Posts Tagged ‘De Niro’

Fassbender sposa la Vikander, Gastone Moschin muore, a Venezia presentano mother!, e io mangio preconfezionato


05 Sep

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Mattina gustosa codesta per il sottoscritto. Accompagnai (uso il passato remoto in questo mio marmoto, pensando a un Mottarello) mia madre a prender il treno, mentre oggi a Venezia sfilerà Jennifer Lawrence, una che avrà preso l’aereo, andando poi a “mangiarmi” un po’ di Nutella al bar, cioccolata calda di cremosa brioche un po’ fredda. Digerii grazie a un cappuccino immerso in quel di Casalecchio, località limitrofa a Bologna, ove gli Asinelli fanno l’amore con la nebbia “a venire” di quest’inverno imminente che non sarà mite ma avrà la “faccia” anoressica di Alicia, la Vikander, una vichinga presto Tomb Raider, di androgino fisico, che presto sposerà quel gran figo di Michael, uomo che anche lui non scherza, essendo Snowman. Ieri notte, mentre mi svegliai di soprassalto “grazie” a un piccione viaggiatore, che non so se durante i suoi viaggi ha cagato in testa anche a un picciotto, seppi della notizia della morte di Don Fanucci, cioè il Moschin, uomo Gastone come quello della Disney, che insaporì la goliardia amicale con un Tognazzi di super cazzole.

Credo che il film di Darren sarà una stronzata, rimanendo in tema di piccioncini.

Io, a pranzo, mangerò una quaglia e non quaglierò niente, come al sol(it)o. Nel frattempo, scusate, vado in bagno. Quando scappa scappa, forse anche scopa…, probabilmente “scoppia”.

Che coppia del cazzo!

 

 

di Stefano Falotico

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Jennifer Lawrence in mother!, from Paramount Pictures and Protozoa Pictures.

Jennifer Lawrence in mother!, from Paramount Pictures and Protozoa Pictures.

Robert De Niro in fuga dai paparazzi, forse solo da Trump il pazzo


24 Aug

De Niro, eccolo qui barbuto fuori dal Greenwich Hotel a Tribeca, a pochi passi dal Rockefeller Park, non dalla Trump Tower.

Si protegge, non riuscendoci, dallo scatto dei paparazzi, con una copia fresca fresca del Financial Times, vestito quasi come un barbone, scarpe da jogging (che non vediamo ma ci dicono così) e una torva espressione da lupo di mare leggermente incazzato. Dai, dovete lasciarlo stare, si sta preparando meticolosamente per The Irishman e ha annunciato che, dopo alcuni rimandi, le riprese inizieranno ufficialmente il 18 Settembre, dopo che forse avrà vinto il prestigioso Emmy Award.

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Metti una sera a cena sul lago di Como fra De Niro e Springsteen


15 Aug

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De Niro fu Giovanni, non Alessandro, Manzoni in Cose Nostre, eppur I Promessi Sposi, cioè Springsteen con la sciarpa, no, la Scialfa, e De Niro con la Torre Nera, no, La Torre Alta, cioè la Hightower, hanno recitato questo incipit fra una patata e un sorbetto.

Springsteen in forma(ggio), De Niro con la pancetta e forse del caviale mentre la moglie accavallava, sotto il tavolo, a Bruce.

 

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura, tra un promontorio a destra, eccetera!

 

Sì, festeggiarono assieme la vigilia di questo Ferragosto attendendo le riprese di The Irishman.a-pranzo-con-bruce-e-de-niro-il-nostro-reportage-in-esclusiva_f0d909fe-8127-11e7-826a-09287e1e1cca_998_397_big_story_detail

Una nuova intervista del mio Il cavaliere di Berlino


01 Jul

Non metto il link perché un giorno questo potrebbe scomparire e il blog potrebbe dunque essere chiuso.
Cercatela, se volete, eccome se ne vorrete, sul web.

– Trattandosi di un autore emergente, Stefano fatti conoscere parlandoci di te.

