di Stefano Falotico
Io sono un grande bugiardo. Ogni giorno, dichiaro di negare l’amore e invero vivo solo per passeggiare di notte, reggendo un lumicino che mai la mia arda affievolisce. Mi scambiano infatti per una puttana. Ma me ne fotto! Gioendo fra portici del mio decadentismo e sibilando a mie labbra insaporenti l’aridità del troppo essermi essiccato per aver assai amato tanto da rimaner deluso. Oh, che vi devo dire? Tanto ardire, volevo dir ardere, m’inaridì? No, m’inumidisco e mi spruzzo il profumo per conservar l’inamidato del poteva limonare di eterno am(id)o. Sì, mi chiudo per timore che una donna poi possa aprirmi e, cannibalistica, dopo avermi sbranato, quindi sbarrato, da cui le barrette di cioccolato “fondenti”, scappi solo via, immiserendomi soltanto con una squallida scopata. Soffro quando lei s’“immedesima” in un altro. Sì, con lui si compenetra e io mi faccio pena, rimanendo col bene che mi volle, a (pre)scindere, in una notte di Luna piena in cui comunque volle il mio pene. Volente o nolente, la botta ci fu. Assieme ci fece. Sì, fummo anche lerci, vi faremo le feci in caso di vostri figli troppo precocemente (ri)belli con qualcuna che ne faccia le veci, la Milf. Me la scopai e alla fine, però, scoppiai perché lei lontano da me scappò, trovando la scappatoia di non volermi ferire nel dirmi che a un più umido amante tolse l’accappatoio. Il piumino! Al che, rimasto di sesso, non va più via l’odore della mia faccia di sasso, sputtanando così Ligabue e le sue canzoni. Sono romantiche quanto quelle di un pornoattore. Però non ho mai capito perché Luciano, nonostante il suo aver avuto un gran buco di culo, dunque tante amanti per molti an(n)i, molte credo proprio a novanta, sì, è un amante “toro” ascendente di gemellini in tante gemelle da porcellino, abbia il viso butterato da cazzone e gli zigomi prosciugati da coglione. Di solito, mangiando vien l’appetito. A questo invece è successo che il sesso ha fatto solo danni visibili. Eppur Liga usò l’anguilla su voce sporca di catarro roco in tante chitarrine. Uomo roccioso, uno che tiene “tosto”. Fa figo il maschio consumato? Mah, secondo me fa schifo, sa di puzzolente e andato da un pezzo di merda a troi(on)e. Di mio, invece, adotto la tattica, su andamento lento, quasi ai limiti della demenza, di meno “tatto”, la faccia al borotalco, fra il miglior finto ingenuo alla Carlo Verdone e la panna morbida dei miei occhi neri ululanti al plenilunio del mai nel cuore imbrunente. Sto abbrustolendo, mi sto incazzando. Voglio respirare! Che mentitore! Datemi una mentina! Sempre resto appunto ardendolo. Che vi devo dire? Ne trovai una che mi allettava, con lei a letto furon gran diletti, mi “allattava” eppur non mi adottò. “Fallo” suo fu, fatto sta che rimango un uomo dotto, ex lupo ma a patir il lutto. Chi ha dato ha preso e sempre in quel posto si va a parare. Da cui quelli parati. Non sparlate. Ora, mi sparo, aspetta un attimo, prima afferro il tuo “grilletto”.
Diciamocela…, è un periodo in cui, non solo inculato, sono molto stanco. Non ho più molto oramai da dire, da dare invece è inte(g)ro. Beccatelo! Ed è per questo che scrivo frasi dai periodi lunghi, perché io ho il naso poco corto e le annuso… da “lungo” e spesso dritto nonostante non tanto rizzo entri dentro. Tutto spesso non va liscio, no, quasi mai per il verso giusto. Lei deve aiutarti a reinserire. Devi (r)esistere. Altrimenti, può darti una mano ma, se è moscio, come cazzo si fa? Ah ah! A dirla e a darmele tutte, va detta, lo prendo da me per andare là, spesso a quel paese appunto, ma è rimasto un grande ricordo. Per consolare, infatti, sia i fatti sia il mio (ele)fante e anche il mio fallo perché i cazzi son questi, sfoglio perciò un “album” da Ricordi. La buona musica rende allegri. Quel paese, non molti lo sanno, è un’espressione per indicare Lucignolo. Tanti balocchi, molte gnocche e rimarrai come uno sciocco a forza di essere un asino con tante mule. Da cui Don Chisciotte, che almeno era un innamorato pazzo alla Celentano.
Ora, in quale film De Niro e Meryl Steep si rincontrano dopo non averci “dato” ne Il cacciatore per non tradire e far del “male” a Chris Walken? Falling in love… prima o poi ci caschi, e non fare il duro… cascamorto.
Comunque sia, questi sono film che fanno inevitabilmente piangere. E, in momenti di “moria”, di “magra”, servono affinché alla donna, che si spera li guardi assieme a te, possa (s)venire…, ah ah, voglia di fartelo diventar grosso…
Fidati, rimarrai solo e basta. Ben che “venga”, c’è il fazzoletto “a portata di mano”.
In verità, io sono per il grande amore.
E faccio ingelosire tutti. Perché ce l’ho da negro come Otello, il moro.
Il problema è che Iago mi rubò la mora. Come riuscì? Ah, me lo tagliò. Quindi, entrò il suo più facilmente. Tanto, quella, lo so per certo e di come varie volte mi sbottonò la cerniera, è una facilissima.
E da questo casino fu un bordello. Avvocati per pagar la pendenza, chi pendette dalle labbra di chi, il labbro pendulo, evviva allora Il mercante di Venezia! Sì, fra i due Shakespeare, è quello che scassa meno la minchia. William scriveva da Dio, sì, ma che due palle, dai, su!
Ok, pettiniamoci col gel(ato). Tutti pazzi per Mary! Ma quali amori!
Famoso ciuffo alla banana, unico frutto!
Sì, in fondo, chi se ne frega?
Sono bello come Kevin Costner.
Ma non ho i soldi per un cortometraggio neanche di un minuto. Non credo che durerò.
Oh, cazzo, il film di Kevin, da 7 Oscar, durava, eccome se durava, quattro ore.
Un lunghissimo. Bellissimo!
Di mio, preferisco accorciare. Se ti sta bene, ok, altrimenti coitus interruptus. E addio.
I film fateveli! Voi!