Posts Tagged ‘Delirio’

Buon 2023 a tutti – Fantasia da Lenny Nero, da Ralph Fiennes di Spider o, giustappunto, di STRANGE DAYS?


01 Jan

Bigelow Fiennes Strange Days

Cari pupazzi, non di neve, siete sempre nervosi e io son nevoso, cioè mi sciolgo al Sole come una donna quando, non più fredda in quella zona erogena, va in ebollizione se assiste a una virile ed eccitante erezione, cazzo. Cari pupazzi, non sono pazzo a recitare ‘sta roba e non amo le finte suore. Se m’incazzo, so’ cazzi, Cristo santo!

Tanti anni fa, il famoso Gianni Rodari, specializzato nel “rimario”, sì, esperto d’infantili rime baciate e poco, a mio avviso, baciante e scopante donne arrapanti, dunque un frustrato della madonna, per stemperare la tensione della sua vita incolore e poco in calore, a mo’ di ecumenica consolazione utile, al massimo, per elevarlo, no, levarsi il medico di torno, scrisse una gnocca, no, una nota filastrocca, ovvero la seguente, miei dementi. Edita, col titolo Filastrocca di Capodanno, contenutisticamente banale, no, contenuta nella silloge poetica, no, collana coi diamanti, no, raccolta Filastrocche in cielo e in terra. Voglio ivi leggervela e subito asserire testé e tostamente che trattasi di bambinata abissale adatta forse ai boomer da Coro dell’Antognano sui generis e su demenza senile galoppante che, delusi da una vita ricolma di amarezze ed immani scontentezze, scevra di metaforiche amarene, si trastullano in forma buonista a godere dei pensierini della buonanotte più simpatici e carini, miei bambini e uomini col cervello, anche qualcos’altro, decisamente piccolino:

Fammi gli auguri per tutto l’anno.

Voglio un gennaio col sole d’aprile,

un luglio fresco, un marzo gentile

voglio un giorno senza sera,

voglio un mare senza bufera

voglio un pane sempre fresco,

sul cipresso il fiore del pesco;

che siano amici il gatto e il cane,

che diano latte le fontane.

Se voglio troppo, non darmi niente,

dammi una faccia allegra solamente.

Sì, una poesiola falsa a cui replico robustamente con un componimento invece onesto, eh già, mia gente maldestra e poco desta…

Fammi un bonifico da mille Euro ogni dì, voglio un gennaio freddo emotivamente per gli altri e caldo sessualmente sotto le coperte per me, un luglio di me ubriaco, sì, “bresco” come dicono a Bulåggna, patria della lasagna, un marzo già primaverile, voglio almeno un giorno in cui non far una sega o farmele tutte, no, farmene mille senza moralismi da mezze seghe, voglio un mare di Rimini senza più megere, voglio un pene sempre croccante, bollente, frizzante e caliente quando cala la sera e lei calerà le mutande scioltamente, voglio il pane senza far niente, leccando sol il tuo seno di pesca (ah ah, dove le pesco, miei pesci?);

che siano amici il gatto e il cane, anche il topo da biblioteca e una bella topa da bacheca, che diano latte i lor capezzoli per la fontana spumeggiante della mia suzione con tanto di eia… one e meraviglioso “spumante”, sì, la voglio, dammela o non riceverai da me nu’ cazz’, dammi una fica allegra solamente senza che me la trombi, no, a meno che poi le palle mi rompa perché vuole una porca, no, la Porsche e, dopo il fenomenale coito, pure un esoso conto in banca, altrimenti la darò in pasto al branco sporco.

Per questa mia poesia non riceverò le lodi dei professori di Harvard ma assomiglio a Charles Randall, sì, quello di Righteous Kill con De Niro e Pacino, il quale, esausto ed esasperato dall’ingiustizia subita, disse ai detective bastardi incarnati dai succitati mostri sacri:

le viole sono viola, le rose sono rosse, voglio ficcarvi il mio c… o nel c… o.

Sì, un uomo vero in questo mondo infetto.

