Posts Tagged ‘De Niro’

Ci si stupisce delle fake news, dovremmo stupirci innanzitutto della schizofrenia di una società falsa e distorta


29 Nov

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Sì, in questi giorni non si fa altro che parlare delle fake news, come se scoprissimo l’acqua calda adesso. E, nel dare “notizia” delle fake news, i giornali “sensazionalisticamente” alimentano la fake news che ciò sia qualcosa di nuovo. Da sempre, sono state diffuse notizie inventate e false per vendere i giornali…

 

Wikipedia: le notizie false sono scritte e pubblicate con l’intento di attrarre il lettore o indurlo in errore al fine di ottenere finanziariamente o politicamente – spesso con titoli sensazionalistici, esagerati o palesemente falsi – la sua attenzione.

 

Siamo invasi da notizie false, anzi, la maggioranza delle notizie che leggiamo o che vengono trasmesse in tv, altro organo di regime stupidamente ingannevole, sono appunto false o ingigantite, create apposta per fare “audience” o appoggiare un movimento politico, oppure per cementare nella mente delle persone ideologie in tal modo erroneamente pubblicizzate, notizie strumentalizzate per i più svariati fini, date in pasto all’addormentata coscienza di massa che le prende ingenuamente per vere. Sì, perché l’uomo medio è superficiale, abbisogna di certezze figlie della cialtroneria, non ha tempo né voglia di approfondire e si limita oscenamente ad accettare ciò che gli fan credere sia reale…

In Italia, ci han campato per anni. Aveva ragione Bob De Niro di Sesso & Potere, non c’è nessuna guerra, ma se l’ha detto la Tv allora significa che la guerra c’è.

Quel Bob De Niro sapeva come ingraziarsi gli elettori. Così come Berlusconi, nella sua recentissima, orrida apparizione sulla RAI, con indubbia sfrontatezza senza vergogna, visibilmente rifatto e rincoglionito, continuò a declamare promesse assurde agli italiani. E poi il giorno dopo su Facebook leggi che in molti voteranno Berlusconi perché li ha “convinti”, si capisce, porterà le pensioni d’invalidità a mille Euro, ucciderà la disoccupazione, al sol potere del suo schiocco di dita si creeranno, come per magia, posti di lavoro favolosi, e vivremo tutti felici e contenti. Sì, Berlusconi azzererà il debito pubblico, risolleverà le sorti di un Paese fallito, grazie alla forza mediatica del suo lifting. D’altronde, solo in Italia, un uomo che era ammanicato con la mafia, che “giocava” con le minorenni, garantendo loro carriera, ville e divertimenti, può essere rieletto. Un uomo di mille letti che platealmente prende per il culo non solo le sue concubine ma anche l’ignoranza della gente dabbene. Insomma, nella sua vita di “proprietà privata”, (si) facesse quello/a che vuole, non sono un moralista, ma non fottesse noi.

Ah, io non mi stupisco…, no, non mi stupisco. Dovete sapere che sono una persona molto precisa, ponderata e meticolosa, insomma un “moderato”. E da gente folle vengo additato come persona maniaca-ossessiva. Eh sì, la ponderatezza, la cura dei dettagli, l’accuratezza nel parlare, la diligenza con cui cerco sempre “maniacal-mente” di scrivere in perfetto italiano, non mettendo mai una virgola dopo un verbo e scrivendo po’ al posto di pò, mi ha reso vittima delle più grosse falsità sulla mia persona. E il mio stile di vita libero, emancipato dalla piccola borghesia caciarona e arrogante, si è attirato addosso le peggiori accuse.

Al che, se guardo desiderosamente una donna, chi mi vuole male va a dire in giro che ho voglie “malate”, che sono un “insano”. Sì, agghiaccianti fake news di un mondo che vuole vivere tranquillo nelle sue idiozie e ama compiacersi nel reiterarle alla faccia dei fessi che vi abboccano.

Dunque, no, io non mi stupisco oramai più di niente.

