Posts Tagged ‘De Niro’

Il mondo si divide in 3 categorie: Ordell, Melanie e Louis


21 Jan

jackie brownOrdell è il classico mariuolo arricchito, giaculatorio e padre-padrone, molto coglione, esemplare “altissimo” di uno che crede di aver capito tutto della vita e della figa e non ha capito un cazzo, nemmeno il suo cazzone, uno che ha sfruttato il fenomeno dell’immigrazione, fregando Salvini, per trafficare anche con la sua “arma da fuoco” alla Donald Trump, tenuta ben “calda” dalla sua gattina Melanie, ragazza zotica californiana da Red Hot Chili Peppers che ama smaltarsi le unghie e scambia una tamarra col mitra per Demi Moore, che detto fra noi come attrice è pure peggio di quella indecente comparsa ch’eppur fa la sua porca… figurina. Louis è uno che non ha molto da dire, spento, strafumato, disilluso, appesantito, rincoglionito, che ama guardare Piero Angela su Quark nelle repliche tardo-domenicali e ascolta le canzoni “meravigliose” di Domenico Modugno. La sua compagna nella vita potrebbe essere la conduttrice più attempata e mielosa di R 101, la radio buonista per eccellenza e piccantina solo nelle scabrosità da gossip casareccio, a cui offrirebbe la sua “esperienza” in campo di rutti e petarelli, intervallando le melodie “musicali” con qualche stronzata liscia come un cocktail col ghiaccio.

Immagino un dialogo a tre…

Melanie: – Secondo te, Ordell, Gary Oldman quest’anno vince l’Oscar?

Ordell: – L’Oscar, piccola, è una cagata filoamericana di quei bianchi politicizzati e non ha niente ha che vedere con Curchill. Cuciti la bocca, altrimenti ti tratterò come Greta Gerwig in uno di quei film del fidanzato hipster Baumbach.

Melanie: – Secondo te, Ordell, Woody Allen merita queste violente accuse?

Ordell: – Sinceramente, domani devo pagare la rata del mutuo di questa villetta, mia stronzina. Di quello che ha combinato l’uomo di Manhattan, ci penserà il sindaco di New York. Tu che ne pensi, amico Louis?

Louis: – Può darsi.

Melanie: Meryl Streep è sempre la Streep.

Ordell: – Sì, con molte rughe in più e il lifting alla Lilli Gruber. Tu che dici, Louis?

Louis: – Mi piace Tom Hanks. In Forrest Gump mi è piaciuto.

Melanie: – Philadelphia vi piace?

Ordell: – Il Philadelphia Kraft va che è una bellezza quando te lo spalmo sulla “cosina”, vero? Ah ah. Louis, sei d’accordo?

Louis: – La maionese Calvé è buona sulle patatine…

Melanie: – Oggi, vado dalla parrucchiera.

Ordell: – Sì, vai pure a tagliarti i capelli. Dì alla parrucchiera di tagliarsi i baffi. Louis, perché non ti tagli quei baffoni? Fanno merda.

Louis: – Sì, sì, li taglio. Me le taglio…

 

Il resto è una laurea in qualche facoltà per diventare uomini “facoltosi” senza grillini per la testa.

 

di Stefano Falotico

De Laurentiis e i tifosi del Napoli… Verdi di rabbia, De Niro di canuto pelo ispido, e gli echi dei miei occhi che editano un nuovo libro, mentre Joaquin Phoenix ha perso le rotelle…


16 Jan

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Joaquin Phoenix stars as John Callahan in DON'T WORRY, HE WON'T GET FAR ON FOOT.

Joaquin Phoenix stars as John Callahan in DON’T WORRY, HE WON’T GET FAR ON FOOT.

Ebbene, Simone Verdi rimane in rossoblù. Dopo un tira e molla estenuante, quando i giochi sembravano oramai fatti, quando ieri doveva essere dato l’annuncio ufficiale del suo trasferimento in casa partenopea, il talento delle Due Torri ha mandato a monte i piani della dirigenza azzurra. Perché, dopo mille tentennamenti, dopo un’eterna indecisione, sì, da tifoso del Bologna posso dire in tutta fierezza che ha fatto la scelta giusta. Sì, a Napoli avrebbe guadagnato una cifra da capogiro e sarebbe approdato a una squadra che ambisce giustamente, visto il suo fior fiore di giocatori, allo Scudetto. Ma Verdi si è affezionato alla nostra piazza, spero non quella omonima ove ci sono i peggiori drogati, e vuole abbracciare il progetto “tecnico”, non si sente ancora pronto per il grande salto, vuole crescere, affinarsi maggiormente, maturare nel capoluogo emiliano, ove ha trovato anche la sua attuale fidanzata.