E parafrasando personalmente Pacino nel finale di questo film di Jon Avnet:

davanti a me s’erge un uomo retto in questo mondo imperfetto, un uomo senza peli sulla lingua che non racconta falsità per leccare quelle pelose, no, il prossimo con ruffiana ambiguità odiosa, un uomo ignudo in mezzo a un paludare bosco pieno di lupi, un uomo sincero forse dalla brutta cera eppur non ancora pronto all’unzione con tanto di cerini, un uomo rinato che ha appena urinato e dagli stronzi non è stato mangiato, un uomo che mangia a sbafo alla faccia dei fessi e di chi pensa che sia sbagliato il vivere non omologato e normalmente stipendiato, sì, un uomo salariato, no, esaltato o solo salato, poi dolce e adorante del pen’ bagnato in un mondo che non l’ha inculato.

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di Stefano Falotico

 

 

Burbanza inquisitoria, requisitorie, la retorica, le oche, il superomismo e le indagini aleatorie


23 May

Prove tecniche di trasmissione? No, di copertina.

J’Accuse, atto accusatorio ineludibile della mia ricerca di giustizia inestinguibile.

Bologna HARD BOILED & l’amore ai tempi del Covid, miei prodi.

Chi mi ama così come sono non mi persegua ma mi segua. Chi necessita di biglietti di giustificazioni, eh già, soffre d’indisposizione genetica.

Io insisto e, imperterrito, la mia strada perseguo, inseguo.

(In)Seguitemi, ah ah!

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di Stefano Falotico

 

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Il Cinema e la nostra vita risiedono in uno sguardo, puro trip lynchiano a base di Heat


16 Apr

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THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, Sissy Spacek, 1999, ©Buena Vista Pictures /

THE STRAIGHT STORY, Richard Farnsworth, Sissy Spacek, 1999, ©Buena Vista Pictures /

Una delle lezioni principali di Psicologia (se non mi credete… non mi credete e basta) è questa:

il futuro psicologo deve immediatamente, dimenticandosi del suo modo di ragionare, cancellare sé stesso e imparare a entrare in empatia col paziente.

Soltanto una volta che avrà scandagliato a fondo la sua anima, dopo che il paziente gli avrà rivelato il suo inconscio, può avvenire il transfert. Che può essere istantaneo o succedere dopo cento sedute.

Se invece lo psicologo, dapprincipio, ragiona con la sua mente nel giudicare l’anima a lui esterna, cioè quella del paziente, lo psicologo è pessimo, cioè da manicomio. E necessita di un trasferimento.

Ah ah.

È così.

Tutti noi abbiamo vite diverse. Uno entra in coma, che ne so, a 25 anni e si risveglia dopo trent’anni.

La sua vita, la poca rimastagli peraltro, sarà giocoforza diversa da chi a 25 anni aveva realizzato Quarto potere. Perché Orson Welles a venticinque anni era solo all’inizio del suo rivelato prodigio. E anche del suo pancione che sarebbe cresciuto a dismisura.

E forse Orson invece ha accusato acciacchi e sintomi quasi da demenza senile a età decisamente avanzata.

Mentre tuo fratello è diventato schizofrenico a 13 anni e a cinquanta si è risvegliato dal suo torpore.

Una donna ha dieci figli e un’altra donna sua coetanea invece è lesbica. E non ha adottato nessun figlio.

Un altro non ha affittato neppure un film a noleggio.

Tu sei un operaio che ama Shakespeare mentre quel professore universitario ama Michelle Hunziker. E fa solo i cruciverba. Perché è laureato in Fisica e della Letteratura non gliene frega nulla.

Tu invece sei letterato ma non conosci Mishima.

Mishima era un genio. Questo è poco ma sicuro, assodato.

Così com’è conclamato che, parimenti a Kurt Cobain, si sia suicidato. Mishima si è ammazzato con un suicidio rituale, Cobain invece solissimo. Forse nello scantinato.

Non era uno scantinato? Allora era un uomo fortunato che però era tormentato più di uno scalognato.

La domanda che dobbiamo porci è perché si siano entrambi suicidati.

 

Maramao perché sei morto?

Pane e vino nan t’è mancate…

La ‘nzalate sté all’uerte

Ninghe Nanghe, peccé sì muerte?

 

Già, Mishima perché sei morto? Eri da tutti acclamato come un bell’uomo e soprattutto come scrittore di alto borgo.

Cobain eri belloccio, se non ti andava bene l’amor di Courtney Love, sai quante altre stronze a cui potevi “suonarle?”.

Ah ah.

Sono morti perché, arrivati a un certo punto, hanno capito che qualsiasi cosa avessero fatto e ottenuto, già, la loro vita non aveva più senso.