Un tempo, d’altra parte, chi sosteneva che non siamo soli nell’universo e affermava che esistono gli alieni, veniva “scomunicato” e spedito in manicomio. Oggi, invece, se dici che non ti piacciono gli “incontri ravvicinati”, vieni preso per un alienato.

Insomma, alle soglie del 2018, la gente pensa che, dopo questa vita, un uomo che sta in cielo, con la barba folta e canuta, ci giudicherà nel Giudizio Universale, e che le nostre imprese in questa terra risuoneranno per l’eternità.

Di mio, so che il caffè da me bevuto stamattina era freddino. E che a Bologna fa più freddo di ieri.

Insomma, ci siamo capiti…

 

di Stefano Falotico

Nella vita ci sono i radical chic ma anche gli sciocchi radicali


24 Nov

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Oggi, tutti detestano i radical chic. Ma Wikipedia insegna bene cosa in effetti siano.

Radical chic è un’espressione idiomatica mutuata dall’inglese per definire gli appartenenti alla borghesia che per vari motivi (seguire la moda, esibizionismo o per inconfessati interessi personali) ostentano idee e tendenze politiche affini alla sinistra radicale o comunque opposte al loro vero ceto di appartenenza. Per estensione, la definizione di radical chic comprende anche uno stile di vita e un modo di vestirsi e comportarsi.

Un atteggiamento frequente è l’ostentato disprezzo del denaro, o il non volersene occupare in prima persona quasi fosse tabù, quando in realtà si sfoggia uno stile di vita che indica un’abbondante disponibilità finanziaria o improntato al procacciamento dello stesso con attività che, qualora osservate in altri, un radical chic non esiterebbe a definire in modo sprezzante, come volgarmente lucrative.

Inoltre tale atteggiamento sovente si identifica con una certa convinzione di superiorità culturale, nonché con l’ostinata esibizione di tale cultura “alta”, o la curata trasandatezza nel vestire e, talora, con la ricercatezza nell’ambito di scelte gastronomiche e turistiche; considerando, insomma, come segno distintivo l’imitazione superficiale di atteggiamenti che furono propri di certi artisti controcorrente e che, ridotti a mera apparenza, perdono qualsiasi sostanza denotando l’etichetta snobistica.

Insomma, i radical chic sono quelli che esaltano, che ne so, un film di Baumbach e ascoltano Bach ma poi si scopre che amano anche Battiato e disprezzano Battisti, che dicono agli altri di non far gli urlatori e odiano i bau bau della volgarità di massa, celandosi dietro apparenze fintissime da intellettuali “saputelli” che poi si scopre sono soltanto dei superficialoni di risma zoticona, persone molto giudicanti, borghesi nel senso peggiore e spregiativo del termine, che si mascherando dietro pose bohémien per tirarsela da artisti quando invero sono tutt’al più mediocri servitori, pedanti e noiosi, di una cultura che vera cultura non è, improntata al continuo sfoggio delle loro sopravvalutate e millantate qualità, incapaci di loro di creare davvero, vogliono distinguersi ma in fondo non si elevano dalla pusillanimità dei più scontati luoghi comuni, sono parassitari e vivono di ciò che arbitrariamente considerano personalmente, soggettivissimamente bello, secondo schemi mentali “affinati” da anni di distorta erudizione, persone “acculturate” ma invero non colte, che coltivano interessi che credono alti quando in realtà sono più banali di quel che, di primo acchito, si possa credere.

Insomma, l’orribile intellighenzia di oggi. Pervasa da cervellotiche sciocchezze e incapace di confrontarsi con i veri e puri, questi sì, stimolanti elementi del reale, che è mutevole, vario e variabile. Persone molto squallidamente volubili, umorali dei loro solipsismi.

E De Niro è un radical chic? Sì, veste trasandato quando invero è ricco come pochi, e fa il radicale contro Trump perché fa “bella” sinistra dire così.

