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2018: Odissea nelle mie spezie e Caro diario di una Bologna con l’artrite


20 May

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Sì, tornerà nei Cinema il capolavoro di Kubrick, film seminale, film monumentale, film sesquipedale. La storia della nostra imbecillità. Potremmo vivere universalmente felici, prodigandoci per un’armonia celestiale e invece litighiamo come scimmie ed esponiamo i nostri, o meglio i vostri, petti villosi al mare.

Credo che la maggior tortura che mi si possa fare sia quella di portarmi al mare e costringermi a indossare il costumino. Il mare è bello quando si è bambini e t’immergi nelle acque viscide, inconsapevole che lì vi hanno cagato e pisciato. E fluttui morbidamente accarezzato dall’ingenuità più spensierata.

Poi arrivano le meduse della vita adulta e quell’oceano pacifico, forse anche Atlantico, di serena beatitudine crolla miseramente come un castello di sabbia pestato dalle cattiverie di qualche bullo. Che andrebbe affogato.

Oh, inquinatori ambientali, il mio habitat è la solitudine più desertica. Via da me questa gente che beve i fruttini e si gratta le palle. Poi, ombelicale, si abbronza mentre feticista ammira i piedi di una squinzia che non sa nuotare nell’erotismo puro da vedo-non vedo ma, in topless, rovina ogni fantasia, svelandosi troia ancor prima che possa aver io appurato con un massaggio di “crema” solare… la sua “mortadella”.

Sì, l’umanità mi disgusta. Le donne, durante l’inverno, indossano il tailleur, pudiche e represse, poi arrivano in spiaggia e si denudano coperte solo dalla “voglia” di fico… L’uomo, carnalmente asciutto, si lascia andare, e indossa occhiali da Sole per poter spiare meglio i culi muliebri senza essere visto, filtrandoli sotto un carisma “noir”.

Sì, non ho mai saputo guidare il motorino ma le vespe mi hanno sempre punto. Sì, ho una Punto, sgarrupata e sgangherata che fila liscia come l’olio, seppur ammaccata. Da dietro il finestrino alle donne ammicco e faccio il finto amico anche quando trombo… di clacson stronzo. Sì, prima provoco, poi freno e uso la frizione del mio porgere le scuse con una faccia da omino della Michelin che mette simpatia.

Sì, ho fatto un giro poco fa. Il mio quartiere è mediocre e la gente a quell’ora era tutta a pranzo. Mangiando lasagne con besciamella e sachertorte su vinelli d’annata.

Ho fatto un parallelismo mentale con l’episodio Medici, non la serie con Dustin Hoffman, di Caro diario. Sì, dopo aver ammirato il mio Navile, che è un po’ come la Garbatella, non Gambardella de La grande bellezza, mi son fermato davanti al passaggio a livello abbassato. Al che, una venticinquenne in bicicletta, tutta scosciata, appostata due metri avanti alla mia macchina, si è girata e mi ha fatto l’occhiolino, sussurrandomi che non ho perso il treno. Sì, a Moretti diagnosticarono un falso linfoma di Hodgkin e fu la sua un’odissea labirintica fra una scienza senza scientificità, fra medici incompetenti e superficiali. Sì, la storia della mia vita. Da anni atavici vado dai medici dell’anima. Uno mi diagnosticò una fobia sociale, un altro una depressione bipolare, un altro il disturbo ossessivo compulsivo, uno perfino tendenza all’anoressia e alla bulimia cervellotica, uno una schizofrenia con alogia, uno ravvisò in me delle analogie con la tv digitale, una piattezza emozionale sofferente di anedonia, insomma mi paragonò al Grande Fratello, uno disse che avevo un uccello sproporzionato rispetto alla mia età anagrafica e questo creava scompensi a livello cerebrale perché gli ormoni erano più sviluppati di un cervello peraltro già gigantesco. E quindi andavo nanizzato per non provocare invidie presso i “normodotati”. Uno mi disse che dovevo rilassarmi, masturbandomi sulle gambe delle modelle della pubblicità Calzedonia, uno mi disse di “noleggiarmi” una dell’Estonia, un altro invece due giorni fa mi ha detto che deliro su De Niro perché, dopo avergli mostrato questa foto, lui sostiene che Robert non abbia la panza. E dice che io distorco.

Ok, ci sto. Ma sarei “flashdance” con Jennifer Beals. E indosso il giubbotto di pelle anche adesso che ci sono trenta gradi.

Intanto, un altro scommette alla SNAI sul Napoli, ma non ha mai scommesso su di sé, perché era malato di disistima verso la probabilità di diventare un cavallo di razza.

 

di Stefano Falotico

La biblioteca dei ricordi, il mio sapor vanesio, Big Trouble nella mia Little China


15 May

Kurt Russell grosso guaio

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Ragazzi, con questo non voglio dire che sono un uomo di mondo e che la vita per me non ha più segreti. Anzi, sono convinto che il nostro pianeta ci riservi ancora molte sorprese, e che bisogna essere dei deficienti per credere che in questo universo siamo soli.

(Jack Burton, alias Kurt Russell da Grosso Guaio a Chinatown)

Ora, intendiamoci bene, figli di puttana. Nella mia vita ho udito tante di quelle stronzate da poter riempire la pattumiera di Chicago. Da cui ci cago di notte…

Nel 1994, circa, andai a vedere uno spettacolino di Corrado Guzzanti, un sinistroide che meriterebbe di essere preso a calci nel culo perché contesta una società a cui lui stesso aderisce con pose da gallo. Alla fine di questa patetica messa in scena, in cui il nostro Corrado aveva vomitato idiozie, ricevendo applausi da parte di un pubblico più idiota di lui, lo stesso che apprezzava quelle porcate oscene di Luttazzi, mi sentii dire che Guzzanti è meglio di De Niro nel Frankenstein di Mary Shelley di Branagh.