Avrebbero potuto vincere cinquemila premi ed essere osannati da chiunque, avendo gioie a bizzeffe, soldi a palate (che già comunque avevano) e perfino tante “patate”.

Ma la loro anima si era spenta.

E non vi è rimedio alcuno quando si giunge a questo stato o stadio. Insomma, due uomini poco ultrà! Ah ah.

Come forse non v’è soluzione per noi tutti. Solo una squallida continuazione…

La vita è una perenne illusione. Finché esiste questo sogno, trasfigurato semmai nelle arti, nella Musica e nel Cinema, esiste l’orizzonte, lo sguardo oltre il quotidiano mondo invero tanto immondo.

Finita l’illusione, spentasi l’anima, puoi avere anche tutto il mondo ma il tuo stesso mondo non ha senso di esistere.

 

Morale della favola: siamo tutti fottuti dalla nascita, siamo vivi solo perché continuamente illusi.

Illusi che domani lei s’innamorerà di noi, illusi che invece lei andrà con un altro perché non la sopportiamo più ed è meglio che s’innamori di quell’altro. E ti chieda il divorzio. Sennò è un casino.

Illusi semplicemente che la vita non sia Mulholland Drive.

O forse lo sia perché c’illudiamo appunto che sia un capolavoro indiscutibile e unanime.

E invece è solo Twin Peaks 3, un profondo, straordinario incubo pazzesco.

Ugualmente un capolavoro.

Per me lo è, per altri no.

Per te la tua vita è bellissima, per me no. Per te la mia vita è bruttissima, per me è Isabella Rossellini di Velluto blu.

Insomma, spesso deliro più di Lynch.

Ma il bello è questo. Non posso essere davvero De Niro. E nemmeno vorrei esserlo. Fra qualche giorno inizia il suo Festival. Sai che palle…

Da cui il famoso delirio denirante.

Anche pacinesco.

E, in queste dune di elucubrazioni da Strade perdute, ecco, ci sta il netto, assonante andate a…

Comunque, per farla breve, secondo voi in questo preciso istante a cosa sta pensando il signor Lynch?

Forse sta pensando che deve aprire il frigorifero e bere una Coca-Cola. Potrebbe essere…

Mentre credo che voi stiate pensando che io sia pazzo. Forse l’avete sempre pensato. Io ho pensato la stessa cosa di voi. Credo di sì.

Da cui il celeberrimo Una storia vera.

In questo scritto mi sono superato.

Se non mi danno il Nobel stavolta, vado a farmi un viaggio col trattore. Fermandomi anche a una buona trattoria.

 

 

di Stefano Falotico

Le riprese del Joker con Phoenix sono terminate: ecco l’ultima foto dal set di effetto blu notte


04 Dec

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Sì, le riprese di Joker sono finite così come sono finite, per fortuna, molte delle vostre vite. Finalmente, dopo un’intera vostra esistenza passata a lamentarvi, avete compreso in un attimo di lucidità imbarazzante che siete giunti al capolinea.

Giunti che siete a tale conclusione, per un attimo pensaste di non suicidarvi. Semmai noleggiandovi un film scacciapensieri con un’ottima passerona che, per trenta secondi, sì, tanto non durate di più, vi ha rallegrato di una masturbazione lievissima. Tale che, in quel mezzo minuto da uomini minutissimi, credeste davvero che la vita è bella e la vostra condizione umana fosse migliorabile. No, è stato solo uno zampillo, un’esplosione… momentanea, un istante abbastanza breve di gioia e fazzoletto sporcato.

Invero, dopo esservi puliti in bagno, vi siete specchiati, ancor più consapevoli della vostra pochezza.

Al che, accendeste Facebook in cerca di quelle frasi consolatorie che vanno tanto di moda, del tipo: se pensi di essere stato sminuito, tirati su, tira fuori le palle, fottitene, è il momento di essere Mel Gibson di Braveheart.

Oppure, sì, nella vita hai subito batoste devastanti ma ricorda che a fine del prossimo anno uscirà nei cinema Rambo 5. No, non è ancora arrivato il tempo di morire. Venderemo cara la pelle e le palle.

O frasi da donnette del circolo del cucito: ricorda che lui tornerà da te perché solo tu sapevi farlo ridere e gli preparavi un buon risotto con le patate…

Sì, tutti sanno che Babbo Natale viene solo una volta all’anno. Cazzo, per gli altri 364 giorni, con l’eccezione del bisestile, manco si tira una sega. Roba che il Dalai Lama, in confronto, è un pervertito.