Ma è anche De Niro. Abbiate rispetto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

Le ragioni del successo di Stranger Things sono di natura sessuale, ve lo dice Max Cady, ah ah


29 Oct

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So che questa frase nel mio titolo potrà sembrare l’idiozia dell’anno, e per certi versi lo è. Mi piace gigioneggiare, buffoneggiare e cazzate sparare. Cazzate sino a un certo punto… Ma, dopo giorni di profonda meditazione, di scrupolosa indagine freudiana alle origini assurde e incomprensibili del fenomeno Stranger Things, mi sento di dire, in tal Ottobre decadente della nostra “b(r)ulla” società, che il sesso è alla base di tal sesso, no, successo.

Sì, perché mai questa serie, ch’è incentrata principalmente sui bambini, alcuni dotati di poteri paranormali, che saccheggia esplicitamente a piene mani da tutto un immaginario pop così tanto attecchisce nella mente di spettatori di ogni età? Piace, appunto, agli infanti, ai trentenni nostalgici, ma anche a uomini di mezza età, piace indistintamente alle donne, ai maschi, persino ai froci. Raro trovare qualcosa che metta così tanto d’accordo gli spettatori di ogni fascia sociale, a prescindere dalla loro cultura, dal loro background, dalla scala gerarchica che occupano. Un successo bissato enormemente da questa seconda stagione, che sta facendo guadagnare a Netflix soldi a palate. Anche soli senza “patate”. Ah ah.

Molti obietteranno e diranno semplicemente che è un “capolavoro”, e quindi i capolavori non fanno distinzioni, sono qualcosa che trascendono le mere spiegazioni razionali, e ricevono consenso unanime.

Ora, nonostante qualche scaramuccia amorosa adolescenziale, qualche scena d’infatuazione fra giovani pollastri, fra donzelle forse vergini e ragazzotti magri col ciuffo alla Elvis, di sesso non ne vediamo affatto in questa serie, mentre quasi tutti i film e appunto le serie televisive ne sono pene, no, piene.

La gente parla sempre di sesso, è sulla bocca di tutti, e lo sa bene Harvey Weinstein, crocifisso oltre le sue reali colpe, perché la gente è morbosa, ama farsi i cazzi degli altri (lo sanno le donne traditrici e ninfomani), siamo invasi nel linguaggio da continue allusioni in tal seno, no, senso, è una fissazione che “perseguita” molte persone, ne parlano, a volte poco lo fanno, ma non sono mai stanche d’ironizzarvi, di giocarci sopra, di sedurre, d’indurre in tentazione (lo sanno quelle finte suore che accavallano sempre e poi, quando vengono guardate con desiderio, fanno le “sante”, rinnegando il loro scopare, no, scopo).

Ecco, molti ne sono oggettivamente saturi, ne hanno le palle piene. E preferiscono dunque qualcosa di magico, di “infantile”, di più dolce e meno “bramoso”. Per recuperarsi puri in un mondo incendiato da questa maledizione del sesso. Odiato, cercato, respinto, accusato, vilipeso, goduto e fottuto.

Sì, la gente “adulta” è stanca della vita “normale”, del lavoretto, del vinello dopo cena, dei sabati sera con le bevutine, dei colleghi invidiosi e rompiscatole, insomma, della routine.

E Stranger Things è tutto ciò che ha sempre voluto vedere ma non ha mai osato dire.

di Stefano Falotico

Buona domenica con The Irishman


29 Oct

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Che bella cosa nà iurnata e sol’. Ah ah.

Sì, ti svegli in questa domenica di fine ottobre, in cui hai dormito un’ora in più perché c’è stato il cambio dell’ora, allinei le lancette della tua anima dopo il ristoro di una notte freddina, e poi trovi su Twitter una foto “di famiglia” che ti fa credere ancora nel Cinema.

