Faccio pena, no, bene io che credo in Taxi Driver e mi credo De Niro del futuro The Comedian.
Del resto, detta come va “dato”, mi sembra una porcata.
Ecco De Niro, pacato, ingrassato, invecchiato, rincoglionito, che con la “mano morta” saluta il photocall di Hands of Stone, mentre giovani dive pazze impazzano e la solita marmaglia di paparazzi s’accalca sulla starlette di “tour”. Ogni anno dobbiamo, anzi, dovete sorbirvi questa kermesse di “messi” in scena, sì, attori ridicoli, come Joel Edgerton, un incapace senza carisma, sfilanti in passer(ell)e, con la poesia di Jim Jarmusch ad allentare i marmittoni e farli scendere sul pianeta Terra, ove la gente fatica e non c’è molto “figume”. Che sfigati quelli di Jim, ferrotranvieri o autisti di autobus, “defenestrati” da voi, che “pippate” Canne(s) in tutto questo sfog(gi)o di vanità. Ah, meglio il mio falò, da Falotico appunto che se ne (s)freg(i)a e, mentre un altro coglione va a dar soldi ai produttori di The Boy, seguendo la scemenza modaiola di oggi, io me ne sto al bar, a bere un altro caffè “mac(i)ul(l)ato”, serenamente “infegatato”.
Altro che questi sfegatati.
Una donna parte per la Costa Azzurra e scatta un selfie in train, appunto, scrivendo: “Cannes, sto arrivando”.
E intanto un altro bambino in Africa muore per colpa sua, perché anziché riempir le tasche del divismo, poteva versare l’otto per mille.
Di mio, me ne sbatto il cazzo di tutto. Andate a farvelo dar in quel posto. Posto di drogati.
– Guarda, Falotico, che anche De Niro, quando era un Dio, si drogava e andava a puttane.
– Sì, ma ha anche girato Taxi Driver.
Era ora. Ieri notte, dopo trattative interminabili durate estenuanti giorni infiniti e una lotta fra major senza precedenti, la STX Entertainment si è aggiudicata i diritti internazionali di The Irishman, progetto di lunghissima gestazione che finalmente si sta concretizzando. Dopo gli ultimi accordi, infatti, adesso la sceneggiatura di Steven Zaillian, tratta dal libro di Charles Brandt, “I Heard You Paint Houses”, sarà “messa in scena” dal Maestro per antonomasia, Scorsese, a partire (solo?) da Gennaio del prossimo anno. Pellicola costosissima il cui budget supererà i 100 esosissimi milioni di dollari, perché verrà utilizzata la tecnica digitale alla Benjamin Button per ringiovanire i volti degli attori nelle numerose scene “temporali” di flashback. Il film, come sappiamo, segnerà il ritorno di De Niro diretto dal grande Martin, affiancato per l’occasione dal redivivo, anche lui, Joe Pesci, e dall’ex aficionado Harvey Keitel, che non girava un film con Scorsese, appunto, addirittura dall’epoca de L’ultima tentazione di Cristo. Inoltre, last but not least, sarà il primo film “con” Al Pacino sotto l’egida di zio Marty. Insomma, stavolta ci siamo. È dal lontano 2008, infatti, che circolano notizie riguardanti questo epico film ma, sino a ieri notte, nulla di veramente ufficiale e certo era stato “garantito”. Data delle riprese, ripetiamolo a scanso di equivoci, fissata per Gennaio del prossimo anno. Sì, dovremo aspettare ancora abbastanza, considerando, riponiamolo in evidenza, il costo della realizzazione. Ma la notizia è assai confortante ed esaltante!
Le scenografie saranno, come sovente accade quando si parla di Scorsese, affidate al nostro strepitoso Dante Ferretti.