Sì, nella mia vita, fratelli e sorelle, ne ho viste tante… ragazzi che studiavano al Classico e resero ricco Valerio Massimo Manfredi. Perché erano convinti che sarebbero passati alla Storia.

Oggi, coscienti che non saranno mai Alessandro Magno, sono depressi e bulimici. Magnano come dei porci di Roma con tanto di macedonia!

Mezz’ora fa, son stato al bar. Sono entrati una nonna tanto simpatica e suo nipote di forse dodici anni.

E ho pensato: beati loro, questa ha già un piede nella fossa, il ragazzino invece ha ancora cinque sei anni per poter essere spensierato. Poi capirà che dovrà andare dal gastroenterologo.

Eh sì, il mio condominio è pieno di fegati amari.

Oggi, hanno recapitato a ogni singolo condomino le tasse appunto condominiali. È stato un delirio. Il signor Lucchi, uno dei miei vicini di casa, quello che nel mio video su Basic Instinct bussa contro il muro, chiedendomi di abbassare il “volume” della registrazione, ha avuto un mezzo infarto quando, aprendo la ricevuta, ha letto la cifra da pagare.

Ora, vi racconto questa. Sì, non sono un grande appassionato della Serie A. Ma non ho bisogno di essere abbonato a Sky per sapere quando il Bologna ha fatto goal. Se il sabato, in caso dell’anticipo, o la domenica il signor Lucchi urla come un dannato, significa che il Bologna sta vincendo. Se poi l’urlo diventa come quello di Tarzan, capisco che la partita è finita e il Bologna ha vinto.

Sì, sua figlia non stava messa molto meglio. Mi ricordo che, moltissimi anni fa, saranno state le tre di notte… ero lì che mi stavo dolcemente masturbando su Patricia Arquette di Strade perdute. Quando, al culmine della mia eccitazione, nella scena in cui Patriciona, di tette abnormi nel deserto, si mostra totalmente ignuda con tanto di effetto lynchiano, sono tremate le pareti. No, non fu il terremoto ma il peto ciclopico della figlia del Lucchi. Che, durante la dormita, l’aveva mollata di brutto.

Sì, non riuscii a reprimere l’eiaculazione galoppante e, per lo smottamento dovuto alla flatulenza frastornante, mi tagliai la cappella con l’unghia del pollice tutta spappolante. Ah, che orgasmo. Da film horror demenziale.

Nonostante il dolore tremendo, roba da Ben Stiller di Tutti pazzi per Mary, tutto tornò al suo posto. E il mio glande si riparò in un paio di giorni con tanto di pene alla penicillina.

Invece la figlia del Lucchi è passata dalle scoregge alle lavande gastriche. Eh sì, fa le seratine…

Insomma, la faccia di culo è questa: o l’accettate com’è o son cazzi vostri.

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di Stefano Falotico

Twin Peaks: molti sono curiosi di vedere la mia casa, ebbene ve la mostro


07 Apr

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Qui abita il Genius, l’uomo più invidiato del mondo, per via della sua inconfutabile elevatezza, della sua indole poetica e della sua mente oltre i confini dell’immaginazione.

Poi, ci sono i mediocri che affibbiano patenti oscene che io “distorsi” poiché sono pirandelliano e non sono classificabile… ah, state lontani dalle megere… mi sembrano la madre di quella “disgraziata” della Palmer. Poveretta…

Sì, dovreste essere fieri di avere un uomo come me, poco adatto alle nefandezze della frivolezza di massa e cuore puro da sognatore giammai abbattuto.

Mi dispiace per quelli che si sono arenati a una vita mestamente “felice”. Avranno da pagar le bollette e hanno perso da parecchio la bussola… insomma, dei bolliti.

Invece, io viaggio fra scossoni, bollori e botte in testa, senza bottane ma comunque amante delle sottane…

Perché, “sotto sotto”, i mediocri dinanzi al vero piacere se la fan sotto, e io invece io me la faccio pure di lato. Sono, sì, un uomo ubiquo, senza perfetta collocazione, eppur “obliquo” lo ficco in quel posto a chi vorrebbe rendermi sghembo o trattarmi da elephant man…

Sì, mi guardo allo specchio, il mio naso è lungo ma non dice le bugie come Pinocchio, a differenza di molti noiosi e ammorbanti quattrocchi, ed è parimenti proporzionale di lunghezza a “qualcosa” che sta nel mezzo di “dura” interezza. Sì, emano molta tenerezza e le donne, intenerendosi, propendono poi a trattarmi con “durezza”. Non è male come tattica, no?