Ora, vi prendo una foto di De Niro in quel periodo, aveva una coda da cavallo che ci fa capire perché Naomi Campbell voleva il suo “mostro”… sacro.

Sul mio conto si raccontano tante leggende, alcuni sostengono che io sia come Lupin, altri dicono che sono un giovane in un corpo da vecchio oppure un vecchio in una faccia d’angelo. Altri dicono che Il ritratto di Dorian Gray mi fa un baffo. E il detto che le donne baffute son sempre piaciute è una grande stronzata. Non sono David Lo Pan, ma ogni mattina vado a comprare il pane. E do pene alle donne che mi amano.

Sì, io mi son sempre applicato da autodidatta, e son uomo di tatto, talvolta anche ratto. So come toccare nei punti giusti per stimolare reazioni piacevoli, sia nelle donne che apprezzano le mie mani morbide di dito medio gustoso e ficcante, sia negli uomini che adorano la mia voce erotica e, quando la sentono, hanno un orgasmo.

Sì, ecco alcuni libri della mia adolescenza. Comprendere e tradurre, firmato dagli altri anche da Umberto Eco, e Manuale di Scrittura, anche se dei latinismi e del vocativo, cioè il caso dell’apostrofe, del richiamo fatto in tono emotivo e con enfasi me ne son fottuto. Ho sempre vissuto nel mio present continuous, e sapete quando questa forma verbale si usa? Per esprimere un’azione in fase di svolgimento, un’azione futura programmata in precedenza, disapprovazione nei confronti di un’abitudine considerata irritante. Così recita almeno il libro The Grammar You Need, e voi abbisognate sempre di grammatica.

I miei non son discorsi di prammatica ma le parole giuste di un uomo pragmatico e anche paradigmatico. Sì, ecco la mia massima apodittica del giorno: Fuga da Los Angeles è un film post-apocalittico e ho sempre preferito una buona caramella all’eucalipto ad Apocalypto, sì, il film di Gibson.

Fino all’età di diciotto anni giocavo a Calcio ed ero un fenomeno. Ecco una delle coppe che vinsi. Voi, donne grasse, già all’epoca, mie palindrome, mangiavate la coppa… sì, quella parte delle vostre maialine. E voi uomini vi masturbavate sul culo di Alba Parietti ne Il macellaio. Sì, donnacce, poi andavate nei bagni, anche al mare coi bagnini, della scuola a ciucciare i salsicciotti dei bulletti. Una vita lardosa, laida e schifosa.

Quelli della mia età andavano con qualche bagascia per sentirsi fighi. Ho detto tutto.

E soprattutto non voglio più sentire puttanate sulla mia persona.

Verranno fuori dalla bocca di uno che ama prendere per il culo ma è stato lasciato dalla sua tipa perché non sapeva neanche mangiare lo yogurt.

 

 

 

di Stefano Falotico
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Un sabato su Internet, video geniale di capture della mia mente


05 May

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Condividiamo spesso il nostro mondo interiore, con la pretesa che una massa di analfabeti sappia leggerlo.

(Goethe)

Io, a differenza del Faust di Goethe, appunto, mai vendetti l’anima al diavolo eppur mi piace piluccare il “desktop” delle mie emozioni trasfuse, fra trailer esaltanti, attori carismatici, donne con le gonne da farti sobbalzare, cosce da mille e una notte, figli d’arte di Tognazzi ben inferiori al padre, e visioni coming soon.

Vabbe’.

Avete notato che nei film, quando mostrano uno che chatta, che ne so su Whatsapp e affini, su Facebook o su Instagram, i messaggi che visualizziamo da spettatori sono perfettamente digitati con tanto di punteggiatura a postissimo?

Irrealtà pura. La “messaggistica” è spesso incasinata, nessuno scrive da letterato in uno scambio di battute fra amici, ed è per questo che nel mio video, se noterete bene, digito una è al posto della p. Perché sono umano, non sono un film formalmente ineccepibile. E nemmeno vorrei esserlo.

Evviva la caotica umanità. Ora, ballare e offro da bere io.

Speriamo che con una bella donna possa “venire” meglio. In maniera più vocalmente, diciamo, sentita… reciprocamente condivisa. Comunque, ricordate, se una donna urla durante l’amplesso, o siete John Holmes oppure finge spudoratamente.

 

Primo Maggio, festa dei lavoratori… in questo mondo bisogna lavorare non per nobiltà d’animo ma per pararsi il culo


01 May

Freelancers

Sì, credo che l’incipit del mio Hollywood bianca sia indubbiamente un capolavoro. Comprate questo libro e abbeveratevi alla fonte della mia saggezza.

Dico, ve lo ripropongo…

 

Notte calda.

Salve sono Clint Steele, barista tuttofare di questo sordido locale.

Un bel postaccio, paradiso di amene speranze. Qui dentro ho visto passare gente d’ogni razza. Ometti buffi con baffo canagliesco alla Gengis Khan, gaglioffi senza un soldo che mercanteggiavano ingenua arroganza col piglio sadico dell’uo­mo di mondo, duri dal cuore di cristallo, nichilisti reazionari con finte lacrime d’inchiostro stampigliate sull’occhio sinistro, donne barbute incinte, ragazze senza casa in cerca di un pen­ny, prostitute dal sorriso tumefatto e languide sgualdrine dallo sguardo di vetro.