De Laurentiis incaserà il suo NO imperioso senza far come sempre le sue sceneggiate, appunto napoletane, da permalosone? Uomo arricchito(si) grazie al culo dello zio Dino e del padre, che si spaccia per intellettuale con la sciarpina ma facilmente scalfibile nell’amor proprio e dal discutibile aplomb. Sì, eccolo lì, me l’immagino, incredulo, a bestemmiare contro San Gennaro, a esplodere vulcanicamente come un Vesuvio riattivatosi dopo la calma apparente. E ben gli sta, perché il nostro campione deve star qua! Ah ah.

Non se la prendessero i vesuviani, appunto, non si adirassero, se ne riparla a Giugno, se Dio vuole, ma spero che non voglia, perché Verdi ha il contratto fino al 2020.

Intanto, De Niro passeggia a New York sul set di The Irishman, trafelato e, invecchiato per girare le scene in cui il suo personaggio, Sheeran, da non confondere col cantante-musicista Ed, apparirà appunto molto in là con gli anni.

Ecco invece che il mio correttore di bozze ha pronti i suoi “dubbi” perché, si sa, ogni grande libro che si rispetti deve prima passare al vaglio, si spera non al raglio, cari asini, di un occhio “estraneo” che possa “dimidiare” le sviste, i refusi, le imprecisioni. Editare è un lavoro certosino, improbo, estremamente faticoso, quasi quanto scrivere un libro immane. Due mani diventano il doppio e ci si fa in quattro.

Al che, si può scrivere un’eco ma anche un eco. Eco è femminile, ma la Treccani sostiene che è divenuto d’uso comune anche utilizzare questa parola al maschile. Se fosse ancora in vita, il dubbio sarebbe da domandare a Umberto. Uomo ineccepibile nella lingua scritta ma poco “pratico” di lingua “orale”, perché pare conducesse una vita più pia e monastica dei suoi frati de Il nome della rosa.

Intanto vediamo il trailer del nuovo Van Sant, e un po’ ci scende il latte alle ginocchia… sembra una stronzata. Forse sarà un capolavoro. Comunque sia, Rooney Mara sa come “indurirlo”…

Io, da uomo riflessivo, molto riflettei, in me introfletterò ancora, spero presto di esserle flesso, ma rimarrò un fesso.

E ricordate: se una donna, appena ti vede, ti dà il benvenuto, significa che ha capito che soffri di eiaculazione precoce.

 

 

di Stefano Falotico

 

 

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Morì Darlanne Fluegel di C’era una volta in America e domani sera, ai Golden Globe, tifo De Niro!


06 Jan

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Eh sì, la cara Darlanne io la conosco bene. So che a molti il suo nome non dice e non disse nulla, ma io conosco il Cinema meglio delle tasche di Zio Paperone e le sue poche ma ottime interpretazioni, il suo viso sottile e nevrotico, la sua femminilità quasi “virile” son cos(c)e che mai scorderò. È morta a solo 64 anni, per l’Alzheimer, una forma precoce di Alzheimer che le diagnosticarono già negli anni novanta, quando di anni ne aveva decisamente meno, e che l’ha debilitata parecchio, tanto da far sì che se ne andasse angelicamente evanescente eppur in modo commovente. Invero, la notizia ufficiale è stata diramata solo un paio di giorni fa, ma era già deceduta lo scorso 15 Dicembre. Poi, i parenti hanno dato il triste, inevitabile annuncio. Ho letto che il suo ruolo più famoso è quello della femme fatale fidanzata del personaggio di De Niro in C’era una volta in America. Invero, questa è la versione “politicamente corretta”. Perché, se non ricordo male, e come potrei, nel film diventa la fidanzata di James Woods, e da De Niro invece viene “brutalizzata” quando lui e la sua combriccola di gangster rapinano il negozio di gioielli. Ah no, era Tuesday Weld. Scusate. Su questo film appunto memorabile, epocale, ne son state dette tante. E se Mereghetti è convinto che, nonostante tutto, non sia quel capolavoro assoluto che tutti dicono, perché a suo avviso è troppo “triviale” e, paradossalmente, non riesce a essere un’elegia romantica riuscita per la sua aridità (?) di sentimenti, per la secchezza irrisolta della psicologia dei suoi protagonisti, a tutt’oggi la definizione più pertinente è quella del compianto Morandini, perché Once Upon a Time in America è esattamente, splendidamente riassumibile nelle sue testuali parole: il presente non esiste: è una sfilata di fantasmi nello spazio incantato della memoria. Alle sconnessioni temporali corrispondono le dilatazioni dello spazio: con sapienti incastri tra esterni autentici ed esterni ricostruiti in teatro, Leone accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso l’America metropolitana (e la storia del cinema su quell’America) che è reale e favoloso, archeologico e rituale. Sono spazi dilatati e trasfigurati dalla cinepresa; spazi anche sonori e musicali, riempiti dalla musica di E. Morricone e da motivi famosi: “Amapola”, “Summertime”, “Night and Day”, “Yesterday”. È un film di morte, iniquità, violenza, piombo, sangue, paura, amicizia virile, tradimenti. E di sesso. In questa fiaba di maschi violenti le donne sono maltrattate; la pulsione sessuale è legata all’analità, alla golosità, alla morte, soprattutto alla violenza. È l’America vista come un mondo di bambini. Piccolo gangster senza gloria, Noodles diventa vero protagonista nell’epilogo quando si rifiuta di uccidere l’ex amico Max. Soltanto allora, ormai vecchio, è diventato uomo.