De Niro spera che arrestino Trump, e io mangio le crescentine, non arrestando la “democrazia” nel mio Fuori Orario


22 Oct

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De Niro sta indubbiamente esagerando. Intervenuto in quel di Montenegro, spara a zero su Trump, dopo che negli scorsi mesi l’ha definito un maiale, un cane, un artista delle stronzate, e ha detto che la sua politica si sta trasformando in una commedia stupida. Adesso, rincara la dose e gli augura un impeachment, stato di accusa “sovrano”, sperando che quanto prima finisca al fresco.

I maligni sostengono che De Niro sia un ipocrita e le uniche commedie stupide sono quelle che ha girato negli ultimi vent’anni. Ma De Niro, irremovibile, non arretra e continua la sua fatua battaglia, non certo essendo di Trump infatuato. Lo odia a morte e si sgola affinché qualcuno, anche illegittimamente, possa (in)castrarlo. Spera in un colpo di stato, e intanto deve rinunciare alla serie televisiva con O. Russell perché era prodotta dallo “scandaloso” Weinstein. A tal (s)proposito, Vittorio Sgarbi, nel frattempo, fa lo sgarbato con Asia Argento e minaccia azioni legali perché non vuol essere intimidito da questa scarlet diva.

La gente, mentre altri muoiono negli ospedali perché non assistiti da sufficienti cure mediche, si accapiglia per un pelo di figa in più, inneggia alla violenza mentre saccheggia un altro supermercato, rubando al barbone all’angolo anche il tozzo di “pene”.

Le mogli minacciano il divorzio, i figli viziati si danno all’ozio, i bambini si cuccano l’orzo mentre in tv passa il film L’orso.

In questo carnaio totale, si salva Falotico che, come Paul Hackett, sgattaiola al buio fra baristi isterici e ninfomani frustrate, ridotto a bella statuina in questa solita routine del cazzo.

E, comunque sia, nonostante incassi, il Falotico accetta le idee “liberali” degli altri, consapevole che la vita è fritta come una crescentina con del prosciutto di Parma o il San Daniele, insomma è fatta di passaggi eseguiti secondo l’antica tradizione artigianale dal gusto dolce e un po’ salato, possibilmente accompagnati dal (di)vino a cui si aggrappano i deboli di stomaco e dalla grappa a cui s’accompagna l’uomo col groppo.

Siate amari, fratelli, votate Falotico, l’uomo che mangia prelibato senza sognare false vite al cioccolato.

 

di Stefano Faloticoamaro montenegro

De Niro, sullo scandalo Weinstein, tace con (in)dubbio gusto da uomo (in)giusto


15 Oct

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Eh sì, oramai è un tiro al piattello, il “povero” Weinstein viene attaccato a destra e a manca in un gioco al massacro d’inesorabile progressione allucinante. Insomma, non vorrei apparire come quello che difende l’indifendibile, se Weinstein ha abusato, come credo effettivamente sia, va giustamente condannato ma queste donne che, dal nulla, all’improvviso si scagliano contro “deliberatamente”, quando per anni son state zitte e omertose, mi fanno riflettere, m’inducono alla tristezza più desolante, mi fanno pena e mi puzzano d’ipocrite. Adesso anche l’Eva Green si fa avanti con la “sporgenza” del suo seno madornale e sostiene che Weinstein cercò di attentare alla sua purezza “illibatissima” da dreamer… A ogni ora una nuova denuncia, in un’escalation agghiacciante di molestie taciute, tenute “ibernate” per an(n)i e adesso svelate come una giornata di Sole dopo tanta pioggia sulle “bagnate”. Ah ah. Weinstein, un produttore geniale che, dall’oggi al domani, si trova sul “lastrico” della sua disgrazia, abbandonato da tutti e vilipeso perfino da chi l’aveva chiamato Dio. Meryl Streep, in uno slancio di femminismo degno della Maddalena che non si guarda allo specchio, inveisce su Harvey, una Giuda in gonnella che, fino al minuto prima della primissima denuncia, per Harvey avrebbe recitato anche in un film porno. Diciamocela!

Insomma, i conti non tornano, prima Harvey era un “conte”, adesso uno che di tutte le sue “lingue” deve dar conto. Chiamate un ragioniere per amministrare questi impazziti coiti, no, conti.