Balordi sciancati e vecchi claudicanti senza un braccio, lupi di mare dal ringhio cannibalesco e l’aria sporca della lealtà miserabile, ex reginette di bellezza appassite nell’abulia di un’encomiabile decadenza, medici squattrinati e spacciatori con capelli da cowboy.

Gente strana sapete, squinternati bottegai dell’assurdo e semplici parolieri della loro vita.

Qui dentro, pochi pudori. Se volete, potete pure rimediarvi uno stallone purosangue che conosce bene cos’è il rodeo e una giovane bella fica da sverginare.

Questi mobilii gustateveli però nella vostra mansarda infe­stata dalle cimici o nella vostra monoposto scassata di terza mano, sempre che la possediate.

Quei fottuti rivenditori di decappottabili della East Coast che, grazie ai vostri soldi, ora ammirano la Statua della libertà dal loro comodo attico trasparente. E voi dove state invece? In un buco maleodorante a piangere miseria asciugandovi il sudore malato dalle sbronze. Cazzo.

Sono magro, e i miei capelli stopposi germogliano al ritmo di un brandy freddo e mescalina colorata. Che significa? Non

lo so. Me lo disse un avventore un po’ matto. Cosa volesse dire domandateglielo voi, sempre che riusciate a trovarlo in mezzo al lurido mondo di forestieri e puttane che batte là fuori, giù nelle strade.

 

 

Avete letto mobilii, sì, avrei dovuto scrivere mobili, ma viene da mobilio e ho voluto dare un tocco alla Joe Pesci. Che dice sempre fottio. Mobilii non si dice ma io l’ho pure pubblicato. Se non ti sta bene, iscriviti alla Crusca.

Potevo scrivere cappelli da cowboy e invece ho scritto capelli.

 

 

 

Eh sì, molta gente mi chiede… effettivamente, lei, Falotico, che lavoro fa? Diciamo che spavaldamente, con un senso molto contegnoso della mia dignità imbattibile, mi arrangio fra scritti sudati con la fronte, collaborazioni di qua e di là e qualche colpo geniale che fa sì mi barcameni.

Sì, un lavoro “vero” non ce l’ho e mai ce l’avrò. Sono un freelancer, e De Niro di Showtime mi urla… get a real job!

A proposito, ne vogliamo parlare di Freelancers? Ma che roba è?

Non molti sanno la genesi di questo film o pseudo tale. De Niro e 50 Cent dovevano girare il film New Orleansaka MicroWave Park, di Tim Hunter ma De Niro poi diede forfait. Tim Hunter, uno che adesso ha diretto un film osceno con Nic Cage, ma che girò Fort Washington e I ragazzi del fiume.

Così De Niro, dopo aver dato buca a Cent, gli diede una particina in Sfida senza regole. Ma Cent, non soddisfatto, lo costrinse a girare Freelancers di Jessy Terrero. Jessy Terrero…

 

Questo è il mio lavoro…

E sono il re!

 

 

 

 

di Stefano Falotico

Non perdonerò mai Mereghetti per C’era una volta in America… e altre discussioni di Cinema


25 Apr

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Ora, per i pochi che ancora non lo sapessero, il signor Paolo Mereghetti, facendo imbufalire chiunque e soprattutto Ferzan Ozpetek, ha scritto questo su C’era una volta in America.

Leone, che da tredici anni pensava a questo film, l’ultimo che poté dirigere, intendeva celebrare da europeo l’immaginario del cinema classico americano, approdando a un finale cupio dissolvi carico di malinconia per i sogni perduti. Ma lo sforzo di sei sceneggiatori non ha prodotto un solo personaggio coerente, e la durata spropositata non basta a evitare buchi nel racconto. Come sempre, a Leone riesce bene la trasfigurazione lirica del triviale: rende epica una mano che mescola lo zucchero in una tazzina, e struggente il ricordo di uno stupro tanto gratuito quanto repellente. Ma lo stile non basta: c’è troppo autocompiacimento oltre a un’aridità di sentimento che lascia perplessi in un film che vorrebbe essere anche una grande elegia romantica…

Inizialmente, aveva assegnato due misere stellette al film, poi per far contenti quelli che si erano arrabbiati ecco che li ha appunto “accontentati”, aggiungendo una mezza stelletta. Ma su questo film di Leone, come in generale su tutto Leone, non essendogli mai garbato molto, Mereghetti è intransigente, come si suol dire. E “raccatterete” un video sul Tubo nel quale, in compagnia del trombone compianto Umberto Eco, autore di un solo capolavoro, Il nome della rosa, e invece ammorbatore latinista di semiologie discutibili, alla domanda perché proprio non gli vada giù Once Upon a Time in America, Mereghetti, senza battere ciglio, con gamba accavallata da lord inglese, continua indefesso a “lordare” il film, definendolo irritante, raccapricciante, disgustoso e volgarissimo. A prescindere dal fatto che tratti malissimo le donne. Poi, stizzito, annoiato, chiosa con un… no, non è un grande film… e bellamente se ne frega altamente.

Sarebbe da prendere a sberle ma oramai lo conosciamo. Ha devastato The Hateful Eight del Tarantino, essendo leoniano e, a parte per i primi tre suoi film, che considera geniali e sinceri, non lo digerisce moltissimo. E gli affibbia, ben che gli vada, due stellette e mezzo “di stima” per non far infuriare nessuno.