Sì, è un film “sporco”, volgare, proustiano, misogino, irruento, immenso, e poco c’importa se De Niro/Noodles sia un uomo rozzo, pieno di contraddizioni, violento, carnale e poi eccezionalmente metafisico e, nel finale, purissimo e ambiguo. Proprio in quest’ambiguità consiste il fascino senza tempo di un masterpiece inscalfibile e titanico.

Ma, tornando alla Fluegel, io la ricorderò certamente anche per un altro capolavoro, il feroce Vivere e morire a Los Angeles di Friedkin, anche in quel caso nei panni di una bella pupa contesa dai due protagonisti.

Ed è stata anche la donna di Stallone in Sorvegliato speciale. La donna innamorata che rischia di essere violentata (un’altra volta!?) dalle guardie carcerarie aguzzine e che sosterrà da lontano, moralmente, quel Sylvester ingiustissimamente vessato e angariato dal tremendo, sadico Sutherland. Non un grande film, a dir il vero, ma Darlanne, sebbene compaia poco, è una presenza forte e di valore.

Ora, invece andiamo a parare nuovamente su De Niro. Domani è il favorito ai Golden Globe per la sua interpretazione di Bernie Madoff in Wizard of Lies. Una prova egregia, quieta, compassata ma al contempo carismatica e potente. Anche se, a ben vedere, chi meriterebbe davvero è il magnifico Kyle MacLachlan di Twin Peaks. Fra i due litiganti i “terzi” potrebbero fregarli, cioè Jude Law di The Young Pope ed Ewan McGregor di Fargo.

Di mio, sono un joker spesso malinconico, un’incarnazione del male, no, Mare dentro… e sono il globo d’oro delle mie emozioni dorate. Insomma, a-doratemi.

Non mi mostro molto in giro ma dovrebbero farmi santo, perché sono il più sano. Anche se spesso mento di lungo naso ma dico la verità incontrovertibile, e sono dunque sia mentitore che dei mie fan amabile mentore, ho una gran mente.

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di Stefano Falotico

Il mio intellettuale colorato di “nero”, anche De Niro fra notti in bianco e le “luci rosse” del mio decadente uomo a cui fan male i denti


20 Dec

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Ecco uno spicchio della mia folta biblioteca ove la mia mente può spaziare fra letture di Ellroy, cari amici che non credete al mio “antieroe”, e biografie deniriane, nel portrait di me che danza e bascula nella vita con far alle volte smargiasso da gigione imprendibile, altre da chiacchierone insopportabile, altre da (in)sospettabile man, da cui (i) men che non si dica(no), che passeggia cauto nella nube dei suoi pensieri, arrochendo la sua voce fra sigarette Chesterfield dall’aroma abbrustolente i polmoni su di giri e nightmare accesi della mia anima tormentata.

In questi libri rifulgo, fumandomela nello sfumar altero da intellettuale che vuol stare sulle sue e molto sta “lì” a chi non vuol guardare la mia, sua anima. In questa mia anima mi disamino e spesso la mia coscienza esamino, anche se alle volte con qualche donna vorrei “esaminarmi”. Piacevolmente “dissanguarmi”. Ah sì, venir nello “svenarmi”, ma lei mi offende e la mia dignità sventra. Solo angoscia, altro che cosce…

E nell’angosciar mio affatto vacuo scrivo poeticamente implacabile nello “squittio” dei giorni che si trastullano dondolanti a volte nell’apatia, altre volte nel dolore esistenziale che vorrebbe lasciar che ogni dubbio voli via. Eppur mi “violo”, esplorando parti intime della mia violacea anima romantica che crede, nonostante tante disillusioni, che Ronin di Frankenheimer sia un gran film, e che De Niro sia enorme quando gira dei noir.

Prendiamo Angel Heart, avercene di diavoli come quello… un vero giallo delle incognite in questa vita che a volte riserva sorprese. E ti costringe a indagare sui tuoi battiti cardiaci…

Prendiamo Heat, vero “calore” di un amore impossibile, di strade metropolitane dalle vie decumane ove i destini della coralità umana si “stagnano”, nei sogni si stagliano, s’intersecano, viaggiano nelle onde delle emozioni virili per poi squagliarsi in un finale al cardiopalma…

Ah, De Palma, il suo ellroyano Black Dahlia non andò bene, ma avercene di quelle Hilary Swank.