Bene, sì, parliamo di me. Stefano Falotico, il qui presente, assente spesso dalla realtà, o forse più coinvolto in essa di tanti fantasmi che vivono solo di fatue, illusorie, mentitrici maschere sociali. Che dire? Sono nato il 13 Settembre del 1979 a Bologna, città decadente o per meglio dire opalescente, spesso tetra nei giorni invernali e “lugubre” anche nei giorni estivi, quando il Sole, qui spesso offuscato dalle nebbie persino ad Agosto, si rifrange pallido nelle celeberrime Due Torri, appannando la vista dei turisti e molte volte accecando di bagliori oscuri chi ci vive tutto l’anno. Credo mi si possa definire un menestrello, un “saltimbanco” che vive di suoi estemporanei attimi esistenziali spesso sganciati dalle logiche comuni, e in tali stati iridescenti quanto “impervi” trovo la mia felicità così come attingo alle feroci inquietudini che ne sorgono. In passato, mi nutrivo in maniera onnivora di Cinema, col tempo ho “diluito” questo mio interesse, aprendolo, “squarciandolo” a prospettive che fanno della sua Arte una convergenza, cioè “afferro” la celluloide per imprigionarla volentieri nelle fantasie che poi elaboro in scrittura e “vergatura” del mio animo “canterino”, malinconico ma anche notevolmente pimpante di “screanzata”, incompresa euforia. Il resto è il mio cuore mai domo, come dico io, frizzante-mente malato di ricerca di verità.

-In poche parole raccontaci del tuo libro, cosa ti ha ispirato? Quale autore, libro, artista ti ha fatto emergere la passione per la scrittura?

Orbene, Il cavaliere di Berlino. È la continuazione della mia “saga”, definiamola così, incentrata sul personaggio di Clint, dichiaratamente ispirato al grandioso Eastwood, regista-attore che ho in estrema, perenne auge, modello appunto ispiratore inesauribile, col suo concentrato di storie violente, moralmente ineccepibili, una guida per me quasi spirituale. Un’altra avventura, dopo il capostipite, che era ambientato ad Alcatraz, tutti gli altri sono ambientati in qualche “capitale”. Questa è la volta di Berlino. È accaduto un vile rapimento e Clint, con la sua congrega di fedelissimi, credenti a loro modo a un Dio sia delle carneficine che della pietà amorevole, s’imbarcano diciamo in una sfida pericolosa con gli assalitori. A chi m’ispiro? Be’, cambio sempre genere e non ho modelli particolari. Diciamo che per le mie bizzarrie deliranti linguistiche, prendo spesso spunto dalla letteratura di Burroughs e, cinematograficamente parlando, avendo i miei libri sempre una matrice di questo tipo, a Lynch. Ma come detto a Eastwood, grande, ineguagliabile storyteller.

– Il tuo libro è ambientato in un contesto particolare, stiamo parlando dei massacri e degli abomini compiuti da Hitler e chi come lui, come mai questa scelta? Credi che l’amore, la purezza possa sempre trionfare sul male in qualsiasi forma come il nazismo?

Chiariamo, il mio libro non è ambientato ai tempi di Hitler né è una requisitoria esplicita riguardo i suoi abomini. Diciamo che i rapitori sono suoi seguaci, quelli che possiamo definire dei naziskin sui generis, il resto è da leggere. Una storia, spero, coinvolgente e di natura salvifica, anche catartica. Sì, la purezza trionferà, ma le zone oscure dell’animo umano perverso e cattivo sono comunque parte dell’esistenza e purtroppo non si estingueranno mai. E in questo risiede parte del mio realistico pessimismo. Non voglio anticipare nulla, ma la mia storia, sebbene aperta alla speranza, ha in “controluce” un fondo di obiettiva, giusta amarezza. Perché il male lo si può combattere ma forse non sconfiggere del tutto e, come detto, striscia serpeggiante laddove non crediamo possa invece celarsi abominevole.

-Che cosa muove il protagonista ad essere un eroe, ad inoltrarsi nelle lugubri vie di Berlino ?