A questo punto, fa bene De Niro a rimanere in silenzio. Egli è grande amico di Weinstein, che in verità vi dico sapeva tutto, come tanti finti ignari di quest’Hollywood bugiarda e fintamente stupita. In prima linea c’è George Clooney, l’emblema di quello che ha scheletri nell’armadio che neanche ne L’armata delle tenebre di Raimi.

De Niro invece è onesto, la biografia di Shawn Levy ce ne parla come di un uomo vizioso che partecipava a festini goderecci e si faceva di droga, a Parigi, durante le riprese di Ronin, fu interrogato dalla polizia in merito a un giro di squillo, ma De Niro, in maniera decisamente sincera e apprezzabilissima, lontana da queste moralità patetiche da piccoli borghesi ipocriti, ha sempre ammesso le sue colpe, e adesso non se la sente di affossare un amico che, sì, ha sbagliato, eccome, ma forse non merita questo devastante linciaggio (im)morale che è figlio, a mio avviso, soltanto di una sconsolante amarezza di tutto. Di tutto.

 

Ora, scambiatevi un segno di pace. Una mano lava l’altra. E andate dal prete a confessare i vostri peccati. Vi assolverà? Hollywood solo lo sa. Ah ah.

Vado a farmi la doccia.

di Stefano Falotico

Ma chi è questo Falotico che legge L’irlandese? Un uomo dall’intelligenza “scandalosa”, mente impazza lo scandalo Weinstein


07 Oct

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In una zona remota di Bologna, ai confini dell’immaginazione più lieta ai neuroni “in gamba”, vive, vegeta, talvolta poltrisce, quando è arrabbiato “nitrisce”, campa, beve Campari, un uomo d’insospettabile e anche insopportabile genio, il cui acume, talvolta anche ingenuo, è noto dagli Appennini alle Ande, un uomo che non ama gli eventi mondani e le sfilate, un uomo che imbastisce la sua mentale “filanda”, cioè la fabbrica di tessitura intuitiva delle sue capacità al di sopra della norma, egli intavola discussioni amabili ed è un’intelaiatura vivente di arabesche circostanze che lo illuminarono, talmente oltre da diventare un enigma per molti che ne entrano in contatto. Un uomo di cui, dopo la morte, se ne racconteranno di ogni “donde”, un uomo che è come Caronte, poiché traghetta le anime sprovvedute dei comuni mor(t)ali in una landa appunto viaggiante su vette della poesia e della fantasia, un artista dei suoi luoghi e laghi immaginifici più vasti e serpeggianti di quelli della Finlandia. I detrattori di quest’uomo lo accusano di essere un viscido che vivacchia nel “liquame” esistenziale, coloro che lo amano lo descrivono come un uomo non accomunabile alle comuni idiozie, che disdegna la falsa placidità e, “irredento” e al momento molto ridente, sorvola il mar esistenziale con finezza paragonabile a quella di Lorenzo Il Magnifico. Egli protegge infatti le menti creative, le forgia dopo che si abbandonarono alla lascivia più negligente al coraggio, sa rincuorarle quando si rammaricano, e di tanto in tanto beve l’amaro, fra un bar e l’altro ove gusta, oltre a sereni cappuccini, la sua anima prelibata al sapore di caffè zuccherato con panna. Un uomo al cui cospetto le donne s’inchinano in segna di “dovuta” e goduta, ah ah, reverenza, egli è un reverendo infatti che teme solo che il cielo possa tuonare e colpirlo con un fulmine mentre in bagno, durante gli attimi di “pacifica” evacuazione, non potrebbe reagire con “decoro” a eventi naturali al di fuori del suo controllo. Con molto self control, si agita di tutto punto quando vien volgarmente provocato e leso, lui non ledibile per sua natura intoccabile e “inaffrontabile”, dà in escandescenza, possedendo un cuore ruspante, al gusto di frizzante spumante.