E De Niro fu un intoccabile Capone in quello che è un poliziesco di amici, di bastardi, di un grande Sean Connery, di Garcia che amano le loro origini italiche, di un Costner che ancora non ballava coi lupi…

Sì, spesso sono un lupo solitario e lo sa il mio “amico” Sean Penn… di Carlito’s Way. Quello ti mette nei guai peggio di Joe Pesci di Casinò…

Ma chi era Gordon Pym? E fresco e veloce come una piuma ecco che di nuovo son brillante come un puma. Eppur fuori girano tanti pullman. Si spera non siano come Bill di Strade Perdute…

 

di Stefano Falotico

Nella tetraggine di Bologna, in mezzo all’incantato stupore, si eleva un uomo di estremo candore che il baffo fa a De Niro e, sbeffeggiante, sanamente vive nel suo ne(r)o poeticamente solfeggiante


16 Dec

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Sì, De Niro ha il neo sulla guancia opposta alla mia, come si evince da questa foto che può rivaleggiare di carisma con l’interprete di War with Grandpa.

Molti uomini vivono da mentecatti, io la stima altrui non accatto e spesso in angoli riflessivi mi accantono e abbandono, forse dignitosamente mi abbottono, e in quei cantucci canto da uomo candido. Eppur spesso m’accascio… Sì, mentre la putrescenza avanza, e la putredine è quasi un sinonimo di schifezze, il Falotico viaggia nella sconfinata poesia della sua anima ridente in mezzo agli irredenti. Egli sa come irridere l’uomo medio che mal lo sopporta e, fra una cattiva parola e l’altra che inopinatamente gli vien rivolta in modo rivoltante, singhiozzando borbotta. Con nessuno fa a botte e non va a bottane, eppur è uomo mirabile quanto un bersaglio “facile” in mezzo a maligne cerbottane. Si districa nella realtà con indubbia sfacciataggine e lascia che i vili deprecabilmente lo angarino per rinascere sempre più giovane di loro e, al chiasso di massa, non s’ammassa. E chi lo ammazza? Il suo volto, scolpito e levigato nella roccia, è di bellezza sopraffina, impietrente le donne che lo concupiscono vogliosamente, ed egli, pur ringraziando le loro gentili “offerte”, non se ne svende e fuorvia i corteggiamenti di malaffare, essendo amante impertinente, uomo un po’ di calvizie incipiente eppur ero(t)icamente molto ardente. Forse è uno spaghetto che va gustato al dente, e i suoi sogni ardimentosamente il Falotico addenta. Nella psiche malata di molte gente egli, irriverente, si addentra e, nel bagliore del suo esser giocondamente “invadente”, nell’avventura intrepida della vita non si arrende. Scrittore i cui libri sono in vendita nelle maggiori catene librarie, è delle emozioni un puro libraio e anche un libro aperto. Perché non parla come la carta stampata e sa denudar la sua anima con classe inusitata. Uomo astratto, non certo un comune ratto, alle volte si arrabatta e cammina in ciabatte, eppur schiaccia te, infame blatta, che di olezzi ripugnanti il suo combattivo spirito vorresti inquinare con illazioni di sporca iniquità d’accatto. Il Falotico è amico anche dei suoi nemici, in quanto uomo sanguigno di caliente onestà ed è un bene nazionale di patria potestà. Conosce, nonostante tutto, la verità e, se qualcuno oserà nel volerlo corrompere, il Falotico con sfrontatezza lo sfiderà e poi lo umilierà, al bastardo, sì, ben solo gli sta. Forse ci stava “gli starà” ma non faceva rima, ah ah. In quanto Falotico è uomo testardo che ha alle sue frecce molti dardi e di solarità, anche giustamente cupa, nell’oscurità dardeggia poiché uomo che talvolta anche cazzeggia. Se lo può permettere in quanto splendido joker dallo sguardo vero come il miglior De Niro poliedrico. Fra beffatori e malfattori, il suo baffo alleva ed è indubbio che, come Bob, sia uomo di mastodontica bravura, contro ogni cattura, iattura e falsa, bugiarda congettura. Il Falotico non ama gli amori alla marmellata di mielosa confettura ma è romantico di gran statura. Alle volte soffre e abbisogna che alle sue ferite vengano “elargiti” punti di “sutura”, eppur è uomo che va nella vita come gli “tira” e, nonostante qualche capello in meno e qualche chilo in più, è sempre piacente di ottima acconciatura. Il Falotico non ha bisogno nella sua anima di alcuna accomodatura ed essendo intellettuale si pone molte domande e con le banalità non è accomodante. Non voglio il De Niro scomodare ma il paragone è alquanto allettante.

Adesso, dopo queste filastrocche, auguro buon sabato alle gnocche e faccio l’occhiolino agli allocchi. Poi mangerò gli gnocchi e, dopo aver digerito, scrocchierò le nocche.

D’altronde sono delle veraci emozioni un nocchiere, ah ah, e ricordate: il genio va di notte in mezzo ai cretini col cervello rotto.