Sì, son ancor intatto e lei, donna, mi tatti pure. Sono un intoccabile ma se lei mi toccasse anche io la toccherei. Sì, racconto la mia storia alle donne e loro dicono che è molto toccante…

Questo si chiama il “tocco magico” del Genius. Un uomo molto toccato, toccatissimo.

Per fortuna…

Insomma, mi fanno quasi tutti un baffo.

Sì, bisogna prenderla con filosofia. Lei invece come la prende? Con ragioneria? Mah, sarà… cioè, quando la sua donna si mette a novanta, lei dopo il lavoro continua a fare l’impiegato? Ah, siete colleghi. Anche lei ha una vita impiegatizia, diciamo… Ma che bella messa in piega…

La faccia da culo c’è? Sì sì… eccome.

In poche parole, non mi si può perculare. Diciamo che sono “erculeo”, nel senso romanesco di intercul’…

Non sono mai stato un fifone, questa è una diceria delle malelingue. Son sempre stato un figone, purtroppo…

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di Stefano Falotico

Le solite giornate stressanti della nostra vita amletica


03 Apr

American Hustle

Sì, spesso la vita non è come l’avevamo sognata. Insomma, quando avevo tredici anni, chissà perché, mi ero iscritto al Liceo Scientifico e avevo sogni d’astronauta, poi m’innamorai del Cinema di Scorsese e degli anni Settanta, diciamo anche che “impazzii”, sì, per dovere morale alla coscienza che non può più mentire, sì, lo confesso, il mio cervello sbandò e visse di nottate da licantropo, forse memore del film con Michael J. Fox, Voglia di vincere, ma anziché trionfare da “lupetto” divenni un po’ “infetto”. Alcuni, i maligni, dicono inetto, io continuo a credere che fossi in quel periodo un po’ bimbetto con un bell’uccellone. Sì, un mezzo guaglione eroticamente sempre “ardente” eppur poco nella realtà “ficcante”. Sì, scalognato, vessato, angariato, di offese subissato, crocifisso e forse di miei rituali un po’ fissato. Eppur di nuovo nella vita giornaliera mi son issato, ancor spesso nel costato trivellato e dai cattivi “sodomizzato”. Eppur si va, e i dì si fan impegnativi, ardui e strenuo (r)esisto nel casino generale, ove laureate in Girisprudenza mi fan prudere di rabbia perché si son prese il titolo solo per legiferare su chi non ha una casa, altro che cause. Son donne “buone”, sì, quasi tutte queste son pimpanti, han fisici slanciati, son statuarie e sanno come circuire un maschio, irretendolo nella loro spirale di calze a rete “illegali”.

Sì, a dire il vero sono solo delle fanatiche del culo, quello che hanno loro dopo ore di palestra tonificante e quello di chi si son scelte come fidanzato, un tipo che fa invidia all’avvocato Agnelli. Ah, mie caprette, dovete conoscere la “Costituzione” di queste donne, donne che vogliono i soldi e non voglion restar sole. Non fraintendiamo quando dico sole. Non creiamo disambiguazioni. Sole non sta per la sfera che illumina la Terra, né come abbreviativo un po’ in romanesco di suole, né come sostantivo per identificare le persone rimaste in solitudine, io parlo di vere sòle, cioè donne che sono una fregatura, sì, vi raggirarono, e fu solo un piacere imbrogliante. Sì, quando stavate con loro v’imbrodaste ma ora siete rimasti di nuovo soli senza Sole e al tramonto bevete un brodino aspettando il rosso di sera ché bel tempo si spera. E, sperando, va la malinconia andante.

A parte questa constatazione, questa afflizione, so che le abbuffate pasquali vi hanno reso pienotti come Christian Bale di American Hustle. Sì, prima del giorno della Redenzione, pesavate trenta chili in meno e, adottando un metodo naturale d’ingrassamento, “puro” Actor’s Studio non premeditato, adesso potete competere per interpretare la parte di Jake LaMotta in Toro scatenato, sì, quando Bob De Niro diventa un panzone deforme.

