Lei, maestra insuperabile e donna (s)fatta, che educa i bambini a crescere in fretta…, invogliandoli e imboccandoli prematuramente a scoperte sessuali degne di Henry Miller.

Al che, i genitori dei bambini, capendo che gli sguardi dei loro figli son ora divenuti perversi come in Villaggio dei dannati, credono che siano stati posseduti dal diavolo e chiamano un esorcista. Attraverso una seduta spiritica, evocano Gabriele Amorth. Ma Amorth è bello che morto e vuole essere lasciato in pace. Così, grida a costoro: – Perché avete turbato il mio sonno? Ero lì che sognavo Sharon Stone ignuda nella valle del Signore e stavo per esserle buon pastore nella sua pecorina.

Al che, sconvolto, dall’aldilà grida assatanato con tanto d’imprecazione dialettale: – Vaffanculo a voi e Chi v’è muort!

I genitori, scomunicati e demonizzati da Amorth, decidono di rivolgersi a Matthew McConaughey di True Detective. Perché credono che in città si aggiri un mostro attentatore delle giovanissime verginità violate.

McConaughey, invece, risponde loro che la parte è andata ora a Mahershala Ali e non ha più voglia di farsi il culo come un negro.

Disperati, non assistiti, se non dal reddito di dignità di Di Maio, non contenti degli ottanta Euro del decaduto Renzi, ché non serviranno a nessun altro zainetto, i genitori e le ziette optano per una vendetta punitiva.

E, in piena notte, si recano mascherati sotto la casa stregata abitata da Sharon.

La quale, dopo aver assunto delle pastiglie contro le vene varicose e alcune pesanti per il diabete, impaurita da tutto quel casino, chiama la polizia.

Ma la polizia non fa in tempo a soccorrerla che i genitori di quei bambini traviati sfondano la porta e la trivellano a colpi d’ascia e all’urlo di Christian De Sica… beccati questa, ah buzzicona d’una zoccolona!

Aiutati da Danny Trejo, ora sagrestano pagano della parrocchia locale, che la divelle in due.

Insomma, una tragedia.

I genitori assassini e cannibali vengono spediti in manicomio, nel peggiore e più duro ospedale psichiatrico giudiziario.

E i bambini, liberi e felici, senza più rotture di palle, guardano IT alla tv.

Godendosela da matti.

E finalmente capiscono che Sharon Stone è stata furbissima a stregare non solo loro ma Hollywood. Perché, nonostante cinquemila film da lei girati e malgrado tanti uomini raggirati e coglionati, ficcati e poi sfanculati, l’unica pellicola in cui ha recitato come Dio comanda è stata Casinò.

Il resto è una puttana, no, puttanata.

Capolavoro!

Oscar alla Migliore Sceneggiatura originalissima eppure non Originale perché ispirata alle due precedenti opere dell’Argento e del Guadagnino.

Di mio, ora devo prepararmi il tè e ficcare il prosciutto crudo nel panino.

Sono la “schizofrenica” Susie Bannon?

Ma che state a di’?

Voi vi giocaste il cervello, fidatevi.

Cosa ne penso di Dakota Johnson?

Sì, una buona passerona ma, essendo io erede del santo già succitato, nato a Giovanni di Pietro di Bernardone, non credo che Dakota parlerà col mio uccello.

E ho detto tutto.

Ma comunque è ancora presto per esalare l’ultimo Suspiria, anche se la mia vita è un De profundis.

Ma non quello del sottotitolo del Guadagnino e nemmeno l’opera omonima di Oscar Wilde. Perché non sono omosessuale.

Sono solo un uomo profondo, tanto profondo che, a forza di pensare e sognare, non ho più fondi.

Andrò a scommettere sui cavalli, ricordando quei momenti irripetibili in cui adorai quelle cosce immani di Sharon, che cavallona.

 

 

 

di Stefano Falotico

Sono il commediante, Ash dell’Armata delle tenebre, il più grande genio della storia, credo sia oramai palese e inconfutabile


06 Mar

Armata delle tenebre

Ebbene, vi presento questo video in cui il grande Antonio Gallo presenta la mia opera Il commediante, libro che dovete acquistare per assurgere a dimensioni più elucubranti e rallegrar le vostre vite spesso ripiegate in afflizioni senza speranza. Io do vivacità alle anime spente e le rinvigorisco, forgiandole al sapere onirico della nostra rinascenza. Sì, esercito di zombi e scheletri ambulanti, schieratevi in battaglia perché qui stiamo parlando della vostra vita. E dovete averla a cuore se non vorrete risvegliarvi un giorno e rimpiangere ciò che poteva essere ma la vostra stupidità, i vostri autoinganni vi hanno costretto in dimensioni poco sagaci, poco ruspanti, poco voraci, e mentiste alla vostra coscienza, allineandovi al porcile di massa, scoprendo che rinnegaste solo le vostre vere passioni soltanto per far felice una cretina che, peraltro, era l’unica che un po’ vi cagava.