Ah, battiamo le mani e suoniamo le nacchere, dai, bella sgnacchera!

 

di Stefano Falotico

De Niro assomiglia a Mubarak, Tarantino pensa a Star Trek, io son sempre più Spock-ioso e c’è chi rimane un cane Rex


05 Dec

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Be’, chi non conosce Hosni Mubarak? Famoso ex presidente dell’Egitto, la terra ove Tutankhamon si reincarnò in Jaye Davidson di Stargate, una delle più grosse stronzate teutoniche di quella catastrofe vivente che è, ahinoi, Roland Emmerich, e ove Mosè, prima di ribellarsi, “mangiava” faraone condite di altre patatine…! Poi, dal cielo piovvero rane e Dio ordinò nei suoi comandamenti di non desiderare la donna d’altri, al che Mosè si arrabbiò e diede un calcio alle tavolette del Signore, con un tiro mirabile degno delle parabole… di Pelé. Sì, alcuni sostengono che le piramidi siano state costruite dagli alieni. Io invece sostengo che a Cheope, abbastanza imbalsamato, preferisco la crêpe farcita alla nutella, da gustare nella mia cucina ove le pareti, crepate, sono alla base del mio traballante umore al “mascarpone”, sempre grondante di malinconia sciolta proporzionalmente incitante al “moscio” come i miei “dolci” marroni.

Sì, dal set di The Irishman spunta una foto inquietante di De Niro. E la somiglianza con Hosni ha dell’incredibile.

Nel frattempo, dopo essermi preparato un frappè, leggo che Tarantino ha in mente di girare la sua versione di Star Trek.

Insomma, che c’entrano le avventure di Spock e compagnia bella con colui che scrisse e recito ciò?

Non c’è bisogno che tu mi venga a dire che il mio caffè è buono, intesi? Sono io che lo compro, e so quanto è buono. Quando è Bonnie a fare la spesa, compra delle cagate, io compro sempre roba costosa perché quando la bevo voglio gustarla.

Sì, non me lo vedo proprio Tarantino regista e sceneggiatore di “buchi neri” intergalattici. Non oso immaginare alla puttanata immane che potremmo vedere. Ma comunque è presto per turbarsi. Prima Tarantino deve girare il film n. 9, quello su Sharon Tate, e J. J. Abrams deve filmare il nono Guerre Stellari.

Sì, son un uomo dissacrante alla Mel Brooks, in fondo la vita è tutta una balla spaziale.

 

Son stato al bar. Una donna “matura” parlava con la figlia o forse la nipote. La figlia ha chiesto:

 

– Secondo te, è meglio se prendo un 7 o un 4?

– L’importante è prendere 6.

 

Sì, uno scambio di battute di una deficienza sconcertante che mi rende sempre più convinto che la mia cultura pulp sia decisamente meglio.

Sì, miei cani, nella vita fate i re come me, non sono uno che vi addomestica in ovvietà scolastiche.

Eh già, nella vita c’è chi se la suda, chi la paga…, chi è un sudista, chi è un suddito, chi un egiziano e chi è un sumero, parola di origine dialettale bolognese per definire i somari che vorrebbero farmi credere di essere un celtico.

Sono spesso un Dio greco, e so che Barbara va alla Coin e poi ama Conad il barbaro. E assieme, scopando in modo scontato, fanno un po’ di Coop.

Su questa cazzata, vado a bere il tè. Tu invece dammi del lei, il tu lo do a una donna che si toglie il tutù.

 

di Stefano Falotico

Ian McKellen è il più grande attore vivente? Suvvia, non scherziamo e parliamo sinceramente di Calcio, ah ah


04 Dec

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EMILE, Ian McKellen, 2003, (c) Castle Hill

EMILE, Ian McKellen, 2003, (c) Castle Hill

Sì, con mio stupore incommensurabile, leggo su Facebook che Ian McKellen è indubitabilmente il più grande attore vivente del mondo. E su questo non vi sono dubbi, appunto. Guai a chi osa dubitare di ciò.

Io, che faccio dei perenni dubbi la mia (non) spiegazione di stare al mondo, cito il De Niro di Ronin, se c’è il minimo dubbio non c’è nessun dubbio… ah ah.

Resto stupito da tali lapidarie affermazioni, proprio io che sono sempre scettico quando si fanno classifiche e si elegge, da questi giochini, il vincitore. Ora, McKellen è attore di enorme charme, che piace molto agli omosessuali, elegante, raffinatissimo, forse fra i più grandi, questo sì, interpreti di Shakespeare, ma se parliamo di Cinema i dubbi sono parecchi e a mio avviso fondati. Molti i ruoli negli ultimi vent’anni di rilevanza assoluta per il grande schermo, non c’è che dire, basterebbe citare pleonasticamente il suo superbo Gandalf della trilogia de Il signore degli anelli, il suo mirabile Riccardo il Terzo, ah ah, per la regia desueta e bizzarra di Loncraine, il suo attempato gay di Demoni e Dei, il suo magnetico Magneto degli X-Men e last but not least il suo malvagissimo, sofisticamente mostro, criminale nazista de L’allievo.