Cosa muove il mio eroe ad “agire?”. La risposta è nel suo essere vivo, uno che ha passato molte avventure, anche tristi ma al contempo fortificanti, al suo desiderio d’insopprimibile giustizia, alla sua voglia anche personale di riscatto che si riflette nei suoi moti coraggiosi e innestati sulla ricerca, come dico nel libro, del Ver(b)o. Giocando con le parole, potremmo dire che nel Verbo si riverbera, si muove, cammina e lotta.

– Se dovessi dare un colore ai tuoi protagonisti, quale sarebbe e con quali aggettivi li definiresti?

Il nero ma anche il bianco. Sono anime oscure, nerissime, e i miei libri sono a loro modo dei noir. Bianco perché sono dei puri e spesso agiscono con quell’incoscienza tipica di chi forse non sa neppure a quali maligne conseguenze andrà incontro.

– Il personaggio che più ti rispecchia?

Be’, Clint. Non si può dire che sia “autobiografico”, ha infatti tanti “elementi” che non mi appartengono, ma in linea generale mi rispecchia. Diciamo che in molti punti lascio che sia lui a dire le cose e non io. È lui che se ne assume le responsabilità, e ciò che dice non può essere usato contro di me. Eh eh.

– Progetti per il futuro ? Continueremo a leggerti?

Innanzitutto, un altro Cavaliere, ma non posso svelare altro. Certo, mi “rivedrete” assai presto.

 

Intervista a cura di Rosanna Sanseverino

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Ora, vi saluto col BOB!

Qui, mi vedete in versione donna fumettizzata in sua compagnia sul set di War with Grandpa.
Lo invitai dopo a prendere una pizza al salame, quale noi non siamo.DDqsvo-XgAA4R7b

Con l’inoltrarsi dell’estate, il mio “lupo” si addolcisce e gioco a nascondino coi miei pensieri “reconditi”


14 Jun

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L’Estate è in piena stagione. Le scuole son chiuse e nell’aria si respira aria di mare. Così in ripropongono Marilyn Monroe di Quando la moglie è in vacanza, e si celebra ancora il suo mito, nonostante, ricordiamo, non per fare i moralisti ma gli obiettivi-realisti, fu una zoccola che andava con Kennedy fra un ciak e un pompino “scattante”. Una donna che alle femministe fa tenerezza e malinconia, a me fa triste presa di coscienza, anche di cosce, che fu sopravvalutata per la sua bellezza “moderna” e visse di segreti “proibiti” inconfessabili. Rispolvero i cuori in Atlantide di Stephen King e ricordo che si poteva fare meglio con quell’Hopkins di Scott Hicks. Speriamo nell’IT del Muschietti. Branagh sta pensando al suo Artemis Fowl e De Niro, suo produttore, si prepara per la fine di agosto alle riprese epocali di The Irishman.

Intanto sto migliorando la vista con gli occhiali e in questa foto, in cui indubbiamente son venuto “bolso”, ricordo il David Callaway di Hide and Seek.

Così…

Eppur rimango un orsacchiotto di profonda mente e in questo sonno letargico sprofondo con un’altra puntata del Twin Peaks.

di Stefano Falotico19113552_10208872606435307_649021442768914003_n movie-scene3 00841508

Robert De Niro promotes Nobu restaurant in Toronto


31 May

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Day-Lewis compie 60 anni ma mi par troppo lusinghiero considerarlo il più grande attore vivente


29 Apr

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Qualcheduno, celebrando il suo compleanno, addirittura l’ha celebrato come the greatest of all time.

Definizione quanto mai blasfema. Innanzitutto, a prescindere dal suo immane impegno, dalla sua amicizia con autori importantissimi, dalla sua filmografia pressoché immacolata (ma… il dentista in Patagonia grida vendetta), e dalla sua eleganza, dal suo apparire colto (lo sarà veramente?), dandy e pulitino, dalla sua riservatezza, dalla sua impeccabilità nella scelta dei registi, non posso annoverare Daniel nemmeno fra i primi cinque. Ricordiamo infatti che il Day-Lewis, non me ne vogliano le donne e i suoi accaniti sostenitori, a prescindere dai tre Oscar vinti, non ha mai girato una commedia. E chi non è un commediante non può entrare in mie personali classifiche, che comunque io aborro e denigro a spada tratta.