In questi giorni, come saprete, il grande Martin Scorsese sta girando The Irishman con De Niro.

E il Falotico non poteva esimersi dal comprare, e naturalmente leggere tutto d’un fiato come l’orgasmo più bello di tutta la vita, il libro da cui questo film sarà tratto.

Eccolo lì, L’irlandese, posizionato nella sua libreria “appiccicata” al muro, ultimo di una lunga serie di letture colte (non le scemenze che leggete voi) che, sin dalla nascita, hanno allev(i)ato il Falotico, elevandolo al di sopra di ogni legge morale, poiché egli è, ripetiamolo a scanso di equivoci, uomo che non può essere paragonato a niente e a nessuno. E in quest’unicità sempre rifulgerà lontano dalle cattiverie e dalle mezze calzette che vorrebbero, con vili, oppugnabili sciocchezze, relegarlo in schemi a cui la mente del Falotico, libera, oseremmo dire giustamente superomistica, non può imprigionarsi.

Egli ama la vita indiscutibilmente ed è “reo” solo del suo genio inaffondabile.

Mentre Harvey Weinstein, dopo aver comprato Oscar e quant’altro, è stato inculato per le sue porcatelle.re10

 

di Stefano Falotico

Lezioni di moralismo di un uomo che vive nell’acquario della vostra acqua “alla gola”


05 Oct
Pictured: Flanked by a disguised Lenny (JACK BLACK, left) and his new manager Sykes (MARTIN SCORSESE, right), Oscar (WILL SMITH) tells the sharks just how it?s going to be in DreamWorks Animation?s computer-animated comedy SHARK TALE.

Pictured: Flanked by a disguised Lenny (JACK BLACK, left) and his new manager Sykes (MARTIN SCORSESE, right), Oscar (WILL SMITH) tells the sharks just how it?s going to be in DreamWorks Animation?s computer-animated comedy SHARK TALE.

Sì, sono un pesce che fa gola a molte donne, che vorrebbero papparmi. Ma io mi nutro del mio mangime, e solitario striscio nel plancton. Si sa, queste donne si affidano sempre al pianto. Piangono in continuazione, una mestruazione vivente che sputa rabbie inesauste. In questa “sanguinazione”, fra un’ira e un amante a cui non tira, s’ingozzano di pasticche per l’ansia e di pasticcini per la panza. Mentre il marito “bellamente” le cornifica con una matricola universitaria, a cui ha da offrire la sua “saggezza” a base di contentini per far sì che lei gliela possa appoggiare, spolverandoglielo in modo nietzschiano. Sono “super” uomini, si capisce… Sì, un gran casino, e la gente non ci sta dentro. I soliti stronzi te lo metton nel didietro e le donne racchie, avendo capito che non possono farsi mantenere, abbandonando le residue, innate “ambizioni” da zoccole, per crearsi un lavoro “intellettuale”. In quest’intellettualismo finto, sofferente, patente frustrazioni inaudite, si risollevano con qualche film di Woody Allen e cantano a squarciagola quando i figli sono assenti e si stanno “giustificando” con una tamarra che soffre invece di troppa “disposizione” all’ardore “ingenuo” di colei che ha da farsi eppur tanti se ne fa. Crescerà, dopo tanti cazzi vari, duri, s’indurirà. Per forza… Sono troppo duro? Va benissimo.

Sì, le donne hanno questa natura “equipollente”. Le più polle si fanno mantenere dall’assistenza sociale, dopo essersi specializzate nell’astinenza sessuale, per via del “fallo” che nessuno sa accontentarle, e vanno “su” di morale con della droga che le distrae dalla preoccupazione di pagar la bolletta dell’aver staccato la spin(t)a. Come già detto, invece implicitamente, e ora lo ridico, “esplicitandole”, ci sono poi le zoccole “pure”, invero quasi tutte, che imbruttiscono e capiscono di non emanare più “fascino”, al che si danno a buone letture, visto che non sono più bone. Son sempre depresse e si fan di compresse, mentre i loro compagni, da un lavoro egualmente alienante compressi, sbraitano con la birra in mano davanti a una partita di Calcio, “movimentandosi” coi “fuori giochi” delle loro relazioni “extra”. Insomma, vanno completamente a puttane.