Ma non esageriamo con affermazioni sinceramente ridicole. Proprio per “limiti” fisiognomici, e per essere entrato al Cinema solo a sopravvenuta “maturità” anagrafica, a età abbastanza avanzata, no, non annovererei McKellen nemmeno fra i primi dieci. Gusti personali, e miei gusti tendono conto della versatilità, della varietà dei ruoli, della presenza scenica, e di quel qualcosa in più totalmente soggettivo che pretendo sia tale. L’obiettività, in fatto di attori, la lascio ai membri dell’Academy, le cui dimenticanze, i grossolani abbagli, e gli errori di giudizio sono stati enormemente macroscopici nel corso degli anni. Ad esempio, non comprendo come Bob De Niro abbia potuto essere candidato agli Oscar per l’efficace ma alla fin fine davvero inconsistente ruolo da non protagonista ne Il lato positivo, e invece platealmente lo si sia glacialmente snobbato per C’era una volta in America… anche se c’è da dire che in questo caso fu colpa imperdonabile del produttore Arnon Milchan che, all’epoca, per gli Stati Uniti presentò una versione inguardabile e monchissima di sole due ore, distruggendo senza vergogna un film che noi tutti splendidamente conosciamo. Come mi stupisce che Anthony Hopkins abbia vinto anche abbastanza immeritatamente per Il silenzio degli innocenti, ove compare come “protagonista” solo 15 minuti nella durata complessiva della pellicola e più che la sua interpretazione, comunque ipnotica e notevole, si è voluto più che altro premiare il personaggio di Hannibal Lecter. E invece rimango tuttora basito nel ricordare che sir Hopkins non vinse per Nixon, dove faceva un lavoro monumentale, a discapito della performance di maniera di Nic Cage del sopravvalutato Via da Las Vegas.

Poi, ci sono quelli che mettono McConaughey sul podio. Insomma, questo veniva considerato il clone scialbo e stupidamente comedy di Paul Newman sino a quattro anni fa, e gli son bastati tre ruoli per definirlo un titano? Anch’io c’ero cascato, ma col senno di poi ammetto l’eccessività dell’entusiasmo che pervase le sciocchezze che dissi. Mi feci troppo ammaliare dal suo Rust Cohle…

A McKellen certamente non piace il Calcio, o forse sì. Che ne posso sapere io, misero “popolano”, delle sue passioni extra-attoriali? Ma sicuramente, come me, avrebbe disprezzato il “bomber” Mattia Destro, calciatore rozzo e non educato alla “dizione” delle palle, ah ah, uno che in verità dovrebbe cambiare mestiere, ma a Bologna viene ancora considerato un intoccabile quando ha realizzato due reti dall’inizio del campionato. I tortellini ai felsinei danno alla testa e poi i giornalisti sportivi alimentano le assurdità che mi tocca leggere. Suvvia, non scherziamo.

Comunque, il più grande attore vivente del mondo sono io, e su ciò oso sfidar chiunque. Trovatemi un altro su questa terra che, quando è in forma, può andare in giro come Al Pacino di Serpico e far credere alle persone che sono stato scelto per il suo remake. Ho detto tutto… ah ah. Sono un gigione immenso.pam11-1 ser17

 

di Stefano Falotico

Falotico l’egotico, anche l’ero(t)ico, augura a tutti buon Sabato con The Irishman


02 Dec

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Sì, l’egotismo fa parte di me. Son narcisista che si compiace di questo mio stato psicologico in cui chiunque, senz’eccezione alcuna, da me deve (di)pendere, poiché non sono un misero, statale dipendente. È la vita che trae origine dal mio essere e sta al mondo secondo i miei desideri. Essa mi asseconda, non essendo io secondo a nessuno, e io me n’accondiscendo in quanto osservante discepolo. Anche se spesso dai maligni e dagli invidiosi vengo stranamente osservato. Il mio cervello è frizzante e sa come rizzarlo… passeggio, nauseato da una società frenetica, nella calma poliedrica del mio pormi a essa antitetico. Sì, piuttosto che adattarmi preferisco prendermi una malattia tetanica e alle tettone preferisco i miei umori in smottamento tettonico. Sono un amante del piacere solitario, onanista d’imbattibile savoirfaire.

E ai ristoranti affollati preferisco il self service dei miei panini al prosciutto. Cucinati doviziosamente con tanto di gambuccio a farti lo sgambetto.

Così, rinvengo questa foto fra “compagni”, di cappella(cc)i matti e penso che Nirvana di Salvatores sia una stronzata galattica. Un’esibizione cabarettistica di personaggini alla Rubini, uno che si credeva Pacino e adesso gira film “cioccolateschi” nel Canton Ticino. L’ho sempre detto alla mia vicina… di riscaldare i cavolfiori senza aprire la porta di casa. Quel puzzo dolce mi dà allo stomaco e mi provoca il vomito ancor prima di mangiare i miei maccheroni al sugo di peperoncino del mio essere uomo piccantino.