Il Mad Max con Tom Hardy lo considera un giochetto da Playstation, e via dicendo. E stupisce che metta sullo stesso piano uno come Virzì, apprezzabile certo, ma suvvia non esageriamo, assegnando “capolavoro assoluto” a Ovosodo, in una disamina campata per aria che grida vendetta, e invece ritenga “invalidi” e imbecilli quasi tutti i film di von Trier. Quasi tutti, perché talvolta si ricrede e dà pure dei lodabili voti.

Ma spazientisce la sua mania burocratica di classificare chicchessia con una prosopopea agghiacciante che lascia esterrefatti. Nell’ultima edizione però, forse dopo aver attentamente visto il film di Noah Baumbach sul grande Brian, ha compreso che De Palma è un genio e non un patetico imitatore di Hitchcock, come lui sempre l’aveva ritenuto, allora ingigantisce le stellette e sostiene che Vestito per uccidereBlowUp e Scarface siano opere magnifiche, titaniche.

Ora, avrete capito bene che Mereghetti è uno della vecchia scuola, molto classico e a tutto ciò che gli “puzza” di post-moderno oppone una certa resistenza difficile da curare. Mereghetti non rinsavirà mai, su certi registi è ottuso come una capra, e non vuol sentir ragioni, sbuffando con aplomb da stronzo insostenibile.

Al che, oggi pomeriggio ho avuto una discussione piacevolissima con un amico su Facebook, anche lui fanatico sfegatato di De Niro.

Ora, abbiamo concordato che De Niro abbia sbagliato tantissimi film, fra i tantissimi che invece ha immensamente azzeccato. Fra i bruttissimi abbiamo messo Non siamo angeliremake scialbo di una pellicola con Bogart a cui poco è valsa la regia di Neil Jordan, praticamente invisibile, e neppure il banale script di un David Mamet al minimo storico. Ritengo che sia la più brutta interpretazione di De Niro in assoluto, molto peggio delle sue prove “alimentari” degli ultimi quindici anni. È un’insopportabile smorfia continua tanto che ti viene il dubbio che in quell’anno De Niro forse soffrisse di ebefrenia. Non è simpatico, non fa ridere neanche le vecchiette, e drammaticamente è osceno. Una performance vergognosa!

Poi, tralasciando alcune pellicole dell’inizio che giustamente sono introvabili, come SwopI maledetti figli dei fiori e La gang che non sapeva sparare (complimenti comunque per la traduzione, assurda e quindi meritevole di menzione), e forse basta, perché invece Il clan dei Barker di Roger Corman, i primi De Palma, appunto, e Batte il tamburo lentamente sono pellicole molto più che decorose, abbiamo annoverato i De Niro sottovalutati. Primo fra tutti il bellissimo Jacknife. Poi i nostri film “simpatia”, film obiettivamente bruttarelli, per usare un eufemismo, ma che personalmente hanno il nostro perché. Primo fra tutti Capodanno a New York, cinepanettone mielosissimo e zuccherosissimo con Bon Jovi che, anziché scoparsi Sofia Vergara, sceglie Katherine Heigl, ipocrisia raggelante per la quale non basterebbe che Bongiovanni ci cantasse a palla Livin’ on a Prayer per farci credere che fra una gnoccona alla Esperanza Gomez e una figa di legno alla Heigl, scelga appunto la Heigl. Ma per piacere, Bon! Dai dai. La Heigl è “buona”, non voglio dire il contrario, ma Bon, lo sai, sei uno che vuole una più bona. Sì sì. Me lo dice la tua faccia da culo.

A me piace anche il lynchiano Motel, detto anche Bag Man, soprattutto perché c’è un’attrice che attrice non è che mai più si è vista se non nella tv via cavo del Texas o a giocar di “sombrero” con qualche cowboy messicano nelle pampas delle sue cosce solari… tale Rebecca Da Costa, una che pur di farle un massaggino… saresti disposto a spaccarti una costola.

In questo film c’è un John Cusack bollito che vale il prezzo della stronzata.

Ora, torniamo a Mereghetti. Non ha capito un cazzo del capolavoro del Leone. Cosa pretendeva da un film su gangster bavosi e stronzi? È logico che siano volgari, sporchi e cattivi, è un inno malinconico su maschi rimasti sempre bambini, ed è per questo che la filosofia che lo sottende è misogina. E poi… anche Quei bravi ragazzi e Il padrino hanno scene repellenti e “volgari” ma, così com’è giusto che sia, li considera capolavori.

Ma Leone che gli ha fatto? Eh sì, cari lupi, ieri Paolo ha tifato per il Liverpool, da vero dandy del cazzo.

Paolo odia le caciare ma va matto per Ferie d’agosto, disgusta i western all’amatriciana ma se la signora Ferilli Sabrina gli mostrasse la topona non credo sarebbe così “duro”. O forse sarebbe durissimo?

Ah ah. Sì, vivaddio la “trivialità” sana, altrimenti si è già in fin di vita e si rimembra solo dolcemente il passato, specchiandosi come Noodles su Yesterday dei Beatles. Almeno, questa scena, Paolo l’ha capita?