di Stefano Falotico
“Il Messaggero” riporta che De Niro sarà a breve in Italia, precisamente in quel di Roma, per girare questo rifacimento. Morando Morandini definì la commedia di William Wyler vispa. Io dico, più che altro, in vespa, così come campeggiava di Gregory Peck e Audrey Hepburn nella locandina storica, con tanto di Colosseo “turistico” e panoramiche cittadine che han fatto scuola mietendo proseliti e un “girovagare” di altre pellicole ambientate, appunto, nella città eterna. Eppur avanzo dei dubbi sula “veridicità” di questo progetto, invero intitolato For You e diretto da uno “sconosciuto” esordiente, autore sin d’ora “solo” di spot pubblicitari, di sue foto Instagram con trattorie in “po(e)s(i)a” romanaccia, ecco, e di alcuni video musicali alquanto raffinati e di “play–forward–rewind”. Sinceramente, vista l’età settantenne di De Niro un po’ appesantito, mi pare alquanto improbabile che rivestirà i panni del fascinoso Peck e “carreggi” una magrissima giovincella principessa per la capitale. Forse, a lui sarà affidato un ruolo minore, quello dell’editore, anche se la sinossi, da IMDb, “recita” una trama molto differente:
When the handsome, young son of a wealthy Roman family meets the love of his life only to lose her at once, he rejects his parents’ plans for him and travels to France to reclaim his lost love and own life.
Insomma, più che un remake, mi sembra un film a sé stante, molto giovanile(istico, e De Niro dunque che c’entra? C’entra perché il suo “agente” Danilo Mattei è in “combutta” col Bob e gli ha trovato una parte/icina. E se fosse il protagonista?
Roma non fa’ la stupida stasera, tra felliniane donne di colore in calore, complanari, circonvallazioni, amatriciane e qualcosa di “pasticciato”.
di Stefano Falotico
Faccio pena, no, bene io che credo in Taxi Driver e mi credo De Niro del futuro The Comedian.
Del resto, detta come va “dato”, mi sembra una porcata.
di Stefano Falotico
Nonno zozzone, titolo che sarebbe risultato molto più appropriato se la Eagle Pictures, come inizialmente l’aveva “tradotto”, avrebbe osato di lurido, sacrosanto esser altrettanto irriverente, senza timori reverenziali al “san(t)o” pudore e ad altre esecrabili amenità.
Nonno scatenato, dunque, raging, è un capolavoro dell’approdo (a)sociale a cui siamo giunti dopo che tal società, ludra, semp’affamata di nuove “sorprese”, d’osé (es)agitato, esagerato, è arrivata. Così indaffarata, (s)fatta, strangolata da regole d’un manicheismo mentale e delle anime che mi fa terrore. E rabbrividisco, (im)potente, insozzato da tanti paradigmi futili, da tante inutilità illusorie, da tanti sciocchi gingilli, prese in giro, dette anche “per il cul”, da “enormi” accessori, da codesto “oro”. Ma quale “porco”, il nonno dice la verità della sua, per tanti an(n)i, ripudiata castità, delle sue patetiche, sorpassate, antiche, ottocentesche (in)fedeltà coniugali rispu(n)tate. Cornuto, si fa le seghe sui porno amatoriali, non si diventa ciechi, fidtavei, funzionano anzi meglio le cornee, il nonno vuole e (pre)tende… di essere riamato, di fottere, fottere, fottere.
Oh, amici miei, memore di tanti petomani, di troppi scoreggioni in tal mondo alla base distorto e che ha mar(cio) tortissimo, di questi “trionfalismi” da vin(cen)ti e tor(ch)i, di tanti sfottò, di pochi Totò e di molte “pig(l)iate” nel popò, rivendico come DICK la mia libertà.
Io, che non sono un professore e ho d’insegnare sol la mia umiltà umoristica, buffonesca e goliardica sin allo sfinimento, “sfinterica”, mi affilio, “cari” sifilitici, a tal “porcata”, spurgando molti rancori che mi tennero rigido e “mansuetamente” ipocrita, oggi che ho anch’io, come grandpa Bob De Niro, superato le viscontiane leziosità e i perfezionismi simmetrici di una (r)esistenza, fino ad ora, invero piatt(ol)a. E non la pianto né pianifico, oh quante belle (s)fighe…, mie (ma)dame. Olè!
Forse sarà eccessivo e “cesso”, davvero brutto se non si ama John Water(s), ma se lo/a si prende per il ver(s)o giusto, vi garantisco che fa ridere eccome.
Comunque sia, un bell’uccello, ha stile e personalità! Ah ah!
Insomma, meglio una vita da cazzone che esser dei coglioni “adatti”.
Se m’allattasse, “verrebbe” da Dio…
di Stefano Falotico
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