Beviamoci il vino. E vediamo di non rompere più i miei falotici umori. Molti cattivi vorrebbero che mi prendesse un tumore ma debbo dir loro che delle loro porcherie non ho nessun timore.

D’altronde, attraverso sempre la strada in compagnia di un gatto nero. E lui mi fa l’inchino, sapendo che sono io quello che potrebbe portargli sfiga. Se lui invece mi portasse una gattina peperina, gioiremmo entrambi di buon pelo…

Cari cornuti, adesso vado a mangiarmi un cornetto.

Io sono il boss. E pensare che voi votavate Bossi.

 

di Stefano Falotico

War with Grandpa, assieme a The Irishman, è il mio film più atteso ma vivo da uomo teso(ro)


01 Dec

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Orbene, sussulterete voi! Ma come? Un film per bambini diretto da Tim Hill? Certo, perché in “esso” vi è il Bob De Niro. E, a prescindere dal fatto che potrebbe anche rivelarsi “appassionante”, almeno non pretenzioso, ma una cosa caruccia per rallegrar l’umore, io non disdegno affatto i film “infantili”.

Ora, va detto che io vivo spesso infantil-mente, ma non ripudio questo mio inabissarmi in ricordi felici, nostalgicamente abbottonato a un tempo in cui vagavo nottambulo, come adesso peraltro, nei corridoi mesmerici della fantasia più alata, e il mio cuore sprigionava gioia inusitata. Poi, la mia persona fu spesso insultata e, deprimendomi, vissi periodi neri in cui la mia anima così umiliata impiegò molto a esser nuovamente rincuorata. Io, poeta delle meraviglie e astrattista del surreale, il cui cervello corre baldanzoso fra un’emozione e l’altra, eppur piove. Piove sulla sconsolatezza della mia eterna, triste “giacenza”. Inappagato, poco vengo pagato, il lavoro langue e il piatto piange, e dunque gironzolo alla rinfusa in cerca di qualcosa che possa dar stabilità alla mia frenesia spesso dalle contingenze reali frenata. Sì, la vita adulta è un compromesso e il tuo cuore, così innatisticamente gioioso, vien bloccato nelle sue spontaneità da uomini cinici e accidiosi. Arcigno come loro, allora, senza oro ma mangiandomi quello che mi mettono sul naso, cioè il pomodoro, li affronto perché subii troppi affronti e vergo pagine romanticamente arrabbiate che sono il sudor della mia ingegnosa fronte. A questa salvifica fonte attingo, e dai neuroni idee brillanti scaturiscono. Da questa scaturigine, non posso comunque evitare che il mondo affondi e bruci nella ruggine. Sì, molta gente è delusa e arde le tue speranze, scaricandoti addosso la sua frustrazione. Anche ti frusta! Così, a malincuore appunto, devi (r)esistere, combattendo con le energie ancor tue indomite. Indomito o forse indomabile, provi a essere un uomo amabile, ma la vita ti (e)rode, di nessuno sei l’eroe, povero Cristo, ed è solo cattiva bile. Qui cambia l’accento e la rima baciata va a farsi fottere. Ah ah. Insomma, non siamo solo noi i fottuti, anche la rima è stata “trombata”.

Sì, molta gente è afflitta da una vita che le sta stretta or che la via retta si è smarrita a prenderlo/a troppo nel retto. Che batoste, mangiatevi i toast. Ah ah. Io testé, di mia testa e forti testicoli, rimango tosto, sebbene sia un pollo arrosto. Ah, le “brave” persone… Allora si rivolgono agli psicologi, gente che vive grazie al loro malessere. Sì, non fidatevi. Piuttosto che spendere un patrimonio ad arricchire questi “propugnatori” del mieloso benessere, andate in strada e iscrivetevi a un partito. Meno soldi spillerete e vi farete tante tessere. Tesseratevi, sì, per la ricerca della vostra contentezza al di fuori di ogni sleale concorrenza anche se, si sa, la vita non è facile e le donne sono difficili. Che poi… anche credere alle ideologie politiche non serve a molto. Siamo invasi da fascisti che applaudono i film ecumenici, di comunisti che apprezzano Vincere di Bellocchio, giustamente, perché non è un film tanto su Mussolini quanto sulla sua follia che rese folle una povera donna che lo amò, siamo stracolmi, ed è il colmo, di gente che i suoi vuoti colma, riempiendosi la panza di cazzate immonde. Che brutto mondo! D’altronde, Spagna o Francia basta che se magna! Il motto dell’italiano qualunquista che non prende mai posizione su nulla e però studia tutto il Kamasutra per soddisfare la sua squinzia in ficcanti… posizioni. Sì, gli uomini vengono, eccome se vengono, incontro alle più stronze, basta che possano svuotarsi… e in questi “svuotamenti” si riempiono a vicenda, dandosi letizia al sapor di liquirizia. Sì, le invitano a cena, offrono loro un liquorino e poi son “svenevoli” di languorino…

Sì, la gente dovrebbe smetterla di credere che si viene al mondo per essere felici… sì, se si è indefessamente stolti, si può essere felici per qualche ora, qualche giorno. I più duri a morire, anche i più illusi, possono essere felici per molti anni. Ma prima o poi lo ripiglieranno nell’anno e il risveglio sarà una pazzesca inculata.