 

di Stefano Falotico

 

 

Bon Jovi

 

Prima di mezzanotte, in questa Pasquetta, ricordiamo il capolavoro con De Niro


02 Apr

Midnight Run

Ora, ieri son stato al bar, non c’era anima viva, come si suol dire, non fiatava una mosca, silenzio tombale come sulla vetta del monte Everest. Solo delle tazzine di caffè che ballavano il tango nel mescersi all’aroma del locale stagnante, mentre la cameriera, o barista, chiamatela come cazzo volete, faceva i gargarismi per allentare la noia nello snocciolare un po’ di vodka nella sua gola rancida. Donna cinese, dagli occhi a mandorla intagliati nel suo orientale fascino da chi non deve chiedere mai un altro film di Kitano. Sì, lei basta a sé stessa, in quanto incarnazione di ogni saggezza trascendente che oramai non si cura neppure dei suoi denti né abbisogna di guardare film malinconici per sapere di essere mesta come un dolce bambino nella siesta, in Messico, dove calienti gonze giocano col “sombrero” di orgasmi pallidi che si riscaldano sotto gli alberi di ulivo, e poi vanno dai loro bebè a rifornirli di latte materno, dopo che quelle mammelle furono succhiate dai lor amanti desperados.

Ecco, invece stamattina lo stesso bar era affollato, gente di ogni dove che beveva litri della loro festosità, dopo le abbuffate di ieri. E aspetta la seconda stagione di Westworld, per illudersi che non vive nella tetra Bologna ma in un videogioco rustico.

E io, con discrezione, con aplomb da Charles Grodin, da “contabile” dei miei gesti distillati con moderazione, bevvi un caffè tiepido come lo scandirsi di una fotocopiatrice nel silenzio delle sue stampe monotone.

Al che, mi sovvenne questo film di Martin Brest e mi recai su Movieclips su YouTube per riguardarmi tutte le clip. Sì, una commedia brillante piena di action come non se ne fanno più, puri anni Ottanta ingenui immersi in una storia che fila liscia come l’olio, fra inseguimenti rocamboleschi, battute ficcanti e un De Niro magnifico, all’apice del suo carisma, con questa pettinatura dal capello corto, magro e atletico, dinamico, col piglio dello stronzetto ch’è un vero lupo di mare, che fuma sigarette a volontà col ghigno sardonico tipico del Bob d’annata. Ammicca, giochicchia con le sue smorfie senza eccedere, è spassoso, ed emana una personalità da far paura.

Insomma, sparatevelo ancora.

 

Buona Pasquetta a tutti e, ricordate, indossate i jeans e il giubbottino di pelle nera.

Sarete dei veri Jack Walsh e, se una donna vi chiederà di offrirle da bere, bevetevela. Poi, cacciate un ruttino, in quanto cacciatori di tailleur che lasciano le sobrietà agli uomini tonti di vera imbecillità.

 

di Stefano Falotico

Il principe non cerca moglie e aspetta il nuovo film con De Niro


28 Mar

principe cerca moglie

 

Citti, e statev’ citt’, che significa zitti, al Maurizio Costanzo Show, quando tutti provocarono Carmelo Bene per istradarlo a pensieri più “normali”, per lobotomizzarlo, disse a gran voce che se ne fregava di quella massa starnazzante e becera, buzzurra e irrispettosa, che credeva in Bene perché il bene dell’umanità egli sapeva fosse il genio di Carmelo. Sì, checché (e quei detrattori eran pure, o impure, rinnegate checche), ne diranno, io crederò in te sino alla morte…

Io non so se sono un genio. Quelli che leggono i miei libri con cognizione di causa e non si lasciano incancrenire da bigottismi e moralismi spiccioli, rimangono stupefatti e, nonostante io spesso giochi di artefatte prose troppo arzigogolate, ne restano soddisfatti, così come sarebbe una donna ninfomane dopo aver fatto l’amore con un plotone di marines. Datemi retta, queste ninfomani sono dappertutto. Sì sì.

Sì, io marinai un po’ tutto, in quanto della mia anima marinaio e infatti ordino spesso, al tepor della sera, quando i cani tornano da un lavoro fustigante e le mogli cucinano loro manicaretti a base di sughini appetitosi, una bella marinara ordinata dalla Pantera Rosa. No, non è un riferimento al film con Peter Sellers, perché i proprietari sicuramente non l’hanno mai visto, Rosa è il loro cognome, infatti dagli eredi di questa pellicola mitica furono citati per copyright e adesso hanno inserito dei, sì dei Rosa. Rosaerosarum, rosis e tu rosichi, prima declinazione plurale latina da cui Massimo Ranieri trasse la sua celeberrima Rose Rosse (Per Te), da non confondere con Io, tu e le rose di Orietta Berti, che non è parente di Nicola, ex calciatore diventato famoso per aver preso la palla nella sua area di rigore, aver dribblato tutti, essersi fatto tutto il campo con la sfera al piede e poi segnando indisturbato. Oltre a quello, seppur giocò la finale di Brasile Italia quando Baggio sbagliò il rigore clamoroso, Nicola non ha mai fatto un cazzo, tranne andare a Controcampo col ciuffo leccatissimo e le gote alla Mickey Rourke di Johnny il bello.

Sì, sono un genio spaventoso, passo di pala in frasca, amico, ti passo la palla e ce la giochiamo alla grande e, sotto le frasche, c’è un uomo non tanto fresco che lo mette nella prugnina di una prostitutona. Sì, lo so. Lasciamolo fare, che cazzo ce ne frega? Lui in quella fregna lo sfrega, ma io ti dico che è una strega.

Sì, sono ascetico ma anche masturbatorio, l’incarnazione dell’onanismo totale. E perciò la gente pensa… ma quello come fa a non trombare mai? Non è normale, non me la racconta giusta, non lo dice a nessuno ma, quando scende la notte, andrà a “pagarle”.