Ieri sera, ho visto finalmente Assassinio sull’Orient Express di e con Branagh. Ecco, avevo letto cose infami su questo film. Questa gente si dovrebbe vergognare di dichiararsi critica. Criticasse la sua pochezza, più che altro, e si astenesse da giudizi affrettati, ché poi non si distorcono solo i film di qualità ma anche le persone di giusta sanità. Date valore agli uomini di buona volontà!

Ad esempio, alla fermata dell’autobus vedo sempre un tizio che mi sembra un deficiente e mi asterrò qui dal dirne il nome, ma probabilmente è un genio ed è solo il mio occhio, diciamo, “epidermico”, che lo giudica a “pelle”, ad averlo relegato in un’infima categoria sociale. Semmai, se avessi modo di conoscerlo, di entrare in empatia col suo vissuto interiore, non mi limiterei a un voto così ingiurioso.

Vabbe’, leggetevi la mia recensione e capirete che so, so… Sembra che io non sappia poiché vivo una vita da seppia, eppur io sempre seppi, lo sa anche Giuseppe. Facciamo il presepe, sì, dopo Pasqua viene Natale e Pasquale è il nome reale di Banfi Lino.

Stamattina, ho dovuto scrivere degli articoli in cui non credo molto ma servono per sbarcare il lunario.

Quindi, dopo un pranzo lauto, rincominciarono le cose odierne poco liete.

Sì, ricevo una mail da IBS.it, e mi han detto che il mio ordine di Twin Peaks non può essere completato perché PayPal non “risponde”. Invero, la carta di credito mio prepagata è scaduta, dopo dieci anni, proprio il 4 Aprile, giorno di Pasqua, no, invero è oggi, no domani, ma a quanto pare la banca, insomma, che casino! E dire che l’ordine l’avevo effettuato il 29 Marzo e pensavo che mi avrebbero spedito il “prodotto” prima della scadenza. Al che ho dovuto aggiornare il metodo di pagamento, inserendo la nuova carta, in questi giorni arrivatami, dunque è partito in automatico l’ordine ma, nel frattempo, manualmente avevo ripagato lo stesso ordine. Insomma, partirono, son partiti due pagamenti. E io stavo partendo… oh, nessuno ha voglia di rimetterci dei soldi. Perciò ho dovuto telefonare all’assistenza clienti e spiegare l’equivoco. Il problema pare risolto.

Ecco, risolto un problema se ne presenta un altro. Una mia amica mi dice che il video di presentazione del mio ultimo libro, da me scrupolosamente allestito, non è riuscita a scaricarlo, o meglio è scaduto il file WeTransfer.

Per fortuna l’avevo salvato, e ho dovuto rispedirlo. Ma dico… se lo spedii perché dovetti rimandarlo? Ah, qui si rimandano le scadenze.

Ah, quello mi è scaduto. Io non son decaduto, ma decadente.

Al che mi telefonano… è arrivato il lettore Blu-ray che avevo ordinato ma oggi pomeriggio non posso ritirarlo.

Sabato scorso, a mezzanotte e mezza, mi han suonato al campanello. Era un amico dell’inquilino terzo piano che aveva sbagliato, ma siamo sicuri che sbagliò?

Si pena, si pensa, e tutto pesa ma pigliamola con filosofia. Sì, potrei laurearmi in questa facoltà. Ma non sono facoltoso. Insomma, è una scelta facoltativa ma bisogna essere abbienti per certi “ambienti”. Lei è benestante? Ben le stia, evviva le carestie!

 

di Stefano Falotico

Siamo stanchi dei “critici” scolastici e degli “informatori” odierni


19 Jun

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In tempi di assoluta “compostezza” formale, ove pare che per scrivere qualcosa ed esprimere le proprie idee bisogna essere “educati” da qualche pedagogo della “giustezza”, ricevetti molti attacchi riguardo un mio recente scritto su Avildsen, che ironizzò/ai sulla sua morte con goliardico spirito, non “pio”, dissacrante. Alcuni ne furono infastiditi e mi consiglia(ro)no di essere più moderato e “informativo”. Ah che barbosa noia sarebbe mi adattassi alle “regoline” delle “scienze delle comunicazioni”, ribadisco con orgoglio una “facoltà” che andrebbe abolita perché portatrice di mediocrità, di quella che Burroughs parafrasava come burocrazia peggiore del Cancro. Io son cuore selvaggio e le mie sortite “lynchiane” non piacciono e vengon prese per guazzabugli linguistici cervellotici di scontata imitazione del Carmelo Bene.