Secondo il Morandini, L’armata delle tenebre del Raimi (e qui c’è l’assonanza con Morandini, ah ah), è la storia di un grullo che mette in discussione tutto e fa saltare completamente il cervello a tutti. Secondo Morando, è un film per persone dall’età mentale di 12 anni o per snob capaci di cogliere gli echi di Paolo Uccello…

Secondo le nuove generazioni, è un capolavoro assoluto, che alla sua uscita fu enormemente incompreso, tant’è vero che per questi qua, fanatici le cui esistenze sono molto “obiettabili”, hanno allestito una limited edition in super Blu-ray piena di contenuti specialissimi che entrerà ufficialmente in vendita l’8 Marzo.

La verità dove sta? È un film da storia del Cinema come professano i suoi indefessi estimatori o un filmetto al limite solo divertente, scacciapensieri e un po’ demenziale?

La verità, come in tutte le cose, sta nel mezzo. Un film da sette, perché indubbiamente la sua visione scorre liscissima e te lo godi immensamente ma, suvvia, non esageriamo. È anche una bella cafonata un po’ stupidina. E, onestamente, spendere 80 Euro per “collezionarlo”, mi pare qualcosa che si possono permettere solo i tonti.

Ma chi sono i tonti? Secondo il dizionario Treccani, il tonto è colui che è “malato” di stupidimento, una persona affetta, e probabilmente incurabile, da buaggine, imbecillità, castronaggine, microcefalia e ocaggine.

Insomma, il contrario del Falotico, che in quanto falotico (cercatene il significato sempre sul vocabolario) è essere geniale, stravagante, bizzarro e non inquadrabile, dunque di gran cefalo, di cervello sofisticato, sconfinato e, stando a quello che dicono le donne, anche dotato di un uccello come la motosega di Ash.

Insomma, chi nasce tonto non può morir quadrato, forse come lavoro farà il quadro e, avendo poca fantasia, non arrederà la sua casa di bei quadri, passando la vita a giudicare il prossimo secondo la sua ottica distorta, e cercando d’inquadrare perfino me, che in quanto non catalogabile dal suo cervello piccolino, non può rientrare nelle sue classificazioni generiche e stolte.

Ora, molti si chiedono: ma cos’è successo a Stefano? Questo ragazzo che stava sempre zitto e che, a prima vista, appariva come tonto, veniamo a scoprire che è il genio numero uno della storia?

Ecco, se avrete la pazienza di ascoltare questa mia storia, per quanto incredibile possa apparirvi, se abbandonerete i vostri pregiudizi, ve ne incanterete e mi darete ragione. La ragione non si dà ai matti ma agli uomini oltre l’umanità cretina e vanagloriosa.

Ora, mi ricordo, e la mia memoria, sapete, mai mi tradisce, che andai a Roma a Gennaio del 2003 a vedere l’anteprima italiana di Gangs of New York. Alla presenza di Scorsese, di DiCaprio e Day-Lewis.

Improvvisamente, venni colto da uno strano malessere e stetti per svenire. Sì, ero stato a Roma in gita scolastica nel lontano 1992, più di dieci anni prima, e in quel periodo ero estremamente sano, amavo la vita e, posso dirvelo, a patto che mi crediate senza batter ciglio, c’era una bella biondina, di nome Tiziana, che detta fra noi voleva leccarmi l’uccellino…

Poi, il mio uccello appunto svenne, non venne e nelle mie malinconie si svenò…

E, in quel giorno della premiere di Gangs of New York, tutto mi riapparve chiarissimo.

 

Da allora, nessuno psichiatra ci ha capito un cazzo. Ed è stata un’immonda barzelletta e presa per il culo.

Il resto lo sapete…

Insomma, diciamocela senza infingimenti, la mia vita è stata una stronzata per molto tempo, è giusto che ora sia un capolavoro…

 

 

di Stefano Falotico

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