Mi spiace deludere questo retropensiero piccolo-borghese, sospettoso e tipico di chi, anziché guardare alla sua vita, pensa alle fighe, vere o presunte, degli altri. Ah, ci son anche quelli che pensano che tu sia sfigato quando poi scopri che questi qua pur di averne una son andate allo zoo a comprare una scimmia.

Di mio, gli arachidi mi piacciono…

Sapete chi ragiona così? Gli psichiatri. Sì, con me la psichiatria ha fallito, in modo tout court. Tu cur’? No, con me queste sovrastrutture, tese a strizzar il cervello e anche a non far tirar l’uccello con sedativi, non funzionano e puntualmente tutti lo prendono da me in cul!

Sì, io non posso cambiare. La gente non capisce perché anziché spendere 40 Euro per andare in discoteca, anche se forse ne servirebbero di più, ho ordinato il cofanetto di Twin Peaks, che non scarterò neppure per non rovinarlo, perché le opere d’arte, come me, vanno conservate libere dalla polvere e dagli agenti patogeni di chi potrebbe guastarle coi suoi pregiudizi ammorbanti.

Sì, mi danno del matto maniaco-ossessivo. Le mie ossessioni me le tengo, voi beccatevi una donna tanto “figa imperiale” che vi “borseggia”, sì, pur di scoparvela una volta al mese, vi siete dati al gioco. Oh, mi direte voi… sì, però quando me la scopo godo. Mah, siamo sicuri? A me pare una scema… Che godimento può esserci nell’infilar la parte più sacra del proprio corpo in una comune porca?

E, giocando d’azzardo, ci si riduce a vedere solo le partite di Calcio e i goal di Eden Hazard. Evviva Zorro!

Sì, io gioco il mio gioco per i cazzi miei. E, dopo The Irishman, De Niro non ha annunciato nessun altro film. Non è da lui.

State in orecchio/a. Ah, mi danno pure del ricchione. Di mio, talvolta mangio le orecchiette e pussassero via queste ochette.

Sì, il mondo è pieno di orchi, so di avere una bella “oca”, ma la uso in maniera privata, possibilmente quando ne ho voglia. Praticamente mai. Potrebbe essere così? Chissà… e sul dubbio vado a mangiar la cena.

E John… Cena? Pare sia stato con una zoccola.

Sì, per Pasqua, quando gli altri si comprano una Ferrari, io mi farò come regalo un lettore Blu-ray per PC.

Che vita straordinaria…

 

Però ho una voce alla Tonino Accolla. Lei si accolli una che si appiccica come la colla. Ah, ti tiene per il collare.
Eppur cola.

 

 

di Stefano Falotico

Il mitomane, insomma, il contrario di me


14 Mar

KSM Film Time out of Mind

You’re smart, talented and you know a few things but talent means nothing in this game if you don’t make the right choices, there’s plenty of talented people that never see the light of day anymore, this whole thing takes discipline because it’s one big long shot and if you don’t have the discipline to stay away from the “flyers”, the “gambles”, or whatever else you want to call a stupid move, then one day you will go down it’s inevitable.

Robert De Niro nei panni di Wells, The Score

 

Sì, è così. Puoi avere tutto il talento del mondo ma se non lo canalizzi ti si ritorce contro. Molta gente ha sempre preferito avere una vita serena, e non ha mai pensato molto. Insomma, ha agito d’istinto senza tentennamenti o ripensamenti. Non calcolando mai le conseguenze delle loro scelleratezze e delle loro vili e spregevoli azioni. Probabilmente, son stati più calcolatori, non avevano grosse pretese e si sono adattati a una vita abbastanza normale, anche abbastanza piatta. Priva di sorprese, d’imprevisti, ma tutto sommato serena. Molti fanno così, la maggioranza. Accettano fin da subito le regole del gioco della vita che sono competitive solo all’apparenza, invero acquietano i dubbi, li seppelliscono sotto un mare di bugie e spesso se la raccontano perché, se non se la raccontassero, dovrebbero guardarsi allo specchio e indietro non tornerebbe loro un’immagine gradevole o accettabile.

E così si affonda nel porcile di massa, si viene a scoprire che tutto quello che avevi imparato serve davvero a poco nelle logiche affaristiche del mondo, dove bisogna sempre vendersi, presentare una maschera piacente, compiacente, ruffiana e diplomatica. Tacendo il vero o mentendolo per comodità, per avere maggiori comfort.

Ci sono poi gli illusi. Quelli ignoranti che pensano di conoscere la verità perché fino a quel momento se la sono sempre cavata e grossi guai non li hanno mai passati. Anzi, tutt’altro, più son stati stronzi e più hanno avuto sfacciata fortuna, questione di culo. Al che si son dati ai culi femminili dalla mattina alla sera e se la son goduta da matti, trattando gli altri come fuori di testa. D’altra parte, a che serve guardarsi un film di Paul Schrader se concepisci la vita come un divertimento di balli, bevute e puttan(at)e?

E poi ci sono i mitomani, i contafrottole, quelli che affabulano in continuazione, ingigantiscono gli accaduti più banali, li romanzano, li riempiono di meraviglia, tanto per prendere sempre per fessi il prossimo.

Ci sono quelli che prendono per i fondelli gli impiegatini, perché secondo loro sono metodici, noiosi, privi di creatività, modestamente anonimi. E ci sono quelli che si dichiarano comunisti solo a parole e nel concreto mandano a cagare chiunque appena non la pensa come loro. E rifiutano il confronto.

Poi c’è la pazzia “divertente” di massa. Al che i pornoattori sono i nuovi idoli, gli attori più bravi, non si sa perché, sono anche i più boni, e tutto scorre, fra un’altra partita di calcio e prenderla con filosofia.