Mi tengo il mio Bob De Niro. Bernie Madoff docet.

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Robert De Niro & Jane Rosenthal on Tribeca, New Projects, and Trump


23 Apr

Il bilancio, la bilancia, stanno tutti bene e una pizza capricciosa per combattere lo stress occidentale


17 Apr

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Viviamo in una società “termo-nucleare” in cui ogni idiota vuol dir la sua con far smargiasso essendo grasso, sì, molta gente s’ingozza di demenza e dà dell’idiota al prossimo, in un conflitto guerrafondaio che partorisce esseri umani sempre più simili alle cavallette. E, in questa cavalleria rusticana, io mangio il rustichino, anche possibilmente la rosticceria, cinese preferibilmente, sorvolando lidi lindi di asciuttezza metafisica e disinteressandomi ampiamente delle fiche. Mica pizzi e fichi, son uomo da pizza. In piazza vogliono spupazzarmi, esibendo una mia foto gigantesca per le cosce “abbrustolenti” delle donne nel mio sguardo attizzante l’ardente, possibilmente vado a Oriente, cantando nel reggermi le (s)palle con indubbia classe del mio “armamentario”. Molta gente è preoccupata della mia salute, anche psichica, e confonde le carte, dannandosi da matti per spacciarmi come folle. Ma, in questo trambusto di cattiverie e pettegolezzi, rimembro, nel mio ricordante membro, la faccia da “culo” di De Niro nel Kirk Jones, e sto male. Tutti vogliono i soldi. E i soli? Un’altra galassia ne ha di più, (non) consolatevi. Mangiate all’agriturismo l’insalata e ne godrete di (b)rutto secco come una donna senz’accidia nei primi giorni inoltrati di primavera ascendente, voltante in questo triste e me(ge)ro Occidente del cazzo. Sì, è sempre quello che “vince”. Sappiatelo, donne, quando verranno tempi di “magra”.

 

di Stefano Falotico

Director/Executive Producer Michael Bay on the set of TRANSFORMERS: THE LAST KNIGHT, from Paramount Pictures.

Director/Executive Producer Michael Bay on the set of TRANSFORMERS: THE LAST KNIGHT, from Paramount Pictures.

Il cazzone dei folli, no, la bukowskiana canzone


25 Mar

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Società frenetica, che non balla però più con Fred Astaire, ebefrenica, schizzata, lobotomizzata nel Cinema di supereroi dove quattro fessi pendono dalle labbra delle affermazioni di questi registi “avengers”, che usano effetti speciali di CGI per far contente le pa(pi)lle “gustative” di occhi che, oramai stressati dalla vita quotidiana, trovano figate e sfoghi in quest’esplosione di colori, di Downey Jr. de ferro, che si prende pause per girare Dottor Dolittle, questa società io ripugno e la mia follia, contro questa folla, impugno. Sì, svolto altrove nel mio volo d’isolamento POP che cinguetta d’usignolo libero di sguinzagliarsi nella pace contemplativa dei suoi cazzi, perché ne posseggo molti, di ogni specie e dimensioni, di colori differenti e mai “condomizzabili” in preservativi di questo mondo buonista che ama tali fregnacce. E le fregne? Chi le frega se i giovani vecchi di oggi se ne fregano e a un “bel piatto” di sventola preferiscono la cultura morta di questi mascherati culatoni? I culatelli, i tortellini, il brodo e il Buddha che va fra palazzi alti e cattivi aliti, solfeggiando la sua melanconia che “eiacula” sincera e sfacciata repulsione verso questo mondo assorbito da questo cinemino di cazzate. Evviva Travis Bickle, vero iron man di mohawkiana solitudine ancestrale, “orgasmizzato” nelle sue ansie, nel suo co(r)vo, senza puttane che lo angoscino, che se lo vogliano ingollare.

Thor

Lo sguardo di una che conosce tutti i muscoli non minuscoli e sa che il toro spinge.

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Il leccaculo.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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