Siate morali finché potete, non giudicate prima di non aver saputo la verità.

Io invece la so, quindi giudico e il dito punto, il dito che va messo fra moglie e marito. Ah ah.

Non mi faranno santo, ma sicuramente me la godrò.

Come mai il figlio di Clint Eastwood assomiglia a Hugh Jackman, invece quello di Bob De Niro è autistico?

Lo sapranno le donne. Questione di geni. Io invece sono un genio alato, giammai malato, ah ah, sì, l’uccello… del pesciolone “galleggiante”.

Fidatevi, non sono né uno squalo e neanche uno squallido. Dico quello che pen(s)o. Pene, pene.

Suvvia, scherzate finché potete. Poi diverrete impotenti e non sarete più schizzati! Schizzate, dai dai. Ah ah.

Se avete preso questo mio scritto seriamente, indubbiamente siete delle zoccole. “Prendetelo” e basta. Ah ah. Senza pesantezza, con leggerezza. In modo delicato e molto toccato, ah ah.

Non sono un tocco, forse sono un tonno. Al sapore di mare, sapore di miele.

Che buffone che sono. Ma un buffone che “la” sa lunga. Che lingua! Linguine allo scoglio per me, l’inguine allo scolo per chi troppo (br)ama lo “scolar” la cozza di tua sorella. Una “scolara” che ama tutti gli scolar’!
Comunque, non ho mai capito la differenza tra una faccia di cazzo e una faccia di culo.

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di Stefano Falotico

 

Io bel(l)o da solo, e De Niro assomiglia sempre più a Bukowski


26 Sep

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Duro? No, sono fragile, mi creda. Ed è la certezza della mia fragilità che mi porta a sottrarmi ai legami. Se mi abbandono, se mi lascio catturare, sono perduto.

(Charles Bukowski)

Sì, più passa il tempo e più divento compassato. Alle scuole medie però usavo il compasso e avevo un’espressione impassibile anche quando le ragazze mi provocavano in modo impossibile. Oggi son un uomo rude, nudo e crudo, passivo, forse sorpassato ma non vivo solo di ricordi del mio remoto passato. Ancora non sono trapassato e spero di “trapanare” finché mi dura questa scorza da “duro”. A morire, come Bruce Willis, infatti il mio cranio si sta spelando e del mio lupo spelacchiato vivo in armoniche inquietudini che mi rendono gustoso come la pasta con la ricotta. Non sono ricco, anzi, campo a stento, tirando a Campari quando vado al bar. Sì, sono un uomo anomalo, d’indubbio fascino e pancia che, a vista d’occhio, sta crescendo per il numero di piadine col prosciutto che, alle prime ore del mattino, lascio che si sciolgano “tristi” nel mio stomaco già ribollente di rabbie come un cappuccino con troppa schiuma. Sì, ne schiumo e trangugio amarezze d’apatia che si lascia poi andare, repentina, a voglie “inusitate”, perché apro Facebook e scorro, di mano liscia, donne appetitose che “leccano” i miei desideri celati, gelanti, da uomo che non teme di confessare le sue masturbazioni “gioviali”, guascone, libere da chicchessia e soprattutto dalle reprimende della cattolica Chiesa. Con far così “scostumato”, profumante di un’integrità “morale” davvero “elevata” al pari del mio “elevarlo”, con purezza ambigua, di buona lena mi “accanisco” anche su Antonella Boralevi, donna attempata ma che sa “temprarlo” grazie alle parole piccanti che sciorina fra un accavallamento e l’altro. Così mi “alleno”. Invero, mento, perché da tempo la mia libido ha subito un calo parimenti proporzionale al fisico di Schwarzenegger, che un tempo era pompato “a dovere”, e adesso “cola” a picco, credo, anche di erezioni che rimpiangono l’Atto di forza che fu.