Io sono un tipo noioso, credo sia giusto che lo sia.

 

– Ah sa, ho letto alcuni suoi scritti. Non si rammarichi, un giorno potrebbe perfino vincere il Nobel.

– Sì, e me lo metterò a brodo.

– Ma come… stamattina ha detto che è sexy.

– Sì, ma non ho l’indole del puttanazzone.

– E quindi?

– Quindi, vaffanculo.

– Guardi, secondo me il problema è che lei vede la vita in maniera distorta.

– No, no, la vedo sin troppo bene. Se lei abbisogna di un nuovo paio di occhiali, vada da Avanzi, i miei vanno benissimo.

 

 

 

 

di Stefano Falotico

E poi dicono che i giovani sono sfaticati e perdigiorno… ritratto di un’Italia falsa e demagogica, facciamoci p(r)eti


12 Mar

Mission

Eh sì, un tempo credevo che più fossi andato avanti nella vita e più avrei vissuto serenamente. Stabilizzandomi economicamente e rallegrandomi di più, dopo tanti bui, anche faceti e solipsistici, patetici e vittimistici della mia balzana adolescenza. A proposito… ma io ho avuto un’adolescenza? Che io mi ricordi sì, anche se definirla eccentrica… peccherei nel romanzarla.

Ma comunque sia… la situazione socio-lavorativa qui stenta a cambiare, nonostante i miei mille propositi, il mio scervellarmi, arrovellarmi, incaponirmi giustamente che esista una vita moralmente retta e integerrima che possa soddisfarmi. Sì, sono tra quei “fessi” che credono ostinatamente che far soldi significhi far valere le proprie risorse, darsi a una passione, semmai intellettiva, per cui prodigarsi… la chiamano “mission”…

Ora, pausa di riflessione, catartica e redentiva come Mendoza in Mission, appunto, di Roland Joffé.

Questo De Niro sgualcito, inedito, che ammazza scelleratamente suo fratello perché si è scopato sua moglie, e da allora non riesce a darsi pace e vive di un senso di colpa inestinguibile. E si punisce, poi come nelle fatiche di Sisifo scala una montagna con un fardello e, arrivato alla cima, si lascia andare giù, come se la sua espiazione non avesse mai fine. Fine condanna mai.

Quindi, dopo l’ennesima scalata (quando si dice… quello ha fatto passi da gigante, è riuscito a scalare una montagna… ma è sempre al punto di partenza), si ferma e scoppia a piangere. E nel suo gesto puro vi è qualcosa di meraviglioso, finalmente comprende che indietro non può tornare ma può cambiare vita. E si fa abbracciare dai fratelli, con Jeremy Irons che lo accoglie e la musica di Morricone che, altissima, s’innalza a sua avvenuta salvazione.

Un film che, nonostante se ne dica, rimane bellissimo e anche commovente. Fu candidato a molti Oscar e non ho mai capito perché snobbarono le prove di Irons e De Niro. Ma una spiegazione me la sono data. Visto che non potevano candidare solo uno, altrimenti avrebbero fatto torto all’altro, hanno escluso entrambi. Bella porcata… Il film alla fine vinse una sola statuetta, per la splendida fotografia di Chris Menges, che aveva vinto due anni prima per Urla del silenzio, sempre di Joffé.

Poi, ci siamo persi Joffé, anche se il suo nuovo The Forgiven con un grande Eric Bana non sembra malissimo.

Ma che c’entra tutto questo? Non lo so…

Fatto sta che l’altro giorno ricevo una risposta… un sito alquanto pregiato di news mi dice che hanno accettato la mia candidatura come articolista, poi io dico ok, va bene, da domani allora possiamo iniziare? E silenzio di tomba, non si fanno più vivi e scompaiono nel nulla.

Al che sempre si arranca, fra qualche collaborazione, libri che rendono poco, le solite macellerie della gente, e avvocatesse da diecimila euro al mese che, oltre a non dartela, ti trattano come uno scarafaggio.

Ma questa è la vita. Oramai, come si suol dire, ci ho fatto il callo.

Ah, le calli veneziane, ove i giovani possono innamorarsi felicemente e sognare di approdare al mare lindo e sconfinato… Sì, ho visto tanti giovani con grandi ideali di amore puro e fraterno che, dopo mille delusioni, avendo smarrito ogni ambizione, sempre fustigata, castigata, inculata, oramai vanno in giro per Via Indipendenza e, appena passa una bella donna con un bel culo, fischiettano, urlando Vieni qua che ti faccio vedere io…

Piuttosto che ridurmi così, preferisco fumare due pacchetti di sigarette al giorno. Anche tre… più dieci caffè. Tempo previsto per oggi: sereno variabile con qualche pioggia e sprazzi di Sole tra nuvole grigie.

 

 

di Stefano Falotico

Molte ragioni falotiche per cui dovete comprare il Blu-ray di Ronin


03 Feb

Ronin

 

Dovete sapere ma voi, lupi di mare, lo sapete benissimo, che la vita di molte persone è come la filmografia di Tony Scott. C’è qualche picco inaspettato, ma perlopiù è fatta di stronzate.

Sì, molti amano i film retoricamente falsi, la poesia d’accatto, le romanticherie becere, le raffinatezze artefatte, e disdegnano dunque questo capolavoro di Frankenheimer. Perché secondo loro è troppo amaramente vero, quindi “disdicevole”, perché secondo questi qua la vita è una sfilata carnascialesca di burle frivole, scopate maialesche e frasi “amorevoli” di convenienza per sgraffignare un po’ di dolcezza. Secondo me possono andare a prenderselo nel culo.