Sì, oggi a te, domani di nuovo a te. Dai, beviamoci un tè.

 

Finisco con questa… su Twitter ho scoperto che esiste un tizio che soffre della mia “patologia”. Si fa chiamare Roby e idolatra Bob De Niro in una maniera per cui anch’io, che mi credevo the fan per eccellenza, non posso competere. Ah, più vivo e più mi rendo conto che c’è gente più “pazza” di me.

In verità, vi dico che sono il più sano di tutti, come Il seme della follia insegna(va).

 

di Stefano Falotico

Nella vita accetto la mediocrità, nel Cinema no


01 Dec

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THE DESCENDANTS, George Clooney, 2011. ph: Merie Weismiller Wallace/TM and copyright ©Fox Searchlight Pictures. All rights reserved

THE DESCENDANTS, George Clooney, 2011. ph: Merie Weismiller Wallace/TM and copyright ©Fox Searchlight Pictures. All rights reserved

James Franco

James Franco

 

Aprirei con due frasi celebri, rispettivamente di Al Pacino e di Robert De Niro che, in questo primo di Dicembre, si trovano a New York a girare The Irishman. Rendendomi grato di essere un loro estimatore.

Io credo che si reciti solo nella vita, mentre nell’arte si persegue solo la verità.
Basta una birra a colazione e le ragnatele se ne vanno, la voce ti si alza di due ottave e ti sorge un bel sole dentro.

 

Eh sì…

Poi, inizi la giornata e ti affacci allo splendido orrore dell’aurea mediocritas. Sì, la media condizione umana ove l’uomo comune si contenta di vivere alla giornata, avendo oramai soggiaciuto ai propri limiti e non pretendendo di ambire ad alcunché. Così, le persone vanno a fare colazione al bar, discutendo di Calcio e battagliando furiosamente per prevalere sull’altro da opinionisti che vogliono, esigono di avere ragione. E sragionano, sbraitando con la schiuma del cappuccino che fa la “barba” non al palo ma alle loro barbette incolte. Così, accecati dall’odio, vanno a sbattere sulla “traversa” di una cliente appena entrata le cui tette sono particolarmente sporgenti. E in questa “procacità” vivono di dolce mediocrità. Sognando notti d’amore che allevino, in ogni sen(s)o, pene… che possan “innalzare”… il loro essersi ingrigiti ed adattati a un “normale” porcile di massa ove bisogna lavorare “duro” per portar a casa la mignotta, no scusate, la pagnotta.

Ma io non mi stupisco della mediocrità, uomo medio(cre) son perfino io e mediocri lo sono tutti. Ad esempio, sempre al bar leggevo un articolo su George Clooney. Uomo liberale, fascinoso anche ora che si avvicina alla sessantina, discreto, pacato, sexy senza dar troppo nell’occhio ma “dandolo” a volontà-voluttà, elegantissimo, in una parola piacente. Ma a me non è che piaccia poi chissà quanto e non vorrei aver la sua vita. Vita che gira film classicamente apprezzabili, ma privi di quei guizzi anche rudi e istintivi che li renderebbero più veraci. Sì, Clooney non è un uomo ruspante sebbene stappi molti spumanti. Sì, è invece spumeggiante, quello sempre belloccio nonostante il passar del tempo e nonostante sia stato usurato da mille passere. E brinda sempre felicemente il suo non essere David Lynch. Contento lui, contenti quelli che lo ammirano e vorrebbero somigliargli.

Poi, leggo un altro articolo, stavolta su James Franco, uno che in vent’anni di carriera è apparso in 150 film! Insomma, questo Franco, siamo franchi, è più attivo di un pornoattore. Monta… film su film e non si tiene più il conto di quante se ne sia fatte, no scusate, di quanti ne abbia fatti. È un bravo figliuolo che sta assieme a un’ottima figliola, tale Isabel Pakzad, una che se la guardi attentamente ha eccome il suo perché. Fresca, prelibata, con faccia virginale da illibata, invero è molto dotata…

Di me, guardandomi allo specchio, posso dire che sono un uomo che alle volte crede di non essere un uomo e passeggia malinconico, borbottando con classe inaudita da poète maudit.

Ipse dixit, e se lo dico io (non) fidatevi.

Non sono un ometto ma forse son fritto come un’omelette.

Voi pensate a farvele nel lett’.!

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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