Replico di tutto mio (ar)dire, dando fiato alla mia libertà non (puni)bile e non tacciabile di “educazioni” di qualsiasi natura “costrittiva” e limitante. Se voleste che mi “allattassi” alla “spiegazione” della trama, be’, compratevi un Bignami della “Critica” perbenista, e lasciatemi perdere. Sì, più si perde più si diventi agguerriti e circensi nella creatività, nel libero sfogo anche “pleonastico” e poco tollerato di sconfinare in territori di espressione e immaginazione selvatici e oserei dire “creaturali”. Che bellezza, questo/a lo è!

Ciao, caro “amico”, una lunga disamina la tua e parzialmente condivido. Il mio stile è abbastanza particolare e, a prima vista, può apparire scontato e privo di contenuti, ma odio le noiosità scolastica e l’esser troppo seriosi, quindi volteggio in un mare di parole, in un profluvio oserei dire orgiastico, ognuno le (in)tenda come vuole. Se altri mi reputeranno un imbecille che sciorina cazzate, li lascio nella loro limitatezza, spazio in cui credo tu non sia incluso perché, nel tuo consiglio, sei stato molto educato e ciò denota che non appartieni a coloro che, senza conoscendo una persona, si son lanciati in offese perentorie e attacchi ai limiti della denuncia. Non me la tiro da Carmelo Bene, ma è sicuramente un modello ispiratore e non vi rinuncio a emularlo con esiti alle volte ridicoli o grossolani. Ma chi vuol leggermi mi legga, altrimenti se non gli piaccio si astenga. Non è obbligato e non glielo ha prescritto il medico, può rivolgersi a qualcosa per lui più immediato, didattico e comprensibile. Ciao.

di Stefano Falotico

SOMETHING WILD, Ray Liotta, 1986

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Deliri in De Niro


18 May

 

Molti m’irridon, ché giunti all’età “coscienziosa” della “ragione”, son “assennati” di vita “reale”, oserei dire, patetica e melensa, di “bandiera bianca” delle ambizioni che s(c)orsero scattanti e s’inflaccidiron arenate, di claudicanti passi “fortificati” o “omertosi” d’un talento asfittico, causa le repressioni “adulte” a cui han ammansito il “galeone” delle proprie navigazioni.

Nella poesia, nell’Arte, nell’immaginazione, che invece “schedano” e “ischeletriscono”, imborghesiti, nell’”impaginazione” ben “(uni)formata, in un “corpo testo (forse testamentario, dunque già, di “unzione” a una morte dell’anima e del suo gift, sacramentata” in biascichii e mormorii anch’essi affievoliti), nella vividezza ai colori, adesso ingrigiti, alle gioie, adesso tristi e spente, all’amor che si mostra per quello che è, e non ha bisogno d’”urlarlo” in canzonette ove si svende solo sentimentalismo da “mercati ortofrutticoli” dei propri “limoni”, ove voci, “inquadrate” da confettini di zucchero, si “sciolgon”, accoccolandosi al caffettino di baci sempre “ponderati” e mai sfoderati d’energia erotica e di sapor di membra, di labbra a(ni)mate davvero.

 

Quando questa tetraggine m’incupisce, nel peggio mi “stupisce”, combatto le malinconie “immolandomi” a un Uomo nei cui occhi “rinvengo” inorgoglito, ché, camaleontico come Lui, non sono io ad “adattarmi” al personaggio, ma me stesso a trasmutarmi, a “nuotarvi” dentro fra mille emozioni, uno, cento, mille e più viaggi, “allunato”, lupo, “neonato” come se spalmassi il mio corpo nell’effervescenza, “soporifera” ma pura, “religiosa” ma anche titanica, “greca” o anche futurista, postmoderna o “antiquatamente” retro, vintage, sì, di vino e divinissimo.

 

Così, fra letture del mio “Medioevo”, troni di spade, regine che mi adorano e immagini ardimentose che m’ipnotizzano, sempre m’appare quest’Uomo, prima vaporoso e poi in carne e ossa.

 

 

 

 

Ciao, grande Jack Walsh, ci rivedremo ancora io e te, vero?

 

(Stefano Falotico)

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)