La mia filosofia di vita è fatta di battute ficcanti e cinicamente pure come quelle di David Mamet.

Ve ne do qualche esempio:

 

Harvey Weinstein, sino allo scorso Ottobre, appariva come un produttore intoccabile da Oscar. Adesso è considerato al pari di un disgustoso pornoattore.

Catherine Zeta-Jones poteva avere tutti gli uomini che voleva. Scelse lo stagionato, rimbambito Michael Douglas e da anni non gira più un cazzo. Contenta lei… però ha fatto ancora più soldi.

Molte donne “emancipate” attaccano Berlusconi. Berlusconi invece sapeva che le donne attraenti sono l’incarnazione del capitalismo. Sono creature che ambiscono a un uomo potente, sotto ogni punto di vista, ricco da morire, che possa sistemarle di ottima “posizione”.

Ho conosciuto molti uomini che si dichiaravano romantici. Sì, quando scrivevano poesie da baci Perugina, nella realtà giornaliera invece davano l’appellativo di zoccola a ogni donna che non gliela dava.

Non è vero che i comunisti sono persone che avendo perso combattono per una società egualitaria. Sono spesso fascisti di sinistra. Di mio, mi prendono sempre in mezzo-centro.

Non mi son mai interessato granché di politica, perché anche se morissi di fame non voterei dei magnoni.

Renzi non vuole concedere il reddito di cittadinanza perché l’Italia si basa sul lavoro. Sì, lui il lavoro ce l’ha e non fa un cazzo se non raccontare bugie. Stimabile… onorevole.

Non voterò 5 stelle, io ho sempre saputo usare i congiuntivi e non vorrei che al Governo accedesse uno che non conosce il participio passato di accedere.

Nella vita non ho mai scelto la mediocrità, ho sempre ammirato i geni, salvo poi scoprire che l’unico genio della faccia della Terra sono io e quindi il mondo non può capirmi. Non è vittimismo, è geniale pessimismo e cosmico, scatologico realismo. Presa di coscienza che sono fottuto.

La maggior parte degli iscritti su Facebook ha foto del profilo in cui fa le linguacce. Sono persone che pensano di essere simpatiche e invece non sanno usare la lingua italiana. Be’, almeno avremo un cimitero virtuale “strafottente”.

Non è vero che gli insegnanti sono persone di cultura. Sono persone che hanno imparato le solite nozioncine e le ripetono a memoria anno dopo anno. Si scopre che poi vanno a vedere un film con Van Damme per “rilassarsi”.

Se non mi darò una mossa farò la fine dei personaggi di Ciprì e Maresco. Comunque, ho una Punto comprata alla Maresca e Fiorentino, ma presto è da rottamare. Nel frattempo viaggio… e sono uno schianto!

Gli omosessuali sono sin troppo esigenti. Vogliono metterlo nel culo anche agli eterosessuali. Mi pare che stiano esagerando di “orgoglio”.

Io ero molto romantico prima di sverginarmi. Dopo che la trombai, lei si addormentò e trombò dal sedere delle scoregge davvero “sentimentali”.

Uma Thurman ha rivelato le “cose sporche” e pulp che Weinstein la obbligava a fare. Ma non capisco perché abbia girato allora con Tarantino…

Woody Allen, in seguito alle rivelazioni scandalose della figlia, rischia di non girare più film. Vabbe’, ha diretto 54 film e ha 83 anni, conosco persone che sono morte a 7 anni e i loro genitori non hanno potuto girare neanche il filmino della prima comunione.

 

Sono tutti amici finché non arriva il conto da pagare… mah, ti dirò, l’altra sera ero solo come un cane e ho ordinato una pizza da asporto. Ho dovuto pagare anche la mancia.

Oggi, una donna di malaffare mi ha chiesto l’amicizia su Facebook… poi me l’ha tolta perché ha capito che non vado a zoccole. Mi dicono che sono asociale… e non scendo a patti…

Conosco molti matti che stanno meglio dei sani di mente. Sì, grazie alla loro invalidità psichica, non devono alzare il culo la mattina… e prendono tutto come “viene”. Di mio, non sono né matto né sano. Infatti, non ho più soldi…

Mio padre volle presto allontanarsi dal suo paese natio, perché non condivideva la mentalità pigra, retrograda e appunto paesana, fatta di pettegolezzi e provincialismi agghiaccianti. Ogni tanto però torna alle origini… sì, quando qualche suo parente muore, è costretto ad andare ai funerali.

I critici di Cinema sono come quelli che vanno in bianco. Visto che non sono riusciti a “sfondare”, criticano ciò che avrebbero invero voluto “fare”.

La maggior parte degli scrittori sono come Fabio Volo. Ma io non mi svendo e infatti la gente non mi prende seriamente…

Oggi, una mia ex amica delle elementari mi ha contattato su Facebook, chiedendomi di uscire con lei. All’epoca era carina, adesso mi sembrava Morticia della Famiglia Addams. Sapete, ci sono delle donne che t’inducono a rimanere uno Zio Fester.

Nella vita ci sono due tipi di persone, gli onesti e i criminali. Di mio, amerò The Irishman di Scorsese, sapendo che il Presidente degli Stati Uniti è peggiore di Frank Sheeran.

Prima ero un agnellino, poi le iene mi fecero diventare un Plissken.

Dicono che crescendo cambierai. È una stronzata. Ronin mi piace più di prima. Sì, leggermente sono cambiato, in meglio.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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