Ero, anni fa, uno Stallone italiano, come Sylvester, e invece oggi sono un gatto Silvestro che non si fa la doccia col Pino Silvestre. Da adolescente, ero campione di corsa campestre, oggi sfoglio le ginestre, “spiandole” dalla finestra. Meglio una pizza Margherita! Sì, con arditezza incommensurabile, ammetto che il mio uomo sia decaduto ma, “tenetelo” a mente, donne, che vorreste “tenermelo” anche altrove, non son ancor deceduto eppur alle facili lusinghe non cedo. Non nelle vostre lingue cado.

Preferisco la solitudine ché sa “attizzarmi” in spazi sconfinati di poesia e fantasia. Cosa me ne faccio di una donna che vorrebbe sempre farmi, e soprattutto vorrebbe che mi dessi da fare, quando posso scoparmi un libro? Ditemelo, dai dai, non datemela! E immergermi nel piacere inequivocabile, non “equino”, care cavalle, della lettura. Le parole così s’intrecciano voraci nel mio cervello insaziabile e alimentano le ore lontane dalle orge.

Annoto sul mio diario di “brodo” che De Niro è ancora gorgeous e sta assumendo la fisionomia barbuta e anche “barbonesca” di Bukowski.

Dio vi benedica, Dio, che sono io, sa…

di Stefano Faloticode niro01083206

Venezia 74. Il fascino e la vanità delle star, della mia “stella”


07 Sep

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In questo Festival, abbiam visto sfilare bellezze e anche ignobili bruttezze, rimanendo imprigionati comunque dal loro fascino. Nella perdizione mesmerica di volti amici ma anche nemici, alcuni anemici. Sì, sangue colò nel film di Aronosfky e altre visioni furono meno sanguigne. Sanguinolento è Lynch coi suoi incubi pedissequi, insistiti, come una scopata fra Cooper e Diane interminabile sulle note di una ballad senza tempo, a ricordarci la carnalità metafisica delle nostre anime, sempre vivaddio, in avaria.

Io di fascino ne ho da vendere, tant’è che, quando vado in giro, per sbarcare il lunario lo vendo al miglior offerente, accontentandomi anche di 4 Euro pur di (ri)uscire, con quei miseri soldi, a comprare un caffè che, bollente, faccia ribollire la vanità perduta del mio cor(po) sussultante oggi in gioie e domani in tristezze. Molta gente, a proposito di miseria e miserabilità, vedendomi così (ri)dotto, mi apostrofa da lontano coi peggiori appellativi, che mi affibbia(no) in patenti esecrabili, frutto della loro ignoranza e irriconoscenza pusillanime. Mi diletto a burlarmi di questa gente, avvisando loro/essa che si è destinati alla decadenza e prima o poi ci s’impoverisce tutti. A me ha sempre dato noia e fastidio la “normalità”, questo macigno perentorio che l’oste della realtà, da ambasciatore senza pena, da chi non soffre le mor(t)ali pene, ti consegna in “dono” delle tue colpe e dei tuoi peccati, ricordandoti che anche tu sei obbligato ad “adattarti”, che termine… della notte… orribile, all’andazzo puttanesco collettivo.

Ah, i colletti bianchi… da quando nasciamo veniam afflitti dallo spettro mai elusivo della normalità. Cosicché tutti voglion (fin da) subito inquadrarti e sognano per te la vita “migliore”, quella che arrechi meno danni al prossimo, pia a una moralità di sconcia banalità, che non “deliri” e modestamente si attenga alle false competizioni, agli odi di massa, al pettegolezzo appunto vanesio, alle chiacchiere di una quotidianità verso la quale io, combattivo, mantengo un atteggiamento di purissima diffidenza, di (sos)petto e anche “peti” in fuori.

Rimango così, fra lo stordito, lo stolto e il mal(essere) mio tolto.

Sapendo bene che ho pene… da dare.

di Stefano Falotico

 

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)